Da qualche mese, sono tornato a vivere in Giappone (più precisamente ad Okazaki, nella prefettura di Aichi), per continuare un percorso di studi in una scuola di lingua cominciato lo scorso anno.
Stavolta, però, la mia intenzione è quella di restare per un anno, perciò continuerò a raccontarvi un po’ di aneddoti della mia vita in Giappone come già fatto qualche tempo fa.

ALL’ASILO

Il visto da studente, che mi permette di restare in Giappone per più di un anno, mi dà anche la possibilità di lavorare part time. Cogliendo un’opportunità datami dalla mia scuola, sono finito a svolgere un piccolo lavoretto di un mese in un asilo, giocando con i bambini di una classe frequentata da seienni.
L’impatto è stato straniante sia per me che per loro. Per quanto mi riguarda, sono rimasto abbastanza colpito dal fatto che negli asili giapponesi tutto sia scritto in hiragana, persino i nomi di nazioni o di cibi stranieri che normalmente sono scritti in katakana. Che bambini così piccoli non sappiano i kanji me lo aspettavo, ma che non si usassero i katakana è stata per me una sorpresa.
Il primo giorno sono stato “intervistato” dalle maestre davanti a una platea di centinaia di bambini, e ho dovuto scrivere il mio nome, la mia nazione di provenienza, i miei cibi e colori preferiti e alcune frasi nella mia lingua alla lavagna… il fatto che abbia dovuto scrivere “Italia” o “Arrivederci” in hiragana, essendo abituato ad usare il katakana, mi ha decisamente stranito!

I bambini giapponesi sono stati più tranquilli di quel che mi aspettavo (probabilmente, io ero ben più pestifero di loro, alla loro età), ma si sono dimostrati parecchio esuberanti e aperti nei confronti miei e degli altri miei compagni di scuola che lavoravano con me, volendo essere presi in braccio, sulle spalle, a cavalluccio o mostrandoci le loro capriole alla sbarra (e, mi spiace per loro, io non sono proprio capace di farle!). La cosa più buffa è, però, che i bambini giapponesi non sono evidentemente abituati a vedere una persona con la barba o con i peli sulle braccia. E’ finita che per loro sono stato una sorta di orsacchiotto di peluche vivente, dato che non facevano altro che accarezzarmi le braccia, la barba e la testa pelata dicendo che erano morbide e che accarezzarmi gli dava una piacevole sensazione.
Anche le bambine non mi mollavano più, e mi hanno persino detto che senza occhiali sono “ikemen” (un bel ragazzo): qualche piccola soddisfazione da parte dell’altro sesso, anche se da persone che potrebbero essere le mie figlie, ogni tanto la ricevo anch’io!

Anche in un asilo, ovviamente, si può notare la perfetta organizzazione dei giapponesi. Ogni classe ha il suo nome (di un fiore, generalmente), è caratterizzata da un suo colore che si ripercuote sul colore della divisa e i bambini cantano, disegnano, giocano, mangiano e si riposano molto discretamente ed educatamente, così come con molta educazione i bambini e lo staff dell’asilo si sono rapportati con me, ringraziandomi ripetutamente per il mio lavoro anche se io non avevo fatto altro che venire accarezzato per un’ora alla settimana. Ogni tanto hanno anche degli animali, come tartarughe marine o crostacei, di cui si prendono cura.
E’ stata un’esperienza breve ma bella, che magari riuscirò a replicare in maniera più approfondita prossimamente, vedremo.

NARA: FRA TEMPLI E CERVI

La mia scuola organizza ogni finesettimana delle piccole gite fuori porta qua e là per il Giappone. In una di queste occasioni ci hanno portato a Nara a vedere il Toudaiji, tempio buddista che ospita una grande e celebre statua del Buddha. L’atmosfera di Nara è abbastanza simile a quella di Kyoto, con questi enormi complessi templari che sono innegabilmente dei luoghi turistici ricchissimi di visitatori da ogni parte del mondo, di stand che vendono i souvenir più disparati, di colonne bucate dove ci si fa le foto cercando di uscire dal foro e di… concerti di musica con cori di bambini organizzati ai piedi della statua del Buddha, ma si nota anche qui un certo rigore e sacralità, che colpisce in positivo anche i visitatori stranieri.
La cosa più buffa e simpatica del Toudaiji è, però, l’enorme quantità di cervi selvatici che girano liberamente per il cortile del tempio e nei vari parchi, accerchiando i visitatori in cerca di cibo. Se, incuriositi, comprerete gli speciali cracker per cervi venduti alle bancarelle, sarà la vostra fine, perché loro li fiuteranno e non vi lasceranno più finché non li avranno mangiati tutti e oltre!

TOKYO: FRA EVENTI E MANGAKA

Ho approfittato della Golden Week, la settimana di vacanza che la scuola mi ha concesso agli inizi di maggio, per passare qualche giorno a Tokyo. Il mio malvagio scopo primario era ovviamente quello di andare a vedere la mostra di Sailor Moon a Roppongi Hills (qui il mio reportage sull’evento), ma il caso ha voluto che in quei giorni ci fosse anche un evento di presentazione di Otouto no otto, il nuovo manga del maestro Gengoroh Tagame (ve ne ho parlato qui), quindi ne ho approfittato per farci un salto.
L’evento, tenutosi nell’ambito di un festival LGBT, si è svolto all’interno di un club di Shinjuku e la prima cosa che mi ha colpito è stata la gran quantità di giapponesi con la barba presenti… ne ho visti più lì che in tutto il Giappone che ho visitato in questi mesi!
Il maestro Tagame è stato intervistato in combo con la mangaka Kiyo Nakamura a proposito del suo nuovo manga e del come la sua opera sia stata percepita dal pubblico generalista. In seguito, c’è stata anche una piacevole digressione a cura della studiosa americana Erica Friedman sulla storia del genere yuri, con slide e spiegazione bilingue in giapponese e in inglese, e un ulteriore retrospettiva sulla storia del fumetto LGBT giapponese nei suoi primordi. Purtroppo, era vietato fare riprese e fotografie e non sono perfettamente riuscito a capire tutto ciò che è stato detto, dovendo così rinunciare alla mia idea di farvi un reportage più cospicuo.

Mi ha fatto piacere partecipare a questo particolare evento anche perché volevo passare a fare un saluto al maestro Tagame, con cui, dopo averlo incontrato in occasione del NipPop di due anni fa (qui il nostro reportage), ho continuato a mantenere i rapporti tramite Facebook. L’idea era quella di un saluto e di un autografo, e fin qui ci siamo, ma è finita che… sono stato presentato ai suoi editor della casa editrice Futabasha e invitato a prendere un tè tutti assieme in una caffetteria, passando un pomeriggio a parlare di manga!
Anche qui, purtroppo, il mio livello di giapponese non mi ha permesso di comprendere perfettamente tutti i dialoghi e mi sono sentito onorato ed imbarazzato allo stesso tempo, ma per me, che sono appassionato di manga, il poter passare del tempo con chi i manga effettivamente li fa per lavoro e conversare con loro di questo argomento che ci accomuna è stata un’esperienza straordinaria, che sicuramente ricorderò e che annovererò tra le mille e più esperienze fantastiche che il mio far parte della redazione di AnimeClick.it mi ha donato nel corso degli anni.

HENSHIN!

Ho avuto modo di vedere una mostra dedicata a Kamen Rider, forse il più popolare supereroe dei telefilm giapponesi, che gode ancora oggi di grandissimo successo fra grandi e piccini.
La mostra è stata organizzata all’interno del Museo D’arte dei Bambini di Okazaki, un posto arroccato in mezzo alle colline e ai campi a metà fra un museo e una ludoteca, dove i bambini fanno disegni, lavoretti col pongo e affini che poi vengono esposti.
La mostra di Kamen Rider è stata interessantissima anche per me che conosco il personaggio solo marginalmente, ricchissima di tavole e illustrazioni d’annata firmate da Shotaro Ishinomori, il creatore originale della serie, per poi continuare con un valanga di foto e illustrazioni di tutte le serie e le riproduzioni a grandezza naturale dei protagonisti delle serie più recenti. La parte più interessante è stata, però, la stanza con gli omaggi di mangaka famosi, come Ritsuko “Hamtaro” Kawai e molti altri.
Peccato che, anche qui come praticamente in tutte le mostre giapponesi che ho avuto modo di vedere, le foto fossero vietate se non in alcuni punti specifici, quindi ho dovuto rinunciare alla mia idea di farvi un report più completo.
Grazie ad un compagno di scuola appassionato, sto approfondendo la conoscenza di Kamen Rider con la visione della serie di quest’anno, Ghost, che trovo abbastanza interessante, quindi può darsi che vi scriva qualcosa al riguardo in futuro.

SAMURAI MODERNI

Durante uno dei miei viaggi in treno, sono capitato seduto accanto ad un personaggio davvero singolare: un vecchietto con barba e acconciatura alla chonmage, vestito con gilet e camicia a scacchi, un po’ samurai, un po’ boscaiolo e un po’ cowboy.
Mi ha chiesto di dove fossi, e la conversazione è stata la seguente:
“Di dove sei?”
“Italiano”
“Oooh… voi italiani viaggiate sempre molto! Perché vai a Toyohashi, c’è qualche evento?”
“No, faccio il cambio per Okazaki”
“Oooh… Okazaki, la città di Ieyasu Tokugawa, uno dei più grandi eroi della storia antica! Io ci andrò a maggio, ci sarà un evento di rievocazione di Ieyasu e io parteciperò vestendo un elmetto e un’armatura da samurai! Guarda, questa mia acconciatura si chiama chonmage, l’acconciatura dei samurai vecchi, sai, visto che ho settantanove anni…”
“Anch’io ho nove anni, però ventinove!”
“Ah ah ah! Ci togliamo cinquant’anni!”
Dopo un suo monologo su come all’epoca di Ieyasu in molti si spostarono dalle piccole città alla capitale e di come nel paese accanto al suo sia nato Takeo Hirose (un eroe di guerra giapponese), siamo stati per un bel po’ a chiacchierare di Takeo Hirose e dell’imperatore Go Daigo, il mio personaggio preferito della storia giapponese.

DOSUKOI!

Sempre nell’ambito delle nostre gite scolastiche, siamo andati in un tempio di Nagoya per assistere agli allenamenti della squadra di sumo Tatsunami, finendo poi per essere invitati a pranzo dai lottatori a mangiare con loro il chanko nabe, il nutriente pasto dei lottatori di sumo.
Il sumo è uno degli elementi più caratteristici del Giappone e, da appassionato di sport di forza e combattimento, volevo assolutamente vederlo almeno una volta.
Sono rimasto piacevolmente colpito dal rigore e dalla serietà degli allenamenti. Da quanto mi hanno detto, i lottatori di sumo conducono degli allenamenti molto seri e duri, che li portano ad alzarsi presto la mattina, allenarsi, mangiare (tanto), dormire, mangiare (tanto) di nuovo e dormire di nuovo, in modo da poter mettere su massa dormendo.
Gli allenamenti, consistenti in sollevamento di pesi, flessioni e simulazioni di lotta, sono stati ben diversi da come mi aspettavo, anche qui caratterizzati da un rigore e da una calma assoluti. Il silenzio del cortile del tempio veniva rotto soltanto dalle grida e dall’ansimare dei lottatori e dal rumore degli impatti, in un’atmosfera molto sacrale e rigorosa. Del resto, come mi hanno detto, “gli altri sport di lotta sono sport, il sumo invece viene dagli déi”.

Avevo l’idea che questi lottatori fortissimi ed enormi fossero molto più spaventosi, invece i lottatori della squadra Tatsunami si sono dimostrati gentilissimi, allegri ed affabili, al punto che sono corsi a prendere in braccio e a salutare i bambini piccoli di una famiglia che passava dal tempio e che sono stati contenti di passare del tempo con noi, facendo quattro chiacchiere e qualche fotografia.
Questo è dovuto anche al fatto che, nonostante siano così grossi, in realtà i lottatori di sumo sono piuttosto giovani. I lottatori della squadra Tatsunami avevano tutti fra i venti e i venticinque anni, dato che, mi hanno detto, i lottatori di sumo si ritirano verso i trentasette anni (per poi, eventualmente, passare al pro-wrestling).
E’ stato decisamente piacevole condividere coi lottatori il pranzo e parlare con loro. Eravamo abbastanza imbarazzati, ma è finita che ci siam messi a chiacchierare tranquillamente dei nostri paesi, del sumo e… degli anime! Spingere un lottatore di sumo la cui sola natica è il doppio della mia testa a recitare il motto di Sailor Moon è una di quelle cose che soltanto a me potrebbero accadere!

IN CHIESA

Una delle cose che, da straniero cattolico, volevo assolutamente provare in Giappone era l’esperienza di andare a curiosare in una chiesa cristiana per vedere com’era la Messa. Ho così approfittato di una piccola chiesa cristiana vicino casa, che purtroppo è protestante e non cattolica, ma alla fine hanno vinto le motivazioni pratiche su quelle ideologiche.
Sono rimasto piacevolmente colpito dal senso di familiarità evocato da quella comunità, dove sono stato accolto subito e con molta gioia, al punto che mi hanno invitato più volte a pranzo… mettendomi anche un microfono in mano per presentarmi a tradimento alla comunità!
Il mio essere italiano ha subito fatto presa su di loro, che sono rimasti a bocca aperta nel sapere che io vivo a Roma e mi hanno spesso detto di essere appassionati di musica o arte italiana, chiedendomi informazioni su come si svolgono i riti cristiani nel mio paese.
La Messa è, ovviamente, tutta in giapponese, infarcita di canti, di eventi musicali e di spiegazioni di geografia e storia antica con illustrazioni da libro delle elementari per i molti bambini presenti in assemblea.
Anche qui, la sovrannaturale gentilezza dei giapponesi ha colpito ancora una volta, nella figura di una gentilissima signora che, di sua spontanea volontà, continua imperterrita a trascrivermi tutti i termini chiave delle omelie traducendomeli in inglese e rimanendo sconvolta quando le dico che, di quando in quando, questi termini li conosco.

PRO-WRESTLING: DRAGON GATE

Il Giappone è anche uno dei paesi dove il wrestling è più popolare e, da appassionato di questa disciplina, non potevo assolutamente lasciarmi sfuggire l’occasione di assistere a qualche show. Ce ne sarebbe stato uno nella mia città, sono venuto a sapere da una delle professoresse della mia scuola che ho scoperto essere appassionata di wrestling (al punto che mi viene a cercare personalmente per informarmi degli eventi, ah ah!), quindi mi sono imbarcato nella folle impresa di comprare il biglietto attraverso la macchinetta del conbini.
Assistere a uno spettacolo della Dragon Gate Pro Wrestling è stato bellissimo e, del resto, da una federazione che ha il tema cantato dai Jam Project non potevi aspettarti di meglio!

 
Guerrieri prescelti, aprite la porta dei sogni
Nel vostro cuore vi sono possibilità senza limiti
Credete in voi stessi, credete negli amici che vi circondano
Uomini che inseguite sogni senza fine, incamminatevi sulla strada del domani

Parole che potrebbero benissimo essere uscite dalla sigla di un anime tratto da un manga di Shounen Jump, e in effetti il mondo dei manga e quello del wrestling giapponese sono più vicini di quello che sembra, come perfettamente dimostrato dagli show della Dragon Gate, ricchissimi di personaggi carismatici e momenti di grande emozione, come quando, al termine di un appassionante combattimento, vincitore e sconfitto si salutano, rispettano e aiutano a vicenda.

Prima dello show, era possibile acquistare il merchandise della Dragon Gate direttamente dai lottatori, che vendevano magliette, cd, tovagliette, spille e via dicendo.

Incuriosito dal mio essere uno straniero, il lottatore Genki Horiguchi del team Jimmyz mi ha convinto a provare una piccola lotteria (inaspettatamente ho vinto un piccolo ma utilissimo binocolo dei Jimmyz) e siamo finiti a parlare del più e del meno. Ho anche ricevuto i complimenti per il mio giapponese, cosa che mi ha reso particolarmente contento!

L’atmosfera di uno show della Dragon Gate Pro Wrestling è quella di una festa, fatta di lottatori fighi e pacchiani allo stesso tempo, che coinvolgono il pubblico in maniera magistrale, incitandolo agli applausi per questo o quell'atleta o finendo per lottare fra gli spalti di tanto in tanto, al punto che erano presenti in sala anche parecchie giovani studentesse, che si sono sgolate a incitare i lottatori... una cosa che non avrei mai creduto possibile, personalmente!
E’ davvero uno spettacolo divertente e appassionante, che ti spinge a seguire la massa e a tifare per il lottatore più amato dal pubblico anche se non lo conosci. Quando Gamma, uno dei lottatori veterani della federazione, ha chiamato sul ring un bambino e lo ha intervistato, chiedendogli quali fossero i suoi wrestler preferiti, ho rasentato la commozione!
Sembra un po' uscito da Ken il guerriero, Gamma (vero nome Yoshito Sugamoto), col suo fisico imponente, i capelli tinti e il pizzetto, ma in realtà è una persona simpaticissima, che coinvolge il pubblico a tifare per i lottatori del momento e che puoi trovare, dopo lo show, al bancone mentre cerca in tutti i modi di venderti le sue magliette e di rifilarti un autografo.
E, in effetti, forse è questa la cosa più bella, il poter vedere i lottatori nei duplice ruolo di eroe e di uomo comune che ti vende i gadgets allo stand e con cui puoi parlare, come nel caso di Kagetora (vero nome Fumiyuki Hashimoto) dei Jimmyz, tanto figo sul ring quanto umano e tranquillissimo quando lo vedi dietro un bancone con occhiali e maglietta.

Quello della Dragon Gate è uno show fatto di colori, stelle filanti e musiche coinvolgenti che accompagnano l’entrata dei lottatori, costumi sgargianti, personaggi strambi usciti dritti dritti da qualche vecchio telefilm tokusatsu.
Uno spettacolo allegro ed emozionante, che viene preso dai lottatori con grande serietà e dal pubblico con grande entusiasmo.

In attesa di trovare qualche altro aneddoto da raccontarvi, vi lascio qualche foto in gallery e i link ai miei precedenti reportage sul Giappone: 

In Giappone con Kotaro - Capitolo 1
In Giappone con Kotaro - Capitolo 2
In Giappone con Kotaro - Capitolo 3
In Giappone con Kotaro - Capitolo 4