La forte etica che contraddistingue il mondo del lavoro in Giappone è uno dei capisaldi della società su cui si fonda questo paese. A prescindere da quanto possa essere poco remunerativo o poco retribuito, tutti si aspettano dai lavoratori che facciano uno sforzo adeguato ottenendo così per tutti uno stile di vita rispettoso e ordinato.
Tuttavia, per quanto modesta possa essere la retribuzione, nessuno si aspetta che le persone lavorino senza ottenere nulla in cambio o almeno questo è quello che dovrebbe essere un diritto sacrosanto di tutti coloro che hanno un impiego.
Ma secondo l'utente Twitter giapponese @kaasankyoha, gli autori di questo libro di testo usato nella scuola elementare di sua figlia cercherebbero di inculcare già nei bambini piccoli il concetto opposto, cioè che è bello fare gli straordinari senza essere pagati.
 


La lezione mostrata nella foto presenta una storia che ha per protagonisti dei simpatici animali, uno dei quali si chiama Ponta. Il testo contenuto nella lezione recita:

"Ponta e gli altri hanno detto: Anche se non otteniamo alcuna ricompensa, vogliamo continuare a lavorare. Perché, dopo tutto _____."

E qui gli studenti dovrebbero terminare la frase con un concetto che li gratifichi, ma @kaasankyoha è rimasta sconcertata dall'esercizio proposto e ha twittato: "Ponta! Tu e i tuoi amici non dovreste lavorare per un'azienda che non paga lo stipendio ai lavoratori!"

Anche altri utenti di Twitter hanno espresso il loro sconcerto per la strana lezione, vedendola come il primo passo per rendere familiare e accettato già in tenera età il fatto che spesso il lavoro straordinario non sia retribuito in molte aziende giapponesi.

"Quindi adesso stanno insegnando ai bambini a diventare schiavi dello stipendio con il pretesto dell'etica?"
"Terrificante."
"Sembra una storia che il mio capo di merda potrebbe scrivere."
"Ai bambini si fa il lavaggio del cervello."

Un utente si è spinto oltre e ha persino scritto un finale per la storia:
"Ponta continuò a lavorare senza ricompensa, finché non arrivò a vivere sempre affamato perché non aveva i soldi per comprare da mangiare."

Qualcuno però, sempre su Twitter ha mostrato anche le note di insegnamento per il libro, dove si specifica che Ponta e i suoi amici hanno ripulito la loro città e quindi la morale della lezione sarebbe che, anche se non ricevono alcun tipo di premio, i loro sforzi stanno contribuendo a creare una comunità pulita che tutti possono godere, rendendo così più felici sia Ponta che gli altri residenti nel loro complesso.
 


Considerando che Ponta e i suoi amici non sono raffigurati come operatori ecologici specializzati nello smaltimento dei rifiuti, è possibile che in realtà agiscano come volontari o che abbiano iniziato il progetto con la promessa di una sorta di ricompensa che non era né monetaria né essenziale. Questo perché il libro in questione è un libro di testo di etica, non di economia e quindi serve a far capire ai bambini come comportarsi in società, dando il proprio contributo affinché tutto funzioni al meglio.

Parte del problema potrebbe essere l'uso, da parte del libro di testo, del termine "shigoto suru", che di solito si riferisce al lavoro retribuito. Anche se può essere usato per indicare un lavoro o un'occupazione non pagata (come può essere ad esempio fare giardinaggio come hobby) di solito è la sua definizione secondaria.
Quindi forse sarebbe stato meglio usare un'altra parola per inquadrare meglio l'ambientazione del racconto di Ponta e lo scopo dell'esercizio, cioè quello di fornire ai bambini un esempio dell'importanza di salvaguardare un bene comune anche senza avere un tornaconto personale.

Fonte consultata:
SoraNews