Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
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Hinako Note
7.0/10
Recensione di detectivesama
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Parola d’ordine: leggerezza. È proprio la leggerezza a fare da padrona in "Hinako Note", uno dei tanti anime slice of life dai tratti moe usciti ultimamente. Di conseguenza già posso dare un consiglio riguardo la visione: se siete alla ricerca di un anime complesso, con una trama intricata e dei personaggi dalla psicologia profonda, "Hinako Note" non fa per voi.
Come ogni iyashikei che si rispetti, la trama non è il suo punto di forza e la premessa che dà il via alla storia è abbastanza semplice: Hinako, ragazza molto timida nata in un piccolo paese di campagna, si trasferisce a Tokyo per iscriversi al club di teatro di un prestigioso liceo, in modo da migliorare questo aspetto negativo del suo carattere che, nelle situazioni di maggiore difficoltà, la porta ad assumere la bizzarra postura di uno spaventapasseri. In breve, però, si scoprirà che il club è stato momentaneamente chiuso per assenza della professoressa responsabile, il che porterà Hinako e le sue nuove strampalate amiche a fondare la compagnia teatrale Hitotose.
Da questo punto in poi la tematica del teatro verrà messa sullo sfondo, per poi essere ripresa successivamente in alcune sporadiche occasioni (nello specifico, a metà serie e negli episodi 10 e 11). Per il resto, "Hinako Note" non si discosta dai tipici schemi di un anime slice of life, tanto che non mancano alcuni episodi tipici di questo genere: abbiamo l’episodio al mare, l’episodio del festival culturale, e per finire anche l’episodio conclusivo esclusivamente fanservice. Dunque la recitazione serve solo da pretesto per riunire le quattro protagoniste (in seguito cinque) e farle interagire fra loro. Il vero fulcro di queste dodici puntate è infatti il rapporto di amicizia che lega Hinako alle sue compagne, rapporto che ben si delinea nel corso della storia grazie ai teneri – e spesso divertenti - momenti di vita quotidiana che ci vengono mostrati. La classica atmosfera rilassante da anime moe in questo senso riesce perfettamente nel suo intento: grazie alla sua semplicità, alle ambientazioni visivamente piacevoli e a due sigle piuttosto simpatiche, le puntate offrono allo spettatore un valido passatempo; positivo anche l’utilizzo del fanservice (a tratti yuri), mai presente in quantità eccessive e che soprattutto non spezza mai il ritmo degli episodi.
A caratterizzare inoltre la trama sono una serie di elementi assurdi, o meglio surreali, che ultimamente sembrano aver preso piede negli slice of life più comici. In questo caso il più evidente è proprio la posizione da spaventapasseri di Hinako, che la rende così tesa da permetterle di chiamare a sé una moltitudine di animali, alcuni dei quali sapranno anche rendersi utili, come un uccellino che suggerirà le battute che la protagonista si dimentica o un cervo, spacciato per renna durante una recita natalizia. È sì una caratteristica assurda, a tratti persino snervante (abbiamo capito che Hinako è timida e si blocca, basta interrompere di continuo quelle poche azioni che vengono svolte!), ma tutto sommato la situazioni che scatena sono divertenti e non di rado strappano anche un sorriso.
Vi sono però anche una serie di lati negativi, per non dire delle vere e proprie incongruenze, abbastanza evidenti se si presta attenzione ma che, per fortuna, non vanno a intaccare la qualità complessiva della storia. Innanzitutto, abbiamo la pietra dello scandalo, ovvero Ruriko, la professoressa responsabile del club di teatro: poiché sentiva di dover migliorare la sua recitazione, ha abbandonato i suoi studenti e ha iniziato (alla veneranda età di nove anni) a viaggiare per il mondo, provocando così il momentaneo scioglimento del club e la successiva formazione della compagnia Hitotose. Peccato che questo fatto non causi il benché minimo problema, dal momento che l’insegnante torna non appena ci viene rivelato che è partita, rendendo vano tutto ciò che è stato fatto in precedenza: il club viene riformato nel giro di un nanosecondo e la compagnia Hitotose, formata da sole cinque persone, servirà solo a non dover disegnare ogni volta gli altri membri del club di teatro, che non sono mica pochi. Per il resto le incongruenze sono sostanzialmente dei dettagli: nell’episodio del ritiro a scuola, ad esempio, Hinako afferma di dover necessariamente dormire con una maschera sugli occhi perché altrimenti non riesce a prendere sonno, ma di scene in cui lei dorme ce ne sono state parecchie prima di questo istante e di questa fantomatica maschera neanche l’ombra. Ma, come già detto, è una minuzia e si può soprassedere.
In definitiva, Hinako Note si merita un 7 pieno. Non è innovativo, ma per gli amanti del genere merita sicuramente la visione.
Come ogni iyashikei che si rispetti, la trama non è il suo punto di forza e la premessa che dà il via alla storia è abbastanza semplice: Hinako, ragazza molto timida nata in un piccolo paese di campagna, si trasferisce a Tokyo per iscriversi al club di teatro di un prestigioso liceo, in modo da migliorare questo aspetto negativo del suo carattere che, nelle situazioni di maggiore difficoltà, la porta ad assumere la bizzarra postura di uno spaventapasseri. In breve, però, si scoprirà che il club è stato momentaneamente chiuso per assenza della professoressa responsabile, il che porterà Hinako e le sue nuove strampalate amiche a fondare la compagnia teatrale Hitotose.
Da questo punto in poi la tematica del teatro verrà messa sullo sfondo, per poi essere ripresa successivamente in alcune sporadiche occasioni (nello specifico, a metà serie e negli episodi 10 e 11). Per il resto, "Hinako Note" non si discosta dai tipici schemi di un anime slice of life, tanto che non mancano alcuni episodi tipici di questo genere: abbiamo l’episodio al mare, l’episodio del festival culturale, e per finire anche l’episodio conclusivo esclusivamente fanservice. Dunque la recitazione serve solo da pretesto per riunire le quattro protagoniste (in seguito cinque) e farle interagire fra loro. Il vero fulcro di queste dodici puntate è infatti il rapporto di amicizia che lega Hinako alle sue compagne, rapporto che ben si delinea nel corso della storia grazie ai teneri – e spesso divertenti - momenti di vita quotidiana che ci vengono mostrati. La classica atmosfera rilassante da anime moe in questo senso riesce perfettamente nel suo intento: grazie alla sua semplicità, alle ambientazioni visivamente piacevoli e a due sigle piuttosto simpatiche, le puntate offrono allo spettatore un valido passatempo; positivo anche l’utilizzo del fanservice (a tratti yuri), mai presente in quantità eccessive e che soprattutto non spezza mai il ritmo degli episodi.
A caratterizzare inoltre la trama sono una serie di elementi assurdi, o meglio surreali, che ultimamente sembrano aver preso piede negli slice of life più comici. In questo caso il più evidente è proprio la posizione da spaventapasseri di Hinako, che la rende così tesa da permetterle di chiamare a sé una moltitudine di animali, alcuni dei quali sapranno anche rendersi utili, come un uccellino che suggerirà le battute che la protagonista si dimentica o un cervo, spacciato per renna durante una recita natalizia. È sì una caratteristica assurda, a tratti persino snervante (abbiamo capito che Hinako è timida e si blocca, basta interrompere di continuo quelle poche azioni che vengono svolte!), ma tutto sommato la situazioni che scatena sono divertenti e non di rado strappano anche un sorriso.
Vi sono però anche una serie di lati negativi, per non dire delle vere e proprie incongruenze, abbastanza evidenti se si presta attenzione ma che, per fortuna, non vanno a intaccare la qualità complessiva della storia. Innanzitutto, abbiamo la pietra dello scandalo, ovvero Ruriko, la professoressa responsabile del club di teatro: poiché sentiva di dover migliorare la sua recitazione, ha abbandonato i suoi studenti e ha iniziato (alla veneranda età di nove anni) a viaggiare per il mondo, provocando così il momentaneo scioglimento del club e la successiva formazione della compagnia Hitotose. Peccato che questo fatto non causi il benché minimo problema, dal momento che l’insegnante torna non appena ci viene rivelato che è partita, rendendo vano tutto ciò che è stato fatto in precedenza: il club viene riformato nel giro di un nanosecondo e la compagnia Hitotose, formata da sole cinque persone, servirà solo a non dover disegnare ogni volta gli altri membri del club di teatro, che non sono mica pochi. Per il resto le incongruenze sono sostanzialmente dei dettagli: nell’episodio del ritiro a scuola, ad esempio, Hinako afferma di dover necessariamente dormire con una maschera sugli occhi perché altrimenti non riesce a prendere sonno, ma di scene in cui lei dorme ce ne sono state parecchie prima di questo istante e di questa fantomatica maschera neanche l’ombra. Ma, come già detto, è una minuzia e si può soprassedere.
In definitiva, Hinako Note si merita un 7 pieno. Non è innovativo, ma per gli amanti del genere merita sicuramente la visione.
Sora no Manimani
5.5/10
“Sora no Manimani” è un anime di dodici episodi prodotto dallo Studio Comet e tratto dall’omonimo manga scritto e illustrato da Mami Kashiwabara.
Protagonista dell’opera è Saku Ooyagi, un ragazzo appassionato di libri, che per il primo anno del liceo si trasferisce nella città in cui abitava quando aveva sette anni. Qui incontra l’unica persona che non avrebbe mai voluto rivedere: l’iperattiva Mihoshi Akeno, sua amica d’infanzia che quasi ogni notte lo trascinava di forza a vedere la stelle, anche se lui avrebbe desiderato rimanere a casa a leggere. Il ragazzo si ritrova costretto, così, a unirsi al club di astronomia di cui fa parte anche Mihoshi.
Partiamo subito con i non pochi difetti che affliggono questa serie. Dopo il primo episodio, l’elemento che mi era rimasto più impresso era il fatto che i personaggi non fossero stati un attimo in silenzio. L’80% di “Sora no Manimani” è costituito, infatti, da scene in cui i membri del club di astronomia non fanno altro che gridare, correre da un capo all’altro della scuola e lamentarsi a gran voce per ogni minima cosa. Se da un lato, dunque, la noia non è quasi mai presente, dall’altro quelli che potrebbero essere piacevoli momenti di intrattenimento risultano soltanto torture per i timpani. Ma non è finita qui: gran parte di queste scene esagitate sono quasi inutili ai fini della trama, poiché vedono i personaggi lanciarsi in una mole impressionante di sketch comici. Battute e gag sono quindi all’ordine del giorno, peccato che non siano per nulla divertenti. L’unica nota di simpatia è data, a parer mio, dai continui svenimenti del moribondo presidente Roma.
Se metà serie è piena di siparietti comici mediocri, l’altra, in cui vediamo gli sviluppi, non è affatto migliore: i cliché si susseguono uno dopo l’altro, tant’è che arrivati a un certo punto dell’anime l’interesse cala drasticamente. Prima del crollo definitivo, si cerca di riparare inserendo qualche personaggio interessante per ravvivare l’atmosfera (vedi il professor Souma o Oumi), peccato che alla fine si scada sempre nella stessa solfa.
Il lato che invece ho più apprezzato di “Sora no Manimani” sono sicuramente le stelle. In quasi tutti gli episodi possiamo ammirare, infatti, uno splendido cielo stellato che infonde tranquillità e rilassa i timpani, tartassati in precedenza dalle sciocchezze del club di astronomia. L’unico pregio di quest’ultimo, inoltre, è che svolge veramente le sue attività, al contrario di altri club molto rinomati nel mondo degli anime. I senpai, poi, sono davvero esperti in materia e all’occorrenza ci regalano qualche lezione interessante sui corpi celesti, nonché sulle varie attrezzature utilizzate per la suddetta disciplina. Mi ha fatto molto piacere, dunque, che gli autori sapessero dove avevano le mani in pasta.
Altro punto che non mi ha fatto proprio impazzire sono i personaggi. Innanzitutto, ci sono quelli rimasti completamente anonimi, come Sayo o Edogawa, e questo non va affatto bene, considerando che non sono né comparse, né personaggi secondari di poco conto. Abbiamo poi quelli che sono stati approfonditi, ma che non sono affatto dotati di una bella personalità: è il caso di Fuumin, che ricalca fedelmente lo stereotipo della presidentessa del consiglio studentesco, ma soprattutto quello di Hime. A quest’ultima è stato dedicato un sacco di spazio, che risulta totalmente sprecato, visto che alla fine la ragazza è una delle tipe più piatte, isteriche e fastidiose che abbia visto negli anime. Note positive sono rappresentate invece dal professor Souma, Oumi e Mihoshi. Sono tutti e tre simpatici e ben caratterizzati, anche se avrei preferito che Oumi fosse stata introdotta prima e che Mihoshi fosse stata un po’ meno turbolenta in certe situazioni. Poco o niente dice il nostro protagonista, mentre Roma sarebbe stato uno dei personaggi migliori, se solo gli avessero dedicato lo stesso spazio riservato a Hime.
Lato tecnico non eccellente ma neanche tanto scadente. Character design carino quanto basta, animazioni e fondali discreti. Piccolo appunto che devo fare è sulla CG utilizzata in un certo episodio, davvero un brutto spettacolo per gli occhi. Per quanto riguarda il comparto sonoro, alcune OST sono orecchiabili, mentre altre davvero insopportabili, come “Fumin no Kyousokyoku” (che sentiamo sempre quando arriva Kotozuka) e “Okiraku Mullet” (quella fastidiosa musichetta alla fisarmonica).
Tirando le somme, “Sora no Manimani” è un anime che non si distingue in mezzo alla massa. A fare da padrone sono soprattutto sketch comici malriusciti, personaggi anonimi o fastidiosi e i soliti cliché. Tra i pregi troviamo invece i cieli stellati, la protagonista femminile e due comprimari. L’episodio finale è stato molto bello, peccato che non abbia potuto fare più di tanto per risollevare questa serie, a cui magari qualche episodio in più avrebbe giovato. Voto: 5 e mezzo.
Protagonista dell’opera è Saku Ooyagi, un ragazzo appassionato di libri, che per il primo anno del liceo si trasferisce nella città in cui abitava quando aveva sette anni. Qui incontra l’unica persona che non avrebbe mai voluto rivedere: l’iperattiva Mihoshi Akeno, sua amica d’infanzia che quasi ogni notte lo trascinava di forza a vedere la stelle, anche se lui avrebbe desiderato rimanere a casa a leggere. Il ragazzo si ritrova costretto, così, a unirsi al club di astronomia di cui fa parte anche Mihoshi.
Partiamo subito con i non pochi difetti che affliggono questa serie. Dopo il primo episodio, l’elemento che mi era rimasto più impresso era il fatto che i personaggi non fossero stati un attimo in silenzio. L’80% di “Sora no Manimani” è costituito, infatti, da scene in cui i membri del club di astronomia non fanno altro che gridare, correre da un capo all’altro della scuola e lamentarsi a gran voce per ogni minima cosa. Se da un lato, dunque, la noia non è quasi mai presente, dall’altro quelli che potrebbero essere piacevoli momenti di intrattenimento risultano soltanto torture per i timpani. Ma non è finita qui: gran parte di queste scene esagitate sono quasi inutili ai fini della trama, poiché vedono i personaggi lanciarsi in una mole impressionante di sketch comici. Battute e gag sono quindi all’ordine del giorno, peccato che non siano per nulla divertenti. L’unica nota di simpatia è data, a parer mio, dai continui svenimenti del moribondo presidente Roma.
Se metà serie è piena di siparietti comici mediocri, l’altra, in cui vediamo gli sviluppi, non è affatto migliore: i cliché si susseguono uno dopo l’altro, tant’è che arrivati a un certo punto dell’anime l’interesse cala drasticamente. Prima del crollo definitivo, si cerca di riparare inserendo qualche personaggio interessante per ravvivare l’atmosfera (vedi il professor Souma o Oumi), peccato che alla fine si scada sempre nella stessa solfa.
Il lato che invece ho più apprezzato di “Sora no Manimani” sono sicuramente le stelle. In quasi tutti gli episodi possiamo ammirare, infatti, uno splendido cielo stellato che infonde tranquillità e rilassa i timpani, tartassati in precedenza dalle sciocchezze del club di astronomia. L’unico pregio di quest’ultimo, inoltre, è che svolge veramente le sue attività, al contrario di altri club molto rinomati nel mondo degli anime. I senpai, poi, sono davvero esperti in materia e all’occorrenza ci regalano qualche lezione interessante sui corpi celesti, nonché sulle varie attrezzature utilizzate per la suddetta disciplina. Mi ha fatto molto piacere, dunque, che gli autori sapessero dove avevano le mani in pasta.
Altro punto che non mi ha fatto proprio impazzire sono i personaggi. Innanzitutto, ci sono quelli rimasti completamente anonimi, come Sayo o Edogawa, e questo non va affatto bene, considerando che non sono né comparse, né personaggi secondari di poco conto. Abbiamo poi quelli che sono stati approfonditi, ma che non sono affatto dotati di una bella personalità: è il caso di Fuumin, che ricalca fedelmente lo stereotipo della presidentessa del consiglio studentesco, ma soprattutto quello di Hime. A quest’ultima è stato dedicato un sacco di spazio, che risulta totalmente sprecato, visto che alla fine la ragazza è una delle tipe più piatte, isteriche e fastidiose che abbia visto negli anime. Note positive sono rappresentate invece dal professor Souma, Oumi e Mihoshi. Sono tutti e tre simpatici e ben caratterizzati, anche se avrei preferito che Oumi fosse stata introdotta prima e che Mihoshi fosse stata un po’ meno turbolenta in certe situazioni. Poco o niente dice il nostro protagonista, mentre Roma sarebbe stato uno dei personaggi migliori, se solo gli avessero dedicato lo stesso spazio riservato a Hime.
Lato tecnico non eccellente ma neanche tanto scadente. Character design carino quanto basta, animazioni e fondali discreti. Piccolo appunto che devo fare è sulla CG utilizzata in un certo episodio, davvero un brutto spettacolo per gli occhi. Per quanto riguarda il comparto sonoro, alcune OST sono orecchiabili, mentre altre davvero insopportabili, come “Fumin no Kyousokyoku” (che sentiamo sempre quando arriva Kotozuka) e “Okiraku Mullet” (quella fastidiosa musichetta alla fisarmonica).
Tirando le somme, “Sora no Manimani” è un anime che non si distingue in mezzo alla massa. A fare da padrone sono soprattutto sketch comici malriusciti, personaggi anonimi o fastidiosi e i soliti cliché. Tra i pregi troviamo invece i cieli stellati, la protagonista femminile e due comprimari. L’episodio finale è stato molto bello, peccato che non abbia potuto fare più di tanto per risollevare questa serie, a cui magari qualche episodio in più avrebbe giovato. Voto: 5 e mezzo.
Manga composto da 20 volumetti per un totale di 105 capitoli.
Devo dire che La maliconia di Haruhi Suzumiya è una storia che la riesci ad apprezzare completamente o no; arrivando a fine opera sono dell'opinione che non è molto semplice avere una possibile via di mezzo sul suo apprezzamento. Aggiungo che io sono uno di quelli che quest'opera mi ha lasciato quel qualcosa che l'ha fatta entrare tra le mie opere preferite.
Tralasciando la parte che è stata animata, che ricopre ben metà dell'opera e quindi potrebbe risultare ridondante rileggerla, ma non sgradevole, mi concentrerò sulla seconda parte che non è stata mai trasposta in animazione.
Devo dire che una cosa che mi ha sempre colpito, facendomi continuare a leggere l'opera tutta di un fiato, sono i ragionamenti e le teorie che vengono fatte da alcuni personaggi, in particolar modo da Koizumi quando parla con Kyon (il protagonista), per spiegare certi fenomeni o affermazioni o ipotesi che vanno a toccare temi molto filosofici. Inoltre l'abilità dell'autore è stata quella di utilizzare anche teoremi matematici come chiave per uscire da determinate situazioni possibilmente pericolose e senza via di uscita. Si può capire che la cosa che mi ha attirato di più, molto di più della storia in sé, è l'utilizzo di leggi fisiche, chimiche o di teorie (come quella sui viaggi nel tempo) per risolvere situazioni complicate in cui i nostri personaggi si vengono a trovare.
Il mio parere sul fatto che non c'è una possibile via di mezzo nell'apprezzare questa opera sta proprio in questo punto di forza che, molto probabilmente, si può trasformare in un punto di debolezza per chi non vuole leggere cose che richiedono lunghe spiegazioni e quant'altro; cosa che a me invece è piaciuta moltissimo e non mi è stata assolutamente di peso ma bensì tutto l'opposto. Comunque non c'è da preoccuparsi, tra archi importanti vengo inseriti archi più leggeri di vita quotidiana per smorzare il ritmo che altrimenti sarebbe anche troppo incalzante.
Inoltre, voglio scoccare una freccia a favore dell'ultimo arco narrativo dell'opera. Penso che quello sia stato l'arco più bello in quanto sono stati lasciati un sacco di indizi, nei vari capitoli, ai quali io avevo dato poco peso, ma che sono molto utili per capire cosa succede ad un certo punto della storia (io quando ho capito tutto mi sono meravigliato, in positivo, per la complessità della cosa). Quindi altra cosa bella dell'opera è che ti cerca di coinvolgere pienamente nelle varie situazioni per farti provare una possibile spiegazione.
Analizzando altri aspetti dell'opera posso dire che i disegni del primo capitolo non mi hanno lasciato una buona impressione, perché il protagonista non lo riconoscevo proprio ma dal secondo la cosa cambia subito e non mi ha dato più fastidio. Alcuni possono dire che non sono belli come le animazioni, ma uno ci fa poi l'abitudine.
Per i personaggi devo dire che i componenti della brigata SOS sono fantastici e si distinguono per una loro particolare caratteristica (l'inespressivo, il calcolatore, l'impacciato, il normale e il genio. A voi capire chi è chi XD). Questi personaggi vengono sviluppati, a mio avviso, chi di più è chi di meno, in maniera esaustiva su il loro scopo e la loro storia ed inoltre si vede una certa evoluzione dei vari personaggi durante la vicenda. Per i personaggi secondari devo dire che Tsuruya è quella che mi è piaciuta di più e sarà coinvolta, in maniera più o meno indiretta, in certe situazioni importanti ai fini della trama.
Alla fine ribadisco che questa opera mi è piaciuta per quanto riportato sopra e spero di essere stato in grado di dire anche alcuni punti di debolezza della serie, che a me comunque non hanno dato fastidio.
Quindi a coloro ai quali piacciono argomenti filosofici sull'esistenza, su cosa significhi la parola 'Dio' e le varie leggi naturali, allora consiglio vivamente quest'opera. A chi non dovessero piacere i discorso troppo lunghi e filosofici, vi consiglio comunque di provare.
Buona lettura!!
Devo dire che La maliconia di Haruhi Suzumiya è una storia che la riesci ad apprezzare completamente o no; arrivando a fine opera sono dell'opinione che non è molto semplice avere una possibile via di mezzo sul suo apprezzamento. Aggiungo che io sono uno di quelli che quest'opera mi ha lasciato quel qualcosa che l'ha fatta entrare tra le mie opere preferite.
Tralasciando la parte che è stata animata, che ricopre ben metà dell'opera e quindi potrebbe risultare ridondante rileggerla, ma non sgradevole, mi concentrerò sulla seconda parte che non è stata mai trasposta in animazione.
Devo dire che una cosa che mi ha sempre colpito, facendomi continuare a leggere l'opera tutta di un fiato, sono i ragionamenti e le teorie che vengono fatte da alcuni personaggi, in particolar modo da Koizumi quando parla con Kyon (il protagonista), per spiegare certi fenomeni o affermazioni o ipotesi che vanno a toccare temi molto filosofici. Inoltre l'abilità dell'autore è stata quella di utilizzare anche teoremi matematici come chiave per uscire da determinate situazioni possibilmente pericolose e senza via di uscita. Si può capire che la cosa che mi ha attirato di più, molto di più della storia in sé, è l'utilizzo di leggi fisiche, chimiche o di teorie (come quella sui viaggi nel tempo) per risolvere situazioni complicate in cui i nostri personaggi si vengono a trovare.
Il mio parere sul fatto che non c'è una possibile via di mezzo nell'apprezzare questa opera sta proprio in questo punto di forza che, molto probabilmente, si può trasformare in un punto di debolezza per chi non vuole leggere cose che richiedono lunghe spiegazioni e quant'altro; cosa che a me invece è piaciuta moltissimo e non mi è stata assolutamente di peso ma bensì tutto l'opposto. Comunque non c'è da preoccuparsi, tra archi importanti vengo inseriti archi più leggeri di vita quotidiana per smorzare il ritmo che altrimenti sarebbe anche troppo incalzante.
Inoltre, voglio scoccare una freccia a favore dell'ultimo arco narrativo dell'opera. Penso che quello sia stato l'arco più bello in quanto sono stati lasciati un sacco di indizi, nei vari capitoli, ai quali io avevo dato poco peso, ma che sono molto utili per capire cosa succede ad un certo punto della storia (io quando ho capito tutto mi sono meravigliato, in positivo, per la complessità della cosa). Quindi altra cosa bella dell'opera è che ti cerca di coinvolgere pienamente nelle varie situazioni per farti provare una possibile spiegazione.
Analizzando altri aspetti dell'opera posso dire che i disegni del primo capitolo non mi hanno lasciato una buona impressione, perché il protagonista non lo riconoscevo proprio ma dal secondo la cosa cambia subito e non mi ha dato più fastidio. Alcuni possono dire che non sono belli come le animazioni, ma uno ci fa poi l'abitudine.
Per i personaggi devo dire che i componenti della brigata SOS sono fantastici e si distinguono per una loro particolare caratteristica (l'inespressivo, il calcolatore, l'impacciato, il normale e il genio. A voi capire chi è chi XD). Questi personaggi vengono sviluppati, a mio avviso, chi di più è chi di meno, in maniera esaustiva su il loro scopo e la loro storia ed inoltre si vede una certa evoluzione dei vari personaggi durante la vicenda. Per i personaggi secondari devo dire che Tsuruya è quella che mi è piaciuta di più e sarà coinvolta, in maniera più o meno indiretta, in certe situazioni importanti ai fini della trama.
Alla fine ribadisco che questa opera mi è piaciuta per quanto riportato sopra e spero di essere stato in grado di dire anche alcuni punti di debolezza della serie, che a me comunque non hanno dato fastidio.
Quindi a coloro ai quali piacciono argomenti filosofici sull'esistenza, su cosa significhi la parola 'Dio' e le varie leggi naturali, allora consiglio vivamente quest'opera. A chi non dovessero piacere i discorso troppo lunghi e filosofici, vi consiglio comunque di provare.
Buona lettura!!
Esatto, ricopre tutte le novel ma non finisce la storia (è ancora ferma la fonte originaria) perché alcune questioni son rimaste in sospeso. Di base eravamo vicini al finale ma l’autore è un pigro della madonna.
Secondo me si è dimenticato... o non ha idea di come finirla la storia
Sempre ottimi consigli
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