Se il fascino di un Giappone antico e perduto è qualcosa che accomuna molti appassionati, lo sguardo verso tale prospettiva è più atipico e ci rimanda più alle atmosfere del fumetto gekiga che non a quelle del manga classico.
In un contesto di questo tipo, sospesi a metà tra diversi ambiti, si inseriscono idealmente i due volumi seinen "I doni di Edo" e "Le anime di Edo" scritti e disegnati da Kouichi Masahara ed editi da Bao Publishing.
Nato a Kyōto nel 1967, Masahara fa il proprio debutto come mangaka nel 1999 ed appena un paio d'anni più tardi riceve il premio nella categoria Nuovi Talenti del Japan Media Arts Festival nella sezione manga, facendosi conoscere ed apprezzare per i propri racconti brevi a tema jidaigeki, ovvero con trame ad ambientazione storica. Ed è proprio una collezione di queste storie, quella che ritroviamo nelle due pubblicazioni italiane autoconclusive: più simili a volumi da collezione che a dei tankobon, i due consistenti tomi editati in patria nel 2014 e nel 2016 per Shogakukan sono entrambi giunti in Italia nel mese di giugno 2019 da Bao Publishing nella collana Aiken, in una versione brossurata che non presenta pagine a colori.
Nelle stesse copertine, d'altronde, campeggiano due illustrazioni in bianco e nero che tuttavia mostrano avere grande impatto ed eleganza, svelando in maniera silente ma raffinata ciò che il lettore rinverrà all'interno dei volumi.
Ci troviamo a Edo, nel bel mezzo del periodo Tokugawa, la cui quotidianità prende vita per tramite di spaccati su un mondo povero e gravato da un sistema feudale spesso ingiusto, di famiglie perlopiù alle prese con la necessità di tramandare ai giovani il proprio mestiere, che si tratti di commercio o di una palestra di arti di combattimento; lo sguardo dell'autore indugia tuttavia con ancora maggior frequenza sui risvolti drammatici e psicologici di tali nuclei familiari, sulla difficoltà dei rapporti umani, sui desideri e le aspirazioni che rimangono quasi sospese nell'aria, incapaci di prendere forma o avere concreto compimento all'interno di una società da sempre abituata a mascherare il proprio intimo, a non far emergere sensazioni ed emozioni se non quando indotta a tanto.
Non è il Giappone guerriero quello di Masahara, né quello delle magnifiche arti, e tanto meno il Sol Levante delle manovre politiche della corte feudale o del miracolo post-Meiji. Si tratta, invece, di un occhio rivolto su protagonisti che di interessante, in apparenza, non hanno nulla: un mestierante qualunque, un anziano suocero, un genero incapace ma di buon cuore, una bizzarra coppia appena giunta in paese e oggetto di malelingue, un giovinetto vinto dal senso di colpa, donne dal destino infelice e tanti altri di questo genere, assieme a saltuarie apparizioni di creature della mitologia popolare quali kappa o volpi, finanche alle sette divinità della fortuna.
Ribaltare il concetto di protagonista, mettere in luce ciò che di per sé non brillerebbe affatto. Proprio questa scelta avvicina i racconti di Edo al gekiga, per ammissione dello stesso Masahara che così si racconta nella postfazione a I doni di Edo: "Le fondamenta su cui si basano le mie storie Jidai Geki sono le opere di due grandi maestri: Sadao Yamanaka (1909-1938) e Shohei Kusunoki (1944-1974). Regista cinematografico l'uno, autore di gekiga l'altro, essi erano accomunati da uno stile capace di raccontare la contemporaneità attraverso vicende del passato, infondendo fiducia e dando la possibilità di mettere sotto una nuova luce un genere ormai logoro come il Jidai Geki."
Il gekiga, lo ricordiamo, è quel peculiare genere di storia dalle "immagini drammatiche", come suggerisce il nome, nato e diffusosi tra i circoli delle librerie a prestito della vivace Osaka degli anni '60, indirizzato prettamente ad un pubblico adulto, in precedenza trascurato.
E' per soddisfare il gusto di questo tipo di lettore che le storie aderiscono a determinati canoni ed assumono via via connotati sempre più precisi: vi è un forte realismo nella rappresentazione e nello svelare la psicologia dei personaggi, di cui viene accentuata la componente drammatica e ridotta al minimo quella più umoristica, rivolgendosi pertanto ad un pubblico marcatamente più cresciuto e assai più disincantato.
E' precisamente questo tipo di lettori quello per il quale le storie di Masahara troveranno pieno costrutto e compimento, tanto in Giappone quanto in Italia dove, negli ultimi anni, le pubblicazioni di gekiga e neo-gekiga hanno avuto infine modo di sbocciare lentamente.
Se dunque il mondo esplorato dagli autori degli anni '60 è quello duro e oscuro dell'adulto, tormentato dalla difficoltà di vivere in un mondo povero e illuso da glorie effimere e fuggevoli, il 'discepolo' di gekiga Masahara fa altrettanto, immergendo le proprie storie alle radici del Giappone che fu, esaminandone ogni contraddizione.
Per la medesima ragione, allo stesso tempo, è difficile che i racconti di Edo possano essere apprezzati da un pubblico ampio e variegato, poiché la profondità grafica e narrativa di cui Masahara si fa maestro rimane talvolta fine a sé stessa, poco chiara, troppo ermetica e celata, a dispetto di dialoghi ed enunciati di spessore che rimangono impressi nella mente, quasi come delle reminiscenze da portare con noi a lungo.
Come una sorta di contemporanea contrapposizione ed accostamento alle "immagini del mondo fluttuante", ovvero le celebri stampe ukiyo-e che ritraevano attività e scene dei quartieri dei divertimenti esaltandone la frivolezza, il disegno dei racconti di Edo fa da contraltare mostrandone semmai la mestizia, specchio quantomai perfetto di ciò che intende esprimere.
La mano di Masahara è indubbiamente molto felice nel saper rendere al meglio la drammaticità e il realismo delle storie per tramite di tavole di tremendo impatto: è capace di restituire quel mondo perduto attraverso l'utilizzo sapiente di forti campiture di bianco e nero completamente prive di chiaroscuri, in tavole che per certi versi appaiono allo stesso tempo come splendidi quadri e feroci istantanee non soltanto di un momento, bensì di un'intera epoca e modo di vivere.
Si tratta di una tipologia di disegno che è comune ad altre produzioni gekiga come ritroviamo ad esempio ne L'uomo senza talento di Yoshiharu Tsuge, ma che allo stesso tempo se ne discosta in altri evidenti elementi, se osserviamo ad esempio alle forme squadrate e spigolose dei corpi e dei visi dei personaggi, addirittura informi e caricaturali in certi momenti.
L'accostamento di tali figure agli ambienti e sfondi estremamente dettagliati in cui esse si muovono parrebbe quasi generare un ossimoro grafico, ma la fusione dei due trasmette invece un'impressionante carica di realismo e di completa immersione nel contesto narrato.
L'edizione italiana include inoltre alcune utili ed interessanti note esplicative a piè di pagina, relative a piccoli focus extra sull'ambiente storico e sociologico descritto.
I doni e le anime di Edo possono fungere da acquisto emblematico e dono perfetto a quel lettore che ricerchi qualcosa che vada oltre il divertissement del consueto manga o l'ennesimo libro di approfondimento sulle tante sfaccettature della cultura giapponese; allo stesso tempo, si tratta di volumi da abbracciare con una certa dovuta accortezza e con piena consapevolezza, perché le vestigia del malinconico fascino del passato di cui si narra non sono esenti dal lasciare un retrogusto talora assai amaro.
In un contesto di questo tipo, sospesi a metà tra diversi ambiti, si inseriscono idealmente i due volumi seinen "I doni di Edo" e "Le anime di Edo" scritti e disegnati da Kouichi Masahara ed editi da Bao Publishing.
Nato a Kyōto nel 1967, Masahara fa il proprio debutto come mangaka nel 1999 ed appena un paio d'anni più tardi riceve il premio nella categoria Nuovi Talenti del Japan Media Arts Festival nella sezione manga, facendosi conoscere ed apprezzare per i propri racconti brevi a tema jidaigeki, ovvero con trame ad ambientazione storica. Ed è proprio una collezione di queste storie, quella che ritroviamo nelle due pubblicazioni italiane autoconclusive: più simili a volumi da collezione che a dei tankobon, i due consistenti tomi editati in patria nel 2014 e nel 2016 per Shogakukan sono entrambi giunti in Italia nel mese di giugno 2019 da Bao Publishing nella collana Aiken, in una versione brossurata che non presenta pagine a colori.
Nelle stesse copertine, d'altronde, campeggiano due illustrazioni in bianco e nero che tuttavia mostrano avere grande impatto ed eleganza, svelando in maniera silente ma raffinata ciò che il lettore rinverrà all'interno dei volumi.
Ci troviamo a Edo, nel bel mezzo del periodo Tokugawa, la cui quotidianità prende vita per tramite di spaccati su un mondo povero e gravato da un sistema feudale spesso ingiusto, di famiglie perlopiù alle prese con la necessità di tramandare ai giovani il proprio mestiere, che si tratti di commercio o di una palestra di arti di combattimento; lo sguardo dell'autore indugia tuttavia con ancora maggior frequenza sui risvolti drammatici e psicologici di tali nuclei familiari, sulla difficoltà dei rapporti umani, sui desideri e le aspirazioni che rimangono quasi sospese nell'aria, incapaci di prendere forma o avere concreto compimento all'interno di una società da sempre abituata a mascherare il proprio intimo, a non far emergere sensazioni ed emozioni se non quando indotta a tanto.
"Bisogna andare avanti tenendo per sé alcuni pensieri, per rispetto dell'altro."
Non è il Giappone guerriero quello di Masahara, né quello delle magnifiche arti, e tanto meno il Sol Levante delle manovre politiche della corte feudale o del miracolo post-Meiji. Si tratta, invece, di un occhio rivolto su protagonisti che di interessante, in apparenza, non hanno nulla: un mestierante qualunque, un anziano suocero, un genero incapace ma di buon cuore, una bizzarra coppia appena giunta in paese e oggetto di malelingue, un giovinetto vinto dal senso di colpa, donne dal destino infelice e tanti altri di questo genere, assieme a saltuarie apparizioni di creature della mitologia popolare quali kappa o volpi, finanche alle sette divinità della fortuna.
Ribaltare il concetto di protagonista, mettere in luce ciò che di per sé non brillerebbe affatto. Proprio questa scelta avvicina i racconti di Edo al gekiga, per ammissione dello stesso Masahara che così si racconta nella postfazione a I doni di Edo: "Le fondamenta su cui si basano le mie storie Jidai Geki sono le opere di due grandi maestri: Sadao Yamanaka (1909-1938) e Shohei Kusunoki (1944-1974). Regista cinematografico l'uno, autore di gekiga l'altro, essi erano accomunati da uno stile capace di raccontare la contemporaneità attraverso vicende del passato, infondendo fiducia e dando la possibilità di mettere sotto una nuova luce un genere ormai logoro come il Jidai Geki."
Il gekiga, lo ricordiamo, è quel peculiare genere di storia dalle "immagini drammatiche", come suggerisce il nome, nato e diffusosi tra i circoli delle librerie a prestito della vivace Osaka degli anni '60, indirizzato prettamente ad un pubblico adulto, in precedenza trascurato.
E' per soddisfare il gusto di questo tipo di lettore che le storie aderiscono a determinati canoni ed assumono via via connotati sempre più precisi: vi è un forte realismo nella rappresentazione e nello svelare la psicologia dei personaggi, di cui viene accentuata la componente drammatica e ridotta al minimo quella più umoristica, rivolgendosi pertanto ad un pubblico marcatamente più cresciuto e assai più disincantato.
E' precisamente questo tipo di lettori quello per il quale le storie di Masahara troveranno pieno costrutto e compimento, tanto in Giappone quanto in Italia dove, negli ultimi anni, le pubblicazioni di gekiga e neo-gekiga hanno avuto infine modo di sbocciare lentamente.
Se dunque il mondo esplorato dagli autori degli anni '60 è quello duro e oscuro dell'adulto, tormentato dalla difficoltà di vivere in un mondo povero e illuso da glorie effimere e fuggevoli, il 'discepolo' di gekiga Masahara fa altrettanto, immergendo le proprie storie alle radici del Giappone che fu, esaminandone ogni contraddizione.
"La più grande aspirazione di una donna è restare al fianco dell'uomo che ama."
"Sai come si dice, il matrimonio è questione di volontà."
Per la medesima ragione, allo stesso tempo, è difficile che i racconti di Edo possano essere apprezzati da un pubblico ampio e variegato, poiché la profondità grafica e narrativa di cui Masahara si fa maestro rimane talvolta fine a sé stessa, poco chiara, troppo ermetica e celata, a dispetto di dialoghi ed enunciati di spessore che rimangono impressi nella mente, quasi come delle reminiscenze da portare con noi a lungo.
"La verità delle cortigiane è un guscio di menzogne, un salice che ti lasci alle spalle con riluttanza.
Il mondo delle cortigiane è un bel sogno da cui ci si sveglia non appena finiscono i soldi."
Il mondo delle cortigiane è un bel sogno da cui ci si sveglia non appena finiscono i soldi."
Come una sorta di contemporanea contrapposizione ed accostamento alle "immagini del mondo fluttuante", ovvero le celebri stampe ukiyo-e che ritraevano attività e scene dei quartieri dei divertimenti esaltandone la frivolezza, il disegno dei racconti di Edo fa da contraltare mostrandone semmai la mestizia, specchio quantomai perfetto di ciò che intende esprimere.
La mano di Masahara è indubbiamente molto felice nel saper rendere al meglio la drammaticità e il realismo delle storie per tramite di tavole di tremendo impatto: è capace di restituire quel mondo perduto attraverso l'utilizzo sapiente di forti campiture di bianco e nero completamente prive di chiaroscuri, in tavole che per certi versi appaiono allo stesso tempo come splendidi quadri e feroci istantanee non soltanto di un momento, bensì di un'intera epoca e modo di vivere.
Si tratta di una tipologia di disegno che è comune ad altre produzioni gekiga come ritroviamo ad esempio ne L'uomo senza talento di Yoshiharu Tsuge, ma che allo stesso tempo se ne discosta in altri evidenti elementi, se osserviamo ad esempio alle forme squadrate e spigolose dei corpi e dei visi dei personaggi, addirittura informi e caricaturali in certi momenti.
L'accostamento di tali figure agli ambienti e sfondi estremamente dettagliati in cui esse si muovono parrebbe quasi generare un ossimoro grafico, ma la fusione dei due trasmette invece un'impressionante carica di realismo e di completa immersione nel contesto narrato.
L'edizione italiana include inoltre alcune utili ed interessanti note esplicative a piè di pagina, relative a piccoli focus extra sull'ambiente storico e sociologico descritto.
I doni e le anime di Edo possono fungere da acquisto emblematico e dono perfetto a quel lettore che ricerchi qualcosa che vada oltre il divertissement del consueto manga o l'ennesimo libro di approfondimento sulle tante sfaccettature della cultura giapponese; allo stesso tempo, si tratta di volumi da abbracciare con una certa dovuta accortezza e con piena consapevolezza, perché le vestigia del malinconico fascino del passato di cui si narra non sono esenti dal lasciare un retrogusto talora assai amaro.
Di certo si tratta di una pubblicazione più che meritevole, che può farci riflettere sulla caducità delle cose, e di tante altre che costantemente diamo per banali o scontate, come ci ricorda saggiamente il racconto Maschere Mortali: "Quanto sono fuggevoli le glorie del mondo. Una vita di agi non è eterna, è un sogno in una notte di primavera."
Titolo | Prezzo | Casa editrice |
---|---|---|
I doni di Edo | € 7.90 | Bao Publishing |
Titolo | Prezzo | Casa editrice |
---|---|---|
Le anime di Edo | € 7.90 | Bao Publishing |
Pro
- Volumi autoconclusivi ben confezionati, ottimi per un regalo
- Sfondi magistrali
- Affreschi di un mondo perduto e lontano nel tempo
- Contesto storico ottimamente reso
- Interessanti note a piè di pagina
Contro
- Tratto grafico poco accattivante sui personaggi
- Non facilmente accessibile a un pubblico non di nicchia
- Alcune storie sono troppo ermetiche e i significati rimangono preclusi
Quel cane nelle immagini è bellissimo.
E "un occhio rivolto su protagonisti che di interessante, in apparenza, non hanno nulla" è proprio un qualcosa che mi attrae, mi sa che me li procurerò!
L'edizione mi è piaciuta un sacco (come tutte quelle di Bao), ma il contrasto tra il bianco e nero dell'immagine e i colori in copertina mi hanno ipnotizzato. Un vero tocco di eleganza.
Un bel manga che ho consigliato e fatto acquistare a persone mature che cercano letture che raccontano di vita e devo dire che anche i loro feedback sono stati più che positivo.
Ecco, esattamente, ho avuto le stesse percezioni!
Quoto anche qui, non avrei saputo dirlo meglio
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