Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
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Gatta Cenerentola
9.0/10
Una favola cruda e violenta, "Gatta Cenerentola" non è la storia della Cenerentola cui siamo abituati, che canta, ha la compagnia dei suoi animali e sopravvive con pazienza alle vessazioni di matrigna e sorellastre. Cenerentola è qui presentata come una ragazza che ha perduto il dono della parola, che ha perduto tutto ciò che di bello aveva nella propria vita e che, in mezzo alle vessazioni subite, fugge perché non può comprendere nulla della vita.
"Gatta Cenerentola" è un ritratto reale e violento di una Napoli immaginaria, o quasi. Il fulcro della vicenda avviene sulla nave Megaride, su cui, grazie a una tecnologia avanzata creata da Vittorio Basile, è possibile registrare tutto ciò che avviene (espediente interessante, per altro, per far convergere nel finale i destini di tutti i personaggi). Vittorio è un uomo ricco, potente e innamorato della bella Angelica, che intende sposare. Ma Angelica è, a sua insaputa, invaghita di Salvatore Lo Giusto, detto ‘O Re, con cui progetta di uccidere Basile, per ottenere la sua ricchezza e a cui sottrarrà la piccola figlia Mia, soprannominata in seguito “Gatta Cenerentola”.
L’ambientazione originale che ci viene mostrata è quella di una città che cade nel degrado, dove mafia, prostituzione e violenza sono all’ordine del giorno. E come nel più classico dei film che trattano quest’argomento, ci sarà il più classico dei personaggi che, con motivazioni personali a suo carico, deciderà di fermare l’ascesa di ‘O Re.
Interessante è come, oltre a un’ambientazione che parte come colorata, piena di vita e solare e diventa piena di degrado e dolore, anche i personaggi abbiano tutti una controparte. Salvatore Lo Giusto incarna il “vero napoletano” (come dice lui stesso nel film: “Bisogna essere all’altezza di essere napoletani”), ed è un personaggio a cui ogni cosa scivola addosso. Conosce persone di cui non gli importa, se non per un tempo effimero, non gli interessa niente, se non la ricchezza. Il suo opposto è Primo Gemito, poliziotto, ex guardia al servizio di Vittorio, che invece è affezionato alla memoria del suo capo e alla piccola Mia, che intende salvare ad ogni costo dalla tirannia dei genitori. In mezzo a loro, unici personaggi maschili di rilievo, c’è un intero harem assortito di donne. E, al di là delle sei figlie (vabbè, cinque femmine e un maschio) di Angelica, i fulcri sono quest’ultima e Mia, le due eroine della storia. Ho trovato Angelica il personaggio più interessante: una donna apparentemente dotata di una forza incredibile, che tiranneggia su tutti, eppure debole, che si lascia sfruttare e consumare da un amore unidirezionale e da una gelosia che la dilania. Così come si è lasciata sfuggire l’unica relazione reale che avrebbe potuto mai ottenere (e ce ne rendiamo conto grazie all’affetto per l’unica cosa che ancora la lega al ricordo di Vittorio, un merlo che lui stesso le regalò quindici anni prima). Mia, al contrario, parte come l’eroina debole, vessata, incapace di parlare e gridare il proprio disappunto, e che invece evolve in una donna vendicativa, che getta le scarpette di cristallo in favore di una pistola.
L’intera storia è permeata di violenza, che non viene in alcun modo risparmiata. Ci sono solo vittime e carnefici, e tutti incarnano l’una e l’altra parte. Una cornice tutt’altro che infantile e fiabesca.
"Gatta Cenerentola" è un ritratto reale e violento di una Napoli immaginaria, o quasi. Il fulcro della vicenda avviene sulla nave Megaride, su cui, grazie a una tecnologia avanzata creata da Vittorio Basile, è possibile registrare tutto ciò che avviene (espediente interessante, per altro, per far convergere nel finale i destini di tutti i personaggi). Vittorio è un uomo ricco, potente e innamorato della bella Angelica, che intende sposare. Ma Angelica è, a sua insaputa, invaghita di Salvatore Lo Giusto, detto ‘O Re, con cui progetta di uccidere Basile, per ottenere la sua ricchezza e a cui sottrarrà la piccola figlia Mia, soprannominata in seguito “Gatta Cenerentola”.
L’ambientazione originale che ci viene mostrata è quella di una città che cade nel degrado, dove mafia, prostituzione e violenza sono all’ordine del giorno. E come nel più classico dei film che trattano quest’argomento, ci sarà il più classico dei personaggi che, con motivazioni personali a suo carico, deciderà di fermare l’ascesa di ‘O Re.
Interessante è come, oltre a un’ambientazione che parte come colorata, piena di vita e solare e diventa piena di degrado e dolore, anche i personaggi abbiano tutti una controparte. Salvatore Lo Giusto incarna il “vero napoletano” (come dice lui stesso nel film: “Bisogna essere all’altezza di essere napoletani”), ed è un personaggio a cui ogni cosa scivola addosso. Conosce persone di cui non gli importa, se non per un tempo effimero, non gli interessa niente, se non la ricchezza. Il suo opposto è Primo Gemito, poliziotto, ex guardia al servizio di Vittorio, che invece è affezionato alla memoria del suo capo e alla piccola Mia, che intende salvare ad ogni costo dalla tirannia dei genitori. In mezzo a loro, unici personaggi maschili di rilievo, c’è un intero harem assortito di donne. E, al di là delle sei figlie (vabbè, cinque femmine e un maschio) di Angelica, i fulcri sono quest’ultima e Mia, le due eroine della storia. Ho trovato Angelica il personaggio più interessante: una donna apparentemente dotata di una forza incredibile, che tiranneggia su tutti, eppure debole, che si lascia sfruttare e consumare da un amore unidirezionale e da una gelosia che la dilania. Così come si è lasciata sfuggire l’unica relazione reale che avrebbe potuto mai ottenere (e ce ne rendiamo conto grazie all’affetto per l’unica cosa che ancora la lega al ricordo di Vittorio, un merlo che lui stesso le regalò quindici anni prima). Mia, al contrario, parte come l’eroina debole, vessata, incapace di parlare e gridare il proprio disappunto, e che invece evolve in una donna vendicativa, che getta le scarpette di cristallo in favore di una pistola.
L’intera storia è permeata di violenza, che non viene in alcun modo risparmiata. Ci sono solo vittime e carnefici, e tutti incarnano l’una e l’altra parte. Una cornice tutt’altro che infantile e fiabesca.
Steven Universe
10.0/10
"Tanti anni fa la Terra rischiò di essere invasa da una civiltà aliena che mirava alla conquista e alla distruzione del pianeta, prosciugandolo di tutte le sue risorse. Tuttavia una compagine di ribelli riuscì a sventare i piani alieni e salvare l'umanità."
Sembra l'introduzione del prossimo film di fantascienza? No, si tratta di "Steven Universe".
Fondamentalmente ciò che ho scritto sopra si riferisce all'antefatto, in realtà la storia principale si svolge ai giorni nostri, in una località balneare chiamata Beach City, in quelli che dovrebbero essere gli Stati Uniti.
Il protagonista della storia si chiama Steven (da qui il titolo della serie) ed è per metà umano e per metà alieno, un'esistenza unica nel suo genere. Gli alieni in questione sono gemme che hanno il potere di assumere forma umanoide.
La storia ha inizio quando il nostro protagonista comincerà a confrontarsi coi poteri derivanti dall'essere per metà gemma, e grazie anche all'aiuto di Garnet, Perla e Ametista (le Crystal Gems) a trovare il modo di evocare la propria arma. Il ragazzo è orfano di madre dalla nascita, perché lei stessa in quanto gemma non poteva coesistere col figlio.
La prima stagione è quella introduttiva, Steven inizia a sperimentare le sue capacità, le gemme cercano di coinvolgerlo nelle loro missioni e perlopiù le giornate passano tranquille, tuttavia fin da subito si capisce che questa apparente serenità non è destinata a durare, perché il pianeta d'origine delle gemme non ha ancora rinunciato a distruggere la Terra.
Lo scopo principale delle Crystal Gems sarà quello di difendere Beach City e la Terra dai nuovi invasori provenienti dal pianeta d'origine, Homeworld.
Descritta così, parrebbe una classica storia di fantascienza, ma "Steven Universe" è molto di più, esplora tematiche profonde, quali l'amicizia, il bullismo, la famiglia, la morte, l'omosessualità (per citarne alcune), ma senza renderle forzate, perché sono magistralmente fuse nella trama in modo del tutto naturale. Merito di questo è soprattutto della ideatrice dello show Rebecca Sugar, che i più conosceranno per aver lavorato ad alcuni episodi di "Adventure Time".
Sugar e il suo team hanno davvero creato un prodotto innovativo e coraggioso, sono incorsi in molte critiche nel corso degli anni, ma non si sono mai dati per vinti e hanno proseguito col loro intento, dando la possibilità a milioni di bambini e ragazzi in tutto il mondo di sentirsi rappresentati in uno show dedicato a loro, indipendentemente dal genere, dall'etnia o dalle loro preferenze affettive.
E hanno avuto ragione! Nonostante la programmazione su Cartoon Network sia discontinua, il successo di "Steven Universe" è innegabile, e spero che prosegua ancora per molti anni.
Soffermandoci più sugli aspetti tecnici, "Steven Universe" attualmente è alla quinta stagione negli Stati Uniti e vanta all'attivo più di 150 episodi, essendo questi di soli dieci minuti ciascuno. Le caratteristiche peculiari che me l'hanno fatto amare subito dal punto di vista estetico sono stati i colori pastello nei fondali, che mi hanno riportato ai tempi di "Sailor Moon", e le musiche; la colonna sonora è strepitosa e spesso i personaggi cantano, inoltre è un elemento fondamentale della trama, visto che il padre di Steven è un musicista. Lo stesso protagonista sa suonare la chitarra, l'ukulele e anche la batteria. Personalmente ogni volta che viene introdotto un personaggio rilevante non vedo l'ora di scoprire quando canterà!
In Italia è distribuito sempre da Cartoon Network, ma è disponibile anche su Netflix. Il doppiaggio italiano non è male, e con l'andare avanti degli episodi migliora costantemente, tuttavia io preferisco quello originale, in quanto le canzoni sono più belle da ascoltare.
In conclusione, vi dico: "Guardatelo!" Non ci vuole molto, visto che gli episodi sono corti, io me ne sono completamente innamorata dopo una decina, per cui dategli una chance, non ve ne pentirete. Per tutto ciò che ho scritto sopra, il mio è un voto pieno.
Sembra l'introduzione del prossimo film di fantascienza? No, si tratta di "Steven Universe".
Fondamentalmente ciò che ho scritto sopra si riferisce all'antefatto, in realtà la storia principale si svolge ai giorni nostri, in una località balneare chiamata Beach City, in quelli che dovrebbero essere gli Stati Uniti.
Il protagonista della storia si chiama Steven (da qui il titolo della serie) ed è per metà umano e per metà alieno, un'esistenza unica nel suo genere. Gli alieni in questione sono gemme che hanno il potere di assumere forma umanoide.
La storia ha inizio quando il nostro protagonista comincerà a confrontarsi coi poteri derivanti dall'essere per metà gemma, e grazie anche all'aiuto di Garnet, Perla e Ametista (le Crystal Gems) a trovare il modo di evocare la propria arma. Il ragazzo è orfano di madre dalla nascita, perché lei stessa in quanto gemma non poteva coesistere col figlio.
La prima stagione è quella introduttiva, Steven inizia a sperimentare le sue capacità, le gemme cercano di coinvolgerlo nelle loro missioni e perlopiù le giornate passano tranquille, tuttavia fin da subito si capisce che questa apparente serenità non è destinata a durare, perché il pianeta d'origine delle gemme non ha ancora rinunciato a distruggere la Terra.
Lo scopo principale delle Crystal Gems sarà quello di difendere Beach City e la Terra dai nuovi invasori provenienti dal pianeta d'origine, Homeworld.
Descritta così, parrebbe una classica storia di fantascienza, ma "Steven Universe" è molto di più, esplora tematiche profonde, quali l'amicizia, il bullismo, la famiglia, la morte, l'omosessualità (per citarne alcune), ma senza renderle forzate, perché sono magistralmente fuse nella trama in modo del tutto naturale. Merito di questo è soprattutto della ideatrice dello show Rebecca Sugar, che i più conosceranno per aver lavorato ad alcuni episodi di "Adventure Time".
Sugar e il suo team hanno davvero creato un prodotto innovativo e coraggioso, sono incorsi in molte critiche nel corso degli anni, ma non si sono mai dati per vinti e hanno proseguito col loro intento, dando la possibilità a milioni di bambini e ragazzi in tutto il mondo di sentirsi rappresentati in uno show dedicato a loro, indipendentemente dal genere, dall'etnia o dalle loro preferenze affettive.
E hanno avuto ragione! Nonostante la programmazione su Cartoon Network sia discontinua, il successo di "Steven Universe" è innegabile, e spero che prosegua ancora per molti anni.
Soffermandoci più sugli aspetti tecnici, "Steven Universe" attualmente è alla quinta stagione negli Stati Uniti e vanta all'attivo più di 150 episodi, essendo questi di soli dieci minuti ciascuno. Le caratteristiche peculiari che me l'hanno fatto amare subito dal punto di vista estetico sono stati i colori pastello nei fondali, che mi hanno riportato ai tempi di "Sailor Moon", e le musiche; la colonna sonora è strepitosa e spesso i personaggi cantano, inoltre è un elemento fondamentale della trama, visto che il padre di Steven è un musicista. Lo stesso protagonista sa suonare la chitarra, l'ukulele e anche la batteria. Personalmente ogni volta che viene introdotto un personaggio rilevante non vedo l'ora di scoprire quando canterà!
In Italia è distribuito sempre da Cartoon Network, ma è disponibile anche su Netflix. Il doppiaggio italiano non è male, e con l'andare avanti degli episodi migliora costantemente, tuttavia io preferisco quello originale, in quanto le canzoni sono più belle da ascoltare.
In conclusione, vi dico: "Guardatelo!" Non ci vuole molto, visto che gli episodi sono corti, io me ne sono completamente innamorata dopo una decina, per cui dategli una chance, non ve ne pentirete. Per tutto ciò che ho scritto sopra, il mio è un voto pieno.
Utente970
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Un compendio gradevole che rispetta l'opera del compianto Schultz.
Quando anni fa vidi il trailer, ebbi molti dubbi sul film, la mia prima impressione fu di un buonismo eccessivo, che invece fui felice di constatare essere dosato con cura. I personaggi principali sono tutti presenti e si riconoscono benissimo nei loro atteggiamenti: l'acida Lucy, la rozza Piperita, l'ispirato Schroeder, il saggio Linus, l'intellettuale Marcie... ma, ovviamente, considerando il mezzo diverso e pure gli oltre sessant'anni che dividono le prime strisce da questo film, ci sono differenze.
"Snoopy & Friends - Il film dei Peanuts" è un lungometraggio incentrato sul facilmente digeribile romanticismo. Un film semplificato nelle autoanalisi dei suoi personaggi e più vicino alle strisce sfornate dagli anni '70/'80 in poi, quelle con uno Snoopy più centrale e sempre più umanizzato, piuttosto che su quelle dei primi vent'anni di pubblicazione, aventi tematiche e atmosfere occasionalmente più adulte. Contrariamente all'impostazione però, mancheranno alcuni personaggi introdotti nell'ultimo periodo del fumetto, per portare disperatamente... un po' di linfa vitale. Mi riferisco a Replica Van Pelt, il fratello minore di Linus e Lucy, e a Peggy Jean, una ragazzina molto vicina a Charlie Brown. Peggy in particolare fu un elemento di rottura col passato, al punto da destare malumori sia nella sua venuta che, dopo un decennio, nel suo improvviso accantonamento.
Ovviamente, a tutto ciò si unisce anche il tocco del regista, Steve Martino, che in precedenza aveva fatto pratica con "Ortone e il mondo dei Chi" e con il quarto capitolo de "L'era Glaciale - Continenti alla deriva". Se non ricordo male, venne scelto proprio per il suo lavoro sull'opera del dottor Seuss, ritenuta dalla famiglia del defunto Schulz un buon connubio di modernità e garbo.
La storia che ci troveremo davanti è la tipica voglia di riscatto del bravo ragazzo, con una strizzata d'occhio all'intento educativo per i più giovani. Non vedremo Linus fare un picchetto in favore della maestra né lo vedremo andare a far visita ad amiche gravemente malate, come successo in altre passate trasposizioni, l'obiettivo principale sarà piuttosto quello di raggruppare tutti gli elementi storici sotto lo stesso tetto, a costo di accennarli molto flebilmente. Parliamo di cose come il campo di cocomeri (zucche), il ritrovo della quercia, la cotta di Piperita Patty per 'Ciccio', quella di Lucy per l'inespugnabile seguace di Beethoven, il campeggio estivo, Joe Falchetto (Cool), la fissazione di Frieda per i suoi riccioli naturali, l'incalciabile pallone da football, l'albero mangia-aquiloni, la posa da avvoltoio di Snoopy ecc., il tutto solo ed esclusivamente per gli ammiratori storici, ormai grandicelli e in grado di coglierli. Di queste chicche, l'unica veramente approfondita sarà quella della tenzone 'spielberghiana' col Barone Rosso e di riflesso della mania di Snoopy di scrivere romanzi con la sua storica frase d'inizio, "Era una notte buia e tempestosa", elemento permesso da un'antiquata macchina per scrivere, che ci ricorda il suo essere nato in un'altra epoca.
Riguardo alle differenze tra le due opere, quella che salta per prima all'occhio è proprio Snoopy. Per il geniale bracchetto (beagle) del caro vecchio Charlie Brown, il suo padrone è sempre stato "il buffo bambino dalla testa rotonda", un umano poco più importante degli altri e solo perché lo sfama. Anche se odia e teme i gatti del vicinato, Snoopy nell'opera di Schultz è un gatto-umanoide travestito da cane, costantemente indipendente, menefreghista ed estremamente egocentrico. Al contrario quello del film, anche se rimane dispettosetto e altrettanto sognatore, è molto più vicino alla figura dell'amico fedele a quattro zampe, e il sostegno che in origine sarebbe stato breve e incostante qui viene mantenuto. Personalmente non l'ho trovato un male, anzi, e ho gradito pure le modifiche secondarie, ma incisive, al personaggio di Charlie Brown. Mi riferisco al suo nuovo potere distruttivo, che lo ha fatto passare da semplice complessato a terremoto fantozziano da cui stare alla larga.
Si badi bene, l'ho definito un complessato, non un perdente come molti hanno amato definirlo negli anni. Lo stesso Schultz disse di non averlo mai visto in quei termini, infatti Charlie Brown in tutte le sue incarnazioni è un bambino incredibilmente stoico, fallisce e rimugina costantemente, ma non molla mai, e non per troppa stupidità o machismo rabbioso come certi protagonisti shonen, ma per l'incrollabile fede personale che, se provi e ti impegni in qualcosa che ti piace, prima o poi qualcosa di buono dovrai ottenere. Tendiamo a dimenticarci troppo spesso quanto sia difficile rialzarsi dalla sconfitta, specie quando nessuno, nemmeno gli amici più stretti, credono davvero in te.
Tornando al film, la generale riuscita di questo progetto si può imputare anche alla sorveglianza del figlio e del nipote dell'autore, che hanno lottato duramente sia per non fare seguiti inutili sia piuttosto per concentrarsi su un solo buon prodotto, e, secondariamente, respingendo molte proposte comiche durante i lavori. Durante le loro interviste, principalmente del figlio di Schultz, si capiva bene quanto "I Peanuts" siano visti come un tesoro di famiglia e come, nonostante le differenze caratteriali, abbiano trasmesso nella loro piccola cerchia quel concetto di buon gusto ed educazione rigida che tanto sembra alieno oltreoceano e crescentemente anche nel vecchio continente. I due vigilanti comunque non sono stati eccessivamente rigidi, infatti, consci del cambiamento dei tempi, hanno permesso variazioni e anche l'infrangimento di un grande tabù, mostrando il volto di un certo personaggio, che prima di allora aveva avuto tale occasione solo in un breve speciale televisivo del 1977, intitolato "It's Your First Kiss, Charlie Brown". Questa decisione da parte loro non è da sottovalutare, in quanto era un elemento legato strettamente alla sfera privata della giovinezza di Schultz.
Per quanto riguarda il doppiaggio, siamo su livelli di sufficienza, ma onestamente non mi ha convinto. In passato "I Peanuts" non hanno mai brillato sotto questo aspetto, specialmente per quanto riguardava Charlie Brown, che invece stavolta è tra quelli che se la cavano meglio. La differenza è che al tempo venivano usati dei comuni doppiatori adulti, non sempre di prima scelta, mentre per questo film, seguendo l'esempio americano, sono state utilizzate voci di ragazzini. Questo ha conferito alle "noccioline" toni genuinamente giovanili, ma d'altra parte ha prodotto un mediocre risultato per i livelli qualitativi di oggi e soprattutto non ha evitato un indubbio divario nella prestazione, basta confrontare Lucy e Sally per rendersene conto. A livello tecnico invece hanno fatto il colpaccio, utilizzando uno stile grafico che trasmettesse la piattezza delle tavole originali, per poi sommargli pure piccole parti letteralmente disegnate sopra, come le sopracciglia, i contorni degli occhi, alcuni ricordi ed altro ancora. Infine, la colonna sonora aggiunge ai classici tocchi da pianoforte due elementi fortemente estranei al marchio, ovvero: un breve assaggio dei Gipsy Kings e una canzone composta e cantata per l'occasione dalla brava Meghan Trainor. La prima riporta alla mente tempi ben più lieti, ma relativamente avanzati per "I Peanuts", mentre la seconda segue lo stile delle produzioni più contemporanee, quantomeno senza usare troppa musica pop di tendenza. Il tentativo di abbracciare due fasce distinte di pubblico appare abbastanza chiaro.
"Snoopy e Friends" non è perfetto e non è nemmeno la cosa più divertente che sia stata sfornata nel suo decennio, ma in qualche modo mantiene la sua identità e, guardando a tutte le terribili trasposizioni de "I Puffi", è decisamente cosa rara oggigiorno. Non è un titolo per giovani adulti né un titolo rovinato da brutte scelte nazi-progressiste, e nemmeno un titolo solo per piccoli, si mantiene sempre equilibrato, come Schultz stesso avrebbe voluto, in modo da deliziare sia figli che genitori. È un titolo che possono vedere tutte le fasce di spettatori, senza strapparsi i capelli di gioia, ma anche senza pentirsene, e onestamente, nei suoi limiti, qualche risata me l'ha procurata.
Quando anni fa vidi il trailer, ebbi molti dubbi sul film, la mia prima impressione fu di un buonismo eccessivo, che invece fui felice di constatare essere dosato con cura. I personaggi principali sono tutti presenti e si riconoscono benissimo nei loro atteggiamenti: l'acida Lucy, la rozza Piperita, l'ispirato Schroeder, il saggio Linus, l'intellettuale Marcie... ma, ovviamente, considerando il mezzo diverso e pure gli oltre sessant'anni che dividono le prime strisce da questo film, ci sono differenze.
"Snoopy & Friends - Il film dei Peanuts" è un lungometraggio incentrato sul facilmente digeribile romanticismo. Un film semplificato nelle autoanalisi dei suoi personaggi e più vicino alle strisce sfornate dagli anni '70/'80 in poi, quelle con uno Snoopy più centrale e sempre più umanizzato, piuttosto che su quelle dei primi vent'anni di pubblicazione, aventi tematiche e atmosfere occasionalmente più adulte. Contrariamente all'impostazione però, mancheranno alcuni personaggi introdotti nell'ultimo periodo del fumetto, per portare disperatamente... un po' di linfa vitale. Mi riferisco a Replica Van Pelt, il fratello minore di Linus e Lucy, e a Peggy Jean, una ragazzina molto vicina a Charlie Brown. Peggy in particolare fu un elemento di rottura col passato, al punto da destare malumori sia nella sua venuta che, dopo un decennio, nel suo improvviso accantonamento.
Ovviamente, a tutto ciò si unisce anche il tocco del regista, Steve Martino, che in precedenza aveva fatto pratica con "Ortone e il mondo dei Chi" e con il quarto capitolo de "L'era Glaciale - Continenti alla deriva". Se non ricordo male, venne scelto proprio per il suo lavoro sull'opera del dottor Seuss, ritenuta dalla famiglia del defunto Schulz un buon connubio di modernità e garbo.
La storia che ci troveremo davanti è la tipica voglia di riscatto del bravo ragazzo, con una strizzata d'occhio all'intento educativo per i più giovani. Non vedremo Linus fare un picchetto in favore della maestra né lo vedremo andare a far visita ad amiche gravemente malate, come successo in altre passate trasposizioni, l'obiettivo principale sarà piuttosto quello di raggruppare tutti gli elementi storici sotto lo stesso tetto, a costo di accennarli molto flebilmente. Parliamo di cose come il campo di cocomeri (zucche), il ritrovo della quercia, la cotta di Piperita Patty per 'Ciccio', quella di Lucy per l'inespugnabile seguace di Beethoven, il campeggio estivo, Joe Falchetto (Cool), la fissazione di Frieda per i suoi riccioli naturali, l'incalciabile pallone da football, l'albero mangia-aquiloni, la posa da avvoltoio di Snoopy ecc., il tutto solo ed esclusivamente per gli ammiratori storici, ormai grandicelli e in grado di coglierli. Di queste chicche, l'unica veramente approfondita sarà quella della tenzone 'spielberghiana' col Barone Rosso e di riflesso della mania di Snoopy di scrivere romanzi con la sua storica frase d'inizio, "Era una notte buia e tempestosa", elemento permesso da un'antiquata macchina per scrivere, che ci ricorda il suo essere nato in un'altra epoca.
Riguardo alle differenze tra le due opere, quella che salta per prima all'occhio è proprio Snoopy. Per il geniale bracchetto (beagle) del caro vecchio Charlie Brown, il suo padrone è sempre stato "il buffo bambino dalla testa rotonda", un umano poco più importante degli altri e solo perché lo sfama. Anche se odia e teme i gatti del vicinato, Snoopy nell'opera di Schultz è un gatto-umanoide travestito da cane, costantemente indipendente, menefreghista ed estremamente egocentrico. Al contrario quello del film, anche se rimane dispettosetto e altrettanto sognatore, è molto più vicino alla figura dell'amico fedele a quattro zampe, e il sostegno che in origine sarebbe stato breve e incostante qui viene mantenuto. Personalmente non l'ho trovato un male, anzi, e ho gradito pure le modifiche secondarie, ma incisive, al personaggio di Charlie Brown. Mi riferisco al suo nuovo potere distruttivo, che lo ha fatto passare da semplice complessato a terremoto fantozziano da cui stare alla larga.
Si badi bene, l'ho definito un complessato, non un perdente come molti hanno amato definirlo negli anni. Lo stesso Schultz disse di non averlo mai visto in quei termini, infatti Charlie Brown in tutte le sue incarnazioni è un bambino incredibilmente stoico, fallisce e rimugina costantemente, ma non molla mai, e non per troppa stupidità o machismo rabbioso come certi protagonisti shonen, ma per l'incrollabile fede personale che, se provi e ti impegni in qualcosa che ti piace, prima o poi qualcosa di buono dovrai ottenere. Tendiamo a dimenticarci troppo spesso quanto sia difficile rialzarsi dalla sconfitta, specie quando nessuno, nemmeno gli amici più stretti, credono davvero in te.
Tornando al film, la generale riuscita di questo progetto si può imputare anche alla sorveglianza del figlio e del nipote dell'autore, che hanno lottato duramente sia per non fare seguiti inutili sia piuttosto per concentrarsi su un solo buon prodotto, e, secondariamente, respingendo molte proposte comiche durante i lavori. Durante le loro interviste, principalmente del figlio di Schultz, si capiva bene quanto "I Peanuts" siano visti come un tesoro di famiglia e come, nonostante le differenze caratteriali, abbiano trasmesso nella loro piccola cerchia quel concetto di buon gusto ed educazione rigida che tanto sembra alieno oltreoceano e crescentemente anche nel vecchio continente. I due vigilanti comunque non sono stati eccessivamente rigidi, infatti, consci del cambiamento dei tempi, hanno permesso variazioni e anche l'infrangimento di un grande tabù, mostrando il volto di un certo personaggio, che prima di allora aveva avuto tale occasione solo in un breve speciale televisivo del 1977, intitolato "It's Your First Kiss, Charlie Brown". Questa decisione da parte loro non è da sottovalutare, in quanto era un elemento legato strettamente alla sfera privata della giovinezza di Schultz.
Per quanto riguarda il doppiaggio, siamo su livelli di sufficienza, ma onestamente non mi ha convinto. In passato "I Peanuts" non hanno mai brillato sotto questo aspetto, specialmente per quanto riguardava Charlie Brown, che invece stavolta è tra quelli che se la cavano meglio. La differenza è che al tempo venivano usati dei comuni doppiatori adulti, non sempre di prima scelta, mentre per questo film, seguendo l'esempio americano, sono state utilizzate voci di ragazzini. Questo ha conferito alle "noccioline" toni genuinamente giovanili, ma d'altra parte ha prodotto un mediocre risultato per i livelli qualitativi di oggi e soprattutto non ha evitato un indubbio divario nella prestazione, basta confrontare Lucy e Sally per rendersene conto. A livello tecnico invece hanno fatto il colpaccio, utilizzando uno stile grafico che trasmettesse la piattezza delle tavole originali, per poi sommargli pure piccole parti letteralmente disegnate sopra, come le sopracciglia, i contorni degli occhi, alcuni ricordi ed altro ancora. Infine, la colonna sonora aggiunge ai classici tocchi da pianoforte due elementi fortemente estranei al marchio, ovvero: un breve assaggio dei Gipsy Kings e una canzone composta e cantata per l'occasione dalla brava Meghan Trainor. La prima riporta alla mente tempi ben più lieti, ma relativamente avanzati per "I Peanuts", mentre la seconda segue lo stile delle produzioni più contemporanee, quantomeno senza usare troppa musica pop di tendenza. Il tentativo di abbracciare due fasce distinte di pubblico appare abbastanza chiaro.
"Snoopy e Friends" non è perfetto e non è nemmeno la cosa più divertente che sia stata sfornata nel suo decennio, ma in qualche modo mantiene la sua identità e, guardando a tutte le terribili trasposizioni de "I Puffi", è decisamente cosa rara oggigiorno. Non è un titolo per giovani adulti né un titolo rovinato da brutte scelte nazi-progressiste, e nemmeno un titolo solo per piccoli, si mantiene sempre equilibrato, come Schultz stesso avrebbe voluto, in modo da deliziare sia figli che genitori. È un titolo che possono vedere tutte le fasce di spettatori, senza strapparsi i capelli di gioia, ma anche senza pentirsene, e onestamente, nei suoi limiti, qualche risata me l'ha procurata.
Vorrei tanto un seguito del lungometraggio dei Peanuts, l'ho apprezzato molto.
Gatta cenerentola veramente stupendo
A me SU non dice gran ché: ha si delle belle idee ( tanto da venir copiate da quel manga recentemente pubblicato da JPop, quello con le Gemme umanizzate, come si chiama ?), ma ha una trama ridicola e infantile che banalizza tutto.
Steve poi ha una caratterizzazione inconstante: a volte sembra più sveglio della sue età, altre volte sembra ritardato .
Gatta Cenerentola è carino, ma non facevano prima a girare un film dal vero con quella storia, invece che usare una mediocre grafica 3D ?
pfffffffffffff.
Già, che strano che un bambino di dieci anni possa essere infantile in certi ambiti e più maturo in altri, in special modo quando ha una vita sopra le righe che lo ha costretto ad affrontare situazioni adulte.
Non sono d'accordo. Steve si evolve nella saga(soprattutto nell'ultima con Diamante Bianco), ma non scordiamo che è pur sempre un ragazzino e alle volte si comporta come tale.
Ecco, questa è una risposta infantile, detta magari da chi ha più di 25 anni.
Parliamo di un cartone animato che ha delle aliene che vivono da secoli sulla spiaggia di un anonima cittadina USA, e a nessuno sembra fregare qualcosa ( come nella realtà, no ?)
Non ha profondità , non ha coerenza: non è brutto come come cartone sia chiaro , io stesso lo guardo quando capita, ma è un prodotto per bambini e mi stupisce che ci sono adulti che ci vedono chissà quale complessità.
Vabbè che la gente vedeva chissà quale complessità nei Pony o i Sailormoon ( che in Italia ancora si crede sia un cartone per giovani adulti , quando era invece indirizzato a bimbe delle elementari ) , quindi è evidente che i miei gusti e i tuoi sono profondamente diversi.
In realtà la questione viene affrontata più volte nella serie.
Sia dal punto di vista del complottista(Ronaldo) che tenta di cacciarle quando scopre che sono aliene(con Garnet che se ne esce con un semplice <<Okay.>> per poi ignorarlo), sia delle gemme che spiegano << Siamo qui da prima di voi umani.>>.
Viene lasciato intendere che la città le accetti sia perché molti li conoscono da molti anni(come Vidalia che è amica di Ametista da prima che si sposasse) o perché... li accettano e basta per quello che sono(come accettano Cipollo che è un sociopatico, Steven che indossa abiti femminili in alcune occasioni o l'amico no-binario di Sadie in SU Future).
Nel fatto che sia per bambini... anche vero. E non c'è nulla di male in questo, ma dove è scritto che un cartone per bambini non possa essere amato dagli adulti o essere profondo e toccare tematiche serie(Jasper si comporta come un fidanzato abusivo con Lapislazzuli, quello tra Rubino e Zaffiro può essere considerato come un matrimonio omosessuale, Lapis mostra tendenze sadiche quando ammette di aver provato piacere nel sottomettere Jasper da fusi in Malachite, Spinel dimostra di soffrire di dipendenza e trauma da abbandono e Peridot è, per ammissione dell'autrice, autistica)?
Il punto è che se esistessero le Gemme, la notizia si spargerebbe nel Mondo, mica rimarrebbe tutto confinato al paesello di provincia.
E questo fa già capire gli intenti e la profondità di SU ( non parlo poi di trashate come Garnet che canta mena Jasper).
Oh, poi se a uno piace, affari suoi
Come ho detto, le idee ci sono, è lo svolgimento che lascia a desiderare, troppo sempliciotto .
I giapponesi avrebbero fatto ben altro, per me.
Ma la gente esterna sa delle gemme, semplicemente non ci crede perché lo reputa puro complottismo. Infatti Ronaldo carica le sue teorie online, ma sono troppo stupide per la gente(solo Steven gli mette il like o lo segue).
Le canzoni sono state inserire dall'autrice sia per omaggiare le doppiatrici(molte sono cantanti come Estelle) e per sottolineare l'evoluzione della storia.
La frase "ma il mondo non lo scopre" non ha senso. Esistono anime in cui accade la medesima cosa e nessuno si è mai fatto problemi; esiste la sospensione dell'incredulità. Dai, non puoi dirlo seriamente.
Senza contare che "i giapponesi avrebbero fatto ben altro" è un'affermazione che, perdonami, suona molto da fanboy anime. I giappi hanno fatto e fanno un sacco di spazzatura con la profondità di un buco in una suola che non arriva minimamente a serie come Adventure Time, Steven Universe o anche solo qualcosa di meno profondo come Miraculous Ladybug.
Tipo quali ?
Sailormoon ?
Saint Seiya ?
E infatti sono anime per bambini nati per vendere i giocattoli ( checchè c'è chi pensa che siano per "adulti".
Non c'è molta differenza con SU.
Anche se SS è meno infantile e non si mettono a cantare quando si menano ( al contrario del film in CG, che scimmiottava le americanate con risultati tragici).
I giappi hanno fatto si tanta spazzatura ( e ne fanno ancora...) ,ma il livello di SU , AT o Lady Bug è cmq medio-basso, manco paragonabile alle migliori serie nipponiche.
Anzi, diciamo pure che quel poco di buono che hanno le serie occidentali da te menzionate, lo hanno copiato dai nipponici .
Cito DragonBall, nessuno pensa più a Piccolo dopo il torneo nonostante sia il figlio del GranDemone Piccolo. Radish arriva dallo spazio e vuoi dirmi che nessun ente spaziale ha notato la sua navicella? Nessuno dei resuscitati riconosce mai Vegeta?
Fate, una delle mie preferite, sorvolando su Chaldea che è organizzazione dell'ONU, vuoi davvero credere che la chiesa da sola con l'aiuto di maghi riesce ad occultare realmente la Guerra del Santo Graal? Quando Shinji ha quasi ucciso oltre cento persone lasciandone molte storpiate?
Bleach davvero credono nei ricordi randomici creati dallo strano "sparaflashante"?
SU ha difetti, e lo ammetto, così come LB ed AT, ma sembra che tu stia usando gli anime come giustificazioni per critiche abbastanza sterili. Se usi le migliori serie nipponiche allora posso risponderti con serie americane del medesimo livello.
A questo punto meglio finirla qui se queste sono le tue risposte
E' la risposta che ti meriti. Non si può oggettivamente dire che la trama sia ridicola ed infantile. Si può discutere sulla messa in atto ( che ha molte criticità ) ma non sui punti sopraccitati. E sei hai scritto una cosa del genere vuol dire solamente che l'hai fatto per partito preso, cosa confermata anche da ciò che poi hai scritto riguardo al bambino di dieci anni che sembra a volte più maturo ed a volte infantile, perchè criticare una cosa del genere vuol dire non sapere minimamente cosa sia un personaggio credibile.
Già il fatto che reputi un cartone per bambini privo di stimoli per adulti fa capire quanto tu sia prevenuto. Ah comunque, episodio in cui Steven chiede come regalo di compleanno che la sua madre putativa smetta di odiare suo padre. Game, set, match.
Ma DB è un altro manga/anime per bambini senza alcun senso: parliamo di un titolo dove la gente distrugge la Luna, o stermina l'umanità , che poi torna in vita senza alcuna ripercussione morale, religiosa, sociale sul fatto di aver visto l'aldilà.
Cioè, a me DB piace , come piacciono SS e SM, ma riconosco che sono delle boiate senza senso, non andrei mai in giro a dire che siano chissà che opere con chissà quale profondità( come oggi sembra facciano tutti su internet, dove si trovano messaggi profondi pure nei Pokemon )
Si può dire invece.
Vedere Steven che magari va matto per un film dove un cane si trasforma in elicottero, o che usa i poteri per trovare un pupazzetto raro , come lo si può definire ?
Credibile ?
Un bambino che si fonde con una amichetta come fosse un gioco , che ha una gemma sulla panza, che viaggia per dimensioni è credibile ?
Non si parla di credibilità, ma di coerenza.
Sei te che sei prevenuta nel considerare serio un cartone tutto sommato leggero.
Ha ragione Alan Moore: il pubblico adulto si sta infantilizzando , e questo è male.
Db sarebbe per adolescenti, non bambini. In ogni caso non hai risposto per Bleach o Fate.
Citandone altri:
Naruto: la profezia. "Decido io il mio futuro" e poi... booom. C'è una profezia. Bel libero arbitrio, lui non si lamenta.
Ci citi i Pokémon. Immagino tu hai visto solo l'anime di buoni sentimenti senza mai giocare i videogame(in cui sono presenti violenza su minori e omicidio(letteralmente Ghetcis tenta di uccidere suo figlio adolescente chimandola mostro)))
Per la questione fusione viene spiegata ampiamente ed è mostrata come metafora dell'amore da Garnet. E la cosa non viene mai presa come un gioco, lo stesso padre di Steven ci soffre tremendamente perché Perla può fondersi a Rosa ma lui non può e si sente "diverso".
Tu mi sembri uno che ha visto tre episodi della prima stagione e vuole sindacare su 5 stagioni pur essendosi perso tutte le spiegazioni ed evoluzioni(già la questione della gemma di Steven).
Bambino che si comporta in modo maturo e infantile è irreale... ti rendi conto che è un sito pieno di 30enni che postano foto delle loro waifu e dieci minuti dopo discutono di etica e storia antica? Ti sembra davvero strano?
E onestamente quello infantile sembri tu, non noi. Ti vengono date argomentazioni oggettive e tu continui a rispondere in modo completamente soggettivo.
Questo è ancora un altro discorso visto che appunto parliamo di adulti che nel momento libero " fanno i coglioni". Steven è un bambino. Un bambino in cui la serie ha messo in chiaro nell'ultima stagione ha subito degli orribili traumi che ne hanno modificato il normale sviluppo psicologico. Perchè appunto questa serie a differenza di quello che vuole far intendere l'amico Friz non ignora il fatto che certe avventure di fatto possono essere psicologicamente debilitanti, dimostrandosi molto matura visto che il 90% dei prodotti simili ed anche quelle di target adolescenziale fanno vedere bambini ed adolescenti che combattono e vedono violenza ovunque senza alcuna ripercussione psicologica. Steven non è diverso da quei bambini che nella realtà hanno vissuto in contesti di degrado e violenza che un attimo prima si comportano come bambini della loro età ( quindi a nostro vedere di adulti da stupidi ) e subito dopo in modo estremamente maturo perchè appunto hanno perso in buona parte l'innocenza che li dovrebbe caratterizzare.
Guarda che è così.
Vuol dire corretta caratterizzazione. Ha dieci anni e guarda roba per bambini di dieci anni. E dopo aver visto il film consola una delle sue " madri " che per amore della madre biologica di Steven lo ha cresciuto dovendo vedere ogni giorno della sua vita la rappresentazione dell'unione della donna che amava con l'uomo che odia. Ed il fatto che nuovamente hai usato un esempio del genere conferma che no, non puoi dire che sia infantile perchè non hai neanche visto la serie visto che tiri fuori esempi del genere.
Sì, è credibile. Perchè il bambino non si era mai fuso e fino a quel momento vedeva la fusione come una cosa figa, ovvero come tutti, Dragon Ball docet. Crescendo si rende conto che la fusione è un'unione spirituale oltre che mera figaggine fisica, e la usa ( al di fuori dei combattimenti ) per " unirsi " con la ragazza che ama, arrivando anche a chiederle di rimanere fusi per sempre. Complimenti per aver nuovamente dimostrato di non aver visto la serie.
Io l'ho visto tutto, non sono prevenuta.
Quindi non solo non capisci che un cartone per bambini può avere la maturità per essere apprezzato anche dagli adulti ma non comprendi neanche il discorso di un adulto. Molto ironica come cosa.
Mi piace come spiegazione, molto meglio della mia.
DB è dichiaratamente per bambini.
Che poi lo guardino anche i più grandi, è un altro discorso .
Se non capisci questo, o percepisci la serie in maniera diversa , allora è inutile perdere tempo a parlare del resto.
In pratica io e @Fma35 ti abbiamo messo all'angolo e rispondi solo su questo perché finito gli argomenti.
E comunque no, DB è uno shonen che prende dalla fascia sì scolare, ma fino alla maggior età, non è kodomo che sono due fasce di pubblico diverse.
Edit: Ti prego, non venirtene fuori che intendevi la prima saga di DB quando abbiamo parlano sino ad ora di Rardish e Vegeta e universalmente con DB si intende tutto il manga sino a BU
Questo è quello che vi piace credere.
Come vi piace credere che DB sia una serie dedicata fino alla maggiore età, il che dimostra che di manga, anime e altro capite veramente poco ( i kodomo che citi, sono dedicati ai bimbi dell'asilo e primissimi anni delle elementari)
Alla fin fine, i manga che citi sono prodotti commerciali per un pubblico giovanissimo e massificato , non certo quei capolavori di complessità che credi siano.
Non lo sai, ma pure in Giappone i manga di Jump sono molto criticati dalla critica "alta" del fumetto come prodotti vuoti e commerciali ( Kodansha poi ha sempre affermato con orgoglio che i suoi di fumetti avevano sceneggiature più solide e originali di quelli della Shueisha. Affermazione su cui ci sarebbe da discutere , ma non lo farò )
E quindi , perché perdere tempo a convertire gli indigeni ?
Sopratutto se gli indigeni hanno tempo da perdere , io di correggere ogni riga dei vostri post non ne ho proprio voglia ( anche perché andremo avanti all' infinito senza concludere nulla )
... Vabbè, se ci credi davvero continua a vivere nel mondo delle fatine e delle favole dall'alto della tua pseudo superiorità senza voler ammettere i tuoi errori.
FunediFuga ha funzionato perfettamente, complimenti
Gnè gnè
Non eri tu quello che non aveva tempo da perdere con noi indigeni? Cosa ci fai ancora qui?
Parli del Giappone ?
Mi pare chiaro che molti adulti di oggi sono quelli che DB lo seguivano quando erano bambini.
Anche da noi Topolino lo leggono per il 60% e oltre adulti, ma rimane sempre una albo rivolto ai bambini.
E ci sarebbe da dire che oggi , in Giappone, i bambini che leggono sono sempre meno, attirati da smartphone e social network,e non è un caso che Jump ospiti serie adulte Chainsaw Man ( solo 15 anni fa inpensabili per la rivista ) per salvare la baracca.
A questo punto è colpa tua che ci discuti eh. Ha palesemente dimostrato di non aver visto la serie, dunque che discussione può nascere? É come quei bambini che quando i genitori mettono davanti loro un piatto nuovo fanno i capricci e non lo vogliono mangiare. Perché loro sanno che è cattivo, non lo hanno provato ma lo sanno. Visto che non sei suo padre e non devi educarlo l'unica cosa che rimane è fare come qualsiasi adulto, non state a discutere con un bambino nel caso dirgli di ripassare quando sarà più grande.
Gnè gnè
Severa, ma giusta
Tra l'altro Steven Universe ha dei pesanti difetti che oggettivamente gli impediscono di avere un voto finale così alto. Se fosse stato un adulto con serie argomentazioni gli si poteva pure dare ragione XD
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