Lo avevamo annunciato (QUI articolo), l'Anime Mirai Festival di AnimeClick il 21 22 settembre a Torino vuole offrire una bella esperienza a tutti i fan dell'animazione giapponese ma non dimenticando il proprio obiettivo culturale
Ecco perchè, dopo mesi di trattative (e di questo ringraziamo davvero il nostro amico Edoardo Serino) abbiamo finalmente firmato il contratto che ci concede 
la proiezione della versione restaurata in 4K dello stupefacente lungometraggio anime Kanashimi no Belladonna (La tristezza di Belladonna) del 1973. Questa versione era stata proiettata in Italia precedentemente nel 2017 a Bari per Imaginaria - Animated Film Festival.

 


Prodotto dalla Mushi Production di Osamu Tezuka, diretto da Eiichi Yamamoto (Astro BoyKimba il leone bianco) e sceneggiato da Yoshiyuki FukudaKanashimi no Belladonna fa parte della trilogia sperimentale Animerama insieme a Le mille e una notte (1969) e Cleopatra (1970) ed è l’unico dei tre lungometraggi che non fu scritto o diretto dal “dio dei manga”. La pellicola, all’avanguardia per i tempi, fu presentata al Festival di Berlino ma alla sua uscita fu un autentico flop dal punto di vista commerciale, tanto che contribuì in parte alla bancarotta della Mushi. Solo nel 2009 venne riscoperta, rivalutata e distribuita in Europa e in alcuni cinema statunitensi, mentre è del luglio 2015 la versione restaurata, mostrata in anteprima al Japan Cuts (Festival of New Japanese Film) di New York. Del restauro si è occupata la compagnia privata americana Cineliciuos Pics che, grazie all’unica stampa in 35mm sopravvissuta in edizione integrale e appartenente al Cinematek, il Museo del Cinema di Bruxelles che gentilmente ha acconsentito a fare una scannerizzazione in 4K delle sezioni mancanti dalla copia in loro possesso, è riuscita a recuperare anche la sequenza finale (quella con il quadro di Delacroix) mancante nella versione originale.
 
Il soggetto rivisita liberamente il saggio La Strega (La Sorcière) di Jules Michelet (pubblicato originariamente nel 1862). La storia si svolge in un medioevo fantastico e narra le vicissitudini di Jeanne, una bella e giovane donna sinceramente innamorata di Jean. I due si sposano con tutti i crismi religiosi e con le aspettative di una felice vita insieme nella grazia di Dio. Ben presto però comincia un incubo. L’idillio si frantuma quando Jeanne è costretta a subire un violento ius primae noctis venendo stuprata dal feudatario locale e dai suoi cortigiani durante un sadico rituale. In un primo momento Jeanne appare rassegnata ma in seguito, in preda alla disperazione e accecata dalla vendetta, decide di stringere un patto col Diavolo.
 

La parola “belladonna”, oltre all’avvenenza di Jeanne, allude anche al nome comune di una pianta narcotica, le cui bacche e foglie altamente tossiche possono essere usate come letale veleno, nonché come sostanza psicotropa dagli effetti allucinogeni. Il termine implica quindi qualcosa di pericoloso ma al contempo delizioso e seducente, ed è in questa miscela di bellezza e pericolosità che va cercata una delle tante chiavi per interpretare Kanashimi no Balladonna.

Dal punto di vista visivo il film (vietato ai minori di anni 18) alterna visioni paradisiache a scene terrificanti, fra rappresentazioni di ordinaria brutalità e organi genitali metamorfizzanti nel più ampio spettro di forme organiche, con arditi sconfinamenti in un erotismo plateale, ai limiti del morboso. Per la sua realizzazione sono state usate svariate tecniche miscelate tra loro. Le immagini sono spesso composte di quadri fissi: acquerelli, dipinti a olio, inchiostri, vetri colorati che vengono semplicemente zoomati o srotolati in lunghe panoramiche, quasi una rievocazione degli emakimono. L’animazione vera e propria prende il sopravvento nelle sequenze topiche, per lo più incentrate sulla peccaminosa sensualità del corpo esposto di Jeanne.

In un caleidoscopio di forme cangianti, fra toni pastello e cromatismi più squillanti, lo stile grafico omaggia la tradizione storica dell’arte occidentale, con particolare riferimento al decadentismo fin de siècle. Il camaleontico e raffinato tratto di Fukai Kumi passa in rassegna il medioevo rarefatto dei Pre-raffaelliti, la scabra carnalità di Egon Schiele, il languido espressionismo di Gustav Klimt, il simbolismo di Odilon Redon, le linee sinuose di Audrey Beardsley, fino ad arrivare ad un'esplosione psichedelica di motivi Pop Art.



Kanashimi no Belladonna è un anime di grande potenza visionaria che propone non solo immagini di incomparabile fascino, ma anche un sottotesto fortemente significativo, provocatorio e quanto mai attuale sulla condizione femminile. La sua carica irriverente si esplicita in contenuti estremi ed immagini eccessive che sembrano strappate direttamente da un incubo. Siamo di fronte a una vera e propria opera d’arte magnetica e totalizzante, da riscoprire e rivalutare. 
 
 L’epilogo del film, in cui tutte le donne finiscono per identificarsi con Jeanne, lancia un messaggio di emancipazione molto potente, specie in un momento storico come quello del 1973 in cui il movimento di liberazione femminile in Giappone è in pieno fermento e le donne marciano per le strade di Tokyo.

Il film sarà proiettato in versione originale con i sottotitoli

 



La kermesse durerà 2 giorni (e mezzo!), dalla tarda mattinata alla sera al cinema Massimo di Torino (QUI il link), più precisamente nella terza sala da 147 posti adibita anche per conferenze e incontri, nonché già teatro di tante rassegne legate al mondo del cinema e anche dell'animazione. Una realtà legata al Museo del Cinema di Torino, che testimonia anche la nostra volontà in primis di creare un evento culturale, e poi una convention di settore.

Il Cinema Massimo, situato a pochi passi dalla Mole Antonelliana fu costruito negli anni Trenta con un’unica sala di proiezione; nei decenni successivi cambiò più volte proprietario, sino a quando fu dato in gestione al Museo Nazionale del Cinema nel 1986. In seguito ai lavori di ristrutturazione (2001), il Massimo è diventato un multisala all’avanguardia, sede di importanti festival e rassegne.



Avremo anche la possibilità di poter realizzare due eventi gratuiti in contemporanea all'Università degli Studi di Torino, nella Palazzina Aldo Moro a pochi passi dal multisala, che ci ha accordato l'uso di un'aula per parlare di animazione e fumetto tra le mura del prestigioso ateneo.

QUANDO SARA'?

Il terzo fine settimana di settembre a partire dal tardo pomeriggio di venerdì 20 (incontro in Università)  per proseguire con il festival vero e proprio, il 21 e 22 settembre. Questo in modo da non entrare in diretta concomitanza con fiere e eventi importanti e per venire incontro ai più giovani ma anche a chi lavora durante la settimana.

Come funziona e quanto costa?

Il Festival ospiterà una variegata rassegna di film la cui proiezione prevederà, sia prima che dopo, un approfondimento con diversi ospiti. 
Le proiezioni saranno singole (come in tutti festival) così ognuno potrà scegliere cosa e quando vedere, comprando il biglietto per ciascuno evento.


I prezzi dei biglietti:
Intero € 6.00;
Ridotto: AIACE/TorinoMusei/under18/studenti sera/over 60 sera € 4.00;
over60/studenti pom. € 3.00
La prevendita partirà all'inizio del mese di settembre sul sito del cinema Massimo, penseremo noi ad avvisarvi.


E siamo a 5 film annunciati, aspettatevi altre sorprese!