Una delle attività che più mi piace fare quando vado in Giappone è andare al cinema per gustarmi i miei adorati anime sul grande schermo. Per la verità non è neanche importante se adori o meno un brand o un determinato regista (ammetto che alcune volte in passato avevo mirato date particolari), cerco di capire cosa viene programmato in quel momento e cosa possa essere maggiormente nelle mie corde. Per questo ora che dopo 3 anni il Giappone ha riaperto e sono potuto tornare, sono riuscito ad andare a vedere l'ultimo film di Makoto Shinkai dal titolo Suzume no Tojimari. Se per me la data è stata una coincidenza di un viaggio che puntava più ai momiji autunnali, non lo è stata invece per il regista che ha scelto l'11.11 (11 Novembre) come data di lancio a memoria di quel fatidico 11 Marzo 2011, quando un terremoto e conseguente tsunami sconvolsero il Giappone.
Il cinema che ho scelto era lo United Cinema all'interno del centro commerciale Canal City situato in una zona centrale di Fukuoka. Non sapevo bene quanto avrei dovuto attendere per il film una volta giunto sul posto, ma ho trovato che ben 4 delle 13 sale erano dedicate al film di Shinkai e che praticamente iniziava una proiezione ogni mezz'ora. Essendo anche un mercoledì pomeridiano, ho usufruito di uno sconto a 1200 yen (poco più di 8 euro). Ovviamente la differenza rispetto a noi è abissale: il film di Shinkai occupava cartelloni e locandine ovunque, mentre altri film come Black Panther erano relegati al riepilogo delle varie sale. Ovviamente essendo una premiere (era il 5° giorno di programmazione) non sono mancati gadget in regalo in forma di un clear file e di un pamphlet con introduzione del regista, character design dei personaggi, approfondimenti e interviste ai doppiatori. Questa non è certo una novità dato che mi è capitato spessissimo che al biglietto d'ingresso fossero allegati gadget vari, specialmente quando sono andato subito dopo l'uscita del film. Probabilmente in Italia non ci arriveremo mai, ma è bello vedere come in Giappone gli anime siano ormai strettamente inseriti nel tessuto sociale e quanto un'uscita di un regista importante sia un vero e proprio evento.
Complice l'orario pomeridiano e il giorno feriale la sala era semivuota, ma dopo la consueta mezz'ora di pubblicità e trailer, mi sono potuto godere il film su uno schermo gigante (e non era neanche la sala principale) e posso lasciarvi la mia recensione che manterrò più possibile libera da spoiler.
Sarò sincero: ho sempre trovato un po' pesante la narrazione del primo Shinkai, quello della Voce delle stelle e di 5 centimetri al secondo e non ho mai apprezzato Your Name e Weathering with You al pari del successo che hanno avuto. Per carità, tecnicamente i suoi ultimi film sono straordinari specialmente dal punto di vista degli scenari mozzafiato, ma a fine proiezione rimaneva sempre il dubbio su come sarebbe potuto essere un film di Shinkai con una sceneggiatura più ispirata.
Your Name aveva una trama forse inutilmente complicata unita ad un elemento gender-bender che dava molta innaturalità allo sviluppo dei personaggi e anche alla comicità. La tematica che faceva da metafora agli eventi (ovvero il terremoto del Tōhoku del 2011) era trattata in modo decisamente approssimativo, così come il tema del riscaldamento globale in Weathering with You troppo banalizzato da risultare addirittura in un finale frustrante.
Fin troppo facile era quindi pensare ad un nuovo film che seguisse il canovaccio dei suoi due predecessori ispirandosi magari alla situazione globale corona virus; invece contrariamente alle previsioni, Suzume no Tojimari torna sul tema del terremoto nel 2011 e lo fa in modo decisamente più convincente, consegnandoci uno Shinkai che non solo compie uno step in avanti rispetto ai suoi vecchi film, ma che forse riesce finalmente a raggiungere, senza snaturarsi, la sua maturità artistica.
Trama
(nota: gli spoiler sono relativi solo al preambolo del film, che è poi quanto viene spiegato anche nel trailer).
Come è facilmente intuibile dalla trama, Shinkai non tradisce quello che è il suo solito canovaccio: si introduce un elemento sovrannaturale e un evento scatenante che fa partire la trama. Questa si sviluppa molto a cuor leggero con battute e scenette divertenti nella prima parte, dosando pian piano rivelazioni prima di una svolta più drammatica che culmina con un climax finale. Il film da questo punto di vista è semplice, e se già si conosce il regista, si intuisce sempre dove stia andando a parare. Ma quello che cambia rispetto al passato è Shinkai stesso a spiegarlo nel pamphlet che in Giappone viene dato a tutti gli spettatori che vanno al cinema. Il regista ha sempre avuto come pubblico di riferimento quello degli adolescenti, ma stavolta Shinkai voleva di più, voleva creare una storia che fosse anche per famiglie.
E così la storia si muove su tre binari paralleli:
- il primo binario è la storia classica e romantica dell'incontro tra lui e lei, e il cercare di riportare Sōta alla sua forma originale con palese riferimento alla fiaba "Il principe e il Ranocchio" dei fratelli Grimm (anche in questo caso citata da Shinkai stesso);
- il secondo binario è quello del viaggio on the road, con i due ragazzi che partendo dal Kyūshū, toccano varie parti del Giappone (da Ehime a Kōbe, a Tōkyō, fino a Iwate) facendo la conoscenza di personaggi molto diversi tra loro che si offriranno di aiutare e che ha anche come obiettivo quello di chiudere i vari portali fonte di disastri sparsi lungo tutto il Paese;
- il terzo infine, che si rivelerà centrale, proprio quello familiare: la crescita personale di Suzume e il rapporto con la madre che ha perso e con la zia che l'ha invece cresciuta, ma anche la crescita della zia stessa che trovatasi a crescere la figlia della sorella, si ritrova a sua volta ad inseguirla lungo tutto il Giappone.
Ed ecco quindi l'elemento nuovo, quello che rende tutta la storia e i personaggi più realistici e naturali rispetto ai suoi vecchi film. La storia romantica c'è, ma non è più l'elemento centrale. Non è un caso che il viaggio si concuda proprio a Iwate, forse la prefettura del Tōhoku più devastata dallo tsunami del 2011. Suzume da bambina ha perso la madre nel terremoto e non ha mai fatto i conti con la sua perdita, così come a sua volta la zia non si è mai sentita all'altezza di crescere la nipote. E questo approccio in qualche modo più realistico rende i personaggi più vividi, affronta temi reali come quelli della perdita e avvicina di più lo spettatore ai personaggi. Non c'è un improbabile meteorite che distrugge un paese a fungere da metafora, ma proprio il riferimento ad un evento reale, ad una ferita ancora aperta nel cuore del popolo giapponese.
Può darsi che qualcuno ala fine preferirà lo Shinkai più focalizzato sulla storia d'amore, ma questo film non lo snatura per nulla, anzi lo arricchisce e lo svincola dal rischio di ripetere sempre lo stesso film con poche variazioni sul tema.
A riprova anche del passo in avanti registico di Shinkai è l'abbandono dell'utilizzo delle musiche dei Radwimps come insert song durante la storia quasi a comporre delle clip musicali. In questo film infatti i Radwimps sono lasciati soltanto nei crediti finali, ma questo non significa che le scelte musicali non vengano fatte in modo sapiente. Se le scene più intense sono sottolineate da una bella colonna sonora orchestrale, la parte on the road è spesso intrisa da un senso nostalgico e sottolineata da alcune delle canzoni più iconiche del J-Pop anni '80 come Ito di Miyuki Nakajima, Sweet Memories di Seiko Matsuda (insert song in Penguin's Memory), Galaxy Express 999 dei Godiego o Rouge no Dengon, storica opening di Kiki's Delivery Service di Yumi Arai.
E l'omaggio a Kiki non è certo casuale dato che proprio Makoto Shinkai ha dichiarato come il film di Miyazaki assieme al romanzo "Ranocchio salva Tōkyō" di Haruki Murakami siano state le opere che più hanno influenzato questo film (Daijin stesso è fortemente ispirato al gatto Jiji).
Non mancano comunque riferimenti anche ad altri film Ghibli: i Mimizu, una sorta di lombrichi che fuoriescono dai portali distruggendo tutto quello che incontrano, ricordano molto la distruzione causata dallo Shishigami di Mononoke Hime quando viene decapitato, così come alcune scene d'azione rimandano direttamente a scene del Castello errante di Howl.
Il cinema che ho scelto era lo United Cinema all'interno del centro commerciale Canal City situato in una zona centrale di Fukuoka. Non sapevo bene quanto avrei dovuto attendere per il film una volta giunto sul posto, ma ho trovato che ben 4 delle 13 sale erano dedicate al film di Shinkai e che praticamente iniziava una proiezione ogni mezz'ora. Essendo anche un mercoledì pomeridiano, ho usufruito di uno sconto a 1200 yen (poco più di 8 euro). Ovviamente la differenza rispetto a noi è abissale: il film di Shinkai occupava cartelloni e locandine ovunque, mentre altri film come Black Panther erano relegati al riepilogo delle varie sale. Ovviamente essendo una premiere (era il 5° giorno di programmazione) non sono mancati gadget in regalo in forma di un clear file e di un pamphlet con introduzione del regista, character design dei personaggi, approfondimenti e interviste ai doppiatori. Questa non è certo una novità dato che mi è capitato spessissimo che al biglietto d'ingresso fossero allegati gadget vari, specialmente quando sono andato subito dopo l'uscita del film. Probabilmente in Italia non ci arriveremo mai, ma è bello vedere come in Giappone gli anime siano ormai strettamente inseriti nel tessuto sociale e quanto un'uscita di un regista importante sia un vero e proprio evento.
Complice l'orario pomeridiano e il giorno feriale la sala era semivuota, ma dopo la consueta mezz'ora di pubblicità e trailer, mi sono potuto godere il film su uno schermo gigante (e non era neanche la sala principale) e posso lasciarvi la mia recensione che manterrò più possibile libera da spoiler.
Sarò sincero: ho sempre trovato un po' pesante la narrazione del primo Shinkai, quello della Voce delle stelle e di 5 centimetri al secondo e non ho mai apprezzato Your Name e Weathering with You al pari del successo che hanno avuto. Per carità, tecnicamente i suoi ultimi film sono straordinari specialmente dal punto di vista degli scenari mozzafiato, ma a fine proiezione rimaneva sempre il dubbio su come sarebbe potuto essere un film di Shinkai con una sceneggiatura più ispirata.
Your Name aveva una trama forse inutilmente complicata unita ad un elemento gender-bender che dava molta innaturalità allo sviluppo dei personaggi e anche alla comicità. La tematica che faceva da metafora agli eventi (ovvero il terremoto del Tōhoku del 2011) era trattata in modo decisamente approssimativo, così come il tema del riscaldamento globale in Weathering with You troppo banalizzato da risultare addirittura in un finale frustrante.
Fin troppo facile era quindi pensare ad un nuovo film che seguisse il canovaccio dei suoi due predecessori ispirandosi magari alla situazione globale corona virus; invece contrariamente alle previsioni, Suzume no Tojimari torna sul tema del terremoto nel 2011 e lo fa in modo decisamente più convincente, consegnandoci uno Shinkai che non solo compie uno step in avanti rispetto ai suoi vecchi film, ma che forse riesce finalmente a raggiungere, senza snaturarsi, la sua maturità artistica.
Trama
(nota: gli spoiler sono relativi solo al preambolo del film, che è poi quanto viene spiegato anche nel trailer).
Suzume è una studentessa 17enne che, dopo aver perso i genitori, vive con la zia in un piccolo paesino del Kyūshū. Un giorno incontra un giovane viaggiatore di nome Sōta che le chiede indicazioni per raggiungere una vecchia stazione termale abbandonata e una misteriosa "porta". Affascinata dal giovane, decide di seguirlo e finisce inavvertitamente con l'aprire proprio quella porta, la cui apertura però, secondo la leggenda, è causa di innumerevoli disastri. Suzume si ritrova anche a raccogliere una pietra* che nelle sue mani si tramuta in un gattino che scappa via.
Prima che accada l'irreparabile però Suzume e Sōta riescono a richiudere il portale scongiurando il peggio e Suzume apprende come Sōta sia in viaggio lungo tutto il Giappone proprio per chiudere questi portali e prevenire i disastri. Tuttavia proprio nel momento in cui Suzume e Sōta stanno facendo conoscenza, appare il gattino (Daijin) e che tramuta Sōta in una sedia per bambini (con sole 3 gambe) fuggendo poi via. Inizia così l'inseguimento di Suzume e Sōta-sedia al gatto in un viaggio che porterà i due lungo tutto il Giappone.
* kaname-ishi, un termine che in giapponese indica una roccia sacra custodita nei templi e che protegge dai disastri naturali.Prima che accada l'irreparabile però Suzume e Sōta riescono a richiudere il portale scongiurando il peggio e Suzume apprende come Sōta sia in viaggio lungo tutto il Giappone proprio per chiudere questi portali e prevenire i disastri. Tuttavia proprio nel momento in cui Suzume e Sōta stanno facendo conoscenza, appare il gattino (Daijin) e che tramuta Sōta in una sedia per bambini (con sole 3 gambe) fuggendo poi via. Inizia così l'inseguimento di Suzume e Sōta-sedia al gatto in un viaggio che porterà i due lungo tutto il Giappone.
Come è facilmente intuibile dalla trama, Shinkai non tradisce quello che è il suo solito canovaccio: si introduce un elemento sovrannaturale e un evento scatenante che fa partire la trama. Questa si sviluppa molto a cuor leggero con battute e scenette divertenti nella prima parte, dosando pian piano rivelazioni prima di una svolta più drammatica che culmina con un climax finale. Il film da questo punto di vista è semplice, e se già si conosce il regista, si intuisce sempre dove stia andando a parare. Ma quello che cambia rispetto al passato è Shinkai stesso a spiegarlo nel pamphlet che in Giappone viene dato a tutti gli spettatori che vanno al cinema. Il regista ha sempre avuto come pubblico di riferimento quello degli adolescenti, ma stavolta Shinkai voleva di più, voleva creare una storia che fosse anche per famiglie.
E così la storia si muove su tre binari paralleli:
- il primo binario è la storia classica e romantica dell'incontro tra lui e lei, e il cercare di riportare Sōta alla sua forma originale con palese riferimento alla fiaba "Il principe e il Ranocchio" dei fratelli Grimm (anche in questo caso citata da Shinkai stesso);
- il secondo binario è quello del viaggio on the road, con i due ragazzi che partendo dal Kyūshū, toccano varie parti del Giappone (da Ehime a Kōbe, a Tōkyō, fino a Iwate) facendo la conoscenza di personaggi molto diversi tra loro che si offriranno di aiutare e che ha anche come obiettivo quello di chiudere i vari portali fonte di disastri sparsi lungo tutto il Paese;
- il terzo infine, che si rivelerà centrale, proprio quello familiare: la crescita personale di Suzume e il rapporto con la madre che ha perso e con la zia che l'ha invece cresciuta, ma anche la crescita della zia stessa che trovatasi a crescere la figlia della sorella, si ritrova a sua volta ad inseguirla lungo tutto il Giappone.
Ed ecco quindi l'elemento nuovo, quello che rende tutta la storia e i personaggi più realistici e naturali rispetto ai suoi vecchi film. La storia romantica c'è, ma non è più l'elemento centrale. Non è un caso che il viaggio si concuda proprio a Iwate, forse la prefettura del Tōhoku più devastata dallo tsunami del 2011. Suzume da bambina ha perso la madre nel terremoto e non ha mai fatto i conti con la sua perdita, così come a sua volta la zia non si è mai sentita all'altezza di crescere la nipote. E questo approccio in qualche modo più realistico rende i personaggi più vividi, affronta temi reali come quelli della perdita e avvicina di più lo spettatore ai personaggi. Non c'è un improbabile meteorite che distrugge un paese a fungere da metafora, ma proprio il riferimento ad un evento reale, ad una ferita ancora aperta nel cuore del popolo giapponese.
Può darsi che qualcuno ala fine preferirà lo Shinkai più focalizzato sulla storia d'amore, ma questo film non lo snatura per nulla, anzi lo arricchisce e lo svincola dal rischio di ripetere sempre lo stesso film con poche variazioni sul tema.
A riprova anche del passo in avanti registico di Shinkai è l'abbandono dell'utilizzo delle musiche dei Radwimps come insert song durante la storia quasi a comporre delle clip musicali. In questo film infatti i Radwimps sono lasciati soltanto nei crediti finali, ma questo non significa che le scelte musicali non vengano fatte in modo sapiente. Se le scene più intense sono sottolineate da una bella colonna sonora orchestrale, la parte on the road è spesso intrisa da un senso nostalgico e sottolineata da alcune delle canzoni più iconiche del J-Pop anni '80 come Ito di Miyuki Nakajima, Sweet Memories di Seiko Matsuda (insert song in Penguin's Memory), Galaxy Express 999 dei Godiego o Rouge no Dengon, storica opening di Kiki's Delivery Service di Yumi Arai.
E l'omaggio a Kiki non è certo casuale dato che proprio Makoto Shinkai ha dichiarato come il film di Miyazaki assieme al romanzo "Ranocchio salva Tōkyō" di Haruki Murakami siano state le opere che più hanno influenzato questo film (Daijin stesso è fortemente ispirato al gatto Jiji).
Non mancano comunque riferimenti anche ad altri film Ghibli: i Mimizu, una sorta di lombrichi che fuoriescono dai portali distruggendo tutto quello che incontrano, ricordano molto la distruzione causata dallo Shishigami di Mononoke Hime quando viene decapitato, così come alcune scene d'azione rimandano direttamente a scene del Castello errante di Howl.
Insomma pur in un film in cui la storia è molto semplice e dai canoni decisamente mainstream, Shinkai riesce ad esprimere bene una maggior poeticità di fondo e a veicolare un messaggio più esplicito e non banale con riflessioni su tragedie che spesso nella cultura giapponese vengono vissute in maniera molto intima. Per questo forse anche se non è detto che possa arrivare così forte e chiaro internazionalmente (ad esempio l'app con la sirena che avverte dei terremoti, fu realmente introdotta in quella forma a seguito del terremoto del 2011 e successive scosse di assestamento, ma se per un giapponese il riferimento è diretto, non è detto sia lo stesso per noi) non è una sorpresa che il film risulti in patria campione d'incassi anche più dei precedenti.
Certo il film resta pure sempre un fantasy con elementi sovrannaturali, qualche forzatura c'è da aspettarsela, Suzume e Sōta si innamorano un po' troppo rapidamente e l'elemento mistico sembra più funzionale a far procedere gli eventi che altro, ma questo accadeva anche negli altri film e anzi, forse era anche più accentuato. Suzume no Tojimari invece rispetto ai predecessori risulta più convincente come sceneggiatura, personaggi e scene divertenti, mantenendo stabile il livello tecnico che il regista è solito regalarci con gli splendidi fondali, animazioni e colonna sonora. Forse resta qualche dubbio sulla resa della CGI in alcune scene, ma siamo proprio a livello di sottigliezze. Decisamente quindi un film più che riuscito, che compie alcune scelte in controtendenza con i precedenti del regista, ma che probabilmente lo fa risultare decisamente più convincente e che non è un'eresia definire come il miglior film di Shinkai.
Certo il film resta pure sempre un fantasy con elementi sovrannaturali, qualche forzatura c'è da aspettarsela, Suzume e Sōta si innamorano un po' troppo rapidamente e l'elemento mistico sembra più funzionale a far procedere gli eventi che altro, ma questo accadeva anche negli altri film e anzi, forse era anche più accentuato. Suzume no Tojimari invece rispetto ai predecessori risulta più convincente come sceneggiatura, personaggi e scene divertenti, mantenendo stabile il livello tecnico che il regista è solito regalarci con gli splendidi fondali, animazioni e colonna sonora. Forse resta qualche dubbio sulla resa della CGI in alcune scene, ma siamo proprio a livello di sottigliezze. Decisamente quindi un film più che riuscito, che compie alcune scelte in controtendenza con i precedenti del regista, ma che probabilmente lo fa risultare decisamente più convincente e che non è un'eresia definire come il miglior film di Shinkai.
Pro
- Sceneggiatura tutto sommato semplice, ma finalmente convincente
- Un viaggio on the road che ci porta su e giù per tutto il Giappone
- Solita cura degli scenari a cui Shinkai ci ha abituato
- Colonna sonora intrisa di nostalgia e piena di J-Pop anni '80 (e Rouge no Dengon vince tutto)
- Il miglior film di Shinkai, punto
Contro
- Qualche forzatura di trama rimane sempre anche se meno accentuata rispetto ai film precedenti
- Anche se il film ha un taglio molto mainstream, alcuni riferimenti culturali non sono immediatissimi al di fuori del Giappone
- Per qualcuno potrebbe essere un difetto la minor centralità della storia romantica e la mancanza dei Radwimps come insert song (anche se probabilmente queste scelte giovano molto alla qualità generale)
… io lo attendo con grande aspettativa, sicuramente sarò al cinema il day 1
Ora ho un hype assurdo, spero arrivi presto da noi!
...e sperando che, la società di doppiaggio, sia la C.D. Cine Dubbing S.r.l.
Dopotutto sono dei professionisti in questo campo, che tengono lontano il sig. Gualtiero Cannarsi che infesta le sale di doppiaggio con i suoi discutibili adattamenti.
Dare un voto come 90 su 100 non è leggermente eccessivo considerando dei contro non del tutto indifferenti?
In realtà, quel finale è piaciuto anche a me, e nel suo insieme anche il film non mi era dispiaciuto.
Ma il problema di Weathering With You non è il finale.
Il problema è che è un Your Name con sombrero e baffi finti.
Quei contro probabilmente verranno valutati in un certo modo. Il voto è un qualcosa di simbolico in una recensione, l’importante è che si siano specificati i pro e i contro del prodotto, poi ognuno farà le proprie considerazioni.
Ma credo che sia uno dei problemi di Shinkai quello, "amore e distanza" in tutte le salse possibili che pare però essersi risolto con Suzume no Tojimari da quel si legge nella recensione.
Mi dispiace ogni volta vedere molti commenti critici negativi su Weathering With You riguardanti il finale che invece secondo me è finalmente un piccolo punto di svolta per la tematica del sacrificio senza se e senza ma che sembra totalitaria nella composizione artistica giapponese.
Proprio il caso di dire: mai dire mai...
Essendo fondamentalmente un fantasy (porte mistiche che causano disastri, personaggio trasformato in sedia) credo che alcune forzature per mandare avanti la trama siano innegabili (ma i due film precedenti erano peggiori in tal senso).
Il terzo punto è più un avvertimento a chi si aspetta e vorrebbe il "solito Shinkai". Non vi aspettate una rivoluzione, c'è tantissimo del "solito Shinkai", ma ho voluto puntare due esempi in cui il regista ha voluto compiere scelte diverse dal solito. Per me è addirittura un pro, ma capisco che può spiazzare alcune persone per cui ho ritenuto metterlo come sorta di warning.
Onestamente vorrei anche parlare di tanti altri dettagli (lo accenno nella recensione, ad esempio viene data molta importanza anche ai vari personaggi che i due incontrano lungo il viaggio), ma ora come ora preferisco tenermi più possibile sul vago in modo tale che ognuno possa godersi il film senza spoiler quando uscirà.
Sì. O almeno abbastanza per comprendere il film ^^;
Sono d'accordo a metà.
Mi ha sorpeso piacevolmente il "è giusto sacrificarsi", ma allo stesso tempo il film se ne frega completamente di mostrare qualsiasi rimorso o impatto negativo sui protagonisti per la loro scelta, che di fatto è presentata come se non avesse nessun peso.
Sostanzialmente hanno deciso di allagare mezzo mondo, ma né a loro né alla storia frega assolutamente niente. Vissero tutti felici e contenti (tranne per le migliaia se non milioni di morti e sfollati nel mondo, ma chissene frega).
Comunque pentitevi finché siete in tempo!
I segni dell'apocalisse ci sono tutti:
- Shito che mi dà ragione sulle copertine variant
- Zel a cui piace un film di Shinkai
Dopo il film dell'acqua avevo perso le speranze.
Ma che è? La bella e la bestia?
Ma alla fine dato che anche a te, come a me, piace viaggiare e scoprire i vari luoghi del Giappone in lungo e in largo anche fuori da rotte turistiche, penso che almeno su questo aspetto lo apprezzerai.
Nel pamphlet di presentazione Shinkai usa proprio questo termine. E d'altronde diversamente dagli altri film non ha una o due basi, ma è un vero e proprio viaggio lungo il paese in cui usano treni, navi e automobili.
No, non si tratta di quel riferimento. Anche qui direi che concettualmente siamo tanto vicini ad un altro film di Miyazaki, ma lascio scoprirlo a voi.
Non viene detto chi siano i genitori della protagonista, ma data la trama spero che non si tratti di
Chi è curioso o l'ha già visto può leggere questo articolo:
https://www.dimensionefumetto.it/suzume-no-tojimari-la-porta-sui-ricordi-di-makoto-shinkai/
Meno male che non sono troppo allergica agli spoiler, infatti dopo aver letto sono ancora più curiosa di vederlo!
Hai perfettamente ragione su primo punto, sicuramente viene lasciato tutto in sospeso senza una vera spiegazione sugli effetti, la parte tra parentesi invece leggermente fuori luogo, si ricollega tutto al discorso del "giusto sacrificio", per loro il mondo deve andare avanti con le conseguenze che lo hanno portato a quel punto, non è colpa loro e non sono loro a dover per forza trovare la soluzione "facile" a un problema difficile di cui 2 giovani sicuramente non hanno alcuna responsabilità, e non dovrebbero essere a caricarsene il peso e subirne le conseguenze. Però qui apriamo un più largo argomento che non penso proprio si potesse trattare nel film, e sopratutto negli ultimi pochi minuti.
Certo, avrei preferito anche io non un "rimorso" ma almeno qualcosa di più dettagliato o una presa di posizione più ferma e spiegata perlomeno, ma è gia tanto che si ha un film giapponese in cui il buono di turno non si sacrifica per il bene superiore, mi accontento e spero che in futuro sia trattato meglio.
Sono contento di sapere che siamo arrivati alla stessa conclusione: ovvero che siamo di fronte alla miglior opera della carriera di Makoto Shinkai.
L'analisi è molto più diretta rispetto alla mia recensione su quelle che sono le tematiche del film e fa un'analisi anche molto dettagliata sul significato del finale. Premetto di essere d'accordo al 100%, le tematiche e il significato del finale sono quelli, ma ho onestamente voluto evitare di spoilerare il finale mantenendomi sul vago anche sul significato del film per lo stesso motivo.
La sola cosa che trovo azzardata nell'articolo è l'accostamento Daijin-Kyubey che secondo me non ci sta troppo in quanto Daijin ha comunque una funzionalità diversa nel corso della trama. Inoltre penso che il parallelo con Kiki vada ben oltre Rounge no Dengon dato che letteralmente la crescita di Suzume e l'incontro lungo in Giappone con personaggi differenti, va proprio a ricalcare la crescita della streghetta.
Onestamente non ho trovato alcun indizio che possa far pensare una cosa del genere.
Ti ringrazio per le risposte.
Se io sento quell'espressione penso più ai libri di Kerouack o a certi road movie americani, ma penso Shinkai non intenda questo. Penso che Shinkai intendesse 'on the road' un po' da giapponesi, cioè mi sposto di qua e di là.
Cioè se facesse una variante giapponese di Little miss Sunshine, sarebbe tanta roba, ma da come ne parli non sembra quel tipo di film.
Per il riferimento alla bella e la bestia, era una battuta, penso che oltre ai gatti i suoi personaggi fossero sempre persone.
Purtroppo con Shinkai ho un rapporto conflittuale di amore-odio.
Meno male! In effetti nel trailer avevo visto un personaggio somigliante a Mitsuha, ma è normale che nelle opere di un autore ci siano protagonisti che si somigliano!
Da quello che si vede nel trailer (ho volutamente letto il riassunto del film molto, molto velocemente, in modo da dimenticare la storia anche molto prima che il film giunga qui in Italia) il paragone con Kyubey mi pare abbastanza azzeccato. A pelle il personaggio mi è antipatico, poi ovviamente bisogna vedere che ruolo avrà.
Voglio vederlo....
Ma poverini... perché ti piacerebbe? Il primo lieto fine di Shinkai non si tocca! : D
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