Ken il guerriero - Hokuto no Ken
“Ken, sei tu, fantastico guerriero,
sceso come un fulmine dal cielo.”
Serializzato in Giappone dal 1983 al 1988 sulla rivista Weekly Shōnen Jump dalla casa editrice Shūeisha ,“Hokuto no Ken”, meglio conosciuto in Italia col nome di “Ken il Guerriero”, è uno di quei manga che ha segnato in maniera inconfutabile il genere shounen, rendendone obbligatorio un confronto per chiunque, dagli anni ’80 in poi, abbia voluto cimentarsi con storie incentrate su questi due elementi cardine: arti marziali e botte da orbi. Oltre a ciò, l’opera di Buronson e Tetsuo Hara ha anche influenzato un’intera generazione di ragazzi, probabilmente anche ragazze, che in compagnia dei propri amici provavano a replicare le tecniche di Ken, colpendo i fantomatici punti di pressione ed esclamando “ti restano solo tre secondi di vita”. In Italia, grazie soprattutto alle serie televisive anime e alla leggendaria sigla scritta da Lucio Macchiarella citata sopra, le gesta di Kenshiro hanno goduto e continuano a godere di enorme fortuna, a riprova dell’immortalità di “Hokuto no Ken” e della sua leggenda.
Siamo alla fine del XX secolo. Il mondo intero è sconvolto dalle esplosioni atomiche. Sulla faccia della Terra, gli oceani sono scomparsi e le pianure hanno preso l'aspetto di desolati deserti. Tuttavia, la razza umana è sopravvissuta. Kenshiro è il successore della Divina Scuola di Hokuto, un'arte marziale letale e spietata, ed è considerato il salvatore della fine del mondo. Sul petto, porta sette cicatrici disposte secondo la costellazione dell'Orsa Maggiore. Attraverso la pressione degli tsubo, punti segreti di pressione disseminati sul corpo umano, Ken condanna i suoi avversari a una morte atroce, provocando l'esplosione dei loro corpi dall'interno. Egli va in cerca dell'amata Yuria, rapita dal crudele Shin, maestro della scuola di arti marziali di Nanto, da sempre rivale di Hokuto. Sul suo cammino, Ken incontra il ladruncolo Bat e una bambina muta, Rin, alla quale ridà la parola tramite la pressione di uno tsubo, e, in loro compagnia, intraprende un viaggio destinato a durare in eterno.
La storia di “Hokuto no Ken” vede il suo momento clou nello scontro definitivo tra Ken e Raoh, che si consuma a cavallo tra i volumi 15 e 16. Da lì in poi, inizia una nuova storia che, per quanto piacevole da leggere, non è minimamente paragonabile al capolavoro rappresentato dai primi sedici volumi. Il manga inizia un po’ in sordina, con alcuni numeri “autoconclusivi”, in cui risulta già chiara l’impostazione della storia e il carattere di Kenshiro, un guerriero con dei valori e dei principi, che segue il suo personale concetto di giustizia e patteggia sempre per i buoni. Il manga di Buronson, in sé, non ha molto di originale; ogni mini-saga segue una sorta di schema preimpostato: viaggio di breve durata – perché il male è sempre dietro l’angolo –, scontri vari con avversari minori e duello con il villain di turno di cui, solitamente, tramite un flashback, si racconta la sua personale storia, che riesce quasi sempre a redimerlo agli occhi del lettore. Ciò che rende speciale “Hokuto no Ken” nella sua interezza, è proprio Kenshiro, oltre ai suoi grandi antagonisti, Raoh su tutti. A differenza di ciò che si potrebbe credere ad un primo impatto, Ken è un uomo dal cuore buono, che odia i prepotenti e, nei loro confronti, mostra una spietatezza senza limiti. Nel suo atteggiamento e nel modo in cui sconfigge i suoi nemici, per manifesta superiorità, Ken è quello che oggi si potrebbe definire un autentico “chad”, ovvero qualcuno che è pienamente conscio dei propri mezzi e non ha timore a farne sfoggio. Ken non solo uccide i suoi nemici, esseri spietati e senza scrupoli, ma, il più delle volte, li umilia completamente e, in questo, si nota l’influenza che l’opera di Buronson ha esercitato su tanti manga successivi, in particolar modo su “Le Bizzarre Avventure di Jojo” di Hirohiko Araki. A suon di cazzotti, però, Ken costruisce anche dei nuovi legami, Rei ne è l’esempio più lampante, e rafforza i vecchi, imponendosi come protagonista duro e crudo per cui è impossibile non fare costantemente il tifo. Ma un grande protagonista non è nulla senza un altrettanto grande antagonista, incarnato dal fratello di Ken, Raoh, un personaggio dalle numerose sfaccettature e l’unico guerriero in grado di far dubitare il lettore della forza di Ken. Quando i due arrivano al duello finale, quello è il momento di climax maggiore dell’intera storia, costruita tutta per arrivare a quel singolo scontro e a quella “tavola finale” da brividi.
Tutto ciò che viene dopo, per quanto resti bello e scorrevole da leggere – il più delle tavole e delle vignette sono mazzate allo stato brado –, come dicevo poc'anzi, non è paragonabile in alcuna maniera alla serie precedente. Ken resta ovviamente come protagonista e baluardo della storia che, però, comincia a reggersi fin troppo su colpi di scena forzati e rivelazioni che sono paragonabili a delle vere e proprie retcon – nel corso di ogni volume praticamente viene scoperta l’esistenza di un fratello o un parente perduto dei personaggi della serie principale –. Privata dei suoi antagonisti e comprimari migliori, la storia perde la sua originale brillantezza, ma non il suo fascino. Le gesta di Ken restano piacevoli da leggere, perché il successore della Divina Scuola di Hokuto è sempre sé stesso, non scende mai a patti con i mutamenti del mondo, che è sì in continua evoluzione ma, in fin dei conti, non cambia mai veramente. Il male persiste in ogni epoca e, per estirparne le radici, serve un eroe come Ken, sempre in prima linea per difendere i più deboli e sconfiggere i cattivi, al fine di rendere il mondo un posto migliore. Se ci sia riuscito o meno, chiaramente, sta a voi scoprirlo, immergendovi a capofitto nella lettura di un manga che ha fatto la storia, merito anche dei disegni accurati e coinvolgenti di Tetsuo Hara, che non mi ha mai fatto penare nella lettura di un combattimento.
Con un’ultima personalissima riflessione vi accompagno verso la conclusione della recensione. Più di ogni altra cosa, credo che “Hokuto no Ken” sia un manga in cui viene data una certa rilevanza agli occhi. Nulla, nell’opera di Buronson e Tetsuo Hara, comunica nello stesso modo in cui riescono a farlo gli occhi. Spesso, infatti, nel corso della storia, si fa riferimento ad un sentimento che traspare dallo sguardo di Ken: la tristezza, da cui, secondo i suoi avversari, egli trarrebbe la sua forza. La tristezza che scaturisce dalla difficoltà della sua missione, se così vogliamo chiamarla, che prevede un contatto continuo con la morte, la quale colpisce indistintamente amici e nemici. La tristezza, quindi, si accompagna ad un’altra emozione: l’odio, quello che compare sul viso di Ken quando ha davanti a sé i criminali della peggior specie, senza i quali il mondo sarebbe un posto più vivibile. Ma negli occhi di Ken c’è spazio anche per i sentimenti positivi, su tutti l’amore, quello che prova nei confronti dei fratelli e della donna amata. Lo sguardo di Ken raccoglie tutti questi sentimenti e li comunica allo spettatore, senza il bisogno di futili parole. Questo, a mio avviso, è il vero capolavoro in cui è riuscito Buronson, il padre di “Ken il Guerriero”.
sceso come un fulmine dal cielo.”
Serializzato in Giappone dal 1983 al 1988 sulla rivista Weekly Shōnen Jump dalla casa editrice Shūeisha ,“Hokuto no Ken”, meglio conosciuto in Italia col nome di “Ken il Guerriero”, è uno di quei manga che ha segnato in maniera inconfutabile il genere shounen, rendendone obbligatorio un confronto per chiunque, dagli anni ’80 in poi, abbia voluto cimentarsi con storie incentrate su questi due elementi cardine: arti marziali e botte da orbi. Oltre a ciò, l’opera di Buronson e Tetsuo Hara ha anche influenzato un’intera generazione di ragazzi, probabilmente anche ragazze, che in compagnia dei propri amici provavano a replicare le tecniche di Ken, colpendo i fantomatici punti di pressione ed esclamando “ti restano solo tre secondi di vita”. In Italia, grazie soprattutto alle serie televisive anime e alla leggendaria sigla scritta da Lucio Macchiarella citata sopra, le gesta di Kenshiro hanno goduto e continuano a godere di enorme fortuna, a riprova dell’immortalità di “Hokuto no Ken” e della sua leggenda.
Siamo alla fine del XX secolo. Il mondo intero è sconvolto dalle esplosioni atomiche. Sulla faccia della Terra, gli oceani sono scomparsi e le pianure hanno preso l'aspetto di desolati deserti. Tuttavia, la razza umana è sopravvissuta. Kenshiro è il successore della Divina Scuola di Hokuto, un'arte marziale letale e spietata, ed è considerato il salvatore della fine del mondo. Sul petto, porta sette cicatrici disposte secondo la costellazione dell'Orsa Maggiore. Attraverso la pressione degli tsubo, punti segreti di pressione disseminati sul corpo umano, Ken condanna i suoi avversari a una morte atroce, provocando l'esplosione dei loro corpi dall'interno. Egli va in cerca dell'amata Yuria, rapita dal crudele Shin, maestro della scuola di arti marziali di Nanto, da sempre rivale di Hokuto. Sul suo cammino, Ken incontra il ladruncolo Bat e una bambina muta, Rin, alla quale ridà la parola tramite la pressione di uno tsubo, e, in loro compagnia, intraprende un viaggio destinato a durare in eterno.
La storia di “Hokuto no Ken” vede il suo momento clou nello scontro definitivo tra Ken e Raoh, che si consuma a cavallo tra i volumi 15 e 16. Da lì in poi, inizia una nuova storia che, per quanto piacevole da leggere, non è minimamente paragonabile al capolavoro rappresentato dai primi sedici volumi. Il manga inizia un po’ in sordina, con alcuni numeri “autoconclusivi”, in cui risulta già chiara l’impostazione della storia e il carattere di Kenshiro, un guerriero con dei valori e dei principi, che segue il suo personale concetto di giustizia e patteggia sempre per i buoni. Il manga di Buronson, in sé, non ha molto di originale; ogni mini-saga segue una sorta di schema preimpostato: viaggio di breve durata – perché il male è sempre dietro l’angolo –, scontri vari con avversari minori e duello con il villain di turno di cui, solitamente, tramite un flashback, si racconta la sua personale storia, che riesce quasi sempre a redimerlo agli occhi del lettore. Ciò che rende speciale “Hokuto no Ken” nella sua interezza, è proprio Kenshiro, oltre ai suoi grandi antagonisti, Raoh su tutti. A differenza di ciò che si potrebbe credere ad un primo impatto, Ken è un uomo dal cuore buono, che odia i prepotenti e, nei loro confronti, mostra una spietatezza senza limiti. Nel suo atteggiamento e nel modo in cui sconfigge i suoi nemici, per manifesta superiorità, Ken è quello che oggi si potrebbe definire un autentico “chad”, ovvero qualcuno che è pienamente conscio dei propri mezzi e non ha timore a farne sfoggio. Ken non solo uccide i suoi nemici, esseri spietati e senza scrupoli, ma, il più delle volte, li umilia completamente e, in questo, si nota l’influenza che l’opera di Buronson ha esercitato su tanti manga successivi, in particolar modo su “Le Bizzarre Avventure di Jojo” di Hirohiko Araki. A suon di cazzotti, però, Ken costruisce anche dei nuovi legami, Rei ne è l’esempio più lampante, e rafforza i vecchi, imponendosi come protagonista duro e crudo per cui è impossibile non fare costantemente il tifo. Ma un grande protagonista non è nulla senza un altrettanto grande antagonista, incarnato dal fratello di Ken, Raoh, un personaggio dalle numerose sfaccettature e l’unico guerriero in grado di far dubitare il lettore della forza di Ken. Quando i due arrivano al duello finale, quello è il momento di climax maggiore dell’intera storia, costruita tutta per arrivare a quel singolo scontro e a quella “tavola finale” da brividi.
Tutto ciò che viene dopo, per quanto resti bello e scorrevole da leggere – il più delle tavole e delle vignette sono mazzate allo stato brado –, come dicevo poc'anzi, non è paragonabile in alcuna maniera alla serie precedente. Ken resta ovviamente come protagonista e baluardo della storia che, però, comincia a reggersi fin troppo su colpi di scena forzati e rivelazioni che sono paragonabili a delle vere e proprie retcon – nel corso di ogni volume praticamente viene scoperta l’esistenza di un fratello o un parente perduto dei personaggi della serie principale –. Privata dei suoi antagonisti e comprimari migliori, la storia perde la sua originale brillantezza, ma non il suo fascino. Le gesta di Ken restano piacevoli da leggere, perché il successore della Divina Scuola di Hokuto è sempre sé stesso, non scende mai a patti con i mutamenti del mondo, che è sì in continua evoluzione ma, in fin dei conti, non cambia mai veramente. Il male persiste in ogni epoca e, per estirparne le radici, serve un eroe come Ken, sempre in prima linea per difendere i più deboli e sconfiggere i cattivi, al fine di rendere il mondo un posto migliore. Se ci sia riuscito o meno, chiaramente, sta a voi scoprirlo, immergendovi a capofitto nella lettura di un manga che ha fatto la storia, merito anche dei disegni accurati e coinvolgenti di Tetsuo Hara, che non mi ha mai fatto penare nella lettura di un combattimento.
Con un’ultima personalissima riflessione vi accompagno verso la conclusione della recensione. Più di ogni altra cosa, credo che “Hokuto no Ken” sia un manga in cui viene data una certa rilevanza agli occhi. Nulla, nell’opera di Buronson e Tetsuo Hara, comunica nello stesso modo in cui riescono a farlo gli occhi. Spesso, infatti, nel corso della storia, si fa riferimento ad un sentimento che traspare dallo sguardo di Ken: la tristezza, da cui, secondo i suoi avversari, egli trarrebbe la sua forza. La tristezza che scaturisce dalla difficoltà della sua missione, se così vogliamo chiamarla, che prevede un contatto continuo con la morte, la quale colpisce indistintamente amici e nemici. La tristezza, quindi, si accompagna ad un’altra emozione: l’odio, quello che compare sul viso di Ken quando ha davanti a sé i criminali della peggior specie, senza i quali il mondo sarebbe un posto più vivibile. Ma negli occhi di Ken c’è spazio anche per i sentimenti positivi, su tutti l’amore, quello che prova nei confronti dei fratelli e della donna amata. Lo sguardo di Ken raccoglie tutti questi sentimenti e li comunica allo spettatore, senza il bisogno di futili parole. Questo, a mio avviso, è il vero capolavoro in cui è riuscito Buronson, il padre di “Ken il Guerriero”.
Il manga di oggi è leggenda. “Ken il guerriero”.
Vorrei precisare una cosa prima di recensire quest'opera: tenterò il più possibile di essere oggettivo e di non lasciarmi guidare dall'attaccamento a questo manga, che ammetto adorare.
In seguito ad una catastrofe nucleare tutto il mondo versa in uno stato di arida desolazione e l'umanità sembra essere regredita ad un'epoca non civilizzata e ricca di violenza. In queste immense distese di deserto l'acqua è diventata un bene fondamentale per poter coltivare i campi, e quindi attorno ad essa verranno costruiti villaggi e piccole città, ciò porterà spesso alle rappresaglie di predoni che avvalendosi della legge del più forte, saccheggeranno, schiavizzeranno e uccideranno gli abitanti locali. A emergere, come un fascio di luce nell'oscurità, si erge Kenshiro che si batterà per liberare le poveri genti sul suo cammino dagli oppressori, riportando ordine in un mondo di caos.
I disegni sono buoni (oserei dire fantastici se considerassimo gli standard dell'epoca) e credo che senza dubbio sia stato questo uno dei principali fattori che ha reso famoso questo manga. Il tratto grezzo e ruvido di alcune tavole si sposerà bene con l'aria post apocalittica alla Mad Max. Altra particolarità artistica dell'opera saranno alcuni personaggi estremamente muscolosi ed in alcuni casi con un'anatomia scombussolata.
Le tematiche affrontate sono principalmente la violenza umana e il piacere che alcuni individui traggono da essa, il genocidio e la schiavitù.
I personaggi di quest'opera (qui il tasto è dolentissimo) non hanno un carattere ben delineato, ad esempio il nostro protagonista non avrà mai delle riflessioni interne o confronti. Il nostro eroe è freddo, schematico, calmo ed impassibile, Ken farà sempre la cosa giusta combattendo con il cattivo di turno e salvando il debole, Raoul sarà il classico tiranno dispotico che basa tutto sulla forza e sull'oppressione del più debole, Toki è un personaggio buono e caritatevole che s'immolerà più volte per salvare il più debole ecc ecc.
Altro punto in sfavore è la trama che è molto ripetitiva, Ken andrà in un villaggio troverà il cattivo di turno che ucciderà con una tecnica della sacra scuola di Hokuto. Ken si dirige verso un altro villaggio dove incontrerà un altro prepotente che si assicurerà faccia una brutta fine, e così via fino ad incontrare quei pochi personaggi che realmente potranno combattere alla pari con lui. Questo è dovuto principalmente perché Ken è fuori scala, la maggior parte dei suoi nemici non lo impensieriscono minimamente rendendoli quasi una trama di contorno.
Cercate di capirmi quando dico che anche i personaggi di contorno servono, ma se calcolate che l'opera dura 27 volumi comprenderete quanto sia dilatata l'avventura di Ken.
In conclusione, quest'opera non la reputo (oggettivamente parlando) un capolavoro come molti la considerano, la trama è molto schematica e ripetitiva ed è questa la grande pecca di quest'opera. Ciò nonostante, Ken il guerriero rimane un cult del genere che grazie anche allo stile grafico ed alla violenza dei combattimenti ha fatto da "scuola" per buona parte dei manga e mangaka futuri.
Solo per quest'ultimo punto mi sento di dover dire un grazie a quest'opera.
Vorrei precisare una cosa prima di recensire quest'opera: tenterò il più possibile di essere oggettivo e di non lasciarmi guidare dall'attaccamento a questo manga, che ammetto adorare.
In seguito ad una catastrofe nucleare tutto il mondo versa in uno stato di arida desolazione e l'umanità sembra essere regredita ad un'epoca non civilizzata e ricca di violenza. In queste immense distese di deserto l'acqua è diventata un bene fondamentale per poter coltivare i campi, e quindi attorno ad essa verranno costruiti villaggi e piccole città, ciò porterà spesso alle rappresaglie di predoni che avvalendosi della legge del più forte, saccheggeranno, schiavizzeranno e uccideranno gli abitanti locali. A emergere, come un fascio di luce nell'oscurità, si erge Kenshiro che si batterà per liberare le poveri genti sul suo cammino dagli oppressori, riportando ordine in un mondo di caos.
I disegni sono buoni (oserei dire fantastici se considerassimo gli standard dell'epoca) e credo che senza dubbio sia stato questo uno dei principali fattori che ha reso famoso questo manga. Il tratto grezzo e ruvido di alcune tavole si sposerà bene con l'aria post apocalittica alla Mad Max. Altra particolarità artistica dell'opera saranno alcuni personaggi estremamente muscolosi ed in alcuni casi con un'anatomia scombussolata.
Le tematiche affrontate sono principalmente la violenza umana e il piacere che alcuni individui traggono da essa, il genocidio e la schiavitù.
I personaggi di quest'opera (qui il tasto è dolentissimo) non hanno un carattere ben delineato, ad esempio il nostro protagonista non avrà mai delle riflessioni interne o confronti. Il nostro eroe è freddo, schematico, calmo ed impassibile, Ken farà sempre la cosa giusta combattendo con il cattivo di turno e salvando il debole, Raoul sarà il classico tiranno dispotico che basa tutto sulla forza e sull'oppressione del più debole, Toki è un personaggio buono e caritatevole che s'immolerà più volte per salvare il più debole ecc ecc.
Altro punto in sfavore è la trama che è molto ripetitiva, Ken andrà in un villaggio troverà il cattivo di turno che ucciderà con una tecnica della sacra scuola di Hokuto. Ken si dirige verso un altro villaggio dove incontrerà un altro prepotente che si assicurerà faccia una brutta fine, e così via fino ad incontrare quei pochi personaggi che realmente potranno combattere alla pari con lui. Questo è dovuto principalmente perché Ken è fuori scala, la maggior parte dei suoi nemici non lo impensieriscono minimamente rendendoli quasi una trama di contorno.
Cercate di capirmi quando dico che anche i personaggi di contorno servono, ma se calcolate che l'opera dura 27 volumi comprenderete quanto sia dilatata l'avventura di Ken.
In conclusione, quest'opera non la reputo (oggettivamente parlando) un capolavoro come molti la considerano, la trama è molto schematica e ripetitiva ed è questa la grande pecca di quest'opera. Ciò nonostante, Ken il guerriero rimane un cult del genere che grazie anche allo stile grafico ed alla violenza dei combattimenti ha fatto da "scuola" per buona parte dei manga e mangaka futuri.
Solo per quest'ultimo punto mi sento di dover dire un grazie a quest'opera.
"Ken il guerriero" (Hokuto no Ken) è un manga serializzato negli anni '80 sulla famosa rivista Weekly Shonen Jump. La serie, forte anche di un iconico adattamento animato, ha ben presto ottenuto un successo mondiale. Ancora oggi, a più di 35 anni dall'esordio, continuano ad essere prodotte opere come prequel e spin-off ambientate in tale universo narrativo, contribuendo ad alimentarne la fama.
Il protagonista è Kenshiro, successore della divina scuola di Hokuto, definita come la più potente scuola di arti marziali esistente. L'ambientazione è in un mondo post-atomico con tutte le conseguenze del caso, in cui la gente si è raccolta in piccoli villaggi, sopraffatta dalla bruta potenza degli uomini malvagi. Il destino guiderà Ken in un lungo viaggio, simbolo di luce e speranza per i più deboli, dapprima motivato dall'amore verso la perduta amata, e in seguito dalla consapevolezza di Kenshiro di essere l'unico uomo sulla terra a poter invertire le sorti di quest'epoca segnata dall'odio e dalla disperazione. Nel corso del viaggio incontreremo rivali temibili, diverse scuole di arti marziali, fra cui spicca l'altra faccia della medaglia di Hokuto, ovvero Nanto e una lotta fratricida che diviene, in seguito, la trama portante dell'intera serie. Diversi saranno i personaggi carismatici, con un forte dualismo bene/male che determinerà le loro azioni.
La serie è ricolma di insegnamenti morali, in cui la figura dell'eroe pronto a dare tutto per amore, viene quasi mitizzata. Tutto questo, a distanza di molti anni, potrebbe far pensare a "Ken il guerriero" come un semplice classico da leggere per cultura personale, lontano dal donare quello spunto in più al lettore. Tutt'altro. Ken resta attualissimo, profondo e con diverse chiavi di lettura. La serie è costellata da un forte simbolismo che contribuisce alla creazione di un'atmosfera degna dei racconti dell'epos occidentale, in cui il protagonista si erge a rappresentante della divinità sulla terra. L'edizione italiana ha visto Ken passare fra le mani di diverse case editrici: Granata press, Star Comics, poi D/visual e infine Planet Manga. La più facile da trovare, unica in mio possesso, è quella di Planet Manga, composta dai canonici 27 volumi in formato Tankobon, continuamente ristampata. In definitiva consiglio l'acquisto sia ai neofiti del mondo di Kenshiro, sia a chi abbia già visto la serie animata, in quanto gli ultimi tre volumi circa del manga, contenenti il vero finale, non sono mai stati adattati in anime.
Il protagonista è Kenshiro, successore della divina scuola di Hokuto, definita come la più potente scuola di arti marziali esistente. L'ambientazione è in un mondo post-atomico con tutte le conseguenze del caso, in cui la gente si è raccolta in piccoli villaggi, sopraffatta dalla bruta potenza degli uomini malvagi. Il destino guiderà Ken in un lungo viaggio, simbolo di luce e speranza per i più deboli, dapprima motivato dall'amore verso la perduta amata, e in seguito dalla consapevolezza di Kenshiro di essere l'unico uomo sulla terra a poter invertire le sorti di quest'epoca segnata dall'odio e dalla disperazione. Nel corso del viaggio incontreremo rivali temibili, diverse scuole di arti marziali, fra cui spicca l'altra faccia della medaglia di Hokuto, ovvero Nanto e una lotta fratricida che diviene, in seguito, la trama portante dell'intera serie. Diversi saranno i personaggi carismatici, con un forte dualismo bene/male che determinerà le loro azioni.
La serie è ricolma di insegnamenti morali, in cui la figura dell'eroe pronto a dare tutto per amore, viene quasi mitizzata. Tutto questo, a distanza di molti anni, potrebbe far pensare a "Ken il guerriero" come un semplice classico da leggere per cultura personale, lontano dal donare quello spunto in più al lettore. Tutt'altro. Ken resta attualissimo, profondo e con diverse chiavi di lettura. La serie è costellata da un forte simbolismo che contribuisce alla creazione di un'atmosfera degna dei racconti dell'epos occidentale, in cui il protagonista si erge a rappresentante della divinità sulla terra. L'edizione italiana ha visto Ken passare fra le mani di diverse case editrici: Granata press, Star Comics, poi D/visual e infine Planet Manga. La più facile da trovare, unica in mio possesso, è quella di Planet Manga, composta dai canonici 27 volumi in formato Tankobon, continuamente ristampata. In definitiva consiglio l'acquisto sia ai neofiti del mondo di Kenshiro, sia a chi abbia già visto la serie animata, in quanto gli ultimi tre volumi circa del manga, contenenti il vero finale, non sono mai stati adattati in anime.
Manga di enorme successo che ebbi modo di leggere per intero nella prima versione italiana edita da Granata Press a partire dal 91/92 sulla rivista Zero, di cui dovrei possedere ancora il numero 1, e poi in volumetti tascabili. All'epoca sembrava che solo grazie a questo titolo (ed in parte al manga di Saint Seiya) la casa editrice riuscisse ad arrivare a fine mese.
Il manga fu ideato da Tetsuo Hara che fu in seguito affiancato da "Bronson" per la sceneggiatura. Tutti quelli della mia generazione conoscono le vicende del maestro della scuola di arti marziali in grado di far esplodere il corpo umano colpendo gli tsubo.
L'opera si segnala per il tratto ultra dettagliato con cui l'autore disegna i personaggi della storia, che assomigliano a possenti wrestler che combattono sul ring. Purtroppo il dettaglio e la cura con cui vengono disegnati i personaggi, spesso ritratti in pose plastiche che ricordano i body builders, e' inversamente proporzionale al livello di profondita psicologica degli stessi, che rasenta in pratica lo zero. La distinzione tra il bene e il male e' alquanto netta, e spesso gli antagonisti principali subiranno una redenzione quasi manzoniana in punto di morte. Il protagonista Ken, che in tutta la serie di volumetti sorride forse solo in un paio di vignette, e' mosso inizialmente da un sentimento di vendetta nei confronti del vecchio amico che gli ha fregato la ragazza e lo ha sfregiato sul petto deridendo l'arte che egli difende. In seguito Ken si battera' per mantenere la leadership della scuola di cui e' stato eletto unico successore. Tuttavia la sua psicologia viene caratterizzata come uno scaldabagno, i suoi pensieri emozioni passioni e ossessioni sono praticamente assenti ed agisce costantemente come un robot. Troppo poco, e a causa di una trama allungata all'inverosimile il fumetto diviene via via ripetitivo a partire dalla morte di Toki, con il riproporsi ciclico della stessa trama sotto nuove forme e con personaggi clone, piu' volte. In sintesi si puo dire che la storia e' avvincente nella prima parte, fino alla morte di Toki, accettabile fino alla morte di raul, e insulsa in seguito. Dopo la morte del Re di Hokuto il manga si trascina stancamente ma Ken, pur se piu' avanti con l'eta, non cambiera mai di una virgola fino ad arrivare ad un finale che vale zero in confronto alla lunghezza totale della pubblicazione. La sceneggiatura e' semplice ma efficace soprattutto nel dare dinamicita' ai combattimenti che sono spesso inframezzati di pose plastiche e spiegoni. I dialoghi sono insulsi e praticamente inutili, perche' come gia detto i personaggi mancano di personalita ben distinte. Inoltre man mano che la storia va avanti la continuity va completamente a farsi benedire in piu' occasioni.
Il tratto di Hara invece diventa sempre piu dettagliato, anche se cosi' si appesantisce un pochino.
Ken il guerriero ha un po' segnato la mia adolescenza, ed e' a maschi adolescenti che si rivolge. E' in grado di trasmettere, sebbene in maniera vaga, l importanza dell'etica e della coerenza morale alla base delle arti marziali. Non e' assolutamente esente da pecche, anzi ne ha tante, ma si puo' far apprezzare dal suo target almeno nella prima parte.
Il manga fu ideato da Tetsuo Hara che fu in seguito affiancato da "Bronson" per la sceneggiatura. Tutti quelli della mia generazione conoscono le vicende del maestro della scuola di arti marziali in grado di far esplodere il corpo umano colpendo gli tsubo.
L'opera si segnala per il tratto ultra dettagliato con cui l'autore disegna i personaggi della storia, che assomigliano a possenti wrestler che combattono sul ring. Purtroppo il dettaglio e la cura con cui vengono disegnati i personaggi, spesso ritratti in pose plastiche che ricordano i body builders, e' inversamente proporzionale al livello di profondita psicologica degli stessi, che rasenta in pratica lo zero. La distinzione tra il bene e il male e' alquanto netta, e spesso gli antagonisti principali subiranno una redenzione quasi manzoniana in punto di morte. Il protagonista Ken, che in tutta la serie di volumetti sorride forse solo in un paio di vignette, e' mosso inizialmente da un sentimento di vendetta nei confronti del vecchio amico che gli ha fregato la ragazza e lo ha sfregiato sul petto deridendo l'arte che egli difende. In seguito Ken si battera' per mantenere la leadership della scuola di cui e' stato eletto unico successore. Tuttavia la sua psicologia viene caratterizzata come uno scaldabagno, i suoi pensieri emozioni passioni e ossessioni sono praticamente assenti ed agisce costantemente come un robot. Troppo poco, e a causa di una trama allungata all'inverosimile il fumetto diviene via via ripetitivo a partire dalla morte di Toki, con il riproporsi ciclico della stessa trama sotto nuove forme e con personaggi clone, piu' volte. In sintesi si puo dire che la storia e' avvincente nella prima parte, fino alla morte di Toki, accettabile fino alla morte di raul, e insulsa in seguito. Dopo la morte del Re di Hokuto il manga si trascina stancamente ma Ken, pur se piu' avanti con l'eta, non cambiera mai di una virgola fino ad arrivare ad un finale che vale zero in confronto alla lunghezza totale della pubblicazione. La sceneggiatura e' semplice ma efficace soprattutto nel dare dinamicita' ai combattimenti che sono spesso inframezzati di pose plastiche e spiegoni. I dialoghi sono insulsi e praticamente inutili, perche' come gia detto i personaggi mancano di personalita ben distinte. Inoltre man mano che la storia va avanti la continuity va completamente a farsi benedire in piu' occasioni.
Il tratto di Hara invece diventa sempre piu dettagliato, anche se cosi' si appesantisce un pochino.
Ken il guerriero ha un po' segnato la mia adolescenza, ed e' a maschi adolescenti che si rivolge. E' in grado di trasmettere, sebbene in maniera vaga, l importanza dell'etica e della coerenza morale alla base delle arti marziali. Non e' assolutamente esente da pecche, anzi ne ha tante, ma si puo' far apprezzare dal suo target almeno nella prima parte.
Raccontare "Ken" per me significa riportare alla luce ricordi lontani. Far riaffiorare esperienze remote che hanno rivoluzionato radicalmente la mia visione esperienziale sul fumetto e l'animazione giapponese. "Ken" è la forza di non mollare mai, la voglia di credere nel prossimo, anche nei momenti più disperati, ma anche il terrore più profondo, un amore non corrisposto e il dolore più lancinante che attanaglia il cuore umano. In questo capolavoro c'è un mondo intero... una delle opere che più di tutte riesce a raccontare lo spirito dell'uomo, senza giri di parole, senza tranelli ma parlando direttamente al nostro cuore. La vera forza di Buronson è insita nella stesura dei suoi personaggi: tormentati, ricchi di sfaccettature e, soprattutto, tridimensionali. Il confine tra santi e diavoli è molto labile e spesso la verità porta alla luce esperienze traumatiche capaci di generare percorsi di vita colmi di violenza. Una brutalità come segno di debolezza, che nasce da un animo fragile o anche da quello più forte che reprime i suoi sentimenti per un fine più alto. I disegni di Tetsuo Hara si adattano come una seconda pelle all'impronta psicologica che cerca di esprimere Buronson. Non ricordo dei personaggi così espressivi... le emozioni traboccano come un fiume in piena attraverso i loro occhi e i lineamenti del loro viso. I combattimenti sono epici, mai stucchevoli e soprattutto ben definiti. Il lettore riesce a seguire passo dopo passo ogni singolo frammento della tecnica utilizzata che contraddistingue ogni esponente delle sacre scuole che affollano l'universo di "Ken il guerriero". Non fermatevi dunque ad una lettura superficiale di quest'opera d'arte. Chi ci vede solo violenza gratuita e scazzottate tra bulli allora non ha colto minimamente il messaggio di questo manga o, semplicemente, non lo ha proprio letto. "Ken" va letto e riletto e riletto e riletto... e ogni volta vi farà emozionare come se fosse la prima.
La mia premessa alla lettura di questo manga e al suo commento è quella di correre nel primo negozio di dvd della vostra città e comprare la trilogia di Mad Max diretta negli anni 80 da George Miller.
Questa è la base da cui Tetsuo Hara e Bronson si sono ispirati per la realizzazione di questo capolavoro made in Japan, la cui mancata visione non può che rendere il quadro di insieme incompleto.
4 ore dopo...
Perfetto ora che il vostro background è finalmente completo possiamo analizzare Hokuto no Ken nel dettaglio.
Una netta distinzione appare evidente a livello di trama tra la prima parte, che arriva allo scontro memorabile tra Ken e il fratello adottivo Raoul, e la seconda ambientata sull'isola dei demoni dopo un lungo salto temporale.
Per quel che concerne la prima metà, da cui poi è stata tratta la prima stagione dell'anime, trovo in essa, lasciatemelo dire, la perfezione.
Personaggi caratterizzati ad opera d'arte dagli autori che con uno stile grafico innovativo e molto caratteristico portano avanti una storia di amore, odio e violenza.
Un mondo oramai devastato in cui la solidarietà si è persa a favore della legge del più forte, ma dove Ken quasi come un profeta sembra riaccendere la speranza nei cuori dei superstiti, sconfiggendo le bande di malintenzionati alla ricerca della amata Julia.
Un Ken che in questo incarna perfettamente il personaggio di Mad Max, desideroso di portare giustizia per la scomparsa dei suoi cari.
Combattimenti e scene memorabili che ancora oggi riescono a farmi venire la pelle d'oca, intrise di quei sentimenti tanto umani che per tutta l'opera vengono decantati e esplorati dagli autori.
Un pathos crescente fino allo scontro tra fratelli che conclude il primo arco narrativo con un voto che non potrebbe essere meno di 10 (con lode).
Veniamo or però al secondo arco narrativo, ovvero quello post salto temporale, nel quale non posso che notare troppa ripetitività.
Questa seconda metà sembra infatti copiare la prima a tavolino, sviluppando elementi di novità scarsamente interessanti.
I co-protagonisti a cui ci eravamo tanto affezionati cambiano volto e lascian spazio a combattimenti sempre più centrali vista la trama tanto più inconsistente della prima. Piacevole comunque la lettura, sebbene non confrontabile alla prima metà, alla quale no posso dare quindi più di 7.
Tirando una media credo che un 9 totale sia in grado di descrivere bene questo manga la cui lettura ribadisco deve essere svolta da qualsiasi lettore di manga, neofita o meno. Una lettura "senza tempo" che rimarrà senza dubbio immortale.
Questa è la base da cui Tetsuo Hara e Bronson si sono ispirati per la realizzazione di questo capolavoro made in Japan, la cui mancata visione non può che rendere il quadro di insieme incompleto.
4 ore dopo...
Perfetto ora che il vostro background è finalmente completo possiamo analizzare Hokuto no Ken nel dettaglio.
Una netta distinzione appare evidente a livello di trama tra la prima parte, che arriva allo scontro memorabile tra Ken e il fratello adottivo Raoul, e la seconda ambientata sull'isola dei demoni dopo un lungo salto temporale.
Per quel che concerne la prima metà, da cui poi è stata tratta la prima stagione dell'anime, trovo in essa, lasciatemelo dire, la perfezione.
Personaggi caratterizzati ad opera d'arte dagli autori che con uno stile grafico innovativo e molto caratteristico portano avanti una storia di amore, odio e violenza.
Un mondo oramai devastato in cui la solidarietà si è persa a favore della legge del più forte, ma dove Ken quasi come un profeta sembra riaccendere la speranza nei cuori dei superstiti, sconfiggendo le bande di malintenzionati alla ricerca della amata Julia.
Un Ken che in questo incarna perfettamente il personaggio di Mad Max, desideroso di portare giustizia per la scomparsa dei suoi cari.
Combattimenti e scene memorabili che ancora oggi riescono a farmi venire la pelle d'oca, intrise di quei sentimenti tanto umani che per tutta l'opera vengono decantati e esplorati dagli autori.
Un pathos crescente fino allo scontro tra fratelli che conclude il primo arco narrativo con un voto che non potrebbe essere meno di 10 (con lode).
Veniamo or però al secondo arco narrativo, ovvero quello post salto temporale, nel quale non posso che notare troppa ripetitività.
Questa seconda metà sembra infatti copiare la prima a tavolino, sviluppando elementi di novità scarsamente interessanti.
I co-protagonisti a cui ci eravamo tanto affezionati cambiano volto e lascian spazio a combattimenti sempre più centrali vista la trama tanto più inconsistente della prima. Piacevole comunque la lettura, sebbene non confrontabile alla prima metà, alla quale no posso dare quindi più di 7.
Tirando una media credo che un 9 totale sia in grado di descrivere bene questo manga la cui lettura ribadisco deve essere svolta da qualsiasi lettore di manga, neofita o meno. Una lettura "senza tempo" che rimarrà senza dubbio immortale.
Ad uno come me, cresciuto guardando gli episodi di "Ken il guerriero" fin dalla più tenera età e leggendo poi il manga una volta grande, scrivere questa recensione crea un po' d'ansia da prestazione.
Partiamo dal presupposto che l'opera, scritta dal grandissimo Buronson e disegnata da Tetsuo Hara, ha rappresentato per un bel pezzo una vera e propria bibbia per più di una generazione di adolescenti e non.
"Ken il guerriero" non è solamente la storia di un ragazzo che si batte contro le ingiustizie del mondo, è una vera e propria epopea; un viaggio lunghissimo intrapreso da una persona dilaniata dal dolore, che invece di riversare la propria frustrazione sul prossimo, facendo valere la propria forza, decide di soccorrerlo donandogli la sua stessa esistenza.
Kenshiro è il protagonista della storia, ultimo successore dell'arte marziale chiamata "Divina scuola di Hokuto"; una tecnica devastante che gli conferisce una potenza senza pari.
Un mondo devastato dall'ultimo conflitto nucleare, completamente desertico e nel quale sono scomparse la quasi totalità delle specie vegetali ed animali, fa da sfondo alle gesta del nostro eroe.
Egli ci dimostrerà che, in un epoca in cui violenza e sopraffazione dei deboli sono la regola, c'è ancora spazio per i valori umani.
Durante il suo lunghissimo cammino, Ken sarà costantemente accompagnato da due bambini/ragazzi, Lynn e Bart. La prima, nonostante abbia visto uccidere i propri genitori, è l'incarnazione della pietà, il secondo è il classico furbetto cui suo malgrado la vita ha insegnato a cavarsela in ogni situazione. Bart, anche se ancora piccolo, ha imparato sulla sua pelle le regole fondamentali per sopravvivere e cerca di approfittare di ogni situazione per il proprio tornaconto, ma saranno i suoi compagni ad indicargli la rotta giusta.
La demarcazione tra bene e male è profondissima, ciononostante i nemici principali con i quali Ken incrocerà i pugni non sono del tutto malvagi, anzi, quasi sempre è estremamente marcata in essi una componente positiva.
Soprattutto, ognuno ha una sua precisa collocazione all'interno di un più ampio disegno divino e per questo indispensabile alla creazione di un mondo migliore. Come a voler dire: il male esiste ed è necessario affinché il bene possa compiersi.
Quasi sempre il cattivo di turno, che appare inizialmente spietato, messo con le spalle al muro, rivela tutta la propria umanità ed una necessità d'amore prima insospettabili.
I personaggi del resto sono la vera chiave di lettura di questo manga. Ognuno condizionato dalla propria stella e quindi con un destino che man mano si esplicita; ognuno profondamente caratterizzato.
Ken è senza dubbio uno dei protagonisti più carismatici di sempre. La sua bontà è unicamente indirizzata verso i deboli, mentre nei confronti dei malvagi non mostra la minima pietà. Contrariamente alle sue straordinarie capacita, ciò lo rende decisamente umano, incrementando ancor più l'immedesimazione del lettore.
Lynn e Giulia sono due soli attorno a cui ruotano tutte le altre stelle. Sono sicuramente i personaggi più "potenti" dell'intera storia, in quanto è solo grazie ad esse che il disegno divino può compiersi e solo in funzione di esse tutte le altre stelle si muovono.
Toki, uno dei fratelli di Kenshiro, che è una sorta di rivisitazione della figura di Gesù. Dedica la sua intera esistenza, e la stupefacente padronanza nella tecnica di Hokuto, per alleviare le sofferenze dei malati e dei bisognosi. Sarà una delle figure principali alle quali Ken si ispirerà per indirizzare il proprio cammino.
Dovrei citare ogni personaggio per dare un'idea dell'importanza che riveste all'interno della storia, ma la recensione diventerebbe un'enciclopedia. Mi limito solamente a citare quelli determinanti e per ultimo non posso non parlare di Raoul, il fratello maggiore di Kenshiro.
Una caratterizzazione tra le più sfaccettate, intense, indecifrabili del mondo dei manga.
Raoul ci viene descritto come il dominatore; colui che per conquistare il cielo sottomette il mondo intero, facendolo precipitare nel terrore, ma riuscendo al contempo a dominare il caos. Dotato di smisurata ambizione e di una forza mostruosa, scopriremo quanto sia necessaria la sua figura e quanto triste il suo destino.
Una componente più volte approfondita durante la narrazione è l'importanza e la "forza" dei più piccoli e non è un caso se il nostro eroe viene salvato proprio da un bambino.
Questo è un altro nodo fondamentale della saga di Kenshiro che, per quanto forte, viene soccorso e aiutato in più di un'occasione. L'importanza che riveste viene infatti avvertita dalla gente, che attende speranzosa un salvatore capace di liberarla dal terrore.
Se "Ken il guerriero" si fermasse a questo, sarebbe certamente un capolavoro; purtroppo così non è.
Il primo limite è rappresentato dalla struttura narrativa con la quale Buronson ha deciso di impostare l'opera. Schematizzandola appare sempre in questo modo: Ken vaga per le lande solitarie, ammazza un po di cattivelli, arriva al cattivone con il quale si scontra, il cattivone ricorda il suo passato a causa del quale è diventato malvagio, ken lo ammazza.
A questo si aggiunge l'aggravante che le digressioni, con le quali si rappresentano i ricordi del "delinquente" di turno, spesso rallentano il ritmo narrativo.
Fortunatamente la routine ogni tanto si spezza, donandoci alcuni dei momenti migliori di questo manga.
Altro problema, che va evidenziandosi con il progredire della trama, è la retorica di alcuni passaggi. Da quando il protagonista giunge nella terra degli Shura, tale limite raggiunge il suo apice. Il conflitto eterno tra bene e male, amore e odio, viene pomposamente sviscerato, lasciando a volte un po' perplessi.
Purtroppo, da questo momento, si ha un generale decadimento dell'opera, nella quale si cerca a tutti i costi il colpo di scena e si inventano tecniche di combattimento talmente surreali da far apparire credibilissime quelle viste sinora.
Inoltre i legami di parentela con nuovi e vecchi personaggi creano un "ingarbugliamento" tale da far desistere il lettore da qualsiasi tentativo di razionalizzazione cronologica.
Tutte queste mancanze non fanno che peggiorare una volta che Kenshiro lascia la terra degli Shura. In questo frangente, poi, i colpi della divina scuola di Hokuto sono un tantino inflazionati, visto che più di una persona "non qualificata" ne fa uso.
Tirando le somme "Ken il guerriero" è un manga che, nonostante alcune pecche più o meno gravi, dimostra una maturità di argomenti decisamente superiore alla media degli shonen.
Moltissimi storceranno il naso, soprattutto chi è dell'avviso che "porgere l'altra guancia" è sempre la soluzione più consona, ma ritengo quest'opera tra le più educative che abbia mai letto. Dopo tanti anni e innumerevoli letture continuo a pensarlo.
Diciamo che, leggendo questo fumetto, si è portati a scegliere da che parte stare. Sacrificarsi per gli altri, approfittare della propria superiorità, fare del male al prossimo, soccorrere i più deboli e i meno fortunati. Sono tutti i concetti che vengono valutati, discussi, approfonditi e inculcati prepotentemente nella mente del lettore e che portano inevitabilmente ad una scelta. In linea di massima, se si è capaci di comprendere il messaggio dell'autore e non si hanno particolari tendenze omicide, il giovane lettore dovrebbe essere portato a scegliere la stessa strada del protagonista.
Del resto i tre concetti fondamentali, che costituiscono le fondamenta ideologiche di "Ken il guerriero", sono l'amore, il sacrificio ed il senso del dovere.
I disegni sono all'inizio ottimi, alla fine strepitosi. I combattimenti sono resi in modo superbo, così come le emozioni esternate dai personaggi. Solo il volto di Ken, sul finire dell'opera, lascia un po a desiderare. Se inizialmente è la fotocopia del mitico Bruce Lee, e dopo il combattimento finale con Raoul è identico a Sylvester Stallone, sul finire dell'opera sembra un attore Hollywoodiano di mezza età dopo un paio di lifting .
L'edizione della Star Comics in mio possesso è il solito libricino, abbastanza squallido e senza sovraccoperta, che la casa editrice propinava ai lettori sul finire degli anni '90. Considerando che all'epoca il prezzo era di lire 5000, la qualità era decisamente scadente. I nomi utilizzati, come si intuisce dalla recensione, sono quelli della serie animata in onda negli anni '90.
Partiamo dal presupposto che l'opera, scritta dal grandissimo Buronson e disegnata da Tetsuo Hara, ha rappresentato per un bel pezzo una vera e propria bibbia per più di una generazione di adolescenti e non.
"Ken il guerriero" non è solamente la storia di un ragazzo che si batte contro le ingiustizie del mondo, è una vera e propria epopea; un viaggio lunghissimo intrapreso da una persona dilaniata dal dolore, che invece di riversare la propria frustrazione sul prossimo, facendo valere la propria forza, decide di soccorrerlo donandogli la sua stessa esistenza.
Kenshiro è il protagonista della storia, ultimo successore dell'arte marziale chiamata "Divina scuola di Hokuto"; una tecnica devastante che gli conferisce una potenza senza pari.
Un mondo devastato dall'ultimo conflitto nucleare, completamente desertico e nel quale sono scomparse la quasi totalità delle specie vegetali ed animali, fa da sfondo alle gesta del nostro eroe.
Egli ci dimostrerà che, in un epoca in cui violenza e sopraffazione dei deboli sono la regola, c'è ancora spazio per i valori umani.
Durante il suo lunghissimo cammino, Ken sarà costantemente accompagnato da due bambini/ragazzi, Lynn e Bart. La prima, nonostante abbia visto uccidere i propri genitori, è l'incarnazione della pietà, il secondo è il classico furbetto cui suo malgrado la vita ha insegnato a cavarsela in ogni situazione. Bart, anche se ancora piccolo, ha imparato sulla sua pelle le regole fondamentali per sopravvivere e cerca di approfittare di ogni situazione per il proprio tornaconto, ma saranno i suoi compagni ad indicargli la rotta giusta.
La demarcazione tra bene e male è profondissima, ciononostante i nemici principali con i quali Ken incrocerà i pugni non sono del tutto malvagi, anzi, quasi sempre è estremamente marcata in essi una componente positiva.
Soprattutto, ognuno ha una sua precisa collocazione all'interno di un più ampio disegno divino e per questo indispensabile alla creazione di un mondo migliore. Come a voler dire: il male esiste ed è necessario affinché il bene possa compiersi.
Quasi sempre il cattivo di turno, che appare inizialmente spietato, messo con le spalle al muro, rivela tutta la propria umanità ed una necessità d'amore prima insospettabili.
I personaggi del resto sono la vera chiave di lettura di questo manga. Ognuno condizionato dalla propria stella e quindi con un destino che man mano si esplicita; ognuno profondamente caratterizzato.
Ken è senza dubbio uno dei protagonisti più carismatici di sempre. La sua bontà è unicamente indirizzata verso i deboli, mentre nei confronti dei malvagi non mostra la minima pietà. Contrariamente alle sue straordinarie capacita, ciò lo rende decisamente umano, incrementando ancor più l'immedesimazione del lettore.
Lynn e Giulia sono due soli attorno a cui ruotano tutte le altre stelle. Sono sicuramente i personaggi più "potenti" dell'intera storia, in quanto è solo grazie ad esse che il disegno divino può compiersi e solo in funzione di esse tutte le altre stelle si muovono.
Toki, uno dei fratelli di Kenshiro, che è una sorta di rivisitazione della figura di Gesù. Dedica la sua intera esistenza, e la stupefacente padronanza nella tecnica di Hokuto, per alleviare le sofferenze dei malati e dei bisognosi. Sarà una delle figure principali alle quali Ken si ispirerà per indirizzare il proprio cammino.
Dovrei citare ogni personaggio per dare un'idea dell'importanza che riveste all'interno della storia, ma la recensione diventerebbe un'enciclopedia. Mi limito solamente a citare quelli determinanti e per ultimo non posso non parlare di Raoul, il fratello maggiore di Kenshiro.
Una caratterizzazione tra le più sfaccettate, intense, indecifrabili del mondo dei manga.
Raoul ci viene descritto come il dominatore; colui che per conquistare il cielo sottomette il mondo intero, facendolo precipitare nel terrore, ma riuscendo al contempo a dominare il caos. Dotato di smisurata ambizione e di una forza mostruosa, scopriremo quanto sia necessaria la sua figura e quanto triste il suo destino.
Una componente più volte approfondita durante la narrazione è l'importanza e la "forza" dei più piccoli e non è un caso se il nostro eroe viene salvato proprio da un bambino.
Questo è un altro nodo fondamentale della saga di Kenshiro che, per quanto forte, viene soccorso e aiutato in più di un'occasione. L'importanza che riveste viene infatti avvertita dalla gente, che attende speranzosa un salvatore capace di liberarla dal terrore.
Se "Ken il guerriero" si fermasse a questo, sarebbe certamente un capolavoro; purtroppo così non è.
Il primo limite è rappresentato dalla struttura narrativa con la quale Buronson ha deciso di impostare l'opera. Schematizzandola appare sempre in questo modo: Ken vaga per le lande solitarie, ammazza un po di cattivelli, arriva al cattivone con il quale si scontra, il cattivone ricorda il suo passato a causa del quale è diventato malvagio, ken lo ammazza.
A questo si aggiunge l'aggravante che le digressioni, con le quali si rappresentano i ricordi del "delinquente" di turno, spesso rallentano il ritmo narrativo.
Fortunatamente la routine ogni tanto si spezza, donandoci alcuni dei momenti migliori di questo manga.
Altro problema, che va evidenziandosi con il progredire della trama, è la retorica di alcuni passaggi. Da quando il protagonista giunge nella terra degli Shura, tale limite raggiunge il suo apice. Il conflitto eterno tra bene e male, amore e odio, viene pomposamente sviscerato, lasciando a volte un po' perplessi.
Purtroppo, da questo momento, si ha un generale decadimento dell'opera, nella quale si cerca a tutti i costi il colpo di scena e si inventano tecniche di combattimento talmente surreali da far apparire credibilissime quelle viste sinora.
Inoltre i legami di parentela con nuovi e vecchi personaggi creano un "ingarbugliamento" tale da far desistere il lettore da qualsiasi tentativo di razionalizzazione cronologica.
Tutte queste mancanze non fanno che peggiorare una volta che Kenshiro lascia la terra degli Shura. In questo frangente, poi, i colpi della divina scuola di Hokuto sono un tantino inflazionati, visto che più di una persona "non qualificata" ne fa uso.
Tirando le somme "Ken il guerriero" è un manga che, nonostante alcune pecche più o meno gravi, dimostra una maturità di argomenti decisamente superiore alla media degli shonen.
Moltissimi storceranno il naso, soprattutto chi è dell'avviso che "porgere l'altra guancia" è sempre la soluzione più consona, ma ritengo quest'opera tra le più educative che abbia mai letto. Dopo tanti anni e innumerevoli letture continuo a pensarlo.
Diciamo che, leggendo questo fumetto, si è portati a scegliere da che parte stare. Sacrificarsi per gli altri, approfittare della propria superiorità, fare del male al prossimo, soccorrere i più deboli e i meno fortunati. Sono tutti i concetti che vengono valutati, discussi, approfonditi e inculcati prepotentemente nella mente del lettore e che portano inevitabilmente ad una scelta. In linea di massima, se si è capaci di comprendere il messaggio dell'autore e non si hanno particolari tendenze omicide, il giovane lettore dovrebbe essere portato a scegliere la stessa strada del protagonista.
Del resto i tre concetti fondamentali, che costituiscono le fondamenta ideologiche di "Ken il guerriero", sono l'amore, il sacrificio ed il senso del dovere.
I disegni sono all'inizio ottimi, alla fine strepitosi. I combattimenti sono resi in modo superbo, così come le emozioni esternate dai personaggi. Solo il volto di Ken, sul finire dell'opera, lascia un po a desiderare. Se inizialmente è la fotocopia del mitico Bruce Lee, e dopo il combattimento finale con Raoul è identico a Sylvester Stallone, sul finire dell'opera sembra un attore Hollywoodiano di mezza età dopo un paio di lifting .
L'edizione della Star Comics in mio possesso è il solito libricino, abbastanza squallido e senza sovraccoperta, che la casa editrice propinava ai lettori sul finire degli anni '90. Considerando che all'epoca il prezzo era di lire 5000, la qualità era decisamente scadente. I nomi utilizzati, come si intuisce dalla recensione, sono quelli della serie animata in onda negli anni '90.
"La tua è un'anima solitaria, mentre nella mia albergano l'amore per te e per Yuria. Il tuo pugno potrà anche essere così forte da frantumare il mondo, ma non sarà mai abbastanza forte da spezzare la mia anima!"
"Ken il Guerriero" è un'opera degli anni '80 ideata da Buronson e disegnata Tetsuo Hara. Il manga ha avuto un grandissimo successo internazionale grazie sia all'anime che al manga. Anche in Italia è famoso per entrambi i casi, fino al punto di essere di essere venduto in quattro edizioni tutte da case editrici differenti: Granata Press (1992), Star Comics (1997), d/visual (2005) e Planet Manga (2013).
Inizialmente "Ken il Guerriero" nasce come miniserie esclusivamente da Tetsuo Hara ma successivamente grazie allo sceneggiatore Buronson e all'editor Nobuhiko Horie, che decidono di puntare a renderlo una storia migliore, collaborano e creano il Ken che tutti noi oggi conosciamo. Se vogliamo fare un esempio nella miniserie infatti non troviamo le tecniche che permettono di uccidere la gente attraverso lo stimolo dei punti di pressione.
TRAMA
"Alla fine del ventesimo secolo, il mondo venne avvolto dalle fiamme atomiche! I mari si prosciugarono, la terra si spezzò e sembrò che ogni forma di vita si fosse distinta. Eppure la razza umana era sopravvissuta!"
Questo è l'incipit del manga che ci proietta subito in un mondo post apocalittico dove la carestia e la povertà ne fanno da padrona. In questo mondo sono i più forti a comandare e i deboli devono sottostare ai loro comandi. Kenshiro è il successore della Scuola di Hokuto, quest'uomo attraverso delle tecniche che consistono nel colpire i punti di pressione, gli tsubo, uccide i malvagi e si dimostra agli occhi dei deboli il possibile salvatore del mondo. Sul petto di Ken ci sono sette cicatrici disposte a forma di orsa maggiore. Sulla strada Ken fa la conoscenza di Bat e Rin che rimarranno per sempre fedeli compagni di viaggio del nostro protagonista.
La storia è un susseguirsi di incontri che porteranno Ken a combattere con altre scuole di arti marziali, superarsi più volte e a raggiungere i suoi ideali. La storia va piano piano a migliorare fino a raggiungere il culmine secondo me nello scontro con Raoh. A mio parere un brusco calo della storia lo vediamo dopo questo epico scontro, vediamo una storia molto lenta, noiosa e scontata e con i nuovi "cattivi" sempre meno carismatici e potenti.
Insomma, a mio parere la seconda serie è un mezzo buco nell'acqua che ha fatto scendere il mio voto. Risulta una serie poco dinamica e allungata, senza considerare il fatto che va a smentire degli aneddoti sul passato citati nella prima serie.
In "Ken il Guerriero" troviamo molti particolari che lo rendono un manga quasi perfetto nel suo genere, come per esempio le citazioni, molto ben fatte e che a mio parere rendono molto più epico e spettacolare il manga e con stili e disegni che cambiano nel corso della storia.
DISEGNI
I disegni sono a mio parere perfetti per questo genere di manga e perfetti anche per i personaggi.
Grazie anche alla matita di Hara i personaggi prendono molto bene forma e molti di questi diventano elementi portanti del manga.
Come dicevo prima nella storia gli stili di disegno cambiano leggermente, soprattutto Ken. Inizialmente Ken era simile a Bruce Lee sia nel modo di fare che nelle pose, poi piano piano si occidentalizza e diventa simile a Mel Gibson fino ad assumere in fine lo stile di Stallone nel film "Cobra". Tutto questo perché Ken riesce come una spugna ad assorbire in parte le mode e gli stili di un'epoca che va piano piano a evolversi.
Insomma, a mio parere "Ken il Guerriero" è uno dei manga più belli di sempre, che ha scritto la storia del manga in un periodo d'oro per il fumetto giapponese.
Questa serie possiamo trovarla in più edizioni, l'ultima appunto recentissima e consiglio a tutti in un modo o nell'altro di andare a recuperarla per rivivere le gesta di Ken e di tutti i personaggi leggendari del manga.
Non mi sento di dare dieci per via della seconda serie che non riesce a stare sui livelli della prima e va a rovinarsi platealmente. Nove meritatissimo in ogni caso!
"Ken il Guerriero" è un'opera degli anni '80 ideata da Buronson e disegnata Tetsuo Hara. Il manga ha avuto un grandissimo successo internazionale grazie sia all'anime che al manga. Anche in Italia è famoso per entrambi i casi, fino al punto di essere di essere venduto in quattro edizioni tutte da case editrici differenti: Granata Press (1992), Star Comics (1997), d/visual (2005) e Planet Manga (2013).
Inizialmente "Ken il Guerriero" nasce come miniserie esclusivamente da Tetsuo Hara ma successivamente grazie allo sceneggiatore Buronson e all'editor Nobuhiko Horie, che decidono di puntare a renderlo una storia migliore, collaborano e creano il Ken che tutti noi oggi conosciamo. Se vogliamo fare un esempio nella miniserie infatti non troviamo le tecniche che permettono di uccidere la gente attraverso lo stimolo dei punti di pressione.
TRAMA
"Alla fine del ventesimo secolo, il mondo venne avvolto dalle fiamme atomiche! I mari si prosciugarono, la terra si spezzò e sembrò che ogni forma di vita si fosse distinta. Eppure la razza umana era sopravvissuta!"
Questo è l'incipit del manga che ci proietta subito in un mondo post apocalittico dove la carestia e la povertà ne fanno da padrona. In questo mondo sono i più forti a comandare e i deboli devono sottostare ai loro comandi. Kenshiro è il successore della Scuola di Hokuto, quest'uomo attraverso delle tecniche che consistono nel colpire i punti di pressione, gli tsubo, uccide i malvagi e si dimostra agli occhi dei deboli il possibile salvatore del mondo. Sul petto di Ken ci sono sette cicatrici disposte a forma di orsa maggiore. Sulla strada Ken fa la conoscenza di Bat e Rin che rimarranno per sempre fedeli compagni di viaggio del nostro protagonista.
La storia è un susseguirsi di incontri che porteranno Ken a combattere con altre scuole di arti marziali, superarsi più volte e a raggiungere i suoi ideali. La storia va piano piano a migliorare fino a raggiungere il culmine secondo me nello scontro con Raoh. A mio parere un brusco calo della storia lo vediamo dopo questo epico scontro, vediamo una storia molto lenta, noiosa e scontata e con i nuovi "cattivi" sempre meno carismatici e potenti.
Insomma, a mio parere la seconda serie è un mezzo buco nell'acqua che ha fatto scendere il mio voto. Risulta una serie poco dinamica e allungata, senza considerare il fatto che va a smentire degli aneddoti sul passato citati nella prima serie.
In "Ken il Guerriero" troviamo molti particolari che lo rendono un manga quasi perfetto nel suo genere, come per esempio le citazioni, molto ben fatte e che a mio parere rendono molto più epico e spettacolare il manga e con stili e disegni che cambiano nel corso della storia.
DISEGNI
I disegni sono a mio parere perfetti per questo genere di manga e perfetti anche per i personaggi.
Grazie anche alla matita di Hara i personaggi prendono molto bene forma e molti di questi diventano elementi portanti del manga.
Come dicevo prima nella storia gli stili di disegno cambiano leggermente, soprattutto Ken. Inizialmente Ken era simile a Bruce Lee sia nel modo di fare che nelle pose, poi piano piano si occidentalizza e diventa simile a Mel Gibson fino ad assumere in fine lo stile di Stallone nel film "Cobra". Tutto questo perché Ken riesce come una spugna ad assorbire in parte le mode e gli stili di un'epoca che va piano piano a evolversi.
Insomma, a mio parere "Ken il Guerriero" è uno dei manga più belli di sempre, che ha scritto la storia del manga in un periodo d'oro per il fumetto giapponese.
Questa serie possiamo trovarla in più edizioni, l'ultima appunto recentissima e consiglio a tutti in un modo o nell'altro di andare a recuperarla per rivivere le gesta di Ken e di tutti i personaggi leggendari del manga.
Non mi sento di dare dieci per via della seconda serie che non riesce a stare sui livelli della prima e va a rovinarsi platealmente. Nove meritatissimo in ogni caso!
Gli anni '80 sono un periodo florido e fiorente dal punto di vista produttivo dei battle shonen, non a caso i maggiori esponenti del genere come: "Dragon Ball", "Saint Seiya", "Le Bizzarre Avventure di Jojo" e altri ancora, siano sorti in questo periodo. Il duo formato da Buronson (autore della storia) e Tetsuo Hara (disegnatore), nasce "Ken il Guerriero". La serie consta di 27 volumi e di svariate edizioni nel nostro paese, ultima delle quali ad opera di Planet Manga, al prezzo di 4.20 euro.
La storia è molto semplice: a seguito di una catastrofe nucleare, tutto il mondo versa in uno stato di arida desolazione e l'umanità sembra essere regredita di molti anni tanto che, eccetto moto o Jeep guidate da briganti, non esiste più la tecnologia moderna. Nel mare del deserto il bene più prezioso diventa l'acqua e proprio nelle sue vicinanze sorgono piccoli centri abitati che, però, a causa del crollo della civiltà pre-atomica, sono soggetti alla legge del più forte a causa delle continue razzie delle varie bande criminali che vogliono imporre il loro dominio. L'unica luce di speranza nel mare della disperazione è un uomo di nome Kenshiro, unico successore della divina scuola di Hokuto, che vaga solitario attraverso le lande desolate difendendo i deboli e gli oppressi, riportando l'ordine nel caos.
La trama è molto semplice e suddivisa in due tronconi principali, il primo che si concluderà con il numero 16 mentre il secondo giungerà sino al volume 24 dove Kenshiro dovrà attraversare l'unico oceano esistente per giungere ad un misterioso continente. La divisione in due saghe non deve ingannare il lettore però: l'opera è composta perlopiù da una serie di scontri che si risolveranno nel giro di poche vignette, dove Kenshiro ucciderà nel modo peggiore possibile, il solito predone di turno per difendere la povera gente.
A lungo andare, questo porterà a momenti morti e momenti vuoti sin troppo eccessivi, visto che si conosce benissimo l'abissale differenza di forza che separa Kenshiro dai soliti banditi di turno. Buronson tenterà di ovviare a ciò, inserendo nella narrazione nemici che possono competere con la forza di Kenshiro come i suoi fratelli Toki o Raoh, peccato però che la loro saga è intervallata da una miriade di combattimenti dall'esisto scontato e dall'esigua durata. Inoltre, visto che molti manga anni '80 erano stati fatti per durare il più a lungo possibile, Buronson fu costretto a tirare fuori una seconda saga che seppur a livello strutturale sia più solida della prima, soffre di personaggi, cali narrativi e soprattutto incoerenze a livello concettuali vistose, tanto che l'autore scrive e riscrive le medesime situazioni, finendo con il generare tante confusione e contraddicendo ciò che aveva detto in precedenza.
Uno dei pochi motivi che rendono pregevole l'opera è l'enorme cast di personaggi. Sono molti e tutti con forti motivazioni alle spalle che giustificano le loro azioni, in modo da creare la giusta ammirazione del lettore verso i vari Raoh, Toki, Rei, Shin, Falco, Orca e tanti altri. I personaggi del manga nel loro agire sono legati tutti quanti chi a una persona, chi a una cosa o chi addirittura a un'ideale astratto, in questo modo anche al lettore più freddo e distaccato, almeno un paio di essi resteranno scolpiti nel cuore. L'unico problema è la gestione finale di essi da parte di Buronson, che risulta identica per quasi tutti, suscitando prevedibilità nella loro gestione.
Personaggi a parte, la fama del manga è legata soprattutto ai magnifici disegni di Tetsuo Hara, che contribuiscono a creare molta atmosfera, tanto che si può benissimo dire che l'opera si sorregge per il 70% (se non di più), su essi. Il comparto grafico è di tutt'altro livello rispetto agli shonen odierni e sarà il punto di riferimento per molti mangaka della generazione anni '80. Il tratto grezzo, sporco e ruvido riesce a creare una messa in scena post-atomica perfetta, riuscendo a passare dagli aridi ed infuocati deserti, sino alle città ricolme di vita.
I personaggi sono tozzi, massicci, esageratamente muscolosi e dall'anatomia scombussolata, ma ciò non è un difetto: l'estremizzazione delle loro proporzioni, riesce bene a rendere l'idea della vigenza della legge del più forte. Con il suo disegno, Tetsuo Hara riesce a rappresentare alla perfezione i vari combattimenti e la violenza (troppo fine a se stessa in certi momenti) che non risparmia né donne e né bambini, destinati a morire nel peggiore dei modi facendo fuoriuscire da tutti gli orifizi che possiedono fiotti di sangue.
In sostanza, "Ken il Guerriero" non è assolutamente il capolavoro paventato da molti appartenenti alla generazione anni '80, ma lo status di cult è sicuramente meritato, visto che (anche dal solo stile grafico) ha fatto da scuola per le nuove generazioni di mangaka.
Dalla sua ha un protagonista interessante, Kenshiro parla poco e non sbraita con molti eroi dei battle shonen, anzi è calmo, freddo e impassibile, combatte solo se necessario e quando scontra è pervaso da un enorme tristezza visto che non è mai contento di dover usare le sue tecniche. Come molti manga di quel periodo, però, soffre di una trama sin troppo schematica e ripetitiva, con una fase finale scialba, sottotono e spenta. Comunque sia, nonostante tutte le pecche oggettive, per gli amanti del battle shonen e delle storie epiche, resta un'opera imprescindibile.
La storia è molto semplice: a seguito di una catastrofe nucleare, tutto il mondo versa in uno stato di arida desolazione e l'umanità sembra essere regredita di molti anni tanto che, eccetto moto o Jeep guidate da briganti, non esiste più la tecnologia moderna. Nel mare del deserto il bene più prezioso diventa l'acqua e proprio nelle sue vicinanze sorgono piccoli centri abitati che, però, a causa del crollo della civiltà pre-atomica, sono soggetti alla legge del più forte a causa delle continue razzie delle varie bande criminali che vogliono imporre il loro dominio. L'unica luce di speranza nel mare della disperazione è un uomo di nome Kenshiro, unico successore della divina scuola di Hokuto, che vaga solitario attraverso le lande desolate difendendo i deboli e gli oppressi, riportando l'ordine nel caos.
La trama è molto semplice e suddivisa in due tronconi principali, il primo che si concluderà con il numero 16 mentre il secondo giungerà sino al volume 24 dove Kenshiro dovrà attraversare l'unico oceano esistente per giungere ad un misterioso continente. La divisione in due saghe non deve ingannare il lettore però: l'opera è composta perlopiù da una serie di scontri che si risolveranno nel giro di poche vignette, dove Kenshiro ucciderà nel modo peggiore possibile, il solito predone di turno per difendere la povera gente.
A lungo andare, questo porterà a momenti morti e momenti vuoti sin troppo eccessivi, visto che si conosce benissimo l'abissale differenza di forza che separa Kenshiro dai soliti banditi di turno. Buronson tenterà di ovviare a ciò, inserendo nella narrazione nemici che possono competere con la forza di Kenshiro come i suoi fratelli Toki o Raoh, peccato però che la loro saga è intervallata da una miriade di combattimenti dall'esisto scontato e dall'esigua durata. Inoltre, visto che molti manga anni '80 erano stati fatti per durare il più a lungo possibile, Buronson fu costretto a tirare fuori una seconda saga che seppur a livello strutturale sia più solida della prima, soffre di personaggi, cali narrativi e soprattutto incoerenze a livello concettuali vistose, tanto che l'autore scrive e riscrive le medesime situazioni, finendo con il generare tante confusione e contraddicendo ciò che aveva detto in precedenza.
Uno dei pochi motivi che rendono pregevole l'opera è l'enorme cast di personaggi. Sono molti e tutti con forti motivazioni alle spalle che giustificano le loro azioni, in modo da creare la giusta ammirazione del lettore verso i vari Raoh, Toki, Rei, Shin, Falco, Orca e tanti altri. I personaggi del manga nel loro agire sono legati tutti quanti chi a una persona, chi a una cosa o chi addirittura a un'ideale astratto, in questo modo anche al lettore più freddo e distaccato, almeno un paio di essi resteranno scolpiti nel cuore. L'unico problema è la gestione finale di essi da parte di Buronson, che risulta identica per quasi tutti, suscitando prevedibilità nella loro gestione.
Personaggi a parte, la fama del manga è legata soprattutto ai magnifici disegni di Tetsuo Hara, che contribuiscono a creare molta atmosfera, tanto che si può benissimo dire che l'opera si sorregge per il 70% (se non di più), su essi. Il comparto grafico è di tutt'altro livello rispetto agli shonen odierni e sarà il punto di riferimento per molti mangaka della generazione anni '80. Il tratto grezzo, sporco e ruvido riesce a creare una messa in scena post-atomica perfetta, riuscendo a passare dagli aridi ed infuocati deserti, sino alle città ricolme di vita.
I personaggi sono tozzi, massicci, esageratamente muscolosi e dall'anatomia scombussolata, ma ciò non è un difetto: l'estremizzazione delle loro proporzioni, riesce bene a rendere l'idea della vigenza della legge del più forte. Con il suo disegno, Tetsuo Hara riesce a rappresentare alla perfezione i vari combattimenti e la violenza (troppo fine a se stessa in certi momenti) che non risparmia né donne e né bambini, destinati a morire nel peggiore dei modi facendo fuoriuscire da tutti gli orifizi che possiedono fiotti di sangue.
In sostanza, "Ken il Guerriero" non è assolutamente il capolavoro paventato da molti appartenenti alla generazione anni '80, ma lo status di cult è sicuramente meritato, visto che (anche dal solo stile grafico) ha fatto da scuola per le nuove generazioni di mangaka.
Dalla sua ha un protagonista interessante, Kenshiro parla poco e non sbraita con molti eroi dei battle shonen, anzi è calmo, freddo e impassibile, combatte solo se necessario e quando scontra è pervaso da un enorme tristezza visto che non è mai contento di dover usare le sue tecniche. Come molti manga di quel periodo, però, soffre di una trama sin troppo schematica e ripetitiva, con una fase finale scialba, sottotono e spenta. Comunque sia, nonostante tutte le pecche oggettive, per gli amanti del battle shonen e delle storie epiche, resta un'opera imprescindibile.
Hokuto no Ken, frutto della collaborazione fra Tetsuo Hara (il cui tratto grafico particolare e dettagliato è dovuto anche a un problema visivo) e Buronson (che ha collaborato anche con altri grandi mangaka come Ryoichi Ikegami e Kentaro Miura), è uno di quei manga che tutti conoscono, almeno di nome e di fama.
Il protagonista, Kenshiro, si aggira in un mondo devastato da una guerra nucleare (all'epoca, in piena guerra fredda, la paura di un conflitto atomico era molto alta e poi il Giappone aveva vissuto i bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki alla fine della seconda guerra mondiale) che ha devastato la superficie terrestre, fatto evaporare i mari, ridotto le terre emerse in deserti. Inizialmente le sue azioni sono mosse dal desiderio di ritrovare la donna amata, Julia, rapita dal suo rivale in amore e membro della scuola di Nanto, Shin; in un secondo momento, però, l'obiettivo di Kenshiro diventerà quello di ergersi a salvatore della nuova epoca, a difensore dei più deboli e degli oppressi, portandolo a scontrarsi di volta in volta con personaggi sempre più forti (spesso portatori di civiltà ma a modo loro, con la paura e la violenza, quindi in contrasto con l'etica seguita dal protagonista). La prima parte dell'opera, in cui Kenshiro è affiancata quasi perennemente dai due ragazzini Bart e Lynn, si dipana fra lotte contro predoni e combattimenti con i membri della scuola di Nanto e culmina nella vittoria su Raoul, il maggiore dei suoi fratelli adottivi, che gli permette anche di riabbracciare Julia, data per morta a lungo e invece rivelatasi il sesto generale di Nanto. A questo punto si ha un salto temporale di una decina d'anni, dopodiché Kenshiro si trova a dover intervenire prima per fermare il malvagio viceré Jako, che tiranneggia in nome dell'imperatrice servendosi della forza della scuola di Gento, poi per salvare Lynn dalla Terra degli Shura, che si rivelerà la patria stessa di Kenshiro, su cui ora governa il perfido Kaio, fratello maggiore di Raoul; gli ultimi volumi sono occupati da saghe più brevi ma non meno suggestive, purtroppo lasciate fuori dall'adattamento animato in due serie fatto da Toei Animation e Fuji TV.
Fin da subito appare evidente come Hokuto no Ken abbia pesanti debiti nei confronti della serie di film Mad Max, di cui Buronson è grande appassionato, per quanto riguarda l'ambientazione. Difficile poi tacere delle somiglianze fisiche fra i personaggi del manga e figure iconiche degli anni '80, tanto da fare del manga una sorta di inno celebrativo della cultura popolare di quel periodo: Kenshiro assomiglia a Bruce Lee nella prima parte della storia e a Sylvester Stallone nella seconda, suo fratello Raoul è ispirato ad Arnold Schwarznegger, Yuda ricorda il cantante Boy George (ma il suo nome rimanda a Giuda, il traditore per eccellenza), Bask ha i lineamenti di Hulk Hogan e Barona quelli di Mr. T, Falco è modellato sull'aspetto e il portamento di Dolph Lundgren nella sua interpretazione di Ivan Drago in Rocky IV, Han ha l'aspetto di Freddy Mercury, Ain è modellato sui lineamenti di James Dean, Toki nell'aspetto e nel carattere ricorda addirittura Gesù Cristo… e si potrebbe andare avanti ancora a lungo. Nello stesso tempo, però, il manga si fonda su una serie di valori tipicamente orientali, come il senso dell'amicizia e del sacrificio estremo, l'amore sfortunato, la pratica delle arti marziali (fra l'altro, l'idea dei punti di pressione, sfruttati nella scuola di Hokuto per infliggere danni, è ripresa dall'agopuntura cinese).
Nonostante le arti marziali, divise in scuole e sotto-scuole, siano un elemento centrale, i combattimenti non sono mai lunghi e buona parte della trama si regge invece sul carisma dei personaggi (siano essi buoni o malvagi, anche se a volte la distinzione fra i due gruppi è labile e più di una volta le motivazioni degli antagonisti risiedono in traumi infantili o ideali tutt'altro che disprezzabili) e sui vari colpi di scena, alcuni ben riusciti e spiazzanti, altri poco credibili. In verità, Hara e Buronson elaboravano la trama man mano che andavano avanti, generando in questo modo varie incongruenze: ad esempio, inizialmente la scuola di Nanto avrebbe dovuto essere uno stile padroneggiato solo da Shin, una scuola rivale di Hokuto, poi si decise di inserire gli altri guerrieri come Rei, Yuda, Shu e Souther, assegnando a ognuno di loro un altro stile; spesso compaiono fratelli o sorelle, allargando ulteriormente le parentele (così Julia si ritrova ad avere un fratello, Ryuga, e un fratellastro, Juza, che tanto per cambiare è innamorato di lei, oppure Kenshiro ha un fratello naturale, Hyo, e tre fratelli adottivi, ossia Jagger, Toki e Raoul, ma questi ultimi due sono fratelli di sangue e hanno anche un fratello maggiore, Kaio, e una sorella, Sayaka, ma Kaio è fratello adottivo di Hyo e di Han…); la sopravvivenza di un personaggio come Julia, che sembrava morta e che viene salvata solo Rihaku e gli altri Astri in Cerchio di Nanto passavano per caso sotto il palazzo di Shin, è forzata; ma sono tutti difetti che passano in secondo piano o su cui si può benissimo chiudere un occhio, se ci si vuole godere una storia altrimenti godibilissima, che merita tanto.
La caratterizzazione dei personaggi è encomiabile e assai varia: così abbiamo tiranni sanguinari che però agiscono in questo modo solo perché l'uso della forza bruta è l'unico modo per riportare ordine nel mondo dopo l'olocausto nucleare; predoni privi di scrupoli che spadroneggiano sui villaggi, spesso tramite il controllo dell'unica risorsa idrica della regione; uomini caritatevoli che hanno deciso di mettersi al servizio dei deboli e degli oppressi; ragazzini che a volte si dimostrano più coraggiosi e determinati degli adulti nell'opporsi a certe angherie. I sentimenti, poi, hanno grande spazio, a cominciare dall'amore, spesso snobbato o affrontato in maniera superficiale in altri manga del medesimo genere come Dragon Ball o Saint Seiya; anche qui, però, abbiamo una grande varietà di forme d'amore, dall'ossessione che spinge Shin verso Julia all'amore romantico di Kenshiro per la stessa, fino all'amore capace di nobilitare l'uomo e spingerlo a combattere al massimo delle proprie capacità fino al sacrificio estremo, come avviene per Rei, per Orca e per Bart.
Un altro tema che non si può ignorare è quello politico. Buronson e Hara sembrano riprendere la teoria di Hobbes dello stato di natura in cui homo homini lupus: scomparse la civiltà e tutti i vincoli della società, l'umanità piomba in una nuova era di barbarie da cui soltanto la costituzione di un nuovo stato potrebbe tirarla fuori. Il tentativo di Shin, di Souther, di Raoul, di Jako e della Scuola di Gento è di costituire questa nuova unità politica, ma ciò viene fatto con l'uso della forza bruta, del terrore, dell'intimidazione: è dunque giusto perseguire un simile ideale, per quanto nobile, con simili mezzi oppure bisognerebbe fare come Kenshiro, avere fede nell'uomo e in ciò che c'è di buono in esso? È giusto sacrificare il concetto di singolo in nome dello Stato (fino ad arrivare all'annullamento vero e proprio degli Shura, che non hanno diritto a un nome e devono indossare una maschera finché non uccidono mille persone) oppure difendere questa individualità?
Il successo del manga è stato grande, dando vita a vari prodotti. La prima serie animata copre la prima parte dell'opera, fino alla sconfitta di Raoul, anche se è appesantita da molti filler ed episodi riassuntivi; la seconda, più breve e dal ritmo più veloce, copre la seconda parte dell'opera fino alla sconfitta di Kaio; restano fuori da qualsiasi trasposizione animata gli ultimi tre volumi, tanto che per anni si è fantasticato su una possibile terza serie di Ken il guerriero. Più recentemente è stata realizzata una pentalogia di film (tre cinematografici e due per il mercato home video) intitolata Ken il guerriero - La leggenda, allo scopo di chiarire i punti oscuri della trama e alcune incongruenze. A questi vanno aggiunti un prequel cartaceo sullo zio di Kenshiro ambientato negli anni '30, vari spin-off (uno di questi, incentrato su Raoul, ha avuto anche una trasposizione animata) e un sequel, in forma di romanzo, da cui è stata tratta una trilogia di film.
Il protagonista, Kenshiro, si aggira in un mondo devastato da una guerra nucleare (all'epoca, in piena guerra fredda, la paura di un conflitto atomico era molto alta e poi il Giappone aveva vissuto i bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki alla fine della seconda guerra mondiale) che ha devastato la superficie terrestre, fatto evaporare i mari, ridotto le terre emerse in deserti. Inizialmente le sue azioni sono mosse dal desiderio di ritrovare la donna amata, Julia, rapita dal suo rivale in amore e membro della scuola di Nanto, Shin; in un secondo momento, però, l'obiettivo di Kenshiro diventerà quello di ergersi a salvatore della nuova epoca, a difensore dei più deboli e degli oppressi, portandolo a scontrarsi di volta in volta con personaggi sempre più forti (spesso portatori di civiltà ma a modo loro, con la paura e la violenza, quindi in contrasto con l'etica seguita dal protagonista). La prima parte dell'opera, in cui Kenshiro è affiancata quasi perennemente dai due ragazzini Bart e Lynn, si dipana fra lotte contro predoni e combattimenti con i membri della scuola di Nanto e culmina nella vittoria su Raoul, il maggiore dei suoi fratelli adottivi, che gli permette anche di riabbracciare Julia, data per morta a lungo e invece rivelatasi il sesto generale di Nanto. A questo punto si ha un salto temporale di una decina d'anni, dopodiché Kenshiro si trova a dover intervenire prima per fermare il malvagio viceré Jako, che tiranneggia in nome dell'imperatrice servendosi della forza della scuola di Gento, poi per salvare Lynn dalla Terra degli Shura, che si rivelerà la patria stessa di Kenshiro, su cui ora governa il perfido Kaio, fratello maggiore di Raoul; gli ultimi volumi sono occupati da saghe più brevi ma non meno suggestive, purtroppo lasciate fuori dall'adattamento animato in due serie fatto da Toei Animation e Fuji TV.
Fin da subito appare evidente come Hokuto no Ken abbia pesanti debiti nei confronti della serie di film Mad Max, di cui Buronson è grande appassionato, per quanto riguarda l'ambientazione. Difficile poi tacere delle somiglianze fisiche fra i personaggi del manga e figure iconiche degli anni '80, tanto da fare del manga una sorta di inno celebrativo della cultura popolare di quel periodo: Kenshiro assomiglia a Bruce Lee nella prima parte della storia e a Sylvester Stallone nella seconda, suo fratello Raoul è ispirato ad Arnold Schwarznegger, Yuda ricorda il cantante Boy George (ma il suo nome rimanda a Giuda, il traditore per eccellenza), Bask ha i lineamenti di Hulk Hogan e Barona quelli di Mr. T, Falco è modellato sull'aspetto e il portamento di Dolph Lundgren nella sua interpretazione di Ivan Drago in Rocky IV, Han ha l'aspetto di Freddy Mercury, Ain è modellato sui lineamenti di James Dean, Toki nell'aspetto e nel carattere ricorda addirittura Gesù Cristo… e si potrebbe andare avanti ancora a lungo. Nello stesso tempo, però, il manga si fonda su una serie di valori tipicamente orientali, come il senso dell'amicizia e del sacrificio estremo, l'amore sfortunato, la pratica delle arti marziali (fra l'altro, l'idea dei punti di pressione, sfruttati nella scuola di Hokuto per infliggere danni, è ripresa dall'agopuntura cinese).
Nonostante le arti marziali, divise in scuole e sotto-scuole, siano un elemento centrale, i combattimenti non sono mai lunghi e buona parte della trama si regge invece sul carisma dei personaggi (siano essi buoni o malvagi, anche se a volte la distinzione fra i due gruppi è labile e più di una volta le motivazioni degli antagonisti risiedono in traumi infantili o ideali tutt'altro che disprezzabili) e sui vari colpi di scena, alcuni ben riusciti e spiazzanti, altri poco credibili. In verità, Hara e Buronson elaboravano la trama man mano che andavano avanti, generando in questo modo varie incongruenze: ad esempio, inizialmente la scuola di Nanto avrebbe dovuto essere uno stile padroneggiato solo da Shin, una scuola rivale di Hokuto, poi si decise di inserire gli altri guerrieri come Rei, Yuda, Shu e Souther, assegnando a ognuno di loro un altro stile; spesso compaiono fratelli o sorelle, allargando ulteriormente le parentele (così Julia si ritrova ad avere un fratello, Ryuga, e un fratellastro, Juza, che tanto per cambiare è innamorato di lei, oppure Kenshiro ha un fratello naturale, Hyo, e tre fratelli adottivi, ossia Jagger, Toki e Raoul, ma questi ultimi due sono fratelli di sangue e hanno anche un fratello maggiore, Kaio, e una sorella, Sayaka, ma Kaio è fratello adottivo di Hyo e di Han…); la sopravvivenza di un personaggio come Julia, che sembrava morta e che viene salvata solo Rihaku e gli altri Astri in Cerchio di Nanto passavano per caso sotto il palazzo di Shin, è forzata; ma sono tutti difetti che passano in secondo piano o su cui si può benissimo chiudere un occhio, se ci si vuole godere una storia altrimenti godibilissima, che merita tanto.
La caratterizzazione dei personaggi è encomiabile e assai varia: così abbiamo tiranni sanguinari che però agiscono in questo modo solo perché l'uso della forza bruta è l'unico modo per riportare ordine nel mondo dopo l'olocausto nucleare; predoni privi di scrupoli che spadroneggiano sui villaggi, spesso tramite il controllo dell'unica risorsa idrica della regione; uomini caritatevoli che hanno deciso di mettersi al servizio dei deboli e degli oppressi; ragazzini che a volte si dimostrano più coraggiosi e determinati degli adulti nell'opporsi a certe angherie. I sentimenti, poi, hanno grande spazio, a cominciare dall'amore, spesso snobbato o affrontato in maniera superficiale in altri manga del medesimo genere come Dragon Ball o Saint Seiya; anche qui, però, abbiamo una grande varietà di forme d'amore, dall'ossessione che spinge Shin verso Julia all'amore romantico di Kenshiro per la stessa, fino all'amore capace di nobilitare l'uomo e spingerlo a combattere al massimo delle proprie capacità fino al sacrificio estremo, come avviene per Rei, per Orca e per Bart.
Un altro tema che non si può ignorare è quello politico. Buronson e Hara sembrano riprendere la teoria di Hobbes dello stato di natura in cui homo homini lupus: scomparse la civiltà e tutti i vincoli della società, l'umanità piomba in una nuova era di barbarie da cui soltanto la costituzione di un nuovo stato potrebbe tirarla fuori. Il tentativo di Shin, di Souther, di Raoul, di Jako e della Scuola di Gento è di costituire questa nuova unità politica, ma ciò viene fatto con l'uso della forza bruta, del terrore, dell'intimidazione: è dunque giusto perseguire un simile ideale, per quanto nobile, con simili mezzi oppure bisognerebbe fare come Kenshiro, avere fede nell'uomo e in ciò che c'è di buono in esso? È giusto sacrificare il concetto di singolo in nome dello Stato (fino ad arrivare all'annullamento vero e proprio degli Shura, che non hanno diritto a un nome e devono indossare una maschera finché non uccidono mille persone) oppure difendere questa individualità?
Il successo del manga è stato grande, dando vita a vari prodotti. La prima serie animata copre la prima parte dell'opera, fino alla sconfitta di Raoul, anche se è appesantita da molti filler ed episodi riassuntivi; la seconda, più breve e dal ritmo più veloce, copre la seconda parte dell'opera fino alla sconfitta di Kaio; restano fuori da qualsiasi trasposizione animata gli ultimi tre volumi, tanto che per anni si è fantasticato su una possibile terza serie di Ken il guerriero. Più recentemente è stata realizzata una pentalogia di film (tre cinematografici e due per il mercato home video) intitolata Ken il guerriero - La leggenda, allo scopo di chiarire i punti oscuri della trama e alcune incongruenze. A questi vanno aggiunti un prequel cartaceo sullo zio di Kenshiro ambientato negli anni '30, vari spin-off (uno di questi, incentrato su Raoul, ha avuto anche una trasposizione animata) e un sequel, in forma di romanzo, da cui è stata tratta una trilogia di film.
"Alla fine del ventesimo secolo, il mondo venne avvolto dalle fiamme atomiche! I mari si prosciugarono la terrà si spezzò e sembrò che ogni forma di vita si fosse estinta. Eppure la razza umana era sopravvissuta!"
Divenuto famoso sopratutto per la trasposizione in anime, Ken il guerriero è un manga conosciuto da tutti, che ha fatto sognare migliaia di persone in tutto il mondo.
Pubblicato per la prima volta nel 83 questo manga è stato subito apprezzato per via dei suoi disegni spettacolari e per la storia piena di valori.
La storia principale anche se un po' ripetitiva è molto ben fatta e il tutto poi sarà molto godibile grazie anche alle scene di combattimento rese immemorabili grazie al disegno di Tetsuo Hara e grazie alle miriadi di tecniche presenti. A rendere questo manga spettacolare ci sono poi i personaggi secondari, ben disegnati e caratterizzati, che non saranno mai semplici comparse. A chi mi chiede se questo manga vale la pena di essere comprato risponderò sempre allo stesso modo: "Certamente" non per caso è diventato una delle pietre miliari del fumetto in oriente.
Divenuto famoso sopratutto per la trasposizione in anime, Ken il guerriero è un manga conosciuto da tutti, che ha fatto sognare migliaia di persone in tutto il mondo.
Pubblicato per la prima volta nel 83 questo manga è stato subito apprezzato per via dei suoi disegni spettacolari e per la storia piena di valori.
La storia principale anche se un po' ripetitiva è molto ben fatta e il tutto poi sarà molto godibile grazie anche alle scene di combattimento rese immemorabili grazie al disegno di Tetsuo Hara e grazie alle miriadi di tecniche presenti. A rendere questo manga spettacolare ci sono poi i personaggi secondari, ben disegnati e caratterizzati, che non saranno mai semplici comparse. A chi mi chiede se questo manga vale la pena di essere comprato risponderò sempre allo stesso modo: "Certamente" non per caso è diventato una delle pietre miliari del fumetto in oriente.
Chi non ha mai sentito parlare di Hokuto no Ken? Stiamo parlando di uno dei battle-shōnen più popolari di sempre, e in particolare degli Anni Ottanta, insieme a Le bizzarre avventure di JoJo e che fungerà da ispirazione a molte opere successive. Conosciuto in Italia come Ken il Guerriero e diventato famoso anche grazie a una serie infinita di trasposizioni animate e spin-off vari, questo manga scritto da Buronson, pseudonimo di Shō Fumimura, e disegnato magistralmente da Tetsuo Hara tra il 1983 e il 1988 è talmente denso di citazioni cinematografiche (il saggio che è una stampa e una figura con l'Obi-Wan Kenobi interpretato da Alec Guinness nel primo Star Wars del 1977; uno dei tanti nemici ha il viso e i comportamenti di un altro personaggio starwarsiano, il mostruoso Jabba The Hutt; Ken stesso è uno straordinario mix tra Sylvester Stallone e il Mel Gibson della fortunata saga filmica degli Anni Settanta Mad Max; un altro avversario si basa su un personaggio de I Goonies) e non solo (Toki assomiglia in tutto e per tutto a Gesù Cristo e Ken sembra ispirarsi al Violence Jack di Gō Nagai), che mi è impossibile enumerare tutti i riferimenti del caso. A questo punto riassumiamo brevemente la trama.
In un mondo sconvolto dall'olocausto atomico, torme di bande di briganti si spostano di villaggio in villaggio razziando risorse e seminando morte e violenza agli abitanti che cercano di sopravvivere a stento in una terra ormai arida e desolata. Signori locali in gran quantità impongono le loro prepotenze e le loro regole assurde: quello di Hokuto no Ken è un mondo dominato dai più forti e cattivi, senza alcuna speranza per i più deboli e gli indifesi. La comparsa della Stella di Hokuto, e cioè del formidabile guerriero Kenshiro, potrebbe cambiare le sorti del pianeta; grazie alla straordinaria abilità di scovare e premere con le proprie dita gli "tsubo" (ovvero punti di pressione del corpo ricchi di terminazioni nervose) degli avversari, Ken affronterà innumerevoli nemici e, scavando sempre più nel suo misterioso passato, risalirà infine alla tecnica segreta definitiva tramandata dalla sua scuola, imbattendosi lungo il suo cammino in personaggi indimenticabili come i giovani Burt e Lynn, i micidiali Raoh (in Italia spesso conosciuto come "Raoul") e Kaioh, Shin e Rei della Sacra Scuola di Nanto, Fudo e Falco, Orca e Mamiya, e moltissimi altri. La lotta però sarà dura e senza esclusione di colpi, con tecniche sempre più letali e la perdita di numerosi amici e compagni.
Il tratto di Tetsuo Hara è caratterizzato da strabilianti espedienti chiaroscurali che rendono i personaggi e le loro muscolature particolarmente vibranti, come se dovessero schizzare fuori dalla pagina da un momento all'altro. Il character design ha un sapore Anni Ottanta davvero gradevole e la cura al dettaglio è decisamente maniacale, tanto che alcune sequenze di lotta o scene di massa appaiono un po' troppo dense per essere colte a una prima, rapida lettura. Insomma, il disegno di Ken va assaporato con calma, anche perché i combattimenti si svolgono fluidamente e non ci si perde dietro a dialoghi ridondanti. Allo stesso tempo però, i vari personaggi principali e gli antagonisti sono caratterizzati così bene che ognuno di loro ha una ragione ben precisa per comportarsi in un determinato modo. Anche potenti nemici come Raoh e Kaioh (il disegno dei quali è particolarmente ispirato e in parte basato su alcune illustrazioni di Frank Frazetta, celebre illustratore di fantasy e fantascienza; basta ammirare il suo celebre Death Dealer per rendersi conto che Raoh, il suo elmo e il suo enorme cavallo Nero lo omaggiano in piena regola) possono riservare qualche sorpresa al lettore: e dove ci sono nemici provvisti di una buona introspezione, anche i protagonisti funzionano bene. L'edizione italiana che ho avuto la possibilità di leggere è quella pubblicata alla fine degli Anni Novanta dalla Star Comics: sebbene le traduzioni non siano sempre aderenti all'originale e la trasparenza della carta provochi non pochi fastidi agli occhi, la versione in questione è comunque accettabile. In conclusione, nonostante a volte si ecceda nel pietismo (piangono davvero tanto questi omaccioni, comunque sempre per un valido motivo) e in una palese ripetitività in determinati scontri (soprattutto riguardanti avversari secondari), e sebbene alcune vicende degli ultimi tre volumi mi siano sembrate un tantino tirate per i capelli, con Ken il Guerriero ci troviamo senza dubbio di fronte a un eccellente shōnen d'altri tempi in cui non mancano approfondimento psicologico dei personaggi, combattimenti sempre orchestrati a dovere e disegni di grande qualità.
In un mondo sconvolto dall'olocausto atomico, torme di bande di briganti si spostano di villaggio in villaggio razziando risorse e seminando morte e violenza agli abitanti che cercano di sopravvivere a stento in una terra ormai arida e desolata. Signori locali in gran quantità impongono le loro prepotenze e le loro regole assurde: quello di Hokuto no Ken è un mondo dominato dai più forti e cattivi, senza alcuna speranza per i più deboli e gli indifesi. La comparsa della Stella di Hokuto, e cioè del formidabile guerriero Kenshiro, potrebbe cambiare le sorti del pianeta; grazie alla straordinaria abilità di scovare e premere con le proprie dita gli "tsubo" (ovvero punti di pressione del corpo ricchi di terminazioni nervose) degli avversari, Ken affronterà innumerevoli nemici e, scavando sempre più nel suo misterioso passato, risalirà infine alla tecnica segreta definitiva tramandata dalla sua scuola, imbattendosi lungo il suo cammino in personaggi indimenticabili come i giovani Burt e Lynn, i micidiali Raoh (in Italia spesso conosciuto come "Raoul") e Kaioh, Shin e Rei della Sacra Scuola di Nanto, Fudo e Falco, Orca e Mamiya, e moltissimi altri. La lotta però sarà dura e senza esclusione di colpi, con tecniche sempre più letali e la perdita di numerosi amici e compagni.
Il tratto di Tetsuo Hara è caratterizzato da strabilianti espedienti chiaroscurali che rendono i personaggi e le loro muscolature particolarmente vibranti, come se dovessero schizzare fuori dalla pagina da un momento all'altro. Il character design ha un sapore Anni Ottanta davvero gradevole e la cura al dettaglio è decisamente maniacale, tanto che alcune sequenze di lotta o scene di massa appaiono un po' troppo dense per essere colte a una prima, rapida lettura. Insomma, il disegno di Ken va assaporato con calma, anche perché i combattimenti si svolgono fluidamente e non ci si perde dietro a dialoghi ridondanti. Allo stesso tempo però, i vari personaggi principali e gli antagonisti sono caratterizzati così bene che ognuno di loro ha una ragione ben precisa per comportarsi in un determinato modo. Anche potenti nemici come Raoh e Kaioh (il disegno dei quali è particolarmente ispirato e in parte basato su alcune illustrazioni di Frank Frazetta, celebre illustratore di fantasy e fantascienza; basta ammirare il suo celebre Death Dealer per rendersi conto che Raoh, il suo elmo e il suo enorme cavallo Nero lo omaggiano in piena regola) possono riservare qualche sorpresa al lettore: e dove ci sono nemici provvisti di una buona introspezione, anche i protagonisti funzionano bene. L'edizione italiana che ho avuto la possibilità di leggere è quella pubblicata alla fine degli Anni Novanta dalla Star Comics: sebbene le traduzioni non siano sempre aderenti all'originale e la trasparenza della carta provochi non pochi fastidi agli occhi, la versione in questione è comunque accettabile. In conclusione, nonostante a volte si ecceda nel pietismo (piangono davvero tanto questi omaccioni, comunque sempre per un valido motivo) e in una palese ripetitività in determinati scontri (soprattutto riguardanti avversari secondari), e sebbene alcune vicende degli ultimi tre volumi mi siano sembrate un tantino tirate per i capelli, con Ken il Guerriero ci troviamo senza dubbio di fronte a un eccellente shōnen d'altri tempi in cui non mancano approfondimento psicologico dei personaggi, combattimenti sempre orchestrati a dovere e disegni di grande qualità.
Parliamo di uno dei manga più famosi di sempre, perchè tutti hanno visto almeno un'episodio di KEN IL GUERRIERO, le avventure di KENSHIRO, l'uomo dalle sette stelle.
Non è facile per me dare un giudizio imparziale ad un'opera a cui sono così legato.
I più giovani forse non lo sanno, ma una delle primissime riviste in cui pubblicarono dei "fumetti giapponesi" fu la rivista "ZERO" della ormai (ahimè) defunta casa editrice Granata Press. Era il novembre del 1990 (periodo in cui l'anime era stato praticamente bandito dalle Tv) quando usci questo bellissima rivista (formato 18x12) di poco più di 80 pagine. Il primo numero era condiviso con il maga Xenon di Masaomi Kanzaki, dal secondo numero arrivò anche Baoh, manga di un "certo" Hirohiko Araki.
Il resto è storia, davvero! Chissà cosa sarebbe successo se questa rivista fosse passata inosservata. Il fenomeno manga poi si sarebbe evoluto lo stesso in Italia ed in Europa, certo, ma chissà come si sarebbe diffuso il fenomeno, se a far parlare di manga in Italia all'inizio non ci fosse stato il maestro di Hokuto.
Alla fine del 20 secolo il mondo è stato stravolto dalla guerra nucleare: siamo in un mondo in perfetta ambientazione alla "MAD MAX" dove Kenshirou è il successore della Divina Scuola di Hokuto (Hokuto Shinken, un'arte marziale che danneggia il nemico facendolo esplodere dall'interno mediante la pressione di Tsubo/punti di pressione) che deve riprendere la sua donna, Yuria, portata via dal rivale Shin, maestro della Tecnica Nanto (poi chiamata Tecnica dell' Aquila Solitaria). Dopo essersi fatto strada tra gli uomi di SHIN, detto anche The King, Ken riesce a sconfiggere il rivale, ma purtroppo apprende che la sua amata si era già tolta la vita.
Ken aiuta sempre un'infinità di persone, ma vaga quasi senza meta, accompagnato sempre da un ragazzino di nome Bat/Bart, un furfantello che lo ammira molto e una bambina di nome Rin/Lynn.
Alla fine giungono in un un villaggio, dove incontrano una donna di nome Mamiya e un guerriero di Nanto di nome Rey...
...e la storia continua...
Oltre allo stile grafico eccezionale, anche se l'apice viene raggiunto nei numeri centrali, l'ambientazione accattivante, la storia avvincente ed i combattimenti mozzafiato e ben contingentanti pieni di tecniche di arti marziali sempre nuove ed originali, la vera forza di HNK sta nei personaggi.
Questo manga è stato letto da un' infinità di persone, anche gente non interessata ai manga o addirittura ai fumetti in generale. A distanza di 10 o 15 anni chi ha letto HNK, magari non sa neanche più dov'è la sua collezione di manga, magari non tocca nemmeno più un fumetto da anni e di certo non si ricorderà chi erano i quattro fratelli Hokuto o le Cinque Forze Nanto (il Figlio Del Vento non se lo ricorda mai nessuno) eppure a chiunque è rimasto impresso nella mente un personaggio come l'amico Rei, il Re di Hokuto/Ken Oh Raou/Raul, oppure i più benevoli Toki o Shew, altri ricorderanno Falco perché somigliava a Dolph Lundgren, oppure si ricordano di Jyuza delle Nuvole perchè era talmente spavaldo e mascalzone da sembrare quasi fuori contesto. Ho sentito persino dei lettori che apprezzavano il miserabile Jagi/Jagger, perché è una (quasi) veritiera metafora di sentimenti umani molto comuni come l'invidia e la gelosia.
Personaggi, tantissimi personaggi, che sanno entrare nel cuore del lettore, questa forse la forza più grande di HNK.
Insomma, un manga a dir poco titanico, qualcosa che è rimasto nella storia.
Da leggere assolutamente!
Non è facile per me dare un giudizio imparziale ad un'opera a cui sono così legato.
I più giovani forse non lo sanno, ma una delle primissime riviste in cui pubblicarono dei "fumetti giapponesi" fu la rivista "ZERO" della ormai (ahimè) defunta casa editrice Granata Press. Era il novembre del 1990 (periodo in cui l'anime era stato praticamente bandito dalle Tv) quando usci questo bellissima rivista (formato 18x12) di poco più di 80 pagine. Il primo numero era condiviso con il maga Xenon di Masaomi Kanzaki, dal secondo numero arrivò anche Baoh, manga di un "certo" Hirohiko Araki.
Il resto è storia, davvero! Chissà cosa sarebbe successo se questa rivista fosse passata inosservata. Il fenomeno manga poi si sarebbe evoluto lo stesso in Italia ed in Europa, certo, ma chissà come si sarebbe diffuso il fenomeno, se a far parlare di manga in Italia all'inizio non ci fosse stato il maestro di Hokuto.
Alla fine del 20 secolo il mondo è stato stravolto dalla guerra nucleare: siamo in un mondo in perfetta ambientazione alla "MAD MAX" dove Kenshirou è il successore della Divina Scuola di Hokuto (Hokuto Shinken, un'arte marziale che danneggia il nemico facendolo esplodere dall'interno mediante la pressione di Tsubo/punti di pressione) che deve riprendere la sua donna, Yuria, portata via dal rivale Shin, maestro della Tecnica Nanto (poi chiamata Tecnica dell' Aquila Solitaria). Dopo essersi fatto strada tra gli uomi di SHIN, detto anche The King, Ken riesce a sconfiggere il rivale, ma purtroppo apprende che la sua amata si era già tolta la vita.
Ken aiuta sempre un'infinità di persone, ma vaga quasi senza meta, accompagnato sempre da un ragazzino di nome Bat/Bart, un furfantello che lo ammira molto e una bambina di nome Rin/Lynn.
Alla fine giungono in un un villaggio, dove incontrano una donna di nome Mamiya e un guerriero di Nanto di nome Rey...
...e la storia continua...
Oltre allo stile grafico eccezionale, anche se l'apice viene raggiunto nei numeri centrali, l'ambientazione accattivante, la storia avvincente ed i combattimenti mozzafiato e ben contingentanti pieni di tecniche di arti marziali sempre nuove ed originali, la vera forza di HNK sta nei personaggi.
Questo manga è stato letto da un' infinità di persone, anche gente non interessata ai manga o addirittura ai fumetti in generale. A distanza di 10 o 15 anni chi ha letto HNK, magari non sa neanche più dov'è la sua collezione di manga, magari non tocca nemmeno più un fumetto da anni e di certo non si ricorderà chi erano i quattro fratelli Hokuto o le Cinque Forze Nanto (il Figlio Del Vento non se lo ricorda mai nessuno) eppure a chiunque è rimasto impresso nella mente un personaggio come l'amico Rei, il Re di Hokuto/Ken Oh Raou/Raul, oppure i più benevoli Toki o Shew, altri ricorderanno Falco perché somigliava a Dolph Lundgren, oppure si ricordano di Jyuza delle Nuvole perchè era talmente spavaldo e mascalzone da sembrare quasi fuori contesto. Ho sentito persino dei lettori che apprezzavano il miserabile Jagi/Jagger, perché è una (quasi) veritiera metafora di sentimenti umani molto comuni come l'invidia e la gelosia.
Personaggi, tantissimi personaggi, che sanno entrare nel cuore del lettore, questa forse la forza più grande di HNK.
Insomma, un manga a dir poco titanico, qualcosa che è rimasto nella storia.
Da leggere assolutamente!
<b>ATTENZIONE SPOILER</b>
Sono qui a parlare di quello che, per me, è IL CAPOLAVORO. Il manga che più mi ha commosso, fatto riflettere e dato insegnamenti fondamentali.
Siamo alla fine del XX secolo, in un mondo sconvolto dalle esplosioni atomiche, in cui tutto è scomparso tranne la razza umana. Facciamo quindi la conoscenza di Kenshiro, il successore della Divina Scuola di Hokuto, un'arte marziale capace di far scoppiare il corpo dell'avversario dall'interno colpendo dei punti di pressione. La storia si basa sulla ricerca dell'amata Julia, rapita da un esponente della Scuola di Nanto, Shin, e sulla lotta contro i fratelli che rivendicano sia la ragazza che il diritto di essere il successore di Hokuto.
In una trama così viene da sè pensare che il tutto sarà composto da combattimenti continui e insensati, ma non è così. In "Hokuto no Ken" il motivo principale di tutto sono i sentimenti: il rimorso (tutti i nemici hanno una storia più o meno triste alle spalle), la fedeltà, l'amicizia e, soprattutto, l'amore. Si, perchè alla fine ciò che ci vuole trasmettere l'autore è proprio questo. "Tu puoi contare solo su te stesso, ma io ho vivo in me l'amore per Julia e per mio fratello maggiore...te! Nemmeno un pugno capace di distruggere il cielo potrà spezzare il mio cuore!".
Passiamo ad analizzare il manga tecnicamente: disegni meravigliosi, che vanno a migliorare di volume in volume, che non lasciano nulla al caso, meticolosi anche nei piccoli particolari. Disegni che trasmettono ciò che vuole essere trasmesso in modo perfetto, che sia tristezza, terrore o quant'altro.
La trama, per quanto lunga, si svolge senza particolari pause, in un susseguirsi di combattimenti, colpi di scena e situazioni drammatiche senza fine. Ciò è possibile soprattutto grazie all'eccelsa caratterizzazione dei personaggi: ognuno con una storia diversa e con un evoluzione caratteriale continua. Si pensi a Raoh, dapprima presentatoci come un tiranno senza pietà il cui unico obiettivo è la conquista del mondo, per poi uscire di scena dopo aver unito il mondo e averlo consegnato all'uomo in grado di far sussistere la pace, o alle vicende di Shin, Juda, Kaioh, tutte con un input ben preciso e giustificato. Anche in questo "Ken il guerriero" si distingue: non esiste una pazzia non giustifica, una spropositata brama di conquista nata dal nulla che ci viene presentata nella maggior parte delle opere di questo tipo. Tutti hanno una storia alle spalle che li hanno resi ciò che sono, marchiati inevitabilmente da un destino per alcuni immutabile, per altri si.
L'unica piccola pecca è il numero dei volumi, un po' esagerato. Personalmente, come detto anche in una intervista da Buronson, avrei preferito che il tutto finisse con
Sono qui a parlare di quello che, per me, è IL CAPOLAVORO. Il manga che più mi ha commosso, fatto riflettere e dato insegnamenti fondamentali.
Siamo alla fine del XX secolo, in un mondo sconvolto dalle esplosioni atomiche, in cui tutto è scomparso tranne la razza umana. Facciamo quindi la conoscenza di Kenshiro, il successore della Divina Scuola di Hokuto, un'arte marziale capace di far scoppiare il corpo dell'avversario dall'interno colpendo dei punti di pressione. La storia si basa sulla ricerca dell'amata Julia, rapita da un esponente della Scuola di Nanto, Shin, e sulla lotta contro i fratelli che rivendicano sia la ragazza che il diritto di essere il successore di Hokuto.
In una trama così viene da sè pensare che il tutto sarà composto da combattimenti continui e insensati, ma non è così. In "Hokuto no Ken" il motivo principale di tutto sono i sentimenti: il rimorso (tutti i nemici hanno una storia più o meno triste alle spalle), la fedeltà, l'amicizia e, soprattutto, l'amore. Si, perchè alla fine ciò che ci vuole trasmettere l'autore è proprio questo. "Tu puoi contare solo su te stesso, ma io ho vivo in me l'amore per Julia e per mio fratello maggiore...te! Nemmeno un pugno capace di distruggere il cielo potrà spezzare il mio cuore!".
Passiamo ad analizzare il manga tecnicamente: disegni meravigliosi, che vanno a migliorare di volume in volume, che non lasciano nulla al caso, meticolosi anche nei piccoli particolari. Disegni che trasmettono ciò che vuole essere trasmesso in modo perfetto, che sia tristezza, terrore o quant'altro.
La trama, per quanto lunga, si svolge senza particolari pause, in un susseguirsi di combattimenti, colpi di scena e situazioni drammatiche senza fine. Ciò è possibile soprattutto grazie all'eccelsa caratterizzazione dei personaggi: ognuno con una storia diversa e con un evoluzione caratteriale continua. Si pensi a Raoh, dapprima presentatoci come un tiranno senza pietà il cui unico obiettivo è la conquista del mondo, per poi uscire di scena dopo aver unito il mondo e averlo consegnato all'uomo in grado di far sussistere la pace, o alle vicende di Shin, Juda, Kaioh, tutte con un input ben preciso e giustificato. Anche in questo "Ken il guerriero" si distingue: non esiste una pazzia non giustifica, una spropositata brama di conquista nata dal nulla che ci viene presentata nella maggior parte delle opere di questo tipo. Tutti hanno una storia alle spalle che li hanno resi ciò che sono, marchiati inevitabilmente da un destino per alcuni immutabile, per altri si.
L'unica piccola pecca è il numero dei volumi, un po' esagerato. Personalmente, come detto anche in una intervista da Buronson, avrei preferito che il tutto finisse con
Attenzione :: Spoiler! (clicca per visualizzarlo)
la morte di Raoh [FINE SPOILER] e quindi intorno al volume 14/15, ma è un particolare che non intacca il mio voto per il mio manga preferito: 10 e lode, per un'opera immortale. Inutile dirvi di leggerlo e rileggerlo.
Pietra miliare del fumetto giapponese, un vero e proprio cult. "Hokuto No Ken", a differenza di moltissimi altri manga, è stato uno dei pochi capace di cogliere ed esprimere al lettore la propria identità culturale del Giappone. L'olocausto nucleare (tristemente noto in madrepatria per i fatti accaduti durante la seconda guerra mondiale), le arti marziali (il Kempo) ed il Bushido: onore, eroico coraggio, dovere e lealtà, onestà e giustizia; sono temi ricorrenti nel corso del racconto. I personaggi sono caratterizzati perfettamente, molti di essi(anche i secondari) sono dotati di una maturità ed uno spirito d'iniziativa impressionanti, visto solamente in pochissime altre opere. Per non parlare del carisma. Perfetto anche il disegno (Hara), sin dal primo volume curato nei minimi dettagli. Trama (Buronson) degna di un film. Più di un semplice fumetto, Hokuto No Ken è una vera e propria opera d'arte, da dover leggere almeno una volta nella vita. Capolavoro.
Hokuto no Ken è leggenda. Nel 1983 il duo Hara-Buronson crea uno shōnen anticonvenzionale che si afferma in tutto il mondo. Il disegno è dettagliato come non era mai stato fatto prima, vero punto di forza di questo manga. Il chiaroscuro è accademico. La Sacra Scuola di Hokuto è un altro fattore che attrae il lettore: una tecnica (splatter) che lascia a bocca aperta perchè cruda, violenta e grottesca; quasi un potere oscuro.
Malgrado l'ottimo incipit, la storia è fin troppo lineare e dopo pochi volumi diventa banale e prevedibile; i personaggi stereotipati (spesso non distinguibili l'uno dall'altro).
Hokuto no Ken è riconducibile al Genbaku Bungaku (letteratura della bomba atomica): genere letterario che si concentra sulle ripercussioni delle bombe atomiche del 1945 e di possibili guerre combattute con queste armi. Traspaiono sentimenti quali la solidarietà, la condivisione della tristezza e la voglia di ricominciare. Il tutto miticizzato in un mondo fantascientifico in cui la violenza è padrona.
Ken, sebbene non sia proprio il classico protagonista shōnen, è pur sempre un guerriero che combatte per salvaguardare la giustizia in un mondo tetro e lugubre. Un mondo in rovina lacerato dalle guerre atomiche, in cui gli uomini devono sopravvivere con le loro sole forze. Un futuro tanto impossibile per i personaggi esagerati, quanto possibile per la crudeltà di quest'ultimi.
STORIA: 6.5
DISEGNI: 9
STILE: 7
STORYBOARD: 7
FATTORE SHONEN: 6
Un manga epico consigliato a tutti gli amanti del fumetto.
Malgrado l'ottimo incipit, la storia è fin troppo lineare e dopo pochi volumi diventa banale e prevedibile; i personaggi stereotipati (spesso non distinguibili l'uno dall'altro).
Hokuto no Ken è riconducibile al Genbaku Bungaku (letteratura della bomba atomica): genere letterario che si concentra sulle ripercussioni delle bombe atomiche del 1945 e di possibili guerre combattute con queste armi. Traspaiono sentimenti quali la solidarietà, la condivisione della tristezza e la voglia di ricominciare. Il tutto miticizzato in un mondo fantascientifico in cui la violenza è padrona.
Ken, sebbene non sia proprio il classico protagonista shōnen, è pur sempre un guerriero che combatte per salvaguardare la giustizia in un mondo tetro e lugubre. Un mondo in rovina lacerato dalle guerre atomiche, in cui gli uomini devono sopravvivere con le loro sole forze. Un futuro tanto impossibile per i personaggi esagerati, quanto possibile per la crudeltà di quest'ultimi.
STORIA: 6.5
DISEGNI: 9
STILE: 7
STORYBOARD: 7
FATTORE SHONEN: 6
Un manga epico consigliato a tutti gli amanti del fumetto.
<b>Attenzione, qualche spoiler</b>
Nei confronti di certe opere nutro quello che potremmo definire il complesso d'inferiorità del parvenu: mi incuriosiscono per via dei loro meriti storici e artistici, ma ho sempre paura di non aver letto o visto abbastanza per poterle apprezzare. Ma se non si conosce il passato come si può capire il presente? Così eccomi qui, con buona pace del mio timore di non essere all'altezza, a recensire un manga che non ha certo bisogno di pubblicità: "Ken il guerriero" di Buronson - al secolo Yoshiyuki Okamura - e Testuo Hara.
Alla fine del Ventesimo Secolo il mondo, devastato dalla guerra atomica, è diventato una grande landa desolata da cui è sparita pressoché ogni traccia di biodiversità. Coloro che sono sopravvissuti all'olocausto nucleare conducono una vita di stenti nei piccoli villaggi sorti nel deserto al posto dei grandi agglomerati urbani di un tempo, cercando di proteggersi come meglio possono dalle bande di predoni che, in quest'epoca di incertezze, si sono costituite a centinaia e che spadroneggiano indisturbate.
Kenshirō, sessantaquattresimo successore della Divina Scuola di Hokuto, utilizza le tecniche di combattimento di cui è il detentore per impedire ai malintenzionati di approfittarsi dei più deboli, vagabondando di villaggio in villaggio alla ricerca di Julia, la sua fidanzata, e di Shin, l'uomo che l'ha rapita nonché guerriero di Nanto, la più temibile delle scuole rivali di Hokuto. Con lui ci sono anche il ladruncolo Bart e l'orfanella Lynn, due bambini incontrati lungo la via che, incuranti dei pericoli a cui possono andare incontro, si rifiutano di separarsi da lui.
Il manga si divide sostanzialmente in due parti. Nella prima il rapimento di Julia funge da premessa ad una lunga serie di scontri che culmina con un teso confronto tra Kenshirō e Raoul, uno dei suoi fratelli adottivi, che non vuole rassegnarsi al fatto di non essere stato scelto come erede di Hokuto. Potendo esserci soltanto un successore per volta, infatti, è di vitale importanza che i segreti della Divina Scuola non finiscano nelle mani (pugni?) sbagliate, e quest'ultimo, con i suoi ideali distorti, è tutt'altro che il candidato ideale.
La seconda parte, invece, ha luogo qualche anno dopo la sconfitta di Raoul, a seguito della quale il mondo sembra essere diventato un posto un po' più vivibile. Una nuova minaccia, tuttavia, si profila all'orizzonte: quella dell'Imperatore, intenzionato a riempire il vuoto di potere creatosi. A capo di coloro che si oppongono alla sua ascesa vi è l'Armata di Hokuto, capitanata da due Bart e Lynn ormai cresciuti. La morte di Julia, gravemente malata, spingerà Ken, che aveva smesso di combattere per starle vicino, a tornare nuovamente a lottare in difesa dei più deboli, e il caso farà sì che si ricongiunga ai suoi vecchi compagni di viaggio. Il rapimento di Lynn lo condurrà sull'Isola dei Demoni, dove lo attendono delle rivelazioni sconvolgenti sul suo passato e sulla stessa Scuola di Hokuto che gli infonderanno una consapevolezza tutta nuova riguardo cosa significhi essere depositario di un potere tanto grande e antico.
Tra un combattimento e un colpo di scena la trama di quest'ultimo segmento si fa incredibilmente intricata per gli standard di un manga che, per oltre la metà della sua durata, ne è quasi sprovvisto. Nel complesso la storia regge, ma si denotano in ogni caso alcuni tardivi e talvolta opinabili eccessi di zelo nel voler far quadrare ogni cosa. Se non altro la sceneggiatura è priva degli info-rigurgiti e delle varie "telecronache" all'epoca di rito nei manga d'azione (sì, Araki, sto guardando proprio te), circostanza che garantisce un'attenzione elevata e costante da parte del lettore anche se non tutti gli scontri sono rilevanti ai fini della storia. Tuttavia in difesa di Buronson va detto che in nessun caso cerca di fingere il contrario: alcuni di essi, infatti, servono esclusivamente per delineare il contesto che ne costituisce l'imprescindibile cornice.
Solitamente una trama discontinua sottintende un livello di introspezione psicologica altrettanto deficitario; in "Ken il guerriero", invece, quest'ultima è sorprendentemente puntuale in quanto sono le emozioni, prima ancora dei pugni, a parlare per i personaggi. Amore, amicizia, gelosia, rabbia, tristezza, inadeguatezza, fede, disillusione, egoismo, disperazione: impossibile rimanere impassibili di fronte a una simile varietà di sentimenti, resi peraltro con un'intensità da mozzare il fiato. Ken - e non solo lui - non combatte per il puro gusto di farlo; al contrario egli crede fermamente che non vi sia nulla di più forte dell'amore, al servizio del quale "presta" il suo pugno perché è l'unica cosa che ha da offrire a questa causa.
Inutile dire che, essendo già pronta a sfoderare il mio solito armamentario di lamentele a tale proposito - scorretto uso del mostrato e del raccontato, personaggi che agiscono senza che ne vengano specificate le ragioni eccetera - sono stata più che felice di venire messa a tacere. Non che non manchino dei comprimari sacrificabili o troppo simili fra loro, ma si tratta di casi talmente isolati da non incidere in maniera significativa sul mio giudizio. Semmai si sarebbe potuto fare di più in merito ai vari personaggi femminili, eclissati dalla sovrannaturale perfezione di Julia che, in qualità di Mary Sue ufficiale della saga, incarna un modello impossibile da imitare tanto "in-universe" quanto nella realtà. Le dà filo da torcere soltanto la guerriera Mamiya, che però deve vedersela anche con il ridimensionamento coatto a cui vanno soggette molte le eroine degli shōnen che, pur essendo in possesso di qualità che permetterebbero loro di competere ad armi pari con i colleghi maschi, vengono relegate nelle retrovie in qualità di interesse amoroso del protagonista, guaritrice, soprammobile e/o casus belli.
Le tavole sono piene, quasi sontuose nella loro dovizia di particolari. Nulla viene lasciato all'immaginazione del lettore, che lungi dal sentirsi costantemente tenuto per mano non può fare a meno di lodare lo sforzo profuso da Tetsuo Hara nell'atto di immortalare ogni singolo gesto, ogni lacrima, ogni goccia di sangue versata - soprattutto quelle, in effetti. Una vera festa per gli amanti del Gore, quindi, ma nulla a cui non possa fare l'abitudine anche un lettore poco avvezzo al genere. Del resto questo è "Ken il guerriero", non "Ken il terapeuta", anche se invero il nostro eroe dimostra delle non indifferenti attitudini messianiche.
Purtroppo alcuni personaggi tendono ad assomigliarsi fra loro, soprattutto per quanto riguarda i vari cattivi minori, talvolta indistinguibili gli uni dagli altri: se è ragionevole aspettarsi che lo siano nei modi - in fin dei conti il male, quando è accompagnato dalla stupidità, è piuttosto banale - lo stesso non si può dire riguardo all'aspetto. Ciò, tuttavia, toglie ben poco alla carica oserei dire esplosiva (pessima battuta, lo so) dei disegni di Hara, che ancora oggi conservano tutta la loro personalità e che sono entrati nell'immaginario collettivo di qualsiasi appassionato di manga e anime.
Vorrei chiudere con un aneddoto che ci porta indietro di qualche anno, precisamente alla fine del 1996. In quel periodo un gruppo di ragazzi balzò agli onori della cronaca - si fa per dire - per aver avuto l'idea di gettare, dall'alto di un cavalcavia, dei sassi contro le macchine che passavano là sotto, uccidendo una persona e ferendone altre. Pare che nella camera di uno di loro sia stata trovata la serie di "Ken il guerriero", che divenne prontamente il capro espiatorio dei media, un po' come "Sailor Moon" sarebbe stato accusato, tempo dopo, di traviare la sessualità dei bambini. Io all'epoca avevo sei anni e per me Ken era il nome del fidanzato di Barbie, ma se ne avessi avuti ventidue, come adesso, certamente avrei sentito l'impulso di impugnare carta e penna e scrivere a tutti coloro che nel cavalcare la notizia si improvvisarono grandi conoscitori degli anime e dei manga per dire loro che, al contrario della sua pessima nomea tra i profani, è uno dei manga più educativi che abbia mai letto.
Nei confronti di certe opere nutro quello che potremmo definire il complesso d'inferiorità del parvenu: mi incuriosiscono per via dei loro meriti storici e artistici, ma ho sempre paura di non aver letto o visto abbastanza per poterle apprezzare. Ma se non si conosce il passato come si può capire il presente? Così eccomi qui, con buona pace del mio timore di non essere all'altezza, a recensire un manga che non ha certo bisogno di pubblicità: "Ken il guerriero" di Buronson - al secolo Yoshiyuki Okamura - e Testuo Hara.
Alla fine del Ventesimo Secolo il mondo, devastato dalla guerra atomica, è diventato una grande landa desolata da cui è sparita pressoché ogni traccia di biodiversità. Coloro che sono sopravvissuti all'olocausto nucleare conducono una vita di stenti nei piccoli villaggi sorti nel deserto al posto dei grandi agglomerati urbani di un tempo, cercando di proteggersi come meglio possono dalle bande di predoni che, in quest'epoca di incertezze, si sono costituite a centinaia e che spadroneggiano indisturbate.
Kenshirō, sessantaquattresimo successore della Divina Scuola di Hokuto, utilizza le tecniche di combattimento di cui è il detentore per impedire ai malintenzionati di approfittarsi dei più deboli, vagabondando di villaggio in villaggio alla ricerca di Julia, la sua fidanzata, e di Shin, l'uomo che l'ha rapita nonché guerriero di Nanto, la più temibile delle scuole rivali di Hokuto. Con lui ci sono anche il ladruncolo Bart e l'orfanella Lynn, due bambini incontrati lungo la via che, incuranti dei pericoli a cui possono andare incontro, si rifiutano di separarsi da lui.
Il manga si divide sostanzialmente in due parti. Nella prima il rapimento di Julia funge da premessa ad una lunga serie di scontri che culmina con un teso confronto tra Kenshirō e Raoul, uno dei suoi fratelli adottivi, che non vuole rassegnarsi al fatto di non essere stato scelto come erede di Hokuto. Potendo esserci soltanto un successore per volta, infatti, è di vitale importanza che i segreti della Divina Scuola non finiscano nelle mani (pugni?) sbagliate, e quest'ultimo, con i suoi ideali distorti, è tutt'altro che il candidato ideale.
La seconda parte, invece, ha luogo qualche anno dopo la sconfitta di Raoul, a seguito della quale il mondo sembra essere diventato un posto un po' più vivibile. Una nuova minaccia, tuttavia, si profila all'orizzonte: quella dell'Imperatore, intenzionato a riempire il vuoto di potere creatosi. A capo di coloro che si oppongono alla sua ascesa vi è l'Armata di Hokuto, capitanata da due Bart e Lynn ormai cresciuti. La morte di Julia, gravemente malata, spingerà Ken, che aveva smesso di combattere per starle vicino, a tornare nuovamente a lottare in difesa dei più deboli, e il caso farà sì che si ricongiunga ai suoi vecchi compagni di viaggio. Il rapimento di Lynn lo condurrà sull'Isola dei Demoni, dove lo attendono delle rivelazioni sconvolgenti sul suo passato e sulla stessa Scuola di Hokuto che gli infonderanno una consapevolezza tutta nuova riguardo cosa significhi essere depositario di un potere tanto grande e antico.
Tra un combattimento e un colpo di scena la trama di quest'ultimo segmento si fa incredibilmente intricata per gli standard di un manga che, per oltre la metà della sua durata, ne è quasi sprovvisto. Nel complesso la storia regge, ma si denotano in ogni caso alcuni tardivi e talvolta opinabili eccessi di zelo nel voler far quadrare ogni cosa. Se non altro la sceneggiatura è priva degli info-rigurgiti e delle varie "telecronache" all'epoca di rito nei manga d'azione (sì, Araki, sto guardando proprio te), circostanza che garantisce un'attenzione elevata e costante da parte del lettore anche se non tutti gli scontri sono rilevanti ai fini della storia. Tuttavia in difesa di Buronson va detto che in nessun caso cerca di fingere il contrario: alcuni di essi, infatti, servono esclusivamente per delineare il contesto che ne costituisce l'imprescindibile cornice.
Solitamente una trama discontinua sottintende un livello di introspezione psicologica altrettanto deficitario; in "Ken il guerriero", invece, quest'ultima è sorprendentemente puntuale in quanto sono le emozioni, prima ancora dei pugni, a parlare per i personaggi. Amore, amicizia, gelosia, rabbia, tristezza, inadeguatezza, fede, disillusione, egoismo, disperazione: impossibile rimanere impassibili di fronte a una simile varietà di sentimenti, resi peraltro con un'intensità da mozzare il fiato. Ken - e non solo lui - non combatte per il puro gusto di farlo; al contrario egli crede fermamente che non vi sia nulla di più forte dell'amore, al servizio del quale "presta" il suo pugno perché è l'unica cosa che ha da offrire a questa causa.
Inutile dire che, essendo già pronta a sfoderare il mio solito armamentario di lamentele a tale proposito - scorretto uso del mostrato e del raccontato, personaggi che agiscono senza che ne vengano specificate le ragioni eccetera - sono stata più che felice di venire messa a tacere. Non che non manchino dei comprimari sacrificabili o troppo simili fra loro, ma si tratta di casi talmente isolati da non incidere in maniera significativa sul mio giudizio. Semmai si sarebbe potuto fare di più in merito ai vari personaggi femminili, eclissati dalla sovrannaturale perfezione di Julia che, in qualità di Mary Sue ufficiale della saga, incarna un modello impossibile da imitare tanto "in-universe" quanto nella realtà. Le dà filo da torcere soltanto la guerriera Mamiya, che però deve vedersela anche con il ridimensionamento coatto a cui vanno soggette molte le eroine degli shōnen che, pur essendo in possesso di qualità che permetterebbero loro di competere ad armi pari con i colleghi maschi, vengono relegate nelle retrovie in qualità di interesse amoroso del protagonista, guaritrice, soprammobile e/o casus belli.
Le tavole sono piene, quasi sontuose nella loro dovizia di particolari. Nulla viene lasciato all'immaginazione del lettore, che lungi dal sentirsi costantemente tenuto per mano non può fare a meno di lodare lo sforzo profuso da Tetsuo Hara nell'atto di immortalare ogni singolo gesto, ogni lacrima, ogni goccia di sangue versata - soprattutto quelle, in effetti. Una vera festa per gli amanti del Gore, quindi, ma nulla a cui non possa fare l'abitudine anche un lettore poco avvezzo al genere. Del resto questo è "Ken il guerriero", non "Ken il terapeuta", anche se invero il nostro eroe dimostra delle non indifferenti attitudini messianiche.
Purtroppo alcuni personaggi tendono ad assomigliarsi fra loro, soprattutto per quanto riguarda i vari cattivi minori, talvolta indistinguibili gli uni dagli altri: se è ragionevole aspettarsi che lo siano nei modi - in fin dei conti il male, quando è accompagnato dalla stupidità, è piuttosto banale - lo stesso non si può dire riguardo all'aspetto. Ciò, tuttavia, toglie ben poco alla carica oserei dire esplosiva (pessima battuta, lo so) dei disegni di Hara, che ancora oggi conservano tutta la loro personalità e che sono entrati nell'immaginario collettivo di qualsiasi appassionato di manga e anime.
Vorrei chiudere con un aneddoto che ci porta indietro di qualche anno, precisamente alla fine del 1996. In quel periodo un gruppo di ragazzi balzò agli onori della cronaca - si fa per dire - per aver avuto l'idea di gettare, dall'alto di un cavalcavia, dei sassi contro le macchine che passavano là sotto, uccidendo una persona e ferendone altre. Pare che nella camera di uno di loro sia stata trovata la serie di "Ken il guerriero", che divenne prontamente il capro espiatorio dei media, un po' come "Sailor Moon" sarebbe stato accusato, tempo dopo, di traviare la sessualità dei bambini. Io all'epoca avevo sei anni e per me Ken era il nome del fidanzato di Barbie, ma se ne avessi avuti ventidue, come adesso, certamente avrei sentito l'impulso di impugnare carta e penna e scrivere a tutti coloro che nel cavalcare la notizia si improvvisarono grandi conoscitori degli anime e dei manga per dire loro che, al contrario della sua pessima nomea tra i profani, è uno dei manga più educativi che abbia mai letto.
« Siamo alla fine del XX secolo. Il mondo intero è sconvolto dalle esplosioni atomiche. Sulla faccia della terra, gli oceani erano scomparsi e le pianure avevano l'aspetto di desolati deserti. Tuttavia, la Razza Umana era sopravvissuta. »
Così inizia il leggendario manga del duo Buronson e Tetsuo Hara. Esaminiamolo nei dettagli.
Trama Voto: 8
<b>Attenzione lievi spoiler</b>
Ormai la trama la sanno tutti, quindi inizio subito a spiegare il perchè del mio voto.
Inizialmente la storia è molto semplice e a mio avviso scontatissima, tanti cattivoni che vengono puntualmente massacrati dal protagonista e infine il boss finale (ovvero Shin).
Possiamo dire che la vera trama inizia proprio con la morte di quest'ultimo, dal volume 4 in poi hanno inizio le parti più importanti della storia e poi con la venuta di quello che, secondo me, è il miglior personaggio del manga, ovvero Raoh (o Raoul nella versione italiana).
La trama infatti è ricca di colpi di scena inaspettati, combattimenti epici, personaggi ben caratterizzati e momenti toccanti, tuttavia i personaggi minori (in genere tutti cattivi) sono stereotipati,ma ciò non ha molto peso e può passare, essendo personaggi che compaiono per non più di 2 pagine.
Come in quasi tutti gli shonen anche qui tutti i personaggi principali hanno un triste passato alle spalle. Tutto il manga punta molto sul drammatico, infatti in tutti i volumi c'è sempre almeno più di un personaggio che muore e o che piange.
"Ken il Guerriero" è stato farcito con una buona dose di violenza, non è raro vedere teste mozzate o che esplodono, budella, sangue ecc ecc.
La storia è divisa in 2 parti e la seconda (pur non essendo allo stesso livello della prima) è comunque un ottimo seguito per le avventure di kenshiro.
Tuttavia credo che il voto che merita sia un 8 molto tirato (a causa soprattutto dei primi numeri), non di più.
Disegno Voto: 10
Già dai primi numeri Tetsuo Hara dimostra di avere un talento innato nel disegno (soprattutto per quanto riguarda le ombreggiature) e cosa ancora più incredibile esso migliora in ogni nuovo volume.
I disegni infatti sono curati nei minimi dettagli: piege dei vestiti, espressioni e soprattutto le ombreggiature.
L'unica pecca purtroppo sono le proporzioni, molti personaggi hanno muscoli giganteschi in modo da enfatizzarne la brutalità anche se ciò non stona affatto con la storia che Buronson ci narra.
Quanto a disegno Hara è praticamente il migliore seguito subito da Kentaro Miura.
Personaggi Voto: 8
Buronson non ha scritto il manga di "Ken il guerriero" con una storia precedentemente elaborata, ha inventato un po' tutto sul momento, personaggi compresi e devo dire che non potevano venirgli meglio di così! Ma allora perchè ho messo solo 8?
Purtroppo per personaggi non posso tener conto solo di quelli principali (se fosse solo per loro infatti un 10 sarebbe più che meritato), ma anche di quelli secondari che fanno solo da sfondo al manga.
I personaggi principali hanno un carattere ben delineato,le loro ambizioni, i loro traguardi ecc.
Come ho già detto tutti i personaggi hanno un triste passato alle spalle e ciò o gli ha rafforzati, o gli ha fatto prendere la cosiddetta via del male, anche nel caso di questi ultimi (nei cattivi insomma) Buronson è riuscito comunque ad evidenziare il loro lato umano, soprattutto quando uno di questi cattivi moriva.
In punto di morte infatti tutti gli antagonisti scoppiano in lacrime perchè pentiti di ciò che hanno fatto, oppure si tolgono la vita per il medesimo motivo e come al solito Buronson rende la cosa la più drammatica possibile.
Credo che con ciò Buronson voglia dire che in realtà non esiste una persona veramente malvagia, anche se questa è solo una mia opinione infatti stà al lettore interpretare il messaggio che il manga ci vuole lasciare.
Passiamo ora ai personaggi secondari. Buronson si concentra soltanto sui personaggi più importanti (e soprattutto sui 2 protagonisti ovvero Kenshiro e Raoul) e per questo motivo non permette al lettore di focalizzarsi anche su quelli meno importanti, che alla fine servono soltanto ad intralciare, invano, i protagonisti.
Altra cosa che non mi è affatto piaciuta sono i predoni, tutti uguali! Fortunatamente questi servono solo da sfondo e quindi non sono nemmeno considerabili come personaggi (non si sa nemmeno il loro nome), essi,metaforicamente,rappresentano il mondo senza regole in cui è ambientata la storia e fin qui nulla da dire, ma se non fossero tutti uguali sarebbe meglio!
Adattamento Italiano Voto: 6
E qui il voto di Ken comincia a calare.
Si sa che la serie animata gode del peggior doppiaggio italiano della storia degli anime, ma il manga ,ahimè, non ha tanto da stare allegro.
I dialoghi fortunatamente si salvano, anche se per poter essere godibili a pieno bisogna chiudere un occhio su certe cose, quanto ai nomi delle tecniche è uscita una cosa davvero rivoltante!
In ogni nuovo numero del manga c'era una tecnica che misteriosamente aveva cambiato nome e la cosa pesava parecchio sui combattimenti a dir poco epici!
Tuttavia credo che nel complesso l'adattamento italiano sia più che sufficente, ma ho arrotondato a 6 perchè,francamente, potevano impegnarsi un po' di più.
Se tenessimo conto solo del manga giapponese non esiterei a dare 9 a questa opera che mi ha letteralmente conquistato, ma purtroppo non posso ignorare la versione italiana.
Tuttavia un 8 non glielo toglie nessuno!
Così inizia il leggendario manga del duo Buronson e Tetsuo Hara. Esaminiamolo nei dettagli.
Trama Voto: 8
<b>Attenzione lievi spoiler</b>
Ormai la trama la sanno tutti, quindi inizio subito a spiegare il perchè del mio voto.
Inizialmente la storia è molto semplice e a mio avviso scontatissima, tanti cattivoni che vengono puntualmente massacrati dal protagonista e infine il boss finale (ovvero Shin).
Possiamo dire che la vera trama inizia proprio con la morte di quest'ultimo, dal volume 4 in poi hanno inizio le parti più importanti della storia e poi con la venuta di quello che, secondo me, è il miglior personaggio del manga, ovvero Raoh (o Raoul nella versione italiana).
La trama infatti è ricca di colpi di scena inaspettati, combattimenti epici, personaggi ben caratterizzati e momenti toccanti, tuttavia i personaggi minori (in genere tutti cattivi) sono stereotipati,ma ciò non ha molto peso e può passare, essendo personaggi che compaiono per non più di 2 pagine.
Come in quasi tutti gli shonen anche qui tutti i personaggi principali hanno un triste passato alle spalle. Tutto il manga punta molto sul drammatico, infatti in tutti i volumi c'è sempre almeno più di un personaggio che muore e o che piange.
"Ken il Guerriero" è stato farcito con una buona dose di violenza, non è raro vedere teste mozzate o che esplodono, budella, sangue ecc ecc.
La storia è divisa in 2 parti e la seconda (pur non essendo allo stesso livello della prima) è comunque un ottimo seguito per le avventure di kenshiro.
Tuttavia credo che il voto che merita sia un 8 molto tirato (a causa soprattutto dei primi numeri), non di più.
Disegno Voto: 10
Già dai primi numeri Tetsuo Hara dimostra di avere un talento innato nel disegno (soprattutto per quanto riguarda le ombreggiature) e cosa ancora più incredibile esso migliora in ogni nuovo volume.
I disegni infatti sono curati nei minimi dettagli: piege dei vestiti, espressioni e soprattutto le ombreggiature.
L'unica pecca purtroppo sono le proporzioni, molti personaggi hanno muscoli giganteschi in modo da enfatizzarne la brutalità anche se ciò non stona affatto con la storia che Buronson ci narra.
Quanto a disegno Hara è praticamente il migliore seguito subito da Kentaro Miura.
Personaggi Voto: 8
Buronson non ha scritto il manga di "Ken il guerriero" con una storia precedentemente elaborata, ha inventato un po' tutto sul momento, personaggi compresi e devo dire che non potevano venirgli meglio di così! Ma allora perchè ho messo solo 8?
Purtroppo per personaggi non posso tener conto solo di quelli principali (se fosse solo per loro infatti un 10 sarebbe più che meritato), ma anche di quelli secondari che fanno solo da sfondo al manga.
I personaggi principali hanno un carattere ben delineato,le loro ambizioni, i loro traguardi ecc.
Come ho già detto tutti i personaggi hanno un triste passato alle spalle e ciò o gli ha rafforzati, o gli ha fatto prendere la cosiddetta via del male, anche nel caso di questi ultimi (nei cattivi insomma) Buronson è riuscito comunque ad evidenziare il loro lato umano, soprattutto quando uno di questi cattivi moriva.
In punto di morte infatti tutti gli antagonisti scoppiano in lacrime perchè pentiti di ciò che hanno fatto, oppure si tolgono la vita per il medesimo motivo e come al solito Buronson rende la cosa la più drammatica possibile.
Credo che con ciò Buronson voglia dire che in realtà non esiste una persona veramente malvagia, anche se questa è solo una mia opinione infatti stà al lettore interpretare il messaggio che il manga ci vuole lasciare.
Passiamo ora ai personaggi secondari. Buronson si concentra soltanto sui personaggi più importanti (e soprattutto sui 2 protagonisti ovvero Kenshiro e Raoul) e per questo motivo non permette al lettore di focalizzarsi anche su quelli meno importanti, che alla fine servono soltanto ad intralciare, invano, i protagonisti.
Altra cosa che non mi è affatto piaciuta sono i predoni, tutti uguali! Fortunatamente questi servono solo da sfondo e quindi non sono nemmeno considerabili come personaggi (non si sa nemmeno il loro nome), essi,metaforicamente,rappresentano il mondo senza regole in cui è ambientata la storia e fin qui nulla da dire, ma se non fossero tutti uguali sarebbe meglio!
Adattamento Italiano Voto: 6
E qui il voto di Ken comincia a calare.
Si sa che la serie animata gode del peggior doppiaggio italiano della storia degli anime, ma il manga ,ahimè, non ha tanto da stare allegro.
I dialoghi fortunatamente si salvano, anche se per poter essere godibili a pieno bisogna chiudere un occhio su certe cose, quanto ai nomi delle tecniche è uscita una cosa davvero rivoltante!
In ogni nuovo numero del manga c'era una tecnica che misteriosamente aveva cambiato nome e la cosa pesava parecchio sui combattimenti a dir poco epici!
Tuttavia credo che nel complesso l'adattamento italiano sia più che sufficente, ma ho arrotondato a 6 perchè,francamente, potevano impegnarsi un po' di più.
Se tenessimo conto solo del manga giapponese non esiterei a dare 9 a questa opera che mi ha letteralmente conquistato, ma purtroppo non posso ignorare la versione italiana.
Tuttavia un 8 non glielo toglie nessuno!
<b>ATTENZIONE SPOILER</b>
Dopo aver visto l'obbrobriosa prima serie in animazione, mi sono subito spinto sul manga perchè, conoscendo le varie strategie delle trasposizioni animate di opere di grande successo più il patetico doppiaggio italiano, ero sicuro che qui non avrei riscontrato la maggiorparte dei difetti notati dell'anime, e l'avrei apprezzato.
Avevo ragione.
Hokuto no Ken narra la storia di un'ipotetica (molto ipotetica!) epoca futura, dove la Terra è devastata da distruzione e disperazione, e l'unica a spuntarla sembra essere la violenza e le maniere forti. In questa immensa oscurità c'è però una luce, una speranza: Kenshiro, predestinato della scuola di Hokuto, rivale (ma non per questo nemica) della scuola di Nanto.
Questo è l'inizio di una serie di avvenimenti e relazioni importanti e significative tra i vari personaggi di entrambe le scuole.
Certo la storia è stata palesemente "aggiornata" volta per volta, è chiaro che all'autore siano venute le idee durante la stesura dei vari tankobon e che non avesse tutto in mente sin dall'inizio. Questo però non compromette la solidità narrativa, non ci sono cioè incongruenze o errori di sorta, però bisogna ammettere che il salvataggio di Julia dal suo suicidio, da parte delle stelle di Nanto, è abbastanza inverosimile. Così come il lettore non può pensare, ad un certo punto "Ma dov'era l'esercito di questo finora? Perchè fino ad adesso nessuno aveva mai nominato questo importantissimo personaggio?".
Altre lievi forzature della sceneggiatura sono il sacrificio di Toki per salvare Ken e Julia, che pare assurdo (c'erano un centinaio di persone nel magazzino, cosa cambiava una in più?), e la decisione di Shu di combattere contro Souther, quando già sapeva che vi avrebbe combattuto Ken con lui (se qualcuno ha capito il significato di una simile scelta mi faccia un fischio).
Sono lieto di annunciare che la stesura dei difetti riscontrabili in questo manga termina qui, mentre nella conversione animata la lista dei difetti da attribuirgli sarebbe sterminata.
Hokuto no Ken ha dalla sua una gran varietà di personaggi, che godono di una profondità che va dal "buono" all' "eccelso". E saranno questi personaggi a trainare la storia e l'attenzione del lettore che si affezionerà presto ad essi, senza però - almeno nel mio caso - creare immedesimazione; ma questo forse è solo un mio problema vivendo in un'epoca diversa da quella in cui è stata ideata quest'opera.
Il manga comincia discretamente, per poi crescere sempre più fino a toccare vette di eccellenza negli ultimi volumi dedicati alla prima parte della storia. Se all'inizio i contenuti e i discorsi sapevano un po' di già visto, dopo un po' diverranno invece profondi, originali ed innovativi, che faranno la storia del fumetto e verranno ripresi da altre opere (per dirne una, Code geass per il finale si è ispirato molto a questo). Ryuga, Yuza, lo stesso Ken ma soprattutto Raoul e altri sono personaggi con la P maiuscola che sapranno senza dubbio conquistarvi. Certo, il motivo per cui Raoul volesse diventare il più forte del mondo poteva essere approfondito di più comunque; questa è in effetti una lacuna da non trascurare.
Una nota di merito spetta anche ai combattimenti, molto innovativi (viene ideato qui il concetto di "aura", così come c'è un accenno del power up, che troverà però poi la sua ragion d'essere con Dragon ball), brevi ma "pesanti" e drammatici, che fanno trasparire la sofferenza che provano i personaggi. A proposito di sofferenza, Ken è da elogiare anche per il coraggio che ha avuto nell'imbastire scene a dir poco spietate e sicuramente imprevedibili, cosa più che rara in un fumetto ideato per ragazzi, ma che alla fine diciamocelo: Ken non è per ragazzi, ma più per adulti.
La lettura scorre sempre fluida senza momenti di stanca, al contrario dell'anime che, infarcito di filler, è una delle cose più tediose e monotone che abbia mai visto.
Sempre sul confronto con l'anime, c'è da dire che la serie animata ha dei buchi narrativi sbalorditivi, roba che non si capiva che a Julia restasse poco da vivere, o Toki che dice a Ken di sconfiggere tutti i guerrieri di Nanto, e altri personaggi che dicevano cose che lasciavano capire fischio per fiasco; ad esempio la personalità di Raoul, attraverso quello che diceva, appariva incoerente o comunque forzata nel finale, al contrario del manga.
Da elogiare assolutamente poi i disegni: dettagliati, tridimensionali e pieni di sfumature; certo, non raggiungono il livello inarrivabile di Kentaro Miura, ma siamo comunque a livelli di eccellenza. Peccato per i fondali che non sono sempre presenti, ma per via dei personaggi disegnati così bene neanche ci si fa caso.
Inoltre, a differenza dell'anime, qui le proporzioni non sono sballate.
Beh che dire, per concludere Hokuto no Ken (almeno fino alla prima saga) è un'opera che è giustamente entrata a far parte della storia e che merita di essere ricordata (o riscoperta), ma che come molti shonen storici - Dragon ball ad esempio - presenta dei nei di cui bisogna tener conto nel giudizio complessivo.
Post Scriptum. Con mia somma sorpresa, per via delle opinioni che avevo sentito in giro, con la seconda parte Hokuto no Ken non peggiora affatto, anzi.
Anche qui è presenta una buona gamma di personaggi, sia per quantità che per qualità. Spiccano personaggi di rilievo che non hanno nulla da invidiare a quelli della prima serie, anche se il migliore probabilmente rimane Raoul.
La storia qui risale all'origini della Scuola di Hokuto, viene chiarito tutto di tutto, l'intreccio della storia è ottimo ma allo stesso tempo con qualche forzatura di troppo, e un'incongruenza non poco grave.
Si può quindi dire che in complessità supera la prima parte, ma in credibilità no.
Poi anche qui sono presenti dei difetti di sceneggiatura, come la psicologia del generale Kahn che non è approfondita affatto; Kaiou che ritiene fin da subito il suo sangue "impuro" e non se ne capisce il motivo se poi vuole quasi glorificarlo; oppure l'inspiegabile somiglianza tra Ken e Kaiou, a detta di un bambino. Poi mi ha dato fastidio il comportamento di Orca nel togliersi un occhio con tanta leggerezza, e una cosa simile era già avvenuta con Shu. Va bene una volta, ma due si esagera, sembra che in quest'ambientazione i personaggi abbiano un innato istinto suicida.
Dopo tutto questo il manga si conclude con uno splendido finale, assolutamente all'altezza e non prevedibile o stereotipato.
Nel complesso quindi direi, con i pro e i contro, che la seconda parte del manga è anche migliore della prima.
Si conclude così un fenomeno degli anni '80, il cui successo per la versione animata è assolutamente immeritato, ma pienamente giustificato dall'opera originale, ossia questo manga.
Dopo aver visto l'obbrobriosa prima serie in animazione, mi sono subito spinto sul manga perchè, conoscendo le varie strategie delle trasposizioni animate di opere di grande successo più il patetico doppiaggio italiano, ero sicuro che qui non avrei riscontrato la maggiorparte dei difetti notati dell'anime, e l'avrei apprezzato.
Avevo ragione.
Hokuto no Ken narra la storia di un'ipotetica (molto ipotetica!) epoca futura, dove la Terra è devastata da distruzione e disperazione, e l'unica a spuntarla sembra essere la violenza e le maniere forti. In questa immensa oscurità c'è però una luce, una speranza: Kenshiro, predestinato della scuola di Hokuto, rivale (ma non per questo nemica) della scuola di Nanto.
Questo è l'inizio di una serie di avvenimenti e relazioni importanti e significative tra i vari personaggi di entrambe le scuole.
Certo la storia è stata palesemente "aggiornata" volta per volta, è chiaro che all'autore siano venute le idee durante la stesura dei vari tankobon e che non avesse tutto in mente sin dall'inizio. Questo però non compromette la solidità narrativa, non ci sono cioè incongruenze o errori di sorta, però bisogna ammettere che il salvataggio di Julia dal suo suicidio, da parte delle stelle di Nanto, è abbastanza inverosimile. Così come il lettore non può pensare, ad un certo punto "Ma dov'era l'esercito di questo finora? Perchè fino ad adesso nessuno aveva mai nominato questo importantissimo personaggio?".
Altre lievi forzature della sceneggiatura sono il sacrificio di Toki per salvare Ken e Julia, che pare assurdo (c'erano un centinaio di persone nel magazzino, cosa cambiava una in più?), e la decisione di Shu di combattere contro Souther, quando già sapeva che vi avrebbe combattuto Ken con lui (se qualcuno ha capito il significato di una simile scelta mi faccia un fischio).
Sono lieto di annunciare che la stesura dei difetti riscontrabili in questo manga termina qui, mentre nella conversione animata la lista dei difetti da attribuirgli sarebbe sterminata.
Hokuto no Ken ha dalla sua una gran varietà di personaggi, che godono di una profondità che va dal "buono" all' "eccelso". E saranno questi personaggi a trainare la storia e l'attenzione del lettore che si affezionerà presto ad essi, senza però - almeno nel mio caso - creare immedesimazione; ma questo forse è solo un mio problema vivendo in un'epoca diversa da quella in cui è stata ideata quest'opera.
Il manga comincia discretamente, per poi crescere sempre più fino a toccare vette di eccellenza negli ultimi volumi dedicati alla prima parte della storia. Se all'inizio i contenuti e i discorsi sapevano un po' di già visto, dopo un po' diverranno invece profondi, originali ed innovativi, che faranno la storia del fumetto e verranno ripresi da altre opere (per dirne una, Code geass per il finale si è ispirato molto a questo). Ryuga, Yuza, lo stesso Ken ma soprattutto Raoul e altri sono personaggi con la P maiuscola che sapranno senza dubbio conquistarvi. Certo, il motivo per cui Raoul volesse diventare il più forte del mondo poteva essere approfondito di più comunque; questa è in effetti una lacuna da non trascurare.
Una nota di merito spetta anche ai combattimenti, molto innovativi (viene ideato qui il concetto di "aura", così come c'è un accenno del power up, che troverà però poi la sua ragion d'essere con Dragon ball), brevi ma "pesanti" e drammatici, che fanno trasparire la sofferenza che provano i personaggi. A proposito di sofferenza, Ken è da elogiare anche per il coraggio che ha avuto nell'imbastire scene a dir poco spietate e sicuramente imprevedibili, cosa più che rara in un fumetto ideato per ragazzi, ma che alla fine diciamocelo: Ken non è per ragazzi, ma più per adulti.
La lettura scorre sempre fluida senza momenti di stanca, al contrario dell'anime che, infarcito di filler, è una delle cose più tediose e monotone che abbia mai visto.
Sempre sul confronto con l'anime, c'è da dire che la serie animata ha dei buchi narrativi sbalorditivi, roba che non si capiva che a Julia restasse poco da vivere, o Toki che dice a Ken di sconfiggere tutti i guerrieri di Nanto, e altri personaggi che dicevano cose che lasciavano capire fischio per fiasco; ad esempio la personalità di Raoul, attraverso quello che diceva, appariva incoerente o comunque forzata nel finale, al contrario del manga.
Da elogiare assolutamente poi i disegni: dettagliati, tridimensionali e pieni di sfumature; certo, non raggiungono il livello inarrivabile di Kentaro Miura, ma siamo comunque a livelli di eccellenza. Peccato per i fondali che non sono sempre presenti, ma per via dei personaggi disegnati così bene neanche ci si fa caso.
Inoltre, a differenza dell'anime, qui le proporzioni non sono sballate.
Beh che dire, per concludere Hokuto no Ken (almeno fino alla prima saga) è un'opera che è giustamente entrata a far parte della storia e che merita di essere ricordata (o riscoperta), ma che come molti shonen storici - Dragon ball ad esempio - presenta dei nei di cui bisogna tener conto nel giudizio complessivo.
Post Scriptum. Con mia somma sorpresa, per via delle opinioni che avevo sentito in giro, con la seconda parte Hokuto no Ken non peggiora affatto, anzi.
Anche qui è presenta una buona gamma di personaggi, sia per quantità che per qualità. Spiccano personaggi di rilievo che non hanno nulla da invidiare a quelli della prima serie, anche se il migliore probabilmente rimane Raoul.
La storia qui risale all'origini della Scuola di Hokuto, viene chiarito tutto di tutto, l'intreccio della storia è ottimo ma allo stesso tempo con qualche forzatura di troppo, e un'incongruenza non poco grave.
Si può quindi dire che in complessità supera la prima parte, ma in credibilità no.
Poi anche qui sono presenti dei difetti di sceneggiatura, come la psicologia del generale Kahn che non è approfondita affatto; Kaiou che ritiene fin da subito il suo sangue "impuro" e non se ne capisce il motivo se poi vuole quasi glorificarlo; oppure l'inspiegabile somiglianza tra Ken e Kaiou, a detta di un bambino. Poi mi ha dato fastidio il comportamento di Orca nel togliersi un occhio con tanta leggerezza, e una cosa simile era già avvenuta con Shu. Va bene una volta, ma due si esagera, sembra che in quest'ambientazione i personaggi abbiano un innato istinto suicida.
Dopo tutto questo il manga si conclude con uno splendido finale, assolutamente all'altezza e non prevedibile o stereotipato.
Nel complesso quindi direi, con i pro e i contro, che la seconda parte del manga è anche migliore della prima.
Si conclude così un fenomeno degli anni '80, il cui successo per la versione animata è assolutamente immeritato, ma pienamente giustificato dall'opera originale, ossia questo manga.
Se dovessero chiedermi che cosa si intende per "epico" io risponderei "Ken il Guerriero". Sì, perchè non vi è altro aggettivo più indicato per riferirsi a questo manga.
La storia narra di un futuro post-apocalittico nella quale Kenshiro, ultimo discendente della Divina Scuola di Arti Marziali di Hokuto, va in giro per il mondo alla ricerca della sua fidanzata Julia, strappatagli via da un rivale. Nel corso delle sue peregrinazioni dovrà affrontare nemici sempre più forti e potenti che metteranno spesso alla prova le sue abilità.
Per quanto la storia, o quantomeno la base iniziale, sia parecchio tradizionale per un manga shonen/seinen come questo, il suo sviluppo mostra una sceneggiatura e un intreccio sempre ben studiato e mai noioso. Ken si ritroverà a dover fare i conti con un mondo terribile, dove vige la legge della sopravvivenza del più forte e nel quale i deboli vivono in un costante stato di sofferenza e terrore. L' ambientazione post-apocalittica e post-guerra nucleare viene resa perfettamente, evidenziandone gli aspetti cruenti e feroci che essa ha comportato. Fondamentalmente il manga può venire suddiviso in due sezioni: la parte iniziale della narrazione, legata alle figure di Ken e di Raoul, si mostra obbiettivamente migliore della successiva per personaggi e intreccio della storia. Ciò non toglie comunque che anche la seconda parte si mantiene comunque su elevatissimi standard.
Anche i personaggi vengono strutturati e costruiti in simbiosi con l'ambiente: soldati sanguinari e sadici, bambini deboli fisicamente ma coraggiosi, uomini determinati a sacrificare se stessi per la salvezza delle loro famiglie: sono queste le figure che si muovono all' interno di "Ken il Guerriero". Fra i protagonisti poi pare quasi che aleggi incontrastata un'aura di imponenza e di grandezza che difficilmente ho visto raggiungere in altre storie. Basti pensare alla determinazione di Rei, al senso del dovere di Shu e al granitico ego di Raoul, che probabilmente è il miglior antagonista mai concepito all'interno di un manga. Kenshiro stesso, nonostante la sua apatica espressione, manifesta un'indole di grande profondità e dall'intensa resa psicologica.
Parlando del disegno bisogna dire che il tratto di Tetsuo Hara è certamente caratteristico e dotato di grande realismo, pur lasciando una vena di "fantasioso" non poco evidente, ma che comunque funziona nel complesso della storia. Una critica che gli si potrebbe rivolgere verte sul fatto che non riesce a dare grande varietà da un punto di vista di aspetto fisico ai personaggi. Spesso ci si ritrova a riconoscere in alcuni nuovi protagonisti i volti di figure incontrate precedentemente e alla lunga questo difetto è possibile che risulti fastidioso. Ma l'autore riesce a redimersi con la rappresentazione di ambienti e luoghi: la terra devastata di "Ken il Guerriero" è davvero stupefacente, tanto che adesso se penso a un universo dove il mondo è stato distrutto da una guerra atomica mi viene spontaneo pensare alle tavole disegnate in questo fumetto.
In conclusione penso che "Hokuto no Ken" sia un manga che deve essere letto almeno una volta nella vita da tutti gli appassionati del genere seinen/shonen; perchè raramente in un fumetto di questo tipo la trama riesce a mantenersi su livelli eccezionali dalla prima all'ultima pagina.
La storia narra di un futuro post-apocalittico nella quale Kenshiro, ultimo discendente della Divina Scuola di Arti Marziali di Hokuto, va in giro per il mondo alla ricerca della sua fidanzata Julia, strappatagli via da un rivale. Nel corso delle sue peregrinazioni dovrà affrontare nemici sempre più forti e potenti che metteranno spesso alla prova le sue abilità.
Per quanto la storia, o quantomeno la base iniziale, sia parecchio tradizionale per un manga shonen/seinen come questo, il suo sviluppo mostra una sceneggiatura e un intreccio sempre ben studiato e mai noioso. Ken si ritroverà a dover fare i conti con un mondo terribile, dove vige la legge della sopravvivenza del più forte e nel quale i deboli vivono in un costante stato di sofferenza e terrore. L' ambientazione post-apocalittica e post-guerra nucleare viene resa perfettamente, evidenziandone gli aspetti cruenti e feroci che essa ha comportato. Fondamentalmente il manga può venire suddiviso in due sezioni: la parte iniziale della narrazione, legata alle figure di Ken e di Raoul, si mostra obbiettivamente migliore della successiva per personaggi e intreccio della storia. Ciò non toglie comunque che anche la seconda parte si mantiene comunque su elevatissimi standard.
Anche i personaggi vengono strutturati e costruiti in simbiosi con l'ambiente: soldati sanguinari e sadici, bambini deboli fisicamente ma coraggiosi, uomini determinati a sacrificare se stessi per la salvezza delle loro famiglie: sono queste le figure che si muovono all' interno di "Ken il Guerriero". Fra i protagonisti poi pare quasi che aleggi incontrastata un'aura di imponenza e di grandezza che difficilmente ho visto raggiungere in altre storie. Basti pensare alla determinazione di Rei, al senso del dovere di Shu e al granitico ego di Raoul, che probabilmente è il miglior antagonista mai concepito all'interno di un manga. Kenshiro stesso, nonostante la sua apatica espressione, manifesta un'indole di grande profondità e dall'intensa resa psicologica.
Parlando del disegno bisogna dire che il tratto di Tetsuo Hara è certamente caratteristico e dotato di grande realismo, pur lasciando una vena di "fantasioso" non poco evidente, ma che comunque funziona nel complesso della storia. Una critica che gli si potrebbe rivolgere verte sul fatto che non riesce a dare grande varietà da un punto di vista di aspetto fisico ai personaggi. Spesso ci si ritrova a riconoscere in alcuni nuovi protagonisti i volti di figure incontrate precedentemente e alla lunga questo difetto è possibile che risulti fastidioso. Ma l'autore riesce a redimersi con la rappresentazione di ambienti e luoghi: la terra devastata di "Ken il Guerriero" è davvero stupefacente, tanto che adesso se penso a un universo dove il mondo è stato distrutto da una guerra atomica mi viene spontaneo pensare alle tavole disegnate in questo fumetto.
In conclusione penso che "Hokuto no Ken" sia un manga che deve essere letto almeno una volta nella vita da tutti gli appassionati del genere seinen/shonen; perchè raramente in un fumetto di questo tipo la trama riesce a mantenersi su livelli eccezionali dalla prima all'ultima pagina.
Ken il Guerriero è stato, senza alcun dubbio, una pietra miliare nell'editoria fumettistica giapponese.
La storia narra di un futuro post apocalittico, in cui, a seguito di una devastante guerra nucleare, il clima è diventato desertico e la maggior parte delle forme di vita si sono estinte. Tranne gli uomini. Ora sulla terra vige la legge del più forte, bande di motociclisti scorrazzano dappertutto dettando legge e i forti spadroneggiano. L'unico in grado di fermare tutto ciò è Kenshiro, depositario dell'antica arte di Hokuto.
Questo manga, oltre a combattimenti fantastici, scene strappalacrime (l'unica volta che ho pianto leggendo un fumetto o guardando un film <b>spoiler</b> è stata per la morte di Shu) <b>fine spoiler</b>, personaggi estremamente interessanti e punti quasi filosofici, esprime una paura comune durante il periodo della guerra fredda, quello di una guerra nucleare tra le due grandi potenze al tempo. Quindi Ken il Guerriero - Hokuto no Ken in originale - e sì una storia inventata, ma comunque verosimile. I disegni di Tetsuo Hara poi sono semplicemente fantastici considerando anche il tempo in cui è stata realizzata quest'opera. Assolutamente imperdibile per qualsiasi vero appassionato di manga.
La storia narra di un futuro post apocalittico, in cui, a seguito di una devastante guerra nucleare, il clima è diventato desertico e la maggior parte delle forme di vita si sono estinte. Tranne gli uomini. Ora sulla terra vige la legge del più forte, bande di motociclisti scorrazzano dappertutto dettando legge e i forti spadroneggiano. L'unico in grado di fermare tutto ciò è Kenshiro, depositario dell'antica arte di Hokuto.
Questo manga, oltre a combattimenti fantastici, scene strappalacrime (l'unica volta che ho pianto leggendo un fumetto o guardando un film <b>spoiler</b> è stata per la morte di Shu) <b>fine spoiler</b>, personaggi estremamente interessanti e punti quasi filosofici, esprime una paura comune durante il periodo della guerra fredda, quello di una guerra nucleare tra le due grandi potenze al tempo. Quindi Ken il Guerriero - Hokuto no Ken in originale - e sì una storia inventata, ma comunque verosimile. I disegni di Tetsuo Hara poi sono semplicemente fantastici considerando anche il tempo in cui è stata realizzata quest'opera. Assolutamente imperdibile per qualsiasi vero appassionato di manga.
Il manga e anime più conosciuto e meraviglioso degli anni '80 è Ken il guerriero, unico nel suo genere, che ha fatto appassionare moltissime persone.
Storia: 8
Ken il guerriero (hokuto no ken) tratta le avventure di Kenshiro, legittimo successore della sacra arte di Hokuto. I volumi sono 27 e sinceramente i fatti accadono molto velocemente, senza un minimo di realismo. Tutto ha inizio nel 19XX, e dopo una guerra nucleare, il mondo va in rovina, ma stranamente sopravvivono solo gli umani e anche qualche altra specie, ma veramente poche. Il manga si divide in due parti. Nella prima si mostra la gioventù di Kenshiro, in cui ha 18 anni e combatte per salvare la sua amata; mentre la seconda parte, quella che secondo me è più scadente, narra le gesta di Kenshiro che ormai ha 30 anni. Il punto forte della storia è la possibilità di uccidere le persone premendo punti di pressione, o semplicemente sfiorarle per tagliarle.
Disegni: 9
Le illustrazioni Hara sono spettacolari, tendono a rappresentare personaggi reali, quindi con molti dettagli. Come tutti avranno notato, Kenshiro, il protagonista, ha le sopracciglia assai grosse, e secondo me la scelta di rendere il protagonista così indica che nessuno è perfetto. Il lato negativo sono le proporzioni dei personaggi: in alcune scene il cattivo sembra alto 5 metri e il buono 1 metro. I disegni sono pieni di scene di guerra e combattimenti.
Edizione
Ci sono 3 edizioni. La prima, la più scadente, è quella della Granata Press, che dimezza i volumi originali, rendendoli 41, con 100 pagine ognuno. Le pagine sono state ribaltate, quindi la lettura è da sinistra a destra. La seconda edizione è della Star Comics, 27 volumi, come in Giappone, in formato tascabile. La terza edizione, che in realtà è esageratamente costosa, è tuttora in pubblicazione.
Storia: 8
Ken il guerriero (hokuto no ken) tratta le avventure di Kenshiro, legittimo successore della sacra arte di Hokuto. I volumi sono 27 e sinceramente i fatti accadono molto velocemente, senza un minimo di realismo. Tutto ha inizio nel 19XX, e dopo una guerra nucleare, il mondo va in rovina, ma stranamente sopravvivono solo gli umani e anche qualche altra specie, ma veramente poche. Il manga si divide in due parti. Nella prima si mostra la gioventù di Kenshiro, in cui ha 18 anni e combatte per salvare la sua amata; mentre la seconda parte, quella che secondo me è più scadente, narra le gesta di Kenshiro che ormai ha 30 anni. Il punto forte della storia è la possibilità di uccidere le persone premendo punti di pressione, o semplicemente sfiorarle per tagliarle.
Disegni: 9
Le illustrazioni Hara sono spettacolari, tendono a rappresentare personaggi reali, quindi con molti dettagli. Come tutti avranno notato, Kenshiro, il protagonista, ha le sopracciglia assai grosse, e secondo me la scelta di rendere il protagonista così indica che nessuno è perfetto. Il lato negativo sono le proporzioni dei personaggi: in alcune scene il cattivo sembra alto 5 metri e il buono 1 metro. I disegni sono pieni di scene di guerra e combattimenti.
Edizione
Ci sono 3 edizioni. La prima, la più scadente, è quella della Granata Press, che dimezza i volumi originali, rendendoli 41, con 100 pagine ognuno. Le pagine sono state ribaltate, quindi la lettura è da sinistra a destra. La seconda edizione è della Star Comics, 27 volumi, come in Giappone, in formato tascabile. La terza edizione, che in realtà è esageratamente costosa, è tuttora in pubblicazione.
Pubblicato per la prima volta nel 1983 e creato da Tetsuo Hara e Buronson, Ken il guerriero è uno dei manga giapponesi più importanti e famosi di sempre. Quest'opera ha segnato un'epoca e personalmente la mia infanzia da quando lo guardavo in tv. Nel manga i disegni sono molto buoni, e la trama, anche se un po' semplice e forse ripetitiva, è elaborata splendidamente, con una grande caratterizzazione dei personaggi, anche secondari. Non mancano i colpi di scena. Un'opera che non si può non leggere. Riesco difficilmente a dare un voto che non sia 10, per me il manga migliore di sempre.
Ken il guerriero è senza dubbio uno dei titoli più conosciuti e apprezzati a livello mondiale.
Per quanto riguarda il manga, che in Italia forse è meno conosciuto rispetto alla versione anime, si può e si deve subito dire che l'opera di Buronson e di Hara ha senza dubbio dato spunto a molti autori per la creazione di manga dello stesso genere, essendo Hokuto no Ken uno dei capisaldi del manga giapponese.
La storia non ha certo bisogno di presentazioni, così come i personaggi principali, ma una rapida rassegna è d'obbligo.
Siamo alla fine del XX secolo, dopo una devastante guerra nucleare il mondo cambia radicalmente, gli oceani evaporano e la terraferma diventa un enorme deserto, tutte le specie animali si sono estinte tranne la razza umana. Tuttavia i più deboli sono succubi dei più forti, che grazie al loro vantaggio riescono a soggiogare gli altri.
A difesa dei più deboli vi è Kenshiro, il successore della divina scuola di Hokuto, un'arte marziale che grazie alla pressione di punti segreti sparsi nel corpo umano causa l'esplosione di quest'ultimo.
Tutta la storia è uno spettacolare susseguirsi di scontri piuttosto violenti. Ma al di là della violenza, punto sul quale Ken il guerriero è sempre stato criticato, vi è un significato più profondo che pervade l'intera opera: l'amore.
Kenshiro, infatti, in quest'epoca buia è l'unico guerriero che combatte in nome dell'amore, dapprima per riprendersi l'amata Yuria rapita dal nemico Shin, poi per riportare la pace nel mondo trasformando le lacrime in sorrisi e facendosi carico della tristezza altrui. Kenshiro stravolge i canoni dell'uomo tutto d'un pezzo tradizionale, dimostrandosi un uomo dal sangue freddo in alcune occasioni ma anche un uomo capace di versare lacrime per coloro ai quali è affezionato.
Anche i personaggi secondari sono degni di nota, e dotati di un'ottima caratterizzazione. Uno su tutti da menzionare è l'antagonista principale della prima parte del manga, cioè Raoh, dapprima presentato come un tiranno senza pietà che non riconosce l'amore, in seguito come salvatore di quell'epoca, dal cuore colmo di amore, che ha riunito tutto il mondo sotto di sé per poi consegnarlo a colui che riteneva più meritevole e adatto a mantenere la pace: Kenshiro.
Ad accompagnare il tutto vi è poi l'ottimo stile artistico di Tetsuo Hara, dettagliatissimo e davvero molto realistico.
Credo che da ogni punto di vista questo manga meriti una piena valutazione, dato che poche altre opere oltre questa riescono a perdurare nel tempo, rimanendo attuali sia da punto di vista tematico che stilistico.
L'unica pecca, forse, è la lunghezza della narrazione, anche se nel complesso la storia risulta solo raramente ripetitiva.
Consigliatissimo a chiunque abbia del tempo da spendere in lettura di manga, la mia valutazione non può essere che massima per un lavoro così impegnato ed attuale anche a distanza di molti anni.
Per quanto riguarda il manga, che in Italia forse è meno conosciuto rispetto alla versione anime, si può e si deve subito dire che l'opera di Buronson e di Hara ha senza dubbio dato spunto a molti autori per la creazione di manga dello stesso genere, essendo Hokuto no Ken uno dei capisaldi del manga giapponese.
La storia non ha certo bisogno di presentazioni, così come i personaggi principali, ma una rapida rassegna è d'obbligo.
Siamo alla fine del XX secolo, dopo una devastante guerra nucleare il mondo cambia radicalmente, gli oceani evaporano e la terraferma diventa un enorme deserto, tutte le specie animali si sono estinte tranne la razza umana. Tuttavia i più deboli sono succubi dei più forti, che grazie al loro vantaggio riescono a soggiogare gli altri.
A difesa dei più deboli vi è Kenshiro, il successore della divina scuola di Hokuto, un'arte marziale che grazie alla pressione di punti segreti sparsi nel corpo umano causa l'esplosione di quest'ultimo.
Tutta la storia è uno spettacolare susseguirsi di scontri piuttosto violenti. Ma al di là della violenza, punto sul quale Ken il guerriero è sempre stato criticato, vi è un significato più profondo che pervade l'intera opera: l'amore.
Kenshiro, infatti, in quest'epoca buia è l'unico guerriero che combatte in nome dell'amore, dapprima per riprendersi l'amata Yuria rapita dal nemico Shin, poi per riportare la pace nel mondo trasformando le lacrime in sorrisi e facendosi carico della tristezza altrui. Kenshiro stravolge i canoni dell'uomo tutto d'un pezzo tradizionale, dimostrandosi un uomo dal sangue freddo in alcune occasioni ma anche un uomo capace di versare lacrime per coloro ai quali è affezionato.
Anche i personaggi secondari sono degni di nota, e dotati di un'ottima caratterizzazione. Uno su tutti da menzionare è l'antagonista principale della prima parte del manga, cioè Raoh, dapprima presentato come un tiranno senza pietà che non riconosce l'amore, in seguito come salvatore di quell'epoca, dal cuore colmo di amore, che ha riunito tutto il mondo sotto di sé per poi consegnarlo a colui che riteneva più meritevole e adatto a mantenere la pace: Kenshiro.
Ad accompagnare il tutto vi è poi l'ottimo stile artistico di Tetsuo Hara, dettagliatissimo e davvero molto realistico.
Credo che da ogni punto di vista questo manga meriti una piena valutazione, dato che poche altre opere oltre questa riescono a perdurare nel tempo, rimanendo attuali sia da punto di vista tematico che stilistico.
L'unica pecca, forse, è la lunghezza della narrazione, anche se nel complesso la storia risulta solo raramente ripetitiva.
Consigliatissimo a chiunque abbia del tempo da spendere in lettura di manga, la mia valutazione non può essere che massima per un lavoro così impegnato ed attuale anche a distanza di molti anni.
Ma stiamo parlando di Ken il guerriero?
No perché sinceramente mi imbarazza recensire un capolavoro del genere, visto che rappresenta ancora oggi un caposaldo del fumetto giapponese.
XX secolo, la Terra è devastata dalla conseguenza di importanti esplosioni nucleari, l'unica legge che vige ora è solo la forza, niente più moneta, niente più tecnologie.
Le popolazioni si dividono in bande assetate di sangue e di quelle poche risorse naturali che sono rimaste. Rimane solo una speranza: Kenshiro, un discendente di una scuola di arti marziali antichissima dai poteri devastanti, proverà in tutti i modi a riportare l'equilibrio in questo mondo ormai schiavo del vizio e della violenza.
La coppia Buronson e Tetsuo Hara firmano così uno dei più violenti ed epici fumetti mai creati, ma una storia anche di perdono, di amore e di fratellanza.
Ovviamente nessuno rimane indifferente alla lettura di Ken il guerriero (sfido il contrario), a me personalmente ha accompagnato molti anni della mia gioventù.
I disegni nonostante risentano del passare degli anni sono ancora molto muscolosi ed epici. Il protagonista è davvero rappresentato come un nuovo messia. Se proprio devo trovare un piccolo difetto è forse quello dei nemici casuali che sembrano messi lì solamente per essere sbudellati con una facilità disarmante dal protagonista. L'intreccio con le altre scuole di arti marziali diventa interessante e il finale (non spoilero, tranquilli) è davvero un qualcosa di epico.
Se non l'avete letto correte subito a rimediare, non troverete altre opere simili perché semplicemente non esistono altre opere simili, Kenshiro è Kenshiro. Punto.
No perché sinceramente mi imbarazza recensire un capolavoro del genere, visto che rappresenta ancora oggi un caposaldo del fumetto giapponese.
XX secolo, la Terra è devastata dalla conseguenza di importanti esplosioni nucleari, l'unica legge che vige ora è solo la forza, niente più moneta, niente più tecnologie.
Le popolazioni si dividono in bande assetate di sangue e di quelle poche risorse naturali che sono rimaste. Rimane solo una speranza: Kenshiro, un discendente di una scuola di arti marziali antichissima dai poteri devastanti, proverà in tutti i modi a riportare l'equilibrio in questo mondo ormai schiavo del vizio e della violenza.
La coppia Buronson e Tetsuo Hara firmano così uno dei più violenti ed epici fumetti mai creati, ma una storia anche di perdono, di amore e di fratellanza.
Ovviamente nessuno rimane indifferente alla lettura di Ken il guerriero (sfido il contrario), a me personalmente ha accompagnato molti anni della mia gioventù.
I disegni nonostante risentano del passare degli anni sono ancora molto muscolosi ed epici. Il protagonista è davvero rappresentato come un nuovo messia. Se proprio devo trovare un piccolo difetto è forse quello dei nemici casuali che sembrano messi lì solamente per essere sbudellati con una facilità disarmante dal protagonista. L'intreccio con le altre scuole di arti marziali diventa interessante e il finale (non spoilero, tranquilli) è davvero un qualcosa di epico.
Se non l'avete letto correte subito a rimediare, non troverete altre opere simili perché semplicemente non esistono altre opere simili, Kenshiro è Kenshiro. Punto.
Hokuto no Ken è certamente un manga che non ha bisogno di presentazioni. Famosissimo negli anni ’80 è uno dei capisaldi dei manga in Giappone e anche in Italia, dove riscosse da subito un gran successo.
In uno scenario post apocalittico, dove la guerra nucleare ha distrutto la civiltà umana, e portato un’ombra di violenza sugli uomini, con i malvagi che spadroneggiano sui deboli ricorrendo alla violenza, si muove Kenshiro, l’ultimo maestro della sacra arte di Hokuto. L’arte di Hokuto è una micidiale tecnica che permette di far esplodere l’avversario tramite la pressione di alcuni punti vitali chiamati “Tsubo”.
Kenshiro più che sembrare un maestro di lotta però, sembra un vagabondo che viaggia di città in città, affrontando tutti i malvagi che si ritrova davanti, facendosi carico della tristezza delle persone che incontra. Ma nel suo viaggio, si compirà anche il suo destino come unico erede di Hokuto, prima affrontando i maestri della tecnica rivale di Nanto, poi contro la stessa Hokuto.
Uno dei punti di forza del manga è senza dubbio rappresentato dai bellissimi disegni di Tetsuo Hara. Molto marcati nei volti, pieni di linee, che rendono i volti molto espressivi, specialmente gli occhi di Kenshiro, davvero pieni di tristezza, alcune volte mi è capitato di non riuscire a reggere lo sguardo di Kenshiro, tanta la sua intensità. Il design dei personaggi, in alcuni casi è basato su persone vere, famose, icone di quegli anni. L’ambientazione molto particolare - lo scenario di una guerra nucleare - è forse facile da gestire, essendo la gente che ci vive quasi senza regole si possono verificare tutte le situazioni presenti nel manga, sarebbe stato difficile in un altro contesto.
Comunque la storia è divisa in sezioni ben precise, ma alla lunga ripetitive.
Infatti, questo potrebbe essere considerato il difetto peggiore del manga. Non è altro che è un susseguirsi di situazioni uguali, con un tipo che si proclama il più forte, Ken lo sconfigge, e ne arriva un altro, in loop.
Tra i combattimenti, se si possono chiamare così, quelli veri sono pochi e veloci. Ken affronta centinaia di avversari, ma li batte con un dito senza nemmeno rivolgere loro la parola. Gli scontri con i vari maestri delle altre scuole si risolvono in pochi capitoli, con l’uso di una o due tecniche letali, da una parte e dall’altra, e lasciano insoddisfatti.
Man mano che si prosegue nella lettura diventa chiaro che i due autori hanno poco da offrire, almeno a livello di trama, e continuano a infarcire il manga di colpi di scena che non stanno in piedi, avversari via via più scontati e dalle motivazioni ridicole, fino ad arrivare agli ultimi tre volumi di scarsissima qualità, che tuttavia si risollevano un po’ nel finale, comunque insoddisfacente.
Un altro difetto è la totale mancanza d’interazione dei personaggi con l’ambiente, c’è il deserto e c’è mancanza d’acqua, e basta.
Non c’è un minimo di nozioni geografiche nella storia, Ken potrebbe viaggiare per centinaia di Km per quel che ne sappiamo, gli sfondi non cambiano: palazzi distrutti e deserto. Solo in punto Ken si dirige su un’isola e attraversa il mare, l’unico rimasto al mondo (il che è impossibile), e verso la fine in un paese del nord innevato.
Altro punto a sfavore, la guerra che ha distrutto tutto, si è verificata quando Ken era già grande, e dunque nel momento in cui la storia inizia dovrebbero essere passati pochi anni, ma tutta la tecnologia è già sparita, tranne le jeep e le motociclette che usano i predoni del deserto, e qualche arma, tipo esplosivo, o lanciafiamme, e la totale mancanza di un qualche tipo di ordine pubblico, tranne quello imposto con il terrore dai vari personaggi che si proclamano conquistatori, e più forti del mondo, che sono tutti come le classiche rane nel pozzo, che non conoscono la vastità dell’oceano.
Tutti i vari “generali” che provano a conquistare le varie terre con i loro eserciti muniti di spade e lance, rendono il tutto simile a una specie di medioevo distorto, o epoca Sengoku dei poveri.
Cosa salvare di questo manga alla fine?
L’ho letto solo ora, per la fama che ha, perché ancora adesso, genera nuovi prodotti, come prequel, sequel, film per il cinema (anche se di qualità discutibile), Kenshiro è un ottimo personaggio (il migliore del manga, ma non ci vuole molto), ottimi disegni, il messaggio di pace che infonde, anche se la pace e l’amore in questo manga sono visti in modo molto distorto, gli ottimi disegni.
Ma oltre questo, mi lascia abbastanza deluso, avevo visto prima l’anime e serbavo un altro ricordo, se il manga si fosse concluso prima, senza cavalcare l’onda del successo, ne sarebbe uscito certamente con più meriti. L’epopea di Kenshiro designato dalle stelle come salvatore dell’umanità è intrisa di sangue, lotte fratricide, e qualche occasionale sentimento che sboccia, buone per gli amanti dei manga vecchio stile ma chiaramente di difficile successo presso il pubblico attuale, specialmente per alcuni elementi, come vedere in continuazione omoni alti due metri piangere come dei bambini alla fine di ogni lotta.
Adesso che ho finito di leggere sono abbastanza deluso dal finale, che mi fa pensare male di tutta l’opera, magari in futuro con più distacco rivaluterò, ma sono comunque convinto di aver fatto bene a leggerlo, resta comunque una delle pietre miliari del genere.
In uno scenario post apocalittico, dove la guerra nucleare ha distrutto la civiltà umana, e portato un’ombra di violenza sugli uomini, con i malvagi che spadroneggiano sui deboli ricorrendo alla violenza, si muove Kenshiro, l’ultimo maestro della sacra arte di Hokuto. L’arte di Hokuto è una micidiale tecnica che permette di far esplodere l’avversario tramite la pressione di alcuni punti vitali chiamati “Tsubo”.
Kenshiro più che sembrare un maestro di lotta però, sembra un vagabondo che viaggia di città in città, affrontando tutti i malvagi che si ritrova davanti, facendosi carico della tristezza delle persone che incontra. Ma nel suo viaggio, si compirà anche il suo destino come unico erede di Hokuto, prima affrontando i maestri della tecnica rivale di Nanto, poi contro la stessa Hokuto.
Uno dei punti di forza del manga è senza dubbio rappresentato dai bellissimi disegni di Tetsuo Hara. Molto marcati nei volti, pieni di linee, che rendono i volti molto espressivi, specialmente gli occhi di Kenshiro, davvero pieni di tristezza, alcune volte mi è capitato di non riuscire a reggere lo sguardo di Kenshiro, tanta la sua intensità. Il design dei personaggi, in alcuni casi è basato su persone vere, famose, icone di quegli anni. L’ambientazione molto particolare - lo scenario di una guerra nucleare - è forse facile da gestire, essendo la gente che ci vive quasi senza regole si possono verificare tutte le situazioni presenti nel manga, sarebbe stato difficile in un altro contesto.
Comunque la storia è divisa in sezioni ben precise, ma alla lunga ripetitive.
Infatti, questo potrebbe essere considerato il difetto peggiore del manga. Non è altro che è un susseguirsi di situazioni uguali, con un tipo che si proclama il più forte, Ken lo sconfigge, e ne arriva un altro, in loop.
Tra i combattimenti, se si possono chiamare così, quelli veri sono pochi e veloci. Ken affronta centinaia di avversari, ma li batte con un dito senza nemmeno rivolgere loro la parola. Gli scontri con i vari maestri delle altre scuole si risolvono in pochi capitoli, con l’uso di una o due tecniche letali, da una parte e dall’altra, e lasciano insoddisfatti.
Man mano che si prosegue nella lettura diventa chiaro che i due autori hanno poco da offrire, almeno a livello di trama, e continuano a infarcire il manga di colpi di scena che non stanno in piedi, avversari via via più scontati e dalle motivazioni ridicole, fino ad arrivare agli ultimi tre volumi di scarsissima qualità, che tuttavia si risollevano un po’ nel finale, comunque insoddisfacente.
Un altro difetto è la totale mancanza d’interazione dei personaggi con l’ambiente, c’è il deserto e c’è mancanza d’acqua, e basta.
Non c’è un minimo di nozioni geografiche nella storia, Ken potrebbe viaggiare per centinaia di Km per quel che ne sappiamo, gli sfondi non cambiano: palazzi distrutti e deserto. Solo in punto Ken si dirige su un’isola e attraversa il mare, l’unico rimasto al mondo (il che è impossibile), e verso la fine in un paese del nord innevato.
Altro punto a sfavore, la guerra che ha distrutto tutto, si è verificata quando Ken era già grande, e dunque nel momento in cui la storia inizia dovrebbero essere passati pochi anni, ma tutta la tecnologia è già sparita, tranne le jeep e le motociclette che usano i predoni del deserto, e qualche arma, tipo esplosivo, o lanciafiamme, e la totale mancanza di un qualche tipo di ordine pubblico, tranne quello imposto con il terrore dai vari personaggi che si proclamano conquistatori, e più forti del mondo, che sono tutti come le classiche rane nel pozzo, che non conoscono la vastità dell’oceano.
Tutti i vari “generali” che provano a conquistare le varie terre con i loro eserciti muniti di spade e lance, rendono il tutto simile a una specie di medioevo distorto, o epoca Sengoku dei poveri.
Cosa salvare di questo manga alla fine?
L’ho letto solo ora, per la fama che ha, perché ancora adesso, genera nuovi prodotti, come prequel, sequel, film per il cinema (anche se di qualità discutibile), Kenshiro è un ottimo personaggio (il migliore del manga, ma non ci vuole molto), ottimi disegni, il messaggio di pace che infonde, anche se la pace e l’amore in questo manga sono visti in modo molto distorto, gli ottimi disegni.
Ma oltre questo, mi lascia abbastanza deluso, avevo visto prima l’anime e serbavo un altro ricordo, se il manga si fosse concluso prima, senza cavalcare l’onda del successo, ne sarebbe uscito certamente con più meriti. L’epopea di Kenshiro designato dalle stelle come salvatore dell’umanità è intrisa di sangue, lotte fratricide, e qualche occasionale sentimento che sboccia, buone per gli amanti dei manga vecchio stile ma chiaramente di difficile successo presso il pubblico attuale, specialmente per alcuni elementi, come vedere in continuazione omoni alti due metri piangere come dei bambini alla fine di ogni lotta.
Adesso che ho finito di leggere sono abbastanza deluso dal finale, che mi fa pensare male di tutta l’opera, magari in futuro con più distacco rivaluterò, ma sono comunque convinto di aver fatto bene a leggerlo, resta comunque una delle pietre miliari del genere.
<i>"La forza è l'unica legge ora."</i>
Hokuto no Ken è un manga ambientato in un mondo post-apocalittico, dove gli umani sono sopravvissuti, a differenza della civiltà, e dove l'acqua e il cibo hanno un valore tale da essere tenuti in cassaforte. Il protagonista della nostra storia è Kenshiro, un muscolosissimo (come moltissimi altri, alla faccia della carestia!) uomo erede di una scuola di arti marziali, la Hokuto, che si contrappone alla scuola di Nanto.
Il manga non ha una storia (badate bene, non ho detto trama!), le vicende si svolgono interamente su basi quali sono i rapporti tra i vari personaggi. Il disegno è molto valido, con sporadiche scene dettagliatissime, in queste scene i soggetti preferiti sono i vestiti dei protagonisti, o gli ambienti esterni che spesso Tetsuo Hara inserisce in un'intera pagina a chiusura di un capitolo. I combattimenti si susseguono in grande numero e molto velocemente, una particolarità è l'assenza della tensione narrativa che vede personaggi principali sfidarsi in battaglie fatali numerose volte, questo provoca anche sconquasso nel lettore, che vedendosi il cast decimato velocemente in pochi volumi si chieda dove voglia arrivare il manga, che sembra non arrivare mai al climax. La crudeltà e la super-violenza servono comunque per veicolare un messaggio positivo.
Ovviamente è uno shonen che ha poco da spartire con quelli più recenti, esempio lampante i combattimenti prima descritti, e c'è poco da stupirsi che recentemente sia stato prodotto un videogame di Kenshiro stile Dinasty Warrios: anche nel manga Ken si trova spesso a combattere contro una schiera di scagnozzi (che fa fuori nei modi più diversi possibili) per poi arrivare al "boss finale". Altra differenza, i level-up che non sono netti e distinti come, per esempio, i livelli di Dragon Ball, ma sono frutto di una maturazione fatta di innumerevoli scontri ed emozioni.
Purtroppo, forse per colpa della fama che investi questo manga a suo tempo, l'opera è stata allungata eccessivamente.
<b>[Attenzione, spoiler!]</b>
Difatti, come in un più moderno Death Note, che avrebbe potuto fermarsi alla morte di L o come Dragon Ball alla morte di Freezer, Ken avrebbe dovuto fermarsi alla morte di Raoul. Prima della morte del suddetto personaggio, il manga è una specie di epopea epica, molto interessante e in grado di intrattenere anche un pubblico più moderno, tuttavia dopo la morte di Raoul la lettura mi si è presentata più pesante, quasi senza un senso e tirata per le lunghe, si riprende un poco verso gli ultimi volumetti, tuttavia il finale lascerà l'amaro in bocca.
<b>[Fine spoiler.]</b>
Una lettura che dovrebbe fare parte del curriculum di ogni lettore, un vero e proprio cult-manga dominato da tematiche quali l'amore, e la solitudine.
Hokuto no Ken è un manga ambientato in un mondo post-apocalittico, dove gli umani sono sopravvissuti, a differenza della civiltà, e dove l'acqua e il cibo hanno un valore tale da essere tenuti in cassaforte. Il protagonista della nostra storia è Kenshiro, un muscolosissimo (come moltissimi altri, alla faccia della carestia!) uomo erede di una scuola di arti marziali, la Hokuto, che si contrappone alla scuola di Nanto.
Il manga non ha una storia (badate bene, non ho detto trama!), le vicende si svolgono interamente su basi quali sono i rapporti tra i vari personaggi. Il disegno è molto valido, con sporadiche scene dettagliatissime, in queste scene i soggetti preferiti sono i vestiti dei protagonisti, o gli ambienti esterni che spesso Tetsuo Hara inserisce in un'intera pagina a chiusura di un capitolo. I combattimenti si susseguono in grande numero e molto velocemente, una particolarità è l'assenza della tensione narrativa che vede personaggi principali sfidarsi in battaglie fatali numerose volte, questo provoca anche sconquasso nel lettore, che vedendosi il cast decimato velocemente in pochi volumi si chieda dove voglia arrivare il manga, che sembra non arrivare mai al climax. La crudeltà e la super-violenza servono comunque per veicolare un messaggio positivo.
Ovviamente è uno shonen che ha poco da spartire con quelli più recenti, esempio lampante i combattimenti prima descritti, e c'è poco da stupirsi che recentemente sia stato prodotto un videogame di Kenshiro stile Dinasty Warrios: anche nel manga Ken si trova spesso a combattere contro una schiera di scagnozzi (che fa fuori nei modi più diversi possibili) per poi arrivare al "boss finale". Altra differenza, i level-up che non sono netti e distinti come, per esempio, i livelli di Dragon Ball, ma sono frutto di una maturazione fatta di innumerevoli scontri ed emozioni.
Purtroppo, forse per colpa della fama che investi questo manga a suo tempo, l'opera è stata allungata eccessivamente.
<b>[Attenzione, spoiler!]</b>
Difatti, come in un più moderno Death Note, che avrebbe potuto fermarsi alla morte di L o come Dragon Ball alla morte di Freezer, Ken avrebbe dovuto fermarsi alla morte di Raoul. Prima della morte del suddetto personaggio, il manga è una specie di epopea epica, molto interessante e in grado di intrattenere anche un pubblico più moderno, tuttavia dopo la morte di Raoul la lettura mi si è presentata più pesante, quasi senza un senso e tirata per le lunghe, si riprende un poco verso gli ultimi volumetti, tuttavia il finale lascerà l'amaro in bocca.
<b>[Fine spoiler.]</b>
Una lettura che dovrebbe fare parte del curriculum di ogni lettore, un vero e proprio cult-manga dominato da tematiche quali l'amore, e la solitudine.
Non posso non dare il massimo a quest'opera, che è stata onnipresente nella mia infanzia, prima in forma di anime e in età adolescenziale anche come manga. Forse noi maschietti nati negli anni ottanta non riusciremo a recensire oggettivamente questo titolo, ma il suo desolante scenario post atomico mescolato ai personaggi a mio modo di vedere perfetti, ognuno con caratteristiche ben definite e un destino molto spesso già scritto da seguire, lo inseriscono di prepotenza nell'olimpo del fumetto nipponico.
"Siamo alla fine del XX secolo. Il mondo intero è sconvolto dalle esplosioni atomiche. Sulla faccia della Terra gli oceani sono scomparsi, e le pianure hanno preso l'aspetto di desolati deserti. Tuttavia, la razza umana è sopravvissuta..."
In questo scenario vaga ramingo Ken, guerriero dal cuore nobile discendente di una scuola di arti marziali millenaria, la Divina Scuola di Hokuto, separato brutalmente dalla sua amata Julia e per questo pronto ad affrontare qualsiasi ostacolo per ricongiungersi a lei.
Da questa semplice premessa nascono e si sviluppano tutti gli eventi futuri, portandoci nella storia orde di fuorilegge, discendenti di rispettive sacre scuole di arti marziali, esperienze di violenza e di amore che si susseguono di pari passo. Una storia dove tanti potranno immedesimarsi in taluno o talaltro personaggio, e dove i colpi di scena non vengono certo risparmiati, e dove sicuramente messaggi positivi non mancano. Spesso è proprio dalle catastrofi che l'uomo riesce a mostrare il suo lato migliore.
Sicuramente il capolavoro assoluto del duo Buronson e Tetsuo Hara. Se non lo avete ancora letto, fatelo immediatamente, altrimenti potreste correre il rischio in futuro di fare una dichiarazione del genere: "Purtroppo ho conosciuto troppo tardi questo personaggio, la sua storia forte e drammatica e la sua onestà ed integrità mi hanno subito colpito, così come la sua determinazione ed il suo coraggio. Penso di avere molto in comune con lui. Se avessi trent'anni di meno mi sentirei onorato di impersonarlo in un film, oltretutto gli somiglio anche fisicamente." Parola di Sylvester Stallone...
"Siamo alla fine del XX secolo. Il mondo intero è sconvolto dalle esplosioni atomiche. Sulla faccia della Terra gli oceani sono scomparsi, e le pianure hanno preso l'aspetto di desolati deserti. Tuttavia, la razza umana è sopravvissuta..."
In questo scenario vaga ramingo Ken, guerriero dal cuore nobile discendente di una scuola di arti marziali millenaria, la Divina Scuola di Hokuto, separato brutalmente dalla sua amata Julia e per questo pronto ad affrontare qualsiasi ostacolo per ricongiungersi a lei.
Da questa semplice premessa nascono e si sviluppano tutti gli eventi futuri, portandoci nella storia orde di fuorilegge, discendenti di rispettive sacre scuole di arti marziali, esperienze di violenza e di amore che si susseguono di pari passo. Una storia dove tanti potranno immedesimarsi in taluno o talaltro personaggio, e dove i colpi di scena non vengono certo risparmiati, e dove sicuramente messaggi positivi non mancano. Spesso è proprio dalle catastrofi che l'uomo riesce a mostrare il suo lato migliore.
Sicuramente il capolavoro assoluto del duo Buronson e Tetsuo Hara. Se non lo avete ancora letto, fatelo immediatamente, altrimenti potreste correre il rischio in futuro di fare una dichiarazione del genere: "Purtroppo ho conosciuto troppo tardi questo personaggio, la sua storia forte e drammatica e la sua onestà ed integrità mi hanno subito colpito, così come la sua determinazione ed il suo coraggio. Penso di avere molto in comune con lui. Se avessi trent'anni di meno mi sentirei onorato di impersonarlo in un film, oltretutto gli somiglio anche fisicamente." Parola di Sylvester Stallone...
<b>[Attenzione spoiler]</b>
Hokuto no Ken (traducibile come Ken della scuola di Hokuto, Il pugno di Hokuto oppure Il colpo della stella del Nord) inizia la sua pubblicazione in Giappone nel 1983, riscuotendo un successo che ha consentito ai due autori (il disegnatore Tetsuo Hara e lo sceneggiatore Buronson) di proseguirne la storia per ben 27 volumi.
Il protagonista è Kenshiro, guerriero che padroneggia la sacra arte marziale della Divina Scuola di Hokuto, grazie alla quale può affrontare i suoi nemici premendo gli tsubo presenti sul loro corpo sprigionando una forte energia. Il manga è composto da molti elementi caratteristici della cultura giapponese, come le arti marziali, gli tsubo, il sacrificio, l'onore, miscelati in una trama relativamente semplice, nella quale il protagonista stringe amicizie e passa da un avversario a quello successivo, in una lunga sequenza di combattimenti.
E' notizia degli ultimi mesi il fatto che Sylvester Stallone e Arnold Schwarzenegger abbiano conosciuto di recente il manga, dispiaciuti per non averlo conosciuto prima, o ne avrebbero volentieri realizzata una versione cinematografica live action, vestendo rispettivamente i ruoli di Kenshiro e Raoul.
LA PRIMA SAGA
La prima metà del manga di Kenshiro è sicuramente la più riuscita, quella i cui personaggi sono più famosi e amati dai fan, la parte di storia che è presa in considerazione immediatamente per ogni nuovo film/videogioco/media che voglia ri-narrare le vicende del guerriero con le sette cicatrici sul petto.
La trama è ambientata sulla Terra, ormai devastata da un conflitto nucleare, dove vige la legge del più forte e bande di predoni saccheggiano villaggi maltrattando i più deboli; Kenshiro affronta molte di queste bande per liberare i gruppi di oppressi, cercando di proteggere i sopravvissuti. Tra questi ci sono Burt e Lynn: il primo è uno sbruffoncello in realtà piuttosto pauroso, mentre la seconda è una timida bambina inizialmente priva della parola, sconvolta per aver visto coi propri occhi il brutale omicidio dei genitori. Kenshiro li accetterà come compagni di viaggio, dimostrando di sapersi affezionarsi agli altri, dietro una patina di apparente freddezza che lo caratterizza per tutto il manga al di fuori delle scene più drammatiche.
Ciò che ha reso Hokuto no Ken un manga così duraturo e di grande successo non sono solo il protagonista, le mosse d'arti marziali, e le bande di motociclisti che si divertono a leccare con le loro lingue chilometriche affilati pugnali: l'elemento più affascinante dell'intera serie sono sicuramente i compagni e i rivali principali che Kenshiro incontra sul suo cammino, ognuno con un passato complesso e un codice d'onore ammirevole.
Shin è il maestro della scuola di Nanto, l'arte marziale che si oppone a Hokuto basandosi sullo sprigionamento di energia con mosse che colpiscono l'esterno del corpo dell'avversario.
Un tempo amico di Kenshiro, Shin lo affronterà perchè innamorato della sua fidanzata, Julia: Shin è pronto a tutto pur di rubargliela, arrivando quasi ad ucciderlo sotto gli occhi della povera ragazza, procurandogli le sette cicatrici a forma di Orsa Maggiore che Kenshiro porta sul petto. Julia non sopporta di vedere l'amato soffrire così tanto, così accetta di vivere con Shin in una città che l'uomo di Nanto costruisce appositamente per l'amata.
Kenshiro, una volta tornato in salute, si mette alla ricerca di Shin e dopo aver sconfitto tutti i suoi sottoposti riesce a scontrarsi con lui rendendolo moribondo dopo poche mosse. Shin confessa a Kenshiro che Julia non riusciva più a passare la vita con un uomo che non amava e ha preferito buttarsi dalla torre in cui era tenuta prigioniera; la stessa mossa compierà Shin per suicidarsi, ormai in fin di vita, per impedire che sia Kenshiro a porre fine alla sua vita.
Jagger è il primo fratellastro che Kenshiro reincontrerà sulla sua strada; Jagger lo odia per avergli rubato il ruolo di discendente della scuola di Hokuto, e da allora ha sempre cercato di sfogare la sua rabbia per essere stato battuto da Kenshiro.
Nonostante sia stato addestrato alle arti marziali, Jagger fa ampio uso di armi di ogni genere; per rintracciare il fratellastro, Jagger si infligge sette cicatrici sul petto e comincia a commettere azioni spregevoli, fino a quando Kenshiro non lo raggiunge. Quando Kenshiro scoprirà che è stato Jagger a convincere Shin a rapire Julia,non potrà fare a meno di infliggergli una morte dolorosa.
Rei appartiene alla scuola dell'Uccello d'acqua di Nanto, ed in combattimento ha sviluppato soprattutto la velocità e l'agilità di gambe. Rei è in costante viaggio alla ricerca dell'uomo con le sette cicatrici sul petto, colui che ha ucciso i suoi genitori e rapito la sorella Ailin; non si tratta però di Kenshiro, bensì di Jagger.
Rei e Kenshiro infatti combatteranno fianco a fianco, e nonostante appartengano alle due scuole rivali di Nanto e Hokuto, legheranno una forte amicizia. Per lealtà nei confronti di Kenshiro, Rei affronterà Raoul e verrà sconfitto, pur potendo trascorrere gli ultimi 3 giorni della sua vita con la consapevolezza della morte incombente: il suo canto del cigno sarà l'uccisione di Yuda per vendicare tutti i soprusi subiti da Mamiya, la donna amata da Rei.
Anche Yuda appartiene alla scuola di Nanto, ed è un personaggio estremamente vanesio, ossessionato dalla propria immagine e impegnato a trovare donne fantastiche con le quali circondarsi; proprio per questa passione Yuda rapisce Mamiya e la imprigiona nel suo harem, gesto che gli costerà la morte per mano di Rei, innamoratosi della donna.
Ma Yuda verrà sconfitto da Rei per via dei suoi sentimenti nei confronti del rivale: infatti Yuda odia Rei perchè non potrà mai essere mai come lui, incantato dal fascino delle sue movenze.
Souther, durante il suo allenamento nella tecnica Nanto in giovane età, dovette uccidere il suo maestro pur senza saperlo; soffrendo così tanto per la perdita del proprio mentore, Souther decise di rinunciare per tutta la vita all'amore e qualunque altro sentimento benevolo. Il suo sogno è una piramide che dimostri la sua potenza, costruita schiavizzando decine di bambini; sogno che sarà però interrotto proprio da Kenshiro che riesce a ucciderlo, redimendo il terribile despota. Ma la lotta non sarà facile per colpa di un segreto che è celato nel corpo di Souther, in grado di spaventare addirittura Raoul: il suo cuore è a destra, e questa caratteristica comporta il ribaltamento di tutti i punti di pressioni, rendendo inutile le tecniche basate sugli tsubo utilizzate ignorando questa "inversione".
Shu, appartenente a Nanto, si confrontò a duello con Kenshiro bambino; essendogli superiore, Shu avrebbe dovuto ucciderlo sotto gli occhi di Raoul e Souther, ma avendo compreso l'importanza che Ken avrebbe avuto per il futuro dell'umanità, preferì accecarsi piuttosto che togliere la vita al ragazzo. Anni dopo, Shu è pronto a sacrificare il proprio figlio per permettere a Ken di sopravvivere, e si farà incatenare alla piramide costruita da Souther, facendosi schiacciare sotto la pietra finale, per salvare gli abitanti di un intero villaggio; in punto di morte riacquisterà la vista per qualche istante, così da poter vedere Kenshiro adulto, l'uomo per il quale ha saputo rinunciare alle cose più preziose della sua vita.
Toki, fratello adottivo di Ken e fratello naturale di Raoul, apprende con loro le tecniche della scuola di Hokuto, ma preferisce non usare la violenza, perfezionandosi per lo più sulle tecniche di difesa. Per salvare Ken e Julia, Toki si espone alle radiazioni atomiche e si ammala, perdendo le energie e morendo lentamente; il destino della scuola di Hokuto lo porterà a scontrarsi con Raoul, il quale ha una gran rispetto per il fratello, ma sarà sconfitto proprio a causa della sua malattia.
Raoul però non riuscirà ad ucciderlo, e Toki continuerà a vivere il periodo che gli rimane cercando di curare i malati grazie alla pressione degli tsubo, il suo sogno più grande che ha cercato di mettere in pratica per tutta la vita.
Ryuga è il fratello di Julia, un guerriero non ben schierato per una particolare fazione della guerra di Hokuto, al punto che non si capisce se odi Raoul o Kenshiro; studia infatti il comportamento dei due sfidanti cercando di capire quale dei due sia degno di essere il signore di fine secolo.
Questo suo ruolo di "osservatore" lo porterà a scontrarsi con Kenshiro: dopo aver finto di uccidere Toki per scatenare la rabbia del suo avversario, Ryuga constaterà che è proprio Ken l'uomo più potente, morendo poi assieme a Toki.
Tra tutti i guerrieri di Nanto, il più importante è sicuramente l'ultimo grande guerriero, un misterioso individuo che cela la sua identità all'interno di un'armatura (à la Schroeder delle Tartarughe Ninja). Per proteggere questo ultimo baluardo di Nanto e la sua identità, è stato istituito un ordine di 5 combattenti pronti a dare la vita per il proprio padrone; tra questi, un paio avranno un ruolo piuttosto rilevante nelle vicende della serie.
Il primo è Juza, uomo segnato da una profonda delusione in giovane età, dopo aver scoperto che la stupenda bambina di cui si è innamorato è in realtà Julia, sua sorella; una volta cresciuto svilupperà una profonda passione per le donne, circondandosi di bellezze. In combattimento utilizza uno stile improvvisando, non usando mai la stessa mossa una seconda volta; la sua tecnica è così avanzata che Juza ha addirittura costretto a Raoul a scendere da Re Nero per combattere, rubandogli poi la cavalcatura, ma durante la rivincita concessagli per proteggere Ken, il combattente di Nanto ha perso la vita.
Il secondo è Fudo, un grosso omone che, nonostante la sua mastodontica stazza, rifiuta ogni tipo di violenza; in passato era un demonio che seminava morte e distruzione ma, dopo aver incontrato un gruppo di bambini, Fudo decide di adottarli e di utilizzare la tecnica del "porgi l'altra guancia" ogni volta che qualche bandito lo attacca. Tornerà ad utilizzare la sua enorme potenza in un duello contro Raoul per far guadagnare tempo a Kenshiro, scontro nel quale Fudo dimostrerà di poter combattere ad armi pari con Raoul, ma infine perderà la vita.
Raoul è il fratellastro di Ken, e fratello di sangue di Toki, il personaggio più carismatico del manga e il rivale più amato dai fan. E' il combattente il più austero e minaccioso che viene mostrato, e per tutta la prima saga appare come un uomo tenace il cui scopo è unicamente imporre la propria superiorità con gli altri guerrieri; anche se questo è per certi versi vero, sul finale della prima saga la maschera d'imperturbabilità di Raoul mostra qualche crepa, soprattutto per i sentimenti provati nei confronti di Toki, Julia, e Kenshiro.
L'importanza del personaggio è tale che, una volta sconfitto Raoul, il manga conclude la prima saga (durata circa 16 tankobon), come a sancire il fatto che Raoul era il climax sul quale si imperniavano le avventure di Kenshiro fino a quel punto.
LA SECONDA SAGA
Subito dopo la morte di Raoul, Ken se ne va in compagnia di Julia per tenerle compagnia negli ultimi anni della sua vita; il tempo trascorre, Ken torna a vagabondare per il pianeta, e si imbatte nuovamente in Burt e Lynn, ora adulti, che hanno assemblato un esercito dedicato a Hokuto, con il quale eliminare tutte le ingiustizie e i banditi, proprio come erano soliti fare quando andavano in giro assieme all'uomo dalle sette stelle sul petto. Assieme a loro tornerà a sbarazzarsi qua e là di qualche cattivone, ma nessuno che abbia un carisma in grado di competere coi grandi della prima saga; perchè i rivali acquistino un'aura di importanza, vengono creati dei legami con i personaggi della Prima Saga, come il generale Falco che sacrificò una gamba per impedire che Raoul devastasse il suo villaggio.
Seguendo questa tendenza, gli autori comprendono che l'unico modo per creare storie che possano essere paragonate a quelle della prima saga, si devono creare legami più stretti ai personaggi già visti: questo avviene rivisitando le loro origini e donando ai personaggi principali nuovi fratelli di sangue, con un'operazione di ret-con piuttosto delicata.
Kenshiro infatti è costretto a recarsi nel paese degli Shura, un popolo di abili combattenti che hanno rapito Lynn: nel corso del suo viaggio scoprirà di essere nato proprio in quella terra di guerrieri, e con lui anche Raoul e Toki.
E' in questa Terra che Kenshiro incontra tre uomini allenatisi con la scuola Ryuken (una branca sconosciuta di Hokuto), i quali saranno i principali avversari della seconda metà del manga.
Khan è il primo combattente Ryuken che Kenshiro incontra sulla sua strada: il personaggio è il meno affascinante del terzetto, ma il suo scontro con Kenshiro è il più riuscito. Il vero ruolo di Khan è però quello di avvertire Kenshiro delle difficoltà che lo attendono nei suoi combattimenti futuri.
Hyou è il fratello di sangue di Kenshiro; per renderlo un combattente più forte e più spietato, il suo maestro e Kaiou rimossero dalla sua mente ogni ricordo del fratello.
Kaiou ucciderà Sayaka, la donna amata da Hyou, dando la colpa a Kenshiro; questo spingerà Hyou a scontrarsi con tutta la rabbia che ha in corpo contro Kenshiro, ma durante la lotta riacquisterà la memoria riconciliandosi col fratello.
Kaiou è il personaggio più spietato e ambizioso della serie, che si scontra con Kenshiro ben tre volte; nel corso della sua vita ha cercato di eliminare ogni sentimento di affetto nei confronti degli esseri umani, auto-infliggendosi una ferita ogni volta che il suo cuore provava un'emozione che lo rendeva più debole. Questa avversione per i sentimenti è causata da una grave perdita subita da Kaiou in giovane età, quando sua madre sacrificò la sua vita per salvare da un incendio il piccolo Kenshiro, evento che ha portato Kaiou a odiare tutta la famiglia Hokuto.
Dopo la sconfitta di Kaiou, il manga prosegue per 3 volumi formati da avventure di livello piuttosto mediocre, al punto che non sono nemmeno state adattate nella serie animata: per allungare il brodo vengono utilizzati espedienti stra-sfruttati come l'allievo da educare e l'amnesia.
Prima infatti Kenshiro proseguirà il suo viaggio portando con sè Ryu, il figlio di Raoul al quale ha intenzione di insegnare le tecniche della scuola di Hokuto; dopo poco Kenshiro abbandona misteriosamente il bambino a sè stesso, sintomo di come il pubblico giapponese abbia disprezzato la piega che stava prendendo il manga (in certi punti il marmocchio utilizzava addirittura tecniche alla "Mamma ho perso l'aereo" per sconfiggere i nemici). Il viaggio di Kenshiro prosegue, ma il guerriero di Hokuto viene improvvisamente colto da un attacco di amnesia, che gli fa dimenticare tutto ciò che sa, tecniche di lotta comprese, le quali affiorano solo in caso di estrema rabbia, trasformandolo in una sorta di Bruce Banner/Hulk; anche questo ciclo di storie non è tra i più riusciti (anche se ha il merito di concludere definitivamente le vicende di Burt e Lynn) e così Buronson e Tetsuo Hara capiscono che è giunto il momento di dare una conclusione al manga che li ha resi celebri.
La fama della serie è stata costante nel tempo, e nel 2001 i due autori si sono riuniti per realizzare Soten no Ken, un prequel ambientato nell'Asia degli Anni '30 e che ha per protagonista uno zio del Kenshiro che abbiamo conosciuto nella serie originale.
Hokuto no Ken (traducibile come Ken della scuola di Hokuto, Il pugno di Hokuto oppure Il colpo della stella del Nord) inizia la sua pubblicazione in Giappone nel 1983, riscuotendo un successo che ha consentito ai due autori (il disegnatore Tetsuo Hara e lo sceneggiatore Buronson) di proseguirne la storia per ben 27 volumi.
Il protagonista è Kenshiro, guerriero che padroneggia la sacra arte marziale della Divina Scuola di Hokuto, grazie alla quale può affrontare i suoi nemici premendo gli tsubo presenti sul loro corpo sprigionando una forte energia. Il manga è composto da molti elementi caratteristici della cultura giapponese, come le arti marziali, gli tsubo, il sacrificio, l'onore, miscelati in una trama relativamente semplice, nella quale il protagonista stringe amicizie e passa da un avversario a quello successivo, in una lunga sequenza di combattimenti.
E' notizia degli ultimi mesi il fatto che Sylvester Stallone e Arnold Schwarzenegger abbiano conosciuto di recente il manga, dispiaciuti per non averlo conosciuto prima, o ne avrebbero volentieri realizzata una versione cinematografica live action, vestendo rispettivamente i ruoli di Kenshiro e Raoul.
LA PRIMA SAGA
La prima metà del manga di Kenshiro è sicuramente la più riuscita, quella i cui personaggi sono più famosi e amati dai fan, la parte di storia che è presa in considerazione immediatamente per ogni nuovo film/videogioco/media che voglia ri-narrare le vicende del guerriero con le sette cicatrici sul petto.
La trama è ambientata sulla Terra, ormai devastata da un conflitto nucleare, dove vige la legge del più forte e bande di predoni saccheggiano villaggi maltrattando i più deboli; Kenshiro affronta molte di queste bande per liberare i gruppi di oppressi, cercando di proteggere i sopravvissuti. Tra questi ci sono Burt e Lynn: il primo è uno sbruffoncello in realtà piuttosto pauroso, mentre la seconda è una timida bambina inizialmente priva della parola, sconvolta per aver visto coi propri occhi il brutale omicidio dei genitori. Kenshiro li accetterà come compagni di viaggio, dimostrando di sapersi affezionarsi agli altri, dietro una patina di apparente freddezza che lo caratterizza per tutto il manga al di fuori delle scene più drammatiche.
Ciò che ha reso Hokuto no Ken un manga così duraturo e di grande successo non sono solo il protagonista, le mosse d'arti marziali, e le bande di motociclisti che si divertono a leccare con le loro lingue chilometriche affilati pugnali: l'elemento più affascinante dell'intera serie sono sicuramente i compagni e i rivali principali che Kenshiro incontra sul suo cammino, ognuno con un passato complesso e un codice d'onore ammirevole.
Shin è il maestro della scuola di Nanto, l'arte marziale che si oppone a Hokuto basandosi sullo sprigionamento di energia con mosse che colpiscono l'esterno del corpo dell'avversario.
Un tempo amico di Kenshiro, Shin lo affronterà perchè innamorato della sua fidanzata, Julia: Shin è pronto a tutto pur di rubargliela, arrivando quasi ad ucciderlo sotto gli occhi della povera ragazza, procurandogli le sette cicatrici a forma di Orsa Maggiore che Kenshiro porta sul petto. Julia non sopporta di vedere l'amato soffrire così tanto, così accetta di vivere con Shin in una città che l'uomo di Nanto costruisce appositamente per l'amata.
Kenshiro, una volta tornato in salute, si mette alla ricerca di Shin e dopo aver sconfitto tutti i suoi sottoposti riesce a scontrarsi con lui rendendolo moribondo dopo poche mosse. Shin confessa a Kenshiro che Julia non riusciva più a passare la vita con un uomo che non amava e ha preferito buttarsi dalla torre in cui era tenuta prigioniera; la stessa mossa compierà Shin per suicidarsi, ormai in fin di vita, per impedire che sia Kenshiro a porre fine alla sua vita.
Jagger è il primo fratellastro che Kenshiro reincontrerà sulla sua strada; Jagger lo odia per avergli rubato il ruolo di discendente della scuola di Hokuto, e da allora ha sempre cercato di sfogare la sua rabbia per essere stato battuto da Kenshiro.
Nonostante sia stato addestrato alle arti marziali, Jagger fa ampio uso di armi di ogni genere; per rintracciare il fratellastro, Jagger si infligge sette cicatrici sul petto e comincia a commettere azioni spregevoli, fino a quando Kenshiro non lo raggiunge. Quando Kenshiro scoprirà che è stato Jagger a convincere Shin a rapire Julia,non potrà fare a meno di infliggergli una morte dolorosa.
Rei appartiene alla scuola dell'Uccello d'acqua di Nanto, ed in combattimento ha sviluppato soprattutto la velocità e l'agilità di gambe. Rei è in costante viaggio alla ricerca dell'uomo con le sette cicatrici sul petto, colui che ha ucciso i suoi genitori e rapito la sorella Ailin; non si tratta però di Kenshiro, bensì di Jagger.
Rei e Kenshiro infatti combatteranno fianco a fianco, e nonostante appartengano alle due scuole rivali di Nanto e Hokuto, legheranno una forte amicizia. Per lealtà nei confronti di Kenshiro, Rei affronterà Raoul e verrà sconfitto, pur potendo trascorrere gli ultimi 3 giorni della sua vita con la consapevolezza della morte incombente: il suo canto del cigno sarà l'uccisione di Yuda per vendicare tutti i soprusi subiti da Mamiya, la donna amata da Rei.
Anche Yuda appartiene alla scuola di Nanto, ed è un personaggio estremamente vanesio, ossessionato dalla propria immagine e impegnato a trovare donne fantastiche con le quali circondarsi; proprio per questa passione Yuda rapisce Mamiya e la imprigiona nel suo harem, gesto che gli costerà la morte per mano di Rei, innamoratosi della donna.
Ma Yuda verrà sconfitto da Rei per via dei suoi sentimenti nei confronti del rivale: infatti Yuda odia Rei perchè non potrà mai essere mai come lui, incantato dal fascino delle sue movenze.
Souther, durante il suo allenamento nella tecnica Nanto in giovane età, dovette uccidere il suo maestro pur senza saperlo; soffrendo così tanto per la perdita del proprio mentore, Souther decise di rinunciare per tutta la vita all'amore e qualunque altro sentimento benevolo. Il suo sogno è una piramide che dimostri la sua potenza, costruita schiavizzando decine di bambini; sogno che sarà però interrotto proprio da Kenshiro che riesce a ucciderlo, redimendo il terribile despota. Ma la lotta non sarà facile per colpa di un segreto che è celato nel corpo di Souther, in grado di spaventare addirittura Raoul: il suo cuore è a destra, e questa caratteristica comporta il ribaltamento di tutti i punti di pressioni, rendendo inutile le tecniche basate sugli tsubo utilizzate ignorando questa "inversione".
Shu, appartenente a Nanto, si confrontò a duello con Kenshiro bambino; essendogli superiore, Shu avrebbe dovuto ucciderlo sotto gli occhi di Raoul e Souther, ma avendo compreso l'importanza che Ken avrebbe avuto per il futuro dell'umanità, preferì accecarsi piuttosto che togliere la vita al ragazzo. Anni dopo, Shu è pronto a sacrificare il proprio figlio per permettere a Ken di sopravvivere, e si farà incatenare alla piramide costruita da Souther, facendosi schiacciare sotto la pietra finale, per salvare gli abitanti di un intero villaggio; in punto di morte riacquisterà la vista per qualche istante, così da poter vedere Kenshiro adulto, l'uomo per il quale ha saputo rinunciare alle cose più preziose della sua vita.
Toki, fratello adottivo di Ken e fratello naturale di Raoul, apprende con loro le tecniche della scuola di Hokuto, ma preferisce non usare la violenza, perfezionandosi per lo più sulle tecniche di difesa. Per salvare Ken e Julia, Toki si espone alle radiazioni atomiche e si ammala, perdendo le energie e morendo lentamente; il destino della scuola di Hokuto lo porterà a scontrarsi con Raoul, il quale ha una gran rispetto per il fratello, ma sarà sconfitto proprio a causa della sua malattia.
Raoul però non riuscirà ad ucciderlo, e Toki continuerà a vivere il periodo che gli rimane cercando di curare i malati grazie alla pressione degli tsubo, il suo sogno più grande che ha cercato di mettere in pratica per tutta la vita.
Ryuga è il fratello di Julia, un guerriero non ben schierato per una particolare fazione della guerra di Hokuto, al punto che non si capisce se odi Raoul o Kenshiro; studia infatti il comportamento dei due sfidanti cercando di capire quale dei due sia degno di essere il signore di fine secolo.
Questo suo ruolo di "osservatore" lo porterà a scontrarsi con Kenshiro: dopo aver finto di uccidere Toki per scatenare la rabbia del suo avversario, Ryuga constaterà che è proprio Ken l'uomo più potente, morendo poi assieme a Toki.
Tra tutti i guerrieri di Nanto, il più importante è sicuramente l'ultimo grande guerriero, un misterioso individuo che cela la sua identità all'interno di un'armatura (à la Schroeder delle Tartarughe Ninja). Per proteggere questo ultimo baluardo di Nanto e la sua identità, è stato istituito un ordine di 5 combattenti pronti a dare la vita per il proprio padrone; tra questi, un paio avranno un ruolo piuttosto rilevante nelle vicende della serie.
Il primo è Juza, uomo segnato da una profonda delusione in giovane età, dopo aver scoperto che la stupenda bambina di cui si è innamorato è in realtà Julia, sua sorella; una volta cresciuto svilupperà una profonda passione per le donne, circondandosi di bellezze. In combattimento utilizza uno stile improvvisando, non usando mai la stessa mossa una seconda volta; la sua tecnica è così avanzata che Juza ha addirittura costretto a Raoul a scendere da Re Nero per combattere, rubandogli poi la cavalcatura, ma durante la rivincita concessagli per proteggere Ken, il combattente di Nanto ha perso la vita.
Il secondo è Fudo, un grosso omone che, nonostante la sua mastodontica stazza, rifiuta ogni tipo di violenza; in passato era un demonio che seminava morte e distruzione ma, dopo aver incontrato un gruppo di bambini, Fudo decide di adottarli e di utilizzare la tecnica del "porgi l'altra guancia" ogni volta che qualche bandito lo attacca. Tornerà ad utilizzare la sua enorme potenza in un duello contro Raoul per far guadagnare tempo a Kenshiro, scontro nel quale Fudo dimostrerà di poter combattere ad armi pari con Raoul, ma infine perderà la vita.
Raoul è il fratellastro di Ken, e fratello di sangue di Toki, il personaggio più carismatico del manga e il rivale più amato dai fan. E' il combattente il più austero e minaccioso che viene mostrato, e per tutta la prima saga appare come un uomo tenace il cui scopo è unicamente imporre la propria superiorità con gli altri guerrieri; anche se questo è per certi versi vero, sul finale della prima saga la maschera d'imperturbabilità di Raoul mostra qualche crepa, soprattutto per i sentimenti provati nei confronti di Toki, Julia, e Kenshiro.
L'importanza del personaggio è tale che, una volta sconfitto Raoul, il manga conclude la prima saga (durata circa 16 tankobon), come a sancire il fatto che Raoul era il climax sul quale si imperniavano le avventure di Kenshiro fino a quel punto.
LA SECONDA SAGA
Subito dopo la morte di Raoul, Ken se ne va in compagnia di Julia per tenerle compagnia negli ultimi anni della sua vita; il tempo trascorre, Ken torna a vagabondare per il pianeta, e si imbatte nuovamente in Burt e Lynn, ora adulti, che hanno assemblato un esercito dedicato a Hokuto, con il quale eliminare tutte le ingiustizie e i banditi, proprio come erano soliti fare quando andavano in giro assieme all'uomo dalle sette stelle sul petto. Assieme a loro tornerà a sbarazzarsi qua e là di qualche cattivone, ma nessuno che abbia un carisma in grado di competere coi grandi della prima saga; perchè i rivali acquistino un'aura di importanza, vengono creati dei legami con i personaggi della Prima Saga, come il generale Falco che sacrificò una gamba per impedire che Raoul devastasse il suo villaggio.
Seguendo questa tendenza, gli autori comprendono che l'unico modo per creare storie che possano essere paragonate a quelle della prima saga, si devono creare legami più stretti ai personaggi già visti: questo avviene rivisitando le loro origini e donando ai personaggi principali nuovi fratelli di sangue, con un'operazione di ret-con piuttosto delicata.
Kenshiro infatti è costretto a recarsi nel paese degli Shura, un popolo di abili combattenti che hanno rapito Lynn: nel corso del suo viaggio scoprirà di essere nato proprio in quella terra di guerrieri, e con lui anche Raoul e Toki.
E' in questa Terra che Kenshiro incontra tre uomini allenatisi con la scuola Ryuken (una branca sconosciuta di Hokuto), i quali saranno i principali avversari della seconda metà del manga.
Khan è il primo combattente Ryuken che Kenshiro incontra sulla sua strada: il personaggio è il meno affascinante del terzetto, ma il suo scontro con Kenshiro è il più riuscito. Il vero ruolo di Khan è però quello di avvertire Kenshiro delle difficoltà che lo attendono nei suoi combattimenti futuri.
Hyou è il fratello di sangue di Kenshiro; per renderlo un combattente più forte e più spietato, il suo maestro e Kaiou rimossero dalla sua mente ogni ricordo del fratello.
Kaiou ucciderà Sayaka, la donna amata da Hyou, dando la colpa a Kenshiro; questo spingerà Hyou a scontrarsi con tutta la rabbia che ha in corpo contro Kenshiro, ma durante la lotta riacquisterà la memoria riconciliandosi col fratello.
Kaiou è il personaggio più spietato e ambizioso della serie, che si scontra con Kenshiro ben tre volte; nel corso della sua vita ha cercato di eliminare ogni sentimento di affetto nei confronti degli esseri umani, auto-infliggendosi una ferita ogni volta che il suo cuore provava un'emozione che lo rendeva più debole. Questa avversione per i sentimenti è causata da una grave perdita subita da Kaiou in giovane età, quando sua madre sacrificò la sua vita per salvare da un incendio il piccolo Kenshiro, evento che ha portato Kaiou a odiare tutta la famiglia Hokuto.
Dopo la sconfitta di Kaiou, il manga prosegue per 3 volumi formati da avventure di livello piuttosto mediocre, al punto che non sono nemmeno state adattate nella serie animata: per allungare il brodo vengono utilizzati espedienti stra-sfruttati come l'allievo da educare e l'amnesia.
Prima infatti Kenshiro proseguirà il suo viaggio portando con sè Ryu, il figlio di Raoul al quale ha intenzione di insegnare le tecniche della scuola di Hokuto; dopo poco Kenshiro abbandona misteriosamente il bambino a sè stesso, sintomo di come il pubblico giapponese abbia disprezzato la piega che stava prendendo il manga (in certi punti il marmocchio utilizzava addirittura tecniche alla "Mamma ho perso l'aereo" per sconfiggere i nemici). Il viaggio di Kenshiro prosegue, ma il guerriero di Hokuto viene improvvisamente colto da un attacco di amnesia, che gli fa dimenticare tutto ciò che sa, tecniche di lotta comprese, le quali affiorano solo in caso di estrema rabbia, trasformandolo in una sorta di Bruce Banner/Hulk; anche questo ciclo di storie non è tra i più riusciti (anche se ha il merito di concludere definitivamente le vicende di Burt e Lynn) e così Buronson e Tetsuo Hara capiscono che è giunto il momento di dare una conclusione al manga che li ha resi celebri.
La fama della serie è stata costante nel tempo, e nel 2001 i due autori si sono riuniti per realizzare Soten no Ken, un prequel ambientato nell'Asia degli Anni '30 e che ha per protagonista uno zio del Kenshiro che abbiamo conosciuto nella serie originale.
Alla fine del XX secolo il mondo fu sconvolto da una guerra nucleare che trasformò il mondo in una landa desolata. Molte forme di vita si estinsero a causa di questo. Moltissime tranne una: l'umanità.
Questo era ciò che due mangaka, nel lontano 1983, immaginarono riguardo il futuro del mondo, in un'epoca dove gli scenari post-apocalittici erano molto sfruttati e gettonati per opere come manga e anime, ma anche per il cinema. Con questa mini introduzione, questi due autori creeranno una delle serie manga e anime più belle mai realizzate nella storia del fumetto e dell'animazione giapponese, destinata a essere impressa nelle menti e sopratutto nei cuori di milioni di appassionati del genere e non. Stiamo parlando di Buronson e Tetsuo Hara e del celeberrimo Hokuto no Ken, meglio conosciuto da noi come Ken il guerriero.
L'opera fu pubblicata a partire dal 1983 sulla famosissima rivista Shonen Jump. Il disegnatore, il maestro Tetsuo Hara, dopo un breve episodio pilota in due storie decide di affidare la sua sceneggiatura al celebre Buronson per la serializzazione del suo progetto. Uno degli spunti che ha maggiormente influenzato Hara è stato certamente il film Mad Max. Così partì la pubblicazione del manga, racchiuso in 27 volumi che riscosse un enorme successo e che generò una miriade di gadget e oggetti di merchandising vari. Dopo un solo anno di distanza dalla pubblicazione la Toei Animation ne acquistò i diritti per la realizzazione di una serie anime, seguita poi nel 1986 da un film cinematografico, sempre dalla stessa casa di produzione.
Ma veniamo all'elemento principale dell'opera, ovvero la trama: dopo una sconvolgente guerra atomica che sfiorò l'estinzione umana si susseguono le vicende di Kenshiro Kasumi, diretto discendente di una millenaria scuola di arti marziali, la Divina Scuola di Hokuto. Egli vaga per il mondo alla ricerca della sua amata Julia, rapita dal perfido Shin, una volta suo amico. Innamorato della donna, Shin erige in suo onore un'intera città, la Croce del Sud.
La vita in questa nuova era non è certamente facile per Ken, costretto ad affrontare orde intere e infinite di delinquenti e criminali, tutti in stile "punk", dotati di crestoni, catene, motociclette, asce e tutti quegli elementi che li hanno resi celebri e da una parte anche amati dai fan della serie. Ma Ken non sarà solo in questo difficilissimo mondo desolato, perchè incontrerà anche molti amici disposti ad aiutarlo e anche a sacrificarsi per lui.
La trama non esita a entrare nel vivo, mostrando subito al lettore la meraviglia dell'opera, costituita da una trama originale e ricca di colpi di scena: il mondo di Hokuto no Ken fornisce anche una forte divisione tra Bene e Male, mostrando da una parte gente di buon cuore che non esita a sacrificarsi per la buona causa, mentre dall'altra spietati criminali che non esitano a calpestare vite umane e non solo. Ma non mancheranno di certo protagonisti dalla natura ambigua che creeranno non pochi colpi di scena nella vicenda.
Un'altra caratteristica che rese celebre l'opera è di certo la meraviglia costituita dal tratto di Hara, vero e proprio caposaldo del mondo del Manga: il maestro ci fornisce uno stile di rappresentazione ricco di particolari e che ha un fortissimo carattere, costituito da effetti chiaroscurali che in molti punti saranno l'anima della storia. Anche il realismo con il quale il mangaka rappresenta i vari personaggi con le loro varie espressioni è eccellente, costituito come molti artisti da una graduale evoluzione del tratto che non farà altro che migliorare di numero in numero.
Come già detto prima, i personaggi della serie sono per la maggior parte delle volte validi e credibili, appassionando il lettore che può anche immedesimarsi in loro.
In Italia la serie è stata pubblicata in 3 diverse edizioni: la prima fu edita da Granata Press in una versione di 41 numeri con una lettura occidentale. La seconda da Star Comics mentendo invece la lettura originale orientale e anche il numero originale di tankobon, ovvero 27. La terza, tutt'ora in corso è edita da D/Visual che finora ha pubblicato i primi 12 numeri in un'edizione decisamente soddisfacente, dotata di pagine iniziali e centrali a colori e con una copertina lucida e patinata, il tutto racchiuso da una brossura eccellente, che difficilmente potrebbe cedere.
Pregi e difetti delle varie edizioni? La prima, Granata Press: a mio avviso la peggiore delle tre, fornendoci un'iniziale brossura decisamente scadente, che a lungo andare potrebbe cedere; nonché la lettura all'occidentale sbagliata che rovina alcuni elementi vitali e caratteristici della serie, come le celebri sette cicatrici nel petto di Ken, che qui vengono pateticamente ribaltate usando delle pecette per coprire il "verso" originale. Inoltre la spezzettatura in 41 numeri e l'ormai datata pubblicazione ne rendono molto difficile la reperibilità.
La seconda, Star Comics: a differenza della prima, questa è decisamente un'ottima edizione, fedele in tutto e per tutto a quella originale, sia per cover, che per numero di volumi, per lettura e per testi. La brossura inoltre è molto robusta e evita di perdere pagine varie. Inoltre la reperibilità è abbastanza facile.
La terza, D/Visual. Oserei dire la migliore se non fosse per l'eccessivo prezzo(quasi 10.00€ per un singolo volume è un po' troppo) e soprattutto per l'irregolarità delle uscite. Levato questo è un'ottima edizione che rende veramente giustizia ad una serie che ha fatto la storia del Manga.
Hokuto no Ken è decisamente una serie che consiglio veramente a tutti gli amanti dei fumetti giapponesi ma non solo, perchè fece sognare più di una generazione di appassionati con la sua storia stupenda e avvincente. Una serie senza tempo che appassionerà per l'eternità.
Questo era ciò che due mangaka, nel lontano 1983, immaginarono riguardo il futuro del mondo, in un'epoca dove gli scenari post-apocalittici erano molto sfruttati e gettonati per opere come manga e anime, ma anche per il cinema. Con questa mini introduzione, questi due autori creeranno una delle serie manga e anime più belle mai realizzate nella storia del fumetto e dell'animazione giapponese, destinata a essere impressa nelle menti e sopratutto nei cuori di milioni di appassionati del genere e non. Stiamo parlando di Buronson e Tetsuo Hara e del celeberrimo Hokuto no Ken, meglio conosciuto da noi come Ken il guerriero.
L'opera fu pubblicata a partire dal 1983 sulla famosissima rivista Shonen Jump. Il disegnatore, il maestro Tetsuo Hara, dopo un breve episodio pilota in due storie decide di affidare la sua sceneggiatura al celebre Buronson per la serializzazione del suo progetto. Uno degli spunti che ha maggiormente influenzato Hara è stato certamente il film Mad Max. Così partì la pubblicazione del manga, racchiuso in 27 volumi che riscosse un enorme successo e che generò una miriade di gadget e oggetti di merchandising vari. Dopo un solo anno di distanza dalla pubblicazione la Toei Animation ne acquistò i diritti per la realizzazione di una serie anime, seguita poi nel 1986 da un film cinematografico, sempre dalla stessa casa di produzione.
Ma veniamo all'elemento principale dell'opera, ovvero la trama: dopo una sconvolgente guerra atomica che sfiorò l'estinzione umana si susseguono le vicende di Kenshiro Kasumi, diretto discendente di una millenaria scuola di arti marziali, la Divina Scuola di Hokuto. Egli vaga per il mondo alla ricerca della sua amata Julia, rapita dal perfido Shin, una volta suo amico. Innamorato della donna, Shin erige in suo onore un'intera città, la Croce del Sud.
La vita in questa nuova era non è certamente facile per Ken, costretto ad affrontare orde intere e infinite di delinquenti e criminali, tutti in stile "punk", dotati di crestoni, catene, motociclette, asce e tutti quegli elementi che li hanno resi celebri e da una parte anche amati dai fan della serie. Ma Ken non sarà solo in questo difficilissimo mondo desolato, perchè incontrerà anche molti amici disposti ad aiutarlo e anche a sacrificarsi per lui.
La trama non esita a entrare nel vivo, mostrando subito al lettore la meraviglia dell'opera, costituita da una trama originale e ricca di colpi di scena: il mondo di Hokuto no Ken fornisce anche una forte divisione tra Bene e Male, mostrando da una parte gente di buon cuore che non esita a sacrificarsi per la buona causa, mentre dall'altra spietati criminali che non esitano a calpestare vite umane e non solo. Ma non mancheranno di certo protagonisti dalla natura ambigua che creeranno non pochi colpi di scena nella vicenda.
Un'altra caratteristica che rese celebre l'opera è di certo la meraviglia costituita dal tratto di Hara, vero e proprio caposaldo del mondo del Manga: il maestro ci fornisce uno stile di rappresentazione ricco di particolari e che ha un fortissimo carattere, costituito da effetti chiaroscurali che in molti punti saranno l'anima della storia. Anche il realismo con il quale il mangaka rappresenta i vari personaggi con le loro varie espressioni è eccellente, costituito come molti artisti da una graduale evoluzione del tratto che non farà altro che migliorare di numero in numero.
Come già detto prima, i personaggi della serie sono per la maggior parte delle volte validi e credibili, appassionando il lettore che può anche immedesimarsi in loro.
In Italia la serie è stata pubblicata in 3 diverse edizioni: la prima fu edita da Granata Press in una versione di 41 numeri con una lettura occidentale. La seconda da Star Comics mentendo invece la lettura originale orientale e anche il numero originale di tankobon, ovvero 27. La terza, tutt'ora in corso è edita da D/Visual che finora ha pubblicato i primi 12 numeri in un'edizione decisamente soddisfacente, dotata di pagine iniziali e centrali a colori e con una copertina lucida e patinata, il tutto racchiuso da una brossura eccellente, che difficilmente potrebbe cedere.
Pregi e difetti delle varie edizioni? La prima, Granata Press: a mio avviso la peggiore delle tre, fornendoci un'iniziale brossura decisamente scadente, che a lungo andare potrebbe cedere; nonché la lettura all'occidentale sbagliata che rovina alcuni elementi vitali e caratteristici della serie, come le celebri sette cicatrici nel petto di Ken, che qui vengono pateticamente ribaltate usando delle pecette per coprire il "verso" originale. Inoltre la spezzettatura in 41 numeri e l'ormai datata pubblicazione ne rendono molto difficile la reperibilità.
La seconda, Star Comics: a differenza della prima, questa è decisamente un'ottima edizione, fedele in tutto e per tutto a quella originale, sia per cover, che per numero di volumi, per lettura e per testi. La brossura inoltre è molto robusta e evita di perdere pagine varie. Inoltre la reperibilità è abbastanza facile.
La terza, D/Visual. Oserei dire la migliore se non fosse per l'eccessivo prezzo(quasi 10.00€ per un singolo volume è un po' troppo) e soprattutto per l'irregolarità delle uscite. Levato questo è un'ottima edizione che rende veramente giustizia ad una serie che ha fatto la storia del Manga.
Hokuto no Ken è decisamente una serie che consiglio veramente a tutti gli amanti dei fumetti giapponesi ma non solo, perchè fece sognare più di una generazione di appassionati con la sua storia stupenda e avvincente. Una serie senza tempo che appassionerà per l'eternità.
Un titolo una garanzia.
I ricordi d'infanzia passata, quando mi attaccavo al televisore per non perdermi neanche una puntata dell'anime omonimo, li ho ritrovati tutti nel leggere questo manga.
La storia ha i ritmi molto alti con vari colpi di scena, diversamente da quel che avviene nell'anime dove, solo per vedere lo scontro con Shin, dobbiamo aspettare tantissime puntate. Nel manga ce lo ritroviamo addirittura nel primo volumetto (Edizione Star Comics).
Chi non conosce già il susseguirsi degli eventi, troverà molti colpi di scena riguardanti vari personaggi.
Se la storia non avesse dei "buchi" o delle "incongruenze" si meriterebbe anche un 10!
DA LEGGERE E AVERE ASSOLUTAMENTE non si discute!
I ricordi d'infanzia passata, quando mi attaccavo al televisore per non perdermi neanche una puntata dell'anime omonimo, li ho ritrovati tutti nel leggere questo manga.
La storia ha i ritmi molto alti con vari colpi di scena, diversamente da quel che avviene nell'anime dove, solo per vedere lo scontro con Shin, dobbiamo aspettare tantissime puntate. Nel manga ce lo ritroviamo addirittura nel primo volumetto (Edizione Star Comics).
Chi non conosce già il susseguirsi degli eventi, troverà molti colpi di scena riguardanti vari personaggi.
Se la storia non avesse dei "buchi" o delle "incongruenze" si meriterebbe anche un 10!
DA LEGGERE E AVERE ASSOLUTAMENTE non si discute!
Hokuto no Ken... quanti ricordi! Assieme a Dragon Ball e Saint Seiya è un' opera immortale che tutt'ora ha migliaia di appassionati e continua ad essere fonte di ispirazione per molti mangaka.
La storia è ormai famosissima, quindi non perderò tempo a riassumerla. Nonostante sia un manga per ragazzi, ha in se un forte elemento splatter. In Italia il manga è un po' eclissato dall'anime, molto più famoso.
Il manga è attualmente riedito da D/visual che però si è fermata al decimo volume senza annunciare se e quando continuerà la serializzazione. Il disegno si presenta sin dai primi numeri molto bello, ma evolvendo con il passare del tempo diventerà sempre più dettagliato e realistico. Elementi comici sono totalmente assenti, ma ciò è giustificato dall'ambientazione del manga, un futuro (anzi, ormai è un passato) apocalittico in cui una guerra nucleare ha annullato quasi del tutto la civiltà. I combattimenti sono molto ben strutturati e mai ripetitivi, grazie alla presenza di numerose scuola di arti marziali (fra le quali spicca quella di Hokuto a cui appartiene Kenshiro) e numerose tecniche. Ammetto che per me recensire Dragon Ball, Hokuto no Ken e Saint Seiya è molto difficile, in essi non trovo difetti e non riesco ad analizzarli in maniera obiettiva, in quanto per me hanno significato (e significano) davvero molto... come posso concludere se non con un: <i>"oattah!"</i>
La storia è ormai famosissima, quindi non perderò tempo a riassumerla. Nonostante sia un manga per ragazzi, ha in se un forte elemento splatter. In Italia il manga è un po' eclissato dall'anime, molto più famoso.
Il manga è attualmente riedito da D/visual che però si è fermata al decimo volume senza annunciare se e quando continuerà la serializzazione. Il disegno si presenta sin dai primi numeri molto bello, ma evolvendo con il passare del tempo diventerà sempre più dettagliato e realistico. Elementi comici sono totalmente assenti, ma ciò è giustificato dall'ambientazione del manga, un futuro (anzi, ormai è un passato) apocalittico in cui una guerra nucleare ha annullato quasi del tutto la civiltà. I combattimenti sono molto ben strutturati e mai ripetitivi, grazie alla presenza di numerose scuola di arti marziali (fra le quali spicca quella di Hokuto a cui appartiene Kenshiro) e numerose tecniche. Ammetto che per me recensire Dragon Ball, Hokuto no Ken e Saint Seiya è molto difficile, in essi non trovo difetti e non riesco ad analizzarli in maniera obiettiva, in quanto per me hanno significato (e significano) davvero molto... come posso concludere se non con un: <i>"oattah!"</i>
Alla fine del XX secolo il mondo è una landa desertica resa tale dalle molte e violente esplosioni nucleari che causarono il surriscaldamento della Terra e l'inevitabile scomparsa dei ghiacciai, dei mari, dei fiumi e dei laghi. Le città sono dei ruderi spettrali e desolati, e l'umanità, sebbene sopravvissuta, è minacciata dalla siccità, dalla carestia, dalle malattie e dalle guerre. In un mondo, nel quale anche il più piccolo ricordo di bellezza e di prosperità sembra svanito, gli uomini riconoscono un'unica legge: la legge del più forte.
A subirne le conseguenze maggiori sono i più deboli, spesso donne e bambini, che non avendo la forza necessaria per combattere sono spesso bersaglio di soprusi e violenze. Chi li potrà aiutare?
La saga di Ken il guerriero è divisa in due parti:
-La prima, narra la genesi di un nuovo eroe, Ken Shiro, colmo di rabbia e di tristezza, che inizia a viaggiare per il mondo alla ricerca della fidanzata Julia e di colui che la rapì anni prima, infliggendogli il marchio dell'Orsa maggiore sul petto. In questo viaggio, conoscerà, vedrà e subirà l'atroce destino di chi è il successore della sacra scuola di Hokuto e la solitudine che da esso ne deriva.
-La seconda, racconta i cambiamenti della società anni dopo gli eventi narrati dalla prima serie: nuovi nemici e un passato che ritorna con i suoi colpi di scena, fanno da sfondo ad un mondo che inizia a riorganizzarsi e ad una umanità desiderosa di pace.
La differenza tra la prima e la seconda serie è assai rilevante sia sul piano stilistico che sul piano della narrazione della storia. Se la qualità del disegno di Tetsuo Hara mostra un'evoluzione nel segno del miglioramento (dalle proporzioni, ad un addolcimento degli spigoli del volto, e a una maggior cura dei dettagli e dell'ambiente circostante), lo stesso non si può dire della storia.
Il maggiore difetto di Hokuto no Ken sta, infatti, nell'incoerenza di molti degli avvenimenti narrati, tali da rendere la storia piena di contraddizioni e di forzature (molte di carattere temporale), le quali si verificano soprattutto nella seconda parte del manga.
Le parole chiavi ricorrenti nell'opera sono: destino, violenza e solitudine.
Il destino guida i personaggi alla lotta, al combattimento e allo scontro violento, che conseguentemente li condurrà ad una vita di tristezza e di solitudine.
Seguendo questo schema, quindi, la caratteristica principale dell'agire da parte degli uomini non è né la volontà né la necessità, ma è l'inevitabilità.
Ciò rende i personaggi carichi di profonda tragicità, e li eleva a veri e propri comprimari della storia. Sì, perché la vera potenza di questo manga è che il protagonista si potrebbe definire “il primo tra i pari”, in quanto molto spesso è offuscato da coloro che agiscono insieme a lui.
<b>Principali personaggi e scuole di arti marziali</b>
-Burt: è un ladruncolo compagno di cella di Ken Shiro nel primo capitolo che decide di seguirlo dappertutto. E' un ragazzo che si finge cinico per non mostrare i propri sentimenti ed è molto legato a Lynn, con la quale condividerà molte avventure fino a divenire (insieme a lei), una volta cresciuto, militante dell'Armata di Hokuto.
-Lynn: bambina candida e pura che grazie a Ken riacquista la facoltà di parlare. E' la seconda donna più importante nella vita di Ken dopo Julia, e le sue origini nascondono un mistero.
-Mamiya: è la bella e coraggiosa leader di un piccolo villaggio che è sorto sopra ad una sorgente d'acqua e per questo soggetto a numerose scorribande da parte di banditi e assassini. Considerata la sosia di Julia non gode, però, di altrettanta venerazione da parte dei vari personaggi, ad eccezione di Rei che se ne innamora follemente. Fu una delle vittime della bramosia di bellezza di Yuda.
-Ryu: è il giovane figlio di Roul, comparirà verso la fine del manga in veste di protagonista di alcune avventure insieme a suo zio Ken. Somiglia a Roul da giovane, ma ha il cuore gentile e altruistico di Ken.
<i>Sacra scuola di Hokuto</i>
La tecnica segreta di Hokuto si basa nel concentrare l'energia (o aura) in un attacco che si traduce in una pressione di un punto specifico del corpo, denominato tsubo, causando l'incapacità nei movimenti o l'esplosione dall'interno dei vari organi. Tale pressione degli tsubo, in taluni casi invece, può tramutarsi in una tecnica curativa molto efficace.
-Ryuken: gran maestro e padre adottivo dei quattro appartenenti alla scuola di Hokuto. E' un uomo fortissimo e risoluto. Sceglie come successore Ken Shiro scatenando la faida tra fratelli.
-Roul: è il fratello maggiore. Uomo gigantesco, fortissimo e ambizioso. Vuole il potere e lo vuole ad ogni costo. Gira il mondo in sella al suo inseparabile cavallo Re Nero; si fa chiamare re di Hokuto, è temuto e rispettato, ma è comunque un uomo solo. Personaggio di grande spessore umano, un Titano.
-Toki: fratello di sangue di Roul, ma a differenza di quest'ultimo è mite e calmo. Dotato di profonda umanità, si prodiga per curare e assistere i più bisognosi. Capelli bianchi, viso smagrito e malato da tempo a causa delle radiazioni, fa la sua entrata in scena nell'episodio della prigione di Cassandra, mostrando tutta la sua benevolenza anche nell'uccidere i nemici.
-Jagger: figlio senza talento, malvagio e invidioso di Ryuken. E' talmente geloso delle qualità di Ken, che pur di infangarlo si procura sette cicatrici sul petto e, facendosi chiamare Ken Shiro, commette le peggiori nefandezze.
-Ken Shiro: è il più piccolo dei fratelli, ma è colui che è stato designato successore della sacra scuola di Hokuto. E' taciturno e freddo, ma dotato di grande generosità e altruismo. Oltre alle capacità comuni a tutti i discepoli egli è in grado di copiare le tecniche segrete dell'avversario. La sofferenza per il tradimento di Shin e la lontananza da Julia, lo trasformeranno nell'eroe che è diventato: risoluto e spietato verso i nemici.
<i>Sacra scuola di Nanto</i>
Utilizza una tecnica che è all'opposta di quella di Hokuto, ossia i danni provocati dai loro colpi non sono interni, ma esterni (riducono a brandelli qualsiasi cosa).
La scuola è divisa in 108 fazioni e al vertice ci sono sei comandanti.
-Shin: stella della consolazione. Ama disperatamente Julia e viene istigato da Jagger a portarla via all'amico Ken. E' il responsabile delle sette cicatrici sull'addome di Ken.
-Rei: stella della giustizia. Si mette in viaggio nel tentativo di ritrovare sua sorella Aily, rapita dall'uomo dalle sette cicatrici. Da principio, cinico e solitario, muta il suo carattere fin da subito, grazie all'amicizia di Ken e soprattutto all'amore per Mamiya. Una figura stupenda e indimenticabile.
-Yuda: stella magica (anche conosciuta come traditrice). E' il responsabile, sebbene fomentato da Souther, della divisione all'interno delle sei scuole. E' vanesio e megalomane, ama truccarsi e rapisce giovani donne solo per il piacere di essere circondato da cose belle. Invidia e ammira la bellezza della tecnica di Rei.
-Shu: stella della benevolenza. E' uno dei pochi personaggi a conoscere l'amore disinteressato e a sacrificarsi per gli altri, specie se si tratta di bambini. E' ceco, ma questo non gli impedisce di sfoderare dei colpi micidiali, soprattutto con i piedi.
-Souther: stella del generale. E' uno dei nemici più temibili e crudeli di tutto il manga. Perfino Roul è titubante ad affrontarlo in quanto il suo corpo nasconde un segreto.
-Julia: stella dell'amore materno. Fidanzata di Ken e sesto condottiero di Nanto. E' protetta dai cinque astri: Hyu, il vento; Yuza, le nuvole; Shunren, la fiamma; Fudo, la montagna; Rihaku, il mare. E' la donna più desiderata dell'intera saga (e forse anche dell'intero panorama fumettistico): simboleggia un ideale assoluto di bellezza, giovinezza e purezza. Resa celebre più dal racconto dei vari personaggi che dalle sue stesse azioni.
<i>Scuola imperiale di Gento</i>
La tecnica di Gento prende le mosse da quella di Hokuto, in quanto utilizza l'energia spirituale sotto forma di aura luminosa grazie alla quale colpiscono il nemico, facendolo o esplodere o bruciare o tagliandolo in più parti.
-Falco: è il successore della scuola imperiale di Gento, nonché il più forte dei cinque generali. Odia i soprusi, ma è costretto a commetterli per un motivo particolare. Ha una gamba artificiale, simbolo del suo sacrificio per la salvezza del suo villaggio. Affronta Ken Shiro in un combattimento intenso e impegnativo, nel quale si evidenzierà tutte la sua forza, il suo coraggio e la sua generosità.
<i>Arcana arte di Hokuto</i>
E' speculare in tutto e per tutto alla sacra scuola di Hokuto, in quanto i due fondatori delle rispettive scuole, Ryou e Shuken erano cugini. A differenza, però, della sacra scuola, quella arcana usa una tecnica che permette di utilizzare l'energia spirituale per attacchi a distanza.
-Kaioh: fratello maggiore di sangue di Roul e Toki. Guerriero bruttissimo, fortissimo e spietato, ha una cicatrice che gli solca tutto il viso. Rapisce Lynn con l'intento di sfornare un'allegra dinastia di assassini come lui. Sebbene sia il più grande dei fratelli, non riesce neanche ad avvicinarsi alla potenza, allo spessore e al fascino di Roul e Toki.
-Hyoh: fratello maggiore di sangue di Ken. Ha una cicatrice a forma di “X” sulla fronte, inflitta dal maestro Jukei affinché perdesse la memoria e diventasse un guerriero spietato, dimenticando l'affetto per Ken. A fomentare l'odio per Ken e a volere lo scontro tra i due fratelli, ci penserà Kaioh uccidendo la sua fidanzata Sayaka (sorella di Kaioh) e addossandone la colpa a Ken.
Considero il manga di Hokuto no Ken un'indispensabile lettura per tutti (amanti o no del genere), non solo per l'influenza che ha avuto su intere generazioni di mangaka e di lettori, ma anche perché è uno di quelle opere che sa emozionarti davvero.
La valutazione 8, è stata data tenendo conto del giudizio delle due serie:
-Ken prima serie: 9
-Ken seconda serie: 6
con l'aggiunta di un mezzo punto in più per gli splendidi disegni del maestro Hara.
A subirne le conseguenze maggiori sono i più deboli, spesso donne e bambini, che non avendo la forza necessaria per combattere sono spesso bersaglio di soprusi e violenze. Chi li potrà aiutare?
La saga di Ken il guerriero è divisa in due parti:
-La prima, narra la genesi di un nuovo eroe, Ken Shiro, colmo di rabbia e di tristezza, che inizia a viaggiare per il mondo alla ricerca della fidanzata Julia e di colui che la rapì anni prima, infliggendogli il marchio dell'Orsa maggiore sul petto. In questo viaggio, conoscerà, vedrà e subirà l'atroce destino di chi è il successore della sacra scuola di Hokuto e la solitudine che da esso ne deriva.
-La seconda, racconta i cambiamenti della società anni dopo gli eventi narrati dalla prima serie: nuovi nemici e un passato che ritorna con i suoi colpi di scena, fanno da sfondo ad un mondo che inizia a riorganizzarsi e ad una umanità desiderosa di pace.
La differenza tra la prima e la seconda serie è assai rilevante sia sul piano stilistico che sul piano della narrazione della storia. Se la qualità del disegno di Tetsuo Hara mostra un'evoluzione nel segno del miglioramento (dalle proporzioni, ad un addolcimento degli spigoli del volto, e a una maggior cura dei dettagli e dell'ambiente circostante), lo stesso non si può dire della storia.
Il maggiore difetto di Hokuto no Ken sta, infatti, nell'incoerenza di molti degli avvenimenti narrati, tali da rendere la storia piena di contraddizioni e di forzature (molte di carattere temporale), le quali si verificano soprattutto nella seconda parte del manga.
Le parole chiavi ricorrenti nell'opera sono: destino, violenza e solitudine.
Il destino guida i personaggi alla lotta, al combattimento e allo scontro violento, che conseguentemente li condurrà ad una vita di tristezza e di solitudine.
Seguendo questo schema, quindi, la caratteristica principale dell'agire da parte degli uomini non è né la volontà né la necessità, ma è l'inevitabilità.
Ciò rende i personaggi carichi di profonda tragicità, e li eleva a veri e propri comprimari della storia. Sì, perché la vera potenza di questo manga è che il protagonista si potrebbe definire “il primo tra i pari”, in quanto molto spesso è offuscato da coloro che agiscono insieme a lui.
<b>Principali personaggi e scuole di arti marziali</b>
-Burt: è un ladruncolo compagno di cella di Ken Shiro nel primo capitolo che decide di seguirlo dappertutto. E' un ragazzo che si finge cinico per non mostrare i propri sentimenti ed è molto legato a Lynn, con la quale condividerà molte avventure fino a divenire (insieme a lei), una volta cresciuto, militante dell'Armata di Hokuto.
-Lynn: bambina candida e pura che grazie a Ken riacquista la facoltà di parlare. E' la seconda donna più importante nella vita di Ken dopo Julia, e le sue origini nascondono un mistero.
-Mamiya: è la bella e coraggiosa leader di un piccolo villaggio che è sorto sopra ad una sorgente d'acqua e per questo soggetto a numerose scorribande da parte di banditi e assassini. Considerata la sosia di Julia non gode, però, di altrettanta venerazione da parte dei vari personaggi, ad eccezione di Rei che se ne innamora follemente. Fu una delle vittime della bramosia di bellezza di Yuda.
-Ryu: è il giovane figlio di Roul, comparirà verso la fine del manga in veste di protagonista di alcune avventure insieme a suo zio Ken. Somiglia a Roul da giovane, ma ha il cuore gentile e altruistico di Ken.
<i>Sacra scuola di Hokuto</i>
La tecnica segreta di Hokuto si basa nel concentrare l'energia (o aura) in un attacco che si traduce in una pressione di un punto specifico del corpo, denominato tsubo, causando l'incapacità nei movimenti o l'esplosione dall'interno dei vari organi. Tale pressione degli tsubo, in taluni casi invece, può tramutarsi in una tecnica curativa molto efficace.
-Ryuken: gran maestro e padre adottivo dei quattro appartenenti alla scuola di Hokuto. E' un uomo fortissimo e risoluto. Sceglie come successore Ken Shiro scatenando la faida tra fratelli.
-Roul: è il fratello maggiore. Uomo gigantesco, fortissimo e ambizioso. Vuole il potere e lo vuole ad ogni costo. Gira il mondo in sella al suo inseparabile cavallo Re Nero; si fa chiamare re di Hokuto, è temuto e rispettato, ma è comunque un uomo solo. Personaggio di grande spessore umano, un Titano.
-Toki: fratello di sangue di Roul, ma a differenza di quest'ultimo è mite e calmo. Dotato di profonda umanità, si prodiga per curare e assistere i più bisognosi. Capelli bianchi, viso smagrito e malato da tempo a causa delle radiazioni, fa la sua entrata in scena nell'episodio della prigione di Cassandra, mostrando tutta la sua benevolenza anche nell'uccidere i nemici.
-Jagger: figlio senza talento, malvagio e invidioso di Ryuken. E' talmente geloso delle qualità di Ken, che pur di infangarlo si procura sette cicatrici sul petto e, facendosi chiamare Ken Shiro, commette le peggiori nefandezze.
-Ken Shiro: è il più piccolo dei fratelli, ma è colui che è stato designato successore della sacra scuola di Hokuto. E' taciturno e freddo, ma dotato di grande generosità e altruismo. Oltre alle capacità comuni a tutti i discepoli egli è in grado di copiare le tecniche segrete dell'avversario. La sofferenza per il tradimento di Shin e la lontananza da Julia, lo trasformeranno nell'eroe che è diventato: risoluto e spietato verso i nemici.
<i>Sacra scuola di Nanto</i>
Utilizza una tecnica che è all'opposta di quella di Hokuto, ossia i danni provocati dai loro colpi non sono interni, ma esterni (riducono a brandelli qualsiasi cosa).
La scuola è divisa in 108 fazioni e al vertice ci sono sei comandanti.
-Shin: stella della consolazione. Ama disperatamente Julia e viene istigato da Jagger a portarla via all'amico Ken. E' il responsabile delle sette cicatrici sull'addome di Ken.
-Rei: stella della giustizia. Si mette in viaggio nel tentativo di ritrovare sua sorella Aily, rapita dall'uomo dalle sette cicatrici. Da principio, cinico e solitario, muta il suo carattere fin da subito, grazie all'amicizia di Ken e soprattutto all'amore per Mamiya. Una figura stupenda e indimenticabile.
-Yuda: stella magica (anche conosciuta come traditrice). E' il responsabile, sebbene fomentato da Souther, della divisione all'interno delle sei scuole. E' vanesio e megalomane, ama truccarsi e rapisce giovani donne solo per il piacere di essere circondato da cose belle. Invidia e ammira la bellezza della tecnica di Rei.
-Shu: stella della benevolenza. E' uno dei pochi personaggi a conoscere l'amore disinteressato e a sacrificarsi per gli altri, specie se si tratta di bambini. E' ceco, ma questo non gli impedisce di sfoderare dei colpi micidiali, soprattutto con i piedi.
-Souther: stella del generale. E' uno dei nemici più temibili e crudeli di tutto il manga. Perfino Roul è titubante ad affrontarlo in quanto il suo corpo nasconde un segreto.
-Julia: stella dell'amore materno. Fidanzata di Ken e sesto condottiero di Nanto. E' protetta dai cinque astri: Hyu, il vento; Yuza, le nuvole; Shunren, la fiamma; Fudo, la montagna; Rihaku, il mare. E' la donna più desiderata dell'intera saga (e forse anche dell'intero panorama fumettistico): simboleggia un ideale assoluto di bellezza, giovinezza e purezza. Resa celebre più dal racconto dei vari personaggi che dalle sue stesse azioni.
<i>Scuola imperiale di Gento</i>
La tecnica di Gento prende le mosse da quella di Hokuto, in quanto utilizza l'energia spirituale sotto forma di aura luminosa grazie alla quale colpiscono il nemico, facendolo o esplodere o bruciare o tagliandolo in più parti.
-Falco: è il successore della scuola imperiale di Gento, nonché il più forte dei cinque generali. Odia i soprusi, ma è costretto a commetterli per un motivo particolare. Ha una gamba artificiale, simbolo del suo sacrificio per la salvezza del suo villaggio. Affronta Ken Shiro in un combattimento intenso e impegnativo, nel quale si evidenzierà tutte la sua forza, il suo coraggio e la sua generosità.
<i>Arcana arte di Hokuto</i>
E' speculare in tutto e per tutto alla sacra scuola di Hokuto, in quanto i due fondatori delle rispettive scuole, Ryou e Shuken erano cugini. A differenza, però, della sacra scuola, quella arcana usa una tecnica che permette di utilizzare l'energia spirituale per attacchi a distanza.
-Kaioh: fratello maggiore di sangue di Roul e Toki. Guerriero bruttissimo, fortissimo e spietato, ha una cicatrice che gli solca tutto il viso. Rapisce Lynn con l'intento di sfornare un'allegra dinastia di assassini come lui. Sebbene sia il più grande dei fratelli, non riesce neanche ad avvicinarsi alla potenza, allo spessore e al fascino di Roul e Toki.
-Hyoh: fratello maggiore di sangue di Ken. Ha una cicatrice a forma di “X” sulla fronte, inflitta dal maestro Jukei affinché perdesse la memoria e diventasse un guerriero spietato, dimenticando l'affetto per Ken. A fomentare l'odio per Ken e a volere lo scontro tra i due fratelli, ci penserà Kaioh uccidendo la sua fidanzata Sayaka (sorella di Kaioh) e addossandone la colpa a Ken.
Considero il manga di Hokuto no Ken un'indispensabile lettura per tutti (amanti o no del genere), non solo per l'influenza che ha avuto su intere generazioni di mangaka e di lettori, ma anche perché è uno di quelle opere che sa emozionarti davvero.
La valutazione 8, è stata data tenendo conto del giudizio delle due serie:
-Ken prima serie: 9
-Ken seconda serie: 6
con l'aggiunta di un mezzo punto in più per gli splendidi disegni del maestro Hara.
Incredibile che nessuno abbia ancora recensito questo caposaldo!
A me da bambino ha sempre inquietato per l'eccessiva violenza, ma adesso, da grande, mi rendo conto della sua grandezza.
Sto seguendo l'edizione D/Visual ferma al decimo volume, quindi non ho una panoramica completa della storia non avendola ancora letta per intero, ma Hokuto no Ken si profila come un'opera veramente grande già da questi primi volumi.
Sono innanzitutto da citare i bellissimi disegni.
E' vero che il tipo di storia narrata richiede molto raramente che i personaggi sorridano o che si prestino a siparietti comici, mentre invece l'autore è più propenso a disegnarli nei momenti di rabbia, paura o tristezza, ma i disegni di Tetsuo Hara sono di una bellezza e di un realismo straordinari.
La storia richiede un colosso alto due metri, grosso quanto una montagna e con una folta barba bruna? Bam! Ecco che Tetsuo Hara te lo disegna, e tu te lo trovi realmente là, perfettamente convincente nel suo essere un gigante minaccioso, e sei talmente coinvolto dal disegno che quasi ti pare di trovartelo davvero davanti, e cominci a temere che possa ucciderti anche solo col respiro.
La storia richiede un combattente dal fisico asciutto e dal viso belloccio che si muova con agilissimi balzelli? Bam! Eccolo comparire tra le pagine, pronto a saltellare intorno a Ken e persino al lettore stesso.
La storia richiede un ciccione flaccido e lardoso? Bam! Eccolo dipinto in uno scottante realismo, che quasi avverti il suo lerciume...
La storia richiede una ragazza algida e bellissima? Bam! Eccotela lì, che quasi te ne innamori, per quanto riesca a far trasparire la sua bellezza dalle pagine del fumetto...
In molti mi hanno fatto notare come disegni del genere siano ormai "passati di moda", ma io mi sento di preferire mille volte disegni del genere a uno stile moderno che rende i personaggi più longilinei, più "fighetti" e molto meno realistici di così.
Notevolissimo è, tra l'altro, l'influsso che Hokuto no Ken avrà, graficamente, su tutto lo shonen manga e il videogioco del ventennio successivo alla sua uscita. Hokuto no Ken, che già si rifaceva a film americani come Mad Max o I Guerrieri della Notte e al wrestling americano degli anni '80, ispirerà infatti, graficamente, tematicamente, stilisticamente, con personaggi e/o ambientazioni, opere come Sakigake!! Otoko Juku!!, Le bizzarre avventure di Jojo, Final Fight (e un pò tutta l'industria dei picchiaduro a scorrimento da sala giochi), Street Fighter 2, Fatal Fury.
Per me che sono appassionato di storie d'arti marziali, e di storie ambientate in metropoli piene di teppisti punkettoni, Hokuto no Ken si sta rivelando veramente la manna dal cielo.
Questa è una storia dove, ahimè, regna un'unica legge: quella della violenza.
Chiunque tra le pagine di questo fumetto soffre, chiunque muore in maniera orrenda, i bambini vengono costretti ad assistere alla trucidazione dei genitori e/o viceversa, saltano teste, braccia e gambe, il sangue scorre copioso e si avvicendano le più crudeli e malvagie azioni.
Eppure questa violenza non è il fulcro dell'azione, il manga non vuole veicolare la violenza come valore assoluto. Il protagonista Ken trucida sì in maniera cruentissima i suoi avversari (a volte anche troppo... non ti hanno insegnato, Ken, che hai la bocca per parlare?), ma è costretto a farlo, quasi controvoglia, per controbattere le violenze altrui, quelle stesse violenze e quegli stessi sentimenti negativi che gli hanno portato via colei che amava e lo hanno trasformato in un vagabondo dall'espressione perennemente corrucciata.
Ken è un salvatore, una sorta di angelo postmoderno, che combatte il male con la stessa moneta, sì, ma lotta a fin di bene, si schiera dalla parte dei deboli e non fa dubitare per nemmeno un istante il lettore della sua bontà, ma nonostante questo riesce anche a porsi come un personaggio profondo e sfaccettato, trasformando quella che in apparenza è una serie di mazzate iper-splatter in una storia profonda e affascinante che ha davvero tanto da insegnare al lettore.
In fondo, che Hokuto no Ken sia una storia di fantasia lo si vede subito, ma è probabile che voglia essere anche un po' profetica, dato che la violenza, il male, esistono ugualmente anche se il mondo in cui vive il lettore non è un incubo punkettone post-nucleare come quello di Hokuto no Ken.
Un manga consigliatissimo che non vedo davvero l'ora di poter continuare... e intanto sono felice dell'uscita dei nuovi film al cinema!
A me da bambino ha sempre inquietato per l'eccessiva violenza, ma adesso, da grande, mi rendo conto della sua grandezza.
Sto seguendo l'edizione D/Visual ferma al decimo volume, quindi non ho una panoramica completa della storia non avendola ancora letta per intero, ma Hokuto no Ken si profila come un'opera veramente grande già da questi primi volumi.
Sono innanzitutto da citare i bellissimi disegni.
E' vero che il tipo di storia narrata richiede molto raramente che i personaggi sorridano o che si prestino a siparietti comici, mentre invece l'autore è più propenso a disegnarli nei momenti di rabbia, paura o tristezza, ma i disegni di Tetsuo Hara sono di una bellezza e di un realismo straordinari.
La storia richiede un colosso alto due metri, grosso quanto una montagna e con una folta barba bruna? Bam! Ecco che Tetsuo Hara te lo disegna, e tu te lo trovi realmente là, perfettamente convincente nel suo essere un gigante minaccioso, e sei talmente coinvolto dal disegno che quasi ti pare di trovartelo davvero davanti, e cominci a temere che possa ucciderti anche solo col respiro.
La storia richiede un combattente dal fisico asciutto e dal viso belloccio che si muova con agilissimi balzelli? Bam! Eccolo comparire tra le pagine, pronto a saltellare intorno a Ken e persino al lettore stesso.
La storia richiede un ciccione flaccido e lardoso? Bam! Eccolo dipinto in uno scottante realismo, che quasi avverti il suo lerciume...
La storia richiede una ragazza algida e bellissima? Bam! Eccotela lì, che quasi te ne innamori, per quanto riesca a far trasparire la sua bellezza dalle pagine del fumetto...
In molti mi hanno fatto notare come disegni del genere siano ormai "passati di moda", ma io mi sento di preferire mille volte disegni del genere a uno stile moderno che rende i personaggi più longilinei, più "fighetti" e molto meno realistici di così.
Notevolissimo è, tra l'altro, l'influsso che Hokuto no Ken avrà, graficamente, su tutto lo shonen manga e il videogioco del ventennio successivo alla sua uscita. Hokuto no Ken, che già si rifaceva a film americani come Mad Max o I Guerrieri della Notte e al wrestling americano degli anni '80, ispirerà infatti, graficamente, tematicamente, stilisticamente, con personaggi e/o ambientazioni, opere come Sakigake!! Otoko Juku!!, Le bizzarre avventure di Jojo, Final Fight (e un pò tutta l'industria dei picchiaduro a scorrimento da sala giochi), Street Fighter 2, Fatal Fury.
Per me che sono appassionato di storie d'arti marziali, e di storie ambientate in metropoli piene di teppisti punkettoni, Hokuto no Ken si sta rivelando veramente la manna dal cielo.
Questa è una storia dove, ahimè, regna un'unica legge: quella della violenza.
Chiunque tra le pagine di questo fumetto soffre, chiunque muore in maniera orrenda, i bambini vengono costretti ad assistere alla trucidazione dei genitori e/o viceversa, saltano teste, braccia e gambe, il sangue scorre copioso e si avvicendano le più crudeli e malvagie azioni.
Eppure questa violenza non è il fulcro dell'azione, il manga non vuole veicolare la violenza come valore assoluto. Il protagonista Ken trucida sì in maniera cruentissima i suoi avversari (a volte anche troppo... non ti hanno insegnato, Ken, che hai la bocca per parlare?), ma è costretto a farlo, quasi controvoglia, per controbattere le violenze altrui, quelle stesse violenze e quegli stessi sentimenti negativi che gli hanno portato via colei che amava e lo hanno trasformato in un vagabondo dall'espressione perennemente corrucciata.
Ken è un salvatore, una sorta di angelo postmoderno, che combatte il male con la stessa moneta, sì, ma lotta a fin di bene, si schiera dalla parte dei deboli e non fa dubitare per nemmeno un istante il lettore della sua bontà, ma nonostante questo riesce anche a porsi come un personaggio profondo e sfaccettato, trasformando quella che in apparenza è una serie di mazzate iper-splatter in una storia profonda e affascinante che ha davvero tanto da insegnare al lettore.
In fondo, che Hokuto no Ken sia una storia di fantasia lo si vede subito, ma è probabile che voglia essere anche un po' profetica, dato che la violenza, il male, esistono ugualmente anche se il mondo in cui vive il lettore non è un incubo punkettone post-nucleare come quello di Hokuto no Ken.
Un manga consigliatissimo che non vedo davvero l'ora di poter continuare... e intanto sono felice dell'uscita dei nuovi film al cinema!