13 aprile 1990. Dopo numerose traversie produttive fu trasmesso sulle TV giapponesi il primo episodio di Nadia nel mare delle meraviglie (Fushigi no umi no Nadia - ispirato al titolo giapponese di Alice nel paese delle meraviglie - conosciuto in Italia anche come Nadia e il mistero della pietra azzurra).
Prima serie televisiva della Gainax e di Hideaki Anno, Nadia segnò un momento importante per lo studio, nel bene e nel male. Infatti, se da un lato fece conoscere i suoi creatori al di fuori del circolo degli appassionati di animazione, essendo stata trasmessa su un canale nazionale per quasi un anno, dall'altro lasciò disastrate le finanze dello studio, che solo col successo stratosferico di Evangelion riuscì a riprendersi. E questo in aggiunta a tutti i problemi produttivi iniziali, che videro una vera e propria lotta di potere ai vertici dello studio - conflitto senza il quale l'anime non sarebbe nemmeno stato prodotto in quanto ritenuto troppo costoso.
Per approfondire tutti questi aspetti vi riportiamo la nostra puntata di Tokyo Eyes dedicata a Nadia.
“Correva l’anno 1889, molte navi affondarono misteriosamente negli oceani. Mentre tra la gente si sparse la voce di un mostro marino che dimorava negli abissi fin dall’antichità, i capi di stato presero ad accusarsi l’un l’altro di far uso di nuove armi e la tensione internazionale crebbe. Era un’epoca che viveva il più straordinario sviluppo tecnologico e scientifico dai tempi della rivoluzione industriale, e dove le grandi potenze si scontravano senza sosta per il dominio coloniale di Asia e Africa. Così, alla fine del 19° secolo, gli uomini di buona volontà guardavano con ansia crescente l’avvicinassi di un conflitto mondiale.”
Amici di Animeclick, benvenuti a questo appuntamento speciale dedicato all’animazione giapponese. Quella che avete appena letto, se non l’avete riconosciuta, è l’introduzione della primissima puntata (con doppiaggio storico di Mediaset) della serie animata di Nadia e il mistero della pietra azzura, prodotta dallo Studio Gainax nel 1990 e diretta da Hideaki Anno (nient’altri che il regista di Neon Genesis Evangelion) all’epoca alla sua prima esperienza da regista di una serie televisiva. Il volume degli amici dell’Associazione Culturale EVA Impact (di cui dopo parleremo) ha permesso un’ulteriore approfondimento di alcuni aspetti di questa serie che ha sancito il mio riavvicinamento al mondo dell’animazione.
Era l’estate del 1991, e all’alba della maggior età si può dire che avevo smesso di guardare cartoni animati da tempo. I miei pomeriggi estivi era praticamente tutti videoludici e si svolgevano prettamente tutti sull’Amiga 500. Il compito di riportarmi davanti alla Tv spettava a mio fratello minore, all’epoca ancora giustamente ancorato a Bim Bum Bam e ai titoli che passavano sulle reti regionali.
Era da tempo ormai che cercava di convincermi a guardare un cartone animato con lui. Ci aveva provato con I cavalieri dello zodiaco, ma io ormai ero troppo grande e con gusti totalmente diversi per poter apprezzare un titolo così. Sembrava quindi finito il mio periodo con i titoli animati giapponesi, a favore di videogiochi e serie tv. Ma il primo amore, si sa, non si scorda mai, e questa cosa ho avuto modo di confermarla con gli anime in diversi momenti della mia vita.
In quell’estate, mio fratello tornò alla carica perché, a detta sua, stavano mandando in onda un cartone animato che “non poteva non piacermi”. Si chiamava Il mistero della pietra azzurra. Il nome mi sembrava una scopiazzata mal riuscita di Indiana Jones, ma decisi comunque di concedergli una chance. La protagonista, Nadia, portava tra l’altro il nome della mia primissima cotta (il fascino di questo nome mi ammalia ormai da sempre).
Fu amore a prima vista. Totale. Incondizionato.
I giorni estivi passavano, ma era ormai prassi, per me e mio fratello, che indipendentemente da quello che stessimo facendo, all’orario di trasmissione di Nadia dovevamo mollare tutto e correre a parcheggiarci davanti alla grande TV a colori Brionvega che avevamo in soggiorno.
Com’era nato questo colpo di fulmine? Dal fatto che questo cartone animato (all’epoca non avevamo mai sentito parlare di “Anime”) sembrava studiato appositamente per riportarmi a guardare animazione in TV. In primis, era basato sui romanzi di Jules Verne (mio grandissimo amore giovanile, a 14 avevo letto l’integrale de I figli del Capitano Grant) e da cui Nadia aveva attinto a piene mani per personaggi, trame e misteri reinterpretati in una storia nuova ma dal sapore familiare. I richiami ai libri di Verne erano veramente tanti, a cominciare sempre dal nome della protagonista, Nadia, tratto da Le avventure di Michele Strogoff, passando poi per i più facili Nautilus e Capitano Nemo. Gli eroi della mia infanzia letteraria rivivevano sul piccolo schermo in un cartone che non solo era fatto molto bene, ma che, come dicevo, aveva qualcosa di familiare nei disegni.
I richiami a Miyazaki erano infatti forti, ma all’epoca noi non sapevamo nulla di tutto questo, vedevamo solo dei tratti riconoscibili da chi era cresciuto con cartoni come Heidi e Conan, il ragazzo del futuro. Richiamo dal passato anche per i cattivoni, con la “versione modernizzata” del “Trio Drombo” di Yattaman, ovvero Grandis, Sanson e Hanson.
Era quindi la nostalgia il vero segreto di Il mistero della pietra azzurra? No, come già detto erano tanti gli ingredienti che rendevano “succulenta questa portata”. La protagonista era comunque una ragazzina, Nadia, il che farebbe pensare alle tipiche eroine delle opere di Miyazaki. Invece si trattava di un personaggio completamente innovativo, non solo nel panorama anime del periodo ma anche rispetto a oggi. Nadia era infatti una protagonista dalla pelle scura, assoluta rarità per quanto riguarda l’animazione giapponese. Inoltre era seriamente sexy, ma comunque senza esagerare. Non si parla del tipico fanservice birichino dello Studio Gainax, ma la sua carica erotica, fatta anche di ammiccamenti piuttosto furbi, era di certo uno dei veri motivi (rigorosamente non dichiarati) del perché si restava imbambolati davanti alla televisione.
Tutto questo nonostante il carattere decisamente poco accomodante e dolce per essere la protagonista di una serie per ragazzi molto giovani, infatti rivista anni dopo mi sono reso conto che la mia amata Nadia era una grandissima rompiscatole, senza una reale abnegazione al sacrificio, pronta a prendersela per un nonnulla e in particolare quando altri facevano del male agli animali. Nadia è infatti un’antesignana dei tempi moderni, vegetariana e animalista in una serie che, in molte sfumature, cercava di regalarci messaggi ecologisti e persino filantropici.
Ad esempio, il Capitano Nemo, nell’Episodio 11, spiega a Jean il corretto funzionamento del motore atomico, spiegandogli anche solo nel ventesimo secolo l’umanità sarà in grado di replicare questo congegno che, a detta sua, potrà portare l’umanità fino alle stelle. Tuttavia, il Capitano avverte Jean che se venisse utilizzato per fare del male, potrebbe anche distruggere il mondo (secondo lui, infatti, il Nautilus non è altro che uno strumento di morte), ammonendo anche il giovane sul pericolo che costituisce la scienza in sé e per sé, positiva e capace di realizzare l’impossibile se nelle mani giuste, ma altrettanto capace di seminare morte e distruzione se messa in mano a gente senza scrupoli. È qui che si inizia a capire che questa serie non è solo una fiaba, ma anche un bel tentativo di insegnare ai giovani a far tesoro degli errori del passato, e non frasi irretire dal boom tecnologico che dagli anni ’90 in poi ha cambiato la nostra vita quotidiana. È per questi motivi che Nadia risulta attuale ancora oggigiorno, ed è una visione consigliata anche a distanza di così tanti anni. Più avanti, avremo modo di analizzare alcuni di questi aspetti.
Una delle mancanze della nostra edizione sono (purtroppo) le meravigliose sigle giapponesi. Mi sembra chiaro che nel nostro immaginario collettivo ci sia la magnifica sigla di Cristina d’Avena, ma confesso che la colonna sonora (che ho potuto ascoltare nell’edizione non censurata) è meritevole tanto quanto quella che ci ha accompagnato nei nostri pomeriggi davanti alla televisione. A cantare sia opening che ending è Miho Morikawa, famosa anche per la colonna sonora degli OVA di Ranma 1/2.
Un’altra “libertà” della nostra edizione è il titolo stesso, Nadia e il mistero della pietra azzurra, completamente diverso dal significato reale di Fushigi no umi no Nadia, ovvero Nadia nel mare delle meraviglie, e anche dal titolo internazionale dell’opera, The Secret of Blue Water.
Nel corso degli anni si è anche parlato di un cambio di nome, nonché di un ulteriore doppiaggio, il terzo per questa serie.
Focalizziamoci ora sulla sua storia: Il mistero della pietra azzurra è una serie di 39 episodi diretta da Hideaki Anno e prodotta dallo Studio Gainax, andata in onda a cavallo tra il 1990 e il 1991. Tuttavia, molti non sanno che il tutto nacque da un progetto di un giovane Hayao Miyazaki liberamente tratto dai romanzi di Jules Verne e sviluppato molti anni per la Toho.
Tuttavia, il progetto non vide mai la luce, sebbene successivamente Miyazaki avesse inserito queste idee in Conan il ragazzo del futuro e Laputa - castello nel cielo. Sul finire degli anni ’80, la NHK, emittente televisiva pubblica giapponese, decise di riprende in mano il progetto, cercando uno studio che lo sviluppasse.
A spuntarla fu proprio lo studio fondato da Anno e soci, seppur in modo decisamente travagliato (che novità per Gainax, eh?). Hiroaki Inoue, co-fondatore di Gainax, fece preparare delle idee per lo sviluppo della serie, all’insaputa, però, dell’allora presidente di Gainax, Toshio Okada. Scoperto il sotterfugio e resosi conto che le idee di Inoue avrebbero portato ingenti perdite a Gainax, Okada allontanò il collega dalla serie, e in seguito Inoue abbandonò anche la compagnia.
Il primo nome che venne in mente per la regia fu quello di Yoshiyuki Sadamoto, che però declinò l’offerta dopo poco tempo preferendo concentrarsi sul Character Design. Al suo posto, fu incaricato un giovanissimo Hideaki Anno, alla sua prima esperienza per una serie televisiva e in procinto di terminare Punta al Top! GunBuster.
In perfetto stile Verniano, Nadia si apre con un incipit all’insegna dell’avventura: “Sei uno spirito avventuroso? Nelle leggende cerchi forse la verità che dimora remota e nascosta oltre le terribili cascate del pericolo? Allora è me che cercherai”.
Anno 1889: il promettente inventore quattordicenne Jean Luc Lartigue si è recato assieme a suo zio all’Esposizione Universale di Parigi (dove venne inaugurata la Tour Eiffel) per partecipare alla gara internazionale di volo con un suo prototipo di aereo, e casualmente scorge una ragazza dai tratti esotici in bicicletta, accompagnata da un cucciolo di leone bianco.
Innamoratosi a prima vista, Jean insegue la ragazza sulla Tour Eiffel e scopre alcune cose su di lei: il suo nome è Nadia, è un’orfana di quattordici anni, forse originaria dell’Africa e lavora in un circo esibendosi come acrobata. L’incontro dei tre ragazzi è presto interrotto da uno sgangherato trio di ladri di gioielli, composto dai due scagnozzi Sanson e Hanson e il loro capo, la stupenda Grandis, che vuole rapire Nadia per impossessarsi della Pietra Azzurra, il misterioso pendaglio con il colore del mare che Nadia porta al collo.
La ragazzina sfugge ai suoi inseguitori grazie a Jean e al suo velivolo sperimentale, ma è consapevole di dover continuare la fuga e non poter più tornare al circo. Pertanto, Jean si offre di continuare ad aiutare Nadia e il leoncino King.
L’improbabile trio, con ancora alle calcagna Grandis e i suoi scagnozzi, percorre la Senna sulla barca di Jean, giungendo così a Le Havre, dove il ragazzo vive con i suoi zii. I due ragazzi iniziano così a conoscersi: il sogno di Jean è fare il giro del mondo a bordo di un aereo da lui progettato e costruito, e ritrovare suo padre, da tempo disperso in mare.
Nadia, invece, sogna di tornare in Africa, continente in cui è nata e del quale non ha nessun ricordo. Raggiunti dai loro inseguitori, i tre si lanciano in un’altra fuga rocambolesca, servendosi di un ulteriore prototipo di Jean, con l’obiettivo di portare Nadia sana e salva fino in Africa, ma incappano in un’imprevedibile avaria nel bel mezzo del mare.
Costretti a un ammaraggio di fortuna nel bel mezzo dell’Oceano Atlantico, i tre vengono tratti in salvo dalla nave della Marina Militare Statunitense “Abraham”, impegnata in una missione segreta di caccia ai mostri marini che stanno affondando svariate navi in tutto il mondo.
Grandis e i suoi si ostinano all’inseguimento della Pietra Azzurra, ma il loro mezzo multifunzione, il Gratam, viene gravemente danneggiato dall’artiglieria della nave, e i tre ladri vengono catturati.
Quando i problemi di Nadia sembrano quindi finalmente risolti, la Abraham subisce l’assalto di un mostro marino, che fa precipitare in mare i nostri tre eroi, tratti in salvo questa colta dal misterioso sottomarino Nautilus.
A bordo conoscono il primo ufficiale Electra, e scoprono che il Nautilus, comandato dal misterioso Capitano Nemo, è alla ricerca di una flotta di sottomarini Garfish di Neo Atlantide, vera colpevole degli attacchi alle navi nei mari del mondo.
È da qui che parte la vera storia di Nadia, e per evitare spoiler a chi ancora non l’ha vista (correte SCIOCCHI) eviteremo di scendere ulteriormente nel dettaglio.
Come detto prima, la serie ha avuto due edizioni in Italia: la prima curata da Deneb Film per conto di Fininvest, con Lidia Costanzo alla direzione del doppiaggio. La prima messa in onda è avvenuta dal 1° Luglio al 20 Settembre del 1991, con il titolo Il mistero della pietra azzurra, su Italia 1. Inizialmente la serie andava in onda nel pre-serale, tra le 20:00 e le 20:30, (cosa oggigiorno quasi impossibile da veder accadere per i cambi di palinsesti). La serie, in seguito, passò da quest’orario a una trasmissione nel primo pomeriggio durante la trasmissione per ragazzi “Ciao Ciao”, per poi essere spostata nuovamente su Rete 4, all’interno del programma “I Cartonissimi”. Come altri cartoni editi da Fininvest, anche Nadia all’epoca subì molte censure, rimuovendo ad esempio, come da standard per l’epoca, alcune scene in cui era presente del sangue o la protagonista completamente svestita.
Nei dialoghi in cui Gargoyle (che in questa prima edizione si chiamava Argo) si riferisce agli Atlintidei come “Dei” furono completamente modificati, mentre i riferimenti all’Antico Testamento sono presenti in entrambi i doppiaggi. Nell’episodio è stata completamente rimossa una sequenza perché ha come sottofondo la sigla originale giapponese, e l’episodio 34, che contiene un gran numero di canzoni, non è stato mai trasmesso.
Questa edizione è stata poi riproposta dalla Bim Bum Bam Video in sei videocassette nei primi anni ’90.
La seconda edizione italiana è stata fatta per conto di Yamato Video nel 2003, con Dania Cericola alla direzione del doppiaggio e Fiamma Molinari ai testi. Molte voci dell’edizione Fininvest tornano in questo ridoppiaggio, l’adattamento è molto più fedele ai testi originali giapponesi e, cosa più importante, la serie è completamente priva di censure.
Alcuni dei nomi modificati nell’edizione Fininvest sono stati ripristinati (Argo è tornato ad essere Gargoyle, Sansone torna Sanson, Rebecca diventa Grandis).
La serie è stata pubblicata nel 2003 con il nome Nadia e il mistero della pietra azzurra in 10 DVD, per il mercato delle fumetterie. Questa edizione conteneva tutti i 39 episodi della serie, le sigle originali giapponesi e il film, Nadia e il mistero di Fuzzy, anch’esso ridoppiato. La prima trasmissione televisiva di questa nuova edizione è avvenuta il 1° Luglio 2010 sul canale televisivo Man-ga, per poi essere replicata su Sky Atlantic dal 9 al 24 Marzo 2015.
Si è parlato più volte negli anni di portare in Italia un’edizione Blu-ray di Nadia, cosa purtroppo ancora non avvenuta. Effettivamente, il restauro dell’edizione giapponese è stato superlativo, e ha permesso ancora di più l’apprezzamento dei punti di forza del lato tecnico della serie, uno su tutti l’eccelso character design di Yoshiyuki Sadamoto.
Purtroppo, per problemi di budget (comuni all’epoca), di tempistiche e di altro tipo è palese come la serie subisca un calo qualitativo a partire dalla seconda metà in poi. In disegni, animazioni e anche in parte nella trama, ma di questo ne parleremo a breve.
Concentriamoci adesso sul doppiaggio: nell’edizione Fininvest, la voce della protagonista era di Nadia Biondini, Jean era doppiato da Davide Garbolino e Marie da Marina Massironi. Nell’edizione di Yamato Video, Nadia viene doppiata da Debora Magnaghi, mentre Jean torna ad essere interpretato da Garbolino. Marie è invece doppiato da Daniele Fava, mentre il Capitano Nemo, doppiato nella prima edizione da Giovanni Battezzato, riceve qui la voce di Massimiliano Lotti. Presente anche Claudio Moneta ad interpretare Gargoyle, doppiato nella prima edizione da Maurizio Scattorin. Insomma, in entrambe le edizioni troviamo il top del doppiaggio milanese, con un risultato superlativo in entrambi i casi.
Personalmente resto affezionato, per ovvi motivi, al primo doppiaggio, ma va ammesso che l’edizione Yamato, soprattutto per fedeltà al testo originale e assenza di censure, sia nettamente superiore.
Come anticipato prima, adesso avremo modo di approfondire alcuni aspetti di “Nadia” . A farlo, però, non sarò solo, ma bensì insieme a Filippo Petrucci e Ilaria Azzurra Caiazza, due grandi amici e soci fondatori dell’Associazione Culturale EVA Impact, che nel corso del 2019 hanno pubblicato il volume “Blood Type: Blue Water” dedicato proprio a “Il Mistero della Pietra Azzurra”, del quale ho scritto l’introduzione.
AC: “Ciao Filippo, ciao Ilaria. Grazie per essere qui con noi:”
EVA Impact: “Ciao Alessandro. Grazie anche a te.”
AC: “Rompiamo il ghiaccio: a quale dei due doppiaggi siete più affezionati?”
Filippo: “La penso esattamente come te. Sono particolarmente legato al doppiaggio storico, per nostalgia e ricordi, ma come te ho apprezzato l’edizione di Yamato. Ho imparato a voler bene a entrambi. Da una parte abbiamo il Filippo bambino, che guardava d’estate gli episodi de Il mistero della pietra azzurra, mentre dall’altro abbiamo il Filippo adulto che apprezzato la nuova edizione della serie.”
Ilaria: “Io resto molto affezionata al doppiaggio storico, e un posto speciale nel mio cuore lo avrà sempre l’interpretazione di Marie di Marina Massironi, ma il nuovo doppiaggio di Yamato è nettamente superiore nell’adattamento.“
AC: “Voi siete dei grandissimi esperti di Evangelion, ma soprattutto amanti della fantascienza e del regista Hideaki Anno. Come abbiamo detto, questa è stata la prima serie televisiva che ha visto Anno alla regia. Tuttavia, a un certo punto della serie Anno sparisce. Come mai accade questa cosa?
Filippo: “Hideaki Anno si è trovato ad essere coinvolto nella serie in modo molto rocambolesco. Come hai detto, il regista doveva essere Sadamoto, che però una volta capito che c’erano degli evidenti problemi ha preferito abbandonare il timone di Nadia dopo appena due episodi e dedicandosi al Character Design, sancendo così l’esordio di Anno alla regia di una serie televisiva. Il ritmo di produzione era però altissimo, altrettanto lo stress, e infatti è noto che Anno sia finito in ospedale per esaurimento nervoso. È in questo contesto che nasce l’arco narrativo dell’Isola. Inizialmente la serie doveva durare una trentina di episodi, ma poiché riscosse in corso d’opera molto più successo di quanto preventivato, la produzione chiese di allungarla portandola a una quarantina, fino ad arrivare ai 39 episodi. Tuttavia, come detto, Hideaki Anno non stava bene, e per sostituirlo si fece avanti il suo caro amico e compagno di mille avventure Shinji Higuchi, che ha diretto quest’altro arco narrativo ispirato al romanzo di Verne L’isola misteriosa. Higuchi si è quindi trovato a gestire una situazione disastrata, dovendo in brevissimo tempo fare gli storyboard e scrivere una sceneggiatura quantomeno solida. Ovviamente, la qualità della serie ne ha risentito, il crollo in animazioni e sceneggiatura è più che evidente, anche perché lo staff della serie non poteva gestire una mole di lavoro del genere, e Gainax si è trovata costretta a subappaltare ad altri studi. Bisogna però dare a Cesare quel che è di Cesare: nonostante i personaggi risultino parzialmente stravolti, sono stati approfonditi bene e hanno avuto un percorso interessante.
Ilaria: “Inoltre, viene approfondita molto più tutta la macro-questione del rapporto Scienza-Natura, tema principale soprattutto dell’inizio dell’opera, e si evidenzia quanto non ci sia una presa di posizione su quale sia l’opzione migliore, se sia meglio un mondo incontaminato dalla scienza o immacolato e immerso nella natura. Proprio sull’isola, infatti, Nadia cerca in tutti i modi di sopravvivere senza far affidamento sulla scienza di Jean, salvo poi rinunciare a questa idea per il rischio di non poter mangiare, non potersi lavare etc.
AC: “Consentitemi di dire che proprio in questi episodi Nadia diventa completamente insopportabile:”
Ilaria: “Nadia in realtà è sempre stata così, però qui viene nettamente accentuata la sua personalità spigolosa. Io ho personalmente sempre trovato ilare che molte persone amassero Nadia e che, allo stesso tempo, rimuovessero un po’ troppo rapidamente il suo brutto caratteraccio, quando al contempo queste stesse persone si scagliavano contro l’antipatia e il carattere di Asuka di Neon Genesis Evangelion.
Tornando su Nadia, va però ammesso che la ragazza nel corso della serie mitiga il suo carattere, e non di poco. Passa dall’essere completamente sola, con l’unica compagnia del leoncino King e poter contare solo su sé stessa, ha poco alla volta imparato a relazionarsi con le altre persone e ammorbidirsi. Il mio personaggio preferito della serie è però sicuramente Grandis (Rebecca nella versione Fininvest). Parte come cattiva (di un trio che NON MOLLA MAI) ma poi anche lei cambia e diventa una preziosa alleata. Molte tematiche e caratterizzazioni di Nadia tornano in Evangelion, e Grandis non fa eccezione, in quanto avrà la sua grande erede in Misato. Fra le due devo dire che preferisco comunque Grandis, in quanto lei cerca di relazionarsi con questi due adolescenti dandogli dei reali consigli su come crescere, come relazionarsi tra di loro e abbattere il muro dell’incomunicabilità tra uomini e donne, cosa che FORSE a Misato non riesce così bene (per quanto tutti amiamo anche lei).
AC: “In tutto questo marasma di problemi produttivi, Gainax va in rosso con il bilancio. Si parla di 80 milioni di Yen. Cosa c’è di vero? A cosa è dovuto questo buco?
Filippo: “Tutto vero. Nadia ha avuto una genesi e anche un’evoluzione estremamente rocambolesche. Il produttore, Inoue, che poi era stato allontanato, aveva fatto delle proposte ingestibili per lo studio, e anche il ritorno di Anno dalla puntata 35 non è bastato ad ammortizzare i costi di produzione, portando quindi in rosso la Gaianx. Poi, con il videogioco, sono riusciti a fare un record di vendite e incassare liquidità, ma tutti i debiti contratti dalla Gainax con Nadia sono stati saldati solo con il grandissimo successo di Evangelion.
Il successo di Nadia, che già aveva portato a un allungamento imprevisto della serie, fece anche sì che dovesse uscire un film nel ’91, Nadia e il mistero di Fuzzy. Inizialmente doveva essere coinvolto Anno alla regia, poi per i soliti problemi della Gainax non se ne fece più niente e lo studio perse rilievo nella produzione. Il film, diretto da Sho Aono e distribuito anche al cinema, infatti non è assolutamente all’altezza della serie originale, a tutto tondo. È piacevole rivedere dei personaggi a cui ci si è affezionati, ma si tratta di una pellicola dal risultato discutibile nonostante prenda degli spunti non sfruttate per la serie tv. Si vede che manca la mano Gainax e la guida sapiente di Hideaki Anno, e il risultato è quello che si ha quando prendi una cosa Gainax e non la fai gestire alla Gainax (forse è questo che è successo con FLCL Progressive e Alternative)
AC: “Come anticipato prima, nel corso del 2019 avete fatto uscire un volume dedicato a Nadia ed Evangelion. Parlateci di questo progetto. Da dove nasce? Che cosa vi ha ispirati?
EVA Impact: “Allora, il volume si intitola Blood Type: Blue Water, nel quale abbiamo unito “Blue Water”, ovvero il nome internazionale della Pietra Azzurra, e “Blood Type: Blue”, ovvero il diagramma d’onda blu che contraddistingue gli Angeli in Evangelion. Abbiamo voluto fare questo crossover partendo già dal titolo e negli articoli abbiamo sviluppato varie analisi che mettono a confronto queste due opere. Inoltre, la mostra che portiamo in giro per le principali fiere italiane e che è stata raccolta nel volume, è stata impostata noi e Ivan Ricci (curatore della mostra e del volume) insieme agli artisti in modo tale che nelle varie opere ci fosse una contaminazione tra Nadia ed Evangelion, per far capire che il filo diretto che intercorre tra le due opere è fortissimo, intenso e inscindibile: c’è una fortissima mano, in entrambe le opere, di Hideaki Anno e Yoshiyuki Sadamoto e un altrettanto forte spirito della Gainax, che nel bene e nel male ha fatto la storia dell’animazione giapponese degli anni ’80 e ’90 con queste opere. Sono essenzialmente questi i motivi che ci hanno spinti a fare questo tributo ad Evangelion (l’ennesimo da quando abbiamo aperto l’Associazione Culturale) e Nadia, una serie fondamentale di cui si parla sempre troppo poco rispetto a quanto meriterebbe.
AC: “Come si può ottenere questo volume che sento sinceramente di consigliare agli appassionati?”
EVA Impact: “Allora, doverosa premessa: non essendo noi un editore ma, appunto, un’associazione culturale, questo volume non è in vendita, ma bensì riservato ai soci. Per avere informazioni sul tesseramento bisogna andare su “www.evaimpact.org" e andare nella sezione “Assòciati”. Lì ci sono tutte le informazioni per contattarci e sapere come diventare soci. Noi, ovviamente, oltre al volume dedicato a Nadia ed Evangelion facciamo delle promozioni esclusive riservate ai nostri soci, quindi oltre alla rivista dedicata a varie opere ed Evangelion e il volume Blood Type: blue Water, ci sono tante altre chicche esclusive che possono essere scoperte sul nostro sito e sui nostri social.
AC: “Ilaria, Filippo, vi ringrazio di cuore. Come sapete, io non mi definisco mai un esperto, sono un fan come voi, e sono felice che a parlare non ci sia sempre io, soprattutto quando si parla di argomenti specifici e profondi come Evangelion o Nadia.
Grazie di cuore a tutti quelli che hanno letto questa grande riflessione su una delle mie serie preferite, e ancora tanti auguri a Il mistero della pietra azzurra per portare così bene i suoi trent’anni.
Quest'anno sappiamo cosa fare a Pasquetta, ovvero celebrare il trentennale di "Nadia - Il mistero della pietra azzurra"...
Pubblicato da EVA IMPACT su Venerdì 10 aprile 2020
Prima serie televisiva della Gainax e di Hideaki Anno, Nadia segnò un momento importante per lo studio, nel bene e nel male. Infatti, se da un lato fece conoscere i suoi creatori al di fuori del circolo degli appassionati di animazione, essendo stata trasmessa su un canale nazionale per quasi un anno, dall'altro lasciò disastrate le finanze dello studio, che solo col successo stratosferico di Evangelion riuscì a riprendersi. E questo in aggiunta a tutti i problemi produttivi iniziali, che videro una vera e propria lotta di potere ai vertici dello studio - conflitto senza il quale l'anime non sarebbe nemmeno stato prodotto in quanto ritenuto troppo costoso.
Per approfondire tutti questi aspetti vi riportiamo la nostra puntata di Tokyo Eyes dedicata a Nadia.
“Correva l’anno 1889, molte navi affondarono misteriosamente negli oceani. Mentre tra la gente si sparse la voce di un mostro marino che dimorava negli abissi fin dall’antichità, i capi di stato presero ad accusarsi l’un l’altro di far uso di nuove armi e la tensione internazionale crebbe. Era un’epoca che viveva il più straordinario sviluppo tecnologico e scientifico dai tempi della rivoluzione industriale, e dove le grandi potenze si scontravano senza sosta per il dominio coloniale di Asia e Africa. Così, alla fine del 19° secolo, gli uomini di buona volontà guardavano con ansia crescente l’avvicinassi di un conflitto mondiale.”
Amici di Animeclick, benvenuti a questo appuntamento speciale dedicato all’animazione giapponese. Quella che avete appena letto, se non l’avete riconosciuta, è l’introduzione della primissima puntata (con doppiaggio storico di Mediaset) della serie animata di Nadia e il mistero della pietra azzura, prodotta dallo Studio Gainax nel 1990 e diretta da Hideaki Anno (nient’altri che il regista di Neon Genesis Evangelion) all’epoca alla sua prima esperienza da regista di una serie televisiva. Il volume degli amici dell’Associazione Culturale EVA Impact (di cui dopo parleremo) ha permesso un’ulteriore approfondimento di alcuni aspetti di questa serie che ha sancito il mio riavvicinamento al mondo dell’animazione.
Era l’estate del 1991, e all’alba della maggior età si può dire che avevo smesso di guardare cartoni animati da tempo. I miei pomeriggi estivi era praticamente tutti videoludici e si svolgevano prettamente tutti sull’Amiga 500. Il compito di riportarmi davanti alla Tv spettava a mio fratello minore, all’epoca ancora giustamente ancorato a Bim Bum Bam e ai titoli che passavano sulle reti regionali.
Era da tempo ormai che cercava di convincermi a guardare un cartone animato con lui. Ci aveva provato con I cavalieri dello zodiaco, ma io ormai ero troppo grande e con gusti totalmente diversi per poter apprezzare un titolo così. Sembrava quindi finito il mio periodo con i titoli animati giapponesi, a favore di videogiochi e serie tv. Ma il primo amore, si sa, non si scorda mai, e questa cosa ho avuto modo di confermarla con gli anime in diversi momenti della mia vita.
In quell’estate, mio fratello tornò alla carica perché, a detta sua, stavano mandando in onda un cartone animato che “non poteva non piacermi”. Si chiamava Il mistero della pietra azzurra. Il nome mi sembrava una scopiazzata mal riuscita di Indiana Jones, ma decisi comunque di concedergli una chance. La protagonista, Nadia, portava tra l’altro il nome della mia primissima cotta (il fascino di questo nome mi ammalia ormai da sempre).
Fu amore a prima vista. Totale. Incondizionato.
I giorni estivi passavano, ma era ormai prassi, per me e mio fratello, che indipendentemente da quello che stessimo facendo, all’orario di trasmissione di Nadia dovevamo mollare tutto e correre a parcheggiarci davanti alla grande TV a colori Brionvega che avevamo in soggiorno.
Com’era nato questo colpo di fulmine? Dal fatto che questo cartone animato (all’epoca non avevamo mai sentito parlare di “Anime”) sembrava studiato appositamente per riportarmi a guardare animazione in TV. In primis, era basato sui romanzi di Jules Verne (mio grandissimo amore giovanile, a 14 avevo letto l’integrale de I figli del Capitano Grant) e da cui Nadia aveva attinto a piene mani per personaggi, trame e misteri reinterpretati in una storia nuova ma dal sapore familiare. I richiami ai libri di Verne erano veramente tanti, a cominciare sempre dal nome della protagonista, Nadia, tratto da Le avventure di Michele Strogoff, passando poi per i più facili Nautilus e Capitano Nemo. Gli eroi della mia infanzia letteraria rivivevano sul piccolo schermo in un cartone che non solo era fatto molto bene, ma che, come dicevo, aveva qualcosa di familiare nei disegni.
I richiami a Miyazaki erano infatti forti, ma all’epoca noi non sapevamo nulla di tutto questo, vedevamo solo dei tratti riconoscibili da chi era cresciuto con cartoni come Heidi e Conan, il ragazzo del futuro. Richiamo dal passato anche per i cattivoni, con la “versione modernizzata” del “Trio Drombo” di Yattaman, ovvero Grandis, Sanson e Hanson.
Era quindi la nostalgia il vero segreto di Il mistero della pietra azzurra? No, come già detto erano tanti gli ingredienti che rendevano “succulenta questa portata”. La protagonista era comunque una ragazzina, Nadia, il che farebbe pensare alle tipiche eroine delle opere di Miyazaki. Invece si trattava di un personaggio completamente innovativo, non solo nel panorama anime del periodo ma anche rispetto a oggi. Nadia era infatti una protagonista dalla pelle scura, assoluta rarità per quanto riguarda l’animazione giapponese. Inoltre era seriamente sexy, ma comunque senza esagerare. Non si parla del tipico fanservice birichino dello Studio Gainax, ma la sua carica erotica, fatta anche di ammiccamenti piuttosto furbi, era di certo uno dei veri motivi (rigorosamente non dichiarati) del perché si restava imbambolati davanti alla televisione.
Tutto questo nonostante il carattere decisamente poco accomodante e dolce per essere la protagonista di una serie per ragazzi molto giovani, infatti rivista anni dopo mi sono reso conto che la mia amata Nadia era una grandissima rompiscatole, senza una reale abnegazione al sacrificio, pronta a prendersela per un nonnulla e in particolare quando altri facevano del male agli animali. Nadia è infatti un’antesignana dei tempi moderni, vegetariana e animalista in una serie che, in molte sfumature, cercava di regalarci messaggi ecologisti e persino filantropici.
Ad esempio, il Capitano Nemo, nell’Episodio 11, spiega a Jean il corretto funzionamento del motore atomico, spiegandogli anche solo nel ventesimo secolo l’umanità sarà in grado di replicare questo congegno che, a detta sua, potrà portare l’umanità fino alle stelle. Tuttavia, il Capitano avverte Jean che se venisse utilizzato per fare del male, potrebbe anche distruggere il mondo (secondo lui, infatti, il Nautilus non è altro che uno strumento di morte), ammonendo anche il giovane sul pericolo che costituisce la scienza in sé e per sé, positiva e capace di realizzare l’impossibile se nelle mani giuste, ma altrettanto capace di seminare morte e distruzione se messa in mano a gente senza scrupoli. È qui che si inizia a capire che questa serie non è solo una fiaba, ma anche un bel tentativo di insegnare ai giovani a far tesoro degli errori del passato, e non frasi irretire dal boom tecnologico che dagli anni ’90 in poi ha cambiato la nostra vita quotidiana. È per questi motivi che Nadia risulta attuale ancora oggigiorno, ed è una visione consigliata anche a distanza di così tanti anni. Più avanti, avremo modo di analizzare alcuni di questi aspetti.
Una delle mancanze della nostra edizione sono (purtroppo) le meravigliose sigle giapponesi. Mi sembra chiaro che nel nostro immaginario collettivo ci sia la magnifica sigla di Cristina d’Avena, ma confesso che la colonna sonora (che ho potuto ascoltare nell’edizione non censurata) è meritevole tanto quanto quella che ci ha accompagnato nei nostri pomeriggi davanti alla televisione. A cantare sia opening che ending è Miho Morikawa, famosa anche per la colonna sonora degli OVA di Ranma 1/2.
Un’altra “libertà” della nostra edizione è il titolo stesso, Nadia e il mistero della pietra azzurra, completamente diverso dal significato reale di Fushigi no umi no Nadia, ovvero Nadia nel mare delle meraviglie, e anche dal titolo internazionale dell’opera, The Secret of Blue Water.
Nel corso degli anni si è anche parlato di un cambio di nome, nonché di un ulteriore doppiaggio, il terzo per questa serie.
Focalizziamoci ora sulla sua storia: Il mistero della pietra azzurra è una serie di 39 episodi diretta da Hideaki Anno e prodotta dallo Studio Gainax, andata in onda a cavallo tra il 1990 e il 1991. Tuttavia, molti non sanno che il tutto nacque da un progetto di un giovane Hayao Miyazaki liberamente tratto dai romanzi di Jules Verne e sviluppato molti anni per la Toho.
Tuttavia, il progetto non vide mai la luce, sebbene successivamente Miyazaki avesse inserito queste idee in Conan il ragazzo del futuro e Laputa - castello nel cielo. Sul finire degli anni ’80, la NHK, emittente televisiva pubblica giapponese, decise di riprende in mano il progetto, cercando uno studio che lo sviluppasse.
A spuntarla fu proprio lo studio fondato da Anno e soci, seppur in modo decisamente travagliato (che novità per Gainax, eh?). Hiroaki Inoue, co-fondatore di Gainax, fece preparare delle idee per lo sviluppo della serie, all’insaputa, però, dell’allora presidente di Gainax, Toshio Okada. Scoperto il sotterfugio e resosi conto che le idee di Inoue avrebbero portato ingenti perdite a Gainax, Okada allontanò il collega dalla serie, e in seguito Inoue abbandonò anche la compagnia.
Il primo nome che venne in mente per la regia fu quello di Yoshiyuki Sadamoto, che però declinò l’offerta dopo poco tempo preferendo concentrarsi sul Character Design. Al suo posto, fu incaricato un giovanissimo Hideaki Anno, alla sua prima esperienza per una serie televisiva e in procinto di terminare Punta al Top! GunBuster.
In perfetto stile Verniano, Nadia si apre con un incipit all’insegna dell’avventura: “Sei uno spirito avventuroso? Nelle leggende cerchi forse la verità che dimora remota e nascosta oltre le terribili cascate del pericolo? Allora è me che cercherai”.
Anno 1889: il promettente inventore quattordicenne Jean Luc Lartigue si è recato assieme a suo zio all’Esposizione Universale di Parigi (dove venne inaugurata la Tour Eiffel) per partecipare alla gara internazionale di volo con un suo prototipo di aereo, e casualmente scorge una ragazza dai tratti esotici in bicicletta, accompagnata da un cucciolo di leone bianco.
Innamoratosi a prima vista, Jean insegue la ragazza sulla Tour Eiffel e scopre alcune cose su di lei: il suo nome è Nadia, è un’orfana di quattordici anni, forse originaria dell’Africa e lavora in un circo esibendosi come acrobata. L’incontro dei tre ragazzi è presto interrotto da uno sgangherato trio di ladri di gioielli, composto dai due scagnozzi Sanson e Hanson e il loro capo, la stupenda Grandis, che vuole rapire Nadia per impossessarsi della Pietra Azzurra, il misterioso pendaglio con il colore del mare che Nadia porta al collo.
La ragazzina sfugge ai suoi inseguitori grazie a Jean e al suo velivolo sperimentale, ma è consapevole di dover continuare la fuga e non poter più tornare al circo. Pertanto, Jean si offre di continuare ad aiutare Nadia e il leoncino King.
L’improbabile trio, con ancora alle calcagna Grandis e i suoi scagnozzi, percorre la Senna sulla barca di Jean, giungendo così a Le Havre, dove il ragazzo vive con i suoi zii. I due ragazzi iniziano così a conoscersi: il sogno di Jean è fare il giro del mondo a bordo di un aereo da lui progettato e costruito, e ritrovare suo padre, da tempo disperso in mare.
Nadia, invece, sogna di tornare in Africa, continente in cui è nata e del quale non ha nessun ricordo. Raggiunti dai loro inseguitori, i tre si lanciano in un’altra fuga rocambolesca, servendosi di un ulteriore prototipo di Jean, con l’obiettivo di portare Nadia sana e salva fino in Africa, ma incappano in un’imprevedibile avaria nel bel mezzo del mare.
Costretti a un ammaraggio di fortuna nel bel mezzo dell’Oceano Atlantico, i tre vengono tratti in salvo dalla nave della Marina Militare Statunitense “Abraham”, impegnata in una missione segreta di caccia ai mostri marini che stanno affondando svariate navi in tutto il mondo.
Grandis e i suoi si ostinano all’inseguimento della Pietra Azzurra, ma il loro mezzo multifunzione, il Gratam, viene gravemente danneggiato dall’artiglieria della nave, e i tre ladri vengono catturati.
Quando i problemi di Nadia sembrano quindi finalmente risolti, la Abraham subisce l’assalto di un mostro marino, che fa precipitare in mare i nostri tre eroi, tratti in salvo questa colta dal misterioso sottomarino Nautilus.
A bordo conoscono il primo ufficiale Electra, e scoprono che il Nautilus, comandato dal misterioso Capitano Nemo, è alla ricerca di una flotta di sottomarini Garfish di Neo Atlantide, vera colpevole degli attacchi alle navi nei mari del mondo.
È da qui che parte la vera storia di Nadia, e per evitare spoiler a chi ancora non l’ha vista (correte SCIOCCHI) eviteremo di scendere ulteriormente nel dettaglio.
Come detto prima, la serie ha avuto due edizioni in Italia: la prima curata da Deneb Film per conto di Fininvest, con Lidia Costanzo alla direzione del doppiaggio. La prima messa in onda è avvenuta dal 1° Luglio al 20 Settembre del 1991, con il titolo Il mistero della pietra azzurra, su Italia 1. Inizialmente la serie andava in onda nel pre-serale, tra le 20:00 e le 20:30, (cosa oggigiorno quasi impossibile da veder accadere per i cambi di palinsesti). La serie, in seguito, passò da quest’orario a una trasmissione nel primo pomeriggio durante la trasmissione per ragazzi “Ciao Ciao”, per poi essere spostata nuovamente su Rete 4, all’interno del programma “I Cartonissimi”. Come altri cartoni editi da Fininvest, anche Nadia all’epoca subì molte censure, rimuovendo ad esempio, come da standard per l’epoca, alcune scene in cui era presente del sangue o la protagonista completamente svestita.
Nei dialoghi in cui Gargoyle (che in questa prima edizione si chiamava Argo) si riferisce agli Atlintidei come “Dei” furono completamente modificati, mentre i riferimenti all’Antico Testamento sono presenti in entrambi i doppiaggi. Nell’episodio è stata completamente rimossa una sequenza perché ha come sottofondo la sigla originale giapponese, e l’episodio 34, che contiene un gran numero di canzoni, non è stato mai trasmesso.
Questa edizione è stata poi riproposta dalla Bim Bum Bam Video in sei videocassette nei primi anni ’90.
La seconda edizione italiana è stata fatta per conto di Yamato Video nel 2003, con Dania Cericola alla direzione del doppiaggio e Fiamma Molinari ai testi. Molte voci dell’edizione Fininvest tornano in questo ridoppiaggio, l’adattamento è molto più fedele ai testi originali giapponesi e, cosa più importante, la serie è completamente priva di censure.
Alcuni dei nomi modificati nell’edizione Fininvest sono stati ripristinati (Argo è tornato ad essere Gargoyle, Sansone torna Sanson, Rebecca diventa Grandis).
La serie è stata pubblicata nel 2003 con il nome Nadia e il mistero della pietra azzurra in 10 DVD, per il mercato delle fumetterie. Questa edizione conteneva tutti i 39 episodi della serie, le sigle originali giapponesi e il film, Nadia e il mistero di Fuzzy, anch’esso ridoppiato. La prima trasmissione televisiva di questa nuova edizione è avvenuta il 1° Luglio 2010 sul canale televisivo Man-ga, per poi essere replicata su Sky Atlantic dal 9 al 24 Marzo 2015.
Si è parlato più volte negli anni di portare in Italia un’edizione Blu-ray di Nadia, cosa purtroppo ancora non avvenuta. Effettivamente, il restauro dell’edizione giapponese è stato superlativo, e ha permesso ancora di più l’apprezzamento dei punti di forza del lato tecnico della serie, uno su tutti l’eccelso character design di Yoshiyuki Sadamoto.
Purtroppo, per problemi di budget (comuni all’epoca), di tempistiche e di altro tipo è palese come la serie subisca un calo qualitativo a partire dalla seconda metà in poi. In disegni, animazioni e anche in parte nella trama, ma di questo ne parleremo a breve.
Concentriamoci adesso sul doppiaggio: nell’edizione Fininvest, la voce della protagonista era di Nadia Biondini, Jean era doppiato da Davide Garbolino e Marie da Marina Massironi. Nell’edizione di Yamato Video, Nadia viene doppiata da Debora Magnaghi, mentre Jean torna ad essere interpretato da Garbolino. Marie è invece doppiato da Daniele Fava, mentre il Capitano Nemo, doppiato nella prima edizione da Giovanni Battezzato, riceve qui la voce di Massimiliano Lotti. Presente anche Claudio Moneta ad interpretare Gargoyle, doppiato nella prima edizione da Maurizio Scattorin. Insomma, in entrambe le edizioni troviamo il top del doppiaggio milanese, con un risultato superlativo in entrambi i casi.
Personalmente resto affezionato, per ovvi motivi, al primo doppiaggio, ma va ammesso che l’edizione Yamato, soprattutto per fedeltà al testo originale e assenza di censure, sia nettamente superiore.
Come anticipato prima, adesso avremo modo di approfondire alcuni aspetti di “Nadia” . A farlo, però, non sarò solo, ma bensì insieme a Filippo Petrucci e Ilaria Azzurra Caiazza, due grandi amici e soci fondatori dell’Associazione Culturale EVA Impact, che nel corso del 2019 hanno pubblicato il volume “Blood Type: Blue Water” dedicato proprio a “Il Mistero della Pietra Azzurra”, del quale ho scritto l’introduzione.
AC: “Ciao Filippo, ciao Ilaria. Grazie per essere qui con noi:”
EVA Impact: “Ciao Alessandro. Grazie anche a te.”
AC: “Rompiamo il ghiaccio: a quale dei due doppiaggi siete più affezionati?”
Filippo: “La penso esattamente come te. Sono particolarmente legato al doppiaggio storico, per nostalgia e ricordi, ma come te ho apprezzato l’edizione di Yamato. Ho imparato a voler bene a entrambi. Da una parte abbiamo il Filippo bambino, che guardava d’estate gli episodi de Il mistero della pietra azzurra, mentre dall’altro abbiamo il Filippo adulto che apprezzato la nuova edizione della serie.”
Ilaria: “Io resto molto affezionata al doppiaggio storico, e un posto speciale nel mio cuore lo avrà sempre l’interpretazione di Marie di Marina Massironi, ma il nuovo doppiaggio di Yamato è nettamente superiore nell’adattamento.“
AC: “Voi siete dei grandissimi esperti di Evangelion, ma soprattutto amanti della fantascienza e del regista Hideaki Anno. Come abbiamo detto, questa è stata la prima serie televisiva che ha visto Anno alla regia. Tuttavia, a un certo punto della serie Anno sparisce. Come mai accade questa cosa?
Filippo: “Hideaki Anno si è trovato ad essere coinvolto nella serie in modo molto rocambolesco. Come hai detto, il regista doveva essere Sadamoto, che però una volta capito che c’erano degli evidenti problemi ha preferito abbandonare il timone di Nadia dopo appena due episodi e dedicandosi al Character Design, sancendo così l’esordio di Anno alla regia di una serie televisiva. Il ritmo di produzione era però altissimo, altrettanto lo stress, e infatti è noto che Anno sia finito in ospedale per esaurimento nervoso. È in questo contesto che nasce l’arco narrativo dell’Isola. Inizialmente la serie doveva durare una trentina di episodi, ma poiché riscosse in corso d’opera molto più successo di quanto preventivato, la produzione chiese di allungarla portandola a una quarantina, fino ad arrivare ai 39 episodi. Tuttavia, come detto, Hideaki Anno non stava bene, e per sostituirlo si fece avanti il suo caro amico e compagno di mille avventure Shinji Higuchi, che ha diretto quest’altro arco narrativo ispirato al romanzo di Verne L’isola misteriosa. Higuchi si è quindi trovato a gestire una situazione disastrata, dovendo in brevissimo tempo fare gli storyboard e scrivere una sceneggiatura quantomeno solida. Ovviamente, la qualità della serie ne ha risentito, il crollo in animazioni e sceneggiatura è più che evidente, anche perché lo staff della serie non poteva gestire una mole di lavoro del genere, e Gainax si è trovata costretta a subappaltare ad altri studi. Bisogna però dare a Cesare quel che è di Cesare: nonostante i personaggi risultino parzialmente stravolti, sono stati approfonditi bene e hanno avuto un percorso interessante.
Ilaria: “Inoltre, viene approfondita molto più tutta la macro-questione del rapporto Scienza-Natura, tema principale soprattutto dell’inizio dell’opera, e si evidenzia quanto non ci sia una presa di posizione su quale sia l’opzione migliore, se sia meglio un mondo incontaminato dalla scienza o immacolato e immerso nella natura. Proprio sull’isola, infatti, Nadia cerca in tutti i modi di sopravvivere senza far affidamento sulla scienza di Jean, salvo poi rinunciare a questa idea per il rischio di non poter mangiare, non potersi lavare etc.
AC: “Consentitemi di dire che proprio in questi episodi Nadia diventa completamente insopportabile:”
Ilaria: “Nadia in realtà è sempre stata così, però qui viene nettamente accentuata la sua personalità spigolosa. Io ho personalmente sempre trovato ilare che molte persone amassero Nadia e che, allo stesso tempo, rimuovessero un po’ troppo rapidamente il suo brutto caratteraccio, quando al contempo queste stesse persone si scagliavano contro l’antipatia e il carattere di Asuka di Neon Genesis Evangelion.
Tornando su Nadia, va però ammesso che la ragazza nel corso della serie mitiga il suo carattere, e non di poco. Passa dall’essere completamente sola, con l’unica compagnia del leoncino King e poter contare solo su sé stessa, ha poco alla volta imparato a relazionarsi con le altre persone e ammorbidirsi. Il mio personaggio preferito della serie è però sicuramente Grandis (Rebecca nella versione Fininvest). Parte come cattiva (di un trio che NON MOLLA MAI) ma poi anche lei cambia e diventa una preziosa alleata. Molte tematiche e caratterizzazioni di Nadia tornano in Evangelion, e Grandis non fa eccezione, in quanto avrà la sua grande erede in Misato. Fra le due devo dire che preferisco comunque Grandis, in quanto lei cerca di relazionarsi con questi due adolescenti dandogli dei reali consigli su come crescere, come relazionarsi tra di loro e abbattere il muro dell’incomunicabilità tra uomini e donne, cosa che FORSE a Misato non riesce così bene (per quanto tutti amiamo anche lei).
AC: “In tutto questo marasma di problemi produttivi, Gainax va in rosso con il bilancio. Si parla di 80 milioni di Yen. Cosa c’è di vero? A cosa è dovuto questo buco?
Filippo: “Tutto vero. Nadia ha avuto una genesi e anche un’evoluzione estremamente rocambolesche. Il produttore, Inoue, che poi era stato allontanato, aveva fatto delle proposte ingestibili per lo studio, e anche il ritorno di Anno dalla puntata 35 non è bastato ad ammortizzare i costi di produzione, portando quindi in rosso la Gaianx. Poi, con il videogioco, sono riusciti a fare un record di vendite e incassare liquidità, ma tutti i debiti contratti dalla Gainax con Nadia sono stati saldati solo con il grandissimo successo di Evangelion.
Il successo di Nadia, che già aveva portato a un allungamento imprevisto della serie, fece anche sì che dovesse uscire un film nel ’91, Nadia e il mistero di Fuzzy. Inizialmente doveva essere coinvolto Anno alla regia, poi per i soliti problemi della Gainax non se ne fece più niente e lo studio perse rilievo nella produzione. Il film, diretto da Sho Aono e distribuito anche al cinema, infatti non è assolutamente all’altezza della serie originale, a tutto tondo. È piacevole rivedere dei personaggi a cui ci si è affezionati, ma si tratta di una pellicola dal risultato discutibile nonostante prenda degli spunti non sfruttate per la serie tv. Si vede che manca la mano Gainax e la guida sapiente di Hideaki Anno, e il risultato è quello che si ha quando prendi una cosa Gainax e non la fai gestire alla Gainax (forse è questo che è successo con FLCL Progressive e Alternative)
AC: “Come anticipato prima, nel corso del 2019 avete fatto uscire un volume dedicato a Nadia ed Evangelion. Parlateci di questo progetto. Da dove nasce? Che cosa vi ha ispirati?
EVA Impact: “Allora, il volume si intitola Blood Type: Blue Water, nel quale abbiamo unito “Blue Water”, ovvero il nome internazionale della Pietra Azzurra, e “Blood Type: Blue”, ovvero il diagramma d’onda blu che contraddistingue gli Angeli in Evangelion. Abbiamo voluto fare questo crossover partendo già dal titolo e negli articoli abbiamo sviluppato varie analisi che mettono a confronto queste due opere. Inoltre, la mostra che portiamo in giro per le principali fiere italiane e che è stata raccolta nel volume, è stata impostata noi e Ivan Ricci (curatore della mostra e del volume) insieme agli artisti in modo tale che nelle varie opere ci fosse una contaminazione tra Nadia ed Evangelion, per far capire che il filo diretto che intercorre tra le due opere è fortissimo, intenso e inscindibile: c’è una fortissima mano, in entrambe le opere, di Hideaki Anno e Yoshiyuki Sadamoto e un altrettanto forte spirito della Gainax, che nel bene e nel male ha fatto la storia dell’animazione giapponese degli anni ’80 e ’90 con queste opere. Sono essenzialmente questi i motivi che ci hanno spinti a fare questo tributo ad Evangelion (l’ennesimo da quando abbiamo aperto l’Associazione Culturale) e Nadia, una serie fondamentale di cui si parla sempre troppo poco rispetto a quanto meriterebbe.
AC: “Come si può ottenere questo volume che sento sinceramente di consigliare agli appassionati?”
EVA Impact: “Allora, doverosa premessa: non essendo noi un editore ma, appunto, un’associazione culturale, questo volume non è in vendita, ma bensì riservato ai soci. Per avere informazioni sul tesseramento bisogna andare su “www.evaimpact.org" e andare nella sezione “Assòciati”. Lì ci sono tutte le informazioni per contattarci e sapere come diventare soci. Noi, ovviamente, oltre al volume dedicato a Nadia ed Evangelion facciamo delle promozioni esclusive riservate ai nostri soci, quindi oltre alla rivista dedicata a varie opere ed Evangelion e il volume Blood Type: blue Water, ci sono tante altre chicche esclusive che possono essere scoperte sul nostro sito e sui nostri social.
AC: “Ilaria, Filippo, vi ringrazio di cuore. Come sapete, io non mi definisco mai un esperto, sono un fan come voi, e sono felice che a parlare non ci sia sempre io, soprattutto quando si parla di argomenti specifici e profondi come Evangelion o Nadia.
Grazie di cuore a tutti quelli che hanno letto questa grande riflessione su una delle mie serie preferite, e ancora tanti auguri a Il mistero della pietra azzurra per portare così bene i suoi trent’anni.
Non sono casuali, perché Esteban era prodotto dalla NHK, quella di Nadia.
E hanno riciclato a più non posso le idee del soggetto di Miyazaki usato poi per Laputa .
Ma sono rimandi davvero superficiali, messi li per giustificare il " tratto da..." per vendere la serie all' estero ( cosa riuscita : da noi Mediaset lo comprò a scatola chiusa appena uscito in Jap, pensando magari che fosse un meikasu in salsa action )
Nadia con i romanzi di Verne c'entra come il film yankee di Dragonball con il manga di Toriyama.
Non si sa mai, magari in futuro ne faranno un altro ANCORA più fedele ma totalmente incomprensibile a chi non parla il cannarsese...
Da un certo punto di vista è un bene...
Guardando a ridoppiaggi come quello di Evangelion, si intende!
Eh appunto, ma non sempre è possibile inserire anche il doppiaggio precedente purtroppo. Poi aziende come Netflix se ne fregano, piuttosto ridoppiano tutto da zero e buonanotte.
No, in Nemo di Nadia è un miscuglio del capitano Okita di Yamato e il Comandante Glovar di Macross.
Col capitano Nemo del romanzo ( che era un principe indiano con tanto di babbucce, come nel film "La lega degli eroi straordinari" ) non c'entra nulla, ha solo il nome.
Interamente è un parolone, visto che in quell'occasione condensarono due episodi nello spazio di uno.
Che non ci si basi su quella trasmissione per quantificare le censure Fininvest.
Ma non apportarono altre censure a quelle già presenti, e io c'ero a registrarlo all' epoca.Come fui l'unico a a vedere registrare "il segreto di Fuzzy" quando lo fecero nei primi anni 90 , spezzato a episodi in coda alla serie tv, mentre tutti gli altri lo vedranno negli anni 00 in quel passaggio notturno su Italia 1
La sigla italiana mi è rimasta impressa dalla primissima volta che l'ho ascoltata, un capolavoro.
Non ricordo di preciso perché ho cominciato a guardarlo fin dalla prima puntata, all'epoca avevo 20 anni ed avevo smesso da tempo di guardare cartoni animati in TV perché la programmazione all'epoca comprendeva quasi solo titoli da bambini o per me poco interessanti, ma so che io ed i miei amici scoprimmo di esserci appassionati a questo anime indipendentemente l'uno dall'altro, senza essercelo suggerito o consigliato. Fu veramente curioso.
Rimpiango ancora di non aver comprato il 45 giri della sigla, che vidi a Bologna alla Casa del Disco in via Indipendenza, perché sostanzialmente snobbavo Cristina d'Avena e anche se la canzone non mi dispiaceva decisi di lasciarlo lì. Come tutti forse saprete, oggi quel disco vale diverse centinaia di euro. >:-(
Scusa, potresti mandarmi qualche immagine di quel disco? Perchè quello che conosco io non viene così tanto...
Su Popsike, sito che indicizza le aste di eBay, dice che è stato venduto fra i 350 ed i 900€
https://www.popsike.com/php/quicksearch.php?searchtext=mistero+della+pietra+azzurra&layout=&sortord=&endfrom=&endthru=#
Nooo, ma davvero ?
10 anni fa nopn so quante volte trovavo il disco nbei mercatin i a prezzi ben più bassi.
A saperlo lo compravo in più copie e avevo un tesoretto da parte.....
Appunto, anche perché io Nadia e il mistero della pietra azzurra, sono anni e dico anni, che voglio vederlo e non ho mai potuto farlo...
Ho solo sentito parlare di quanto possa essere valido questo anime
Forse finalmente ci siamo.
Finalmente. Con i tempi della Yamato adesso mancano solo 4-5 anni prima di vedere i bluray pubblicati.
Devi eseguire l'accesso per lasciare un commento.