Super Mario Bros - Peach-hime Kyushutsu Dai Sakusen
Mi sono approcciato a questo film con l'animo dell'appassionato Nintendaro che mi contraddistingue sin dai tempi dell'infanzia, e devo dire di aver trovato un ottimo prodotto, seppur ovviamente abbastanza datato.
Essendo uscito poco dopo il primo episodio della serie per Nes, questo film presenta un character design abbastanza grezzo, che si rifà agli artwork del primo gioco e, ovviamente, ignora i mutamenti grafici che i personaggi hanno subito nel corso dei più di vent'anni che ci separano dalla loro creazione.
Se Mario è innegabilmente Mario, con la sola differenza di avere una maglia blu e una salopette rossa, mentre oggi è conosciuto con la maglia rossa e la salopette blu che ottenne a partire dal 1988, e la principessa Peach è assolutamente identica a come appare nei giochi recenti, altri personaggi sono invece molto più grezzi e sensibilmente diversi rispetto al loro aspetto attuale. E' il caso di Luigi, che, sebbene abbia l'aspetto alto e magro che lo contraddistingue ancora oggi, indossa una maglia gialla e non verde, di Bowser, che appare più grezzo e meno possente e minaccioso, e di parecchi mostriciattoli minori, che sono leggermente differenti, in dimensioni o fisicità, rispetto a come li si conosce oggi.
Naturalmente, riferendosi unicamente al primissimo gioco, questo film ignora personaggi come Toad, Mouser, Birdo, Yoshi, Wario, i figli di Bowser, Daisy, Waluigi, i Tipi Timidotteri, Kamek Magikoopa e così via, oltre che parecchie ambientazioni e caratteristiche che saranno introdotte nel "Marioverse" soltanto nei giochi a venire. Addirittura, qui, i due fratelli gestiscono un emporio, anzichè esercitare la classica professione di idraulici.
Si tratta, comunque, di piccolezze, di particolari che possono leggermente far storcere un pochino il naso ai fans più sfegatati per qualche istante, ma che passano prontamente in secondo piano man mano che si prosegue nella visione del film.
In fondo, questo lungometraggio è come quello stesso primo gioco che porta in animazione, e il primo Super Mario Bros lasciava moltissimo all'immaginazione e alla fantasia del giocatore, senza dilungarsi in approfondimenti sulla trama, sui personaggi o sul mondo rappresentato che sarebbero poi venuti negli anni e nei giochi a venire. Essendo quindi basato su un gioco estremamente semplice, che dava ben poche indicazioni su trama o personaggi, il film animato aveva il diritto di spaziare come voleva, organizzando il mondo in cui svolgerlo in maniera personale.
Quello che ci troviamo davanti è infatti un adattamento praticamente perfetto dell'esperienza videoludica: gli stessi personaggi, la dettagliatissima e fedele riproduzione di tutti gli ambienti presenti nel videogioco (e anche qualcuno in più, che contribuisce a dare al Regno di Funghi un'aria più fiabesca da "La storia infinita", che male non è, anzi!) e persino le stesse musiche.
"The great mission to rescue Princess Peach" è un lungometraggio animato prettamente figlio dei suoi tempi, che unisce ad umorismo demenziale tipicamente giapponese la stessa concezione di un avventuroso viaggio in un mondo di fantasia che ci offrono le nostre fiabe europee e i molti siparietti musicali tipici dei film animati di stampo occidentale. Guardandolo, rimarremo conquistati dall'atmosfera fiabesca e dalla simpatia di tutti i suoi personaggi e, così facendo, passeremo ampiamente sopra alle piccolissime variazioni della trama originale e alla storia più o meno banale. Ci saranno momenti in cui urleremo di gioia nel ritrovare la pedissequa ricostruzione di un quadro del videogioco o di un tema musicale, momenti in cui rideremo di gusto e momenti in cui un bonario sorriso ci si dipingerà sul volto, perchè questo lungometraggio ci riporterà alla mente film come "La storia infinita" e serie tv come "I Gummi", "Memole, dolce Memole", "I Bobobobs", "David Gnomo, amico mio" o "La pietra dei sogni", oltre che fantasiosi sogni d'infanzia, magari vissuti con un pad del Nes in mano e un omino baffuto fatto di pixel sullo schermo del televisore.
La realizzazione tecnica, per un film del 1986, è senza dubbio abbastanza pregevole. Il character design è semplice semplice ma molto efficace. I personaggi sono buffi, tondeggianti, simpatici e dinamici e riescono senza problemi a bucare lo schermo, divertendo lo spettatore nelle svariate gags di cui il film è costellato. Ci ritroveremo, così, a fare segretamente il tifo per questo buffo ometto grassoccio e un po' sfigato e per il suo fratello alto, avido e ancor più buffo, ma proveremo anche un po' di empatia per il povero Bowser, grande e spaventoso ma, sotto sotto, malato d'amore, e per i suoi divertenti sottoposti, primo fra tutti Lakitu.
Di buona fattura il doppiaggio. Nel cast dei doppiatori spicca ovviamente Toru Furuya, che caratterizza splendidamente un Mario bonario, umanissimo, poliedrico e divertente. Viene davvero da stupirsi, se si pensa che è Toru Furuya a doppiare questo buffo e di certo non prestante ometto. Si, lo stesso Toru Furuya che nello stesso periodo dava un'inflessione matura, impavida e sensuale a Yamcha di Dragon Ball, a Seiya di Saint Seiya e caratterizzava alla perfezione le insicurezze adolescenziali di Kyosuke di Kimagure Orange Road.
Anche gli altri doppiatori fanno un lavoro egregio, soprattutto la straordinaria doppiatrice di Bowser, che gli dona un vocione possente ma gentile allo stesso tempo (ed è straordinario, se si pensa che è una doppiatrice donna).
L'unico neo del cast è la doppiatrice della principessa Peach, svogliata e irritante, che fa somigliare il personaggio ad una stupida ragazzina viziata più che ad una delicata e femminile fanciulla, al punto che non si capisce perchè Mario perda tempo a salvare una tipa così svenevole e non la lasci sposare Bowser.
Pollice in su anche per il comparto sonoro. Tutti i temi musicali e gli effetti sonori propri del videogame sono stati riprodotti perfettamente a far da colonna sonora al lungometraggio, quasi a voler dare l'impressione di trovarsi ancora e realmente lì, dentro un Nes, a vivere l'avventura di Mario in prima persona. Inoltre, in apertura e chiusura del lungometraggio, in sottofondo ad alcune scene o come raccordo tra una scena e l'altra, appaiono diversi siparietti o brani musicali, in maniera conforme a quanto avveniva nei lungometraggi animati Disney pre-2000. Ammetto che si tratta di brani musicali molto ben riusciti, che mi hanno più di una volta fatto desiderare un ascolto di miglior qualità.
Si tratta di un film senza pretese, ma che, visto oggi, riesce a conquistare i suoi spettatori, oltre che grazie alla simpatia dei suoi personaggi, alla buona realizzazione tecnica e alla visionarietà del mondo fiabesco in cui si svolge, anche per via di una profonda carica nostalgica. E quando una produzione riesce a farci sognare e ritornare un pò bambini nell'animo è sicuramente da premiare.
Visione obbligata per i fans sfegatati del gioco e della Nintendo, gli altri gli diano tranquillamente un'occhiata. Sicuramente, vedrete, non sarà tempo sprecato.
Essendo uscito poco dopo il primo episodio della serie per Nes, questo film presenta un character design abbastanza grezzo, che si rifà agli artwork del primo gioco e, ovviamente, ignora i mutamenti grafici che i personaggi hanno subito nel corso dei più di vent'anni che ci separano dalla loro creazione.
Se Mario è innegabilmente Mario, con la sola differenza di avere una maglia blu e una salopette rossa, mentre oggi è conosciuto con la maglia rossa e la salopette blu che ottenne a partire dal 1988, e la principessa Peach è assolutamente identica a come appare nei giochi recenti, altri personaggi sono invece molto più grezzi e sensibilmente diversi rispetto al loro aspetto attuale. E' il caso di Luigi, che, sebbene abbia l'aspetto alto e magro che lo contraddistingue ancora oggi, indossa una maglia gialla e non verde, di Bowser, che appare più grezzo e meno possente e minaccioso, e di parecchi mostriciattoli minori, che sono leggermente differenti, in dimensioni o fisicità, rispetto a come li si conosce oggi.
Naturalmente, riferendosi unicamente al primissimo gioco, questo film ignora personaggi come Toad, Mouser, Birdo, Yoshi, Wario, i figli di Bowser, Daisy, Waluigi, i Tipi Timidotteri, Kamek Magikoopa e così via, oltre che parecchie ambientazioni e caratteristiche che saranno introdotte nel "Marioverse" soltanto nei giochi a venire. Addirittura, qui, i due fratelli gestiscono un emporio, anzichè esercitare la classica professione di idraulici.
Si tratta, comunque, di piccolezze, di particolari che possono leggermente far storcere un pochino il naso ai fans più sfegatati per qualche istante, ma che passano prontamente in secondo piano man mano che si prosegue nella visione del film.
In fondo, questo lungometraggio è come quello stesso primo gioco che porta in animazione, e il primo Super Mario Bros lasciava moltissimo all'immaginazione e alla fantasia del giocatore, senza dilungarsi in approfondimenti sulla trama, sui personaggi o sul mondo rappresentato che sarebbero poi venuti negli anni e nei giochi a venire. Essendo quindi basato su un gioco estremamente semplice, che dava ben poche indicazioni su trama o personaggi, il film animato aveva il diritto di spaziare come voleva, organizzando il mondo in cui svolgerlo in maniera personale.
Quello che ci troviamo davanti è infatti un adattamento praticamente perfetto dell'esperienza videoludica: gli stessi personaggi, la dettagliatissima e fedele riproduzione di tutti gli ambienti presenti nel videogioco (e anche qualcuno in più, che contribuisce a dare al Regno di Funghi un'aria più fiabesca da "La storia infinita", che male non è, anzi!) e persino le stesse musiche.
"The great mission to rescue Princess Peach" è un lungometraggio animato prettamente figlio dei suoi tempi, che unisce ad umorismo demenziale tipicamente giapponese la stessa concezione di un avventuroso viaggio in un mondo di fantasia che ci offrono le nostre fiabe europee e i molti siparietti musicali tipici dei film animati di stampo occidentale. Guardandolo, rimarremo conquistati dall'atmosfera fiabesca e dalla simpatia di tutti i suoi personaggi e, così facendo, passeremo ampiamente sopra alle piccolissime variazioni della trama originale e alla storia più o meno banale. Ci saranno momenti in cui urleremo di gioia nel ritrovare la pedissequa ricostruzione di un quadro del videogioco o di un tema musicale, momenti in cui rideremo di gusto e momenti in cui un bonario sorriso ci si dipingerà sul volto, perchè questo lungometraggio ci riporterà alla mente film come "La storia infinita" e serie tv come "I Gummi", "Memole, dolce Memole", "I Bobobobs", "David Gnomo, amico mio" o "La pietra dei sogni", oltre che fantasiosi sogni d'infanzia, magari vissuti con un pad del Nes in mano e un omino baffuto fatto di pixel sullo schermo del televisore.
La realizzazione tecnica, per un film del 1986, è senza dubbio abbastanza pregevole. Il character design è semplice semplice ma molto efficace. I personaggi sono buffi, tondeggianti, simpatici e dinamici e riescono senza problemi a bucare lo schermo, divertendo lo spettatore nelle svariate gags di cui il film è costellato. Ci ritroveremo, così, a fare segretamente il tifo per questo buffo ometto grassoccio e un po' sfigato e per il suo fratello alto, avido e ancor più buffo, ma proveremo anche un po' di empatia per il povero Bowser, grande e spaventoso ma, sotto sotto, malato d'amore, e per i suoi divertenti sottoposti, primo fra tutti Lakitu.
Di buona fattura il doppiaggio. Nel cast dei doppiatori spicca ovviamente Toru Furuya, che caratterizza splendidamente un Mario bonario, umanissimo, poliedrico e divertente. Viene davvero da stupirsi, se si pensa che è Toru Furuya a doppiare questo buffo e di certo non prestante ometto. Si, lo stesso Toru Furuya che nello stesso periodo dava un'inflessione matura, impavida e sensuale a Yamcha di Dragon Ball, a Seiya di Saint Seiya e caratterizzava alla perfezione le insicurezze adolescenziali di Kyosuke di Kimagure Orange Road.
Anche gli altri doppiatori fanno un lavoro egregio, soprattutto la straordinaria doppiatrice di Bowser, che gli dona un vocione possente ma gentile allo stesso tempo (ed è straordinario, se si pensa che è una doppiatrice donna).
L'unico neo del cast è la doppiatrice della principessa Peach, svogliata e irritante, che fa somigliare il personaggio ad una stupida ragazzina viziata più che ad una delicata e femminile fanciulla, al punto che non si capisce perchè Mario perda tempo a salvare una tipa così svenevole e non la lasci sposare Bowser.
Pollice in su anche per il comparto sonoro. Tutti i temi musicali e gli effetti sonori propri del videogame sono stati riprodotti perfettamente a far da colonna sonora al lungometraggio, quasi a voler dare l'impressione di trovarsi ancora e realmente lì, dentro un Nes, a vivere l'avventura di Mario in prima persona. Inoltre, in apertura e chiusura del lungometraggio, in sottofondo ad alcune scene o come raccordo tra una scena e l'altra, appaiono diversi siparietti o brani musicali, in maniera conforme a quanto avveniva nei lungometraggi animati Disney pre-2000. Ammetto che si tratta di brani musicali molto ben riusciti, che mi hanno più di una volta fatto desiderare un ascolto di miglior qualità.
Si tratta di un film senza pretese, ma che, visto oggi, riesce a conquistare i suoi spettatori, oltre che grazie alla simpatia dei suoi personaggi, alla buona realizzazione tecnica e alla visionarietà del mondo fiabesco in cui si svolge, anche per via di una profonda carica nostalgica. E quando una produzione riesce a farci sognare e ritornare un pò bambini nell'animo è sicuramente da premiare.
Visione obbligata per i fans sfegatati del gioco e della Nintendo, gli altri gli diano tranquillamente un'occhiata. Sicuramente, vedrete, non sarà tempo sprecato.