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Evangelion0189

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
L'OAV intitolato Legend of Galactic Heroes - My Conquest is the Sea of Stars (per comodità userò il titolo tradotto in inglese) segna l'inizio di un'epica space opera, la più lunga e maestosa serie OAV della storia dell'animazione giapponese: Ginga Eiyū Densetsu (traducibile come "La leggenda degli eroi della galassia"), purtroppo quasi sconosciuta in Occidente. Proprio come la serie, anche il presente OAV è tratto da una serie di romanzi di Yoshiki Tanaka ed è diretto dal grande Noboru Ishiguro (celebre regista di Megazone 23, la trasposizione animata della Corazzata Yamato e Macross). A distanza di circa tre anni e mezzo dalla prima visione che mi aveva lasciato piuttosto indifferente, per non dire che non mi aveva lasciato proprio nulla, My Conquest ha incontrato in toto il mio gradimento: vediamo perché.

Dopo un cupo e piuttosto condivisibile prologo sulla guerra, sul progresso dell'umanità e sugli eroi che scrivono la storia, siamo catapultati seduta stante in un remoto futuro e in un angolo non meglio specificato dell'universo, ove assistiamo a due battaglie tra altrettante forze che si scontrano in un conflitto in corso da oltre centocinquant'anni: da un lato si staglia un Impero che sa tanto di Terzo Reich e, dall'altro, l'Alleanza dei Pianeti Liberi che vi si oppone. Fra intrighi nel cuore delle gerarchie militari e la vita e le paure dei soldati semplici, facciamo la prima conoscenza di Reinhard von Müsel, punta di diamante osteggiata e invidiata della flotta imperiale, e di Yang Wenli, commodoro dell'Alleanza le cui geniali strategie non sempre trovano il favore dei superiori. Durante la cosiddetta quarta battaglia di Tiamat ("persino il nome della battaglia è già pianificato; magari anche il vincitore è già stato deciso", nota con amarezza un soldato semplice alla vigilia dello scontro prefissato), i due brillanti individui scoprono di aver trovato un degno avversario, tanto che entrambi saranno destinati a incontrarsi e scontrarsi ancora...

Dal momento che si tratta del vero e proprio incipit di un'opera ben più vasta, per adesso ritengo che sia ancora troppo presto per eviscerare a dovere la trama e, per tale ragione, mi limiterò a dire che l'impressione finale è stata piuttosto positiva: strategie militari ben congegnate, profonda caratterizzazione e diversificazione di situazioni e personaggi (ogni fazione ha le proprie divise e navi; l'Impero usa nomi e termini tedeschi, giusto per fare qualche esempio), grandi battaglie e scene più intimistiche che riguardano sia i due protagonisti e le persone che li circondano, sia altri personaggi minori, hanno colpito la mia immaginazione e mi fanno ben sperare per la serie in centodieci OAV (di cui avrò modo di discutere estesamente una volta ultimata). A questo punto vorrei soffermarmi sul lato più tecnico del mediometraggio in questione, parlando in primo luogo della grafica e in secondo luogo della colonna sonora. Il character design retrò sembra calzare a pennello alla storia: nonostante l'ambientazione sia futuristica, in realtà ci troviamo in presenza di un futuro "antico", quello di una fantascienza "classica" e "atipica" insieme in cui si suona al pianoforte e si gioca a biliardo come si faceva già nella seconda metà del Settecento. Complice senz'altro la prevalenza di sequenze statiche ricche di dialoghi che richiedono una certa dose di concentrazione da parte dello spettatore, la cura per il dettaglio è elevatissima ed è a dir poco emozionante constatare come essa non cali di una virgola neanche nelle scene più movimentate dovute agli spostamenti delle astronavi e alle battaglie galattiche. Per quanto riguarda la sontuosa colonna sonora c'è molto da dire per chi, come me, è un amante della musica classica: gli autori hanno infatti pensato bene di usare alcuni brani particolarmente popolari, e altri un po' meno, ma collocati sempre con particolare acume. Il prologo solenne è magistralmente accompagnato dal primo movimento della Terza Sinfonia di Mahler, mentre le scene nella plancia della nave di Reinhard e nel bar comune rispettivamente dal famoso Notturno No. 1 Chopin e dall'Adagio cantabile dell'Ottava sonata per pianoforte di Beethoven. Nota di merito per la sequenza in cui le navi imperiali attraccano alla Fortezza di Iserlohn: sebbene non stia succedendo nulla di particolarmente movimentato, le note armoniose e vivaci tratte dalla Suite del Lago dei Cigni di Čajkovskij rendono l'atmosfera incantata, quasi come se le astronavi che attraversano la superficie in metallo liquido della Fortezza fossero vascelli giganti che si adagiano leggiadri su un mare di stelle. La dolcezza della musica e la calma piatta delle immagini mi hanno ricordato scene analoghe sulla stazione orbitante di 2001: Odissea nello spazio, anche quelle accompagnate da un valzer ottocentesco (seppur di tutt'altro genere). In una breve sequenza, Wenli sta guardando dei documentari storici sulla guerra e le relative raffigurazioni dell'epoca napoleonica sono sapientemente accompagnate dalla Terza Sinfonia di Beethoven detta "Eroica", la quale, almeno all'inizio, fu dedicata proprio a Napoleone. Un vero tocco di classe. Dal canto suo, la seconda battaglia vanta invece il celeberrimo (forse anche troppo) Boléro del francese Ravel, il quale ben sostituisce il sonoro dei laser e delle esplosioni in favore della musica e delle immagini che parlano da sole; infine, tiriamo un sospiro di sollievo insieme ai soldati sopravvissuti ascoltando brevemente il delicato Adagio del Concerto per clarinetto di Mozart. A chiudere il cerchio in modo magniloquente è ancora una volta la Terza Sinfonia di Mahler, in questa occasione, però, con il sesto movimento. Inutile dire che si tratta di una delle caratteristiche più singolari dell'opera e sembra che i produttori abbiano sfruttato questo espediente anche negli altri film e nella serie principale. Non posso che esserne felice.

In conclusione, la trama intrigante, seppur soltanto a uno stadio iniziale, e un comparto tecnico di prim'ordine rendono My Conquest is the Sea of Stars una tappa obbligata per chiunque voglia approcciarsi alla colossale serie animata di Legend of Galactic Heroes. Difficilmente ne consiglierei la visione "a sé stante", a meno che non si sia grandi appassionati di space opera tout court e di "guerre stellari" in generale.


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Antoine

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
"Ginga Eiyuu Densetsu: Waga Yuku wa Hoshi no Taikai" ("La leggenda degli eroi galattici: la mia conquista è il mare di stelle") è un lungometraggio del 1988, nonché antefatto della lunga serie OAV omonima ("Ginga Eiyuu Densetsu"), prodotta dal 1988 al 1997 (per un totale di 110 episodi), cui sono seguiti poi ulteriori adattamenti (altri due film e altre due serie gaiden). Il tutto è la trasposizione di 10 romanzi scritti da Yoshiki Tanaka. Sia i romanzi sia la serie animata in madrepatria sono un vero e proprio fenomeno culturale, considerati tra i più grandi classici della produzione fantascientifica. In Italia, invece, "Gineiden" (nome abbreviativo con cui è noto) è conosciuto molto poco...

Ho iniziato ad avventurarmi in questo mondo attratto soprattutto dalle belle immagini viste sul web e dall'ambientazione spaziale, che, pur non essendo propriamente il mio genere, mi ha sempre affascinato quando è unita a tematiche geopolitiche (proprio come nel caso di "Gineiden").

Come dicevo all'inizio, il film in questione è l'antefatto di tutto. Purtroppo, ho avuto modo di vederlo soltanto dopo aver visionato già 16 episodi della serie classica (e, infatti, i primi due episodi mi avevano un pelino spiazzato perché troppo in medias res). In realtà, anche il film comincia in medias res, senza dare troppe spiegazioni sulla vicenda e sul mondo in cui è ambientata la storia; tuttavia, il film già dà un'inquadratura dei due protagonisti (narra, infatti, del loro primo "incontro", se così sì può dire) e quindi ne consiglio sicuramente la visione prima delle serie.

Il film ci porta immediatamente nell'universo, su delle navi da guerra di due schieramenti diversi: l'Impero Galattico e l'Alleanza dei Pianeti liberi. Su queste due forme di governo non ci viene praticamente detto nulla - bisognerà guardare la serie per saperne qualcosa -, se non che sono in guerra da lunghissimo tempo e si contendono il dominio spaziale. Ci vengono qui presentati i due protagonisti e fanno la loro comparsa altri personaggi di contorno - chi più, chi meno - che poi si riveleranno piuttosto presenti nella serie. I protagonisti sono due militari degli opposti schieramenti: da un lato, per l'Impero Galattico, il biondo, algido e bellissimo Reinhard von Müsel, che nella serie sarà dall'inizio Reinhard von Lohengramm, perché avrà già ottenuto un titolo nobiliare per meriti bellici. Dall'altro lato ci sarà il più scanzonato, semplice e simpatico Yang Wenli. Sulle vicende personali di entrambi, il film praticamente non dice nulla, ma già dalla visione si comprendono abbastanza le linee guida dei loro caratteri: ambizioso (e misterioso) il primo, restio alla violenza il secondo. Il film si concentra quasi tutto su una singola battaglia spaziale tra Impero e Alleanza, in cui i due giovani ragazzi, a capo delle rispettive navi, si mettono particolarmente in risalto per le doti strategiche e saranno quindi, da quel momento, nemici "prediletti".

La durata del film è breve, circa un'oretta, visto che, d'altra parte, si concentra su un'unica battaglia. Avendo già visionato 16 episodi della serie, posso dire che per ora è la battaglia migliore presente nella storia, sia per la strategia militare sia per il comparto audio-visivo. Nella serie, al momento, sto trovando un po' noiosi e scontati i momenti bellici, mentre sto apprezzando lo sviluppo delle vicende personali e della situazione politica in generale degli stati coinvolti nella guerra galattica.

Da un punto di vista tecnico, la pellicola è ben fatta, senza tuttavia toccare i vertici che altri anime destinati al cinema raggiunsero sul finire degli anni Ottanta. Il character design è veramente bellissimo: i personaggi sono tutti estremamente caratterizzati, non solo negli elementi più scontati, come per la maggior parte degli anime (vale a dire colore e taglio dei capelli, colore degli occhi). Infatti, i personaggi hanno anche delle fisionomie proprie, con occhi e anche nasi, forme del viso (più o meno spigoloso, più o meno largo o stretto) ben differenziati. È una cosa che ho apprezzato molto; d'altra parte, essendo militari, sono tutti vestiti con le rispettive uniformi, a seconda che siano imperiali o alleati, e quindi una così bella differenziazione grafica gioca a favore. Le uniformi sono semplici, ma ben distinguibili (più belle quelle dell'Impero), così come le navi da guerra (anche in questo caso il fattore bellezza è a favore dell'Impero). Nel film non lo si capisce ancora, ma vedendo la serie diventa palese che l'Impero Galattico è grandemente ispirato alla Prussia degli Hohenzollern, la grande famiglia reale tedesca che si affermò nel Settecento e fondò nell'Ottocento il Secondo Reich germanico. È quindi quasi scontato che tutto ciò che riguarda l'Impero sia esteticamente più bello visto che, senza ombra di dubbio, i nostri antenati ci battono 10 a 0 sullo stile. Ah, ovviamente l'Alleanza è stilisticamente affine ai giorni nostri, anche se tutto è molto più tecnologico, visto che siamo nel futuro.
Le animazioni sono abbastanza fluide, sebbene comunque limitate, visto che i personaggi non si muovono granché, e in effetti non ne hanno particolare necessità: sono sempre seduti o in piedi nelle navi da guerra, parlano e comandano, insomma, fanno tutto le macchine! Credo che si potesse puntare di più sul mecha: le astronavi sono belle, ma sono tinteggiate in maniera piuttosto piatta. Difetto più grande sempre riguardante il lato mecha è che le battaglie (sia quella del film, che per ora è la migliore, sia quelle della serie tv), essendo piuttosto statiche e lente, non danno ragione di far risaltare questi bei macchinoni meccanici e quindi tutto si risolve in continui campi di ripresa di queste navi che fluttuano (fin troppo tranquille e pacate) nello spazio, sparando quando serve.

Sia il film sia la serie presentano la peculiare caratteristica di utilizzare la musica classica come colonna sonora, con pezzi famosissimi di compositori celeberrimi. L'idea potrebbe sembrare geniale, visto che delle musiche tendenzialmente solenni ed epiche dovrebbero ben prestarsi al genere bellico, ma c'è un ma. Non mi sembra che vengano sempre usate a modo. Nello specifico nel film in questione c'è una scena (di per sé moscissima!) - vale a dire il rientro alla base delle navi dell'Impero dopo uno scontro non particolarmente pericoloso - accompagnato da un pezzo bellissimo e concitato del "Lago dei cigni" di Čajkovskij. O metti il brano in una scena movimentata, che ne sfrutta la musica veloce e possente, oppure finisce che sembra messa lì solo perché bella - ed io finisco inevitabilmente per vedermi sotto gli occhi i ballerini del Bolshoi che ho visto in trasferta a Firenze! Anche nella serie c'è almeno un episodio (il 15) intriso di musiche di Čajkovskij e ho avuto lo stesso sgradevole effetto. Tornando al film, sicuramente è più piacevole e azzeccato l'accompagnamento durante la battaglia principale: vi è stato messo il "Bolero" di Ravel, tutta un'altra storia, forse in virtù del carattere fortemente ritmico (quasi da marcia) del celebre pezzo. Unica nota stonata è che sul più bello, quando la musica diventa più forte e rapida e contestualmente la battaglia raggiunge l'apice dello scontro, è stata lasciata semplicemente la musica (senza più gli effetti sonori speciali delle navi da guerra: i laser, le esplosioni, ecc.). Il risultato non l'ho trovato eccelso, forse perché una simile scelta poteva risultare vincente se, e solo se, alla bellissima musica corrispondevano bellissime immagini, e non è questo il caso, era tutta "animazione di servizio".

Tra gli elementi positivi sicuramente c'è la vicenda in sé, che intriga abbastanza, pur raccontando, per ora, molto poco. Altro punto a favore (e vale anche per la serie) è che, nonostante gli eventi mostrati siano veramente pochissimi rapportati alla singola durata (vuoi del film, vuoi dell'episodio), il tempo di visione risulta rapido e abbastanza leggero. Il film è praticamente tutto concentrato su un'unica battaglia spaziale, eppure i 60 minuti scorrono veloci, evitando l'effetto mattone. Non ho capito se è un merito della sceneggiatura o della regia.

Nel complesso dunque "Ginga Eiyuu Densetsu: Waga Yuku wa Hoshi no Taikai" è un buon prodotto, realizzato discretamente, con un certo gusto, ma lontano dall'essere un capolavoro. Era (ed è) dichiaratamente un prodotto di servizio, atto a dare un assaggio di quella che sarà una lunghissima (se non la più lunga) serie di OAV. Da vedere, dunque, come prologo alla serie con il chiaro intento di proseguire nella visione di quest'ultima, senza fermarsi al solo film. Il termine capolavoro l'ho spesso letto associato alla serie: per ora posso solo dire che è ben realizzata e che è interessante: il punto forte è la trama e a seconda di come procederanno le cose, potrebbe effettivamente dare esiti romanzeschi ed epici.