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Léon

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Che la guerra sia, da sempre, il più “grande spettacolo del mondo” in qualche modo lo si è tutti intuito, considerandosi calati nella realtà con spirito critico e sufficienti cognizioni a supporto, ma che ancora una volta fosse un anime, nemmeno edulcorato dal presunto candore di genere, a mostraci impietosamente futuri prossimi o presenti alternativi a cavallo tra distopia e fantascienza e sempre intrisi di materia filosofica distillata dallo spirito del tempo, è un’ulteriore conferma di come più la finzione ci appare a rigor di logica lontana e perversamente fantasiosa, più la si percepisce come terribilmente verosimile nella sua funzione, in qualche modo catartica, di spauracchio inconscio. L’animazione giapponese e la guerra si sono incontrate spesso, soprattutto nell’immaginare il domani come una minaccia in cui il progresso tecnologico minasse i principi di libertà, veri o presunti, acquisiti nel tempo da un’umanità capace di autodistruggersi proprio in ossequio a una distorta e cinica idea di quello stesso progresso - dal “Conan” di Miyazaki, passando per “Akira”, “Metropolis”, “Ghost in the Shell”, “Neon Genesis Evangelion”, tanto per dirne alcuni - inseguito più che altro per consolidare le più disparate ambizioni imperialiste, piuttosto che per realizzare un effettivo benessere interclassista. Mamoru Oshii, già regista delle note serie animate “Lamù” e “Patlabor”, del pluripremiato “Ghost in the Shell” e sceneggiatore dell’intenso e commovente “Jin-Roh: Uomini e lupi”, torna a concepire un’animazione in cui la rappresentazione del futuro possibile è stretta nei contorni di un quadro quanto mai angoscioso e desolante, esasperando contraddizioni politico-sociali e minacce ancestrali sempre volutamente dissimulate dalle potenze dominanti. “The Sky Crawlers”, tratto dall’omonima serie di romanzi di Hiroshi Mori, in Italia arrivato solamente in supporto home video, è uscito nelle sale giapponesi nell’estate del 2008. È un lungometraggio animato poetico e toccante, basato proprio sulla “funzione sociale” della guerra e sul conflitto, sia interiore che esteriore, tra realtà e rappresentazione. L’opera accosta per intensità emotiva un altro anime ambientato in uno scenario di guerra (il secondo conflitto mondiale e i suoi tragici effetti in Giappone), quanto mai realistico e doloroso come lo struggente capolavoro di Isao Takahata, “Una tomba per le lucciole”, e avvicina per consonanza ideale e perversioni distopiche “Non lasciarmi”, lo splendido romanzo dello scrittore nippo-britannico Kazuo Ishiguro. È una storia essenziale ma densa di significati, rarefatta nelle atmosfere e costruita su una rappresentazione che privilegia i tempi meditativi a quelli del conflitto, quasi in controtendenza al sottogenere animato cui comunque fa riferimento la pellicola, il mecha, solitamente immaginato per privilegiare l’azione, l’avventura e l’esaltazione della battaglia dal punto di vista sia visivo che narrativo. Ma qui la battaglia esteriore, pur centrale nel palesare i motivi immediati dell’opera, lascia presto il campo a un travaglio interiore che avvolge l’animazione in un tessuto doloroso e malinconico dalla prima all’ultima sequenza.

In un diverso presente - o possibile futuro - l’umanità sembra aver eliminato le guerre. O meglio, le guerre sono uno spettacolo da seguire sui media, dalla comoda poltrona di casa in TV. I Kildren, giovanissimi piloti dal volto bambino, sono i protagonisti di questo spettacolo interminabile. Essi non invecchiano mai e vivono in un immutabile stato adolescenziale, finché non muoiono in battaglia. Quando Yuichi Kannami arriva alla sua nuova base ricorda solo di essere un Kildren e come si pilota un aereo da caccia. Il comandante della base, l’altera Suito Kusanagi, sembra attenderlo con impazienza. Anche lei è un Kildren e forse conosce l’oscuro passato di Yuichi, il quale è perso tra battaglie e frammenti di ricordi, mentre nel cielo appare la minaccia più terribile: il Maestro, temuto aviatore che mai nessuno è riuscito ad abbattere. Ma chi è veramente il Maestro? E qual è l’atroce segreto dei Kildren? La progressiva presa di coscienza di Yuichi rispetto al proprio passato e alla natura dei Kildren lo porterà alla consapevolezza che il meccanismo che si perpetua e che lega a un destino segnato le loro vite deve assolutamente cambiare.

“The Sky Crawlers”, diretto magistralmente da un artista che si conferma sensibile a temi gravi e importanti, per quanto abbastanza consueti alla particolarità del genere, è un’opera densa di inquietanti interrogativi e impreziosita da una notevole qualità di scrittura fortificata dall’intelligente scelta di puntare su dialoghi espliciti ed essenziali. Pur nella staticità espressiva, immaginata da un character design che privilegia l’imperturbabilità dei volti (i tratti ricordano vagamente le caratterizzazioni espressive gravi, sospese e stralunate del fantascientifico-filosofico “Ergo Proxy”) per ampliare il senso di smarrimento, sollecitando così una dimensione percettiva dello spazio e del tempo che non concede facili punti di riferimento, lo spettatore partecipa all’angoscia sottile ma persistente che la pellicola restituisce grazie alla dilatazione dei tempi e alla reiterazione, quanto mai significativa, di un presente infinito e perpetuo che è la vera condanna per i protagonisti della vicenda. Il tutto inquadrato in una cornice che mescola con abilità computer grafica e animazione tradizionale, separando nettamente i tempi dell’azione in volo da quelli della consuetudine giornaliera dei piloti. Allontanando volutamente le due realtà quasi fossero mondi a sé stanti, per innestarvi d’improvviso riflessioni filosofiche, tanto care a Oshii già al tempo di “Ghost in the Shell”, che leghino indissolubilmente il destino dei Kildren all’evoluzione di un mondo che è oramai perduto nella sua confusione tra realtà e rappresentazione. E il parallelo con “Non lasciarmi”, la tragica similitudine tra “i donatori” e “gli assistenti” di Hailsham e i Kildren di Hiroshi Mori, scatta spontanea in chi ha letto l’inquietante romanzo di Ishiguro, perché è sempre la sostanza senziente, a parere di chi vi parla, che dirime la questione tra ciò che è umano e ciò che non lo è, tra ciò che può provare emozioni ed è dotato di coscienza e memoria, al di là della sua genesi, e ciò che è creazione robotica, inanimata. Come i cloni di Ishiguro, anche i Kildren hanno quindi un’anima, hanno emozioni, ricordi e un passato che non è facile azzerare o riprogrammare senza lasciar tracce nella psiche. Di qui l’ossessione e la paura di molti artisti giapponesi, che respirano o hanno respirato suggestioni d’Occidente, per un progresso ignoto e pericoloso, per certi versi inevitabile e difficilmente regolabile nella sua ansia di spingersi oltre il limite, non casuale in una terra che come nessun’altra è fusa in un legame indissolubile, e a tratti esasperato, di modernità e tradizione.

E poi c’è il tema della guerra, affidata non più alla volontà politica così come la conosciamo ma a compagnie private che dominano il mondo, centrale nello scandire i mutamenti dei modelli di sviluppo economico-sociali; qui addirittura protagonista, al pari delle partite di calcio o dei gladiatori nell’arena, facendo una rapida ricognizione su cosa ci suggerisce d’immediato la storia, dell’intrattenimento dei popoli, delle discussioni da bar e del turismo di massa. Scelta provocatoria solo in apparenza, perché, se ci soffermiamo un attimo sulla storia da noi tutti studiata e conosciuta, risulta palese come sia sempre e solo stata la guerra, innescata ogni volta da interessi di potere e di conquista, l’ultimo atto dei mutamenti sociali e dei crolli di imperi e civiltà secolari.

Pur considerando l’evidenza dello scenario proposto, propedeutico ai diversi motivi su cui s’innerva la riflessione centrale del film di Mamoru Oshii, il retrogusto dell’opera allontana nelle sue conclusioni le riflessioni sulla società per tornare prepotentemente ai bisogni ineludibili dell’individuo, improvvisamente percepitosi come avulso o estraneo rispetto al contesto ospitante. In questo senso la parabola di Yuichi e con lui di ogni Kildren risvegliato a un presente che non è altro che un’eterna prigione dell’esistenza, è davvero tra le più tragiche, dolorose e insensate che è possibile immaginare per qualsiasi essere senziente. E quando l’epilogo rafforza questo senso di impotenza, nel momento in cui la battaglia riserva solo mulini a vento come antagonisti sulla scena, lo spettatore assiste alla calma piatta dell’ultima, simbolica sequenza, col sangue raggelato e un nodo alla gola che può sciogliersi solo dopo aver rielaborato la visione.


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Zama

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8,5
Nei venti minuti iniziali già molte cose erano chiare, ben prima di essere svelate.
Avevo l'impressione di aver iniziato la visione di "Shutter Island": conoscendone già il finale, non potevo credere che la regia avesse scelto di rimarcare così apertamente, con frasi e gesti ripetitivi ed evidenti, chi in realtà, palesemente, il protagonista fosse, quale sconvolgente e dura verità si celasse dietro a una facciata apparentemente normale.
Rimaneva solo da capire il motivo dietro tutto ciò, come e perché la ruota girasse... e scoprirlo è stato più che sufficiente a classificare "The Sky Crawlers" come opera d'arte di notevole valore.

E qui, a differenza di tanti altri capolavori, c'è poco da dire, non si tratta di gusti, è indiscutibilmente un pezzo da novanta, basta capire il messaggio per rimanerne assorbiti e ammaliati.

Da far notare anche la cura di ogni particolare: immagini, suoni, colori, pause, tempistiche, dialoghi; regia degna del lato occidentale del mondo, cosa rara nel mondo nipponico, ottimo lavoro!
Ragion per cui, questa volta in particolare, vedendo dei voti nemmeno sufficienti, non ho potuto fare a meno di andare a spulciare tali giudizi negativi, sinceramente incuriosito, basito, interessato al contenuto di queste recensioni negative.
E alla fine ho capito. Questa non è roba per ragazzini, siamo indiscutibilmente di fronte a un anime per adulti. Se, guardandovi dall'esterno - con molta sincerità! -, pensate che sia un po' troppo presto per voi, allora vi consiglio di rimandarne la visione, più che altro per potervi godere appieno questo lavoro in seguito, quando sarete pronti per farlo, per non perdere il nocciolo, il fulcro, di questo film.

Però, ragazzi, se devo essere sincero, l'unica cosa che non mi è andata troppo a genio è stato il fatto che la verità, quando ormai era palese sotto ogni suo aspetto, sia stata espressa ulteriormente, in maniera davvero esplicita, quasi ridondante... quindi, come diavolo è possibile che ci siano state persone che realmente non l'hanno colta (!?), dando un effettivo voto basso e reputando di conseguenza la grafica come unico pregio? Dovrebbe essere comprensibile ad ogni fascia di età, è talmente chiaro il messaggio!
Ma il mondo è bello perché vario e, in effetti, le persone non smettono mai di stupire...

Avete presente la donna adulta dai capelli neri, che nelle fasi iniziali della trama, va a letto con il nostro caro protagonista? Di chi potrebbe essere figlia? Chi sono queste concubine dei vari "Peter Pan" presenti nella storia?
Chi è il professore? Perché è così abile? E, se avete capito questo, sapete ovviamente rispondere alla domanda: quando i piloti decidono di attaccarlo e perché?
Chi ha la risposta corretta a questi quesiti ha compreso fino in fondo tutti i dettagli di quest'opera, e non può venirmi a dire che il cerchio non si chiude perfettamente!
Ottimo lavoro, andrò subito a cercare altri film del medesimo regista e, intanto, vi auguro buona visione.


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alex di gemini

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
«Il nostro romanziere più grande, Stendhal, studiava gli uomini come se fossero degli insetti strani, che vivono e muoiono, spinti da forze fatali; suo solo cruccio era determinare la natura, l'energia, la direzione di queste forze. La sua umanità non simpatizzava con quella dei suoi eroi, restava superiore alla loro miseria e alla loro follia, si contentava di fare il suo lavoro di dissezione, esponendo in tutta semplicità i risultati del suo lavoro. L'opera del romanziere deve cessare dove comincia quella del moralista». Émile Zola

Film a torto giudicato minore di Mamoru Oshii, "The Sky Crawlers" è un film molto profondo, ma meno cervellotico rispetto ad altri film dell'autore (che sia considerato minore proprio per questo?).
Sulla trama meglio non dire molto, sia perché gli spoiler sono esiziali per un film di Oshii sia perché è già stata ben raccontata nelle altre recensioni. Essenzialmente siamo in una guerra aerea, compiuta da umani modificati geneticamente così da restare sempre giovani, e a non porsi troppe domande. Combattono una guerra solo perché devono, ma senza sapere perché combattere, senza nemmeno chiedersi perché combattere, come se la guerra ci fosse sempre stata e non sia il caso di porsi domande.

La grafica è magistrale, grigia, cupa, triste, rende alla perfezione la perdita d'anima subita dai protagonisti, al pari del loro aspetto marionettistico. La regia è ottima, il ritmo molto lento, pieno di scene prive di dialoghi. Ci vorrà una seconda visione per capire a fondo i temi, poiché una serve solo a tastare il terreno.

Se nel suo capolavoro "Il rosso e il nero" Stendhal mette i suoi personaggi come cavie da laboratorio per studiarne la personalità, qui si potrebbe dire che Oshii faccia altrettanto, mettendo a nudo tanti elementi della psiche umana, tante domande di vita e sulla vita. Solo per citarne una, il fatto che la pace non esista senza la guerra, perché chi non sa cosa sia la guerra, anche solo vista in TV, non potrà mai apprezzare la pace, e finirà, quindi, con non avere nemmeno la pace. O la grande domanda che, anche se le cose non cambiano, ogni giorno cambia l'occhio con cui le guardi, e ciò ti basta?

Si potrebbe dire molto altro, ma ciò finirebbe con lo 'spoilerare' a valanga. Abbiamo un'ottima scatola, piena, anche troppo, di contenuto, quindi. E che proprio per questo può piacere o non piacere perché troppo pesante, dalla grafica troppo triste ecc. Solo lo spettatore può valutare se sia da nove o da due. Personalmente come voto do nove a uno splendido film per molti, ma non per tutti.

Voto: 9


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selene90

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
“The Sky Crawlers: i cavalieri del cielo” è un film di Mamoru Oshii (celebre regista, già famoso per i film “Ghost in the Shell” e “Tenshi no Tamago”) del 2008. Chi ha già visto qualcosa di questo regista dovrebbe essere abituato a uno stile lento e molto cervellotico.

La trama, come ogni trama di Oshii, si può al massimo accennare, per paura che ogni dettaglio rivelato possa rovinare la visione di questi piccoli capolavori: siamo in un mondo costantemente in guerra dove due industrie belliche, la Rostock e la Lautern, si contrappongono. A combattere sono i kildren, militari creati artificialmente dal governo, con il potere di non invecchiare mai, ma inconsapevoli di quando moriranno, poiché ogni giorno vengono mandati in missione aerea contro il nemico. Yuuichi Kannami è un kildren della Rostock che, appena arrivato alla base militare, ha l’impressione di esserci già stato in un’altra vita...

Lo stile e lo svolgimento, come dicevo, possono risultare incredibilmente lenti per chi non è abituato a opere di questo tipo, anche perché non sono rare le scene con totale assenza di dialogo. Ma perché considero un’ottima opera “The Sky Crawlers?”
Prima di tutto per disegni e ambientazioni. L’ambiente è tetro, triste, con totale assenza di colori, come se la guerra che quasi non si vede avesse già portato via tutto. Persino i sentimenti, la speranza, l’ottimismo, la voglia di vivere sono assenti nei personaggi, che mostrano soltanto espressioni vuote. Combattono perché devono, non perché vogliono. Non sanno cosa li spinge a farlo e questo ci è già chiaro da un breve dialogo tra i due protagonisti:
“Tu lo sai contro chi combattiamo?”
“Onestamente non ci ho mai pensato...”
“Perché ci uccidiamo?”
“Il nostro è un lavoro come un altro”.
Appunto, un lavoro. Non ha uno scopo e non ci si pone un perché, o almeno lo si fa, ma senza ottenere la risposta. I protagonisti sono tante marionette (e il fatto che siano creati artificialmente aumenta questa sensazione) mosse al fine di ottenere lo scopo di qualcun altro.

I protagonisti non hanno una grande caratterizzazione, tuttavia non la trovo una lacuna. Quello che fanno, i gesti lenti privi di emozioni, sono in linea col tenore della storia che sembra non voler condurre a un happy ending. La loro stessa personalità opprime lo spettatore in un senso di tristezza, di disagio, di melanconia... “Persone che sono state allevate per morire, è necessario che crescano?” chiede il protagonista a metà storia. E non è forse una delle migliori domande di sempre? Lui è consapevole che i kildren come lui sono nati per morire, ma non hanno la possibilità di invecchiare, perché la vecchiaia, per persone come loro, risulterebbe inutile!

Basato quasi completamente sul concetto di dicotomia, la storia non punta il tutto per tutto sul solo finale, che risulta comunque più che ottimo grazie ai colpi di scena totalmente inaspettati. Quanto più sull’intero svolgimento, il percorso che permette di arrivarci, utile per far riflettere lo spettatore sulla bellezza della vita, proprio attraverso la visione di un mondo che alla vita ha rinunciato.
Il finale, comunque, resta la mia parte preferita. Se la lentezza della prima metà può risultare un po’ troppo pesante da digerire, col finale è tutta un’altra storia. Senza bisogno di scrivere spoiler, è interessante vedere come Oshii ci presenta il tema principale del suo film: la guerra. E’ attraverso i dialoghi dei pochi protagonisti che vengono a galla le domande esistenziali migliori. “Che cos’è la guerra?” “Per chi combattiamo?” “Perché ci risulta così facile uccidere?”. E le risposte, che non vengono mai date in maniera diretta, arrivano tutte, se si sta attenti ai dettagli. A questo proposito, la mia citazione preferita del film è molto esplicativa: “Nella sua storia l'umanità non ha mai voluto né potuto eliminare la guerra. Perché è la sua esistenza a dare senso alla vita degli esseri umani. Avere sempre guerre ha una funzione. Quella di alimentare l'illusione di pace nella nostra società”.

Infine, chara design e animazioni sono veramente ben fatti. Il primo è molto semplice, tuttavia molto adatto al tipo di storia. Le animazioni sono fluide, e si fa uso di computer grafica.


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Hatake Rufy

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Inizialmente avevo pensato a un film poco interessante e che mi avrebbe annoiato subito, ma dopo averlo terminato mi sono ricreduto, annotandolo come uno dei migliori film animati mai visti.

La trama è ambientata in un presente alternativo, parlando dei "kildren", i così chiamati piloti di aeroplani che ogni giorno rischiano la vita in guerra combattendo nei cieli - da qui il titolo del film "I cavalieri del cielo". Essi sono destinati a vivere un'adolescenza eterna senza invecchiare con la consapevolezza che ogni giorno potrebbe essere l'ultimo. Il film si concentra su un gruppo di kildren di una base giapponese dove la loro vita priva di emozioni incomincia finalmente a cambiare e a prendere forma in qualcosa di nuovo.

I personaggi sono realizzati benissimo, così come il freddo mondo dei kildren, dove il giovane protagonista rimpiazza un suo predecessore, di cui si sa poco o niente, diventando l'individuo che riuscirà a smuovere i sentimenti del capo della base, modificando così alcuni eventi; tecnicamente i personaggi dovrebbero essere vuoti, ma riescono comunque a trasmettere tantissimo, soprattutto riguardo il loro mondo, creando un'ambientazione magnifica e piena di sentimenti, aspetto fondamentale del film per cui esprimo la mia più totale ammirazione.

Da elogiare il comparto tecnico: il motore grafico mi ha sorpreso molto in quanto realistico nelle animazioni: soprattutto quando combattono nei cieli, gli aeroplani sono meravigliosamente reali, così come gli effetti sonori; peccato per come vengono disegnati i personaggi, non male ma in confronto a tutto il resto pecca un po'. Le musiche di sottofondo sono ben realizzate ed evidenziano al meglio l'esatto momento vissuto nel film. Consiglio al 100% quest'opera di Hiroshi Mori.


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Kida_10

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
"The Sky Crawlers" è un film della durata di circa due ore, prodotto nel 2008 dalla Production I.G e diretto da Mamoru Oshii.

La storia è ambientata in un mondo alternativo molto simile al nostro, ma nel quale fa da sfondo una perenne guerra che vede scontrarsi fazioni indefinite. In questo scenario assumono un ruolo fondamentale i Kildren, esseri umani che a causa di un esperimento sono destinati a rimanere eternamente bambini, a non crescere, a non invecchiare, e a non morire mai. Essi sono utilizzati come piloti d'aerei e vengono mandati in guerra senza esitazione. Il protagonista della storia è Yuuichi Kannami, un Kildren particolarmente dotato che viene improvvisamente trasferito a una nuova base.

La trama è essenziale e all'apparenza molto semplice e lineare; si sviluppa ottimamente ma con ritmi molto lenti, un fattore che etichetta l'opera come "non adatta a tutti". "The Sky Crawlers" è un film impegnativo, da guardare con la dovuta calma, e che a discapito delle apparenze non presenta un gran numero di combattimenti aerei. Le scene d'azione lasciano spesso posto a lunghi dialoghi o sequenze animate condite da lunghi silenzi.
La prima cosa che cattura l'attenzione è sicuramente la particolare atmosfera che permane durante l'intera visione, e che riesce senza troppe difficoltà a insinuarsi nella mente dello spettatore e a farsi sentire, divenendo quasi tangibile. L'impressione è quella di un mondo semi-distrutto, logorato da una guerra infinita che sembra non voler concedere alcuna tregua. I protagonisti, dopo aver svolto la loro missione, rincasano in una stanza piccola e angusta, e l'unica fonte di svago che hanno a disposizione è un piccolo bar desolato e sperduto nel nulla. Una condizione angosciante e opprimente che non lascia spazio alla felicità o al divertimento, eppure coloro che vi sono dentro sembrano non rendersene conto. I personaggi non sono molti, ma caratterizzati bene e analizzati perfettamente; l'interazione tra loro è perfetta.

Tecnicamente parlando, "The Sky Crawlers" si rivela essere un piccolo capolavoro. Graficamente troviamo un design dei personaggi semplice ed essenziale, delle ambientazioni spettacolari, fondali con un grado di dettaglio elevatissimo, animazioni fluide e godibili. I combattimenti, anche se pochi, sono presentati ottimamente, fluidi, dinamici, facili da seguire e in parte anche spettacolari.
Se il comparto grafico rasenta la perfezione, quello sonoro la raggiunge pienamente. Le musiche sono curate da Kenji Kawai e si adattano perfettamente ad ogni situazione, enfatizzando maggiormente la sensazione d'angoscia ricercata dal regista. Anche il doppiaggio Italiano l'ho trovato adeguato.

Ciò che rende "The Sky Crawlers" un piccolo capolavoro sono tuttavia altri fattori, in primo luogo le tematiche trattate. Al primo posto la guerra, elemento fondamentale all'interno del film, sulla quale vengono proposte molteplici riflessioni che indurranno lo spettatore a ragionare e a costruirsi una propria personale opinione; trattandosi di un'argomentazione molto vasta, è stato possibile analizzarla sotto diversi aspetti.
Ciliegina sulla torta il finale, sul quale non intendo fare spoiler. Dico soltanto che si susseguiranno una serie di rivelazioni non indifferenti, la tensione continuerà imperterrita a crescere, e alla fine si creerà un vuoto non indifferente nello spettatore.

"The Sky Crawlers" è un film che consiglio caldamente, ma solo a persone pazienti e che amano ritmi lenti e scene di introspezione. Un'opera che lascia il segno.


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Kabutomaru

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Aver realizzato un capolavoro assoluto dell'animazione come "Ghost in the Shell 2: Innocence" non è bastato a quel genio di Mamoru Oshii, poiché quattro anni dopo decide di rimettersi dietro la macchina da presa per dirigere "The Sky Crawlers - I Cavalieri del Cielo". Il maestro si dedicherà alla sola regia, mentre questa volta affida la sceneggiatura a Chihiro Ito, sebbene sotto sua stretta supervisione. L'opera, uscita nel 2008, viene presentata alla Mostra del cinema di Venezia, e ha trovato una distribuzione in un edizione home-video piena zeppa di contenuti speciali, sia in DVD che in Blu-Ray, da parte della casa di distribuzione della Dall'Angelo Pictures.

In un futuro lontano la guerra è stata appaltata a due industrie belliche, la Lauthern e la Rostock, le quali adoperano piloti di aerei detti "Kildren", per via del fatto che sono destinati a non invecchiare mai, finché non muoiono in battaglia. Yuichi Kannami è uno di loro e al suo arrivo alla base militare della Rostock, comandata da Suito Kusanagi, gli sembra di essere già stato in quel posto, anche se non lo ricorda per niente.

Redigere una bozza di trama per un film del genere è uno sforzo immane, poiché con "The Sky Crawlers" il regista ha optato per una storia quanto mai labile, la quale si regge su sole due spiegazioni chiarificatrici piazzate al momento giusto. Più che a un cinema narrativo, con tale opera ci si ritrova innanzi a un film (almeno in parte) contemplativo, poiché vi è presente un'anti-trama inscenata in un luogo sospeso quanto indefinito nel tempo. Non risulta difficile capire il perché Oshii abbia voluto dirigere tale pellicola, visto che all'interno di essa vi confluiscono tutti gli elementi della sua poetica: "l'impossibilità di una dicotomia reale e irreale", "la percezione relativa e circolare dello spazio-tempo" e "la necessaria coesistenza tra guerra e pace". I "Kildren" sono esseri immortali, ma questo per loro è una condanna, perché la loro unica via per sfuggire a tale destino è la morte in battaglia.
Non deve quindi risultare strano che essi siano rappresentati come dei ragazzini in piena adolescenza, fase della vita in cui una persona si ritrova a metà strada tra l'infanzia propria dei bambini e la cinica spietatezza degli adulti. Analizzando tale elemento, emerge quindi una forte protesta sociale da parte dell'autore contro lo sfruttamento degli adolescenti, la cui vita viene distrutta innestando nella loro testa solo bugie e falsi scopi, venendo costretti a un "gioco" al massacro in un conflitto armato, solo per mero spettacolo televisivo.
Con un discorso poggiante su basi filosofiche, l'autore sostiene l'impossibilità di eliminare la guerra, perché è una parte essenziale della natura umana, poiché i propositi pacifistici alla fine di ogni conflitto bellico verranno dimenticati con il passare del tempo, così che irrimediabilmente si ricada in questo infinito circolo vizioso. Il mero ricordo tramandato tramite i libri non basta, poiché l'essere umano è capace di apprendere la lezione solo se la subisce di persona e, quindi, ha bisogno di "vedere" la guerra per imparare ad apprezzare una pace, frutto di un'illusione data ad uso e consumo di una massa silenziosa. Un insegnamento basato sul sangue dei "Kildren", costretti a subire le conseguenze di questa guerra infinita, non potendo mai aspirare a un domani migliore, ma solamente vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo. L'esistenza quotidiana di questi adolescenti è fatta di piccoli gesti ripetuti costantemente, come se vivessero in un eterno "presente" dove ogni giornata è identica alla precedente, rendendo praticamente inutili i concetti di "passato" e "futuro".
La sceneggiatura di "The Sky Crawlers" pur presentando molteplici sotto-testi e spunti di riflessione, non rinuncia a descrivere perfettamente il modo in cui i vari "Kildren" affrontano la propria condizione. Se il protagonista Yuichi risulta essere una personaggio squadrato nella sua apatia, mentre è alla ricerca della verità, ad essa è giunta oramai da tempo Suito Kusanagi, la figura più interessante di tutta l'opera.
La ragazza rappresenta in pieno le caratteristiche del tipico personaggio femminile "oshiiano": bella, dubbiosa, tormentata e dal comportamento instabile. Suito ha raggiunto la piena consapevolezza del perché di questa guerra infinita, ma ciò non le porta alcun beneficio; anzi, aver compreso tutto finisce con il causarle solo enorme sofferenza, perché, nonostante si trovi in una posizione di comando, è vittima di un sistema molto più grande di lei. Oshii tramite questo enigmatico personaggio solleva allo spettatore il tema della pesantezza dell'esistenza umana, dove, se vivere è una sofferenza, la morte non libera da nulla, ma costringe la ragazza a vivere una situazione di eterno ritorno al nulla simile a quello presente nel film "Cavallo di Torino" di Bela Tarr (2011).

Ben poco c'è da aggiungere sulla regia, visto che l'autore già con "Innocence" era giunto a una perfezione tecnica sopraffina nella padronanza del mezzo registico. In "The Sky Crawlers" c'è comunque da segnalare un uso più marcato del piano-sequenza (presente nelle sequenze di volo), in controtendenza rispetto alle inquadrature statiche usate nelle pellicole precedenti. Il regista sceglie inoltre di abolire quasi del tutto il classico campo-controcampo nei dialoghi, a favore del campo medio, finendo in questo modo con il dilatare molto i tempi della narrazione, che finisce con l'assumere un'atmosfera straniante.
Le scene di combattimento tra gli aerei sono ben lungi dall'essere riprese in modo "fotonico", come ad esempio in "Firefox - Volpe di Fuoco" o "Top Gun", ma vengono messe in scena in modo freddo e asciutto, tanto da risultare anti-spettacolari, così che l'autore riesca a risultare coerente con il suo messaggio anti-militarista. Da segnalare l'ottima fotografia, perfettamente amalgamata con il character design scarno e anonimo, la quale fa uso del bianco filtrato con una forte tonalità di grigio, in modo da conferire all'ambientazione una sorta di sospensione nel tempo e nello spazio, dove per i "Kildren"ogni giorno non ha nulla di diverso rispetto al precedente. Come tocco finale abbiamo infine le sempre eccellenti musiche di Kenji Kawai, il quale stavolta sforna la miglior colonna sonora della sua carriera, con un componimento tanto pacato, da risultare una litania malinconicamente eterea.

Concludendo il discorso, "The Sky Crawlers" risulta essere oggettivamente l'ennesimo capolavoro di un Mamoru Oshii all'apice del suo nichilismo più estremo e profondo. Tale autore oramai non ha più nulla da dimostrare, se non prendersi una piccola rivincita verso gli ottusi che sino alla metà degli anni '90 lo avevano ignorato, quando in realtà egli oggettivamente è una delle personalità cinematografiche più importanti della seconda metà del '900. Alla luce di quanto riportato sopra, sono da rigettarsi come infondate tutte le critiche concernenti il ritmo (calibrato alla perfezione) e la labilità della storia.
Congedo tutti consigliando quindi tale pellicola ad ogni amante della settima arte alla costante ricerca di capolavori da contemplare, nell'attesa che Oshii decida di sfornare un nuovo film d'animazione di cui abbiamo tanto disperato bisogno, visto lo stato di crisi in cui versa il cinema odierno.


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npepataecozz

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
"La guerra serve a rinnovare negli uomini il desiderio della pace. Se non ci fossero più guerre il loro ricordo sbiadirebbe e con esso svanirebbe l'importanza che tutti attribuiscono alla pace".
E' su questa affermazione che si basa "The Sky Crawlers", film di Mamoru Oshii datato 2008 nel quale viene rappresentata una sorta di wargame i cui protagonisti sono soldati creati in laboratorio e definiti Kildren, in quanto immortali e incapaci di invecchiare; il loro unico scopo è quello di combattere una finta guerra senza fine per mantenere viva negli occhi della gente l'orrore della guerra. In caso di morte in battaglia un Kildren viene replicato e rispedito sul campo di battaglia con un nome diverso ma con aspetto e caratteri del tutto simili al suo predecessore. I protagonisti di questa vicenda sono mediamente consapevoli della loro condizione; il film si propone di mostrare il punto di vista dei diversi Kildren, che mostrano di volta in volta crisi d'identità, smarrimento, tristezza, ma anche indifferenza e rassegnazione.

Il film ha un aspetto grafico in cui il grigio è sicuramente il colore dominante: il cielo è quasi sempre nuvoloso, gli aerei sono grigi, gli stessi personaggi sembrano essere disegnati con la semplice alternanza del bianco e del nero. Tutto ciò ha senza dubbio un valore simbolico: si vuole sottolineare l'estrema miseria di una simile condizione e di una simile situazione in cui il mondo "normale" decide di sacrificare queste vite "finte" per garantire la propria tranquillità. Molto probabilmente l'autore usa questi personaggi senza origini e nazionalità come rappresentazione di tutti quei Paesi e di tutti quei popoli che vengono, nella realtà, sacrificati per garantire il benessere degli Stati più ricchi ed evoluti. In fondo questa allusione è contenuta all'interno del film quando uno dei personaggi afferma: "In qualsiasi tempo in qualche parte del mondo una guerra deve necessariamente consumarsi per ricordare al mondo la sua crudeltà".

Personalmente ho molto apprezzato questo "The Sky Crawlers": il suo pessimismo di fondo sulla natura dell'uomo può essere considerato un po' eccessivo, ma ha sicuramente dei lati molto realistici. Non mi dilungherò con opinioni personali; ciò che è certo è che un film del genere, indipendentemente da come la si pensi in materia, va assolutamente visto. Dalla sua visione sarà, infatti, possibile trarre importanti elementi di riflessione verso aspetti su cui, in genere, ci si sofferma troppo poco.


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Sarren

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Film di Mamoru Oshii, spesso ingiustamente considerato tra i minori del regista, "The Sky Crawlers" è la storia di alcuni piloti di aerei, i Kildren, che in un mondo imprecisato - apparentemente un futuro non troppo lontano - combattono una misteriosa guerra.

Ciò che più colpisce in "The Sky Crawlers", tuttavia, non è la storia, né i personaggi o il mondo in cui ambientato. È l'atmosfera che si respira, in cui è immerso l'intero film. È una atmosfera ovattata, sospesa, costruita, che sa di finto. Si avverte fin dall'inizio questa finzione, questo senso di artificiosità e di vacuità che avvolge il tutto e in particolare la natura della guerra e dei piloti che vi tengono parte. Viene dissimulata per gran parte del film, ma non nascosta: è presente in ogni scena, si percepisce nelle sequenze di vita quotidiana, quasi si respira.
Si scoprirà poi, in modo graduale, la natura di questa finzione, una messinscena per sorreggere la pace, ma questa scoperta non è la rivelazione finale che cambia il senso della storia; è invece un segreto di Pulcinella, di cui tutti sono a conoscenza e che non cambia nulla. Infatti i Kildren, pur venendone a conoscenza, non possono far nulla per cambiare la loro situazione. Sono incatenati a un destino da cui non si può scappare, in cui persino la morte, la tradizionale liberatrice di ogni sofferenza, è impotente e non fa che reiterare lo stesso destino. Solo la decisione del protagonista, l'uccisione del "professore", potrebbe, forse, cambiare qualcosa, ma si rivela un compito impossibile, al di là delle sue forze.
Anche il cielo e il volo, tradizionali simboli di libertà, di ascesi e infinite possibilità, diventano qui simboli di tale impotenza e prigionia. Il cielo di "The Sky Crawlers" è vuoto, statico, incapace di offrire vie di fuga; è un'ulteriore gabbia che sovrasta i personaggi e da cui è impossibile scappare.

La colonna sonora che sorregge il film, e il main theme che ne è quasi simbolo (pensare "The Sky Crawlers" senza questa musica è per me impossibile), è forse quanto di meglio prodotto da Kenji Kawai e si adatta perfettamente al film, suggerendo quell'atmosfera di vuota malinconia di cui si è già parlato.

E così ciò che resta a fine film non è altro che la reiterazione di un destino immutabile, una musica dolce e insieme triste, una sensazione di malinconia e impotenza e un interrogativo senza risposta: "Hai sempre la possibilità di cambiare la strada che percorri ogni giorno, anche se la strada è la stessa puoi vedere cose diverse, non è abbastanza per vivere? O invece, non può essere abbastanza?"


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AkiraSakura

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Questo film abbastanza recente di Oshii è l'ennesima rivisitazione del mito dell'eterno adolescente, Urashima-Taro, condita con le riflessioni dell'autore sulla condizione dell'essere umano nel mondo moderno e, perché no, nell'universo. Questi temi sono sempre stati molto cari al regista fin dai tempi di "Tenshi no Tamago" e "Beautiful Dreamer", veri e propri capolavori degli anni '80 che rivisitano la leggenda più famosa del folklore giapponese. Lo stato di eterna adolescenza dei protagonisti di "The Sky Crawlers" è indefinito e inconscio, esattamente come quello di Urashima nel palazzo del dragone, e può essere interrotto solamente con la morte, come suggerisce il famoso mito.

In un universo alternativo dove è stata eliminata la guerra, la popolazione mondiale, che vive nella più totale apatia, viene intrattenuta alla televisione con delle battaglie aeree create da delle grandi aziende produttrici d'armi. La sete di violenza e sangue di una popolazione distopicamente inerte, le cui pulsioni distruttive sono state represse da una società perfetta e senza conflitti, viene così soddisfatta pienamente. Ad alcuni questo plot ricorderà molto l'episodio 47 di "Galaxy Express 999", "Cavie da combattimento", da cui Oshii avrà sicuramente tratto ispirazione. Le "Cavie da combattimento" di Oshii, i cosiddetti "Kildren", possono perdere la vita solamente durante gli scontri aerei o mediante il suicidio, nonostante il loro essere immortali, in quanto eterni adolescenti. Nelle battaglie è inoltre presente "il professore", un pilota adulto, che è impossibile sconfiggere nel modo più assoluto. Quest'ultimo sembra una sorta di personificazione del concetto di dio/natura, irraggiungibile dalla comprensione dell'uomo/Kildren e contro cui quest'ultimo è destinato a soccombere, data la sua impotenza, volendo dare un'interpretazione leopardiana all'opera. Da queste mie osservazioni il lettore avrà sicuramente capito che le rivelazioni e riflessioni che avverranno durante il film prenderanno una piega ontologica e sociale notevole, e chi ama filosofeggiare troverà pane per i suoi denti. Come sempre, Oshii nei suoi film mette una buona dose di ermetismo e molteplici livelli di lettura, che potrebbero far la gioia dei suoi fan, ma creare abbastanza problemi a chi è ancora vergine delle sue opere.

Passando agli aspetti tecnici, nonostante questo film abbia vinto il "Digital Award" al Festival del Cinema di Venezia, ho trovato la CG troppo eccessiva e invadente, in quanto troppo aliena alla sua fluida controparte in 2D. La semplicità (e bruttezza) del character design crea un contrasto grafico troppo marcato con i dettagli della Computer Grafica, tant'è che in alcune scene in cui ruota la telecamera i personaggi sembrano delle vere e proprie sottilette di cartone. Questo contrasto viene mascherato abbastanza bene nelle scene con poca luce, in quanto le linee che definiscono i personaggi sono meno marcate. La colonna sonora di Kenji Kawai è come sempre eccellente e si fonde perfettamente con le atmosfere eteree tipiche del regista. Di regia e sceneggiatura niente da dire, stiamo comunque parlando di Oshii, che sa fare il suo mestiere. Tuttavia questo film è, nella prima metà, eccessivamente lento, e chi si avvicina per la prima volta a questo regista potrebbe addormentarsi prima delle rivelazioni della seconda parte. Il suo stile etereo e statico non crea le classiche situazioni di tensione-risoluzione che spingono qualsiasi spettatore a provare interesse per la conclusione e andare avanti nella visione. In parole povere, i novizi potrebbero non apprezzare "The Sky Crawlers" e annoiarsi parecchio.

Chi si aspetta molta science fiction da questo titolo potrebbe rimanere deluso, in quanto le maggiori rivelazioni riguardo la natura dei Kildren e l'aspetto più tecnologico-fantascientifico dell'opera vengono fatte dai personaggi, che parleranno fissando lo spettatore nei tipici primi piani oshiiani, a cui i fan sono abituati fin dai tempi in cui Sakura parlava a Mendo in "Beautiful Dreamer" e Motoko Kasunagi esponeva le sue turbe esistenziali a Batou in "Ghost in the Shell".

In conclusione, questo è un film consigliato, che avrei preferito vedere con uno stile grafico più alla "Jin-Roh", ovvero dotato di un character design molto più maturo e meno spigoloso, e di un saggio e non debordante utilizzo della CG. Se amate l'esistenzialismo, l'ermetismo e i cieli eterei e statici che rappresentano l'ignoto verso cui l'essere umano può alzarsi in volo per compiere l'estrema ascesi, questo titolo fa per voi.


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Killua93

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Attenzione: la recensione contiene spoiler

"Hai sempre la possibilità di cambiare la strada che percorri ogni giorno. Anche se la strada è la stessa puoi vedere cose diverse, non è abbastanza per vivere? O invece, non può essere abbastanza?"

Apro la recensione con la frase che diciamo rappresenta il concept del film stesso. Un film veramente psicologico come viene segnalato anche nel genere e - forse lo dico solo perché l'ho appena finito di vedere alla cieca - anche parecchio inquietante.
Come ho detto, me lo sono visto alla cieca, senza leggere niente prima a riguardo e senza informarmi a riguardo del tema, del genere e degli autori.
Dopo averlo finito di vedere ero rimasto con così tanti dubbi, che da un lato avrei dato all'incirca 5 al film, ma mi ha affascinato anche così tanto da farmi mettere un 10.
Sì, strano, ma ero indeciso se il film meritasse davvero o meno, finché non mi sono informato anche sui pochi dubbi che mi hanno convinto a mettere il voto che do.

Due parole sulla trama, senza spoiler: il protagonista, Yuichi Kannami, è un abile pilota che viene trasferito in una nuova base militare con una giovane donna di nome Suito Kusanagi come capitano. Il nuovo arrivato giustamente inizierà fin da subito a cercare di capire chi era la persona che avrebbe dovuto sostituire e che di norma si sarebbe dovuto presentare al suo cospetto al suo arrivo, ma tutti nasconderanno ogni cosa sul personaggio di cui si saprà pochissimo mano a mano.

Incentrato soprattutto sui personaggi principali Yuichi e Suito, inizialmente "The Sky Crawlers" sembrerà non avere una vera e propria trama interessante, finché soprattutto verso la fine, attraverso un dialogo tra il protagonista e un'altra ragazza, verrà fatta una grande rivelazione che ci rifarà pensare a tutto il film per collegare finalmente ogni cosa.

Passiamo a un approfondimento che contiene dello spoiler, che quindi sconsiglio di leggere se non avete visto il film.
Ebbene, in seguito al dialogo tra il nostro protagonista e un'altra aviatrice, si scopre che tutti questi ragazzi eterni (ossia che non possono invecchiare) non sono altro che dei cloni continui denominati "Kildren" (ragazzi-killer), rigenerati ogni volta con ricordi diversi e destinati a morire durante una battaglia aerea. Ma ciò nonostante potrebbe dare fastidio che tale cosa ci venga rivelata alla fine e lasciando con sé troppi buchi da intuire da soli.

Ma c'è una cosa che ho pensato fin da subito, e in teoria dovrebbe essere anche così: questi ragazzi non combattono una guerra reale, ma anzi si tratta di una lotta-spettacolo, creata solo per intrattenere la gente utilizzando questi cloni esperimento come inutili oggetti, senza un'infanzia e destinati fin dal principio a morire così, finché il progetto non raggiungerà il suo apice. Quindi probabilmente la fazione nemica non sarebbe composta altro che dai creatori dei ragazzi che li mettono alla prova, così come vediamo il famoso "Professore" e padre dei Kildren come il più grande nemico "destinato a non essere abbattuto mai", come ci dice Suito cosciente probabilmente della verità che li perseguita. E sicuramente è così se ripensiamo al fatto che per lei la morte sua o di un Kildren è sinonimo di libertà.

Riflessione finale.
Quindi, in questo film vediamo come i temi di riferimento siano: l'importanza di una buona infanzia, che manca a ogni Kildren; la guerra che coinvolge sempre più i giovani; i problemi d'identità e dell'anima.
In conclusione, nonostante "The Sky Crawlers" possa sembrare noioso fino alla rivelazione finale, in realtà dietro a ogni scena che rimanda alla quotidianità si nascondono dei temi importanti, tra cui viene rivelato il fatto, purtroppo vero, secondo cui non può esistere la pace, se non viene alimentato il rovescio della medaglia, la guerra.
"The Sky Crawleers" è un film veramente consigliato, con una buona grafica digitale, che forse giusto all'inizio può non piacere, ma a cui ci si abitua poco dopo. Un film in cui i personaggi, nonostante siano destinati a rivivere ogni volta la stessa vita, finalmente provano a cambiare qualcosa dimostrandoci, come ci dice il protagonista alla fine, che nella stessa strada si possono vedere cose diverse usando ogni volta "occhi diversi". Quindi una lezione per coloro che si annoiano e si lasciano andare alla quotidianità, dove ci viene suggerito di guardare le cose sempre in modo diverso, seppur ci paiono sempre uguali. Anche solo questo è abbastanza per continuare a vivere? Per me sì.

Con queste parole motivo il mio voto, che forse si potrebbe anche alzare, vista la grandezza che si nasconde dietro a questo bellissimo film d'animazione di Mamoru Oshii e tratto dai romanzi di Hiroshi Mori.
Penso di aver detto molte cose a riguardo, anche se si potrebbe parlare all'infinito di certi temi così profondi. Quindi mi fermo qui, sperando di esser stato anche d'aiuto a chi non ha capito qualche cosa beccandosi un bel trauma post film simile al mio.


 7
accidenti

Episodi visti: 1/1 --- Voto 4
Dopo la visione di svariate serie tv anime giapponesi e di film anime giapponesi posso dire che questo è il solito prodotto: malesseri esistenziali vissuti da inetti adolescenti. Per la verità questo non è un difetto in sé per sé, anzi è uno dei temi cardine di tutta la produzione animata nipponica. Il problema qui sta nello sviluppo di questi temi: inesistente. La trama quasi non esiste e quando c'è è relegata in secondo piano, molto lontana, in modo da poterla vedere appena; giusto qualche vago accenno. Lunghi piani sequenza senza dialoghi, che invece di creare attesa o tensione annoiano e nulla più, si alternano a sterili e brevi battaglie aeree.
Queste tecniche (silenzi prolungati dei personaggi) se fatte con attori in carne e ossa possono far trasparire movimenti del viso o espressioni che comunicano molto, ma dei disegni in 2D poco ci dicono. Cercare di essere poetici è sempre positivo, ma bisogna saper scegliere il giusto mezzo per farlo. Il regista/creatore forse sopravvaluta il concetto stesso di anime, obbligando lo spettatore a sorbirsi un prodotto che definirei solipsistico, prolisso e pure noioso.

In fin dei conti sono sentimenti di plastica quelli qui presentati, artificiali - nel significato primo della parola: non naturali. La bellezza dell'anime è la sua polivalenza: la possibilità di poter inseguire mondi altrimenti inavvicinabili, frutto delle più brillanti fantasie, e quello di rappresentare la realtà con autenticità e finezza. Qui, però, si rimane incastrati tra queste due strade.
A bordo del mezzo anime ci si schianta contro il muro della comunicazione inefficace. Il risultato: ci si rompe le palle.


 1
Micerino

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Mi accingo a scrivere questa recensione con gli occhi ancora scioccati dalle immagini di questo che è una bella scheggia preziosa nel panorama dei film animati giapponesi.

La trasposizione del libro di Hiroshi Mori sicuramente è stato un lavoro arduo e complesso, ma ciò che ha realizzato Mamoru Oshii sicuramente merita una nota più che positiva sia per la realizzazione tecnica sia per la dicotomia che l'autore è riuscito a trasportare nell'anime.

Dovrò parlare un po' per cercare di esprimere esattamente il mio pensiero, chiunque voglia leggere questa mia dissertazione sappia che non mi dilungherò sulla bellezza della Computer Grafica davvero realistica, né sui tratti netti e belli dell'animazione tradizionale, e neppure sui paesaggi e sui cieli così ben dettagliati. Forse, questo si, accennerò alle musiche, che già dopo le prime scene penetrano nell'anima cadenzando e sottolineando meravigliosamente tutti i passaggi fondamentali di questo bel romanzo animato.

Spiegare un film di questo genere è cosa ardua, infatti è come osservare un acquerello, in cui i colori si mischiano tra di loro e sfumano dando un senso di figura che non è nitida, ma sfocata. Ecco, questo è ciò che The Sky Crawlers regala a chi lo guarda: un dipinto dai contorni sfumati in cui, cambiando l'inclinazione, si scorgono diverse e nuove prospettive prima neppure percepite.

A fare da contralto a questa sensazione di base ci sono gli scontri aerei, rapidi, violenti, fragorosi.

La storia è, ovviamente, semplice e complessa. Un mondo, un presente alternativo, in cui alcuni ragazzi chiamati kildren alla guida di aereoplani ad elica, hanno il ruolo di pedine in una guerra mondiale eterna e più volte chiamata Gioco. Una guerra combattuta non per conquistare o vincere, ma semplicemente per tranquillizzare la popolazione e mantenerla in pace, una guerra che ha la sola funzione "di alimentare l'illusione di pace". Agghiacciante verità. Sfumatura d'un istante che lascia impietriti e poi scorre via. Magia di questo anime, od orribile scoperta nel cuore che ciò che afferma è vero.

Ecco cosa intendevo per dicotomia, divisione netta tra due mondi (più di due mondi) che si sfiorano, posso essere complementari, ma sono distinti. Così Oshii riesce a manipolare le immagini, con questa maestria, in cui la terra si contrappone al cielo (la terra con disegni classici, il cielo con una computer grafica graffiante che rasenta la realtà, ed a volte la supera), tra adulti e bambini, tra vita e morte, tra la madre apprensiva ed amorevole ed padre violento e brutale (il capo-meccanico ed il professore… rappresentano loro). Il tutto in un continuo ed insistente ripetersi di eventi, di emozioni, di giorni.

Non esiste la memoria nei Kildren, ma esistono le emozioni, esiste ogni cosa che li rende vivi, ed umani, eppure non sembrano tali, dispersi tra i fumi delle città, o tra le ombre delle nubi nel cielo.

Vi è quindi questa guerra nella guerra, una guerra reale, che fa esplodere aerei, morire piloti, piangere gli ignari spettatori che guardano questo show e tifano e hanno paura, e la guerra tra mondi divisi, tra una terra che accoglie i corpi dei caduti, ed un cielo che viola ogni regola ed ogni morale rendendo uno spettacolo avvincente per chi lo vuole vedere.
I silenzi. Non ho ancora detto che il film non procede frenetico come forse può sembrare dal susseguirsi delle mie parole, ma è un film che lascia pensare, i silenzi dei personaggi sono ipotesi che sedimentano nella testa di chi si trova davanti allo schermo. Troppe frasi importanti rimbombano nella testa per non pensare, per non far sedimentare quelle parole. Il tutto è magistralmente compensato dalla regia che sa inserire al punto giusto le scene di combattimento, e che quindi gestisce con esse quella sensazione di adrenalina che non ti abbandona fino alla scena finale.
Poi ci sono i tanti, troppi riferimenti sparsi, i personaggi presi in prestito da altre serie… troppo per poter essere detto e non visto.

Dopo una recensione così penso non sia il caso di dirvi di guardarlo assolutamente! :)


 4
GeassOfLelouch

Episodi visti: 1/1 --- Voto 6
The Sky Crawlers è un film di Mamoru Oshii di genere fantascientifico-guerra del 2008.

Principalmente incentrato su una guerra fatta di scontri aerei fra due grosse aziende, "I Cavalieri del Cielo" descrive minuziosamente uno slice-of-life di un ragazzo pilota e dei suoi rapporti con i colleghi detti Kildren.
Nel corso della visione del lungometraggio ci limiteremo a vedere come freddi spettatori esterni, le vicende dei Kildren raccontate per lo più da dialoghi intervallati da numerose pause di silenzio e da immagini suggestive e dotate massivamente di CG.

Ciò che colpisce di primo impatto è la grafica, dannatamente bella e curata nei minimi dettagli da sembrare quasi un film ripreso con telecamere vere. Il cielo è spesso annuvolato, striato e di colori diversi resi magistralmente come gli aerei dettagliatissimi e i fondali curati maniacalmente da sembrare anch'essi delle riprese reali. L'uso della telecamera e delle inquadrature tutt'altro che banali, ma volte a ricercare una perfezione degna dei registi di Hollywood, è notevole e le animazioni eccellenti, prevalenti nelle scene con aerei e di guerriglia, accompagnano appieno i vari tagli dati al film.

Dal punto di vista della trama invece pare essere narrata quasi impersonalmente dai protagonisti che sembra parlino spesso di sé stessi o delle proprie situazioni in una fredda terza persona o senza mostrare troppo le proprie emozioni. Quelle poche emozioni che il movie vuole dare le ho quindi percepite come fredde e non mi hanno toccato molto, complice la vera natura dei Kildren, persone che non possono diventare adulte e che paiono gelide come automi sia nelle espressioni facciali, sempre le medesime, che nel modo di interagire fra loro.
E come tali, freddi automi che comandano agli ordini del loro superiore, essi non vivono ma esistono in funzione della missione affidata fino a che giunge il giorno in cui cadono in battaglia. Quando ciò avviene un altro Kildren li sostituisce e i compagni sembrano non preoccuparsene troppo, accettando passivamente il destino impostogli come fossero pedine. Tutto ciò in un circolo vizioso in cui permangono solo la figura del capitano Kusanagi che ad un certo punto decisa a farsi uccidere, viene graziata dal nostro protagonista e si scoprirà sia il perchè che il passato del capitano.

La filosofia di fondo dell'anime infatti è decadente e nichilista, basata su vizi come alcool, fumo e sesso: le uniche cose che sembrerebbero rendere grandi i Kildren, che spesso si fanno domande esistenziali sulle origini e sulle motivazioni di alcune cose alle quali l'impostazione della regia difficilmente permette di trovare risposta se non nell'abbraccio della morte. Ma anche mentre si danno a questi vizi non riusciamo a vedere delle diverse sfaccettature dei ragazzi, ma la visione di apparire simpatici o reali risulta molto forzata, come forse il regista voleva.
E' come se le persone che si muovessero nel film fossero funzionali e si limitassero a compiere la funzione loro richiesta dal regista, senza poter lasciare spazio a sentimenti o a empatia da parte dell'utente finale.

Per quanto riguarda i piccoli dettagli non ho apprezzato molto che i personaggi facciano un massivo utilizzo delle sigarette, forse intese dal regista non come pubblicità ma come modo di sfogarsi o come immagine suggestiva ed evocativa di una cosa che può o non può sembrare tale. Sì perchè questo film può sembrare essere un film pregno di significati come una propria "trollata", un'illusione che ci fa vedere un qualcosa quando non persiste.

Quindi questa ambiguità di lettura del film lo rende freddo e quasi "buttato lì" come uno straccio, ma notevole è la cura del contesto e della confezione in cui la trama viene inserita, la grafica, l'unico contenuto certo appunto. Anche la lentezza che spesso si percepisce e i silenzi e le pause spesso prolungate nei discorsi rendono l'atmosfera molto surreale anche se ciò ne enfatizza il contenuto e allo stesso tempo lo sminuisce.

Insomma grafica eccezionale che mi ha fatto stupire positivamente per la cura minuziosa, per la scelta dei colori, delle ombre, delle inquadrature e delle animazioni, ma ciò non è riuscito a supportare una trama e una caratterizzazione dei personaggi fumose e non chiare, non ben delineate, che possono apparire semplicemente quello che non sono.

Consigliato a chi apprezza opere particolari, riflessive o allusive e non troppo mainstream.

Voto: 6.


 1
pein_perversus

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Trama & Commento: 7 - Fin da subito dico che non è facile scrivere una recensione su un prodotto così particolare configurandosi come anime molto serio ed impegnato (forse troppo?). La storia è la seguente: 2 grandi blocchi continentali (credo eurasia e america, ma non è spiegato bene, o meglio, ai fini della trama poco importa) hanno ingaggiato una lunga guerra solamente aerea che si protrae da decenni senza particolari risultati, ogni offensiva nemica da parte di una o dell'altra nazione viene sempre sventata e si torna ad una situazione di stallo. Le nazioni, o i blocchi, in guerra hanno delegato il compito di combattere a due grandi industrie che per loro si occupano dell'organizzazione del conflitto; queste industrie producono dunque una serie di ritrovati tecnologici per schiacciare definitivamente l'avversario. Tra queste, la più rilevante è senz'altro la creazione di esseri umani destinati a morire in battaglia al posto delle persone, ai quali viene impartito l'ordine di obbedire ai superiori e ciecamente, perchè questo è il loro unico scopo, i kildren. Essi vivono un eterna adolescenza, come si chiede lo stesso protagonista "persone che sono nate per morire, è necessario che crescano?". Detto questo antefatto il film inizia con il trasferimento di un nuovo pilota, Yūichi Kannami, in una nuova base dove incontra i gli altri aviatori e con la comandante, Suito Kusanagi, dai bellissimi occhi di ghiaccio, anche le kildren. Il resto del film scorre tra battaglie aeree inconcludenti e la vita quotidiana dei piloti che per passare il tempo, in attesa di essere poi abbattuti, si godo la vita bevendo, andando a prostitute (che sono "buone", amiche dei protagonisti e gli aiuteranno poi diverse volte) e, naturalmente, volando, che è la cosa che rende più felici i kildren. Però la vita così vissuta è estremamente monotona, tanto che il protagonista ha sempre l'impressione di aver fatto queste cose in un costante deja-vu. Ma non è solo un impressione. Dopo l'abbattimento di un pilota della base, Yūichi, dopo qualche tempo, rivede lo stesso alla base. Dopo vari ragionamenti si arriva alla sconcertante conclusione che i kildren vivono in eterno, una volta abbattuti, vengono ricreati tali quali.In questa vita priva di senso perde di significato anche la morte, lo stesso protagonista si è fatto uccidere per poi tornare privo di memoria nella stessa base. In altre parole nemmeno la morte può sottrarre i kildern dal loro destino e dalla loro sofferenza.
Detto questo, La trama non ha particolari sviluppi, è come la vita dei giovani piloti, un infinito ripetersi delle stesse azioni uguali tra loro, un ripetersi di vite sempre uguali dedite ad una guerra infinita combattuta, come dice la comandante, solo per contrapporla alla pace in modo che la gente, vedendo la guerra in TV combattuta in paesi lontani, sia consapevole del suo benessere, in città; una risposta interessante che da molti punti di riflessione. Comunque la trama si esaurisce con un nulla di fatto, capendo che quella che abbiamo visto è solo una delle tante vite vissute dal protagonista e che nulla può cambiare, nonostante lo sforzo di volerlo.

Personaggi: 8,5 - La maggior parte dei personaggi è enigmatica. La consapevolezza che hanno i kildern del loro destino li rende distanti e apparentemente privi di emozioni. Ma spesso, in relatà, questi stessi esserei, creati per essere uccisi in battaglia, si fermano a riflettere sulla propria esistenza portando anche a veri drammi esistenziali. Dietro alla maschera fredda della comandante, ad esempio, si cela un animo fragile che vorrebbe vedere finire questa spirale di guerra. A volte si creano dei paradossi, ad esempio la stessa comandante ha una figlia che tra poco raggiungerà la sua stessa età (d'aspetto). Insomma l'intera storia è un dramma psicologico nel ceracre di sfugggire all'invitabile destino quindi la caratterizzazione è buona

Grafica: 7,5 - La grafica è particolare, i personaggi non hanno un design particolarmente da anime, aderiscono molto più al realismo. ma non sono, generalmente, brutti a vedersi ma nemmeno mi fanno impazzire. Molto importante in quest'opera sono gli sfondi ed i paesaggi entrambi ben realizzati. il mare e le colline che sorvolano i piloti sembrano quasi vere, probabilmente create con computer grafica così come gli aerei e le scene di combattimento. nonostante la realtà in cui ci si viene a trovare do 7,5 poiche la grafica 3d non mi fa mai impazzire

Musiche: 6 - le musiche c'erano? probabilmente si ma non le ho sentite. Assordate dal rumore di eliche oppure dai silenzi delle riflessioni dei protagonisti. Comunque erano evidentemente così leggere da non farsi nemmeno udire, meglio così, in questo anime a farla da padrone è il silenzio. difficile valutare questo campo quindi, in quanto dovrei dare un bel voto se ci sono belle musiche e un voto basso in assenza delle stesse ma non mi sento di assegnare un punteggio basso ad una scelta però rivelatasi positiva.

Animazione: 8 - L'animazione classica è buona, addirittura si vede il riflesso degli oggetti sul tavolo lucidato. certo non c'è nessuno picco eccezionale in questo seno ma si mantiene ad un buon livello per tutto il film. L grafica computerizzata è chiaramente perfetta anche se, come già detto, io non la apprezzo particolarmente

TOT: 7,65

essendo un anime molto serio e maturo, lo consiglio come importante punto di riflessione sulla vita, non è di certo una visione banale per tappare qualche buco di tempo qua e là.

onizuka90

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Attenzione: la recensione contiene spoiler

In un tempo in cui il termine "capolavoro" risulta essere un'espressione ormai inflazionata, tanto da essere impiegata, nella maggior parte dei casi, con tanta leggerezza quanto poco spirito critico, non si commetterebbe, invero, empietà ne inesattezza alcuna nel riferirlo ad un titolo quale il qui in esame The Sky Crawlers. Se infatti mi si chiedesse, in tutta franchezza, quale opera d'animazione relativa agli ultimi tempi meriti siffatto elogio, non potrei esimermi dall'indicare tale lungometraggio, partorito dal genio creativo di uno tra i più meritevoli artisti della sua epoca: Momoru Oshii.

Le dolcissime ed evocative musiche di Kenji Kawai ci accompagnano per l'intera durata del lungometraggio, trasportandoci in un'atmosfera pregna di triste malinconia. Il cielo plumbeo è quasi costantemente coperto di nubi, opprime sia lo spettatore che i personaggi in un livido grigiore di cupa tristezza e uggiosa ineluttabilità. Un inquietante ma solenne silenzio pervade gli ambienti, rotto dal rumore dei motori degli aerei da combattimento che si sfidano volteggiando con incredibile maestria nel cielo, o dall'abbaiare di un cane che risuona in lontananza. Le lande vaste e desolate tutt'attorno esaltano un senso di sconfortante alienazione. All'interno di questo mondo al di fuori del mondo: i Kildren. Giovani adolescenti destinati ad un eterno ritorno segnato dalla morte e dalla guerra. Le scene si susseguono lentamente, ma inesorabili. Sullo sfondo, un crudele gioco tra due grosse aziende garantisce una continua guerra tra le due fazioni, una guerra falsa, simulata utilizzando questi ragazzi come marionette sacrificabili e sostituibili "ab aeternum".
Un guerra per assurdo definibile "giusta", se mai tale aggettivo le può essere affibbiato, costruita in modo tale da permettere alla società di condurre un'esistenza pacifica e tranquilla, una quiete artefatta, edificata sul sangue e sul dolore di innocenti. D'altronde per perpetuare la pace abbisogna la guerra, inalienabile aspetto che contraddistingue l'ossimorica esistenza dell'uomo. Dunque, quale soluzione migliore di una guerra che non è una guerra?

I Kildren sono frutto di un errore, di un esperimento genetico volto a sviluppare una nuova medicina miseramente fallito, ma che ha portato alla creazione di esseri "umani", immortali, che non possono né invecchiare né crescere, ma solo morire in battaglia. Conducono un'esistenza vacua, priva di ricordi, di sentimenti, di uno scopo, colma di dolore e di un pletorico senso di impotenza. Una vita votata alla morte, una vita creata per morire, una condizione di insostenibile dolore esistenziale che non sorprende possa spingere, infine, all'atto di estremo rifiuto della stessa volontà di vivere. Quale senso potrà mai avere, una tale esistenza? In realtà i Kildren non sono poi così differenti dall'uomo, il quale, smarrito ed estenuato in una società apatica, conduce un'esistenza ripetitiva fine a se stessa, e senza protestare si rende complice della finzione, accettandone per mutuo consenso le regole, senza avere la forza di ribellarsi o anche solo di comprendere la propria condizione, abbandonandosi al fluire degli avvenimenti.

I retroscena sono ricostruibili principalmente grazie, oltre ai personaggi esterni al "gioco", alle memorie di Kusanagi, unica tra i piloti ad essere riuscita, per merito del suo talento, a sopravvivere e a mantenere costante la propria esistenza, senza essere perciò replicata, ed evitando in tal modo di perdere se stessa. Tale condizione di unica testimone della verità la porta tuttavia all'esasperazione e alla psicosi. Il cinismo e il nichilismo gravano sovrani sulle tematiche affrontate in questo film, i personaggi si fanno portatori di dense riflessioni riguardo la personalità e la sua dipendenza dai ricordi, riguardo la società e riguardo l'uomo, che trova la sua unica libertà nel volare in cielo, nel compiere ciò per cui è stato creato, uccidere o essere ucciso, in un perpetuo e crudele gioco senza fine. Il film inizia in un punto del circolo e termina nel medesimo, un ineluttabile eterno ritorno destinato a ripetersi per sempre, privo di qualsiasi speranza di essere spezzato, metafora della della condizione umana. La vita è un continuo confrontarsi con i propri limiti e cambiare, un continuo mutare e crescere, ma quale valore potrà mai avere se si è destinati ad un limbo senza fine? La risposta a questo quesito il film non la trova, se non in uno strenuo e quantomai vano attaccamento alla vita da parte del singolo individuo, che rimane impotente innanzi al suo gramo destino.

Andando a considerare l'aspetto prettamente tecnico, The Sky Crawlers offre un'animazione fluida e curata, una regia studiata ed un ritmo estremamente lento. L'utilizzo della computer grafica è magistrale, le scene di combattimento aereo spettacolari e suggestive, gli sfondi una gioia per gli occhi.

Per concludere, mi sento di suggerire la visione di questo film solo agli appassionati di Oshii e del suo modo di fare animazione. Chi infatti non sopporta il nichilismo probabilmente rimarrà indifferente o infastidito da tale modo di porsi nei confronti della vita. Mi arrischio però ad invitare anche i detrattori di tal pensiero alla visione, si tratta di un lungometraggio che merita attenzione da parte di chiunque.


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Eretria90

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Un film d'animazione degno di nota. Non aspettatevi i tratti delicati e spensierati dello stereotipo con il quale il pubblico affianca necessariamente l'animazione. Ci troviamo dinanzi ad una storia dal tema importante, dalle scene soppesate e dai personaggi tutt'altro che leggeri e umoristici.

The Sky Crawlers è tratto dalla serie di opere del maestro Hiroshi Mori, proiettata in versione cinematografica dal regista Mamoru Oshii, e distribuita dalla Warner Bros.
A cogliere nel segno, a primo impatto, è certamente la sapiente caratterizzazione degli sfondi aerei, dal tratto realistico. I colori non sono accesi ma rispecchiano quelli naturali, così come anche gli effetti dello scorrere limpido di un corso d'acqua, dell'opacità di una nube che copre una visuale, e così via.
Certamente, questa profonda accuratezza dello spazio circostante, può stonare un tantino con i personaggi che si stagliano in primo piano. Infatti la cura di quest'ultimi è al quanto scarna, semplice e decisa. In poche linee ci vengono mostrati dei personaggi a cui, facendoci l'occhio, si nota comunque una certa personalizzazione fisica abbastanza espressiva. La stessa casuale inespressività vuol lasciar intendere allo spettatore il tono cupo della storia.

Quest'ultima procede in maniera lenta, perché lenta è la cognizione di ciò che rappresenta ognuno dei personaggi, la loro storia non-storia, che viene scoperta sempre più verso la fine.
L'ineluttabilità dei destini di questi 'cavalieri del cielo' è accompagnata dalle loro conversazioni a tratti significative e a tratti misteriose. Anche i piccoli gesti quotidiani assumono un certo significato quando alla conclusione del film si capisce il fulcro portante della narrazione.

Attenzione: la seguente parte contiene spoiler

Questi guerrieri che combattono in cielo, che come dirà il protagonista Kannami sono "nati per morire in guerra", hanno l'aspetto di eterni fanciulli. Geneticamente modificati per sacrificarsi in una battaglia da tutti assimilata come la normale quotidianità, apprenderanno della loro vita segnata, vacua, senza ricordi e senza null'altro scopo che quello d'esser soldati, e si sentiranno confusi.
I cosiddetti Kildren, una volta morti, vengono reincarnati in persone molto simili alle precedenti, provocando dolore a chi li reincontra e si ricorda del loro stato precedente.

Abbiamo dinanzi un capolavoro ricco di sentimenti, e di stati d'essere per nulla banali. Consiglio la visione di questo film ad un pubblico maturo, che riesca a comprendere le tematiche importanti, per la quale è necessaria un'empatia molto sensibile.


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__Nergal__

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Semplicemente leggendo il nome di Mamoru Oshii alla regia mi ha fatto venire voglia di vedere questo film.
In questo "The Sky Crawlers" ci troveremo immersi in una guerra combattuta da due aziende produttrici di materiale bellico che si scontreranno in spettacolari battaglie aeree.
Fin qui tutto normale, se non fosse che gli aerei sono pilotati da dei ragazzini, o almeno così è all'apparenza.
I piloti vengono chiamati Kildren e in realtà sono "esseri" che non invecchiano mai, mantenendo sempre un aspetto adolescenziale. Il mistero dei Kildren verrà piano piano, con l'avanzare della storia, svelato fino a scoprirne i suoi misteri.
In questo film Oshii perde, purtroppo, parte della sua carica visionaria che me lo aveva fatto amare nei vari Ghost in The Shell, creando una storia meno bella di quanto mi sarei aspettato.

Il lato tecnico è, come sempre, curatissimo; si fa ampio uso della CG per gli aerei (piuttosto particolari nel loro aspetto) e nei bellissimi paesaggi visti dalla carlinga dei velivoli.
La perfezione del charachter design che contraddistingueva il precedente Innocence (della serie di GITS) viene lasciata da parte per adottare uno stile meno realistico, più simile ai normali anime. Un personaggio in particolare, Suito Kusanagi, è pressoché la copia del maggiore Kusanagi del già citato Ghost in The Shell, stesso carattere autoritario e stessi occhi di ghiaccio. Immancabile ovviamente anche il fedele Gabriel, il bassotto del regista che comprare praticamente ovunque nelle sue opere risultando sempre un simpaticone.

Le tematiche proposte in questo film sono molto mature, è nata prima la guerra o l'uomo? Si può avere la pace senza la guerra?
Personalmente ho trovato questo tema piuttosto interessante (seppure in modo minore ai dibattiti sulla vita posti dai corpi cibernetici di GITS) su cui si potrebbe discutere ore e ore senza giungere a una conclusione.
La guerra è insita nella natura dell'essere umano ma allora siamo destinati a vivere sempre in questo terrore e il nostro desiderio di pace è puramente utopia? O si può veramente fare qualcosa per creare una vera pace duratura? Si dice che non ci sarebbe il bene se non ci fosse il male, beh probabilmente è vero ma l'importante è continuare a credere e sperare nella pace, quella vera, creata dai popoli stessi e non dagli eserciti.

Il ritmo con cui procede il film è lento ma allo stesso tempo incalzante, la storia procede senza interruzioni verso la fine creando al suo interno delle piccole parentesi che mostrano la vita di questi ragazzi alle prese con la guerra.
La colonna sonora, curata da Kenji Kawaii è ben curata e propone delle tracce decisamente interessanti e coinvolgenti. I personaggi invece sono, a mio avviso, piuttosto "vuoti", non riescono ad esprimere tutte le emozioni che dovrebbero risultando poco realistici.

Se per quasi tutta la durata del film si pensa che non stia succedendo niente, una volta terminata la visione ci si rende conto di cosa si è realmente visto per quasi 2 ore, niente è ciò che sembrava e tutto si fa più crudele ed egoistico.

In conclusione The Sky Crawler è un bel film che tratta temi forti e che non va guardato come puro "entertainment" ma anche con spirito riflessivo altrimenti si rischia di restare annoiati dopo nemmeno un'ora.
Il mio consiglio è di guardarlo in un momento in cui si ha il cervello sveglio in modo da seguire attentamente tutto ciò che succede e tutto ciò che vi circonda per non perdersi proprio nulla di questo quasi-capolavoro; dico quasi perché, seppure ben fatto, resta lontano anni luce dalla maestosità di Ghost in The Shell.


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Pan Daemonium

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Ragazzi che rimarranno ragazzi per sempre, in un’adolescenza eterna, e quindi adoperati nella guerra, come semplici burattini manovrati da esseri spregevoli, gli adulti.
Questo è il tema principale di The Sky Crawlers, che si dimostra all’altezza di chi l’ha ideato. Un film che, coerentemente con la trama, appare pallido, atono, apatico, gettato in un mondo tenebroso e creato nel pessimismo. Questi kildren, che vivono per essere usati come soldati, il cui corpo, alla loro morte violenta, viene solo sostituito per evitare che le preziose nozioni belliche e militari vadan perdute inanemente, mostrano la loro piena insoddisfazione verso l’esistenza, la vacuità delle loro vite.

Quando ho parlato di “mondo tenebroso”, con altri aggettivi diciamo “dark,” intendo soprattutto metaforicamente dal momento che la maggior parte delle vicende, quelle poche vicende, avvengono sotto un sole brillante, fra l’erba e le nuvole. Una grafica perfetta, lodevole, che viene usata per creare un mondo scintillante e solare che circonda protagonisti morti, oscuri. Un contrasto affascinante, se lo si nota e lo si apprezza. Probabilmente apparirà un po’ noioso per chi non è abituato al genere, ma ugualmente lo consiglio a tutti almeno per la grafica iper-realistica con cui è stato creato. Qualcosa di cui essere, sinceramente, impressionati.


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bob71

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
In un mondo immaginario e annichilito, dove la guerra è diventata una specie di aberrante reality da guardare come uno spettacolo televisivo, vivono i kildren (killer-bambini), piloti di aerei caccia destinati ad un'eterna adolescenza fino all'inevitabile morte in battaglia. Non è chiaro se si tratti di personaggi di un videogioco di massa o di esseri umani creati in laboratorio, programmati per volare e modificati geneticamente per non invecchiare mai e per non provare emozioni. Il dramma esistenziale si consuma intorno al protagonista Yuichi, abilissimo kildren, appena trasferito nella base comandata dalla giovane Suito, ufficiale che nasconde un doloroso segreto. Fra i due si instaurerà un'ambigua relazione all'ombra della misteriosa scomparsa del pilota di cui Yuichi ha preso il posto.

Più che una denuncia contro l'uso dei minori in contesti di guerra, i kildren rappresentano l'estetica della bellezza effimera, destinata a durare poco. Con passaggi di struggente poesia il regista mette in scena i suoi adolescenti malinconici come angeli perduti destinati a volare su un cielo metafisico fino all'ineluttabile fine.
I tempi dilatati ed estenuanti delle scene a terra sono spezzati dai duelli aerei, realizzati in Computer Grafica, altamente spettacolari, adrenalinici e supportati da effetti sonori sontuosi e realistici, quasi a sottolineare quello per cui i kildren sono stati programmati: combattere.
Il regista si diverte a disseminare la pellicola di piccoli indizi e citazioni che si collegano più o meno direttamente ai suoi lavori precedenti, a sottolineare il filo conduttore che li unisce.

In questa magnifica pellicola, densa e coinvolgente, Mamoru Oshii continua la sua ricerca sul dualismo corpo/anima e sul tema dell'identità, già esplorata nei sui precedenti cult movies Ghost in the Shell e Innocence, in cui i personaggi si evolvono nella loro condizione di cyborg artificiali attraverso una catarsi che li porta alla conquista della coscienza di sé e dello spirito. Ma è soprattutto Avalon il punto di riferimento più prossimo nell'analisi della guerra come gioco e del riverbero dell'identità nella realtà virtuale.

The Sky Crawlers è una raffinatissima riflessione filosofica sussurrata da personaggi dalla bellezza eterea che invitano lo spettatore ad aspettarli alla fine di ogni battaglia e alla fine dei titoli di coda. Già proprio così: non sognatevi neppure di interrompere la visione con l'arrivo dei titoli di coda, potrebbe sfuggirvi un dettaglio fondamentale; proprio come in molti videogames è solo al termine di questi che ci viene rivelata l'essenza più intima della pellicola e può dirsi conclusa l'esperienza filmica.
GAME OVER... INSERT COIN (intermittente.)


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Shiro-san

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7
Film del 2008 diretto dall’intramontabile Mamoru Oshii (conosciuto dai più per i suoi capolavori realizzati nel progetto “Ghost in the Shell”) e animato con il supporto grafico dallo studio Production I.G. “The Sky Crawlers” (letteralmente: gli arrampicatori del cielo) è un lavoro di difficile comprensione da parte dello spettatore, necessita moltissima attenzione e, infine, rappresenta il preludio ad una riflessione sui temi che ci vengono proposti.

Ma andiamo con ordine. Tutta l’opera si fonda sulla base narrativa della novel scritta da Hiroshi Mori e tratta, essenzialmente, di un gioco sanguinoso e terribile. L’animo umano è malvagio e necessita dosi di violenza giornaliera. In un mondo in cui i grandi conflitti armati si sono conclusi e la pace sembra regnare sovrana, i potenti della Terra decidono di organizzare una Guerra in mondovisione (una sorta di Grande Fratello basato su battaglie, scontri e morte in diretta) allo scopo di placare la sete di sangue e l’intrinseco desiderio di distruzione che contraddistingue la nostra razza. Il problema è uno solo: il capitale umano. La guerra inevitabilmente porta via uomini, ma la soluzione nel mondo di “The Sky Crawlers” è rappresentata dalla genetica: eserciti e fazioni contrapposte, formate esclusivamente da cloni che si ripetono all’infinito.
La narrazione ci porta all’interno di uno squadrone di avieri della federazione europea Rockstock – contrapposta all’americana Lautern -, nella quale assistiamo al continuo faccia a faccia dei Kildren (sono così chiamati i cloni utilizzati, in quanto vivono in un’eterna giovinezza) con la morte. Continui attacchi e sortite, seguite da ritirate e sconfitte: è questo l’incubo infinito che vivono i personaggi, ignari protagonisti (e spettatori allo stesso tempo) di un destino già scritto.
Nell’insieme, sembra che il character principale riesca a sfidare il sistema nel quale è inserito, ma, nello scontro finale per liberarsi definitivamente del suo “status”, perde miseramente contro il soprannominato “Teacher”, nemico invincibile dei Lautern.

L’opera racchiude un infinito pessimismo verso il genere umano: malvagi, cinici, legati esclusivamente ai nostri interessi e divertiti dalla sofferenza del prossimo. Insomma, Oshii “calca la mano” nella sua opera, tingendo il prodotto con toni scuri, silenzi ripetuti e scene emblematiche e tristi allo stesso tempo.
Vi porto un esempio di ciò nella visita che la Rockstock organizza per i telespettatori all’interno della divisione dei protagonisti: essa sembra una vera propria mostra di un set cinematografico (non il luogo da cui partono degli strumenti di morte).

Tutto sommato, se il film si incentrasse davvero sulle tematiche da me descritte verrebbe fuori un buon prodotto, ma non è così. La vicenda si incentra completamente sull’assoluta staticità dei personaggi, impossibilitati, secondo me, a provare veri e propri sentimenti. La confusione regna sovrana nello spettatore sino agli istanti finali di visione, nei quali si riesce a scorgere la terribile verità del mondo a noi presentatoci.

Da un punto di vista grafico il prodotto è ottimo se si analizzano i combattimenti aerei e le ambientazioni, ma molto scadente si guarda al chara dei personaggi. L’uno in definitiva compensa l’altro.
Musiche ad altissimo livello, ma da Kawai Kenji non mi sarei aspettato di meno, è l’unico che non delude le attese.

Concludendo, “The Sky Crawlers” aveva tutte le peculiarità per risultare un ottimo film, ma la convinzione di Oshii (secondo me stavolta errata) nel concentrarsi unicamente sullo slice of life dei Kildren non dà seguito alle aspettative.


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sylar 46

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Profondamente riflessivo.
Se dovessi dare una definizione a “The Sky Crawlers”, lungometraggio d'animazione diretto da Mamoru Oshii (Ghost in the Shell per intenderci), userei proprio questi termini in quanto, alla base di tutto, vi si racconta il contesto e il contorno di ciò che può provare - con le dovute differenze ovviamente - chi si trova realmente coinvolto in una qualsiasi missione militare. Questo perché il regista ci catapulta in un presente alternativo dov'è in atto un conflitto mondiale appaltato a grandi industrie belliche, nella fattispecie, la giapponese Rostock (azienda aerea) e l'americana Lautern. In questo scenario sono presenti le figure dei “kildren”, adolescenti destinati a non invecchiare mai restando con l'aspetto fanciullesco per il resto della loro esistenza. Essi sono i principali protagonisti di questa guerra, infatti, questa loro particolare caratteristica, li fa essere per non ben precisate ragioni - almeno inizialmente -, i soli a prendere effettivamente parte agli scontri aerei rimettendoci dunque la vita.
La trama si focalizza proprio attorno alla figura di un kildren, Yuichi Kannami, pilota appena arrivato alla base militare della Rostock comandata a sua volta da una kildren, Suito Kusanagi. Egli viene a prendere il posto di un pilota il quale passato sembra avvolto nel mistero. Di lui si conosce solamente il nome, Jin Ro. Kannami non ricorda nulla del suo passato, i primi frammenti di memoria che conserva riguardano infatti il volo che lo ha portato a prendere servizio alla base aerea e ben presto si scoprirà il perché, o meglio, lo si intuirà prima di averne conferma.

Il ritmo della narrazione procede molto a rilento e spesso si assiste a degli interi istanti di silenzio in cui, il solo susseguirsi di immagini accompagnati da una leggera quanto malinconica base musicale, segnano lo scorrere degli eventi. Questo non è affatto un problema, anzi, a mio avviso aiuta ad entrare ancor di più nell'atmosfera che Oshii vuol far pervenire allo spettatore, non necessariamente occorrono delle parole o dei dialoghi per spiegare questo o quel segmento, non servono, sarebbero addirittura superflui.
Quando poi quelle immagini riguardano i velivoli riprodotti in ogni minimo particolare tanto da renderli quasi reali, oppure i periodi di volo con conseguenti sfondi meravigliosi sapientemente miscelati da un perfetto uso della computer graphic, beh, rimanere estasiati è il minimo che si possa fare. Un po' meno invece per quanto concerne il chara design dei personaggi, abbastanza semplice e molto poco espressivo, non troppo di mio gusto.

Il comparto tecnico del film nonostante questo piccolo neo (che magari ad altri non recherà fastidio, perché no) è indubbiamente il principale fiore all'occhiello di cui andare orgogliosi, il lavoro svolto dalla Production I.G. definirlo egregio non è certamente un'eresia.
I diritti italiani di questo lungometraggio appartengono alla “Dall'Angelo Pictures” che ha svolto un più che discreto compito. Le voci dei protagonisti sono stati affidate a David Chevalier (Kannami) ed Eleonora Reti (Kusanagi) i quali non hanno affatto sfigurato immedesimandosi a pieno nei ruoli interpretati. Tra i personaggi secondari è possibile invece ascoltare tra gli altri Flavio Aquilone, Domitilla D'Amico, Valentina Mari e Selvaggia Quattrini, davvero niente male.

The Sky Crawlers è sicuramente un film che consiglio di vedere almeno una volta - fin oltre i titoli di coda, mi raccomando -, uno di quei casi in cui dopo la visione si rimane bloccati per qualche istante a riflettere, e quando accade ciò significa che qualcosa dentro ci ha lasciati, qualcosa di profondo che solo le grandi opere sono capaci.


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Rieper

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Oshii Mamoru ci ha regalato un bell'anime sotto ogni aspetto, da quello grafico a quello tematico. Già, perché qui non ci sono solo combattimenti aerei (anzi, sono pochini) ma moltissimi dialoghi, nonché tematiche attualissime messe in ballo, come i bambini soldato.

In un mondo assai simile al nostro delle organizzazioni creano una sorta di guerra/spettacolo basato sul combattimento aereo tra bambini non in grado di crescere, probabilmente tramite droghe o clonazione. Tristemente, quando abbattuti, i piloti vengono rimpiazzati da altri ragazzi, che rimarranno in carica come piloti da caccia fino alla loro morte.

Tecnicamente la CG è al limite del fotorealismo, mentre i disegni si attestano su livelli discreti, ma comunque gradevolissimi. Il comparto audio è di buona fattura, il rombo dei motori degli aerei da caccia è splendidamente realizzato, ed anche le musiche svolgono perfettamente il loro lavoro, dando un tocco che va dall'evocativo al malinconico.

Questo anime merita di essere visto almeno una volta, perché mostra molti aspetti della vita che spesso vengono ignorati o messi in secondo piano. Non è una storia per tutti, lo ammetto, ma con gli innumerevoli anime stereotipati che ci sono in circolazione penso sia più un pregio che un difetto. Buona visione.


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moky_v

Episodi visti: 1/1 --- Voto 6
Lento, lento, lento! E alla fine? Non è accaduto nulla! Una storia con un grandissimo potenziale ma sviluppata nel modo sbagliato.
Indiscutibile la bellezza e perfezione dei combattimenti aerei, un lavoro di computer grafica veramente fantastico: il design degli aerei è molto curato fin nei dettagli e le dinamiche aeree sono molto realistiche; anche le musiche sono molto belle e si adattano bene all'atmosfera. Per contrasto, il character design è invece molto povero, semplice, e i movimenti delle persone molto goffi.

La storia è tirata per le lunghe e appesantita da un sacco di scene noiose senza un'effettiva utilità, e da dialoghi lunghi, piatti e altrettanto inconcludenti.
Della storia sappiamo poco e nulla, non c'è un contesto socio-politico, si sa pochissimo dei trascorsi dei personaggi e ancor meno di cosa gli accadrà dopo. Quando infine si comincia ad avere un quadro della situazione e arriva il momento in cui finalmente può accadere qualcosa, quel qualcosa non accade e il film finisce.

In definitiva, credo che si sarebbero potute riassumere queste 2 ore di film in un prologo di una ventina di minuti, e sfruttare il tempo rimanente per sviluppare di più la storia. Voto 6.5


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Franzelion

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Mah, sinceramente ormai non mi stupisco più. Con Oshii è sempre la stessa storia: o "capolavoro", o quasi. Mentalmente Mamoru è sempre avanti, sempre a guardare "al di là" dell'apparenza, ma anche in senso più concreto, ovvero a guardare "oltre" inteso come in un futuro prossimo, o talvolta remoto.

Questo film è prima di tutto un'intelligentissima critica alla guerra, mostrando come sia in realtà una cosa così inutile e infantile e che dai "grandi" del mondo viene fatta quasi come gioco, che in questa storia sono proprio i Kildren, dei ragazzini che non possono crescere oltre un certo punto (umanità che non riesce a maturare e continua a commettere gli stessi errori, muovendo guerra ogni volta - nota bene), a fare la guerra, anzi, sono stati creati per quel preciso scopo, e intanto gli adulti se ne infischiano abbastanza di queste guerre, come se fosse qualcosa di "superato", rivolto cioè solo a un pubblico infantile e non cresciuto.
Per il resto siamo difronte al solito lavoro di Oshii, dai ritmi volutamente lenti che danno spazio alla cura dei dettagli e a una miglior caratterizzazione del mondo e dei personaggi rappresentati. E anche qui non poteva mancare quel clima triste e malinconico tipico delle sue produzioni, dai contenuti pessimistici, ma originali e di elevata profondità concettuale, che fanno riflettere sul presente, su quello che siamo e dobbiamo/vogliamo fare e sulla strada di cui abbiamo diritto di scegliere. Tutto questo però in un contesto mai visto prima, parlando sia del tipo di personaggi che di ambientazione e ruoli.

Eccezionali le animazioni, così come le sequenze aeronautiche in computer grafica, davvero magnifiche. Invece il chara design vero e proprio l'ho trovato un po' troppo poco vario, e per certi versi rassomigliante a quello di Naruto (il protagonista ricorda Itachi, tale e quale). Stupenda la colonna sonora, Kenji Kawai svolge appieno il suo dovere, creando un'atmosfera magnificamente eterea che avvolge perfettamente lo spettatore in ogni situazione, dando all'anime stesso un'aura malinconia, quasi surreale, che ben si appresta al contesto.

Tutto questo, e altro ancora, è Sky Crawlers, altro gioiello imperdibile di Oshii, altra ventata fresca di contenuti nuovi e avvincenti. Alla prossima, mio caro Mamoru, sto ancora aspettando il momento in cui tu mi deluda, sperando che non arrivi mai.


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M3talD3v!lG3ar

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Mamoru Oshii: quante altre volte questo signore dovrà "traumatizzarci" con il fascino crudele delle sue opere? Io spero, e credo, tante.
The Sky Crawlers è l'ennesima lampante dichiarazione d'amore all'animazione da parte di un artista che sembra essere nato per dirigere film. Nel 2008, il film figura alla 65ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, in coppia con Ponyo sulla Scogliera: un'accoppiata monumentale, che fornisce prove della piena vitalità del settore animato nipponico.

Oshii deve cimentarsi in un adattamento complicato, come lo stesso Hiroshi Mori, autore del soggetto, gli fa notare. Ma alla base del progetto vi è un appoggio solido e rincuorante. La produzione è in mano alla Production I.G, già all'opera su altri precedenti titoli di Oshii, nota per l'impiego di tecniche digitali all'avanguardia. Anche in quest'occasione, la faccenda si rende subito seria: bastano pochi secondi, per immedesimarsi completamente. Ci si sente sfrecciare al fianco dei "cavalieri del cielo", tra lembi di nubi e nastri di fumo, nell’ampia scacchiera celeste che si dipana sullo schermo. L'incredibile senso di profondità, reso possibile dalla regia impeccabile, dona allo spettatore un'esperienza avvolgente, cui si affianca non troppo tardi un senso d'afflizione, generato dal gravoso trapasso di pilota. Ma quella in atto è una guerra, e morire fa indiscutibilmente parte degli "inconvenienti" del mestiere. Li chiamano Kildren (dalla fusione di "kill" con "children"), e sono gli eterni e giovanissimi partecipanti al gioco della guerra, ragazzi prodigio, "les enfant terrible" ("i bambini terribili") - citando Metal Gear Solid, videogioco, a mio parere, molto affine tematicamente - coloro che si sentono vivi solo sguainando le ali sopra le lande pianeggianti di una terra che non gli appartiene, che fa loro da nido insicuro quando è il momento di ripiegarle. Combattono una guerra tra fazioni che forse nemmeno esistono, ma che necessariamente devono "giocare alla guerra", intrattenere gli spettatori, che da casa attendono con ansia di glorificare i vincitori, i designatori di un illusorio riposo (una speranza di pace), che al contrario non farà che precedere la riapertura dei giochi.

«La gente ha bisogno della guerra per sentirsi viva, proprio come noi ci sentiamo vivi quando combattiamo nei cieli. E poiché la nostra guerra è un gioco che per sua stessa natura non deve finire mai, come tutti i giochi ha bisogno di regole, per esempio: dev'esserci un nemico che non può essere sconfitto»: le parole che Suito Kusanagi, personaggio più emblematico del gruppo, rivolge a un certo punto a Yuichi Kannami, protagonista della vicenda, sono tanto chiarificatrici quanto ermetiche, ma è con queste che voglio chiudere il discorso trama, che ancora una volta il Maestro Oshii gremisce di significati, che non possono certo trasparire nel modo migliore da una recensione.

L'opera comunica anche e soprattutto attraverso il montaggio, la scelta dei colori, la velocità e la portata dei gesti, elementi che mutano fortemente aspetto a seconda del "modello di vita" cui i protagonisti si attengono: la vita-non vita "terrena", ossessiva, priva di emozioni, perennemente in stato di stallo, da una parte; la vita "celeste", adrenalinica, costantemente sull'orlo della morte, ma quanto mai "vera", dall'altra. E se è nei piccoli cenni quanto nei lunghi silenzi, o nell'essenza astrusa di poche risposte a tante domande, che si dipana la meravigliosa sceneggiatura di gran parte del film, sul versante impetuoso, quello governato dalle incontenibili scie dei caccia, è la musica di Kenji Kawai ad imporsi, come sempre, con grande effetto.

The Sky Crawlers[/]> è in definitiva uno di quei lungometraggi che, lo si voglia o no, lasciano pensare, per motivazioni che possono facilmente variare a seconda dell'interpretazione delineata. Sconsigliato ai patiti dell'azione serrata: non si facciano inebriare dal tripudio di effetti dei minuti iniziali. C'è molto di più dietro i miracoli della computer grafica.


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Eomm

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Brevissima panoramica sulla trama, evitando "la morale": è in atto una guerra tra due società belliche a cui è stata appaltata da diversi committenti. Questa guerra si combatte in cielo su rombanti aerei pilotati da Kildren, ragazzi che rimarranno tali e non diventeranno mai adulti, con la possibilità di vivere per sempre.

Attenzione: la seguente parte contiene spoiler

Il messaggio che vuole passare il regista è molto forte: la guerra, in questo film, è solo uno sfondo. Non viene spiegato come nasce, come si alimenta, nulla, è LÌ e BASTA. Ciò dà allo spettatore quel senso di impotenza che lo relega ad essere solo "passivo" spettatore di una guerra che "non può fermare", se non incitando il pilota Kannagi a porvi fine. Questa guerra assumerà un senso solo a metà, quando ci verrà detto come uno schiaffo che questa lotta serve solo a far percepire la pace: senza guerra la gente si "abituerebbe" alla pace senza sentire il bene che porta.

Questo non è l'unica storia dentro questo bellissimo film, ma è narrata anche la malinconica storia dei Kildren, questi bambini che non cresceranno mai, nati con lo solo scopo che muoiano in battaglia: "A cosa serve crescere quando siamo allevati per morire?". Una delle frasi disarmati pronunciate da Kannagi.
Con l'evolvere il personaggio si porrà sempre più domande a cui non darà risposta, ma le riceverà dal caporale Kusanagi (omaggio di Oshii a Motoko di GITS voglio pensare), instabile Kildren che passerà da freddi ordini, a lacrime di odio verso di loro, verso quel corpo che non cresce verso quei ricordi che non vogliono restare, verso il loro creatore...
"Tu devi vivere per cambiare le cose!"

Il senso dell'infinito: la fine del film è a dir poco disarmante, almeno io sono rimasto shockato, e non la spoilero perché sarebbe un crimine; ma solo nelle battute finali, quando è il momento di affrontare il "boss finale", quello invincibile che fa proseguire la guerra ad oltranza, quello che dà morale ai nemici... solo allora si sente la parola "padre".
Per tutto il film "la madre" è a terra, la "meccanica" che ripara e controlla i velivoli. Lei coccola i suoi "uccelli" per mandarli in cielo dal padre ad ogni missione.
Un senso di salvezza a terra viene oscurato solo quando il pilota è in cielo... e anche se dovesse tornare a terra con uno schianto, vi è sempre il "ritorno alla madre" come liberazione e rinascita.

Fine parte contenente spoiler

Non mi dilungo sul lato tecnico, ho visto la versione bluray e l'ho trovata fantastica. Vedere le nuvole aggrovigliarsi tra le eliche degli aerei è stato bellissimo. Audio e video dal top, animazioni quasi maniacali, fluidità eccelsa!
Anche il doppiaggio l'ho trovato buono anche se non pazzesco; però ascoltando l'audio in giapponese, ritengo che l'adattamento italiano abbia rispecchiato ciò che voleva il regista dalle voci e questo è da apprezzare sicuramente.
Avviso già i futuri spettatori di questo fantastico lungometraggio d'animazione di attendere oltre i titoli di coda (anche perché la song finale è molto bella) per avere una sorpresa: a voi decidere se essere amara o dolce.


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Turboo Stefo

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
The Sky Crawlers è un opera unica e magnifica che porta il segno di vari premi, un traguardo difficilmente raggiungibile dai prodotti d’animazione giapponese, e tra i vari è doveroso citare il premio della critica come migliore colonna sonora dalla giuria dei giovani e l’ancora più ambito trofeo di vincitore al Digital Award Future Film Festival, entrambi vanno proprio a colpire dove l’opera dà il suo meglio.
L’edizione italiana è prodotta dall’angelo Picture ottimamente, peccato però che sia stato ricevuto abbastanza freddamente dal pubblico italiano e questo è inspiegabile.

C’è un mondo dove due la guerra viene data in appalto a società apposite, nel caso del Giappone la ditta è la Rostock che fornisce costantemente aerei, armi e piloti per combattere questa guerra, ma non sono piloti normali, si tratta di Kildren, esseri umani che rimangono permanentemente in età adolescenziale. Per la precisione la storia racconta l’avventura di Kannami, l’ultimo pilota arrivato nell’unica sede diretta da una Kildren. Kannami sarà pensieroso all’arrivo, tutto gli sembra già visto, ma questo senso di familiarità passerà in fretta in secondo piano perché sarà incuriosito dal fatto che il pilota di cui prende il posto non sia presente come da prassi e nessuno glie ne vuole parlare.
Riuscire a parlare della trama è problematico, in due ore ci sarà un lento ma costante evolversi degli eventi, dove le nostre ipotesi e supposizioni riceveranno lentamente conferma o smentita. Il ritmo narrativo potrebbe disarmare qualcuno, ma dona un tocco pragmatico perfetto per l’atmosfera del film e anche se ci saranno scene prive di parole sarà nei gesti che dovremo guardare per riuscire a capire tutto. Una storia intrigante, piena di misteri e malinconica, con un finale che potrebbe disarmarci, ma allo stesso tempo farci sorridere, ma sicuramente ci farà riflettere. L’epicità degli ultimi istanti è memorabilmente struggente.

L’idea originale è di Hiroshi Mori, che ha prestato la sua idea alla Production I.G. per farne un capolavoro e grazie anche all’aiuto della regia Oshii si può dire che ci sia riuscita. Il regista di opere famose quali Ghost In The Shell e Patlabor non si smentisce e regala anche a quest’opera un'impronta inconfondibile, soprattutto nelle scene di combattimento aereo dove ci sentiremo spaesati per le continue giravolte e cabrate senza trovare un punto dove orientarsi, proprio come fossimo piloti veri.
Il character design è semplice, forse troppo, raramente riusciremo a percepire particolari stati d’animo dallo sguardo o dai volti ma comunque riuscirà a nell’intento di donare uno sguardo maturo a dei volti giovani, compito non semplice.
Ed ora la parte principale del comparto grafico, la Computer Grafica, o CG. La Production I.G. sforna indubbiamente un capolavoro sotto questo aspetto, i personaggi saranno la sola cosa “manuale” presente, tutto il resto è magistralmente creato al computer, dai fondali agli oggetti, e tutto combacerà perfettamente senza creare stonature di sorta, il che è una rarità. Gli aerei saranno magnificamente ricreati, così come gli effetti particellari del fumo e degli spruzzi d’acqua e le scie di vapore nelle scene di pioggia, senza dimenticare le scene di combattimento con piogge di detriti in seguito ad esplosioni. Il tutto si svolge su fondali sublimi, sembrano quasi fotografie se non fosse per il movimento e per il senso di profondità incredibile, sembrerà di trovarsi veramente in volo sopra delle lande verdi o in mezzo ad un cielo senza fine, circondati solo dalle nuvole.
Se non si fosse capito ogni parte digitale è perfettamente curata in ogni dettaglio, perfino nei riflessi all’interno dei cockpit e quelli sulle gocce d’acqua.

Subito nella sequenza iniziale potremmo sentire la sinfonia di un’arpa incredibilmente piacevole, ci ipnotizzerà unita al volo tra le nuvole che vedremo nel video. Per il resto c’è poco da segnalare, avremo altre musiche di un certo spessore ma quella principale rimarrà la più rappresentativa e nei lunghi silenzi dove non saremo assordati dai rombi dei motori potremmo sentire una sinfonia di rumori, dai passi alle cerniere delle giacche, dal tonfo di una porta che si chiude al rumore di un bicchiere posato delicatamente su un tavolo. Ci sarà sempre qualcosa a riempire le nostre orecchie.

L’edizione dall’angelo Picture è più che ottima, l’encoding video è a livelli altissimi, sia nel Bluray-Disk che nell’edizione DVD e anche l’audio è presente in ottima qualità in vari formati, senza contare la possibilità di sentire l’audio originale giapponese.
I contenuti extra son quasi assenti, ma vedendo il basso prezzo a cui è venduto non ci dispiacerà più di tanto.

Un anime da vedere, da sentire e da capire, con la vista, con l’udito, con la mente e soprattutto con il cuore, si rimane scioccati alla profondità finale raggiunta dall’opera e se si avrà la pazienza di vedere la fine dopo i titoli di coda avremo un piccolo extra che ci renderà ancora più tristi.


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__Setsuna__

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Prima di effettuare questa recensione ho voluto attendere di visionarlo una seconda volta, e devo dire che è stata una giusta scelta, sopratutto perché rivederlo in Blu-Ray Disc originale è decisamente tutto più appagante. Ho potuto anche valutare le differenze dei doppiaggi, dato che la prima volta l'ho visto sottotitolato e, come al solito, il doppiaggio giapponese è un gradino superiore in tutto e per tutto.
Questa "nuova" Dall'Angelo Pictures non so dove diamine abbia preso i doppiatori, perché secondo me, peggio di cosi non si poteva fare; gli passo giusto alcuni personaggi che hanno una tonalità "piatta" come si addice, giustamente, a questi Kildren, i quali denotano un atteggiamento decisamente depresso e routinario.

La storia parte con un bellissimo combattimento aereo, delineato superbamente nei minimi particolari, con scene sbalorditive, grazie ad una computer grafica decisamente all'avanguardia che rende il tutto uno spettacolo per le pupille dello spettatore; peccato solo che finita questa breve introduzione si entri in un susseguirsi di dialoghi, che per quanto interessanti e ben fatti possano essere, rendono un po' pesante e affaticante la visione. Fortunatamente alcune piccole e veloci esercitazioni, risollevano il morale e aiutano a proseguire la visione del film in maniera più scorrevole.

Venendo un po' alla trama, il tutto ruota attorno al protagonista, anche lui Kildren, che cerca di scoprire cosa si cela dietro a questi strani "bambini" che fanno la guerra e il motivo per cui devono vivere le giornate senza alcun significato, se non quello di obbedire agli ordini del loro comandante e combattere con i propri aeroplani. L'atmosfera piatta e poco espressiva di questo mondo fantastico, del quale vediamo solamente una piccola e insignificante parte in cui è situata la base dei nostri ragazzi, è rappresentata in maniera eccellente, attraverso colori cupi e personaggi caratterizzati molto bene. In questo caso l'esperienza del grande Mamoru Oshii ("Ghost in the Shell") si fa notare.

Tecnicamente parlando, si vede che siamo di fronte ad un grande titolo, con disegni e animazioni di alto livello, contornati da una magnifica e pulita computer grafica. Faccio solo una critica per il character design dei personaggi, il quale risulta molto semplice, privo di dettagli e, se proprio lo si vuol dire, non al passo con i tempi. Il comparto sonoro è magnifico, con un DTS che spara a dovere, immergendo perfettamente lo spettatore nelle battaglie aeree, ma anche regalando una pulizia dei dialoghi sublime. Il tutto è accompagnato da una colonna sonora magistrale, che ricorda molto il film cult Ghost in the Shell.

Concludendo, posso affermare che, nonostante i tanti pregi, The Sky Crawlers non è riuscito a prendermi nel profondo e nella maniera giusta. Mi aspettavo di più da un grande regista come Oshii, perché dopo aver visto Gost in the Shell il metro di paragone è decisamente elevato, ragion per cui, più di 8 non mi sento di dargli.


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HaL9000

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Lo stile di Oshii, si sa, è di non facile comprensione per chi si approccia alle sue opere. I tempi dilatati, i lunghi silenzi (che dicono più cose di mille parole), le lunghe inquadrature fisse, l'atteggiamento degli stessi protagonisti, che pare distaccato e privo di vere emozioni, rendono le sue opere impegnative da visionare.
The Sky Crawlers non fa eccezione, anzi, queste caratteristiche paiono ancora più marcate. In questo film riflessivo e filosofico, lo spettatore deve continuamente sforzarsi di comprendere, attraverso molti piccoli indizi (una frase, una parola, un dettaglio, un gesto), la struttura portante della trama, il perché delle cose e dove il regista vuole arrivare. Sotto questo punto di vista sarebbe molto utile anche rivedere il film almeno un paio di volte.

Nulla è lasciato al caso, anche le cose meno importanti: è lo spettatore a dover comporre le tessere di un mosaico, per lo meno per comprendere il contesto della storia. E' per questo motivo (ma ce ne sarebbero molti altri in effetti) che io apprezzo moltissimo questo regista, anche se mi rendo perfettamente conto di quanto non sia facile apprezzarlo.
La storia ruota attorno ad una non meglio specificata guerra, in un presente alternativo, contro non ben definiti nemici, che paiono del tutto impersonali, come se non fossero esseri umani incarnati, ma solo delle figure metaforiche. Nessuno di loro, infatti, compare mai in due ore di film; solo uno, il cosiddetto “Maestro”, viene ripetutamente citato e identificato con un particolare aereo, ma mai mostrato. Intorno a questo personaggio aleggia un alone di mistero: che sia la nemesi dei protagonisti? L'angelo vendicatore implacabile, che anche solo ad incrociarlo nei cieli comporta la morte certa? Il liberatore che li scioglierà dalle loro catene invisibili? Oppure un semplice disertore?
A complicare ulteriormente le cosepoi, c'è che la guerra è portata avanti da due “Corporations”, ossia due aziende private a cui è stata, per così dire, appaltata la conduzione delle operazioni belliche, e che il tutto prevede una capillare copertura televisiva.

Una cosa che si delinea man mano che si prosegue la visione (ma attenzione, non c'è niente di certo, niente che venga alla fine rivelato completamente) è che i personaggi sono delle marionette, che qualcuno manovra i loro fili da dietro le quinte e che la guerra che stanno combattendo non è una guerra come noi la possiamo abitualmente intendere. Anche il loro aspetto fisico, a ben vedere, lascia intravedere questo aspetto: essi paiono muoversi con un certo distacco dalla realtà che li circonda, con i visi impassibili, con lineamenti che li fanno assomigliare più a dei pupazzi che non a degli esseri umani. Basta vedere il comandante della base aerea, Kusunagi: non pare forse una bambola o un un manichino?
Che i piloti abbiano o meno consapevolezza di ciò che accade, e fino a che punto, non è dato sapere. I loro ricordi sono annacquati, sfocati, indefiniti. Reminiscenze fanno talvolta capolino nella loro mente, ma non è possibile capirne l'origine. La loro vita appare monotona e ripetitiva (e quando dico “ripetitiva”, intendo in senso stretto). Solo il protagonista principale del lungometraggio pare avere, ad un certo punto, una illuminazione: un piccolo dettaglio, apparentemente insignificante, e la camera, con un intenso primo piano, sottolinea questo momento. Nessuna parola però. Che lo spettatore tragga le proprie conclusioni da solo.
Il comandante della base, lei si, ha chiaro il gioco a cui tutti stanno partecipando. Molto probabilmente anche la responsabile della manutenzione degli aerei (donna non giovanissima) sa tutto quello che accade e che accadrà. Gli altri paiono vivere giorno per giorno, ripetendo i gesti all'infinito fino all'abbattimento (inevitabile) dei loro caccia. A quel punto qualcun altro prenderà il loro posto.

Dal punto di vita tecnico, trattandosi di una produzione I.G., non ci si può aspettare niente di meno che l'eccellenza. Anche se il character design dei personaggi è un po' particolare (ma come ho scritto sopra, credo che sia un fattore intenzionale), i fondali sono curatissimi e le scene dei combattimenti aerei splendidi, anche se un po' freddi per l'uso massiccio di CG. Ammetto che qualche scena di combattimento in più avrebbe fatto piacere anche al sottoscritto.
Le musiche del maestro Kawai (collaboratore di Oshii anche in altre opere) sono intense e splendide.

Una curiosità. Chi ha avuto modo di vedere “Ghost in the Shell - Innocence”, avrà senz'altro notato come The Sky Crawlers sia disseminato di tante piccole citazioni che lo riguardano. La più plateale? Il comandante della base assomiglia parecchio alla Motoko (hanno anche lo stesso cognome), frutto della fantasia di Shirow; in particolare c'è una inquadratura presa pari pari dal suddetto film.
Un suggerimento: aspettate la fine dei titoli di coda, ed appariranno ancora un paio di minuti di film; forse in quei due minuti si possono comprendere più cose che in tutto il resto dell'opera.

mobil

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mobil

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
E' difficile descrivere l'angoscia ed è ancora più difficile descrivere il dolore derivante dalla scoperta dell'inutilità della vita in una società feroce, in cui lo scopo del sistema è quello di mascherare tale realtà facendola digerire in modo controllato per poi poter governare la lenta ed inesorabile apocalisse che è dentro di noi. Ma Mamoru Oshi ci riesce, anche se forse solo in parte. a magari per lasciarci riflettere sui quadri narrativi divisi da spazi diluiti e colmi di cupi silenzi. L'assurdo, il terrore e la coscienza sono i tre fulcri su cui si muove la narrazione,la quale tenta - perché altro non si può fare - di far affiorare in noi il ricordo dell'innocenza inconsapevole, dell'ancestrale, della verità. Il film ci permette di fare questo tentativo e ci fornisce gli strumenti per poter elaborare un percorso interiore verso la maturità, la rinascita e uno stato di consapevolezza che ci renda forti e padroni della nostra esistenza. Opera estrema e circolare, calligrafica e volutamente estetizzante che mette in scena la disperazione e le forme del vivere e del morire, dell'ordine e della sua negazione, del rito e dell'oblio rigenerante, dell'armonica supremazia materica della tecnica che l'umano trasforma in poesia, e guai se così non fosse. E guai anche se a non attendesimo il lampo di "luce" dopo i titoli di coda, altrimenti rischieremmo di esserci alzati senza esserne consapevoli. Complimenti a tutti, per averlo fatto e per averlo visto, per l'esperienza comune e vivificante che ci obbliga tutti alla responsabilità. E grazie alla Dall'Angelo per il sicuro sforzo distributivo e per aver realizzato un'edizione italiana impeccabilmente rara.


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Shujin

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
La ragione del mio voto è semplice. Il film è magnifico!
Non parlo della grafica o dei disegni etc... ma della trama che mi pare venga troppo sottovalutata da coloro che sono stati gli spettatori del film. Penso che questa sia particolarmente sofisticata e che qui, molto più che altrove, si nasconda dietro gesti, espressioni, silenzi. La luce è come la verità... acceca!
Questa è l'affermazione con cui si presenta il protagonista. Senza dubbio enigmatica e misteriosa, permette però di capire fin da subito che quanto vediamo è in realtà così chiaro e... trasparente che il nostro pensiero lo oltrepassa senza che ce ne accorgiamo. La realtà dei fatti è tutto ciò che vogliamo sapere, tutti gli interrogativi che ci poniamo e le risposte non date dai personaggi. Come il protagonista, siamo lasciati da soli ad affrontare i dubbi e la solitudine nell'attesa della rivelazione di ciò che già suppiamo e che quando arriva sembra non squoterci.
E i protagonisti sono ugualmente in possesso di quest verità, da qui matura infatti la loro lentezza e passività.
I ritmi lenti riproducono la visione che essi hanno della vita. Dimenticando il passato essi vivono ogni giorno come se durasse una vita intera.
La loro visione dilatata delle cose è perfettamente espressa dalla musica intensa e molto molto lenta.
Infine la computer grafica, pur segnando talvolta degli stacchi troppo netti, è realizzata magistralmente e i richiami ad altre produzioni non sminuiscono certo il film, la cui tematica non certo originalissima, è tale nel modo nuovo e incisivo in cui viene trattata.

Buona visione!


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travellerkino

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
The Sky Crawlers è probabilmente il miglior film di Mamoru Oshii, sicuramente il più equilibrato ed il più completo finora. "Sono arrivato ad un'età in cui non si è nè troppo giovani nè troppo vecchi per dirigere un film" dice presentando il suo ultimo capolavoro, ed in effetti è abbastanza evidente come con questo film il cinema di Oshii abbia definitivamente raggiunto la piena maturità espressiva. Di conseguenza, così come avevano già fatto altri suoi colleghi in precedenza, Oshii cerca di lasciare il segno, prova a trasmettere un messaggio forte alle nuove generazioni, cosa a dire il vero abbastanza insolita per lui, abituato a rivolgere la macchina da presa sempre verso sè stesso, ossessionato da un'instancabile ricerca introspettiva. Effettivamente per un ex sesantottino, cocciuto e ribelle, impegnato ai tempi dell'università nelle lotte studentesche contro il protettorato americano, deve essere abbastanza paradossale il confronto con l'attuale gioventù giapponese. Una generazione che si lascia tagliare fuori, chiudere in casa, abbindolata da un consumismo che ormai consuma sè stesso ed intrappolata nella ripetizione senza fine di un gioco inutile ed insignificante, di cui accetta passivamente le regole. Nessuno prova più a rompere il muro, tutti i partecipanti semplicemente si accontentano di una vita sospesa, condizionati da un'evoluzione che si è definitivamente arrestata. The Sky Crawlers è la fotografia di uno spirito che non riesce ad uscire dal guscio, ha smesso di espandersi e lascia che sia il Maestro a controllare la Zona, accettandolo come termine di paragone che definisce l'esistenza. Allo stesso tempo però è anche un segno, un cenno, la scelta di Cairn di lanciarsi oltre il punto di non ritorno, meglio una felicità amara piuttosto che una vita grigia e noiosa.
La sceneggiatura di Chihiro Itou scalpita tra le mani del regista, ma anche in questo Oshii dimostra il pieno controllo degli strumenti a propria disposizione, rifiuta la mera immedesimazione e si spinge oltre la visone del racconto, con quella struttura ciclica e brechtiana del film che ricomincia dopo i titoli di coda. Splendido il lavoro di Tetsuya Nishio, abilissimo nel far recitare i propri disegni attraverso un'attenzione continua per le espressioni del volto e per la gestualità dei personaggi. Eccezionale anche la direzione artistica di Kazuo Nagai e Takashi Watabe. Bellissimi i fondali 2D che ricordano le scenografie di un set hollywoodiano e bellissima anche la luce tarkovskijana, specialmente nelle scene in cui viene usata per portare i personaggi dal primo piano al dettaglio, accendendone il viso e bruciando con il nero i contorni dell'inquadratura. Come sempre accade nei film di Oshii, tutto ciò che non è Tarkovskij è Kubrick, per cui non mancano neanche i grandangoli impossibili e l'enfasi del rallenty, sebbene sia sempre molto ben dosato.
Le musiche di Kawai ormai non stupiscono neanche più e nonostante non riesca ad essere incisivo come in passato, entra perfettamente in sintonia con le immagini, prendendo per mano lo spettatore quando è il momento di ricostruire e (ri)vedere il vero film. Infine la Computer Graphics di Hiroyuki Hayashi: "Volevo qualcosa che potesse offrire al film un livello di realismo verosimilmente accettabile, senza però dare fondo a tutte le risorse del budget" spiega Oshii ed in effetti anche questa volta non si può certo dire che la I.G. abbia mancato il bersaglio. Le battaglie aeree sono perfette, le animazioni tengono conto di fattori che non sempre si possono dare per scontati in un anime ed ovviamente il livello di realismo raggiunto è molto più che accettabile. Gli effetti visivi sono molto più discreti rispetto a film precedenti come Innocence o Avalon e la fissazione di voler sempre impressionare rendendo ogni scena un quadro a sè stante è definitivamente svanita. L'intransigenza degli esordi si fa più pacata, ma di conseguenza anche più consapevole. The Sky Crawlers è il fascino più forte di un bacio appassionato, l'ossimoro di un cinema che sa essere luce fosca e cupa o la redenzione e la condanna che prendono forma dalla coincidenza degli opposti.


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Nae

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Mamoru Oshii in questa splendida opera di animazione non tratta il dramma uomo macchina, mente e corpo uniti o scissi; questo film è molto diverso non è una nuova versione della filosofia di Ghost in the shell.
Come sempre il problema anima e identità individuale è ben trattato, i personaggi sono complessi e hanno caratteri difficili, anche perchè sono eterni adolescenti. Il conflitto con il "mondo adulto" è forte e anche le accuse su come questo mondo si rapporta ai giovani.
Il fatto che i "bambini" (i Kildren) combattano per la pace di tutti dà un senso strano alla storia; ogni personaggio poi ha la sua personale visione sulla faccenda e man mano la trama si sviluppa le varie opinioni si scontrano e si confrontano, il tutto velatamente però mai in modo plateale; sono le emozioni a farla da padrone.
Sul piano grafico è ovviamente impeccabile e anche la colonna sonora è ottima, come atteso del resto.
Che dire: il film è lunghetto ma tiene incollati fino all'ultimo minuto ed è senza dubbio una grande opera che merita di essere vista.


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ivan180378

Episodi visti: 1/1 --- Voto 6
Questo anime di Mamoru Oshii mi ha deluso. E' una storia lunga più di due ore, ma di contenuto pressochè inesistente e riassumibile in trenta minuti. I tempi sono esageratamente e ingiustificatamente lenti. I personaggi sono tutti egualmente apatici. Gli eventi sono scarsi. Certo, ottima la grafica e l'animazione. Ma manca la storia e mancano dei ritmi che non facciano cadere dal sonno. Insomma: noioso. Peccato: da Mamoru Oshii non me l'aspettavo. Anime sufficiente quindi, di cui ne consiglio la visione solo in mancanza d'altro.

Ludi

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Ludi

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Il Maestro Oshii Mamoru è noto per saper usare il mezzo dell'animazione per riflessioni filosofiche sulla natura umana, producendo film che sono spesso degli autentici capolavori, a partire da una delle sue prime opere, Angel's Egg. Questa volta, però, ha veramente superato se stesso nella descrizione dolorosa di un mondo ove la guerra, combattuta di ragazzi destinati a non uscire mai dall'adolescenza, è un semplice strumento commerciale per "dare significato al termine pace". La tecnica d'animazione è sbalorditiva, ma quel che più colpisce è la capacità di farci dimenticare, con la trama e la costruzione del personaggio, che ciò che stiamo osservando non sono uomini in carne ed ossa, ma disegni. Certamente uno dei vertici del cinema, non solo d'animazione.


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Goidil

Episodi visti: 1/1 --- Voto 5
Una produzione spezzata tra i tediosi siparietti "a terra" e le esaltanti fasi "in volo". Peccato solo che quest'ultime siano realmente poche.
Un film che punta al dettaglio: si preoccupa di rendere al meglio la componentistica di armi e aereoplani, di restituire con frenesia i combattimenti in volo. Si dimentica, con notevole imbarazzo, di mettere in piedi una sceneggiatura che segua un filo logico, che fornisca un minimo di background bellico, che leghi in modo saldo le sezioni "in aria" e quelle "a terra", oltre che lo scontato atterraggio del velivolo, simboleggiato dalla fanciulla e dal cane. Ma sopratutto dimentica di dare ai personaggi una sensata caratterizzazione psicologica: sono tutti esseri identici tra loro, apatici, incapaci di provare emozioni. Si fatica addirittura a distinguerli, tanto è vago il character design. Che sia un fattore comune ai Kildren o sia (probabilmente) legato a una disumanizzazione causata dalla guerra è più che probabile, ma ciò non toglie che il ritmo ne risenta e lo spettatore risulti spazientito.
Ne deriva un film che parla di eventi bellici in maniera distaccata, senza fornire motivazioni storiche/politiche, né interpretazioni circa i conflitti così altolocate, come Oshii lasciò intendere più d'una volta ("non c'è pace senza guerra" è una sentenza decisamente vecchia), ma anche un film che parla di rapporti umani, senza ricercare (che bizzarria!) la partecipazione e il coinvolgimento dello spettatore.
Colossale delusione questo The sky Crawler...

n00dles

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n00dles

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
In un imprecisato momento storico due organizzazioni combattono nel blu dipinto di blu una guerra che non avrà mai fine, è infatti un immenso gioco cui la pacifica umanità assiste come ad una partita di calcio, o di rugby vista l'atmosfera molto british. A combattere con lacrime, sudore e sangue questo conflitto sono chiamati i Kildren, uomini artificiali condannati a non invecchiare mai e a combattere per sempre... e fin qui nulla di nuovo, il gioco violento visto come unico residuo di brutalità primordiale per un'umanità altrimenti paciosa come una legione di teletubbies ed esseri artificiali in crisi di identità sono territori che la fantascienza esplora almeno da 3 decenni (Philip Dick lo fa dal '68). Allora cos'è che rende The Sky Crawlers un bellissimo film? Il dipanarsi lento e languido (a parte le brusche accelerate dei combattimenti aerei) ma mai sdolcinato di una storia d'amore, guerra e mistero. Sembra che Oshii abbia finalmente trovato la combinazione alchemica per miscelare al meglio un registro narrativo geometrico, minimale, spiccatamente giapponese con un'attitudine a narrare per immagini, senza lunghi monologhi e spiegazioni didascaliche, decisamente più occidentale. Forse per questo è il migliore.


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daniel

Episodi visti: 1/1 --- Voto 6
Premetto da subito che Mamoru Oshii é in assoluto il mio regista preferito, ci sono a parer mio pochi registi nipponici in grado di competere seriamente con lui ( mi vengono in mente Satoshi khon e Miyazaki, ma nulla di piú ).
Ogni suo lungometraggio animato in genere si è sempre rivelato essere un capolavoro praticamente in tutti ( o quasi ) i punti di vista (regia, animazioni, storia,musiche, ecc...).
Purtroppo non si può dire la stessa cosa di questo Sky crawlers.
Il motivo è dovuto non tanto alla regia (ottima, e pur sempre Oshii!), ma alla storia e agli elementi presentati : a parer mio poco originali.
Infatti, guardando gli elementi del lungometraggio (soprattutto i meccanismi, in modo particolare gli aerei da guerra e l'ambientazione ) ho avuto come l'impressione che il maestro, assieme al suo team di produzione, avviano deciso di prendere in prestito da altri lungometraggi gli elementi per quest'ultimo:

-I caccia: sono praticamente identici (o quasi) ai caccia a doppia elica visti in ali di honneamise (quest'ultimo prodotto dalla Gainax).

- le musiche: mi sono sembrate tristemente simili a quelle dei vari film di Patlabor.

- L'ambientazione: una fusione tra i paesaggi europei ( e fin qui nulla di strano ) e gli ambienti del giá citato Honneamise.

Ora parliamo del lato tecnico:

- character design: carino, ma preferivo quello dei suoi film precedenti, che risultava più cinematografico e meno cartoonesco.

-animazioni: la I.G. production è senza ombra di dubbio tra i migliori studi di animazione giapponesi, ma guardando i vari lungometraggi sfornati da quest'ultima si notano in genere due fattori: il primo sono le animazioni: buone ma in genere scattose, e qui purtroppo sembra che questo fattore prevalga più del solito, secondo, è la computer grafica: anche questa di buona fattura ma che tende a discostarsi troppo da quelle che sono le animazioni tradizionali, risultando nel suo complesso mal amalgamate.

Se a questo aggiungiamo dei ritmi di narrazione forse eccessivamente lenti, si capisce che nel suo complesso non si ha a che fare con un capolavoro.

Oshii ci ha sempre abituato a ritmi lenti di narrazione, ma qui in la cosa non gli riesce come suo solito.

Per carità, nel suo complesso l'opera non e propriamente malvagia, ha comunque i suoi colpi di scena ( non molti comunque), che porteranno sicuramente a rivedere almeno due volte questo film animato, dopodiché vi rivolgerete altrove.

Il caro Oshii ci ha abituati a molto meglio, ma capisco che, come tutti gli altri, sia anche un essere umano e non tutte le ciambelle che crea gli possano venire con il buco ( sembra abbia "timbrato il cartellino", nulla di piú ).

Apprezzo comunque il suo "tentato" cambio di rotta.

Voto: 6.3

Sarà per la prossima volta.

Lazarus

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Lazarus

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
E' stato già detto molto su questo film nei precedenti commenti, per cui cercherò di essere essenziale. E' un film che merita di essere visto, in particolare se apprezzate Oshii come regista, ma di sicuro non è un film per tutti. Per essere "letto" richiede infatti un "empatica partecipazione" da parte dello spettatore alla sfera emotiva dei personaggi, e al lento ma inesorabile fluire della narrazione, che magari non tutti sono disposti a concedere, ma se si avrà la volontà e la capacità di farlo, The Skay Crawler saprà lascarvi qualcosa.
Di per sè la trama è appena abbozzata, non molto originale, e a conti fatti pretestuosa, allo scopo di raccontare una storia fatta non di eventi ma di emozioni, mai plateali ma appena accennate nel delinearsi del sottile mutamento di volti per lo più inespressivi, o da quella parola pronunciata al termine di lunghi secondi di interminabile silenzio. Un registro espressivo molto giapponese, aggiungerei.
Un ultimo paio di cose infine: primo, la passione, maturata negli anni in una vera ossessione di Oshii per quel bassotto-feticcio, che da fugace comparsa è assorto via via quasi al ruolo di protagonista. Secondo, non perdetevi l'ultima scena conclusiva alla fine dei titoli di coda!

Café Racer

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Café Racer

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Film molto bello, curato da Oshii in modo a dir poco maniacale, dalla colonna sonora alla fotografia, passando per la sua magistrale regia, lenta e inesorabile, quasi a rispecchiare la vita dei personaggi del film. A dir la verità è un film talmente contorto che alla prima visione non si riesce ad assimilarne tutto il contenuto, io soltanto dopo averlo tradotto e quindi rivedendolo un paio di volte sono riuscito a cogliere tutti i dettagli, un film che vale davvero la pena vedere.

Achille

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Achille

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Chi non ha mai visto le opere di Mamoru Oshii farebbe meglio a non guardare questo film. Ma chi non ha mai visto le opere di Mamoru Oshii si è perso alcuni dei i più grandi capolavori della storia dell’animazione, – e di quella cinematografica in generale. La trama (che non esporrò, ma che troverete riassunta nella recensione di Tacchan) è difatti solo un espediente per esprimere in punta di piedi la profonda e problematica riflessione filosofica che permea l’intera filmografia Oshiiana (ma che parola è? M’è venuta sul momento… ma ci sta bene, e non ho trovato altro). Inizialmente spiazzato da una essenzialità dei disegni e dei colori, davvero inusuale nei suoi film, si capisce subito che il tutto è finalizzato a rendere l’atmosfera di grande conflitto in una realtà surreale, monotona, spietata e agghiacciante. Una realtà dove ogni azione contiene significati altri; in un intenso simbolismo fatto di contrasti che non hanno soluzione. Se essere eternamente giovani comporta morire in guerra, se per sentirsi vivi si rischia la vita in battaglia, se rimanendo sempre uguali non si ricorda più il passato, se combattere significa mantenere la pace, e la vita di un kildren è una messa in scena perennemente ripetuta fatta di emozioni atroci e spente, imprigionata in un cielo di nuvole azzurro e morte; se si è solo delle marionette che recitano ruoli prestabiliti su un palcoscenico allestito per un intrattenimento necessario che sa di farsa (…Innocence), allora tanto vale tagliarsi i fili da soli. Tutto ad un ritmo sospeso e volutamente smorzato che scivola lentamente, come se fosse la percezione di un bambino di una vita rallentata e opaca, quasi sonnambolica, fatta di sentimenti emozioni riflessioni ponderati, freddi, lucidi. Tutto sottinteso, accennato, intuito, sussurrato, e gridato in quegli unici momenti di un’intensità straziante dove esplode (fisicamente e psicologicamente) la tensione che fino ad allora languiva impercettibile. E lì capisci che sembrava non essere accaduto niente, ma in realtà era accaduto tanto, e che tutto adesso ha preso forma e svolta irrimediabilmente in un binario che non farà mai più ritorno. Difatti niente ritorna, ma tutto è una ripetizione ciclica senza storia, in cui si ritrovano bambini grottescamente adulti; consapevoli di essere bambini, consapevoli di fare quello che devono fare, persi irrimediabilmente nell’insensatezza della loro condizione. Il tutto accompagnato dalle musiche del partner storico Kenji Kawai, delicatissime e ariose; anche se si deve dire che non hanno quella personalità e quella potenza evocativa ed ipnagogica della colonna sonora di Ghost in the shell – che ritengo un pezzo di bravura inavvicinabile. L’unica nota fuori armonica dell’opera è quel dannato cane che abbaia per tutto il film (dovevano strangolarlo o mitragliarlo come uno scolapasta… maledizione a Oshii e alla sua mania per i basettoni), decisamente meglio il bassethound di Batou che sta sempre zitto, o gli uccelli di Patlabor. In ogni caso è un opera intima, delicata e potentissima; con uno spessore e una profondità spiazzanti, e che pone una riflessione algidamente lucida e mai banale (in puro stile Oshii) i cui dubbi vengono lasciati all’interpretazione e alla soluzione di chi guarda con occhio attento e spirito partecipe. L’ultimo figlio di un genio complesso, che pone sottilmente tutte le sue riflessioni su quello che ancora resta del significato e delle problematiche dell’Uomo.


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Kxe50

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Bel film, The Sky Crawlers, veramente un bel film. Del resto da Mamoru Oshii (Ghost In The Shell, Lamù a beatiful dreamer, Innocence, Avalon) non mi sarei aspettato nulla di meno. Passiamo ora all'analisi dell'opera.
La storia ruota intorno alla figura di Yuichi Kannami e si sviluppa in un futuro alternativo, caratterizzato da guerre e conflitti mondiali. Il suddetto protagonista è un Kildren, un ragazzino che nonostante il passare degli anni non muta il proprio aspetto; ciò lo porta ad essere immortale, a meno che non venga ucciso direttamente: cosa peraltro possibilissima, pilotando Yuichi un aereo da guerra. La storia si sviluppa intorno alla figura di Yuichi e di Kusanagi un Kildren femmina (difficile esprimersi sulle distinzioni di sesso in questi casi). Ciò che immediatamente salta all'occhio dello spettatore riguarda gli aspetti tecnici dell'opera. Il disegno è sempre ben curato; i combattimenti aerei sono una goduria per gli occhi, la CG non dà alcun fastidio, anzi impreziosisce il tutto. I paesaggi sono stupendi, le animazioni pure, fluide come in pochi film. Particolare importanza assume la colonna sonora: Kenji Kawai dà il meglio di se'. I brani che accompagnano i combattimenti sono decisamente azzeccati, epici quando serve, a volte tristi e malinconici. Unica pecca, non ci sono motivi che rimangono impressi, il tutto risulta un pelo anonimo. Nulla da dire sul sonoro, che svolge il suo lavoro.
Il tipo di regia di Oshii è legato ovviamente ai temi trattati. Il ritmo è lento, veramente lento alle volte. Spesso Oshii si sofferma sullo stessa immagine per diversi secondi, specialmente sulle panoramiche dei paesaggi.
Per quanto riguarda le considerazioni personali, The Sky Crawlers non è un film per tutti. In primis per la trama (di cui non voglio parlare, lascio a voi giudicare dopo la visione dell'opera) e le tematiche trattate; in secundis per il ritmo impresso dal regista al film. Per alcuni potrebbe risultare troppo lento, "Emotionless", a qualcun altro potrebbero non piacere i personaggi, che, per scelta del regista, non riescono ne' vogliono esprimere i proprio sentimenti (perlomeno all'inizio). Chi cerca l'azione ha sbagliato film. Perlomeno, c'è, ma fa solo da sfondo a quella che è la vera storia. Ha comunque le sue pecche come film. Al di là delle scelte del regista, del ritmo lento, la trama manca a volte di mordente. Sarà una scelta anche quella (o una mancanza?), ma spesso e volentieri si sente durante la visione. La CG ed il disegno spesso non sono integrati l'uno con l'altro a dovere. Oshii comunque lavora molto sul rapporto uomo/Kildren.
Come già detto, comunque, non è un film per tutti. Un'opera di spessore, che presenta alcune pecche, ma tutto sommato risulta piacevole. Il finale non è mal studiato, lascia pensare lo spettatore. Tutti i dubbi creatisi durante la prima parte del film verranno chiariti nella seconda. Il consiglio è di guardarlo in alta definizione: i paesaggi e i combattimenti sono veramente una goduria per gli occhi. Magari con un bel sistema 5.1, per godere appieno delle bellissime musiche e del sonoro. Tutto sommato, due ore veramente ben spese.
Per concludere, una frase che mi ha particolarmente colpito, simbolo del rapporto Kildren/uomo (detta dal protagonista a un ufficiale che accusa di immaturità Kusanagi): "Ma per le persone che possono morire l'indomani, c'è bisogno per loro di divenire adulte?"


 3
Tacchan

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
The Sky Crawlers è il nuovo film di Prodution IG uscito in Giappone lo scorso 2 agosto e già presentato in Italia al Venezia Film Festival.
L'opera è stata trasposta in animazione da una serie di romanzi di Hiroshi Mori che trattano tematiche nelle quali Mamoru Oshii, chiamato alla regia, di certo si sarà sentito a suo agio.
The Sky Crawlers è stato distribuito in Giappone da Warner Bros, major che probabilmente avrà il compito di occuparsi anche dei mercati internazionali, cosa questa che ci lascia buone possibilità che arrivi anche nei cinema italiani, anche se temo che non avrà da noi un grande seguito di pubblico.
Il film è scritto da Chihiro Ito, vanta del characer design di Tetsuya Nishio e delle musiche di Kenji Kawai.
L'anteprima italiana ha visto la presenza in sala dello stesso Mamoru Oshii, ma di questo parleremo in altra sede.

The Sky Crawlers racconta le vicende di un gruppo di piloti coinvolti in una guerra dai contorni non ben definiti, in un mondo alternativo che ricorda in qualche modo il nostro periodo storico adiacente al secondo conflitto mondiale. Vi sono tuttavia sostanziali differenze che lo fanno rientrare, più che nel genere storico, in quello fantascientifico.
I velivoli sono tutti pilotati da dei ragazzi denominati Kildren che hanno la particolarità di rimanere sempre giovani, senza invecchiare, e quindi potenzialmente sono in grado di vivere per sempre. Sfortunatamente il loro lavoro li mette in una condizione nella quale prima o poi saranno sconfitti e moriranno.
La guerra alla quale partecipano non sembra avere dei fronti e delle fazioni ben definite, il film si concentra soprattutto sulle singole storie di questi ragazzi, che nascondono segreti e la cui stessa esistenza pone alcuni quesiti decisamente interessanti e inquietanti.

Il tocco di Oshii è onnipresente e sfocia in una regia davvero splendida. Ciò nonostante definirei The Sky Crawlers come un'opera difficile, adatta ad un pubblico svezzato e che già ha avuto modo di apprezzare il regista, visto che presenta tutte le caratteristiche abbiamo avuto modo di conoscere in altri film di Oshii.
La narrazione per esempio risulta lenta, con lo spettatore che dopo essere stato introdotto nell'ambientazione vedrà il ritmo scendere fino quasi a fermarsi verso metà film, momento in cui io stesso mi sono trovato in difficoltà. Fortunatamente dopo qualche minuto le vicende prendono una svolta, non tanto perchè vengano introdotte sequenze d'azione che accelerano gli eventi, ma in quanto inizia a formarsi un quadro più chiaro, gli interrogativi diventano più evidenti, iniziano a intravedersi alcune risposte e pertanto la mente degli spettatori viene stimolata.
Le regia di certo non aiuta: se risulta mirabile per alcune scelte, come la riproposizione di alcune sequenze animate, che appaiono appositamente riciclate, e altri piccoli dettagli che non intendo rovinarvi, per altre aiuta invece ad appesantire la visione, come per esempio il tipico utilizzo di Oshii di sequenze poco animate, in cui la fanno da padrona silenzi o lunghi dialoghi. D'altro canto, tuttavia, tali momenti sono suggestivi e in grado di creare la giusta atmosfera, senza contare che offrono i minuti necessari per riflettere sugli spunti proposti.

Dal punto di vista tecnico vanno segnalate le impressionanti sequenze in computer grafica, molto spettacolari, sebbene a tratti stacchino in modo troppo evidente dalle parti realizzate con metodi più tradizionali. In queste ultime invece non vi è, come ho già accennato, grande dinamismo, sono in genere piuttosto statiche e giocano più che altro sui dettagliati fondali e sul messaggio che intendono comunicare. Una menzione le meritano le musiche di Kenji Kawai, davvero belle e varie, riescono ad adattarsi perfettamente a ogni situazione, dai duelli aerei alle sequenze più introspettive.

Le tematiche trattate risultano profonde e intelligenti, seppur non nuove nel panorama delle opere di Oshii.
Viene proposta una riflessione sulla guerra, o meglio, su come senza la guerra non potrebbe esserci nemmeno la pace e di conseguenza nessuno potrebbe apprezzarla. La guerra che non è mai necessaria per chi la subisce, ma che risulta utile soprattutto a chi la vede solo da spettatore. Inoltre si rivedono anche domande di tipo esistenzialistico: cosa significa essere umani? Cos'è la vita? Cosa può offrire gli stimoli per andare avanti quando le giornate si ripropongono sempre uguali alle precedenti?
Tutte vengono trattate con estrema intelligenza, con Oshii che riesce a far capire il suo punto di vista in modo velato, senza imporlo allo spettatore, che comunque deve darsi da fare per risolvere alcune domande e alcuni quesiti che sorgono verso la fine del film: "cosa voleva dire con quella frase o con quell'altra?"

The Sky Crawlers è un bel film, presenta probabilmente qualche problema di ritmo, ma si dimostra decisamente stimolante, intelligente e profondo. Visivamente fa poi una bella figura, anche se le sequenze in computer grafica si dimostrano le sole in grado di spiccare e permane qualche problema di integrazione fra le due tecniche, che a volte sembrano staccare in modo troppo evidente. Bazzecole comunque: se amate Momoru Oshii, non potete perdere The Sky Crawlers.

Approfondimenti e considerazioni (contengono anticipazioni e spoiler)
Non potevano mancare alcune considerazioni più attente e personali sul film, che sfortunatamente vi rovineranno la sua visione. Per cui vi invito a saltare queste righe, a meno che non l'abbiate visto e cerchiate delle risposte.
Prima di tutto: esiste davvero una guerra? Probabilmente no, si tratta in realtà di una sorta di Grande Fratello, in cui vengono inseriti dei piloti preparati artificialmente grazie ad esperimenti genetici atti a recuperare dal DNA, attraverso la clonazione, le esperienze passate. Si parla infatti di "teatri di guerra", termine, "teatro", più volte usato, non credo casualmente. Senza contare che si fa un accenno ad alcuni turisti, che visiterebbero in modo saltuario la base.
Inoltre si nota, nonostante la tecnologia retrò dei mezzi, che la popolazione usufruisce di mezzi ben diversi, che potrebbero evitare scontri con mezzi tanto antiquati. In fin dei conti meglio una guerra in cui la differenza la fanno le armi e la tecnologia, o una in cui il fattore umano fa nascere scontri entusiasmanti, nemici imbattibili ed eroi? Certamente lo scenario che si delinea nella seconda possibilità, nel caso si volesse creare un film o uno show, risolta molto più entusiasmante e appetibile.
Per cui: ci sono davvero due corporazioni in guerra? Esiste davvero "Il Maestro", ovvero il nemico imbattibile che nessuno mai è riuscito ad affrontare e sopravvivere? E se pure lui non fosse altro, nonostante le voci che circolano, che un Kildren come tanti, chi pilota sempre lo stesso aereo, con le stesse tecniche, ereditate clone dopo clone? E se il tanto temuto nemico fosse la stessa fazione per la quale i protagonisti stanno combattendo? La stessa che li ha creati e che potrebbero quindi chiamare padre?
E cosa potrebbero fare dei piloti, se intuissero il gioco in cui sono intrappolati?