Dopo la pioggia
Forte dei voti altissimi, in una manciata di giorni ho recuperato su Prime Video questa serie.
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Skip al riassunto, che potete leggervi altrove, vado direttamente alle mie considerazioni.
"After the Rain" è, effettivamente, un ottimo anime. Non c'è davvero molto da dire. Dalla realizzazione tecnica - ma è WIT Studio, pochi dubbi in merito - passando per il comparto sonoro, e ovviamente la cosa fondamentale: la sceneggiatura e la scrittura dei personaggi.
Sulle animazioni e il resto, la parte visiva, tutto decisamente positivo. Il character design abbastanza particolare è, credo, abbastanza fedele al manga di Jun Mayuzuki (stessa autrice tra l'altro di "Kowloon Generic Romance", mi sa che tocca recuperare entrambe le opere cartacee).
L'innesco narrativo può sembrare abbastanza scontato, una liceale che si innamora di un uomo più (!) grande. È lo svolgimento che effettivamente funziona. Eccezion fatta per qualche piccola ingenuità (oggi come oggi un quarantacinquenne sano di mente difficilmente accetterebbe di uscire da solo con una diciassettenne), la cosa che si fa apprezzare è la matura reazione di Kondo, che non approfitta mai di Akira. Si lascia andare solo con quell'abbraccio che poi subito prova a sminuire.
È lì che, a mio avviso, la ragazza capisce che Kondo non potrà mai ricambiare i suoi sentimenti. D'altronde è più una cotta da adolescente nei confronti di un uomo maturo che si dimostra sensibile e gentile senza volere nulla in cambio. Ed effettivamente è affetto quello che poi matura in Akira, è questa l'interpretazione che ho dato al finale. L'evoluzione del rapporto tra i due è lenta ma costante, ed è il nucleo che spinge in avanti la storia.
Purtroppo, ci sono alcuni aspetti della narrazione che ho trovato poco consistenti. Il fatto che lei molli la squadra di atletica per un infortunio che, onestamente, dopo alcuni mesi può essere smaltito, è una scelta davvero troppo forzata. Se c'è una motivazione più profonda dietro, non viene esplicitata, e d'altronde Akira continua a pensare alla corsa, tant'è che il suo allontanamento volontario dall'amica (neanche troppo segretamente innamorata di lei, vedi piazzata davanti a tutti alla sagra della porchetta, dopo che capisce che ad Akira piace Kondo... con un mezzo sguardo poi, come avrà fatto?) sembra anche essere motivato da questo suo non voler più avere a che fare con la competizione. Non so, c'è qualcosa di inconsistente.
Come inconsistenti sono alcuni personaggi secondari. Nel senso che sembrano interessanti, ma restano fin troppo sullo sfondo. Illude Kase, l'aiuto cuoco del ristorante, che si capisce essere persona subdola e approfittatrice e possibile elemento di disturbo, per poi sparire del tutto. Si intuisce un possibile rapporto tra la collega Yui e il compagno di classe che si fa assumere per stare vicino ad Akira, e poi invece lega con l'altra ragazza. Giusto un paio di scene buttate lì. Io ipotizzo che nel manga tutto questo sia stato reso meglio, e che qui abbiano, per forza di cose, tagliato parti della storia originale.
Un po' un peccato, perché, se la storia di Kondo e Akira è solida e coerente, quello che gira intorno non lo è tantissimo. Tanto, troppo screentime alla compagna e amica (non ricordo il nome e non mi va di cercarlo) innamorata di lei, poco ad altri che invece avrebbero meritato più spazio.
Il finale è vita vera. Niente scenari da "manga", niente relazioni impossibili che finalmente si concretizzano. Ed è questa la cosa che funziona davvero in questo anime. Che non termina come ci aspetterebbe da un romance standard, i protagonisti invece agiscono in maniera razionale, come farebbe chiunque nella vita reale. Lei effettivamente capisce che con Kondo sarebbe una relazione impossibile e si rende (finalmente!) conto che può anche tornare a correre. Lui riaccende quel sogno di ragazzo e torna a scrivere, più per sé stesso ovviamente che per emulare l'amico scrittore famoso, che anzi è un bel personaggio a modo suo, anche lui poco approfondito.
Un anime decisamente sopra la media e diverso dalla media. Mezzo punto in più al voto per la ending cantata da Aimer, una mina.
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Skip al riassunto, che potete leggervi altrove, vado direttamente alle mie considerazioni.
"After the Rain" è, effettivamente, un ottimo anime. Non c'è davvero molto da dire. Dalla realizzazione tecnica - ma è WIT Studio, pochi dubbi in merito - passando per il comparto sonoro, e ovviamente la cosa fondamentale: la sceneggiatura e la scrittura dei personaggi.
Sulle animazioni e il resto, la parte visiva, tutto decisamente positivo. Il character design abbastanza particolare è, credo, abbastanza fedele al manga di Jun Mayuzuki (stessa autrice tra l'altro di "Kowloon Generic Romance", mi sa che tocca recuperare entrambe le opere cartacee).
L'innesco narrativo può sembrare abbastanza scontato, una liceale che si innamora di un uomo più (!) grande. È lo svolgimento che effettivamente funziona. Eccezion fatta per qualche piccola ingenuità (oggi come oggi un quarantacinquenne sano di mente difficilmente accetterebbe di uscire da solo con una diciassettenne), la cosa che si fa apprezzare è la matura reazione di Kondo, che non approfitta mai di Akira. Si lascia andare solo con quell'abbraccio che poi subito prova a sminuire.
È lì che, a mio avviso, la ragazza capisce che Kondo non potrà mai ricambiare i suoi sentimenti. D'altronde è più una cotta da adolescente nei confronti di un uomo maturo che si dimostra sensibile e gentile senza volere nulla in cambio. Ed effettivamente è affetto quello che poi matura in Akira, è questa l'interpretazione che ho dato al finale. L'evoluzione del rapporto tra i due è lenta ma costante, ed è il nucleo che spinge in avanti la storia.
Purtroppo, ci sono alcuni aspetti della narrazione che ho trovato poco consistenti. Il fatto che lei molli la squadra di atletica per un infortunio che, onestamente, dopo alcuni mesi può essere smaltito, è una scelta davvero troppo forzata. Se c'è una motivazione più profonda dietro, non viene esplicitata, e d'altronde Akira continua a pensare alla corsa, tant'è che il suo allontanamento volontario dall'amica (neanche troppo segretamente innamorata di lei, vedi piazzata davanti a tutti alla sagra della porchetta, dopo che capisce che ad Akira piace Kondo... con un mezzo sguardo poi, come avrà fatto?) sembra anche essere motivato da questo suo non voler più avere a che fare con la competizione. Non so, c'è qualcosa di inconsistente.
Come inconsistenti sono alcuni personaggi secondari. Nel senso che sembrano interessanti, ma restano fin troppo sullo sfondo. Illude Kase, l'aiuto cuoco del ristorante, che si capisce essere persona subdola e approfittatrice e possibile elemento di disturbo, per poi sparire del tutto. Si intuisce un possibile rapporto tra la collega Yui e il compagno di classe che si fa assumere per stare vicino ad Akira, e poi invece lega con l'altra ragazza. Giusto un paio di scene buttate lì. Io ipotizzo che nel manga tutto questo sia stato reso meglio, e che qui abbiano, per forza di cose, tagliato parti della storia originale.
Un po' un peccato, perché, se la storia di Kondo e Akira è solida e coerente, quello che gira intorno non lo è tantissimo. Tanto, troppo screentime alla compagna e amica (non ricordo il nome e non mi va di cercarlo) innamorata di lei, poco ad altri che invece avrebbero meritato più spazio.
Il finale è vita vera. Niente scenari da "manga", niente relazioni impossibili che finalmente si concretizzano. Ed è questa la cosa che funziona davvero in questo anime. Che non termina come ci aspetterebbe da un romance standard, i protagonisti invece agiscono in maniera razionale, come farebbe chiunque nella vita reale. Lei effettivamente capisce che con Kondo sarebbe una relazione impossibile e si rende (finalmente!) conto che può anche tornare a correre. Lui riaccende quel sogno di ragazzo e torna a scrivere, più per sé stesso ovviamente che per emulare l'amico scrittore famoso, che anzi è un bel personaggio a modo suo, anche lui poco approfondito.
Un anime decisamente sopra la media e diverso dalla media. Mezzo punto in più al voto per la ending cantata da Aimer, una mina.
È incredibile quanta fatica mi costi scrivere questa recensione.
Parlare di un anime che mi è piaciuto o non piaciuto è facile: racconto brevemente la trama, elenco i pregi e i difetti, i personaggi più e meno azzeccati, aggiungo una battuta di spirito, se mi viene, e una conclusione col giudizio finale.
Quando però mi ritrovo a dover parlare di un’opera come questa, che mi ha toccato così tanto nel profondo, che sono arrivato letteralmente ad amare, mi trovo in difficoltà a trovare le parole. Temo di non riuscire a rendere giustizia alle emozioni che mi ha donato, di risultare banale, inadeguato. Di non averne diritto. Un po’ come Kondo nei confronti di Akira.
Ma ci tengo molto, perché so che, quando la rileggerò tra qualche tempo, mi farà piacere averla scritta, averci provato almeno. Pertanto adesso, appena concluso il rewatch a un anno di distanza dalla prima visione, eccomi qua.
Quella di cui parliamo è una bellissima storia di rinascita.
I protagonisti, Akira e Kondo, sono due persone che per motivi diversi si trovano in un periodo di profonda crisi. Avevano un sogno, ma l’hanno abbandonato. Due rondini cadute che volevano volare, ma che, per paura di cadere di nuovo, ci hanno rinunciato. Tuttavia si incontrano, si conoscono, guariscono insieme le proprie ferite, rinascono e trovano il coraggio di riprovare a volare.
Ciò che rende speciale questo anime è che ogni cosa è trattata con una delicatezza commovente. I disegni sono molto aggraziati e le ambientazioni suggestive. La storia è matura, narrata con un ritmo lento e realistico.
I personaggi sono caratterizzati in maniera stupenda, escono letteralmente fuori dallo schermo. I dialoghi sono profondi e pieni di significato, a volte grazie a Kondo arrivano anche a citare la letteratura “alta”.
Le scene topiche poi sono un tuffo al cuore, accompagnate dal suono della pioggia e da una colonna sonora OST a dir poco meravigliosa (che ho immediatamente recuperato e messo nella mia playlist): fanno inumidire gli occhi senza essere strappalacrime.
Anche le sequenze umoristiche sono fatte egregiamente: per niente invadenti in quanto sono saltuarie, simpatiche e alleggeriscono il racconto senza risultare idiote. Anche le sigle sono entrambe bellissime, quella di apertura più allegra e quella di chiusura più melò.
Il tutto scandito continuamente dalla pioggia, che simboleggia sì il momento di dramma in cui ci cade tutto addosso, ma anche ciò che purifica l’aria e rende limpidi i prossimi raggi di sole.
Ho trovato molto significativa la presenza costante degli ombrelli. Akira e Kondo ne portano sempre uno con sé, anche quando c’è bel tempo (Kondo addirittura ne porta in auto una collezione, per poterli donare all’occorrenza ai suoi dipendenti). Come se entrambi fossero sempre pronti al peggio, vivessero in un costante stato di pessimismo. Nel manga (i cui ultimi volumi differiscono dall’anime) questo oggetto assume un significato ancora maggiore, poiché è presente nel finale, nell’ultimissima tavola: è il regalo che Kondo dona ad Akira e che lei sfoggerà felice durante una calda giornata assolata, poiché quello, a differenza dei precedenti, è sì un ombrello, ma un ombrello parasole!
Un’altra cosa che ho apprezzato moltissimo è che l’autrice (Jun Mayuzuki) ci pone coraggiosamente davanti a un tabù: una storia d’amore tra due persone con grande differenza di età.
Riflettendoci, è incredibile: da spettatori di anime abbiamo fatto l’abitudine a tutto, accettiamo di buon grado storie in cui una ragazza si innamora di un efferato criminale, di un violento, di un demone o persino di un animale, ma se si innamora di un uomo di mezza età dall’animo buono e gentile, no, ci appare innaturale, impossibile, sbagliato. Dimenticandoci che l’amore non ha età e sfugge a qualsiasi regola. Jun Mayuzuki ci mette davanti ai nostri pregiudizi e li lava via con uno scroscio di pioggia.
Sul finale non mi esprimo, in quanto è aperto, sia qui che nel manga, e ognuno è libero di interpretarlo come preferisce. Personalmente trovo che sia collegato a una citazione, fatta più o meno a metà della serie: Akira durante le lezioni di recupero di letteratura giapponese doveva svolgere un compito su “Rashomon” e si trovava in difficoltà a rispondere all’ultima domanda aperta relativa alla conclusione del racconto. Kondo le spiega che l’autore, Akutagawa, riscrisse più volte il finale del suo racconto, finché nella stesura conclusiva scrisse semplicemente “ciò che successe all’umile servitore nessuno lo sa”. Penso che sia successa la stessa cosa con il finale di questa storia: è aperto, nessuno sa come andrà a finire e cosa riserverà il futuro ai due protagonisti, ognuno è libero di sognarlo a modo suo. Mi accodo dunque pienamente alla risposta data da Akira nel suo compito: Spero che questo coraggio influenzi positivamente la futura vita del servitore. Mi piacerebbe leggere il continuo di questa storia.
In conclusione, quest’opera è pura poesia.
Non esagero dicendo che è riuscita a cambiare la mia visione dei manga/anime. Da appassionato di vecchia data e inguaribile nostalgico del passato, pensavo che le opere moderne non facessero più tanto per me. Grazie a “Come dopo la pioggia” mi sono riaperto a questo mondo, mi sono reso conto che anche le opere “giovani” possono ancora emozionarmi, mi ha fatto tornare la passione che avevo sopito, tanto che nell’ultimo anno ho scoperto molte altre opere interessanti, sia moderne che passate.
Ma quella malinconica dolcezza latente che pervade ogni episodio di “Come dopo la pioggia”, beh, quella no, non sono più riuscito a ritrovarla da nessuna parte, ed è per questo che rimarrà qualcosa di speciale per me.
Ref:rain
P.S. Il voto è inevitabile: 10.
È la prima volta che do questo voto e probabilmente rimarrà anche l’ultima, perché l’unico altro anime a cui lo darei non avrò mai il coraggio di recensirlo (non ne sono degno).
Parlare di un anime che mi è piaciuto o non piaciuto è facile: racconto brevemente la trama, elenco i pregi e i difetti, i personaggi più e meno azzeccati, aggiungo una battuta di spirito, se mi viene, e una conclusione col giudizio finale.
Quando però mi ritrovo a dover parlare di un’opera come questa, che mi ha toccato così tanto nel profondo, che sono arrivato letteralmente ad amare, mi trovo in difficoltà a trovare le parole. Temo di non riuscire a rendere giustizia alle emozioni che mi ha donato, di risultare banale, inadeguato. Di non averne diritto. Un po’ come Kondo nei confronti di Akira.
Ma ci tengo molto, perché so che, quando la rileggerò tra qualche tempo, mi farà piacere averla scritta, averci provato almeno. Pertanto adesso, appena concluso il rewatch a un anno di distanza dalla prima visione, eccomi qua.
Quella di cui parliamo è una bellissima storia di rinascita.
I protagonisti, Akira e Kondo, sono due persone che per motivi diversi si trovano in un periodo di profonda crisi. Avevano un sogno, ma l’hanno abbandonato. Due rondini cadute che volevano volare, ma che, per paura di cadere di nuovo, ci hanno rinunciato. Tuttavia si incontrano, si conoscono, guariscono insieme le proprie ferite, rinascono e trovano il coraggio di riprovare a volare.
Ciò che rende speciale questo anime è che ogni cosa è trattata con una delicatezza commovente. I disegni sono molto aggraziati e le ambientazioni suggestive. La storia è matura, narrata con un ritmo lento e realistico.
I personaggi sono caratterizzati in maniera stupenda, escono letteralmente fuori dallo schermo. I dialoghi sono profondi e pieni di significato, a volte grazie a Kondo arrivano anche a citare la letteratura “alta”.
Le scene topiche poi sono un tuffo al cuore, accompagnate dal suono della pioggia e da una colonna sonora OST a dir poco meravigliosa (che ho immediatamente recuperato e messo nella mia playlist): fanno inumidire gli occhi senza essere strappalacrime.
Anche le sequenze umoristiche sono fatte egregiamente: per niente invadenti in quanto sono saltuarie, simpatiche e alleggeriscono il racconto senza risultare idiote. Anche le sigle sono entrambe bellissime, quella di apertura più allegra e quella di chiusura più melò.
Il tutto scandito continuamente dalla pioggia, che simboleggia sì il momento di dramma in cui ci cade tutto addosso, ma anche ciò che purifica l’aria e rende limpidi i prossimi raggi di sole.
Ho trovato molto significativa la presenza costante degli ombrelli. Akira e Kondo ne portano sempre uno con sé, anche quando c’è bel tempo (Kondo addirittura ne porta in auto una collezione, per poterli donare all’occorrenza ai suoi dipendenti). Come se entrambi fossero sempre pronti al peggio, vivessero in un costante stato di pessimismo. Nel manga (i cui ultimi volumi differiscono dall’anime) questo oggetto assume un significato ancora maggiore, poiché è presente nel finale, nell’ultimissima tavola: è il regalo che Kondo dona ad Akira e che lei sfoggerà felice durante una calda giornata assolata, poiché quello, a differenza dei precedenti, è sì un ombrello, ma un ombrello parasole!
Un’altra cosa che ho apprezzato moltissimo è che l’autrice (Jun Mayuzuki) ci pone coraggiosamente davanti a un tabù: una storia d’amore tra due persone con grande differenza di età.
Riflettendoci, è incredibile: da spettatori di anime abbiamo fatto l’abitudine a tutto, accettiamo di buon grado storie in cui una ragazza si innamora di un efferato criminale, di un violento, di un demone o persino di un animale, ma se si innamora di un uomo di mezza età dall’animo buono e gentile, no, ci appare innaturale, impossibile, sbagliato. Dimenticandoci che l’amore non ha età e sfugge a qualsiasi regola. Jun Mayuzuki ci mette davanti ai nostri pregiudizi e li lava via con uno scroscio di pioggia.
Sul finale non mi esprimo, in quanto è aperto, sia qui che nel manga, e ognuno è libero di interpretarlo come preferisce. Personalmente trovo che sia collegato a una citazione, fatta più o meno a metà della serie: Akira durante le lezioni di recupero di letteratura giapponese doveva svolgere un compito su “Rashomon” e si trovava in difficoltà a rispondere all’ultima domanda aperta relativa alla conclusione del racconto. Kondo le spiega che l’autore, Akutagawa, riscrisse più volte il finale del suo racconto, finché nella stesura conclusiva scrisse semplicemente “ciò che successe all’umile servitore nessuno lo sa”. Penso che sia successa la stessa cosa con il finale di questa storia: è aperto, nessuno sa come andrà a finire e cosa riserverà il futuro ai due protagonisti, ognuno è libero di sognarlo a modo suo. Mi accodo dunque pienamente alla risposta data da Akira nel suo compito: Spero che questo coraggio influenzi positivamente la futura vita del servitore. Mi piacerebbe leggere il continuo di questa storia.
In conclusione, quest’opera è pura poesia.
Non esagero dicendo che è riuscita a cambiare la mia visione dei manga/anime. Da appassionato di vecchia data e inguaribile nostalgico del passato, pensavo che le opere moderne non facessero più tanto per me. Grazie a “Come dopo la pioggia” mi sono riaperto a questo mondo, mi sono reso conto che anche le opere “giovani” possono ancora emozionarmi, mi ha fatto tornare la passione che avevo sopito, tanto che nell’ultimo anno ho scoperto molte altre opere interessanti, sia moderne che passate.
Ma quella malinconica dolcezza latente che pervade ogni episodio di “Come dopo la pioggia”, beh, quella no, non sono più riuscito a ritrovarla da nessuna parte, ed è per questo che rimarrà qualcosa di speciale per me.
Ref:rain
P.S. Il voto è inevitabile: 10.
È la prima volta che do questo voto e probabilmente rimarrà anche l’ultima, perché l’unico altro anime a cui lo darei non avrò mai il coraggio di recensirlo (non ne sono degno).
Questo anime, ambientato in epoca contemporanea, ha come trama principale l'infatuazione che prende una ragazza di diciassette anni nei confronti del direttore del ristorante nel quale lavora part-time. Il direttore ha quarantacinque anni, è separato e con un figlio di circa otto anni. Per la precisione, la ragazza (Akira) inizia a lavorare part-time nel ristorante proprio perché prende la "cotta" per il direttore. Si tratta comprensibilmente di un amore "impossibile", data la forte differenza di età e considerando che Akira è pure minorenne. Ma l'autore sviluppa questa infatuazione in maniera molto sensibile e delicata, come spesso si verifica negli anime giapponesi più belli.
Scrivo che questo argomento è il contenuto delle prime sette-otto puntate. Dopodiché la storia devia verso altri temi che posso definire con le parole amicizia e progetti irrealizzati. Se le prime puntate sono davvero molto, molto piacevoli, e toccano le corde interiori degli spettatori più sensibili, sino un po' a commuovere, le ultime puntate si fanno più anonime. Infatti, dato che la durata complessiva è di soli dodici brevi episodi, ritengo non fosse il caso di deviare verso altri temi. Questa decisione dell'autore non porta a maturazione la storia d'amore che dovrebbe essere il solo e pieno contenuto di una serie così breve. Guardare questo anime, episodio per episodio, è come vedere crescere e maturare una bella mela, che promette di diventare bella succosa e profumata, ma, invece, ferma la maturazione a tre/quarti, lasciando un senso di delusione e di incompiuto. Auspico ci sia un sequel, pertanto!
Veniamo ad altre analisi. Le due sigle - opening ed ending - sono molto piacevoli come canzoni. L'opening ha anche una animazione che ritengo bella e adeguata. Anche la musica di sottofondo delle puntate è discreta, senza essere eccezionale.
I character design sono ben fatti, mi sono piaciuti. Akira ha un viso ben fatto, molto azzeccato, in particolare il disegno degli occhi è da manuale. Anche il suo carattere e il suo comportamento, così introversi e profondi, sono stati apprezzati. Il protagonista, detto manager o direttore, di anni quarantacinque, ha un character design azzeccato. Non mi piace invece il suo carattere e comportamento: avendo anche io quarantacinque anni, non mi ci riconosco in gran parte della sua struttura. È un po' troppo sciatto e trascurato, per essere direttore di un ristorante; è inoltre descritto come un uomo sempliciotto, sempre a chiedere scusa, con la patta dei pantaloni aperta, sempre sudato e che puzza di sudore (sic!). Ci sono poi delle scivolate di gusto grottesche poco credibili: un uomo di quarantacinque anni che confonde lo smalto delle dita dei piedi per dei grumi di sangue e che non sa cosa è una pedicure... beh, questo non è credibile, salvo non si tratti di un idiota! In altre parole, il manager poteva esser costruito meglio: un uomo più... uomo, avendo quarantacinque anni e un figlio, e che giustifichi meglio la "cotta" di Akira per lui, anche se immagino lei ci abbia visto una sorta di figura paterna.
Altro ancora: sfondi e fotografia sono ben curati. Mi piace anche la regia, come numerose e romantiche immagini del cielo, per il quale i Giapponesi sono spesso sensibili maestri. Ci sono spesso, nelle prime sette-otto puntate, situazioni, argomenti, testi romantici costruiti con sensibilità e dolce e matura filosofia. Ma, ripeto, entrando poi altri argomenti e data la brevità della serie, tutto resta come un'opera incompiuta. Peccato! Perché avrei alzato di molto l'asticella del voto globale.
Nel complesso lo ritengo un anime pienamente discreto, che merita la visione, se avete visto e amato "5 centimetri al secondo", "Il giardino delle parole", "Orange Road". Se non ci fossero stati i difetti qui sopra rilevati, penso che avrebbe meritato anche una valutazione buono/distinto. È diventato raro infatti trovare anime che parlino di amore, senza che non siano infantili e diretti a un pubblico di giovanissimi, con caratterizzazione dei personaggi troppo enfatica e grottesca (è pieno di anime così). Questo "Dopo la pioggia" è invece un anime ben più maturo, più sensibile, più serio nel complesso e più piacevole. Pienamente discreto.
Scrivo che questo argomento è il contenuto delle prime sette-otto puntate. Dopodiché la storia devia verso altri temi che posso definire con le parole amicizia e progetti irrealizzati. Se le prime puntate sono davvero molto, molto piacevoli, e toccano le corde interiori degli spettatori più sensibili, sino un po' a commuovere, le ultime puntate si fanno più anonime. Infatti, dato che la durata complessiva è di soli dodici brevi episodi, ritengo non fosse il caso di deviare verso altri temi. Questa decisione dell'autore non porta a maturazione la storia d'amore che dovrebbe essere il solo e pieno contenuto di una serie così breve. Guardare questo anime, episodio per episodio, è come vedere crescere e maturare una bella mela, che promette di diventare bella succosa e profumata, ma, invece, ferma la maturazione a tre/quarti, lasciando un senso di delusione e di incompiuto. Auspico ci sia un sequel, pertanto!
Veniamo ad altre analisi. Le due sigle - opening ed ending - sono molto piacevoli come canzoni. L'opening ha anche una animazione che ritengo bella e adeguata. Anche la musica di sottofondo delle puntate è discreta, senza essere eccezionale.
I character design sono ben fatti, mi sono piaciuti. Akira ha un viso ben fatto, molto azzeccato, in particolare il disegno degli occhi è da manuale. Anche il suo carattere e il suo comportamento, così introversi e profondi, sono stati apprezzati. Il protagonista, detto manager o direttore, di anni quarantacinque, ha un character design azzeccato. Non mi piace invece il suo carattere e comportamento: avendo anche io quarantacinque anni, non mi ci riconosco in gran parte della sua struttura. È un po' troppo sciatto e trascurato, per essere direttore di un ristorante; è inoltre descritto come un uomo sempliciotto, sempre a chiedere scusa, con la patta dei pantaloni aperta, sempre sudato e che puzza di sudore (sic!). Ci sono poi delle scivolate di gusto grottesche poco credibili: un uomo di quarantacinque anni che confonde lo smalto delle dita dei piedi per dei grumi di sangue e che non sa cosa è una pedicure... beh, questo non è credibile, salvo non si tratti di un idiota! In altre parole, il manager poteva esser costruito meglio: un uomo più... uomo, avendo quarantacinque anni e un figlio, e che giustifichi meglio la "cotta" di Akira per lui, anche se immagino lei ci abbia visto una sorta di figura paterna.
Altro ancora: sfondi e fotografia sono ben curati. Mi piace anche la regia, come numerose e romantiche immagini del cielo, per il quale i Giapponesi sono spesso sensibili maestri. Ci sono spesso, nelle prime sette-otto puntate, situazioni, argomenti, testi romantici costruiti con sensibilità e dolce e matura filosofia. Ma, ripeto, entrando poi altri argomenti e data la brevità della serie, tutto resta come un'opera incompiuta. Peccato! Perché avrei alzato di molto l'asticella del voto globale.
Nel complesso lo ritengo un anime pienamente discreto, che merita la visione, se avete visto e amato "5 centimetri al secondo", "Il giardino delle parole", "Orange Road". Se non ci fossero stati i difetti qui sopra rilevati, penso che avrebbe meritato anche una valutazione buono/distinto. È diventato raro infatti trovare anime che parlino di amore, senza che non siano infantili e diretti a un pubblico di giovanissimi, con caratterizzazione dei personaggi troppo enfatica e grottesca (è pieno di anime così). Questo "Dopo la pioggia" è invece un anime ben più maturo, più sensibile, più serio nel complesso e più piacevole. Pienamente discreto.
Per puro caso ho visto “Koi wa Ameagari no You ni”, ossia “L'amore è come dopo la pioggia” - “After The Rain”, dopo “Il Giardino delle parole”, e tra le due opere ho percepito alcuni aspetti in comune, sebbene declinati con modalità diverse.
La trama si fonda sulla narrazione di una possibile storia di amore tra persone di età molto diversa: Masami, un uomo di quarantacinque anni separato e con prole, e Akira, una ragazza di diciassette anni.
L’anime sviluppa la storia in dodici episodi in modo delicato e dolce, con un bel bilanciamento tra narrazione dei fatti e le immagini evocative e simboliche che vanno a integrare e accentuare la nota di emotività di molte situazioni vissute dai protagonisti della vicenda.
La pioggia rappresenta la costante e il filo conduttore di tutti gli episodi: spesso rappresenta o aggiunge una nota di colore allo stato d’animo dei personaggi o accentua i momenti più significativi della trama, rendendola più poetica e lirica. Sono molti i passaggi in cui il tempo atmosferico avverso (e più in generale la natura e il cielo) aggiunge carica emotiva ai personaggi dell’anime tramite una rappresentazione grafica molto apprezzabile (non siamo ai livelli di dettaglio e bravura tecnica di Skinkai né di quelli di “Violet Evergarden”, ma comunque molto alti): in alcune scene le pozzanghere rispecchiano mirabilmente il cielo - vedi scena del campo di calcio e atletica del liceo dove decideranno di studiare Akira e la sua amica del cuore Haruka o quando nell’ultima puntata Akira cammina allontanandosi da Masami dopo l’immancabile acquazzone - e fanno sembrare che i personaggi fluttuino in una visione onirica. E le scene di pioggia, con il rumore dell’acqua battente sui vetri di una finestra, di un’auto, su un ombrello o semplicemente anche sulla protagonista che non si ripara e cammina verso il ristorante per dire a Masami che le piaceva aggiungono tanto simbolismo e realismo alle scene.
E i colori dell’anime non sono mai molto contrastati, saturi e forti, ma tenui, forse definibili “pastello”, per rendere le scene ancora più in assonanza con le situazioni delicate e dolci che vengono narrate.
E non è un caso che tutti gli episodi hanno un titolo che indica la pioggia, associata ad aggettivi, alle lacrime, fino all’ultimo episodio in cui si riprende il titolo dell’anime (“Dopo la pioggia”)... Pioggia quindi come metafora o poetica della vita, tipica del cultura giapponese che, con sua la particolare sensibilità per gli eventi atmosferici, attribuisce alle piogge del periodo che va dal mese di giugno fino ai primi di luglio (la cosiddetta “stagione delle piogge in Giappone” e con ogni probabilità l’ambientazione temporale iniziale dell’anime, che poi spazia fino alla fine dell’estate) uno speciale significato, in quanto in quel periodo fiorisce l’ortensia cui i Giapponesi attribuiscono vari significati, quali emozioni sincere tipo la gratitudine verso chi dimostra comprensione e amore...
Il secondo elemento che caratterizza l’anime è una location: il ristorante dal nome evocativo “The Garden” (il giardino) in cui Masami è il manager e dove Akira sceglie di lavorare dopo la scuola. Il giardino è un altro elemento simbolico della cultura nipponica, per la quale non è solo un luogo di riposo e di svago, ma un ambiente spirituale che consente all’uomo di entrare in contatto con le divinità e di raggiungere la purificazione.
Akira entrò casualmente nel ristorante “Il Giardino” per ripararsi dalla pioggia, e conoscerà Masami, che la colpirà/conquisterà con un gesto di squisita gentilezza e attenzione, tanto da indurla a decidere di lavorare nel ristorante pur di star vicino a lui: e il ristorante diventa il luogo magico in cui Akira cerca rifugio dalla grande sofferenza interiore che l’attanaglia dal grave infortunio che l’ha colpita.
Molte delle scene più significative dal punto vista emotivo della trama sono ambientate nel ristorante o nei suoi pressi: le dichiarazioni di affetto più o meno involontarie di Akira a Masami, la corsa iniziale e casuale di Akira in cui Masami apprende del grave infortunio sportivo occorsole e che la obbliga a recarsi nuovamente in ospedale, la corsa finale “liberatoria”, e tante gag più simpatiche anche con i colleghi. “Il Giardino” rappresenta per Akira il luogo in cui trova la luce nell’apparente tenebra che l’attanaglia dopo l’infortunio che l’ha costretta alla lenta ripresa a una vita normale, ma non a riprendere l’attività sportiva dell’atletica, per la quale rappresentava una promessa della corsa di velocità.
Un ulteriore elemento simbolico che contraddistingue l’anime è rappresentato dalle frequenti inquadrature dei piedi dei protagonisti, e in particolari quelli di Akira. Sia che indossino scarpe sia scoperti, i piedi sembrano rivestire un ruolo simbolico importante nell’anime. Di sicuro per la comunicazione non verbale, basti pensare alle occasioni in cui Akira manifesta la sua estrema gioia picchiettando i piedi per terra o ballando e saltellando (vedi la scena in cui riceve la telefonata di Masami per l’appuntamento tra loro) o quando cammina da sola nella pioggia o quando Akira indugia nell’attimo iniziale di una corsa. In questo frangente si vede tutta la poetica del dubbio, della paura e della indecisione a re-iniziare a correre, e il sostanziale blocco mentale che soffre nel contrasto tra l’anelare a riprendere la tanto amata corsa e rischiare il percorso di sofferenza estrema in caso di ricaduta.
Poi ai piedi sono legate anche alcune situazioni “ilari”, quali ad esempio la ritrosia di Akira a mostrare il proprio piede nudo a Masami in ospedale, perché non aveva curato la pedicure, o quando si ritrovano in un bar e Masami si abbassa sotto il tavolo per osservare il piede infortunato di Akira, confondendo il colore dello smalto con un problema del piede (una delle poche circostanze in cui Akira ride di gusto della goffaggine di Masami).
Di sicuro i piedi sono un simbolo essenziale delle immagini e della storia: di volontà dei personaggi, della loro concretezza, di libertà e sofferenza per Akira (che non si fa molti problemi a mostrare la cicatrice dell’operazione sul tendine di Achille del piede destro a comprova della grande dolore patito) e anche di bellezza.
E forse rappresentano anche l’unica componente di “sensualità” in senso lato dell’anime. È fuori di dubbio che Akira sia rappresentata fisicamente come una splendida ragazza alta, mora, fisico atletico e affusolato, esaltato da un disegno un po’ allungato e spigoloso, con uno sguardo molto intenso ed espressivo esaltato dal disegno molto bello e ricercato. Ma in tantissime circostanze sono spesso inquadrati i suoi piedi e, sgombrando comunque il campo da possibili spiegazioni “pruriginose”, è fuori di dubbio che l’anime mette più volte in risalto la parte terminale degli arti inferiori dei protagonisti, similmente a “Il giardino delle parole” di Shinkai.
L’ultimo elemento caratterizzante l’anime è la letteratura e la poesia: l’anime è arricchito da varie citazioni letterarie “reali”. Grazie a questo ulteriore elemento, nella seconda parte della serie emerge in modo preponderante la vera indole di Masami e la sua profondità d’animo, legata anche alla sua passione coltivata fin da giovane: la scrittura di romanzi e poesie.
E così agli occhi di Akira appare un Masami più “completo”, maturo e profondo, e non solo il personaggio simpatico, imbranato, tabagista e apparentemente “fallito” (nel senso di qualcuno che si accontenta solo di lavorare come responsabile di un ristorante appartenente a una famosa catena) dei primi episodi. In questo senso è significativo quanto dice in modo apparentemente “duro” Masami ad Akira: “Tu non sai niente di me”...
L’incipit che evolverà il loro rapporto nella storia è l’esame di recupero di letteratura giapponese che Akira dovrà affrontare nell’estate (al termine della stagione delle piogge e dell'anno scolastico) e per il quale Masami le darà aiuto e instillerà in Akira la “scintilla” per cambiare la propria visione di sé stessa, di Masami e del loro rapporto (la scena nel back office del ristorante - ancora una volta - contiene la chiave di volta della storia: la metafora della rondine che anela il cielo e non riusciva a volare...).
Ed ecco che giungo alla chiosa finale dell’anime: parimenti a “Il giardino delle parole”, “After The Rain” non è alla fine una storia di amore romantico, ma una deliziosa storia di vita.
Due persone che per le loro precedenti peripezie hanno perso la fiducia nelle loro capacità e a loro modo affrontano la vita cercano di aggrapparsi ai sentimenti (Akira) o continuano rassegnati ad anelare un sogno senza la determinazione di raggiungerlo (Masami). L’infatuazione di Akira è il pretesto per sviluppare una trama molto piacevole e ben congegnata che, traendo sapientemente spunto dal passato dei protagonisti, crea uno slice of life di alcuni mesi, molto significativi per entrambi i protagonisti, in cui realizzano ciò che li frena e di cosa hanno realmente bisogno.
In questa fase del percorso delle loro esistenze, anche se in modo discontinuo, contribuiscono gli amici di vecchia data: Haruka per Akira e Chihiro per Masami.
A differenza dell’opera di Shinkai, i personaggi principali sono molto più approfonditi e definiti, lasciando meno incertezze, dubbi agli spettatori.
Akira è una ragazza tanto determinata in quello che desidera ma anche algida nell’esternare i suoi sentimenti e scostante. In altre parole, utilizza un comportamento scostante al limite dell’odiosità (in alcune circostanze), per difendersi da ciò che non le piace o contrasta con quanto da lei pianificato. Molto spesso di fronte all’insistenza di persone non gradite si sottrae al confronto sparendo. Si dimostra anche un po’ infantile in certe reazioni (vedi le manifestazioni di gioia) e in generale molto fredda e controllata, salvo quando interagisce con Masami. Avendo provato la profonda sofferenza dell’infortunio, ha seppellito nel suo animo qualsiasi forma di ripresa delle attività agonistiche e si butta su Masami (che, data la differenza di età, va a colmare anche il vuoto di una figura paterna completamente assente dalla trama?) con un coraggio e determinazione che non le sembrerebbero appartenere.
Masami è un uomo all’apparenza insignificante, comune, disilluso dalla vita che non gli ha riservato quanto si aspettava. Tuttavia è buono, gentile e sensibile (proprio con la sensibilità conquista Akira al ristorante all'inizio della storia) e di primo acchito sembrerebbe assurdo che una ragazza come Akira possa essere interessata a uno come lui. Lei si giustifica con: “...perché serve un motivo per innamorarsi di qualcuno”?
Ma con l’evolversi della storia, Masami emerge come persona adulta e di spessore: resiste (anche a fatica... almeno inizialmente) all’assalto di Akira, dimostrando una maturità fuori del comune che non è legata alla mera convenzione sociale e morale (secondo la quale le storie d’amore tra persone con ampia differenza di età siano riprovevoli), ma pensando al vero bene di Akira e invitandola a ritornare a vivere la sua adolescenza nella sua interezza, uscendo dal guscio protettivo in cui si era riparata. Paradigmatico in questo senso il dialogo interiore di Masami di fronte ad Akira nella puntata 7... un momento di pura poesia, da buon romanziere qual è.
Il finale di questo percorso che comunque definirei di amore sembra aperto a possibili scenari, nella più fedele tradizione di storie di questo tipo, con un messaggio positivo di speranza e non di cupa sofferenza senza soluzione.
In più, per la prima volta ho avuto modo di constatare un’interazione tra mondo adolescenziale e adulto dove quest’ultimo viene rappresentato in modo positivo: Masami è comunque un padre che, sebbene lavori molto, si occupa del piccolo figlio e pone la giusta attenzione ai sentimenti di Akira, tendendole figurativamente la mano per aiutarla a superare le sue ansie e paure.
E Akira, dal canto suo, smuove la coscienza di Masami con la sua intraprendenza, freschezza, passione e interesse, aiutandolo nel risveglio dal torpore che lo attanagliava da anni, riavvicinandolo alla letteratura in modo attivo e riprendendo a frequentare l’amico di università, ormai scrittore affermato.
Ottime a mio avviso l'opening e l'ending, che sembrano rispecchiare l'andamento della storia: tanto allegra e simpatica l'opening quanto riflessiva e dolce l'ending.
“After The Rain” è una serie che suggerisco caldamente di vedere, perché “Sotto la pioggia batte forte il cuore/Ma la pioggia non ci bagna/E due ragazzi con il loro amore/Stan cercando una speranza/[…]/ Sotto la pioggia batte forte il cuore/Ma la pioggia non ci bagna/I due ragazzi stanno già guardando il sole/E la sera è una speranza/[…]”
La trama si fonda sulla narrazione di una possibile storia di amore tra persone di età molto diversa: Masami, un uomo di quarantacinque anni separato e con prole, e Akira, una ragazza di diciassette anni.
L’anime sviluppa la storia in dodici episodi in modo delicato e dolce, con un bel bilanciamento tra narrazione dei fatti e le immagini evocative e simboliche che vanno a integrare e accentuare la nota di emotività di molte situazioni vissute dai protagonisti della vicenda.
La pioggia rappresenta la costante e il filo conduttore di tutti gli episodi: spesso rappresenta o aggiunge una nota di colore allo stato d’animo dei personaggi o accentua i momenti più significativi della trama, rendendola più poetica e lirica. Sono molti i passaggi in cui il tempo atmosferico avverso (e più in generale la natura e il cielo) aggiunge carica emotiva ai personaggi dell’anime tramite una rappresentazione grafica molto apprezzabile (non siamo ai livelli di dettaglio e bravura tecnica di Skinkai né di quelli di “Violet Evergarden”, ma comunque molto alti): in alcune scene le pozzanghere rispecchiano mirabilmente il cielo - vedi scena del campo di calcio e atletica del liceo dove decideranno di studiare Akira e la sua amica del cuore Haruka o quando nell’ultima puntata Akira cammina allontanandosi da Masami dopo l’immancabile acquazzone - e fanno sembrare che i personaggi fluttuino in una visione onirica. E le scene di pioggia, con il rumore dell’acqua battente sui vetri di una finestra, di un’auto, su un ombrello o semplicemente anche sulla protagonista che non si ripara e cammina verso il ristorante per dire a Masami che le piaceva aggiungono tanto simbolismo e realismo alle scene.
E i colori dell’anime non sono mai molto contrastati, saturi e forti, ma tenui, forse definibili “pastello”, per rendere le scene ancora più in assonanza con le situazioni delicate e dolci che vengono narrate.
E non è un caso che tutti gli episodi hanno un titolo che indica la pioggia, associata ad aggettivi, alle lacrime, fino all’ultimo episodio in cui si riprende il titolo dell’anime (“Dopo la pioggia”)... Pioggia quindi come metafora o poetica della vita, tipica del cultura giapponese che, con sua la particolare sensibilità per gli eventi atmosferici, attribuisce alle piogge del periodo che va dal mese di giugno fino ai primi di luglio (la cosiddetta “stagione delle piogge in Giappone” e con ogni probabilità l’ambientazione temporale iniziale dell’anime, che poi spazia fino alla fine dell’estate) uno speciale significato, in quanto in quel periodo fiorisce l’ortensia cui i Giapponesi attribuiscono vari significati, quali emozioni sincere tipo la gratitudine verso chi dimostra comprensione e amore...
Il secondo elemento che caratterizza l’anime è una location: il ristorante dal nome evocativo “The Garden” (il giardino) in cui Masami è il manager e dove Akira sceglie di lavorare dopo la scuola. Il giardino è un altro elemento simbolico della cultura nipponica, per la quale non è solo un luogo di riposo e di svago, ma un ambiente spirituale che consente all’uomo di entrare in contatto con le divinità e di raggiungere la purificazione.
Akira entrò casualmente nel ristorante “Il Giardino” per ripararsi dalla pioggia, e conoscerà Masami, che la colpirà/conquisterà con un gesto di squisita gentilezza e attenzione, tanto da indurla a decidere di lavorare nel ristorante pur di star vicino a lui: e il ristorante diventa il luogo magico in cui Akira cerca rifugio dalla grande sofferenza interiore che l’attanaglia dal grave infortunio che l’ha colpita.
Molte delle scene più significative dal punto vista emotivo della trama sono ambientate nel ristorante o nei suoi pressi: le dichiarazioni di affetto più o meno involontarie di Akira a Masami, la corsa iniziale e casuale di Akira in cui Masami apprende del grave infortunio sportivo occorsole e che la obbliga a recarsi nuovamente in ospedale, la corsa finale “liberatoria”, e tante gag più simpatiche anche con i colleghi. “Il Giardino” rappresenta per Akira il luogo in cui trova la luce nell’apparente tenebra che l’attanaglia dopo l’infortunio che l’ha costretta alla lenta ripresa a una vita normale, ma non a riprendere l’attività sportiva dell’atletica, per la quale rappresentava una promessa della corsa di velocità.
Un ulteriore elemento simbolico che contraddistingue l’anime è rappresentato dalle frequenti inquadrature dei piedi dei protagonisti, e in particolari quelli di Akira. Sia che indossino scarpe sia scoperti, i piedi sembrano rivestire un ruolo simbolico importante nell’anime. Di sicuro per la comunicazione non verbale, basti pensare alle occasioni in cui Akira manifesta la sua estrema gioia picchiettando i piedi per terra o ballando e saltellando (vedi la scena in cui riceve la telefonata di Masami per l’appuntamento tra loro) o quando cammina da sola nella pioggia o quando Akira indugia nell’attimo iniziale di una corsa. In questo frangente si vede tutta la poetica del dubbio, della paura e della indecisione a re-iniziare a correre, e il sostanziale blocco mentale che soffre nel contrasto tra l’anelare a riprendere la tanto amata corsa e rischiare il percorso di sofferenza estrema in caso di ricaduta.
Poi ai piedi sono legate anche alcune situazioni “ilari”, quali ad esempio la ritrosia di Akira a mostrare il proprio piede nudo a Masami in ospedale, perché non aveva curato la pedicure, o quando si ritrovano in un bar e Masami si abbassa sotto il tavolo per osservare il piede infortunato di Akira, confondendo il colore dello smalto con un problema del piede (una delle poche circostanze in cui Akira ride di gusto della goffaggine di Masami).
Di sicuro i piedi sono un simbolo essenziale delle immagini e della storia: di volontà dei personaggi, della loro concretezza, di libertà e sofferenza per Akira (che non si fa molti problemi a mostrare la cicatrice dell’operazione sul tendine di Achille del piede destro a comprova della grande dolore patito) e anche di bellezza.
E forse rappresentano anche l’unica componente di “sensualità” in senso lato dell’anime. È fuori di dubbio che Akira sia rappresentata fisicamente come una splendida ragazza alta, mora, fisico atletico e affusolato, esaltato da un disegno un po’ allungato e spigoloso, con uno sguardo molto intenso ed espressivo esaltato dal disegno molto bello e ricercato. Ma in tantissime circostanze sono spesso inquadrati i suoi piedi e, sgombrando comunque il campo da possibili spiegazioni “pruriginose”, è fuori di dubbio che l’anime mette più volte in risalto la parte terminale degli arti inferiori dei protagonisti, similmente a “Il giardino delle parole” di Shinkai.
L’ultimo elemento caratterizzante l’anime è la letteratura e la poesia: l’anime è arricchito da varie citazioni letterarie “reali”. Grazie a questo ulteriore elemento, nella seconda parte della serie emerge in modo preponderante la vera indole di Masami e la sua profondità d’animo, legata anche alla sua passione coltivata fin da giovane: la scrittura di romanzi e poesie.
E così agli occhi di Akira appare un Masami più “completo”, maturo e profondo, e non solo il personaggio simpatico, imbranato, tabagista e apparentemente “fallito” (nel senso di qualcuno che si accontenta solo di lavorare come responsabile di un ristorante appartenente a una famosa catena) dei primi episodi. In questo senso è significativo quanto dice in modo apparentemente “duro” Masami ad Akira: “Tu non sai niente di me”...
L’incipit che evolverà il loro rapporto nella storia è l’esame di recupero di letteratura giapponese che Akira dovrà affrontare nell’estate (al termine della stagione delle piogge e dell'anno scolastico) e per il quale Masami le darà aiuto e instillerà in Akira la “scintilla” per cambiare la propria visione di sé stessa, di Masami e del loro rapporto (la scena nel back office del ristorante - ancora una volta - contiene la chiave di volta della storia: la metafora della rondine che anela il cielo e non riusciva a volare...).
Ed ecco che giungo alla chiosa finale dell’anime: parimenti a “Il giardino delle parole”, “After The Rain” non è alla fine una storia di amore romantico, ma una deliziosa storia di vita.
Due persone che per le loro precedenti peripezie hanno perso la fiducia nelle loro capacità e a loro modo affrontano la vita cercano di aggrapparsi ai sentimenti (Akira) o continuano rassegnati ad anelare un sogno senza la determinazione di raggiungerlo (Masami). L’infatuazione di Akira è il pretesto per sviluppare una trama molto piacevole e ben congegnata che, traendo sapientemente spunto dal passato dei protagonisti, crea uno slice of life di alcuni mesi, molto significativi per entrambi i protagonisti, in cui realizzano ciò che li frena e di cosa hanno realmente bisogno.
In questa fase del percorso delle loro esistenze, anche se in modo discontinuo, contribuiscono gli amici di vecchia data: Haruka per Akira e Chihiro per Masami.
A differenza dell’opera di Shinkai, i personaggi principali sono molto più approfonditi e definiti, lasciando meno incertezze, dubbi agli spettatori.
Akira è una ragazza tanto determinata in quello che desidera ma anche algida nell’esternare i suoi sentimenti e scostante. In altre parole, utilizza un comportamento scostante al limite dell’odiosità (in alcune circostanze), per difendersi da ciò che non le piace o contrasta con quanto da lei pianificato. Molto spesso di fronte all’insistenza di persone non gradite si sottrae al confronto sparendo. Si dimostra anche un po’ infantile in certe reazioni (vedi le manifestazioni di gioia) e in generale molto fredda e controllata, salvo quando interagisce con Masami. Avendo provato la profonda sofferenza dell’infortunio, ha seppellito nel suo animo qualsiasi forma di ripresa delle attività agonistiche e si butta su Masami (che, data la differenza di età, va a colmare anche il vuoto di una figura paterna completamente assente dalla trama?) con un coraggio e determinazione che non le sembrerebbero appartenere.
Masami è un uomo all’apparenza insignificante, comune, disilluso dalla vita che non gli ha riservato quanto si aspettava. Tuttavia è buono, gentile e sensibile (proprio con la sensibilità conquista Akira al ristorante all'inizio della storia) e di primo acchito sembrerebbe assurdo che una ragazza come Akira possa essere interessata a uno come lui. Lei si giustifica con: “...perché serve un motivo per innamorarsi di qualcuno”?
Ma con l’evolversi della storia, Masami emerge come persona adulta e di spessore: resiste (anche a fatica... almeno inizialmente) all’assalto di Akira, dimostrando una maturità fuori del comune che non è legata alla mera convenzione sociale e morale (secondo la quale le storie d’amore tra persone con ampia differenza di età siano riprovevoli), ma pensando al vero bene di Akira e invitandola a ritornare a vivere la sua adolescenza nella sua interezza, uscendo dal guscio protettivo in cui si era riparata. Paradigmatico in questo senso il dialogo interiore di Masami di fronte ad Akira nella puntata 7... un momento di pura poesia, da buon romanziere qual è.
Il finale di questo percorso che comunque definirei di amore sembra aperto a possibili scenari, nella più fedele tradizione di storie di questo tipo, con un messaggio positivo di speranza e non di cupa sofferenza senza soluzione.
In più, per la prima volta ho avuto modo di constatare un’interazione tra mondo adolescenziale e adulto dove quest’ultimo viene rappresentato in modo positivo: Masami è comunque un padre che, sebbene lavori molto, si occupa del piccolo figlio e pone la giusta attenzione ai sentimenti di Akira, tendendole figurativamente la mano per aiutarla a superare le sue ansie e paure.
E Akira, dal canto suo, smuove la coscienza di Masami con la sua intraprendenza, freschezza, passione e interesse, aiutandolo nel risveglio dal torpore che lo attanagliava da anni, riavvicinandolo alla letteratura in modo attivo e riprendendo a frequentare l’amico di università, ormai scrittore affermato.
Ottime a mio avviso l'opening e l'ending, che sembrano rispecchiare l'andamento della storia: tanto allegra e simpatica l'opening quanto riflessiva e dolce l'ending.
“After The Rain” è una serie che suggerisco caldamente di vedere, perché “Sotto la pioggia batte forte il cuore/Ma la pioggia non ci bagna/E due ragazzi con il loro amore/Stan cercando una speranza/[…]/ Sotto la pioggia batte forte il cuore/Ma la pioggia non ci bagna/I due ragazzi stanno già guardando il sole/E la sera è una speranza/[…]”
"Koi wa Ameagari no You ni" o "Dopo la pioggia" è una serie anime appartenente alla stagione invernale del 2018.
Trasposizione animata del manga omonimo (d'altronde, pubblicata anche qui in Italia), la serie ci narra di Akira e del suo amore nei confronti del suo direttore a lavoro, Masami Kondo, un uomo sulla quarantina, separato e con un figlio, ma comunque di buon cuore. Il tutto potrebbe sembrare l'ottima predisposizione a una romantica storia d'amore nata sul posto di lavoro, peccato che ci sia un particolare non indifferente: la nostra cara Akira è una minorenne che va ancora a scuola.
Da qui si dipana tutta la narrazione dell'opera, basata proprio sui timidi quanto insistenti tentativi della ragazza di conquistare il suo anziano oggetto d'amore, e il successivo sentirsi smarrito del povero Kondo che, giustamente come uomo apprezzabile, non sa come comportarsi di fronte all'interesse della fanciulla.
L'opera, in ogni caso, è più di questo. E su ciò bisogna fare un plauso alla regia, che riesce a trasmettere sensazioni di calma o dolcezza a seconda dei casi, riuscendo a creare scene molto soddisfacenti, sia sul lato tecnico (a mio modesto avviso) sia sul lato meramente scenico dal punto di vista dello spettatore.
La protagonista indiscussa è Akira, almeno nella prima parte dell'opera. Successivamente ci verrà mostrato anche Kondo più nel dettaglio, permettendoci di conoscerlo meglio e simpatizzare per lui, e magari anche capire cosa Akira ci veda in lui.
In sostanza, l'opera narra della crescita di Akira e Kondo attraverso l'amore, o perlomeno un sentimento analogo: Kondo per quanto concerne la sua sicurezza interiore in quanto uomo, Akira per quanto concerne il suo ritrovare sé stessa in qualcosa dopo aver perso l'unica cosa che sapeva fare, cioè correre.
Non c'è molto d'aggiungere, questa serie l'ho apprezzata molto. L'ho trovata realistica, e mi è piaciuto come viene trattato l'argomento spinoso della relazione tra minorenne e adulto, cioè con le pinze e mani di velluto.
In definitiva, il difetto che trovo in questa serie è il fatto di non avere un finale reale, ma aperto e abbozzato. Non possiamo farci niente, purtroppo il manga era in corso quando hanno prodotto la serie. Possiamo solo sperare in una seconda stagione. Io sicuramente ci spero.
Trasposizione animata del manga omonimo (d'altronde, pubblicata anche qui in Italia), la serie ci narra di Akira e del suo amore nei confronti del suo direttore a lavoro, Masami Kondo, un uomo sulla quarantina, separato e con un figlio, ma comunque di buon cuore. Il tutto potrebbe sembrare l'ottima predisposizione a una romantica storia d'amore nata sul posto di lavoro, peccato che ci sia un particolare non indifferente: la nostra cara Akira è una minorenne che va ancora a scuola.
Da qui si dipana tutta la narrazione dell'opera, basata proprio sui timidi quanto insistenti tentativi della ragazza di conquistare il suo anziano oggetto d'amore, e il successivo sentirsi smarrito del povero Kondo che, giustamente come uomo apprezzabile, non sa come comportarsi di fronte all'interesse della fanciulla.
L'opera, in ogni caso, è più di questo. E su ciò bisogna fare un plauso alla regia, che riesce a trasmettere sensazioni di calma o dolcezza a seconda dei casi, riuscendo a creare scene molto soddisfacenti, sia sul lato tecnico (a mio modesto avviso) sia sul lato meramente scenico dal punto di vista dello spettatore.
La protagonista indiscussa è Akira, almeno nella prima parte dell'opera. Successivamente ci verrà mostrato anche Kondo più nel dettaglio, permettendoci di conoscerlo meglio e simpatizzare per lui, e magari anche capire cosa Akira ci veda in lui.
In sostanza, l'opera narra della crescita di Akira e Kondo attraverso l'amore, o perlomeno un sentimento analogo: Kondo per quanto concerne la sua sicurezza interiore in quanto uomo, Akira per quanto concerne il suo ritrovare sé stessa in qualcosa dopo aver perso l'unica cosa che sapeva fare, cioè correre.
Non c'è molto d'aggiungere, questa serie l'ho apprezzata molto. L'ho trovata realistica, e mi è piaciuto come viene trattato l'argomento spinoso della relazione tra minorenne e adulto, cioè con le pinze e mani di velluto.
In definitiva, il difetto che trovo in questa serie è il fatto di non avere un finale reale, ma aperto e abbozzato. Non possiamo farci niente, purtroppo il manga era in corso quando hanno prodotto la serie. Possiamo solo sperare in una seconda stagione. Io sicuramente ci spero.
In poche parole, un anime meraviglioso, a mio parere uno di quelli che rimangono nel cuore.
Quando ho iniziato il primo episodio, in realtà non avevo intenzione di continuarlo, ma ho deciso comunque per qualche strana ragione di andare avanti.
Si tratta di una trama distinta, peculiare, ma ben strutturata e mai volgare, così come è ottima la cura dei dettagli artistici e sonori. La pioggia è parte fondamentale della storia, inizialmente non ne capivo il motivo, ma in seguito ogni avvenimento si collega ad essa: proprio come le radici sostengono un albero, la pioggia regge il tronco di questa vicenda.
Dietro questa trama troviamo inoltre messaggi importantissimi dedicati a ognuno di noi: ci ricorda che non importa quale sia la nostra età, ciascuno ha un sogno nascosto nel profondo di sé stesso che aspetta solo di uscire allo scoperto, una piccola fiamma che tiene accesa la nostra anima.
Lo consiglio moltissimo, soprattutto a coloro ai quali piace il genere sentimentale.
Quando ho iniziato il primo episodio, in realtà non avevo intenzione di continuarlo, ma ho deciso comunque per qualche strana ragione di andare avanti.
Si tratta di una trama distinta, peculiare, ma ben strutturata e mai volgare, così come è ottima la cura dei dettagli artistici e sonori. La pioggia è parte fondamentale della storia, inizialmente non ne capivo il motivo, ma in seguito ogni avvenimento si collega ad essa: proprio come le radici sostengono un albero, la pioggia regge il tronco di questa vicenda.
Dietro questa trama troviamo inoltre messaggi importantissimi dedicati a ognuno di noi: ci ricorda che non importa quale sia la nostra età, ciascuno ha un sogno nascosto nel profondo di sé stesso che aspetta solo di uscire allo scoperto, una piccola fiamma che tiene accesa la nostra anima.
Lo consiglio moltissimo, soprattutto a coloro ai quali piace il genere sentimentale.
Dal design particolare ed estremizzato che non ho apprezzato particolarmente, “After the Rain” si rivela in tutto e per tutto un classico dell’infatuazione, riplasmando la “Lolita” di Nabokov in veste moderna e fin troppo leggera, vissuta dal punto di vista più della minorenne infatuata che dall’adulto in crisi. Da questo grande classico dell’immaginario erotico contemporaneo derivano le più disparate fantasie ove il consistente divario d’età e i differenti ruoli sociali - in tal caso una cameriera e il suo datore di lavoro - fungono da perni su cui ruoteranno gli elementi d’attrazione e di desiderio, nonostante la vicenda narrata in questi dodici episodi finirà per scoprirsi più delicata e vagamente platonica, evitando attentamente uno spietato realismo di radice occidentale che sarebbe potuto risultare probabilmente più convincente e incisivo; non si può comunque negare l’ottimo risultato delle scelte narrative, focalizzate sulla sfera psicologica e sentimentale.
La diciassettenne Akira Tachibana è una liceale algida, introversa, incredibilmente bella e spontaneamente sensuale, ammirata e invidiata dalle compagne e desiderata dai maschi di tutta la scuola, sebbene appaia irraggiungibile e altezzosa. Dal caratterino volubile e dotata di una discreta testardaggine, lavora part-time in un caffè dall’altra parte della città, alle dipendenze di un uomo di quarantacinque anni di nome Masami Kondo, divorziato, un figlio a carico e in piena crisi di mezz’età.
Sembrerebbe un classico quadretto urbano della Tokyo dei giorni nostri (poco underground e molto borghese), se non fosse che Akira è di lui segretamente innamorata - più corretto dire infatuata - ed è evidente sin dalle prime battute che la cosa non potrà rimanere nascosta a lungo.
Prodotto da Wit Studio, la vicenda di Kondo e della sua giovane dipendente ci regala sin da subito una colonna sonora di grande qualità. Brani studiati per le atmosfere, note che introducono ai sentimenti e raramente viceversa, con una opening orecchiabile che magari non lascerà il segno, al contrario della ending, “Ref:rain” di Aimer, gioco di parole fra “pioggia” e “ritornello”, un vero e proprio capolavoro magnetico e struggente, sgorgante di romantica malinconia che vi entrerà nella testa e ci rimarrà per diverse settimane.
Questo è l’anime dai silenzi più rumorosi e dagli sguardi più impliciti a cui potrete mai assistere. L’anime delle giornate di pioggia estiva, dei volti specchiati in grandi pozzanghere mentre il cielo torna azzurro e lo sguardo indugia amaro, l’anime del coraggio di guardare in faccia i propri fallimenti e i propri desideri, l’anime delle parole non dette, ma comunque comprese.
La pregiata colonna sonora va quindi a braccetto con un’ambientazione urbana contemporanea, dinamica e piacevole. Il caos metropolitano e delle periferie nipponiche si mescola ai raggi di sole fra nubi grigie e il freddo vento che annuncia la fine dell’estate, dando vita a un palcoscenico dettagliatissimo di pregiata fattura. I fondali risultano realistici e incredibilmente curati e i fermo immagine studiati ci rimembrano vere e proprie riprese cinematografiche, anche se, purtroppo, le animazioni non riescono a raggiungere lo stesso livello. Nonostante gli argomenti trattati, questa breve vicenda non ripiega esclusivamente su situazioni di profonda introspezione o delicata malinconia, ma mette sul piatto anche numerosi spunti d’ilarità, principalmente gag scontate e banali, comunque piacevoli, spezzanti l’andamento omogeneo e compassato che strappano più di un sorriso: alcune freddure sortiscono un effetto immediato e altrettanto superficiale, riuscendo perfettamente nell’intento di smorzare il filo conduttore d’amara infatuazione e di ardua gestione.
Le lunghe assenze di dialoghi, le sequenze animate senza proferir parola e gli sguardi intensi che si scambiano i protagonisti, talvolta riescono ad esprimere più di quanto si possa dire aprendo bocca. Come in una malinconica galleria d’arte sono le immagini a parlare, e lo fanno così chiaramente da far sciogliere l’anima. Le cose non dette si rivelano quindi gli elementi più preziosi della trama, ben più di ciò che viene espresso ad alta voce (a parte un paio di riflessioni di Kondo, davvero profonde e di solida saggezza): si tratta di sfumature legate all’attrazione, elementi d’aspetto, apparenza, intesa e sintonia che riescono a instaurarsi soltanto quando fra due persone si crea un’alchimia particolare, una sorta di corrente a cui non si può girare intorno, capace di prendere e trascinare senza un esito certo o scontato. In amore non esistono regole, e nel gioco del corteggiamento ognuno segue il sentiero più spontaneo che conosce.
Pochi - ma utili all’evolversi della vicenda - i comprimari, che, a parte qualche comparsata, non incidono immediatamente a livello di trama, anche se daranno il loro importante contributo a medio-lungo termine (l’amica del cuore di Akira e Chihiro, lo scrittore, sicuramente i più importanti e apprezzati).
A livello artistico, come preannunciato, il prodotto si rivela più che discreto. Una colorazione brillante, fra l’acquarellato e il dinamico pigmentato, crea contrasti cromatici che valorizzano scenari e relazioni fra personaggi; il character design scelto, espressamente retrò, calza perfettamente con il genere di storia, anche se paga in morbidezza e avvenenza, essendo troppo spigoloso e demodé. C’è grande cura nei dettagli e negli spaccati delle abitazioni, e ogni locazione interna viene spesso proposta con primi piani su dettagli casalinghi che arricchiscono il realismo, e ci permettono di percepire un senso di comfort e di calore quotidiano.
Esattamente come riporta il titolo, la pioggia è il malinconico, affascinante e languido tema portante, accompagnato da una colonna sonora altrettanto malinconica e struggente, che calza come un guanto dalle maliziose trasparenze, velatamente innocenti: un ossimoro adolescenziale non così raro. A fronte di tale ingenuità che trapela nei primi piani dedicati ad Akira, si contrappone lo sguardo dello spettatore che troverà sicuramente connotati d’indiscussa sensualità nelle lunghissime e affusolate gambe della giovane protagonista, gambe sottili e scattanti formate grazie ad anni d’atletica leggera, aggraziati compassi che sostengono un fisico snello e alto, spesso messe in mostra per merito di cortissimi pantaloncini estivi, sfoggiati in momenti di innocente quotidianità casalinga e d’inconsapevole, attraente purezza; elementi di una donna che ancora non è tale ma che, con le dovute tempistiche, sta prendendo coscienza di sé. L’aspetto di lei è stato studiato nei minimi dettagli per colpire e affascinare, una silfide dalle iridi fra l’indaco e il blu dalle sfumature di viola all’imbrunire dopo una giornata uggiosa, lunghi capelli corvini lisci come seta bagnata e pelle chiarissima. Quest’aspetto incredibilmente avvenente nasconde invero un carattere immaturo che rivela l’adolescente qual è, e inserito nell’ambiente asettico di una vicenda abbastanza realistica, anche se non sempre credibile, risulta in ogni caso pertinente e naturale.
Più classico lui, il (fin troppo) gentile signor Kondo, uomo tutto d’un pezzo, dallo sguardo pieno di sogni infranti ma ricco di determinazione, in lotta con la quotidiana accettazione di uno stile di vita che non era fra i suoi sogni di ragazzo, ma con cui oggi deve comunque fare i conti. Le sue tentazioni, i suoi desideri, le sue paure e sofferenze si riveleranno Demoni della Passione che tuttavia non riusciranno a rovinargli la vita, e se per certi versi potranno apparire poco originali, risulteranno invero credibilissimi, più reali che mai, nascosti dietro una maschera di serenità che tanti adulti indossano per relazionarsi, ma che equivale a una mesta, classica messinscena pirandelliana.
A fronte di questi elementi uno più affascinante dell’altro, è la costruzione della trama l’elemento meno incisivo di tutto il prodotto: sebbene si tratti di qualcosa di atipico e fuori dagli schemi, decisamente diverso dalla solita novella romantica, viene a crearsi un’attesa, episodio dopo episodio, che a conti fatti non si conclude né limpidamente né concretamente. Si ha la sensazione di un non-finale, come se dovessero accadere ancora determinati eventi e si dovessero raggiungere determinati traguardi; l’epilogo aperto è accettabile, ma si percepisce vincolante, a prescindere dalle scelte di vita dei protagonisti e delle loro sorti, la sensazione che manchi qualcosa di solido e più approfondito.
Ad ogni modo, la narrazione sussurrata e ricolma di sguardi indagatori, sornioni, attenti, complici e intensi funziona a meraviglia, ed essa s’irrobustisce principalmente nella seconda metà dell’anime, in una sequenza di episodi delicati ma carichi di sentimento, dove pennellate di tanto atteso realismo arrivano sulla tavolozza delle emozioni sia sotto forma di giovane sofferenza, sia attraverso una silenziosa, combattuta maturità: un incontro di due generazioni, che, guardandosi negli occhi, cercheranno di capirsi senza mai incontrarsi veramente, se non sfiorando l’anima l’uno dell’altra, al di là del buon senso e delle abitudini sociali.
Come ampiamente sottolineato, “After the Rain” è a tratti realistico e a tratti surreale, un crossover di comportamenti plausibili intrecciato a situazioni utopistiche da romanzo rosa: la sua più grande mancanza è l’assenza totale di carnalità, di desiderio indiscriminato, anche soltanto accennato. Non c’era ovviamente nessuna necessità né di mostrarla né di farla intendere a tutti i costi, ma per un maggior realismo si sarebbe almeno potuto leggere fra le righe. Ne andava bene un pizzico, anche insipido e sbiadito, mentre invece il tutto scivola verso qualcosa di dolcissimo, sofferto (raccontato ad arte, sia chiaro), malinconico, un pre-romanticismo difficile anche solo da far sbocciare. E alla fine va bene così, in fondo sono questi i temi che l’autore ha desiderato trattare e illustrare allo spettatore, ma, causa l’estrema (e apprezzabilissima) leggerezza d’insieme, ne scapita uno schietto e onesto realismo che in alcuni frangenti non avrebbe affatto guastato. Come se non bastasse, gli ultimi due episodi sono ricchi di divagazioni personali trattanti temi esterni al filone principale, che un po' confondono poiché distolgono l’attenzione dalla questione centrale, salvo poi riallineare ogni elemento in extremis.
I binari di questa serie portano principalmente in luoghi di gentile introspezione fino ad esplorare i primi passi di una fragile infatuazione, e tirando le somme ne vien fuori una valutazione più che positiva.
La vera, profonda, spassionata bellezza di “After the Rain” è il rimembrarci di quanto sia dolce e palpitante l’ingenua tenerezza e l’inconsapevole spensieratezza con cui si vivono le prime cotte adolescenziali, ignorando totalmente le conseguenze di una spontanea istintività, una irrefrenabile e meravigliosa forma d’incoscienza propria dell’inesperienza relazionale, nonché schietto sintomo di un’attrazione che a quell’età non può che essere pura, sincera e travolgente, quasi sciocca per quanto vera.
Un tema speciale trattato coi guanti, un ritratto acquarellato intriso di malinconica pioggia, da vedere assolutamente se siete amanti del genere.
La diciassettenne Akira Tachibana è una liceale algida, introversa, incredibilmente bella e spontaneamente sensuale, ammirata e invidiata dalle compagne e desiderata dai maschi di tutta la scuola, sebbene appaia irraggiungibile e altezzosa. Dal caratterino volubile e dotata di una discreta testardaggine, lavora part-time in un caffè dall’altra parte della città, alle dipendenze di un uomo di quarantacinque anni di nome Masami Kondo, divorziato, un figlio a carico e in piena crisi di mezz’età.
Sembrerebbe un classico quadretto urbano della Tokyo dei giorni nostri (poco underground e molto borghese), se non fosse che Akira è di lui segretamente innamorata - più corretto dire infatuata - ed è evidente sin dalle prime battute che la cosa non potrà rimanere nascosta a lungo.
Prodotto da Wit Studio, la vicenda di Kondo e della sua giovane dipendente ci regala sin da subito una colonna sonora di grande qualità. Brani studiati per le atmosfere, note che introducono ai sentimenti e raramente viceversa, con una opening orecchiabile che magari non lascerà il segno, al contrario della ending, “Ref:rain” di Aimer, gioco di parole fra “pioggia” e “ritornello”, un vero e proprio capolavoro magnetico e struggente, sgorgante di romantica malinconia che vi entrerà nella testa e ci rimarrà per diverse settimane.
Questo è l’anime dai silenzi più rumorosi e dagli sguardi più impliciti a cui potrete mai assistere. L’anime delle giornate di pioggia estiva, dei volti specchiati in grandi pozzanghere mentre il cielo torna azzurro e lo sguardo indugia amaro, l’anime del coraggio di guardare in faccia i propri fallimenti e i propri desideri, l’anime delle parole non dette, ma comunque comprese.
La pregiata colonna sonora va quindi a braccetto con un’ambientazione urbana contemporanea, dinamica e piacevole. Il caos metropolitano e delle periferie nipponiche si mescola ai raggi di sole fra nubi grigie e il freddo vento che annuncia la fine dell’estate, dando vita a un palcoscenico dettagliatissimo di pregiata fattura. I fondali risultano realistici e incredibilmente curati e i fermo immagine studiati ci rimembrano vere e proprie riprese cinematografiche, anche se, purtroppo, le animazioni non riescono a raggiungere lo stesso livello. Nonostante gli argomenti trattati, questa breve vicenda non ripiega esclusivamente su situazioni di profonda introspezione o delicata malinconia, ma mette sul piatto anche numerosi spunti d’ilarità, principalmente gag scontate e banali, comunque piacevoli, spezzanti l’andamento omogeneo e compassato che strappano più di un sorriso: alcune freddure sortiscono un effetto immediato e altrettanto superficiale, riuscendo perfettamente nell’intento di smorzare il filo conduttore d’amara infatuazione e di ardua gestione.
Le lunghe assenze di dialoghi, le sequenze animate senza proferir parola e gli sguardi intensi che si scambiano i protagonisti, talvolta riescono ad esprimere più di quanto si possa dire aprendo bocca. Come in una malinconica galleria d’arte sono le immagini a parlare, e lo fanno così chiaramente da far sciogliere l’anima. Le cose non dette si rivelano quindi gli elementi più preziosi della trama, ben più di ciò che viene espresso ad alta voce (a parte un paio di riflessioni di Kondo, davvero profonde e di solida saggezza): si tratta di sfumature legate all’attrazione, elementi d’aspetto, apparenza, intesa e sintonia che riescono a instaurarsi soltanto quando fra due persone si crea un’alchimia particolare, una sorta di corrente a cui non si può girare intorno, capace di prendere e trascinare senza un esito certo o scontato. In amore non esistono regole, e nel gioco del corteggiamento ognuno segue il sentiero più spontaneo che conosce.
Pochi - ma utili all’evolversi della vicenda - i comprimari, che, a parte qualche comparsata, non incidono immediatamente a livello di trama, anche se daranno il loro importante contributo a medio-lungo termine (l’amica del cuore di Akira e Chihiro, lo scrittore, sicuramente i più importanti e apprezzati).
A livello artistico, come preannunciato, il prodotto si rivela più che discreto. Una colorazione brillante, fra l’acquarellato e il dinamico pigmentato, crea contrasti cromatici che valorizzano scenari e relazioni fra personaggi; il character design scelto, espressamente retrò, calza perfettamente con il genere di storia, anche se paga in morbidezza e avvenenza, essendo troppo spigoloso e demodé. C’è grande cura nei dettagli e negli spaccati delle abitazioni, e ogni locazione interna viene spesso proposta con primi piani su dettagli casalinghi che arricchiscono il realismo, e ci permettono di percepire un senso di comfort e di calore quotidiano.
Esattamente come riporta il titolo, la pioggia è il malinconico, affascinante e languido tema portante, accompagnato da una colonna sonora altrettanto malinconica e struggente, che calza come un guanto dalle maliziose trasparenze, velatamente innocenti: un ossimoro adolescenziale non così raro. A fronte di tale ingenuità che trapela nei primi piani dedicati ad Akira, si contrappone lo sguardo dello spettatore che troverà sicuramente connotati d’indiscussa sensualità nelle lunghissime e affusolate gambe della giovane protagonista, gambe sottili e scattanti formate grazie ad anni d’atletica leggera, aggraziati compassi che sostengono un fisico snello e alto, spesso messe in mostra per merito di cortissimi pantaloncini estivi, sfoggiati in momenti di innocente quotidianità casalinga e d’inconsapevole, attraente purezza; elementi di una donna che ancora non è tale ma che, con le dovute tempistiche, sta prendendo coscienza di sé. L’aspetto di lei è stato studiato nei minimi dettagli per colpire e affascinare, una silfide dalle iridi fra l’indaco e il blu dalle sfumature di viola all’imbrunire dopo una giornata uggiosa, lunghi capelli corvini lisci come seta bagnata e pelle chiarissima. Quest’aspetto incredibilmente avvenente nasconde invero un carattere immaturo che rivela l’adolescente qual è, e inserito nell’ambiente asettico di una vicenda abbastanza realistica, anche se non sempre credibile, risulta in ogni caso pertinente e naturale.
Più classico lui, il (fin troppo) gentile signor Kondo, uomo tutto d’un pezzo, dallo sguardo pieno di sogni infranti ma ricco di determinazione, in lotta con la quotidiana accettazione di uno stile di vita che non era fra i suoi sogni di ragazzo, ma con cui oggi deve comunque fare i conti. Le sue tentazioni, i suoi desideri, le sue paure e sofferenze si riveleranno Demoni della Passione che tuttavia non riusciranno a rovinargli la vita, e se per certi versi potranno apparire poco originali, risulteranno invero credibilissimi, più reali che mai, nascosti dietro una maschera di serenità che tanti adulti indossano per relazionarsi, ma che equivale a una mesta, classica messinscena pirandelliana.
A fronte di questi elementi uno più affascinante dell’altro, è la costruzione della trama l’elemento meno incisivo di tutto il prodotto: sebbene si tratti di qualcosa di atipico e fuori dagli schemi, decisamente diverso dalla solita novella romantica, viene a crearsi un’attesa, episodio dopo episodio, che a conti fatti non si conclude né limpidamente né concretamente. Si ha la sensazione di un non-finale, come se dovessero accadere ancora determinati eventi e si dovessero raggiungere determinati traguardi; l’epilogo aperto è accettabile, ma si percepisce vincolante, a prescindere dalle scelte di vita dei protagonisti e delle loro sorti, la sensazione che manchi qualcosa di solido e più approfondito.
Ad ogni modo, la narrazione sussurrata e ricolma di sguardi indagatori, sornioni, attenti, complici e intensi funziona a meraviglia, ed essa s’irrobustisce principalmente nella seconda metà dell’anime, in una sequenza di episodi delicati ma carichi di sentimento, dove pennellate di tanto atteso realismo arrivano sulla tavolozza delle emozioni sia sotto forma di giovane sofferenza, sia attraverso una silenziosa, combattuta maturità: un incontro di due generazioni, che, guardandosi negli occhi, cercheranno di capirsi senza mai incontrarsi veramente, se non sfiorando l’anima l’uno dell’altra, al di là del buon senso e delle abitudini sociali.
Come ampiamente sottolineato, “After the Rain” è a tratti realistico e a tratti surreale, un crossover di comportamenti plausibili intrecciato a situazioni utopistiche da romanzo rosa: la sua più grande mancanza è l’assenza totale di carnalità, di desiderio indiscriminato, anche soltanto accennato. Non c’era ovviamente nessuna necessità né di mostrarla né di farla intendere a tutti i costi, ma per un maggior realismo si sarebbe almeno potuto leggere fra le righe. Ne andava bene un pizzico, anche insipido e sbiadito, mentre invece il tutto scivola verso qualcosa di dolcissimo, sofferto (raccontato ad arte, sia chiaro), malinconico, un pre-romanticismo difficile anche solo da far sbocciare. E alla fine va bene così, in fondo sono questi i temi che l’autore ha desiderato trattare e illustrare allo spettatore, ma, causa l’estrema (e apprezzabilissima) leggerezza d’insieme, ne scapita uno schietto e onesto realismo che in alcuni frangenti non avrebbe affatto guastato. Come se non bastasse, gli ultimi due episodi sono ricchi di divagazioni personali trattanti temi esterni al filone principale, che un po' confondono poiché distolgono l’attenzione dalla questione centrale, salvo poi riallineare ogni elemento in extremis.
I binari di questa serie portano principalmente in luoghi di gentile introspezione fino ad esplorare i primi passi di una fragile infatuazione, e tirando le somme ne vien fuori una valutazione più che positiva.
La vera, profonda, spassionata bellezza di “After the Rain” è il rimembrarci di quanto sia dolce e palpitante l’ingenua tenerezza e l’inconsapevole spensieratezza con cui si vivono le prime cotte adolescenziali, ignorando totalmente le conseguenze di una spontanea istintività, una irrefrenabile e meravigliosa forma d’incoscienza propria dell’inesperienza relazionale, nonché schietto sintomo di un’attrazione che a quell’età non può che essere pura, sincera e travolgente, quasi sciocca per quanto vera.
Un tema speciale trattato coi guanti, un ritratto acquarellato intriso di malinconica pioggia, da vedere assolutamente se siete amanti del genere.
In poche parole, un anime meraviglioso, a mio parere uno di quelli che rimangono nel cuore.
Quando ho iniziato il primo episodio, in realtà non avevo intenzione di continuarlo, ma ho deciso comunque per qualche strana ragione di andare avanti. Si tratta di una trama distinta, peculiare, ma ben strutturata e mai volgare, così come è ottima la cura dei dettagli artistici e sonori.
La pioggia è parte fondamentale della storia, inizialmente non ne capivo il motivo, ma in seguito ogni avvenimento si collega ad essa: proprio come le radici sostengono un albero, la pioggia regge il tronco di questa vicenda.
Dietro questa trama troviamo inoltre messaggi importantissimi dedicati a ognuno di noi. Ci ricorda che non importa quale sia la nostra età, ciascuno ha un sogno nascosto nel profondo di sé stesso che aspetta solo di uscire allo scoperto, una piccola fiamma che tiene accesa la nostra anima.
Lo consiglio moltissimo, soprattutto a coloro a cui piace il genere sentimentale.
Quando ho iniziato il primo episodio, in realtà non avevo intenzione di continuarlo, ma ho deciso comunque per qualche strana ragione di andare avanti. Si tratta di una trama distinta, peculiare, ma ben strutturata e mai volgare, così come è ottima la cura dei dettagli artistici e sonori.
La pioggia è parte fondamentale della storia, inizialmente non ne capivo il motivo, ma in seguito ogni avvenimento si collega ad essa: proprio come le radici sostengono un albero, la pioggia regge il tronco di questa vicenda.
Dietro questa trama troviamo inoltre messaggi importantissimi dedicati a ognuno di noi. Ci ricorda che non importa quale sia la nostra età, ciascuno ha un sogno nascosto nel profondo di sé stesso che aspetta solo di uscire allo scoperto, una piccola fiamma che tiene accesa la nostra anima.
Lo consiglio moltissimo, soprattutto a coloro a cui piace il genere sentimentale.
Sulla scia degli anime che trattano storie d’amore, ho deciso di guardare “Koi wa Ameagari no You ni”, e non ne sono rimasta delusa.
Quest’anime vede due protagonisti, Kondo, manager quarantacinquenne di un ristorante, divorziato, e Akira, una studentessa diciassettenne. Ci si aspetterebbe lecitamente una storia d’amore vera e propria, e invece quest’anime rovescia il paradigma e scava in questi personaggi.
Da una parte c’è Kondo, che ha lasciato cadere i suoi sogni di scrittore e che verso la letteratura ha un’ossessione, ma si considera un ragazzo a un punto morto della vita. È proprio la costante dichiarazione d’amore di Akira a spingerlo a interrogarsi su chi è, chi era e cosa vuole diventare.
Akira, da parte sua, è un’atleta reduce da un infortunio che le ha impedito di correre, la sua grande passione. Vive senza motivazione, non capisce più come approcciare l’amica di sempre che ancora la vorrebbe veder correre fianco a lei e vincere, se solo affrontasse la riabilitazione.
I loro due mondi si incontrano e si fondono: da una parte Akira spinge Kondo a fare i conti con sé stesso e a capire che non può rinunciare al suo sogno di scrittore, dismesso alle difficoltà matrimoniali. Con la fiducia che lei gli infonde nei sogni, nella giovinezza, gli dà la forza di andare oltre al grigiore in cui era assopito; dall’altra c’è Akira, taciturna ma sensibile, che vive i problemi della sua vita senza trovare soluzioni, che Kondo con parole ispirate le offre, riscoprendo così, contemporaneamente, molto di sé stesso.
La pioggia è il filo rosso di questo anime: nelle sue varie forme dà il ritmo a questa particolare storia d’amore, gettando un parallelo tra la sua caduta più o meno gentile o più o meno improvvisa, con i ritmi lenti di questa relazione. Ogni episodio ha la magia di un sasso gettato in uno stagno: i cerchi si allargano con grazia e c’è la curiosità contemplativa di capire come reagiranno incontrando vari ostacoli.
Quest’anime è delicato, poetico. Sono bellissime le immagini della biblioteca-acquario e i momenti in cui si manifestano il vento e magiche sfumature dorate con bolle leggere. È poi valorizzato da altri personaggi, come l’amica di Akira o l’amico di Kondo, che danno più spessore personale, e non di coppia, ai due protagonisti.
L’opening è azzeccata e colorata, l’ending è molto bella con il pianoforte, delicata come l’anime.
Il chara design a volte è un po’ deformed in alcuni personaggi, ma tutto sommato si tollera, vista la bellezza della protagonista.
Concludendo, lo consiglio proprio per i temi maturi che tratta, non solo l’amore, ma anche la ricerca di sé stessi e della propria auto-realizzazione, e per la poesia leggera che traspira da tutta la pioggia che avvolge quest’anime.
Quest’anime vede due protagonisti, Kondo, manager quarantacinquenne di un ristorante, divorziato, e Akira, una studentessa diciassettenne. Ci si aspetterebbe lecitamente una storia d’amore vera e propria, e invece quest’anime rovescia il paradigma e scava in questi personaggi.
Da una parte c’è Kondo, che ha lasciato cadere i suoi sogni di scrittore e che verso la letteratura ha un’ossessione, ma si considera un ragazzo a un punto morto della vita. È proprio la costante dichiarazione d’amore di Akira a spingerlo a interrogarsi su chi è, chi era e cosa vuole diventare.
Akira, da parte sua, è un’atleta reduce da un infortunio che le ha impedito di correre, la sua grande passione. Vive senza motivazione, non capisce più come approcciare l’amica di sempre che ancora la vorrebbe veder correre fianco a lei e vincere, se solo affrontasse la riabilitazione.
I loro due mondi si incontrano e si fondono: da una parte Akira spinge Kondo a fare i conti con sé stesso e a capire che non può rinunciare al suo sogno di scrittore, dismesso alle difficoltà matrimoniali. Con la fiducia che lei gli infonde nei sogni, nella giovinezza, gli dà la forza di andare oltre al grigiore in cui era assopito; dall’altra c’è Akira, taciturna ma sensibile, che vive i problemi della sua vita senza trovare soluzioni, che Kondo con parole ispirate le offre, riscoprendo così, contemporaneamente, molto di sé stesso.
La pioggia è il filo rosso di questo anime: nelle sue varie forme dà il ritmo a questa particolare storia d’amore, gettando un parallelo tra la sua caduta più o meno gentile o più o meno improvvisa, con i ritmi lenti di questa relazione. Ogni episodio ha la magia di un sasso gettato in uno stagno: i cerchi si allargano con grazia e c’è la curiosità contemplativa di capire come reagiranno incontrando vari ostacoli.
Quest’anime è delicato, poetico. Sono bellissime le immagini della biblioteca-acquario e i momenti in cui si manifestano il vento e magiche sfumature dorate con bolle leggere. È poi valorizzato da altri personaggi, come l’amica di Akira o l’amico di Kondo, che danno più spessore personale, e non di coppia, ai due protagonisti.
L’opening è azzeccata e colorata, l’ending è molto bella con il pianoforte, delicata come l’anime.
Il chara design a volte è un po’ deformed in alcuni personaggi, ma tutto sommato si tollera, vista la bellezza della protagonista.
Concludendo, lo consiglio proprio per i temi maturi che tratta, non solo l’amore, ma anche la ricerca di sé stessi e della propria auto-realizzazione, e per la poesia leggera che traspira da tutta la pioggia che avvolge quest’anime.
“C'è chi aspetta la pioggia per non piangere da solo.” (F. De André)
“Dopo la pioggia” è una serie anime andata in onda in Giappone su Fuji TV tra l’11 gennaio e il 29 marzo 2018. La serie, composta da dodici episodi, è tratta dal manga della fumettista Jun Mayuzuki, pubblicato da Shogakukan tra il 2014 e il 2019. L’anime in questione fu realizzato dallo studio Wit, studio che ha realizzato diverse importanti serie come “L’attacco dei giganti” e “Vinland Saga”, con Ayumu Watanabe in cabina di regia, importante figura del settore che nel suo curriculum vanta la realizzazione de “I figli del mare”.
Akira Tachibana è una liceale molto bella e intelligente con la passione per l’atletica, ambita e desiderata da molti suoi coetanei. Un giorno, mentre corre, Akira si infortuna gravemente alla caviglia, motivo per cui si ritrova costretta a lasciare il club di atletica e a dedicare molte delle sue energie a un lavoro part-time come cameriera presso il Garden, un family restaurant della sua città.
Il ristorante diventa così una seconda casa per la protagonista e, anche se in modo diffidente e distaccato, stringe sempre più amicizie con i colleghi e le colleghe e, soprattutto, si innamorerà del manager del ristorante, nonché suo superiore, Masami Kondo, un uomo divorziato di quarantacinque anni con già un figlio.
Insomma, una trama pulita, semplice, leggera e delicata, una storia che, senza troppe pretese, si sviluppa nell'arco di dodici episodi presentando a chi guarda tutta una serie di circostanze e di problemi che fanno in modo che lo spettatore si possa immedesimare non solo nella protagonista, ma anche negli altri personaggi che vivono l’opera.
Questo processo di immedesimazione e di presentazione di problemi, situazioni e indecisioni è alleggerito dalle numerose gag e dai momenti spensierati che si vanno a creare nel racconto. Grazie a questi “alleggerimenti” la trama scorre liscia e senza intoppi, dando così la possibilità allo spettatore di entrare a far parte mentalmente del mondo di “Dopo la pioggia”, senza le eccessive pesantezze che si sarebbero potute creare sviluppando in modo più elaborato e profondo temi come la differenza di età tra Akira e Kondo.
Questo importantissimo tema, infatti, seppur trattato con una certa disinvoltura, propone diversi parallelismi tra i due protagonisti; emergono in modo un po’ timido e volutamente sfuocato due personaggi apparentemente diversi ma in realtà abbastanza simili: un uomo già adulto, con un lavoro, un figlio e con una relazione oramai alle spalle ma con tante, ma tante, insicurezze sulla sua vita, sul suo futuro e sui suoi sentimenti; dall'altra parte invece viene presentata una ragazza ancora nel pieno della sua adolescenza, con un lavoro part-time e la scuola ancora in corso, nessuna relazione se non un amore apparentemente utopistico e con un infortuno che ha affievolito le sue amicizie, la sua passione sportiva e la sua voglia di fare. Quali sono i punti in comune? Il futuro. Ma non solo il futuro ipotetico, lontano, denso e angoscioso. No! Anche il futuro immediato, quello oramai più prossimo, quello a cui entrambi legano la loro quasi totalità dei sentimenti. E sono proprio i sentimenti a richiamare i legami del passato, ossia le amicizie troppo sbiadite che avevano costruito i due protagonisti, proprio mentre sullo sfondo nascono e crescono degli affetti che possono risultare simili, ma ovviamente dalle sfumature molto diverse.
I personaggi che vanno a crearsi, anche quelli secondari, riflettono anch'essi lo spettatore e integrano le vite dei protagonisti, attorno a loro infatti si muoveranno i loro sentimenti. Sono proprio i personaggi che danno quel voto in più all'opera.
Un’opera sentimentale? Certamente. Un’opera che porta a riflettere? Ovvio. Ma è anche un’opera divertente, realistica e appassionante, anche grazie al gruppo formato da amici, parenti, conoscenti e colleghi che andrà a comporre il cast dei personaggi di “Dopo la pioggia”.
Insomma, un anime leggero ma non privo di pretese, che nel corso degli episodi si realizzeranno appagando lo spettatore.
Un po’ come in alcuni lavori alla Adachi, dove sentimenti e sport (e in questo caso anche lavoro) si fondono, anche in “Dopo la pioggia” risulta esserci un insieme di magia, sentimento e passione che vuole dare un qualcosa allo spettatore, ma senza esagerare, lasciandolo libero da malinconia, pensieri scomodi e pesantezza. Il risultato sarà quindi quello di un anime leggero che può e, soprattutto, sa stupire chi lo guarda, che sa far ridere, sa far riflettere e sa far, in particolar modo, emozionare, perché è vero ciò che disse Nietzsche - la pioggia e il sole “sono ugualmente necessari a maturare l’uva e il talento” -, ma qui, grazie a “Dopo la pioggia”, possiamo capire come anche l’acqua sappia far maturare i sentimenti.
“Dopo la pioggia” è una serie anime andata in onda in Giappone su Fuji TV tra l’11 gennaio e il 29 marzo 2018. La serie, composta da dodici episodi, è tratta dal manga della fumettista Jun Mayuzuki, pubblicato da Shogakukan tra il 2014 e il 2019. L’anime in questione fu realizzato dallo studio Wit, studio che ha realizzato diverse importanti serie come “L’attacco dei giganti” e “Vinland Saga”, con Ayumu Watanabe in cabina di regia, importante figura del settore che nel suo curriculum vanta la realizzazione de “I figli del mare”.
Akira Tachibana è una liceale molto bella e intelligente con la passione per l’atletica, ambita e desiderata da molti suoi coetanei. Un giorno, mentre corre, Akira si infortuna gravemente alla caviglia, motivo per cui si ritrova costretta a lasciare il club di atletica e a dedicare molte delle sue energie a un lavoro part-time come cameriera presso il Garden, un family restaurant della sua città.
Il ristorante diventa così una seconda casa per la protagonista e, anche se in modo diffidente e distaccato, stringe sempre più amicizie con i colleghi e le colleghe e, soprattutto, si innamorerà del manager del ristorante, nonché suo superiore, Masami Kondo, un uomo divorziato di quarantacinque anni con già un figlio.
Insomma, una trama pulita, semplice, leggera e delicata, una storia che, senza troppe pretese, si sviluppa nell'arco di dodici episodi presentando a chi guarda tutta una serie di circostanze e di problemi che fanno in modo che lo spettatore si possa immedesimare non solo nella protagonista, ma anche negli altri personaggi che vivono l’opera.
Questo processo di immedesimazione e di presentazione di problemi, situazioni e indecisioni è alleggerito dalle numerose gag e dai momenti spensierati che si vanno a creare nel racconto. Grazie a questi “alleggerimenti” la trama scorre liscia e senza intoppi, dando così la possibilità allo spettatore di entrare a far parte mentalmente del mondo di “Dopo la pioggia”, senza le eccessive pesantezze che si sarebbero potute creare sviluppando in modo più elaborato e profondo temi come la differenza di età tra Akira e Kondo.
Questo importantissimo tema, infatti, seppur trattato con una certa disinvoltura, propone diversi parallelismi tra i due protagonisti; emergono in modo un po’ timido e volutamente sfuocato due personaggi apparentemente diversi ma in realtà abbastanza simili: un uomo già adulto, con un lavoro, un figlio e con una relazione oramai alle spalle ma con tante, ma tante, insicurezze sulla sua vita, sul suo futuro e sui suoi sentimenti; dall'altra parte invece viene presentata una ragazza ancora nel pieno della sua adolescenza, con un lavoro part-time e la scuola ancora in corso, nessuna relazione se non un amore apparentemente utopistico e con un infortuno che ha affievolito le sue amicizie, la sua passione sportiva e la sua voglia di fare. Quali sono i punti in comune? Il futuro. Ma non solo il futuro ipotetico, lontano, denso e angoscioso. No! Anche il futuro immediato, quello oramai più prossimo, quello a cui entrambi legano la loro quasi totalità dei sentimenti. E sono proprio i sentimenti a richiamare i legami del passato, ossia le amicizie troppo sbiadite che avevano costruito i due protagonisti, proprio mentre sullo sfondo nascono e crescono degli affetti che possono risultare simili, ma ovviamente dalle sfumature molto diverse.
I personaggi che vanno a crearsi, anche quelli secondari, riflettono anch'essi lo spettatore e integrano le vite dei protagonisti, attorno a loro infatti si muoveranno i loro sentimenti. Sono proprio i personaggi che danno quel voto in più all'opera.
Un’opera sentimentale? Certamente. Un’opera che porta a riflettere? Ovvio. Ma è anche un’opera divertente, realistica e appassionante, anche grazie al gruppo formato da amici, parenti, conoscenti e colleghi che andrà a comporre il cast dei personaggi di “Dopo la pioggia”.
Insomma, un anime leggero ma non privo di pretese, che nel corso degli episodi si realizzeranno appagando lo spettatore.
Un po’ come in alcuni lavori alla Adachi, dove sentimenti e sport (e in questo caso anche lavoro) si fondono, anche in “Dopo la pioggia” risulta esserci un insieme di magia, sentimento e passione che vuole dare un qualcosa allo spettatore, ma senza esagerare, lasciandolo libero da malinconia, pensieri scomodi e pesantezza. Il risultato sarà quindi quello di un anime leggero che può e, soprattutto, sa stupire chi lo guarda, che sa far ridere, sa far riflettere e sa far, in particolar modo, emozionare, perché è vero ciò che disse Nietzsche - la pioggia e il sole “sono ugualmente necessari a maturare l’uva e il talento” -, ma qui, grazie a “Dopo la pioggia”, possiamo capire come anche l’acqua sappia far maturare i sentimenti.
Ho scoperto dell'esistenza di quest'anime per puro caso, mentre cercavo qualche informazione in più circa il manga da cui è stato tratto, che avevo visto in fumetteria e che volevo leggere da un po'. Quando sono venuta a conoscenza del fatto che esistesse, mi sono fiondata su "Prime Video" per recuperarlo e vedere nel concreto di cosa trattasse questa serie. Me ne sono innamorata dal primo istante.
Una stesura davvero diversa da molte. Se ci si aspetta una comune storiella romantica influenzata dalla differenza d'età, ci si sbaglia; questo anime entra nella psicologia, nella mente dei personaggi, facendo capire i pensieri delle due parti affacciate al sentimento dell'amore, viste dai due tipi di "maturità" diverse dei personaggi stessi: da una parte la liceale diciassettenne e dall'altra l'uomo quarantacinquenne, divorziato e con un figlio. Tra i due si svilupperà un bel rapporto che non finirà mai nello scontato, in un comune rapporto amoroso, ci sarà molto di più nel loro legame. Sarà proprio quest'elemento di profonda amicizia che farà crescere la protagonista, facendola maturare progressivamente di episodio in episodio.
Parlando del tratto, invece, i disegni sono magnifici, dolci e molto ben caratterizzati; l'ambientazione è una delle mie preferite, in quanto amante della pioggia; i colori ben definiti e per nulla "sbiaditi" (sì, mi hanno colpito particolarmente anche i colori di questo anime) mi hanno lasciata meravigliata ad ogni scena.
In conclusione: ho amato quest'anime e lo consiglio a tutti, gli episodi vanno avanti da soli, non ci si stanca di progredire, motivo per cui, appena finita la serie, ho sentito come un piccolo vuoto dentro. Mi è piaciuta davvero molto, per nulla scontata e con degli insegnamenti preziosi, come il non darsi mai per vinti. Detto questo, vado immediatamente a recuperare il manga, che, sono sicura, merita molto anch'esso!
Una stesura davvero diversa da molte. Se ci si aspetta una comune storiella romantica influenzata dalla differenza d'età, ci si sbaglia; questo anime entra nella psicologia, nella mente dei personaggi, facendo capire i pensieri delle due parti affacciate al sentimento dell'amore, viste dai due tipi di "maturità" diverse dei personaggi stessi: da una parte la liceale diciassettenne e dall'altra l'uomo quarantacinquenne, divorziato e con un figlio. Tra i due si svilupperà un bel rapporto che non finirà mai nello scontato, in un comune rapporto amoroso, ci sarà molto di più nel loro legame. Sarà proprio quest'elemento di profonda amicizia che farà crescere la protagonista, facendola maturare progressivamente di episodio in episodio.
Parlando del tratto, invece, i disegni sono magnifici, dolci e molto ben caratterizzati; l'ambientazione è una delle mie preferite, in quanto amante della pioggia; i colori ben definiti e per nulla "sbiaditi" (sì, mi hanno colpito particolarmente anche i colori di questo anime) mi hanno lasciata meravigliata ad ogni scena.
In conclusione: ho amato quest'anime e lo consiglio a tutti, gli episodi vanno avanti da soli, non ci si stanca di progredire, motivo per cui, appena finita la serie, ho sentito come un piccolo vuoto dentro. Mi è piaciuta davvero molto, per nulla scontata e con degli insegnamenti preziosi, come il non darsi mai per vinti. Detto questo, vado immediatamente a recuperare il manga, che, sono sicura, merita molto anch'esso!
E' un anime spettacolare, cosa che non mi sarei mai aspettato da una trama così alternativa!
A dire la verità, lasciai perdere questo anime al primo episodio, ma stranamente ripresi a vederlo, e in quel momento capii di aver commesso un errore: quest'anime è sicuramente uno dei migliori dell'intero anno 2018. Colonne sonore, opening, ending, trama, caratterizzazione dei personaggi, i suoni... i suoni! Questi ultimi sono la parte migliore di tutto l'anime. Ci si sente immersi all'interno dell'anime e, anche se l'anime tende ad essere lento, questa cosa non fa altro che tenerti incollato allo schermo. Non ricordo l'ultima volta in cui mi sono emozionato così tanto per un anime, e lo dico da persona che non va matta per questo tipo di anime.
E' veramente un anime che va visto e "gustato" totalmente, dall'inizio alla fine. Non posso dire altro, se non dirvi di andare a vederlo... Questo anime non ha difetti, do un 9,5 solo perché il 10 è davvero difficile da dare! In conclusione, un must watch!
A dire la verità, lasciai perdere questo anime al primo episodio, ma stranamente ripresi a vederlo, e in quel momento capii di aver commesso un errore: quest'anime è sicuramente uno dei migliori dell'intero anno 2018. Colonne sonore, opening, ending, trama, caratterizzazione dei personaggi, i suoni... i suoni! Questi ultimi sono la parte migliore di tutto l'anime. Ci si sente immersi all'interno dell'anime e, anche se l'anime tende ad essere lento, questa cosa non fa altro che tenerti incollato allo schermo. Non ricordo l'ultima volta in cui mi sono emozionato così tanto per un anime, e lo dico da persona che non va matta per questo tipo di anime.
E' veramente un anime che va visto e "gustato" totalmente, dall'inizio alla fine. Non posso dire altro, se non dirvi di andare a vederlo... Questo anime non ha difetti, do un 9,5 solo perché il 10 è davvero difficile da dare! In conclusione, un must watch!
Penso che la migliore definizione per questo bellissimo anime sia "bellissima poesia d'amore", e non lo catalogherei sotto altri generi.
Si capisce subito dai primi dieci secondi che questo anime sarà molto bello e di ottima fattura: infatti, basta l'iniziale scena della protagonista che dorme a scuola con il vento che entra nell'aula, muove le tende e ti fa sentire dolcemente di essere lì con lei... Anche se di anime io ne ho visti molti, per la prima volta, e spesso dopo aver visto alcune scene nelle varie puntate, io mi alzavo per poterle rivedere più e più volte, come ad esempio la scena della prima puntata in cui lei abbraccia la sua camicia ricordando il loro primo incontro, oppure molti altri ricordi o le scene più belle e le frasi che lui usa per descrivere il momento con bellissime parole da romanziere, e ovviamente anche la bellissima scena dell'abbraccio della puntata 7 e il finale.
La qualità dei disegni è medio-buona, ma ritengo che non abbiano voluto renderli più dettagliati, mantenendo questo genere dai colori molto vivaci e linee leggermente da fiaba-romanzo.
Quando viene inquadrato il mondo circostante, la città in cui vivono e tutti gli sfondi, la qualità dei disegni diventa molto bella e particolareggiata, degna del momento e delle frasi dette insieme.
Le musiche e le canzoni di questo anime sono molto belle, non tutte, anche se attinenti alle varie scene, ma le principali, come il tema e la sua versione lenta, la ending "Ref:Rain" e la sua versione molto bella strumentale usata per la scena dell'abbraccio sono da acquistare e avere, se avete apprezzato questo bellissimo lavoro.
Non ho dato un punteggio pieno, perché l'anime non si conclude, anche se il finale è giusto, attinente e bello per quello che sta accadendo, vista la loro differenza di età; avrei preferito vederli dopo qualche anno e avere un vero finale, ma in effetti il manga da cui è tratto non è completo. Non si sa se ci sarà un seguito, e non so alla fine se vorrei veramente vederlo veramente, per la paura che possa essere peggiorativo in termini di qualità, in quanto a volte non sempre riescono a continuare mantenendo la stessa capacità tecnica. Vedremo... ok, un po’ mi contraddico, ma è così.
Voto: 9,5 a questa bellissima poesia d'amore, la cui visione è consigliata a tutti.
Si capisce subito dai primi dieci secondi che questo anime sarà molto bello e di ottima fattura: infatti, basta l'iniziale scena della protagonista che dorme a scuola con il vento che entra nell'aula, muove le tende e ti fa sentire dolcemente di essere lì con lei... Anche se di anime io ne ho visti molti, per la prima volta, e spesso dopo aver visto alcune scene nelle varie puntate, io mi alzavo per poterle rivedere più e più volte, come ad esempio la scena della prima puntata in cui lei abbraccia la sua camicia ricordando il loro primo incontro, oppure molti altri ricordi o le scene più belle e le frasi che lui usa per descrivere il momento con bellissime parole da romanziere, e ovviamente anche la bellissima scena dell'abbraccio della puntata 7 e il finale.
La qualità dei disegni è medio-buona, ma ritengo che non abbiano voluto renderli più dettagliati, mantenendo questo genere dai colori molto vivaci e linee leggermente da fiaba-romanzo.
Quando viene inquadrato il mondo circostante, la città in cui vivono e tutti gli sfondi, la qualità dei disegni diventa molto bella e particolareggiata, degna del momento e delle frasi dette insieme.
Le musiche e le canzoni di questo anime sono molto belle, non tutte, anche se attinenti alle varie scene, ma le principali, come il tema e la sua versione lenta, la ending "Ref:Rain" e la sua versione molto bella strumentale usata per la scena dell'abbraccio sono da acquistare e avere, se avete apprezzato questo bellissimo lavoro.
Non ho dato un punteggio pieno, perché l'anime non si conclude, anche se il finale è giusto, attinente e bello per quello che sta accadendo, vista la loro differenza di età; avrei preferito vederli dopo qualche anno e avere un vero finale, ma in effetti il manga da cui è tratto non è completo. Non si sa se ci sarà un seguito, e non so alla fine se vorrei veramente vederlo veramente, per la paura che possa essere peggiorativo in termini di qualità, in quanto a volte non sempre riescono a continuare mantenendo la stessa capacità tecnica. Vedremo... ok, un po’ mi contraddico, ma è così.
Voto: 9,5 a questa bellissima poesia d'amore, la cui visione è consigliata a tutti.
Un anime dolce e delicato che entra timidamente nell'animo dello spettatore: questo è "After rhe Rain" ("Dopo la pioggia" è il titolo dell'adattamento italiano).
Tachibana è una ragazza liceale che, a seguito di un infortunio, ha lasciato quella che era la sua passione, ovvero la corsa. Grazie all'amore platonico verso il suo capo, la ragazza crescerà e maturerà fino a giungere al finale dell'opera.
Atmosfere tenui ed estremamente suggestive fanno da cornice a quest'opera trasudante di malinconia. Un must per chiunque adori storie sentimentali e non voglia vedere qualcosa di già ampiamente trattato e stereotipato.
Tachibana è una ragazza liceale che, a seguito di un infortunio, ha lasciato quella che era la sua passione, ovvero la corsa. Grazie all'amore platonico verso il suo capo, la ragazza crescerà e maturerà fino a giungere al finale dell'opera.
Atmosfere tenui ed estremamente suggestive fanno da cornice a quest'opera trasudante di malinconia. Un must per chiunque adori storie sentimentali e non voglia vedere qualcosa di già ampiamente trattato e stereotipato.
A differenza di quello che fa credere la trama, "Dopo la pioggia" si distacca nettamente dalle classiche storie d'amore shojo, anzi il lato romantico della storia passa lentamente e dolcemente in secondo piano, per trasportare lo spettatore nel mondo dei due protagonisti Tachibana Akira, una liceale apparentemente molto fredda, e Kondou, il manager del caffè in cui la ragazza lavora e di cui è innamorata nonostante l'ampia differenza d'età, ben ventotto anni.
La storia vuole concentrarsi nel mostrare gradualmente le realtà dei due protagonisti, portando alla luce i loro sentimenti e la loro crescita, in particolar modo come l'influenza dell'uno sull'altra li aiuti in questo. Proprio per questo motivo i personaggi sono molto ben strutturati e caratterizzati, in particolare il manager Kondou. Sono personaggi complessi anche quando si presentano scene per così dire "esagerate", come in molti anime sentimentali: per niente piatti, fanno facilmente appassionare alla narrazione, il cui obbiettivo è quello di emozionare. Anche i personaggi secondari hanno una propria dignità, e anche a questi è dato modo di crescere, per quanto sia possibile in dodici puntate. Oltre a questo spicca il tema dell'amicizia molto bene, affrontato anche perché non limitato al mondo dei ragazzi, ma anche al mondo degli adulti. Questa dicotomia, ovvero il contrasto tra giovani e adulti e la relazione tra questi due mondi, è un cardine importante dell'anime, che riesce in pieno a inquadrare questo delicato rapporto, non solo tramite la relazione tra Kondou e Tachibana, ma anche per come i due affrontano le vicende e i problemi che sono posti davanti loro che, per molti versi, sono simili. L'age gap (che a qualcuno potrebbe far storcere il naso), cosi come la storia d'amore, divengono un espediente per far incontrare due persone e due mondi apparentemente distanti in modo originale, divertente e piacevole. (Menzione d'onore a come è stato trattato, disegnato e rappresentato il rapporto del figlio del manager con il padre e la protagonista)
Ho trovato molto bella la grafica e il character design. La prima riprende l'effetto acquerello in alcune scene, per dar continuità alla sempre presente pioggia, che appunto caratterizza i momenti della crescita di Tachibana. Altra nota va alle visual nei momenti dei ricordi e nei momenti salienti, perché ben esprimono i sentimenti dei personaggi, e mi è piaciuto l'arrangiamento dei colori per le varie situazioni. Abbastanza curata nel dettaglio nel complesso, ciò che forse mi ha colpito di più è lo stile dei personaggi e delle due principali figure femminili, specialmente in quanto sembra molto una rivisitazione dello stile anni '90 di "Sailor Moon" (grandi occhi, gambe lunghe, fisico asciutto ecc.), rivisitazione assolutamente riuscita e che riesce bene a inserirsi nel resto degli stili e dei personaggi.
Molto buono l'uso della musica, che accompagna perfettamente le immagini e anche gli effetti sonori, nonostante siano solo dodici puntate.
"Dopo la pioggia" riesce a raccontare una storia che può benissimo essere definita completa (nonostante, se non erro, il manga continui oltre), con un finale più che soddisfacente. Tuttavia vi sono alcune pecche che non la rendono perfetta, a partire dalla lentezza delle prime puntate, che potrebbe scoraggiare alcuni, al ripetersi di alcuni concetti, forse un po' troppo tirati avanti. Tuttavia è indubbio che si venga immediatamente assorbiti dalla storia e che alla fine se ne rimanga più che soddisfatti; per questo il voto finale è sicuramente 8/10 pieno. Consigliato a chiunque voglia un anime corto ma soddisfacente, che però non richieda neanche molto impegno e che non ecceda particolarmente nel romanticismo classico e smielato.
La storia vuole concentrarsi nel mostrare gradualmente le realtà dei due protagonisti, portando alla luce i loro sentimenti e la loro crescita, in particolar modo come l'influenza dell'uno sull'altra li aiuti in questo. Proprio per questo motivo i personaggi sono molto ben strutturati e caratterizzati, in particolare il manager Kondou. Sono personaggi complessi anche quando si presentano scene per così dire "esagerate", come in molti anime sentimentali: per niente piatti, fanno facilmente appassionare alla narrazione, il cui obbiettivo è quello di emozionare. Anche i personaggi secondari hanno una propria dignità, e anche a questi è dato modo di crescere, per quanto sia possibile in dodici puntate. Oltre a questo spicca il tema dell'amicizia molto bene, affrontato anche perché non limitato al mondo dei ragazzi, ma anche al mondo degli adulti. Questa dicotomia, ovvero il contrasto tra giovani e adulti e la relazione tra questi due mondi, è un cardine importante dell'anime, che riesce in pieno a inquadrare questo delicato rapporto, non solo tramite la relazione tra Kondou e Tachibana, ma anche per come i due affrontano le vicende e i problemi che sono posti davanti loro che, per molti versi, sono simili. L'age gap (che a qualcuno potrebbe far storcere il naso), cosi come la storia d'amore, divengono un espediente per far incontrare due persone e due mondi apparentemente distanti in modo originale, divertente e piacevole. (Menzione d'onore a come è stato trattato, disegnato e rappresentato il rapporto del figlio del manager con il padre e la protagonista)
Ho trovato molto bella la grafica e il character design. La prima riprende l'effetto acquerello in alcune scene, per dar continuità alla sempre presente pioggia, che appunto caratterizza i momenti della crescita di Tachibana. Altra nota va alle visual nei momenti dei ricordi e nei momenti salienti, perché ben esprimono i sentimenti dei personaggi, e mi è piaciuto l'arrangiamento dei colori per le varie situazioni. Abbastanza curata nel dettaglio nel complesso, ciò che forse mi ha colpito di più è lo stile dei personaggi e delle due principali figure femminili, specialmente in quanto sembra molto una rivisitazione dello stile anni '90 di "Sailor Moon" (grandi occhi, gambe lunghe, fisico asciutto ecc.), rivisitazione assolutamente riuscita e che riesce bene a inserirsi nel resto degli stili e dei personaggi.
Molto buono l'uso della musica, che accompagna perfettamente le immagini e anche gli effetti sonori, nonostante siano solo dodici puntate.
"Dopo la pioggia" riesce a raccontare una storia che può benissimo essere definita completa (nonostante, se non erro, il manga continui oltre), con un finale più che soddisfacente. Tuttavia vi sono alcune pecche che non la rendono perfetta, a partire dalla lentezza delle prime puntate, che potrebbe scoraggiare alcuni, al ripetersi di alcuni concetti, forse un po' troppo tirati avanti. Tuttavia è indubbio che si venga immediatamente assorbiti dalla storia e che alla fine se ne rimanga più che soddisfatti; per questo il voto finale è sicuramente 8/10 pieno. Consigliato a chiunque voglia un anime corto ma soddisfacente, che però non richieda neanche molto impegno e che non ecceda particolarmente nel romanticismo classico e smielato.
Se pensate che "Dopo la pioggia" sia l'ennesima storiella d'amore, beh, vi sbagliate di grosso. La protagonista è una liceale, ma non per questo assisterete alle solite situazioni scolastiche a cui molti love shoujo ci hanno abituati.
Akira Tachibana è bella, introversa (ma determinata) e lavora part-time dopo scuola presso una caffetteria. Oggetto delle sue attenzioni amorose è proprio il suo capo di lavoro, un padre quarantacinquenne divorziato, amante della letteratura, gentile e con la testa fra le nuvole.
Ma cosa spinge Akira ad amare un "vecchiaccio", così come lo definiscono le persone attorno a lei? Si tratta di semplice e ingenuo amore? Perché l'amore, in questa vicenda, non è che un pretesto di maturazione, una via d'uscita dall'immobilità che permea le esistenze dei protagonisti. E questa immobilità, questo timore di compiere un passo decisivo verso la realizzazione dei propri sogni, è resa alla perfezione dalle atmosfere "sommerse" che questo anime sa regalarci: le vedute paesaggistiche da sogno appartengono a un mondo statico e impregnato di tristezza, mentre la pioggia, metafora delle difficoltà della vita, scorre incessante per tutta la durata della storia. Complici di questa atmosfera, una regia notevole una OST sublime.
Dunque, sui buoni propositi dell'anime e sulla sua realizzazione tecnica non vi è nulla da ridire, ma veniamo a quelle che sono le note dolenti: l'anime vuole commuovere, essere profondo e riflessivo, e alcuni momenti ci riescono eccome. Peccato che sulle ultime battute il discorso "ristagna" nei soliti argomenti, finendo per essere eccessivamente ridondante, e quelli che all'inizio potevano essere considerati come punti di forza a lungo andare annoiano, come ad esempio le lunghe sequenze paesaggistiche con sottofondo musicale. Per fortuna l'anime si fa perdonare con il finale, che soddisfa le aspettative, è coerente e riesce ad emozionare.
In conclusione, si tratta di una storia spensierata, dalle atmosfere trasognate e dal messaggio positivo. Con i suoi pregi e i suoi difetti, "Dopo la pioggia" è certamente una storia valida, che si distingue per la delicatezza poetica con cui è stata raccontata.
Akira Tachibana è bella, introversa (ma determinata) e lavora part-time dopo scuola presso una caffetteria. Oggetto delle sue attenzioni amorose è proprio il suo capo di lavoro, un padre quarantacinquenne divorziato, amante della letteratura, gentile e con la testa fra le nuvole.
Ma cosa spinge Akira ad amare un "vecchiaccio", così come lo definiscono le persone attorno a lei? Si tratta di semplice e ingenuo amore? Perché l'amore, in questa vicenda, non è che un pretesto di maturazione, una via d'uscita dall'immobilità che permea le esistenze dei protagonisti. E questa immobilità, questo timore di compiere un passo decisivo verso la realizzazione dei propri sogni, è resa alla perfezione dalle atmosfere "sommerse" che questo anime sa regalarci: le vedute paesaggistiche da sogno appartengono a un mondo statico e impregnato di tristezza, mentre la pioggia, metafora delle difficoltà della vita, scorre incessante per tutta la durata della storia. Complici di questa atmosfera, una regia notevole una OST sublime.
Dunque, sui buoni propositi dell'anime e sulla sua realizzazione tecnica non vi è nulla da ridire, ma veniamo a quelle che sono le note dolenti: l'anime vuole commuovere, essere profondo e riflessivo, e alcuni momenti ci riescono eccome. Peccato che sulle ultime battute il discorso "ristagna" nei soliti argomenti, finendo per essere eccessivamente ridondante, e quelli che all'inizio potevano essere considerati come punti di forza a lungo andare annoiano, come ad esempio le lunghe sequenze paesaggistiche con sottofondo musicale. Per fortuna l'anime si fa perdonare con il finale, che soddisfa le aspettative, è coerente e riesce ad emozionare.
In conclusione, si tratta di una storia spensierata, dalle atmosfere trasognate e dal messaggio positivo. Con i suoi pregi e i suoi difetti, "Dopo la pioggia" è certamente una storia valida, che si distingue per la delicatezza poetica con cui è stata raccontata.
Premessa doverosa: conoscevo il manga, ma, per i temi trattati, non mi ha mai ispirato, e quindi non l'ho acquistato subito. Poi è uscito l'anime e ho voluto dargli una chance, non so nemmeno io il perché, forse per la grafica o per vedere qualcosa di nuovo, lontano dai soliti cliché scolastici. Fatto sta che, dopo cinque episodi, mi ha fulminato positivamente e sono corsa in fumetteria a prendere il manga. Il cartaceo è sempre più veritiero della controparte animata, ed ero curiosa di vedere com'era narrata lì la storia. Con grande stupore, l'anime è veramente fedele al manga, per cui eccomi qui a scriverne la recensione, appena finita la visione.
"Koi wa Ameagari no You ni", letteralmente "L'amore come dopo la pioggia", è una serie di dodici episodi della stagione invernale 2018. E' animata dallo WIT Studio, produttori de "L'Attacco dei Giganti" e del prossimo film dei Pokémon "Minna no Monogatari". L'omonimo manga è disegnato da Jun Mayuzuki, pubblicato in Italia da Star Comics, e si compone di dieci volumi, di cui l'ultimo uscito dopo la fine dell'anime. Piccola curiosità: ogni episodio ha nel titolo il kanji (ideogramma) di pioggia, così da formare vari composti che descrivono i sentimenti che i personaggi proveranno nei prossimi venti minuti. La scelta del nome del manga/anime non è casuale, e si scoprirà solo nel finale. Per ora, basti pensare che la pioggia sia un po' il filo conduttore della trama.
Akira Tachibana è una studentessa di diciassette anni, frequenta il liceo, e ha un carattere freddo e impassibile. In un giorno di pioggia si ripara in un family restaurant, e il direttore Masami Kondo, un quarantacinquenne divorziato con figlio, un appassionato di letteratura, le offre un caffè con latte. Sarà per il periodaccio che sta vivendo la ragazza, sarà per un gesto così genuino, scatta in lei un colpo di fulmine, e decide di andare a lavorare lì part-time. Akira si getta nel lavoro alla conquista del cuore un po' rinsecchito del Direttore, il cui unico scopo è lavorare onestamente e passare le giornate in modo passivo, senza inseguire un obiettivo. D'altro canto, lei era un asso nell'atletica leggera, ma ha dovuto abbandonare per un'infiammazione al tendine di Achille, e quindi non ha più un obiettivo nemmeno lei. La vita dei due s'intreccerà con gli altri personaggi, per dar vita a una storia che si lascia seguire con molta costanza e curiosità.
In tutto ciò, perché non volevo comprare, all'annuncio, il manga? Cosa mi faceva storcere il naso? Proprio la differenza di età fra Akira e Kondo, ben ventotto anni. Non mi sono mai piaciute questo tipo di storie d'amore... l'amore non ha età, è assodato, ma il tipo di narrazione banalizza sempre la resa finale. Unica eccezione per la coppia di "Marmalade Boy", Meiko e il professore: quella sì che era una bellissima storia d'amore, che mi fa battere il cuore ancora oggi. "Koi wa Ameagari no You ni" mi ha finalmente aperto un portone verso questo tipo di vicende, grazie a una storia che dell'amore fa solo un pretesto per dire altro. Infatti, ci sono tanti spunti di vita reale, sul mondo degli adulti e sul mondo del lavoro giapponese, è un anime molto profondo in qualche dialogo fra i personaggi. L'amore che prova Akira è incondizionato, e cercherà in svariati modi di dimostrarlo, ma Kondo si ritiene solo un vecchio, che non può dare un futuro a nessuno, già a stento si prende cura del figliolo. Quest'avvicinamento fra due generazioni aiuta il Direttore a riscoprire quegli attimi insostituibili della giovinezza, e lo porta ad essere il personaggio migliore di questa serie. Akira, invece, appesantisce la narrazione, con il suo carattere gelido e ormai menefreghista verso il resto del mondo: fatica a spiccare come personaggio, la sua crescita tarda ad arrivare. I personaggi secondari sono ben sviluppati, e rendono la narrazione fluida. Dall'amica di club Haruka, ai colleghi di lavoro, tutti sono indispensabili per l'evoluzione dei due protagonisti, e riescono a spiccare in modo molto buono.
Il comparto grafico è davvero ben reso, grazie ad animazioni fluide e decise, con colori brillanti, rispettoso del carattere del manga, con personaggi dal viso un po' spigoloso. Alcune sequenze sono davvero bellissime, aiutate anche da una colonna sonora che rende al massimo i sentimenti dei personaggi. Opening ed ending sono in linea con il messaggio che si vuole dare: non arrendersi mai. Fortunatamente l'intera narrazione non è superficiale, ma, anzi, dà molti spunti su cui riflettere, soprattutto grazie a Kondo. E' lui, per me, il vero protagonista, colui che ha le redini del successo di questa serie. Non riesco a spingermi oltre l'8 come votazione, proprio perché colei che dovrebbe essere la protagonista perde tantissimo durante la serie. Alle medie era una ragazza solare e spigliata, alle superiori, dopo l'incidente, diventa un automa, si distacca da tutto e tutti, e pensa solo a Kondo. Lui è la sua ancora di salvezza, non c'è che dire.
Mi sento di consigliare questo anime a chi cerca una storia diversa dal solito, con toni più adulti, e con tematiche che possono sorprendere. In generale è un anime che merita tantissimo, e, chissà, si spera in una seconda stagione, visto che il manga era ancora in corso al momento della messa in onda. Oppure non serve una seconda stagione, il finale è giusto e perfetto così. E' comunque consigliatissimo!
"Koi wa Ameagari no You ni", letteralmente "L'amore come dopo la pioggia", è una serie di dodici episodi della stagione invernale 2018. E' animata dallo WIT Studio, produttori de "L'Attacco dei Giganti" e del prossimo film dei Pokémon "Minna no Monogatari". L'omonimo manga è disegnato da Jun Mayuzuki, pubblicato in Italia da Star Comics, e si compone di dieci volumi, di cui l'ultimo uscito dopo la fine dell'anime. Piccola curiosità: ogni episodio ha nel titolo il kanji (ideogramma) di pioggia, così da formare vari composti che descrivono i sentimenti che i personaggi proveranno nei prossimi venti minuti. La scelta del nome del manga/anime non è casuale, e si scoprirà solo nel finale. Per ora, basti pensare che la pioggia sia un po' il filo conduttore della trama.
Akira Tachibana è una studentessa di diciassette anni, frequenta il liceo, e ha un carattere freddo e impassibile. In un giorno di pioggia si ripara in un family restaurant, e il direttore Masami Kondo, un quarantacinquenne divorziato con figlio, un appassionato di letteratura, le offre un caffè con latte. Sarà per il periodaccio che sta vivendo la ragazza, sarà per un gesto così genuino, scatta in lei un colpo di fulmine, e decide di andare a lavorare lì part-time. Akira si getta nel lavoro alla conquista del cuore un po' rinsecchito del Direttore, il cui unico scopo è lavorare onestamente e passare le giornate in modo passivo, senza inseguire un obiettivo. D'altro canto, lei era un asso nell'atletica leggera, ma ha dovuto abbandonare per un'infiammazione al tendine di Achille, e quindi non ha più un obiettivo nemmeno lei. La vita dei due s'intreccerà con gli altri personaggi, per dar vita a una storia che si lascia seguire con molta costanza e curiosità.
In tutto ciò, perché non volevo comprare, all'annuncio, il manga? Cosa mi faceva storcere il naso? Proprio la differenza di età fra Akira e Kondo, ben ventotto anni. Non mi sono mai piaciute questo tipo di storie d'amore... l'amore non ha età, è assodato, ma il tipo di narrazione banalizza sempre la resa finale. Unica eccezione per la coppia di "Marmalade Boy", Meiko e il professore: quella sì che era una bellissima storia d'amore, che mi fa battere il cuore ancora oggi. "Koi wa Ameagari no You ni" mi ha finalmente aperto un portone verso questo tipo di vicende, grazie a una storia che dell'amore fa solo un pretesto per dire altro. Infatti, ci sono tanti spunti di vita reale, sul mondo degli adulti e sul mondo del lavoro giapponese, è un anime molto profondo in qualche dialogo fra i personaggi. L'amore che prova Akira è incondizionato, e cercherà in svariati modi di dimostrarlo, ma Kondo si ritiene solo un vecchio, che non può dare un futuro a nessuno, già a stento si prende cura del figliolo. Quest'avvicinamento fra due generazioni aiuta il Direttore a riscoprire quegli attimi insostituibili della giovinezza, e lo porta ad essere il personaggio migliore di questa serie. Akira, invece, appesantisce la narrazione, con il suo carattere gelido e ormai menefreghista verso il resto del mondo: fatica a spiccare come personaggio, la sua crescita tarda ad arrivare. I personaggi secondari sono ben sviluppati, e rendono la narrazione fluida. Dall'amica di club Haruka, ai colleghi di lavoro, tutti sono indispensabili per l'evoluzione dei due protagonisti, e riescono a spiccare in modo molto buono.
Il comparto grafico è davvero ben reso, grazie ad animazioni fluide e decise, con colori brillanti, rispettoso del carattere del manga, con personaggi dal viso un po' spigoloso. Alcune sequenze sono davvero bellissime, aiutate anche da una colonna sonora che rende al massimo i sentimenti dei personaggi. Opening ed ending sono in linea con il messaggio che si vuole dare: non arrendersi mai. Fortunatamente l'intera narrazione non è superficiale, ma, anzi, dà molti spunti su cui riflettere, soprattutto grazie a Kondo. E' lui, per me, il vero protagonista, colui che ha le redini del successo di questa serie. Non riesco a spingermi oltre l'8 come votazione, proprio perché colei che dovrebbe essere la protagonista perde tantissimo durante la serie. Alle medie era una ragazza solare e spigliata, alle superiori, dopo l'incidente, diventa un automa, si distacca da tutto e tutti, e pensa solo a Kondo. Lui è la sua ancora di salvezza, non c'è che dire.
Mi sento di consigliare questo anime a chi cerca una storia diversa dal solito, con toni più adulti, e con tematiche che possono sorprendere. In generale è un anime che merita tantissimo, e, chissà, si spera in una seconda stagione, visto che il manga era ancora in corso al momento della messa in onda. Oppure non serve una seconda stagione, il finale è giusto e perfetto così. E' comunque consigliatissimo!
"Dopo la pioggia" è un seinen mandato in onda per la prima volta nel 2018.
E' sin da subito coinvolgente, con una trama che tratta un tema davvero importante quanto delicato, che spesso viene giudicato e quasi mai capito dalla maggior parte della gente: l'amore nonostante una consistente differenza di età.
E' la storia di Akira Tachibana, una diciassettenne fredda e schiva, che inizia a lavorare come impiegata di un ristorante e subito si innamora del suo manager, un quarantacinquenne di nome Kondo, divorziato, con un figlio e una grande passione per la letteratura. Un uomo gentile e onesto, un tipo di persona che tutti quanti dovremmo avere nella nostra vita. Egli con la sua saggezza insegna tantissimo ad Akira, donandole a poco a poco la sua esperienza anche grazie alla sua enorme saggezza. Kondo attraverso la ragazza rivive la sua giovinezza, tutti i sogni che alla sua età aveva, l'ingenuità che un tempo faceva parte di lui.
Una volta conosciuta, anche lui sarebbe voluto tornare giovane, e ben presto si troverà a rimpiangere quei tempi che mai più ritorneranno. Inizialmente si pone a lei come un uomo vuoto, vecchio e senza sogni, un uomo poco interessante e con niente di speciale rispetto agli altri, per questo si chiede come Akira si sia così perdutamente innamorata di lui; lei molto semplicemente gli risponde che un motivo non c'è... l'amore non ha senso. Kondo capisce immediatamente che si tratta di sentimenti veri, di cui rimane costantemente sorpreso, così come ne sono rimaste sorprese le persone che ne sono venute a conoscenza. Tutto questo è incredibilmente attuale e realistico, quando si parla di argomenti simili; all'opinione pubblica il fatto risulta quasi surreale e si fa fatica a comprendere, per questo, secondo me, la visione di "Dopo la pioggia" potrebbe essere un'occasione per farlo.
La giovane liceale, in preda a quei forti sentimenti, decide di dedicare la maggior parte del suo tempo a lavorare in quel ristorante. Tra i due non succederà mai nulla, ma col tempo si creerà un legame fortissimo che va oltre l'età, diventeranno complementari e ognuno imparerà qualcosa dall'altro. Una storia romantica e coinvolgente, delimitata da un'atmosfera tranquilla, che sembra quasi d'altri tempi, un anime diverso con una storia ricercata e un ritmo davvero lento, per questo si distingue dalle odierne produzioni, che tendono alla velocità e all'immediatezza.
La pioggia, la vera protagonista, dà un tocco in più alla vicenda, trasmette anch'essa un'emozione, quell'emozione che ti spinge a seguire la storia fino all'ultimo. Anche l'opening svolge un importante ruolo, è molto orecchiabile e rende perfettamente l'idea del contesto.
Il mio voto è nove e mezzo, perché avrei voluto vedere una descrizione più approfondita dei personaggi secondari, molto spesso trattati male da Akira per via del suo carattere poco socievole.
Lodevole la rappresentazione degli ambienti, con dei particolari ben curati che rendono ancora più piacevole la visione dell'anime.
Lo consiglio vivamente a chi ha voglia di emozionarsi attraverso una storia elegante e profonda, ma soprattutto ricca di spunti su cui riflettere.
E' sin da subito coinvolgente, con una trama che tratta un tema davvero importante quanto delicato, che spesso viene giudicato e quasi mai capito dalla maggior parte della gente: l'amore nonostante una consistente differenza di età.
E' la storia di Akira Tachibana, una diciassettenne fredda e schiva, che inizia a lavorare come impiegata di un ristorante e subito si innamora del suo manager, un quarantacinquenne di nome Kondo, divorziato, con un figlio e una grande passione per la letteratura. Un uomo gentile e onesto, un tipo di persona che tutti quanti dovremmo avere nella nostra vita. Egli con la sua saggezza insegna tantissimo ad Akira, donandole a poco a poco la sua esperienza anche grazie alla sua enorme saggezza. Kondo attraverso la ragazza rivive la sua giovinezza, tutti i sogni che alla sua età aveva, l'ingenuità che un tempo faceva parte di lui.
Una volta conosciuta, anche lui sarebbe voluto tornare giovane, e ben presto si troverà a rimpiangere quei tempi che mai più ritorneranno. Inizialmente si pone a lei come un uomo vuoto, vecchio e senza sogni, un uomo poco interessante e con niente di speciale rispetto agli altri, per questo si chiede come Akira si sia così perdutamente innamorata di lui; lei molto semplicemente gli risponde che un motivo non c'è... l'amore non ha senso. Kondo capisce immediatamente che si tratta di sentimenti veri, di cui rimane costantemente sorpreso, così come ne sono rimaste sorprese le persone che ne sono venute a conoscenza. Tutto questo è incredibilmente attuale e realistico, quando si parla di argomenti simili; all'opinione pubblica il fatto risulta quasi surreale e si fa fatica a comprendere, per questo, secondo me, la visione di "Dopo la pioggia" potrebbe essere un'occasione per farlo.
La giovane liceale, in preda a quei forti sentimenti, decide di dedicare la maggior parte del suo tempo a lavorare in quel ristorante. Tra i due non succederà mai nulla, ma col tempo si creerà un legame fortissimo che va oltre l'età, diventeranno complementari e ognuno imparerà qualcosa dall'altro. Una storia romantica e coinvolgente, delimitata da un'atmosfera tranquilla, che sembra quasi d'altri tempi, un anime diverso con una storia ricercata e un ritmo davvero lento, per questo si distingue dalle odierne produzioni, che tendono alla velocità e all'immediatezza.
La pioggia, la vera protagonista, dà un tocco in più alla vicenda, trasmette anch'essa un'emozione, quell'emozione che ti spinge a seguire la storia fino all'ultimo. Anche l'opening svolge un importante ruolo, è molto orecchiabile e rende perfettamente l'idea del contesto.
Il mio voto è nove e mezzo, perché avrei voluto vedere una descrizione più approfondita dei personaggi secondari, molto spesso trattati male da Akira per via del suo carattere poco socievole.
Lodevole la rappresentazione degli ambienti, con dei particolari ben curati che rendono ancora più piacevole la visione dell'anime.
Lo consiglio vivamente a chi ha voglia di emozionarsi attraverso una storia elegante e profonda, ma soprattutto ricca di spunti su cui riflettere.
Akira Tachibana è una liceale bella, alta e longilinea, ma dal carattere schivo e taciturno. Ex stella del circolo di atletica, ha smesso di dedicarsi allo sport in seguito a un infortunio, allontanandosi dalle compagne del club e chiudendosi sempre più in sé stessa. Non parla più con le amiche, fugge dal suo amato hobby e non si interessa minimamente dei compagni di scuola che le fanno il filo, ma si getta anima e corpo nel suo lavoro part-time di cameriera in un family restaurant.
Questo perché Akira... ha una cotta per il direttore del ristorante, Masami Kondo, un quarantacinquenne divorziato, goffo e imbranato, da cui la ragazza si sente inspiegabilmente attratta, al punto da dedicare al lavoro part-time nel locale tutto il suo tempo libero.
"Dopo la pioggia" ("Koi wa Ameagari no you ni", "L'amore è come dopo la pioggia") è un anime in dodici episodi andato in onda tra il gennaio e il marzo del 2018, tratto dall'omonimo manga di Jun Mayuzuki, pubblicato sulle riviste seinen Monthly e Weekly Big Comic Spirits della casa editrice Shogakukan e poi raccolto in dieci volumi (il manga è pubblicato in Italia, col titolo "Come dopo la pioggia", da Star Comics).
E' una storia che colpisce per vari aspetti, ma uno dei più curiosi è il fatto che, nonostante la giovane età dell'autrice (nata nel 1983), "Dopo la pioggia" sembra quasi una serie d'altri tempi, che racchiude perfettamente in sé quello spirito un po' malinconico dei fumetti di casa Shogakukan, tra un coprotagonista che sembra il fratello separato alla nascita di Kiichi Goto di "Patlabor" (shounen manga Shogakukan del 1988) e quell'attenzione al quotidiano, ai sentimenti, alle problematiche dell'età adulta, alla crescita personale propri di "Maison Ikkoku" (seinen manga Shogakukan del 1980, pubblicato proprio su Big Comic Spirits).
L'inizio è inusuale, anche un po' divertente per certi versi: c'è questa liceale bella ma algida, dal carattere un po' scontroso, che nutre questo amore impossibile verso il suo capo quarantenne e non sa come farglielo capire, e lui imbranatissimo, che non sa come prenderla, equivoca, non capisce nemmeno quando glielo si dice chiaramente.
E' una coppia strana ma intrigante, e incuriosisce vedere come andrà avanti la loro relazione. Certo, lei è un po' troppo fredda, non pare essere il massimo della simpatia, ma poi la vedi sciogliersi, sorridere e saltellare per la gioia di aver ricevuto una mail dal suo amato capo, e pensi che, beh, forse un cuore ce l'ha anche lei, anche se non lo mostra tanto facilmente.
Discorso diverso per il direttore, goffo e simpatico, a cui ci si affeziona immediatamente.
Man mano che la storia va avanti, si vivacizza con numerosi personaggi secondari che aiutano ad ampliare il mondo dei due protagonisti, fra i colleghi del ristorante che sono tutti uno spasso (e vedere una timida ma piacevolissima love story sbocciare fra due di loro è davvero bello, anche se la cosa rimane piuttosto marginale), il figlioletto del direttore e, soprattutto, vecchi amici.
L'entrata in scena di Haruka, ex compagna del circolo di atletica di Akira, e Chihiro, ex collega d'università di Kondo ora romanziere di successo, aiuta a vedere i due protagonisti sotto una nuova luce.
Akira, purtroppo, continua a non rendersi granché simpatica, dal momento che rifiuta tutti gli approcci della povera Haruka che vuole solo riallacciare i rapporti con lei, trattandola come una pezza da piedi apparentemente senza motivo. Tuttavia, il motivo c'è, condivisibile o meno, ed è proprio l'infortunio da lei subito che ha fatto crollare tutto il suo mondo, cambiandone il carattere. Fuggita da quella che sino a quel momento era stata la sua vita, Akira si è rifugiata nel suo "nuovo" sogno, nell'inspiegabile sentimento che prova per il suo direttore, e vi si è tuffata a capofitto, ignorando (probabilmente, per non soffrire più) tutto il resto che le sta intorno. A nulla servono i mille tentativi dell'ormai ex amica (talmente insistente da far suggerire che, chissà, prova per Akira qualcosa di più dell'amicizia...), che verranno sempre respinti con freddezza e poco tatto, tanto da renderci Akira detestabile in certi frangenti.
Ma si tratta di un percorso necessario per il superamento del suo trauma, cosa che è uno dei punti cardine della storia.
La affianca il miglior personaggio della serie, anche se chiamarlo solo "personaggio" probabilmente sarebbe fargli un enorme sgarbo, visto il realismo e la profondità con cui Kondo è tratteggiato. C'è un Kondo in ognuno degli attuali quarantenni del Giappone: cresciuti con la testa piena di sogni, si ritrovano, invece, adulti a far da direttori in un semplice family restaurant, a sbrigare scartoffie negli uffici, facendosi mettere i piedi in testa da clienti e colleghi, goffi e impacciati nei rapporti con gli altri al punto da avere matrimoni falliti alle spalle, insoddisfatti della loro vita. Che ne è dei sogni che avevano da ragazzi? Volevano diventare romanzieri, eroi, e sono finiti a fare i salaryman, incapsulati in una società che reprime il loro vero io, a meno che... a meno che non spunti una liceale con cui possono essere liberamente sé stessi, che faccia capire loro che non sono solo tristi uomini d'ufficio, che c'è ancora qualcuno che ha bisogno di loro, che i sogni del passato non sono ancora perduti, che c'è ancora qualcuno che vede in loro quegli eroi che desideravano diventare. E che forse sono già, anche se non se ne rendono conto, questi impacciati uomini di mezza età un po' rigidi, un po' ancora bamboccioni che si esaltano con i modellini di treni e aerei, un po' alla Kankichi Ryotsu di "Kochikame", ma che, quando serve, tiran fuori una profondità e una forza incredibili...
Come può, dunque, il semplice manager di un family restaurant diventare un eroe per un'ingenua liceale dal passato traumatico che vede in lui l'amore della sua vita? Magari no, non può ricambiare i suoi sentimenti, ma può offrirle la sua esperienza, sotto forma di perle di una saggezza che nemmeno lui sapeva di avere. Ci sarà tempo per abbandonare i sogni, per darsi ai rimpianti: la vita di Akira è ancora tutta lì, e val la pena di essere vissuta a pieno ritmo, insieme ai propri amici, senza farsi condizionare dai traumi del passato o dai dubbi per il futuro. E, a sua volta, vivendo a stretto contatto con quella ragazza ancora nel fiore degli anni, lo stesso Kondo rivive un po' la sua giovinezza, ripensa alle sue scelte del passato, e decide anche lui di rimettersi in gioco in qualche modo.
Quella che sembrava una stramba storia d'amore, pian piano, si trasforma in qualcosa di molto più profondo, una relazione biunivoca tra due personaggi insoddisfatti della loro vita, che hanno dovuto prendere strade diverse da quello che volevano, ma dentro il loro petto batte ancora un cuore caldo. Akira e Kondo si fanno forza a vicenda, magari anche senza accorgersene, ed entrambi imparano a loro volta che c'è ancora spazio per loro, c'è ancora tempo per ricominciare, per tornare a sognare, per credere in loro stessi e in quello che ancora possono dare agli altri. Magari no, non diventeranno una coppia come Akira sperava, ma quello che entrambi otterranno dal loro strano ma straordinario rapporto sarà comunque qualcosa di importante e insostituibile.
Il realismo con cui sono tratteggiati i pensieri di questo imbranato ma profondissimo, e inspiegabilmente così vero, quarantenne è uno dei maggior punti di forza di "Dopo la pioggia", che fa del realismo la sua parola d'ordine, traslando la cosa anche nelle ambientazioni.
Il Garden, il locale dove lavorano i personaggi, è la parodia del Gusto, una popolarissima catena di family restaurant realmente esistente, e, a parte il nome del ristorante, è tutto identico alla realtà. Il logo, l'architettura del locale, i bicchieri, i tavoli, i distributori delle bevande del drink bar, gli hamburg steak in stile occidentale e i coloratissimi e gustosi parfait serviti dalle cameriere, gli effetti sonori che accompagnano l'ingresso dei clienti, le formule di cortesia sempre uguali che accompagnano le ordinazioni e i saluti: chi vi scrive ha passato un anno e mezzo a cenare in locali simili, e vedere questa serie è stato un durissimo colpo al cuore da questo punto di vista, perché c'è proprio tutto, identico a com'è realmente, al punto che in alcuni frangenti sembrava davvero avessero rubato determinate inquadrature o architetture al Gusto che frequentavo io, che si trova in tutt'altra città rispetto a quella dove è ambientata la storia.
Storia a cui fa da sfondo una bellissima Yokohama (città che mi sta particolarmente a cuore), magari non approfondita eccessivamente in ogni suo aspetto, ma certi scorci sono ugualmente splendidi e rappresentati in maniera molto accurata.
Lo stile di disegno è molto particolare e davvero gradevole. I disegni del manga sono stati abbelliti di molto, e la serie è davvero una gioia per gli occhi, fatta di colori vivaci, occhi luminosi, corpi femminili slanciati e longilinei, e variopinti effetti speciali ad accompagnare le scene più intense.
"Nostalgic Rainfall" dei Chico with Honeyworks (band che abbiamo già conosciuto qualche anno fa con "Magic Kaito 1412" e che è un piacere ritrovare) è una sigla d'apertura frizzante e coloratissima, che sarà impossibile non canticchiare al primo ascolto. Di contro, la ending, "Ref: rain" di Aimer, ha un ritmo molto più dolce, riflessivo, e, ascoltandola, ripenseremo ai momenti più poetici di questa storia.
Essendo il manga ancora in corso di pubblicazione in Italia, non mi è possibile fare confronti sulle due versioni e sui rispettivi finali. Quel che ho potuto notare è che, rispetto ai volumi del manga sinora pubblicati, sono stati effettuati dei tagli sulle parti relative ai personaggi secondari, le cui vicende nel manga vivacizzano un po' la storia, mentre nell'anime restano un po' più risicati. La narrazione relativa ai due protagonisti, rimane, invece splendidamente tratteggiata, e anche il finale, che al momento non so se sia uguale a quello del manga o meno, è tutto sommato quello che questa storia doveva avere, ed è straordinariamente toccante nella sua semplicità, proprio perché racconta quella presa di coscienza che ci si aspettava da entrambi i protagonisti lungo tutto il racconto.
Certo, si potevano realizzare ventiquattro episodi, invece dei soliti dodici, per dare un po' più di spazio ai personaggi secondari o anche solo per non privarci troppo di questa storia e di questi personaggi a cui ci siamo affezionati così facilmente, ma va bene anche così.
"Dopo la pioggia" è un racconto breve ma incantevole, che sembra voglia parlarci d'amore, ma in realtà ci parla dei nostri sogni, dei legami con le persone che ci danno la forza di realizzarli, delle persone per cui val la pena alzarsi ogni mattina e affrontare una dura giornata solo per ricevere un saluto o un incoraggiamento da parte di chi, inaspettatamente, crede in noi più di quanto non facciamo noi stessi.
Con uno stile sobrio, debitore di storie d'altri tempi, "Dopo la pioggia" sembra proprio voler omaggiare chi quegli "altri tempi" li ha vissuti e se li porta nel cuore, chi da quegli "altri tempi" ha imparato valori che si porta ancora dentro ed è pronto, con un sorriso, a tramandarli ai giovani che ne hanno bisogno, in questa società giapponese così stressante, che rende così dura la vita, sia ai liceali sia ai salaryman.
Un anime un po' diverso dal solito, che non ha fanservice, non ha grandi storie d'amore, ma ha tanti sentimenti, tante riflessioni e tanta umanità, e proprio per questo risulta così bello da vedere.
Questo perché Akira... ha una cotta per il direttore del ristorante, Masami Kondo, un quarantacinquenne divorziato, goffo e imbranato, da cui la ragazza si sente inspiegabilmente attratta, al punto da dedicare al lavoro part-time nel locale tutto il suo tempo libero.
"Dopo la pioggia" ("Koi wa Ameagari no you ni", "L'amore è come dopo la pioggia") è un anime in dodici episodi andato in onda tra il gennaio e il marzo del 2018, tratto dall'omonimo manga di Jun Mayuzuki, pubblicato sulle riviste seinen Monthly e Weekly Big Comic Spirits della casa editrice Shogakukan e poi raccolto in dieci volumi (il manga è pubblicato in Italia, col titolo "Come dopo la pioggia", da Star Comics).
E' una storia che colpisce per vari aspetti, ma uno dei più curiosi è il fatto che, nonostante la giovane età dell'autrice (nata nel 1983), "Dopo la pioggia" sembra quasi una serie d'altri tempi, che racchiude perfettamente in sé quello spirito un po' malinconico dei fumetti di casa Shogakukan, tra un coprotagonista che sembra il fratello separato alla nascita di Kiichi Goto di "Patlabor" (shounen manga Shogakukan del 1988) e quell'attenzione al quotidiano, ai sentimenti, alle problematiche dell'età adulta, alla crescita personale propri di "Maison Ikkoku" (seinen manga Shogakukan del 1980, pubblicato proprio su Big Comic Spirits).
L'inizio è inusuale, anche un po' divertente per certi versi: c'è questa liceale bella ma algida, dal carattere un po' scontroso, che nutre questo amore impossibile verso il suo capo quarantenne e non sa come farglielo capire, e lui imbranatissimo, che non sa come prenderla, equivoca, non capisce nemmeno quando glielo si dice chiaramente.
E' una coppia strana ma intrigante, e incuriosisce vedere come andrà avanti la loro relazione. Certo, lei è un po' troppo fredda, non pare essere il massimo della simpatia, ma poi la vedi sciogliersi, sorridere e saltellare per la gioia di aver ricevuto una mail dal suo amato capo, e pensi che, beh, forse un cuore ce l'ha anche lei, anche se non lo mostra tanto facilmente.
Discorso diverso per il direttore, goffo e simpatico, a cui ci si affeziona immediatamente.
Man mano che la storia va avanti, si vivacizza con numerosi personaggi secondari che aiutano ad ampliare il mondo dei due protagonisti, fra i colleghi del ristorante che sono tutti uno spasso (e vedere una timida ma piacevolissima love story sbocciare fra due di loro è davvero bello, anche se la cosa rimane piuttosto marginale), il figlioletto del direttore e, soprattutto, vecchi amici.
L'entrata in scena di Haruka, ex compagna del circolo di atletica di Akira, e Chihiro, ex collega d'università di Kondo ora romanziere di successo, aiuta a vedere i due protagonisti sotto una nuova luce.
Akira, purtroppo, continua a non rendersi granché simpatica, dal momento che rifiuta tutti gli approcci della povera Haruka che vuole solo riallacciare i rapporti con lei, trattandola come una pezza da piedi apparentemente senza motivo. Tuttavia, il motivo c'è, condivisibile o meno, ed è proprio l'infortunio da lei subito che ha fatto crollare tutto il suo mondo, cambiandone il carattere. Fuggita da quella che sino a quel momento era stata la sua vita, Akira si è rifugiata nel suo "nuovo" sogno, nell'inspiegabile sentimento che prova per il suo direttore, e vi si è tuffata a capofitto, ignorando (probabilmente, per non soffrire più) tutto il resto che le sta intorno. A nulla servono i mille tentativi dell'ormai ex amica (talmente insistente da far suggerire che, chissà, prova per Akira qualcosa di più dell'amicizia...), che verranno sempre respinti con freddezza e poco tatto, tanto da renderci Akira detestabile in certi frangenti.
Ma si tratta di un percorso necessario per il superamento del suo trauma, cosa che è uno dei punti cardine della storia.
La affianca il miglior personaggio della serie, anche se chiamarlo solo "personaggio" probabilmente sarebbe fargli un enorme sgarbo, visto il realismo e la profondità con cui Kondo è tratteggiato. C'è un Kondo in ognuno degli attuali quarantenni del Giappone: cresciuti con la testa piena di sogni, si ritrovano, invece, adulti a far da direttori in un semplice family restaurant, a sbrigare scartoffie negli uffici, facendosi mettere i piedi in testa da clienti e colleghi, goffi e impacciati nei rapporti con gli altri al punto da avere matrimoni falliti alle spalle, insoddisfatti della loro vita. Che ne è dei sogni che avevano da ragazzi? Volevano diventare romanzieri, eroi, e sono finiti a fare i salaryman, incapsulati in una società che reprime il loro vero io, a meno che... a meno che non spunti una liceale con cui possono essere liberamente sé stessi, che faccia capire loro che non sono solo tristi uomini d'ufficio, che c'è ancora qualcuno che ha bisogno di loro, che i sogni del passato non sono ancora perduti, che c'è ancora qualcuno che vede in loro quegli eroi che desideravano diventare. E che forse sono già, anche se non se ne rendono conto, questi impacciati uomini di mezza età un po' rigidi, un po' ancora bamboccioni che si esaltano con i modellini di treni e aerei, un po' alla Kankichi Ryotsu di "Kochikame", ma che, quando serve, tiran fuori una profondità e una forza incredibili...
Come può, dunque, il semplice manager di un family restaurant diventare un eroe per un'ingenua liceale dal passato traumatico che vede in lui l'amore della sua vita? Magari no, non può ricambiare i suoi sentimenti, ma può offrirle la sua esperienza, sotto forma di perle di una saggezza che nemmeno lui sapeva di avere. Ci sarà tempo per abbandonare i sogni, per darsi ai rimpianti: la vita di Akira è ancora tutta lì, e val la pena di essere vissuta a pieno ritmo, insieme ai propri amici, senza farsi condizionare dai traumi del passato o dai dubbi per il futuro. E, a sua volta, vivendo a stretto contatto con quella ragazza ancora nel fiore degli anni, lo stesso Kondo rivive un po' la sua giovinezza, ripensa alle sue scelte del passato, e decide anche lui di rimettersi in gioco in qualche modo.
Quella che sembrava una stramba storia d'amore, pian piano, si trasforma in qualcosa di molto più profondo, una relazione biunivoca tra due personaggi insoddisfatti della loro vita, che hanno dovuto prendere strade diverse da quello che volevano, ma dentro il loro petto batte ancora un cuore caldo. Akira e Kondo si fanno forza a vicenda, magari anche senza accorgersene, ed entrambi imparano a loro volta che c'è ancora spazio per loro, c'è ancora tempo per ricominciare, per tornare a sognare, per credere in loro stessi e in quello che ancora possono dare agli altri. Magari no, non diventeranno una coppia come Akira sperava, ma quello che entrambi otterranno dal loro strano ma straordinario rapporto sarà comunque qualcosa di importante e insostituibile.
Il realismo con cui sono tratteggiati i pensieri di questo imbranato ma profondissimo, e inspiegabilmente così vero, quarantenne è uno dei maggior punti di forza di "Dopo la pioggia", che fa del realismo la sua parola d'ordine, traslando la cosa anche nelle ambientazioni.
Il Garden, il locale dove lavorano i personaggi, è la parodia del Gusto, una popolarissima catena di family restaurant realmente esistente, e, a parte il nome del ristorante, è tutto identico alla realtà. Il logo, l'architettura del locale, i bicchieri, i tavoli, i distributori delle bevande del drink bar, gli hamburg steak in stile occidentale e i coloratissimi e gustosi parfait serviti dalle cameriere, gli effetti sonori che accompagnano l'ingresso dei clienti, le formule di cortesia sempre uguali che accompagnano le ordinazioni e i saluti: chi vi scrive ha passato un anno e mezzo a cenare in locali simili, e vedere questa serie è stato un durissimo colpo al cuore da questo punto di vista, perché c'è proprio tutto, identico a com'è realmente, al punto che in alcuni frangenti sembrava davvero avessero rubato determinate inquadrature o architetture al Gusto che frequentavo io, che si trova in tutt'altra città rispetto a quella dove è ambientata la storia.
Storia a cui fa da sfondo una bellissima Yokohama (città che mi sta particolarmente a cuore), magari non approfondita eccessivamente in ogni suo aspetto, ma certi scorci sono ugualmente splendidi e rappresentati in maniera molto accurata.
Lo stile di disegno è molto particolare e davvero gradevole. I disegni del manga sono stati abbelliti di molto, e la serie è davvero una gioia per gli occhi, fatta di colori vivaci, occhi luminosi, corpi femminili slanciati e longilinei, e variopinti effetti speciali ad accompagnare le scene più intense.
"Nostalgic Rainfall" dei Chico with Honeyworks (band che abbiamo già conosciuto qualche anno fa con "Magic Kaito 1412" e che è un piacere ritrovare) è una sigla d'apertura frizzante e coloratissima, che sarà impossibile non canticchiare al primo ascolto. Di contro, la ending, "Ref: rain" di Aimer, ha un ritmo molto più dolce, riflessivo, e, ascoltandola, ripenseremo ai momenti più poetici di questa storia.
Essendo il manga ancora in corso di pubblicazione in Italia, non mi è possibile fare confronti sulle due versioni e sui rispettivi finali. Quel che ho potuto notare è che, rispetto ai volumi del manga sinora pubblicati, sono stati effettuati dei tagli sulle parti relative ai personaggi secondari, le cui vicende nel manga vivacizzano un po' la storia, mentre nell'anime restano un po' più risicati. La narrazione relativa ai due protagonisti, rimane, invece splendidamente tratteggiata, e anche il finale, che al momento non so se sia uguale a quello del manga o meno, è tutto sommato quello che questa storia doveva avere, ed è straordinariamente toccante nella sua semplicità, proprio perché racconta quella presa di coscienza che ci si aspettava da entrambi i protagonisti lungo tutto il racconto.
Certo, si potevano realizzare ventiquattro episodi, invece dei soliti dodici, per dare un po' più di spazio ai personaggi secondari o anche solo per non privarci troppo di questa storia e di questi personaggi a cui ci siamo affezionati così facilmente, ma va bene anche così.
"Dopo la pioggia" è un racconto breve ma incantevole, che sembra voglia parlarci d'amore, ma in realtà ci parla dei nostri sogni, dei legami con le persone che ci danno la forza di realizzarli, delle persone per cui val la pena alzarsi ogni mattina e affrontare una dura giornata solo per ricevere un saluto o un incoraggiamento da parte di chi, inaspettatamente, crede in noi più di quanto non facciamo noi stessi.
Con uno stile sobrio, debitore di storie d'altri tempi, "Dopo la pioggia" sembra proprio voler omaggiare chi quegli "altri tempi" li ha vissuti e se li porta nel cuore, chi da quegli "altri tempi" ha imparato valori che si porta ancora dentro ed è pronto, con un sorriso, a tramandarli ai giovani che ne hanno bisogno, in questa società giapponese così stressante, che rende così dura la vita, sia ai liceali sia ai salaryman.
Un anime un po' diverso dal solito, che non ha fanservice, non ha grandi storie d'amore, ma ha tanti sentimenti, tante riflessioni e tanta umanità, e proprio per questo risulta così bello da vedere.
“Dopo la pioggia” è un anime seinen, tratto dal manga di Jun Mayuzuki, composto da dodici episodi, concluso e senza nessun seguito.
La trama è semplice: seguiamo la storia di Akira Tachibana, una liceale al secondo anno alta, bella, dagli occhi magnetici e dal fare serio e tranquillo. Ha iniziato a lavorare part-time in un family restaurant, perché innamorata del manager Kondo Masami, un quarantenne dall'aspetto scialbo, dal fare timido e un po' maldestro, con alle spalle un matrimonio finito e un figlio.
Quest'anime è stata una visione incredibile, non ricordo più quand'è stata l'ultima volta che mi sono emozionata così per un anime dalle caratteristiche così singolari. Non saprei se definirla una storia d'amore, o forse sì, ma non è l'amore che intendiamo la maggior parte delle volte, questo è un amore diverso, più sincero. Anche se nei primi episodi la protagonista sembra essere solo Akira, con l'avanzare dell'anime anche il manager Masami avrà il suo spazio, e devo dire che è proprio quando si va a conoscere la storia di questo personaggio che l'anime ha cominciato a coinvolgermi veramente. I due protagonisti sono agli opposti: un quarantenne che pensa di essere ormai arrivato agli sgoccioli della sua vita si ritroverà a guardare Akira con estrema nostalgia, rivivendo i momenti più belli della sua giovinezza. Akira è un personaggio più complesso: l'atletica leggera era tutta la sua vita e, quando le è stata tolta, per colpa di un infortunio, sembra che l'infatuazione per il manager sia la sostituzione di quello che le piaceva fare di più... ma sarà davvero così?
Una storia semplice, ed è proprio questa semplicità il punto forte dell'anime: si dà spazio ad ogni cosa, ad ogni sguardo, ad ogni pensiero, ad ogni soffio di vento che ci fa sussultare, creando quasi un'atmosfera magica. In questo anime il fanservice è inesistente, ha un tono molto adulto, e questo penso sia il miglior modo per trattare la storia di questo anime. Anche se il ritmo è molto lento, io non ho sentito per niente la pesantezza, anzi ogni episodio fluiva leggero. Dato che il manga è ancora in corso (anche se è stato annunciato che si concluderà con il decimo volume, se non ricordo male), avevo paura che l'anime si concludesse con un finale aperto, cosa che, per fortuna, non è successa. La conclusione di quest'anime mi ha soddisfatta al 100%. Ogni cosa alla fine va al suo posto: vorrei poterne parlare per ore, ma non voglio rovinare la visione di quello che, per me, è un capolavoro che va vissuto pienamente.
Il character design dei personaggi mi è piaciuto molto: la protagonista rispetto agli altri ha gli occhi più grandi e lucenti, è più alta e ha un fisico molto snello; questo secondo me si accosta perfettamente al carattere del personaggio. Anche il manager e gli altri personaggi secondari hanno uno stile e una caratterizzazione molto ben fatta. La sigla e l'ending mi sono piaciute moltissimo: la prima molto allegra e divertente, mentre la seconda più triste e drammatica.
Questa penso sia la prima volta in assoluto che un'ending mi piace di più della sigla iniziale.
Alla fine a quest'anime do un 10 pieno. Non so quando tornerò a provare queste bellissime emozioni, spero che facciano altri anime di questa maturità e atmosfera molto presto. Lo consiglio agli amanti dei seinen, del genere slice of life e anche shoujo.
La trama è semplice: seguiamo la storia di Akira Tachibana, una liceale al secondo anno alta, bella, dagli occhi magnetici e dal fare serio e tranquillo. Ha iniziato a lavorare part-time in un family restaurant, perché innamorata del manager Kondo Masami, un quarantenne dall'aspetto scialbo, dal fare timido e un po' maldestro, con alle spalle un matrimonio finito e un figlio.
Quest'anime è stata una visione incredibile, non ricordo più quand'è stata l'ultima volta che mi sono emozionata così per un anime dalle caratteristiche così singolari. Non saprei se definirla una storia d'amore, o forse sì, ma non è l'amore che intendiamo la maggior parte delle volte, questo è un amore diverso, più sincero. Anche se nei primi episodi la protagonista sembra essere solo Akira, con l'avanzare dell'anime anche il manager Masami avrà il suo spazio, e devo dire che è proprio quando si va a conoscere la storia di questo personaggio che l'anime ha cominciato a coinvolgermi veramente. I due protagonisti sono agli opposti: un quarantenne che pensa di essere ormai arrivato agli sgoccioli della sua vita si ritroverà a guardare Akira con estrema nostalgia, rivivendo i momenti più belli della sua giovinezza. Akira è un personaggio più complesso: l'atletica leggera era tutta la sua vita e, quando le è stata tolta, per colpa di un infortunio, sembra che l'infatuazione per il manager sia la sostituzione di quello che le piaceva fare di più... ma sarà davvero così?
Una storia semplice, ed è proprio questa semplicità il punto forte dell'anime: si dà spazio ad ogni cosa, ad ogni sguardo, ad ogni pensiero, ad ogni soffio di vento che ci fa sussultare, creando quasi un'atmosfera magica. In questo anime il fanservice è inesistente, ha un tono molto adulto, e questo penso sia il miglior modo per trattare la storia di questo anime. Anche se il ritmo è molto lento, io non ho sentito per niente la pesantezza, anzi ogni episodio fluiva leggero. Dato che il manga è ancora in corso (anche se è stato annunciato che si concluderà con il decimo volume, se non ricordo male), avevo paura che l'anime si concludesse con un finale aperto, cosa che, per fortuna, non è successa. La conclusione di quest'anime mi ha soddisfatta al 100%. Ogni cosa alla fine va al suo posto: vorrei poterne parlare per ore, ma non voglio rovinare la visione di quello che, per me, è un capolavoro che va vissuto pienamente.
Il character design dei personaggi mi è piaciuto molto: la protagonista rispetto agli altri ha gli occhi più grandi e lucenti, è più alta e ha un fisico molto snello; questo secondo me si accosta perfettamente al carattere del personaggio. Anche il manager e gli altri personaggi secondari hanno uno stile e una caratterizzazione molto ben fatta. La sigla e l'ending mi sono piaciute moltissimo: la prima molto allegra e divertente, mentre la seconda più triste e drammatica.
Questa penso sia la prima volta in assoluto che un'ending mi piace di più della sigla iniziale.
Alla fine a quest'anime do un 10 pieno. Non so quando tornerò a provare queste bellissime emozioni, spero che facciano altri anime di questa maturità e atmosfera molto presto. Lo consiglio agli amanti dei seinen, del genere slice of life e anche shoujo.
“Npepata lo stai seguendo “Dopo la Pioggia”? Scommetto di sì.”
“E sbagli. Non è nella mia lista anime al momento.”
“Dovresti mettercelo. Credo che lo troveresti molto interessante.”
“Davvero? E' così bello?”
“Non saprei dirlo in assoluto. Ma credo che possa piacere a una persona come te, appartenente a una certa fascia di pubblico.”
“Ma smettila! Per chi mi hai preso? Lo sai che non mi identifico in nessuna fascia di pubblico e che invece mi piace esplorare fra i generi più diversi alla ricerca anche solo di poche, piccolissime emozioni, ma che siano sempre e comunque diverse l'una dall'altra! E tu, nonostante questo, vorresti trattarmi alla stregua di uno che sceglie sulla base di preferenze statiche e prevedibili?”
“Parla di una bellissima liceale di diciassette anni che si innamora di un quarantacinquenne senza arte né parte.”
“Ah... e perché non lo hai detto subito? Lo comincio immediatamente.”
Ho davvero cominciato la visione di questo anime a seguito di una discussione simile. Purtroppo non posso svelare l'identità della mia controparte, perché, quando le ho chiesto il permesso di citarla in una mia recensione (senza nemmeno specificarle quale), mi ha risposto che ci sarebbero state delle conseguenze legali, se mi fossi azzardato a farlo. Comunque aveva perfettamente ragione: con l'età che mi ritrovo, molto vicina a quella del protagonista, non potevo restare insensibile di fronte a un argomento simile. Ovviamente non ho alcun interesse per le liceali; però ero curioso di vedere in che modo sarebbe stato affrontato un problema del genere, e devo dire di non esserne rimasto affatto deluso.
Ma cominciamo proprio con qualche cenno sulla trama: “Koi wa Ameagari no You ni” (nome italiano: “Dopo la pioggia”), racconta la storia di Akira Takibana, una diciassettenne liceale con un gran talento nella corsa. A seguito di un grave infortunio, però, la ragazza decide di smettere di correre e abbandonare definitivamente il club di atletica leggera. Non si tratta, ovviamente, di una scelta fatta a cuor leggero: il rimpianto per quello che poteva essere e che invece non è stato non smetterà mai di tormentare Akira. Un giorno, però, mentre si trova da sola in una caffetteria, farà la conoscenza di Masami Kondo, il quarantacinquenne manager del locale. Pur non conoscendo affatto la ragazza, l'uomo riuscirà a percepire la silenziosa sofferenza della ragazza, e sentirà il bisogno di rivolgerle delle parole di incoraggiamento; parole semplici, ma che la colpiranno dritta al cuore. E così, per star vicino al vecchio e impacciato manager, Akira deciderà di cominciare a lavorare in quella caffetteria.
“Dopo la pioggia” è un anime che parte da un assunto molto semplice, per poi svilupparlo in un modo che mi ha ricordato molto la crescita dei rami attorno a un albero: il tema portante rimarrà sempre lo stesso, ma attraverso questo sarà possibile affrontare diversi altri tipi di argomenti. Il tema principale è, ovviamente, l'amore fra due persone con una rilevante differenza d'età (nel nostro caso ventotto anni); la questione verrà analizzata sotto tre diversi punti di vista: quello di Akira, quello di Kondo e quello della società.
Quello di Akira è il punto di vista più semplice, ossia quello dell'adolescente innamorata, secondo cui non sono importanti né il grosso divario generazionale né il giudizio degli altri; l'unica cosa che conta veramente è l'essere corrisposta dal suo amato.
Il punta di vista di Kondo, invece, è già più complesso rispetto a quello della ragazza. L'uomo è sicuramente compiaciuto dalle attenzioni ricevute da una ragazza così giovane, ma non al punto di perdere la testa e a buttarsi in una relazione senza pensare alle conseguenze; la sua posizione, quindi, è quella della resistenza a oltranza, anche se, di tanto in tanto, si fa notare qualche crepa nella sua barriera.
Il punto di vista della società, infine, è quella classica: lui è un vecchio e lei è una bambina, una relazione fra loro sarebbe immorale e dannosa sia per il presente che per il futuro della ragazza.
Ma qual è invece il punto di vista dell'autrice? Da quanto si è visto nel corso di questi dodici episodi, l'impressione che si ricava è che in lei il realismo sia ancora in vantaggio rispetto al romanticismo: il tipo di rapporto che si instaura fra Akira e Kondo, infatti, non cambia molto nel corso della serie. Ma, se l'autrice non sembra, almeno per ora, molto intenzionata a far fare ai suoi personaggi il grande passo in campo sentimentale, molto più prolifica è stata, invece, nelle analisi delle vite dei due protagonisti e sui motivi che sono alla base dei loro sentimenti reciproci e che non sempre sono riconducibili alla semplice attrazione fisico/spirituale.
Akira è un personaggio abbastanza controverso, fatto di lunghi silenzi ma anche di reazioni rabbiose, di rassegnazione ma anche di grande determinazione. Ciò che domina tra i suoi stati d'animo, però, è la delusione legata al suo infortunio e alla sua mancata carriera sportiva.
Kondo, invece, è un uomo di mezza età di grande educazione e rispetto, ma che non è mai riuscito a combinare nulla di buono nella vita. Anche lui ha un grosso rimpianto legato al passato: da giovane era deciso a intraprendere la carriera dello scrittore, ma con scarsi risultati.
Le delusioni sofferte da entrambi sembrano avere una relazione molto forte con il modo in cui i due si approcciano vicendevolmente: lei è alla ricerca di un qualcosa in grado di placare il suo dolore; lui, invece, in piena crisi di mezz'età, vede in lei una persona capace di riportare alla mente la parte migliore della sua giovinezza e le sue grandi aspirazioni.
A questo punto io una domanda me la pongo: ma quella che viene raccontata è una storia basata sul grande amore che supera le barriere del tempo o è solo il racconto di due persone la cui vicinanza riesce ad alleviare le rispettive frustrazioni? Che l'autrice abbia posto al centro dell'attenzione una questione simile è un qualcosa che mi è piaciuto molto; e mi piace l'idea che la risposta a questa domanda sia complessa. Per arrivare a una conclusione, però, bisognerà aspettare altri episodi; al momento non credo sia possibile azzardare una risposta.
In definitiva, “Dopo la pioggia” è un anime che incontra sicuramente il mio favore; non che ci volesse molto, dato che si parla di una questione che non può non produrre un certo livello di partecipazione emotiva in persone della mia età. Ovviamente ci sono anche degli aspetti negativi da sottolineare, rintracciabili nei silenzi eccessivi di Akira e in un ritmo narrativo un tantinello troppo lento. Ma si tratta di piccoli dettagli da collocare in un'opera piena di poesia e contenuti, disegnata benissimo e con una colonna sonora da sballo. L'anime, quindi, va promosso a pieni voti; e speriamo che questa non sia l'ultima volta in cui mi sarà data la possibilità di parlare di questa intrigante e complessa storia.
“E sbagli. Non è nella mia lista anime al momento.”
“Dovresti mettercelo. Credo che lo troveresti molto interessante.”
“Davvero? E' così bello?”
“Non saprei dirlo in assoluto. Ma credo che possa piacere a una persona come te, appartenente a una certa fascia di pubblico.”
“Ma smettila! Per chi mi hai preso? Lo sai che non mi identifico in nessuna fascia di pubblico e che invece mi piace esplorare fra i generi più diversi alla ricerca anche solo di poche, piccolissime emozioni, ma che siano sempre e comunque diverse l'una dall'altra! E tu, nonostante questo, vorresti trattarmi alla stregua di uno che sceglie sulla base di preferenze statiche e prevedibili?”
“Parla di una bellissima liceale di diciassette anni che si innamora di un quarantacinquenne senza arte né parte.”
“Ah... e perché non lo hai detto subito? Lo comincio immediatamente.”
Ho davvero cominciato la visione di questo anime a seguito di una discussione simile. Purtroppo non posso svelare l'identità della mia controparte, perché, quando le ho chiesto il permesso di citarla in una mia recensione (senza nemmeno specificarle quale), mi ha risposto che ci sarebbero state delle conseguenze legali, se mi fossi azzardato a farlo. Comunque aveva perfettamente ragione: con l'età che mi ritrovo, molto vicina a quella del protagonista, non potevo restare insensibile di fronte a un argomento simile. Ovviamente non ho alcun interesse per le liceali; però ero curioso di vedere in che modo sarebbe stato affrontato un problema del genere, e devo dire di non esserne rimasto affatto deluso.
Ma cominciamo proprio con qualche cenno sulla trama: “Koi wa Ameagari no You ni” (nome italiano: “Dopo la pioggia”), racconta la storia di Akira Takibana, una diciassettenne liceale con un gran talento nella corsa. A seguito di un grave infortunio, però, la ragazza decide di smettere di correre e abbandonare definitivamente il club di atletica leggera. Non si tratta, ovviamente, di una scelta fatta a cuor leggero: il rimpianto per quello che poteva essere e che invece non è stato non smetterà mai di tormentare Akira. Un giorno, però, mentre si trova da sola in una caffetteria, farà la conoscenza di Masami Kondo, il quarantacinquenne manager del locale. Pur non conoscendo affatto la ragazza, l'uomo riuscirà a percepire la silenziosa sofferenza della ragazza, e sentirà il bisogno di rivolgerle delle parole di incoraggiamento; parole semplici, ma che la colpiranno dritta al cuore. E così, per star vicino al vecchio e impacciato manager, Akira deciderà di cominciare a lavorare in quella caffetteria.
“Dopo la pioggia” è un anime che parte da un assunto molto semplice, per poi svilupparlo in un modo che mi ha ricordato molto la crescita dei rami attorno a un albero: il tema portante rimarrà sempre lo stesso, ma attraverso questo sarà possibile affrontare diversi altri tipi di argomenti. Il tema principale è, ovviamente, l'amore fra due persone con una rilevante differenza d'età (nel nostro caso ventotto anni); la questione verrà analizzata sotto tre diversi punti di vista: quello di Akira, quello di Kondo e quello della società.
Quello di Akira è il punto di vista più semplice, ossia quello dell'adolescente innamorata, secondo cui non sono importanti né il grosso divario generazionale né il giudizio degli altri; l'unica cosa che conta veramente è l'essere corrisposta dal suo amato.
Il punta di vista di Kondo, invece, è già più complesso rispetto a quello della ragazza. L'uomo è sicuramente compiaciuto dalle attenzioni ricevute da una ragazza così giovane, ma non al punto di perdere la testa e a buttarsi in una relazione senza pensare alle conseguenze; la sua posizione, quindi, è quella della resistenza a oltranza, anche se, di tanto in tanto, si fa notare qualche crepa nella sua barriera.
Il punto di vista della società, infine, è quella classica: lui è un vecchio e lei è una bambina, una relazione fra loro sarebbe immorale e dannosa sia per il presente che per il futuro della ragazza.
Ma qual è invece il punto di vista dell'autrice? Da quanto si è visto nel corso di questi dodici episodi, l'impressione che si ricava è che in lei il realismo sia ancora in vantaggio rispetto al romanticismo: il tipo di rapporto che si instaura fra Akira e Kondo, infatti, non cambia molto nel corso della serie. Ma, se l'autrice non sembra, almeno per ora, molto intenzionata a far fare ai suoi personaggi il grande passo in campo sentimentale, molto più prolifica è stata, invece, nelle analisi delle vite dei due protagonisti e sui motivi che sono alla base dei loro sentimenti reciproci e che non sempre sono riconducibili alla semplice attrazione fisico/spirituale.
Akira è un personaggio abbastanza controverso, fatto di lunghi silenzi ma anche di reazioni rabbiose, di rassegnazione ma anche di grande determinazione. Ciò che domina tra i suoi stati d'animo, però, è la delusione legata al suo infortunio e alla sua mancata carriera sportiva.
Kondo, invece, è un uomo di mezza età di grande educazione e rispetto, ma che non è mai riuscito a combinare nulla di buono nella vita. Anche lui ha un grosso rimpianto legato al passato: da giovane era deciso a intraprendere la carriera dello scrittore, ma con scarsi risultati.
Le delusioni sofferte da entrambi sembrano avere una relazione molto forte con il modo in cui i due si approcciano vicendevolmente: lei è alla ricerca di un qualcosa in grado di placare il suo dolore; lui, invece, in piena crisi di mezz'età, vede in lei una persona capace di riportare alla mente la parte migliore della sua giovinezza e le sue grandi aspirazioni.
A questo punto io una domanda me la pongo: ma quella che viene raccontata è una storia basata sul grande amore che supera le barriere del tempo o è solo il racconto di due persone la cui vicinanza riesce ad alleviare le rispettive frustrazioni? Che l'autrice abbia posto al centro dell'attenzione una questione simile è un qualcosa che mi è piaciuto molto; e mi piace l'idea che la risposta a questa domanda sia complessa. Per arrivare a una conclusione, però, bisognerà aspettare altri episodi; al momento non credo sia possibile azzardare una risposta.
In definitiva, “Dopo la pioggia” è un anime che incontra sicuramente il mio favore; non che ci volesse molto, dato che si parla di una questione che non può non produrre un certo livello di partecipazione emotiva in persone della mia età. Ovviamente ci sono anche degli aspetti negativi da sottolineare, rintracciabili nei silenzi eccessivi di Akira e in un ritmo narrativo un tantinello troppo lento. Ma si tratta di piccoli dettagli da collocare in un'opera piena di poesia e contenuti, disegnata benissimo e con una colonna sonora da sballo. L'anime, quindi, va promosso a pieni voti; e speriamo che questa non sia l'ultima volta in cui mi sarà data la possibilità di parlare di questa intrigante e complessa storia.
Mai avrei pensato di imbattermi in un'opera così ben ponderata, sono rimasto piacevolmente stupito. Incominciato per puro caso, mi sono ritrovato tra le mani un anime coinvolgente che tratta con caparbietà un argomento delicato, su cui ognuno ha sicuramente un proprio punto di vista, però non scade mai nel banale, facendo della serietà il suo tratto caratteristico.
Tra la moltitudine di fanservice che sboccia ultimamente, finalmente uno slice of life sentimentale che ci fa tornare con i piedi per terra e ci canalizza nel punto di vista di una ragazza minorenne segretamente innamorata di un quarantacinquenne, già padre e proprietario di un ristorante, e di quest'ultimo, che rammenta un passato che ormai non esiste più.
Prima di esprimermi sulla storia e i personaggi, vorrei soffermarmi sull'atmosfera che questo anime è capace di regalare. La tranquillità che traspare e che trasmette è il fiore all'occhiello di questa produzione. Basta un'inquadratura sull'astuccio, sulla gamba di lei, un campo lungo avvolto in una quiete irreale, tra il frinire della cicala e la pioggia che cade dal cielo fino a toccare il suolo, per rimanere affascinati dal silenzio che domina la scena e che lo staff sa convergere sapientemente nei sentimenti dei due protagonisti con estrema efficienza.
Sono rimasto estasiato da questo ambiente rilassante, tuttavia mostra un solo punto debole: dopo i primi episodi scoppiettanti, con l'effettivo aumentare sembra andare avanti col freno a mano tirato. La sua calma offre molti momenti riflessivi, e in alcuni frangenti pare che debba esplodere da un momento all'altro, solo che lo fa a malapena due-tre volte. Questo non vuol dire che sia piatto, poiché l'atmosfera aiuta a creare un senso di empatia, e la psicologia dei personaggi è ben implementata.
Akira è diversa da qualsiasi altra protagonista. È una ragazza taciturna, che non dice mai una parola di troppo e non si scompone tanto facilmente, mentre Kondo è il solito imbranato troppo educato, che nasconde dentro di sé un sogno assopito e abbandonato molto tempo fa, e che rammenta costantemente dopo averla incontrata.
Malgrado l'incipit iniziale possa far pensare a un amore fra due età opposte, in realtà è qualcosa di più. La relazione di Akira nei confronti della sua amica d'infanzia Haruka è inspiegabilmente fredda e distaccata, cosa che la sua compagna non comprende, ma tenterà in tutti i modi di far ripartire quel legame che un tempo funzionava. Probabilmente questo suo comportamento è dovuto anche all'infortunio che ha subito, abbandonando quello che era il suo sogno da sempre: l'atletica.
Peccato che abbia perso la testa per Kondo. Quest'ultimo si sente in imbarazzo dalle attenzioni insistenti di Akira, ciononostante riscopre grazie a lei i valori della gioventù e il suo sogno sepolto. Il loro rapporto si evolverà gradatamente e si supporteranno a vicenda fino a raggiungere l'esito che soddisferà entrambi.
In conclusione, "Dopo la Pioggia" possiede un'aura da fare invidia a molti prodotti similari, condita da personaggi ben approfonditi e temi trattati con rispetto. L'aspetto tecnico poggia su ottimi livelli, belle le animazioni e i colori con un bel blu preponderante; di pregevole fattura la simpaticissima sigla d'apertura e da pelle d'oca l'ending, che vengono sostenute entrambe da un testo che gioca metaforicamente sulla pioggia. L'unico neo è il finale un po' ambiguo, che si può considerare conclusivo e allo stesso tempo no. Purtroppo, non avendo letto il manga, non so dirlo, comunque rimango soddisfatto.
Tra la moltitudine di fanservice che sboccia ultimamente, finalmente uno slice of life sentimentale che ci fa tornare con i piedi per terra e ci canalizza nel punto di vista di una ragazza minorenne segretamente innamorata di un quarantacinquenne, già padre e proprietario di un ristorante, e di quest'ultimo, che rammenta un passato che ormai non esiste più.
Prima di esprimermi sulla storia e i personaggi, vorrei soffermarmi sull'atmosfera che questo anime è capace di regalare. La tranquillità che traspare e che trasmette è il fiore all'occhiello di questa produzione. Basta un'inquadratura sull'astuccio, sulla gamba di lei, un campo lungo avvolto in una quiete irreale, tra il frinire della cicala e la pioggia che cade dal cielo fino a toccare il suolo, per rimanere affascinati dal silenzio che domina la scena e che lo staff sa convergere sapientemente nei sentimenti dei due protagonisti con estrema efficienza.
Sono rimasto estasiato da questo ambiente rilassante, tuttavia mostra un solo punto debole: dopo i primi episodi scoppiettanti, con l'effettivo aumentare sembra andare avanti col freno a mano tirato. La sua calma offre molti momenti riflessivi, e in alcuni frangenti pare che debba esplodere da un momento all'altro, solo che lo fa a malapena due-tre volte. Questo non vuol dire che sia piatto, poiché l'atmosfera aiuta a creare un senso di empatia, e la psicologia dei personaggi è ben implementata.
Akira è diversa da qualsiasi altra protagonista. È una ragazza taciturna, che non dice mai una parola di troppo e non si scompone tanto facilmente, mentre Kondo è il solito imbranato troppo educato, che nasconde dentro di sé un sogno assopito e abbandonato molto tempo fa, e che rammenta costantemente dopo averla incontrata.
Malgrado l'incipit iniziale possa far pensare a un amore fra due età opposte, in realtà è qualcosa di più. La relazione di Akira nei confronti della sua amica d'infanzia Haruka è inspiegabilmente fredda e distaccata, cosa che la sua compagna non comprende, ma tenterà in tutti i modi di far ripartire quel legame che un tempo funzionava. Probabilmente questo suo comportamento è dovuto anche all'infortunio che ha subito, abbandonando quello che era il suo sogno da sempre: l'atletica.
Peccato che abbia perso la testa per Kondo. Quest'ultimo si sente in imbarazzo dalle attenzioni insistenti di Akira, ciononostante riscopre grazie a lei i valori della gioventù e il suo sogno sepolto. Il loro rapporto si evolverà gradatamente e si supporteranno a vicenda fino a raggiungere l'esito che soddisferà entrambi.
In conclusione, "Dopo la Pioggia" possiede un'aura da fare invidia a molti prodotti similari, condita da personaggi ben approfonditi e temi trattati con rispetto. L'aspetto tecnico poggia su ottimi livelli, belle le animazioni e i colori con un bel blu preponderante; di pregevole fattura la simpaticissima sigla d'apertura e da pelle d'oca l'ending, che vengono sostenute entrambe da un testo che gioca metaforicamente sulla pioggia. L'unico neo è il finale un po' ambiguo, che si può considerare conclusivo e allo stesso tempo no. Purtroppo, non avendo letto il manga, non so dirlo, comunque rimango soddisfatto.
Una premessa è d'obbligo. Da troppo tempo mancavano queste atmosfere adulte dai toni pacati sui teleschermi (e, aggiungerei anche, oggi come oggi, sulle piattaforme del web, vista la tendenza in costante aumento). Come da pure troppo tempo la semplice quotidianità fatta di rispetto ed educazione e l'umorismo agrodolce di un tempo sono diventati parte di un mondo antico che è stato inesorabilmente sostituito da storie di idol di infimo livello infarcite di fan-service, snervanti miniserie sentimental-scolastiche fatte con lo stampo e un marasma di volgari ecchi e harem con protagonisti debosciati che passano il tempo a 'whatsappare' o insultarsi sui social (bella roba, mi basta salire sul bus o fare un giro nei pressi dei giardini pubblici per vedere a che grado di dissolutezza cibernetica siamo arrivati).
Diciamo le cose come stanno: questa è una serie che mette d'accordo tutti e che, speriamo, spianerà la strada a future trasposizioni animate dei capolavori che vengono ospitati sulle pagine di Big Comic Spirit, la leggendaria rivista edita dalla Shogakukan che ospitò, guarda caso, proprio il paradigma delle commedie romantiche, nientepopodimeno che "Maison Ikkoku". Coincidenze o no, "Koi wa Ameagari no You ni" ha tutte le carte in regola per diventare amata e seguita come l'opera portante della Takahashi. (Attenzione, non dico bissarne la popolarità, perché sarebbe equiparabile a bestemmiare in turco) Che ci sia ancora sulla faccia di questa triste terra qualche sparuto proselite della Principessa dei manga? Diamo il giusto merito anche all'autrice dell'appassionante versione cartacea, che si è guadagnata un plebiscito di consensi in Oriente e Occidente.
Le parti vengono invertite, vale a dire che stavolta è una giovane studentessa a innamorarsi di un uomo più grande d'età; non solo, i fatti e i misfatti nascono e si sviluppano all'interno di un elegante ristorante/caffè e non in una scalcinata pensione. Ma la cosa più bella è il realismo dell'ambientazione. Dai giochi di luce ai suggestivi riflessi delle nuvole sui vetri a specchio della scuola, passando per le tinte rossastre tendenti al rosa dei tramonti dopo un rovescio estivo, l'utilizzo di ombre e di filtri speciali, la incessante pioggia di sottofondo ricreata al computer, tutto è realizzato e curato alla perfezione e si ha la sensazione di trovarsi dinnanzi a un nuovo standard per le serie TV (la risoluzione dei particolari in HD è senza pari). Anche la spiritosa opening e la malinconica ending, ambedue animate con splendidi colori e disegni di pregevole fattura, si candidano come le migliori della stagione, se non addirittura dell'anno! L'unico appunto in negativo che si può muovere al comparto tecnico è la presenza di CGI di dubbia qualità: gli automezzi sembrano artificiali e stridono non poco con gli evocativi fondali dipinti a mano, facendo perdere un po' di poesia al tutto (ma è una prerogativa della stragrande maggioranza dei titoli odierni).
Lo store-manager Kondo ha una comprovata somiglianza con il trasognato capitano Goto di "Patlabor" ed è altrettanto sempliciotto e alla mano, nonché oggetto di scherni e deriso da parte dei suoi sottoposti, inoltre è alquanto imbranato, ma a tempo stesso incorruttibile e ligio al dovere. Molto contemplativo, allergico alle nuove tecnologie, possiede ancora un sorpassato cellulare a conchiglia e una sveglietta al quarzo risalente agli anni novanta. Con questo sa benissimo come tirare l'acqua al suo mulino. La longilinea Tachibana non è per niente attratta dai suoi insistenti coetanei e stranamente non è affetta da nomofobia o tantomeno dalla contemporanea sindrome del 'pollice da smartphone'. Non è né formosa né esuberante, ma ha dei preponderanti occhi a mandorla, sguardo magnetico, fluenti capelli blu indaco, un fisico da atleta e una altezza non certo da giapponese media (una stangona in poche parole). A metà delle dodici puntate previste, dopo gli intensi tumulti del settimo capitolo - e su questo era facile professarsi sedicenti indovini -, v'è un momento di stasi, una sorta di rilassante quiete prima della tempesta, nulla di estenuante comunque.
La brevità del manga e dell'anime hanno già scatenato pareri discordi. Meglio restare al passo della brava Jun Mayuzuki o lo staff dello Studio WIT poteva diluirne la durata inventando sceneggiature ex-novo? Io sono più propenso alla prima opzione: meglio pochi ma buoni; in questi anni ho visto troppi filler scadenti e sotto-trame con contenuti esecrabili, anche da parte di registi blasonati. Questa trasposizione animata è fedelissima all'originale e questo è già un pregio più unico che raro. Qualsiasi sia l'epilogo non mancherà di scatenare ulteriori diatribe tra i fan, di certo non andrà a intaccare le impressioni e le valutazioni positive di uno degli slice of life più convincenti (e coinvolgenti) dell'ultimo decennio.
Diciamo le cose come stanno: questa è una serie che mette d'accordo tutti e che, speriamo, spianerà la strada a future trasposizioni animate dei capolavori che vengono ospitati sulle pagine di Big Comic Spirit, la leggendaria rivista edita dalla Shogakukan che ospitò, guarda caso, proprio il paradigma delle commedie romantiche, nientepopodimeno che "Maison Ikkoku". Coincidenze o no, "Koi wa Ameagari no You ni" ha tutte le carte in regola per diventare amata e seguita come l'opera portante della Takahashi. (Attenzione, non dico bissarne la popolarità, perché sarebbe equiparabile a bestemmiare in turco) Che ci sia ancora sulla faccia di questa triste terra qualche sparuto proselite della Principessa dei manga? Diamo il giusto merito anche all'autrice dell'appassionante versione cartacea, che si è guadagnata un plebiscito di consensi in Oriente e Occidente.
Le parti vengono invertite, vale a dire che stavolta è una giovane studentessa a innamorarsi di un uomo più grande d'età; non solo, i fatti e i misfatti nascono e si sviluppano all'interno di un elegante ristorante/caffè e non in una scalcinata pensione. Ma la cosa più bella è il realismo dell'ambientazione. Dai giochi di luce ai suggestivi riflessi delle nuvole sui vetri a specchio della scuola, passando per le tinte rossastre tendenti al rosa dei tramonti dopo un rovescio estivo, l'utilizzo di ombre e di filtri speciali, la incessante pioggia di sottofondo ricreata al computer, tutto è realizzato e curato alla perfezione e si ha la sensazione di trovarsi dinnanzi a un nuovo standard per le serie TV (la risoluzione dei particolari in HD è senza pari). Anche la spiritosa opening e la malinconica ending, ambedue animate con splendidi colori e disegni di pregevole fattura, si candidano come le migliori della stagione, se non addirittura dell'anno! L'unico appunto in negativo che si può muovere al comparto tecnico è la presenza di CGI di dubbia qualità: gli automezzi sembrano artificiali e stridono non poco con gli evocativi fondali dipinti a mano, facendo perdere un po' di poesia al tutto (ma è una prerogativa della stragrande maggioranza dei titoli odierni).
Lo store-manager Kondo ha una comprovata somiglianza con il trasognato capitano Goto di "Patlabor" ed è altrettanto sempliciotto e alla mano, nonché oggetto di scherni e deriso da parte dei suoi sottoposti, inoltre è alquanto imbranato, ma a tempo stesso incorruttibile e ligio al dovere. Molto contemplativo, allergico alle nuove tecnologie, possiede ancora un sorpassato cellulare a conchiglia e una sveglietta al quarzo risalente agli anni novanta. Con questo sa benissimo come tirare l'acqua al suo mulino. La longilinea Tachibana non è per niente attratta dai suoi insistenti coetanei e stranamente non è affetta da nomofobia o tantomeno dalla contemporanea sindrome del 'pollice da smartphone'. Non è né formosa né esuberante, ma ha dei preponderanti occhi a mandorla, sguardo magnetico, fluenti capelli blu indaco, un fisico da atleta e una altezza non certo da giapponese media (una stangona in poche parole). A metà delle dodici puntate previste, dopo gli intensi tumulti del settimo capitolo - e su questo era facile professarsi sedicenti indovini -, v'è un momento di stasi, una sorta di rilassante quiete prima della tempesta, nulla di estenuante comunque.
La brevità del manga e dell'anime hanno già scatenato pareri discordi. Meglio restare al passo della brava Jun Mayuzuki o lo staff dello Studio WIT poteva diluirne la durata inventando sceneggiature ex-novo? Io sono più propenso alla prima opzione: meglio pochi ma buoni; in questi anni ho visto troppi filler scadenti e sotto-trame con contenuti esecrabili, anche da parte di registi blasonati. Questa trasposizione animata è fedelissima all'originale e questo è già un pregio più unico che raro. Qualsiasi sia l'epilogo non mancherà di scatenare ulteriori diatribe tra i fan, di certo non andrà a intaccare le impressioni e le valutazioni positive di uno degli slice of life più convincenti (e coinvolgenti) dell'ultimo decennio.