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Utente5795

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Utente5795

Episodi visti: 1/1 --- Voto 6
<i>Land of Sickness</i>, il più recente prodotto animato dedicato all'universo di <i>Kino no Tabi</i>, segna una sensibile virata stilistica rispetto alla serie <i>The beautiful world</i> e al mediometraggio integrativo <i>Life goes on</i>. Le novità qui presentate non riguardano soltanto la veste grafica, come si può evincere dai frames presenti in questa scheda, ma anche lo spirito con il quale, nella serie "madre", venivano sviluppate le tematiche, l'atmosfera e, ultimo ma non meno importante, la caratterizzazione della protagonista - tutti cambiamenti che magari gli spettatori più fedeli potrebbero interpretare come distorsioni grossolane e imperdonabili dello spirito originale di <i>Kino no Tabi</i>, ma che dal canto mio non ho trovato sgradevoli.

Come ho già accennato, l'innovazione più evidente riguarda il comparto visivo, notevolmente potenziato rispetto ai toni più grezzi e diretti di <i>The beautiful world</i>: il character desing ha subito un leggero restyling, che lo ha reso più morbido e meno spigoloso, mentre le animazioni hanno un maggior grado di fluidità; viene inoltre messa in risalto la computer graphic, copiosamente utilizzata per la stesura dei colori e per le scenografie, con esiti a volte un po' ingenui rispetto all'animazione digitale più elaborata, ma nell'insieme molto godibile.

Che dire invece di tutto il resto? Non ci vuole molto tempo per rilevare come la poetica di <i>Kino no Tabi</i>, nella sua schiettezza e nel suo profondo senso di alienazione e drammatica assurdità, sia stata addolcita a favore di un'ottica meno estrema, in un certo senso più commerciale: per accorgersi di questo basta osservare come Kino, nota per il senso di distacco, quasi di totale indifferenza con il quale si rapportava ai paesi nei quali era condotta dal suo viaggio, sia ora molto più empatica e gioviale, in un certo senso più vicina allo spettatore. Anche i toni della narrazione, tetri e opprimenti in <i>The beautiful world</i>, vengono alleggeriti e smussati, in virtù anche della scelta di accompagnamenti musicali più vivaci ed emozionali, sebbene venga mantenuta in certi frangenti una cupezza non indifferente.

Tutte queste divergenze, non cruciali ma nemmeno di poco conto, unite al tema che di per sé non brilla di originalità e si esaurisce con il mediometraggio stesso, senza stimolare riflessioni significative, contribuiscono a dare l'impressione di un esperimento piuttosto sottotono e poco fedele alle modalità espressive e alla complessità argomentativa che hanno reso <i>Kino no Tabi</i> una gemma del genere psicologico e dell'animazione più concettualmente avanguardista, un'aggiunta non necessaria e fastidiosa alle vicende della piccola viaggiatrice.
Nonostante ciò, mi sento ugualmente di considerare <i>The Land of Sickness</i> un buon lavoro, per il semplice fatto che, pur allontanandosi dal fascino e dalla profondità di <i>The beautiful world</i>, riesce a coinvolgere più che bene, dimostrandosi nel complesso solido, ben sviluppato, interessante nel suo mostrare realtà stralunate e dai risvolti anche dolorosi, non senza una buona dose di tensione, dovuta anche a scelte registiche piuttosto azzeccate.

Guardando <i>The Land of Sickness</i>, non vi troverete quindi di fronte al "solito" <i>Kino no Tabi</i>, ma a qualcosa di meno gravoso e radicale che però merita la visione per la compattezza e la sincera capacità di stuzzicare l'attenzione dello spettatore, per lo meno non di quello più esigente. Per certi versi è adatto a chi non ha mai visto <i>The beautiful world</i> e vuole arrivarci procedendo gradualmente, saggiando qualcosa d'intermedio prima di buttarsi interamente nel crudele e bellissimo mondo esplorato in compagnia di Kino.


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M3talD3v!lG3ar

Episodi visti: 1/1 --- Voto 5
Kino e la sua fida motocicletta Hermes continuano il viaggio. Il cammino li porta in un altro posto molto particolare: un impianto urbanistico la cui biosfera artificiale permette agli abitanti di ripararsi dall'esterno, per un motivo che, sinceramente, non mi pare venga rivelato. Altro fattore sul quale veniamo tenuti all'oscuro è la natura di una malattia che sembra affliggere la gente del luogo. A esserne affetta è anche Inertia, una bambina che stringerà subito amicizia con Kino nell'ospedale dov'è assistita.

<i>Land of Sickness</i> si unisce a <i>Life Goes On</i> nella serie di episodi "a parte" rispetto alla serie animata <i>Kino no Tabi</i>, e lo fa a mio parere male. Che peccato. Una grafica chiaramente rinnovata non era affatto ciò che avremmo chiesto a una nuova avventura di Kino, ma a vedere il design volutamente "commercializzato", che vede sfumare via la propria natura originale, si direbbe che gli autori non abbiano per niente colto e sfruttato i veri pregi della loro stessa serie. Stranamente, la personale caratterizzazione dell'opera non è scemata soltanto dal lato visivo, ma purtroppo anche nella forma comunicativa, ridotta qui a un'indegna schematizzazione che rientrerebbe nei canoni di tante altre serie.
L'episodio ha ben poco a che vedere con ciò cui eravamo abituati e oltretutto non fornisce una buona delucidazione sull'accaduto.
Spreco.


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Limbes

Episodi visti: 1/1 --- Voto 6
Si stenta a riconoscere Kino ne “Il paese della malattia”. Tanto per cominciare a causa del nuovo character design, notevolmente più evoluto rispetto a quello cui ci si era abituati, che era essenziale, infantile, di sicuro meno elaborato rispetto a questo, ma, credo, più incisivo e caratterizzante, perché ricreava un gioco di contrasti e allo stesso tempo sincronia fra contenuti e forma. Un gioco sottile che qui purtroppo è andato perso in favore di una resa grafica che è sì più dettagliata e complessa, senza dubbio, ma che con altrettanta certezza snatura l’essenza dell’opera prima, la quale è fatta a quel modo e in nessun altro, pena il deterioramento dell’originalità espressiva e la scomparsa di quel sapore unico che è proprio di "Kino no Tabi". E difatti non c’è molto di Kino no Tabi in questo breve film, anzi a dirla tutta non c’è quasi niente.

La storia parla di un’amicizia epistolare che è un’illusione e di un isolamento dal mondo esterno che è una reclusione deleteria, e che in sé è banale e prevedibile, visti i temi non proprio originali. Inoltre la riflessione che dovrebbe scaturire dagli input dell’anime non ha particolari stimoli da fornire a chi guarda, anche perché, tralasciando il fatto che non è messa in scena con l’asciuttezza lirica e trasognata della serie, proprio per il suo intreccio didascalico, non possiede quella natura "epifanica" di ogni episodio delle peregrinazioni di Kino.

Le tracce che legano “Il paese della malattia” alla serie di cui è figlio si limitano alle musiche, anche qui, come già per “La vita va avanti”, attinte fra le armonie di spicco dell’anime e riconoscibili per la loro particolarità fin dalle prime note, le quali portano con sé un’infinità d’immagini e sequenze riaffioranti fra i ricordi dell’opera originale. Ricordi che acuiscono la delusione per un “film” dal quale ci si aspettava molto di più, ed era inevitabile considerando il nome che lo contrassegna, che non è stato riscattato né in grande né in piccola parte. Ciò fa restare chi guarda nell’incredulità, che nella migliore delle ipotesi sfocia nell’indifferenza, per venti minuti di prodotto guardabili ma pure evitabili, che non lasciano niente e che non hanno niente da dire.