La regina dei mille anni
Negli anni ‘70 l’animazione giapponese ebbe un vero e proprio boom, tanto che molte opere di successo in patria iniziarono a venire trasmesse fuori dai confini nazionali. Tra queste opere che contribuirono all’espansione dell’animazione giapponese, furono fondamentali quelle tratte dalla matita di Leiji Matsumoto, ovvero “La corazzata Yamato”, “Galaxy Express 999” e soprattutto “Capitan Harlock”. Tuttavia il capolavoro definitivo di Matsumoto prese vita qualche anno più tardi, sotto il nome di “La regina dei mille anni”
Trama: Tori (in originale Hajime), un ragazzo di quattordici anni, dopo aver perso i genitori in una misteriosa esplosione, va a vivere con suo zio, il professor Amamori, direttore dell'osservatorio astronomico di Tsukuba. All'osservatorio Tori conosce l'assistente dello zio, Kira Tesawa (in originale Yukino Yayoi), una strana e bellissima ragazza della quale diventa subito amico. Da loro apprende un terribile segreto: un enorme pianeta (Lamethal) è in rotta di collisione con la Terra, e lo scontro è previsto per il giorno 9 settembre 1999, alle ore 9, 9 minuti e 9 secondi.
A quel punto entra in gioco la misteriosa "Regina dei mille anni" e la sua potente organizzazione, che sembra voglia aiutare i Terrestri a salvare il loro pianeta. Ma ci sono anche gli altrettanto misteriosi "Pirati dei mille anni", il cui scopo è invece combattere la Regina e fare fallire i suoi piani. Ma le cose sono proprio come appaiono? La bella Regina è veramente alleata dei Terrestri? E il lugubre Capo dei Pirati è veramente il nemico che sembra? Tra intrighi politici e invasioni aliene, Tori, Kira e Amamori dovranno cercare di capire chi siano veramente gli amici e i nemici della Terra, per salvare l'umanità che sembra ormai condannata.
Impressioni: come detto sopra, quest’opera, a mio avviso, è il capolavoro definitivo di Matsumoto. A differenza delle sue opere precedenti, molto più leggere e poetiche, ne “La regina dei mille anni” i toni sono più cupi, ogni episodio è arricchito della tensione, della pressione di un’apocalisse imminente, dove la data (9 settembre 1999, alle ore 9, 9 minuti e 9 secondi) ci verrà ripetuta ossessivamente per tutta la durata della serie.
Ma “La regina dei mille anni” non è solamente un’opera che tratta di apocalisse, no, è un thriller fantascientifico dove vengono trattati diversi argomenti, a cominciare dalla politica, approfondita in tutte le sue sfaccettature, dal più classico abuso di potere, per passare alle ideologie più distorte e utopistiche, fino ad arrivare a temi come il razzismo, trattati anche essi egregiamente.
In tutto questo non posso non soffermarmi su come la trama sia sceneggiata in maniera a dir poco incredibile: nessun filler, pochissimi momenti morti, ma dialoghi, eventi, misteri e colpi di scena incalzanti che tengono incollato lo spettatore, per tutta la durata dell’opera. In tutto questo è inevitabile legarsi e/o odiare i vari personaggi presentati, caratterizzati in maniera ottimale, in particolare la Regina dei mille anni, personaggio davvero carismatico e con un’ottima introspezione psicologica.
Parlando del comparto tecnico, le animazioni per l’epoca sono di assoluto livello, ricche di una buona dose di dettagli e colori che si adattano perfettamente ai toni della serie, e un taglio registico a dir poco eccezionale, con alcune delle più belle scene che io abbia mai visto. La colonna sonora non è esaltante come in “Capitan Harlock”, tuttavia resta di alto livello; in particolare, alcuni brani sono in grado di arricchire di pathos e di tensione diversi momenti dell’opera, rendendo più immersiva l’esperienza dello spettatore.
Trama: Tori (in originale Hajime), un ragazzo di quattordici anni, dopo aver perso i genitori in una misteriosa esplosione, va a vivere con suo zio, il professor Amamori, direttore dell'osservatorio astronomico di Tsukuba. All'osservatorio Tori conosce l'assistente dello zio, Kira Tesawa (in originale Yukino Yayoi), una strana e bellissima ragazza della quale diventa subito amico. Da loro apprende un terribile segreto: un enorme pianeta (Lamethal) è in rotta di collisione con la Terra, e lo scontro è previsto per il giorno 9 settembre 1999, alle ore 9, 9 minuti e 9 secondi.
A quel punto entra in gioco la misteriosa "Regina dei mille anni" e la sua potente organizzazione, che sembra voglia aiutare i Terrestri a salvare il loro pianeta. Ma ci sono anche gli altrettanto misteriosi "Pirati dei mille anni", il cui scopo è invece combattere la Regina e fare fallire i suoi piani. Ma le cose sono proprio come appaiono? La bella Regina è veramente alleata dei Terrestri? E il lugubre Capo dei Pirati è veramente il nemico che sembra? Tra intrighi politici e invasioni aliene, Tori, Kira e Amamori dovranno cercare di capire chi siano veramente gli amici e i nemici della Terra, per salvare l'umanità che sembra ormai condannata.
Impressioni: come detto sopra, quest’opera, a mio avviso, è il capolavoro definitivo di Matsumoto. A differenza delle sue opere precedenti, molto più leggere e poetiche, ne “La regina dei mille anni” i toni sono più cupi, ogni episodio è arricchito della tensione, della pressione di un’apocalisse imminente, dove la data (9 settembre 1999, alle ore 9, 9 minuti e 9 secondi) ci verrà ripetuta ossessivamente per tutta la durata della serie.
Ma “La regina dei mille anni” non è solamente un’opera che tratta di apocalisse, no, è un thriller fantascientifico dove vengono trattati diversi argomenti, a cominciare dalla politica, approfondita in tutte le sue sfaccettature, dal più classico abuso di potere, per passare alle ideologie più distorte e utopistiche, fino ad arrivare a temi come il razzismo, trattati anche essi egregiamente.
In tutto questo non posso non soffermarmi su come la trama sia sceneggiata in maniera a dir poco incredibile: nessun filler, pochissimi momenti morti, ma dialoghi, eventi, misteri e colpi di scena incalzanti che tengono incollato lo spettatore, per tutta la durata dell’opera. In tutto questo è inevitabile legarsi e/o odiare i vari personaggi presentati, caratterizzati in maniera ottimale, in particolare la Regina dei mille anni, personaggio davvero carismatico e con un’ottima introspezione psicologica.
Parlando del comparto tecnico, le animazioni per l’epoca sono di assoluto livello, ricche di una buona dose di dettagli e colori che si adattano perfettamente ai toni della serie, e un taglio registico a dir poco eccezionale, con alcune delle più belle scene che io abbia mai visto. La colonna sonora non è esaltante come in “Capitan Harlock”, tuttavia resta di alto livello; in particolare, alcuni brani sono in grado di arricchire di pathos e di tensione diversi momenti dell’opera, rendendo più immersiva l’esperienza dello spettatore.
Nel 1982 Matsumoto completa il suo universo creandone la pietra basilare, la vicenda da cui tutto parte. Nasce così "La regina dei mille anni".
La differenza con le altre serie è nettissima: in primis perché è ambientata nel 1999, appena diciassette anni nel futuro. Ma un futuro che resta romantico, dato che si viaggia eccome nello spazio, ben più interessante di quello che abbiamo vissuto nella realtà. Poi perché la trama non è fatta da episodi autoconclusivi, ma da una lunga saga di quarantadue episodi. La protagonista, poi, rivela subito il suo ruolo, eppure resterà sempre misteriosa e interessante. Ma chi è la regina? E' una figura misteriosa ricordata nelle leggende di ogni parte del mondo, una figura volta a proteggere la Terra, un'entità benevola e superiore, inviata dal pianeta Lamethal come una sorta di sovrana di un pianeta vassallo. Ma la regina attuale avrà un ruolo ben ingrato da compiere: dopo millenni di pacifica convivenza, il 9 settembre dell'anno 1999 alle ore nove, nove minuti e nove secondi i due pianeti si scontreranno. I lamethalliani, grazie alla loro tecnologia progredita potranno salvarsi, ma la Terra no. La regina Yaioi, pur dovendo obbedire alla perfida regina madre, non vuole nemmeno rinunciare ai Terrestri che ha imparato ad amare, specialmente al piccolo, in tutti i sensi, Tori Amamori, e cerca di salvare tutti. Suoi nemici saranno il capo della sua guardia, il capitano Sakura, che odia Tori e obbedisce alla regina, e i misteriosi pirati dei mille anni. Comandati da un misterioso uomo di mezza età mascherato, essi cercheranno in tutti i modi di ostacolare la regina, per salvare la Terra a modo loro. La storia, tra combattimenti, colpi di scena, azioni spionistiche e leggende, inizia molto bene, ma poi, a metà, perde mordente. Rivedendola dopo tanti anni sono rimasto esterrefatto da come molti elementi ricordino "Evangelion", anzi, ne costituiscano un'anticipazione. Che Anno sia debitore alla Regina, oltre che alla Yamato? Tori, manco a dirlo, è uguale a Masai, e da innamorato avrà un ruolo molto importante di aiuto a Yaioi, pur mantenendo il suo essere ragazzino e non maturando molto nella serie.
La colonna sonora è splendida ed evocativa, mentre la grafica è in linea con l'epoca, il 1982, niente a che spartire con lo splendore della terza serie di "Yamato". Ma tutto qui sa essere molto affascinante ed evocativo, tutto è chiaro e misterioso allo stesso tempo, con un'atmosfera indefinibile che mi aveva conquistato subito da bambino, per non lasciarmi mai più. "Queen Millennia" (per dirla all'inglese) era stata importata subito già nel 1984, ma, per i giochi del destino, l'ultimo episodio non venne trasmesso e dovette passare un anno intero per la replica. Un finale indimenticabile, doloroso ma necessario.
Molto bella la sigla italiana come testo e immagini, complimenti alla D'avena. Sigla che, per volontà italiana od obiettiva traduzione dell'originale giapponese ritroveremo in un episodio di "Magica Emi". Mai, infatti, in un episodio incontrerà una strana ragazza, sedicente aliena, che alla fine le canterà appassionatamente proprio questa sigla.
Dato che gli anni non hanno fatto evaporare il mio interesse e hanno mostrato quanto sia attuale come trama e temi trattati e abbia davvero dei personaggi indimenticabili, anche come incoraggiamento per quest'opera misconosciuta, come voto finale do 10.
La differenza con le altre serie è nettissima: in primis perché è ambientata nel 1999, appena diciassette anni nel futuro. Ma un futuro che resta romantico, dato che si viaggia eccome nello spazio, ben più interessante di quello che abbiamo vissuto nella realtà. Poi perché la trama non è fatta da episodi autoconclusivi, ma da una lunga saga di quarantadue episodi. La protagonista, poi, rivela subito il suo ruolo, eppure resterà sempre misteriosa e interessante. Ma chi è la regina? E' una figura misteriosa ricordata nelle leggende di ogni parte del mondo, una figura volta a proteggere la Terra, un'entità benevola e superiore, inviata dal pianeta Lamethal come una sorta di sovrana di un pianeta vassallo. Ma la regina attuale avrà un ruolo ben ingrato da compiere: dopo millenni di pacifica convivenza, il 9 settembre dell'anno 1999 alle ore nove, nove minuti e nove secondi i due pianeti si scontreranno. I lamethalliani, grazie alla loro tecnologia progredita potranno salvarsi, ma la Terra no. La regina Yaioi, pur dovendo obbedire alla perfida regina madre, non vuole nemmeno rinunciare ai Terrestri che ha imparato ad amare, specialmente al piccolo, in tutti i sensi, Tori Amamori, e cerca di salvare tutti. Suoi nemici saranno il capo della sua guardia, il capitano Sakura, che odia Tori e obbedisce alla regina, e i misteriosi pirati dei mille anni. Comandati da un misterioso uomo di mezza età mascherato, essi cercheranno in tutti i modi di ostacolare la regina, per salvare la Terra a modo loro. La storia, tra combattimenti, colpi di scena, azioni spionistiche e leggende, inizia molto bene, ma poi, a metà, perde mordente. Rivedendola dopo tanti anni sono rimasto esterrefatto da come molti elementi ricordino "Evangelion", anzi, ne costituiscano un'anticipazione. Che Anno sia debitore alla Regina, oltre che alla Yamato? Tori, manco a dirlo, è uguale a Masai, e da innamorato avrà un ruolo molto importante di aiuto a Yaioi, pur mantenendo il suo essere ragazzino e non maturando molto nella serie.
La colonna sonora è splendida ed evocativa, mentre la grafica è in linea con l'epoca, il 1982, niente a che spartire con lo splendore della terza serie di "Yamato". Ma tutto qui sa essere molto affascinante ed evocativo, tutto è chiaro e misterioso allo stesso tempo, con un'atmosfera indefinibile che mi aveva conquistato subito da bambino, per non lasciarmi mai più. "Queen Millennia" (per dirla all'inglese) era stata importata subito già nel 1984, ma, per i giochi del destino, l'ultimo episodio non venne trasmesso e dovette passare un anno intero per la replica. Un finale indimenticabile, doloroso ma necessario.
Molto bella la sigla italiana come testo e immagini, complimenti alla D'avena. Sigla che, per volontà italiana od obiettiva traduzione dell'originale giapponese ritroveremo in un episodio di "Magica Emi". Mai, infatti, in un episodio incontrerà una strana ragazza, sedicente aliena, che alla fine le canterà appassionatamente proprio questa sigla.
Dato che gli anni non hanno fatto evaporare il mio interesse e hanno mostrato quanto sia attuale come trama e temi trattati e abbia davvero dei personaggi indimenticabili, anche come incoraggiamento per quest'opera misconosciuta, come voto finale do 10.
Matsumoto con questo capolavoro ha chiuso definitivamente, nel 1982, il suo primo ciclo di anime futuristici caratterizzati da trame leggendarie, uno stile inconfondibile ed atmosfere dal sapore veramente magico e sognante. Dal 1974 Matsumoto ha prodotto capolavori senza tempo quali: Capitan Harlock, Yamato e Galaxy Express 999, che insieme a Quuen Millenia, ci hanno portato verso mondi e galassie lontane, tecnologie dallo stile unico, delle protagoniste femminili meravigliose ed eteree, ed un modo di vedere la fantascienza che per sempre rimarrà scolpito nei nostri cuori.
Quuen Millenia è l'ultimo capolavoro di quel magico periodo, anche se Matsumoto fino ad oggi ha continuato a produrre numerose serie di richiamo al suo stile, con un buon numero di ottimi anime, ma senza mai recuperare e riproporre quel suo stile elegante, maestoso e malinconico che lo affermò come uno degli artisti anime migliori di sempre.
Quuen Millenia è un anime iniziato nel 1981 e terminato nel 1982 e importato qua in Italia col nome de La Regina Dei 1000 Anni. Si tratta di un anime davvero diverso rispetto ai suoi precedenti capolavori, caratterizzato da uno stile sempre serio, cupo ed estremamente malinconico, che si concentra in maniera magistrale su di una trama di qualità elevatissima.
Siamo in un 1999 più avanzato e proiettato verso lo spazio ed il futuro, molto più di quello banale che il mondo ha vissuto realmente. Tori Amamori è un ragazzino di 14 anni che sogna di viaggiare un giorno nello spazio (adesso si è smesso di sognare) per visitare le meraviglie del cosmo, suo zio è astronomo, suo padre è un facoltoso scienziato talentuoso e sua madre una seria ed affettuosa donna a cui Tori vuole molto bene.
Per caso Tori incontra una splendida ragazza di circa 18 anni, (in apparenza) si tratta di Kira Tesawa (Yukino Yayoi) che naturalmente è la protagonista assoluta dell'intera serie, dal momento che è la regina dei 1000 anni, troppo evidente per non menzionarlo subito.
La trama è incredibilmente seria, cupa ed adulta, dannatamente ben scritta e sempre sorretta da una sceneggiatura che regge il passo e supera anche quelle odierne. Impossibile trovare episodi stupidi, inutili o filler, perché in tutto l'anime, non ci sarà un solo attimo di tranquillità, tra infiniti colpi di scena, intrighi, tradimenti, catastrofi e scene leggendarie ed emozionanti.
I personaggi sono caratterizzati in maniera maniacale, Tori Amamori, su zio, il capo dei pirati dei 1000 anni, (incredibile cosa è riuscito a pensare Matsumoto su questo personaggio) quel verme immondo di Sakura e naturalmente Yukino Yayoi, che con la sua regale presenza, comportamento e carattere, risulta senza dubbio il personaggio femminile più carismatico di Matsumoto, superiore anche a Maetel.
Altra cosa davvero ben riuscita di quest'anime, è che nonostante venga subito scoperta l'identità di Kira Tesawa, lei continua per quasi tutta la serie a comportarsi anche come una dolce ragazza normale, senza mascherare la sua identità a Tori e al professor Amamori, rendendo estremamente credibile e coerente tutta la sceneggiatura.
Dal punto di vista tecnico, bisogna segnalare, un netto miglioramento della grafica di quest'anime rispetto ai lavori precedenti di Matsumoto. La colorazione generale è fin da subito la cosa che si nota maggiormente, con colori davvero ottimi per il 1981. I fondali, i mezzi e le astronavi sono decisamente dettagliati e sembrano realizzati quasi 10 anni dopo quelli di Capitan Harlock. Il character design, come da tradizione, prevede personaggi bassi e deformati per quanto riguarda alcuni uomini, (non tutti) e uno stile etereo ed estremamente ricercato per tutte le fanciulle protagoniste, con un picco maggiore su Yukino Yayoi naturalmente. Le animazioni sono buone (ottime quelle dell'episodio 33) e fanno il loro dovere, mentre le musiche, tranne le sigle originali, risultano spesso poco ispirate, noiose e poche volte importanti.
Per chi è appassionato di Matsumoto, non deve lasciarsi sfuggire questo quarto ed ultimo capolavoro, per chi non è interessato si perde un vero anime serio e maturo, che consiglio ad un pubblico maturo, non per scene violente o fanservice, ma per la struttura cupa e piacevolmente lenta della trama, dove non c'è spazio per le sciocchezze.
Quuen Millenia è l'ultimo capolavoro di quel magico periodo, anche se Matsumoto fino ad oggi ha continuato a produrre numerose serie di richiamo al suo stile, con un buon numero di ottimi anime, ma senza mai recuperare e riproporre quel suo stile elegante, maestoso e malinconico che lo affermò come uno degli artisti anime migliori di sempre.
Quuen Millenia è un anime iniziato nel 1981 e terminato nel 1982 e importato qua in Italia col nome de La Regina Dei 1000 Anni. Si tratta di un anime davvero diverso rispetto ai suoi precedenti capolavori, caratterizzato da uno stile sempre serio, cupo ed estremamente malinconico, che si concentra in maniera magistrale su di una trama di qualità elevatissima.
Siamo in un 1999 più avanzato e proiettato verso lo spazio ed il futuro, molto più di quello banale che il mondo ha vissuto realmente. Tori Amamori è un ragazzino di 14 anni che sogna di viaggiare un giorno nello spazio (adesso si è smesso di sognare) per visitare le meraviglie del cosmo, suo zio è astronomo, suo padre è un facoltoso scienziato talentuoso e sua madre una seria ed affettuosa donna a cui Tori vuole molto bene.
Per caso Tori incontra una splendida ragazza di circa 18 anni, (in apparenza) si tratta di Kira Tesawa (Yukino Yayoi) che naturalmente è la protagonista assoluta dell'intera serie, dal momento che è la regina dei 1000 anni, troppo evidente per non menzionarlo subito.
La trama è incredibilmente seria, cupa ed adulta, dannatamente ben scritta e sempre sorretta da una sceneggiatura che regge il passo e supera anche quelle odierne. Impossibile trovare episodi stupidi, inutili o filler, perché in tutto l'anime, non ci sarà un solo attimo di tranquillità, tra infiniti colpi di scena, intrighi, tradimenti, catastrofi e scene leggendarie ed emozionanti.
I personaggi sono caratterizzati in maniera maniacale, Tori Amamori, su zio, il capo dei pirati dei 1000 anni, (incredibile cosa è riuscito a pensare Matsumoto su questo personaggio) quel verme immondo di Sakura e naturalmente Yukino Yayoi, che con la sua regale presenza, comportamento e carattere, risulta senza dubbio il personaggio femminile più carismatico di Matsumoto, superiore anche a Maetel.
Altra cosa davvero ben riuscita di quest'anime, è che nonostante venga subito scoperta l'identità di Kira Tesawa, lei continua per quasi tutta la serie a comportarsi anche come una dolce ragazza normale, senza mascherare la sua identità a Tori e al professor Amamori, rendendo estremamente credibile e coerente tutta la sceneggiatura.
Dal punto di vista tecnico, bisogna segnalare, un netto miglioramento della grafica di quest'anime rispetto ai lavori precedenti di Matsumoto. La colorazione generale è fin da subito la cosa che si nota maggiormente, con colori davvero ottimi per il 1981. I fondali, i mezzi e le astronavi sono decisamente dettagliati e sembrano realizzati quasi 10 anni dopo quelli di Capitan Harlock. Il character design, come da tradizione, prevede personaggi bassi e deformati per quanto riguarda alcuni uomini, (non tutti) e uno stile etereo ed estremamente ricercato per tutte le fanciulle protagoniste, con un picco maggiore su Yukino Yayoi naturalmente. Le animazioni sono buone (ottime quelle dell'episodio 33) e fanno il loro dovere, mentre le musiche, tranne le sigle originali, risultano spesso poco ispirate, noiose e poche volte importanti.
Per chi è appassionato di Matsumoto, non deve lasciarsi sfuggire questo quarto ed ultimo capolavoro, per chi non è interessato si perde un vero anime serio e maturo, che consiglio ad un pubblico maturo, non per scene violente o fanservice, ma per la struttura cupa e piacevolmente lenta della trama, dove non c'è spazio per le sciocchezze.
"La regina dei mille anni" è l'ultimo capolavoro di Leiji Matsumoto dopo "Capitan Harlock", "Star Blazers" e "Galaxy Express 999". E' interessante notare che questa serie, a differenza delle altre, riesce a combinare la tipica fantascienza "alla Matsumoto" con una buona dose di colpi di scena e un certo miscuglio di generi, tra cui noir e apocalittico. Data la narrazione veloce e serrata che caratterizza "Queen Millennia", è molto facile cadere involontariamente nello spoiler, quindi non mi soffermerò molto sulla storia.
Kira Tesawa è una misteriosa ragazza che lavora all'osservatorio di Tokyo, in cui si scopre che un pianeta è in rotta di collisione con la terra. Dopo tale infausta notizia, per caso (?), Kira conosce Tori Amamori, ragazzo di dodici anni che ricorda molto il Tetsuro di "Galaxy Express 999". Il padre di questo ragazzo sembra in qualche modo collegato agli strani eventi che coinvolgono lo schianto del corpo celeste contro la terra, così come un misterioso gruppo di individui incappucciati che si spacciano per pirati e la stessa Kira.
Lo sviluppo della trama, che parte abbastanza lentamente, prenderà pieghe notevoli nel corso della serie. Verrano affrontati temi di spessore come il valore della vita umana, l'inettitudine dei governi di fronte all'inevitabilità della catastrofe e la difficoltà di riconciliare persone diverse e razze diverse, anche in presenza dell'inevitabile apocalisse.
La regia è ottima, tuttavia la colonna sonora non mi ha esaltato come quella dei lavori precedenti di Matsumoto. Questa serie è meno "romantica" ma più dinamica delle altre e inoltre i personaggi mi sono sembrati più realistici e caratterizzati rispetto agli standard dell'autore.
Tutti gli appassionati di fantascienza e dell'animazione giapponese in generale non dovrebbero quindi perdersi questa perla, in quanto i lavori successivi di Leiji Matsumoto non raggiungeranno mai più il suo livello. Questo autore infatti negli anni '80 e '90 continuerà a riproporre le stesse idee del suo periodo d'oro in infinite salse diverse, con risultati di qualità abbastanza altalenante.
Kira Tesawa è una misteriosa ragazza che lavora all'osservatorio di Tokyo, in cui si scopre che un pianeta è in rotta di collisione con la terra. Dopo tale infausta notizia, per caso (?), Kira conosce Tori Amamori, ragazzo di dodici anni che ricorda molto il Tetsuro di "Galaxy Express 999". Il padre di questo ragazzo sembra in qualche modo collegato agli strani eventi che coinvolgono lo schianto del corpo celeste contro la terra, così come un misterioso gruppo di individui incappucciati che si spacciano per pirati e la stessa Kira.
Lo sviluppo della trama, che parte abbastanza lentamente, prenderà pieghe notevoli nel corso della serie. Verrano affrontati temi di spessore come il valore della vita umana, l'inettitudine dei governi di fronte all'inevitabilità della catastrofe e la difficoltà di riconciliare persone diverse e razze diverse, anche in presenza dell'inevitabile apocalisse.
La regia è ottima, tuttavia la colonna sonora non mi ha esaltato come quella dei lavori precedenti di Matsumoto. Questa serie è meno "romantica" ma più dinamica delle altre e inoltre i personaggi mi sono sembrati più realistici e caratterizzati rispetto agli standard dell'autore.
Tutti gli appassionati di fantascienza e dell'animazione giapponese in generale non dovrebbero quindi perdersi questa perla, in quanto i lavori successivi di Leiji Matsumoto non raggiungeranno mai più il suo livello. Questo autore infatti negli anni '80 e '90 continuerà a riproporre le stesse idee del suo periodo d'oro in infinite salse diverse, con risultati di qualità abbastanza altalenante.
Le premesse per un nuovo <i>Galaxy Express</i> all'apparenza ci sono tutte: una bionda dal corpo sinuoso e un omuncolo deforme e corto, con le stesse fattezze di Tetsuro. Questi elementi possono scoraggiare, ma in fondo la sapienza popolare spesso non sbaglia quando dice che l'abito non fa il monaco.
<i>Queen Millennia</i> è un'opera di Matsumoto più evoluta e matura, e ciò è evidente fin nel suo esordio. L'ambientazione non è più lo spazio, né vi si trovano fantomatici treni intergalattici. Ci si sposta nel passato, sulla Terra del 1999, in un'epoca nemmeno tanto distante da noi rispetto alle ere degli altri universi <q>matsumotiani</q>. Nel <q>leijiverse</q> <i>La Regina dei Mille Anni</i> è la stella focale della cronologia, che di logico ha poco, ma un inizio sì: questa serie è il punto da cui si origina tutto.
La trama è ciò che contrappone per antonomasia <i>Queen Millennia</i> a <i>Galaxy Express</i>. Quest'anime contiene dei filler, come tutte le altre produzioni animate relative all'universo suddetto, ma qui essi sono tutti funzionali al disegno del soggetto, a tracciarne con ineluttabilità le linee di contorno. L'architettura degli episodi si articola nella logica della successione, cosicché misteri e colpi di scena a essi collegati si snoderanno per tutta la durata della serie, anche se con un vistoso calo narrativo nella parte finale.
E finalmente la bionda, Kira Tesawa, non è più un alone, né una comparsa con la falsa promessa di un fascino legato all'ambiguità. Il carisma c'è davvero, e c'è davvero una storia sotto: piccoli e disordinati elementi concorreranno a svelare il ritratto in tutte le sue tonalità. Kira è la concrezione dei significati legati al buon governo, sorta di allegoria della temperanza e della giustizia in versione utopica, con tutte le contraddizioni di chi si dibatte tra il volere e il potere.
Per ciò che concerne l'omuncolo brutto, finalmente si assume consapevolezza del fatto che, se Tetsuro fosse stato come Tori, <i>Galaxy Express 999</i> sarebbe stato un prodotto quantomeno accettabile. Anche Tori piange spesso, ammettiamolo, ma di certo non diventa il lagnoso per eccellenza. Pure Tori ha i suoi assurdi colpi di testa, non privi di una certa vanagloria, che lo riavvicinano al carattere di Tetsuro. Ma qui questi momenti di follia sono catartici per il protagonista, in quanto lo mettono di fronte all'impossibilità di evolversi in uno stereotipo di eroe fanfarone e tronfio. Anzi, essi hanno la finalità di toglierlo per un po' dalle luci della ribalta per salvare infine gli episodi in calcio d'angolo. E lo spazio lasciato da Tori è consistente.
L'osservatorio Amamori e il QDI costituiscono uno degli sfondi più belli della serie, e articolano un vasto ordito di vicende atte a impedire che la Terra venga colpita da un pianeta dall'orbita irregolare: Lamethal. Ma la tensione di tali intrighi, che raggiunge anche livelli non trascurabili d'audacia, purtroppo si allenta fino a scomparire dopo la prima metà della serie. Peccato che i brevissimi e interessanti baleni di battaglie spaziali lascino il posto a stupidi e infantili siparietti sui compagni di scuola di Tori o sui genitori di Kira. La loro funzione di riempitivo è malcelata, suscitando immediatamente un forte tedio nello spettatore. L'ironia di cui sono forieri questi stratagemmi stride vistosamente con la complessità e la serietà dei fatti narrati. La serie non disdegna il patetismo, tanto caro alle produzioni animate legate a Matsumoto, ma come sempre si tratta di una nota stonata e goffa, che sottrae altri punti.
Tutto sommato però il taglio registico di alcune scene fa dimenticare questi difetti, accompagnato anche dalla sobrietà e dal carattere pittoresco di alcuni sfondi. A ciò si aggiunga la straordinaria costanza a livello qualitativo dei settori legati al chara design e alle animazioni.
Nonostante il continuo loop dei temi musicali, il comparto sonoro mostra una certa raffinatezza, contenendo melodie concise, taglienti, efficaci. Ma la musica in sé non è scevra di ossimori, così anche qui troviamo temi delicati, dolci e intrisi di pathos, dosati con la sapiente autorevolezza che ne evita il decadimento in motivi gonfi di vuota maestosità e di retorica, fenomeno pressoché diffuso in prodotti contemporanei.
Si poteva fare di meglio, molto meglio, questo è vero. Non si può certo dimenticare la goffa involuzione della Regina Madre di Lamethal, consegnata al finale dell'opera spoglia - senza una motivazione incisiva - dell'aura di fredda impassibilità che l'aveva fino ad allora velata.
I limiti del plot narrativo non possono garantire al titolo un posto tra gli indimenticabili, come è stato per <i>Capitan Harlock</i>. Nonostante ciò arriva il comparto tecnico molto elegante a salvare <i>Queen Millennia</i> dall'aborto. La serie non tiene il filo narrativo fino alla fine, smaglia purtroppo la rete dell'intreccio proprio nel punto in cui questo doveva essere tirato con polso fermo. Ciò le pregiudica una valutazione più alta. A ogni buon conto lo spettatore e il fan di Matsumoto ricorderanno lo spazio di <i>Queen Millennia</i> come un universo più riuscito rispetto a quello di <i>Galaxy Express 999</i>.
<i>Queen Millennia</i> è un'opera di Matsumoto più evoluta e matura, e ciò è evidente fin nel suo esordio. L'ambientazione non è più lo spazio, né vi si trovano fantomatici treni intergalattici. Ci si sposta nel passato, sulla Terra del 1999, in un'epoca nemmeno tanto distante da noi rispetto alle ere degli altri universi <q>matsumotiani</q>. Nel <q>leijiverse</q> <i>La Regina dei Mille Anni</i> è la stella focale della cronologia, che di logico ha poco, ma un inizio sì: questa serie è il punto da cui si origina tutto.
La trama è ciò che contrappone per antonomasia <i>Queen Millennia</i> a <i>Galaxy Express</i>. Quest'anime contiene dei filler, come tutte le altre produzioni animate relative all'universo suddetto, ma qui essi sono tutti funzionali al disegno del soggetto, a tracciarne con ineluttabilità le linee di contorno. L'architettura degli episodi si articola nella logica della successione, cosicché misteri e colpi di scena a essi collegati si snoderanno per tutta la durata della serie, anche se con un vistoso calo narrativo nella parte finale.
E finalmente la bionda, Kira Tesawa, non è più un alone, né una comparsa con la falsa promessa di un fascino legato all'ambiguità. Il carisma c'è davvero, e c'è davvero una storia sotto: piccoli e disordinati elementi concorreranno a svelare il ritratto in tutte le sue tonalità. Kira è la concrezione dei significati legati al buon governo, sorta di allegoria della temperanza e della giustizia in versione utopica, con tutte le contraddizioni di chi si dibatte tra il volere e il potere.
Per ciò che concerne l'omuncolo brutto, finalmente si assume consapevolezza del fatto che, se Tetsuro fosse stato come Tori, <i>Galaxy Express 999</i> sarebbe stato un prodotto quantomeno accettabile. Anche Tori piange spesso, ammettiamolo, ma di certo non diventa il lagnoso per eccellenza. Pure Tori ha i suoi assurdi colpi di testa, non privi di una certa vanagloria, che lo riavvicinano al carattere di Tetsuro. Ma qui questi momenti di follia sono catartici per il protagonista, in quanto lo mettono di fronte all'impossibilità di evolversi in uno stereotipo di eroe fanfarone e tronfio. Anzi, essi hanno la finalità di toglierlo per un po' dalle luci della ribalta per salvare infine gli episodi in calcio d'angolo. E lo spazio lasciato da Tori è consistente.
L'osservatorio Amamori e il QDI costituiscono uno degli sfondi più belli della serie, e articolano un vasto ordito di vicende atte a impedire che la Terra venga colpita da un pianeta dall'orbita irregolare: Lamethal. Ma la tensione di tali intrighi, che raggiunge anche livelli non trascurabili d'audacia, purtroppo si allenta fino a scomparire dopo la prima metà della serie. Peccato che i brevissimi e interessanti baleni di battaglie spaziali lascino il posto a stupidi e infantili siparietti sui compagni di scuola di Tori o sui genitori di Kira. La loro funzione di riempitivo è malcelata, suscitando immediatamente un forte tedio nello spettatore. L'ironia di cui sono forieri questi stratagemmi stride vistosamente con la complessità e la serietà dei fatti narrati. La serie non disdegna il patetismo, tanto caro alle produzioni animate legate a Matsumoto, ma come sempre si tratta di una nota stonata e goffa, che sottrae altri punti.
Tutto sommato però il taglio registico di alcune scene fa dimenticare questi difetti, accompagnato anche dalla sobrietà e dal carattere pittoresco di alcuni sfondi. A ciò si aggiunga la straordinaria costanza a livello qualitativo dei settori legati al chara design e alle animazioni.
Nonostante il continuo loop dei temi musicali, il comparto sonoro mostra una certa raffinatezza, contenendo melodie concise, taglienti, efficaci. Ma la musica in sé non è scevra di ossimori, così anche qui troviamo temi delicati, dolci e intrisi di pathos, dosati con la sapiente autorevolezza che ne evita il decadimento in motivi gonfi di vuota maestosità e di retorica, fenomeno pressoché diffuso in prodotti contemporanei.
Si poteva fare di meglio, molto meglio, questo è vero. Non si può certo dimenticare la goffa involuzione della Regina Madre di Lamethal, consegnata al finale dell'opera spoglia - senza una motivazione incisiva - dell'aura di fredda impassibilità che l'aveva fino ad allora velata.
I limiti del plot narrativo non possono garantire al titolo un posto tra gli indimenticabili, come è stato per <i>Capitan Harlock</i>. Nonostante ciò arriva il comparto tecnico molto elegante a salvare <i>Queen Millennia</i> dall'aborto. La serie non tiene il filo narrativo fino alla fine, smaglia purtroppo la rete dell'intreccio proprio nel punto in cui questo doveva essere tirato con polso fermo. Ciò le pregiudica una valutazione più alta. A ogni buon conto lo spettatore e il fan di Matsumoto ricorderanno lo spazio di <i>Queen Millennia</i> come un universo più riuscito rispetto a quello di <i>Galaxy Express 999</i>.
Sono affettivamente legato a "La Regina dei Mille Anni" perché è stato il primo classico di Matsumoto che ho avuto modo di apprezzare. A dire la verità, prima de "La Regina dei Mille Anni" avevo già visto "Capitan Harlock", ma all'epoca ero troppo giovane per capirlo: alle elementari infatti preferivo di gran lunga i robottoni all'estetica raffinata. Poi sono cresciuto. Ai tempi de "La Regina dei Mille Anni" ero abbastanza grandicello da apprezzare le donnine eteree di Matsumoto e da allora non me ne sono ancora stancato, tanto è vero che seguo ancora oggi tutte le opere del Maestro soltanto per il character design; però, a differenza delle opere moderne, La Regina dei Mille Anni si fa ricordare non solo per il chara. La serie si dipana come un giallo ricco di colpi di scena, di sorprese e di misteri, che vengono svelati via via lungo il corso delle puntate. Per i tempi questo era un meccanismo innovatore e sofisticato, perché all'epoca quasi tutte le serie si strutturavano secondo la logica degli episodi autoconclusivi. Al contrario invece ne La Regina dei Mille Anni la storia principale si sviluppa, entrano in gioco nuovi personaggi, cambiano le ambientazioni e succedono molte cose.
Il finale all'epoca mi colpì moltissimo e mi rimase impresso profondamente. Ho rivisto la serie di recente sempre con piacere, anche se ormai sapendo come andava a finire ho perso il fattore sorpresa. È una serie che raccomando caldamente a chi vuole scoprire i classici di Matsumoto, perché assieme alle serie Capitan Harlock e Galaxy Express forma la triade che sta al centro del Lejiverse.
P.S. Il giorno 9 settembre 1999, alle ore 9, 9 minuti e 9 secondi io ero uno quelli che contava alla rovescia aspettando che il pianeta Lamethal si schiantasse sulla Terra ...
Il finale all'epoca mi colpì moltissimo e mi rimase impresso profondamente. Ho rivisto la serie di recente sempre con piacere, anche se ormai sapendo come andava a finire ho perso il fattore sorpresa. È una serie che raccomando caldamente a chi vuole scoprire i classici di Matsumoto, perché assieme alle serie Capitan Harlock e Galaxy Express forma la triade che sta al centro del Lejiverse.
P.S. Il giorno 9 settembre 1999, alle ore 9, 9 minuti e 9 secondi io ero uno quelli che contava alla rovescia aspettando che il pianeta Lamethal si schiantasse sulla Terra ...
Alla regia di quest'opera c'è Nobutaka Nishizawa, che ha curato puntate importanti della serie I cavalieri dello zodiaco. E' uno che ci sa fare alla grande, ed in quest'opera così piena di dettagli ed eventi, dove solitamente la narrazione di un anime si fa dal ritmo serrato e coinvolgente, c'è bisogno di questo grande regista, che cura nei minimi dettagli gli episodi di questo cartone.
C'è da ricordare che un grande autore come Matsumoto ha sempre lavorato con grandi artisti, e molte volte è capitato che molti del suo staff avessero preso parte anche ai progetti, passati e futuri, di Masami Kurumada.
E qui rientriamo in questo discorso artistico, visto che assistiamo ad un'opera che certo non ha bisogno di presentazioni, senza contare che è stata preceduta da altre opere importanti dell'autore, quindi poteva contare su un successo praticamente annunciato.
L'unico problema è dettato dalla somiglianza dei disegni tra una serie e l'altra, però sapete anche voi che il più delle volte un segno distinguibile rende subito l'opera riconoscibilissima, e ciò accade in questa serie.
I temi principali su cui si fonda la serie parlano di altruismo, ma anche di eccesso di altruismo, in cui i protagonisti sono disposti a sacrificarsi pur di ridare gioia e speranza alle genti accomunate da un orribile destino, la sparizione del pianeta per mano di una collisione con un altro che avverrà entro una specifica data, da cui si trae parzialmente, a mio avviso, anche il titolo dell'opera.
L'anime vanta della partecipazione di grandi doppiatori italiani, tra questi Riccardo Garrone qui nella parte del "cattivo " di turno, attore presente sulla scena da decine di anni e con trascorsi, come questo da grande "prestatore di voce", quello che tutti conoscete come il "San Pietro del caffè", per via di un noto spot con Bonolis e Laurenti!
A parte quest'ultimo particolare poco importante, è un'opera che vi consiglio assolutamente di vedere!
C'è da ricordare che un grande autore come Matsumoto ha sempre lavorato con grandi artisti, e molte volte è capitato che molti del suo staff avessero preso parte anche ai progetti, passati e futuri, di Masami Kurumada.
E qui rientriamo in questo discorso artistico, visto che assistiamo ad un'opera che certo non ha bisogno di presentazioni, senza contare che è stata preceduta da altre opere importanti dell'autore, quindi poteva contare su un successo praticamente annunciato.
L'unico problema è dettato dalla somiglianza dei disegni tra una serie e l'altra, però sapete anche voi che il più delle volte un segno distinguibile rende subito l'opera riconoscibilissima, e ciò accade in questa serie.
I temi principali su cui si fonda la serie parlano di altruismo, ma anche di eccesso di altruismo, in cui i protagonisti sono disposti a sacrificarsi pur di ridare gioia e speranza alle genti accomunate da un orribile destino, la sparizione del pianeta per mano di una collisione con un altro che avverrà entro una specifica data, da cui si trae parzialmente, a mio avviso, anche il titolo dell'opera.
L'anime vanta della partecipazione di grandi doppiatori italiani, tra questi Riccardo Garrone qui nella parte del "cattivo " di turno, attore presente sulla scena da decine di anni e con trascorsi, come questo da grande "prestatore di voce", quello che tutti conoscete come il "San Pietro del caffè", per via di un noto spot con Bonolis e Laurenti!
A parte quest'ultimo particolare poco importante, è un'opera che vi consiglio assolutamente di vedere!
L'ultimo capolavoro di Matsumoto dopo Yamato, Harlock e GE999, "La regina dei mille anni" è una storia complessa, veloce, ricca di colpi di scena e tematiche di rispetto, quali la catastrofe imminente e la lotta per la sopravvivenza. Ottima sono anche l'animazione e la colonna sonora, nonché i risvolti psicologici dell'affascinante regina dei mille anni, Kira Tesawa, indiscussa protagonista che finirà per avere tra le sue mani il destino dell'intera umanità.Anche se è passato un po' in sordina rispetto agli altri tre citati anime, "La regina dei mille anni" è comunque alla loro altezza; la storia non annoia mai e insegna cosa voglia dire veramente amore e sacrificio, e quanto nella vita l'uno sia legato all'altro e viceversa.
La colonna sonora e le sigle originali giapponesi sono grandiose, e ve le ricorderete tutta la vita.
Non faccio cenni riguardanti la trama, ma consiglio a tutti gli appassionati di anime e non di andarselo a vedere. Ne varrà veramente la pena.
La colonna sonora e le sigle originali giapponesi sono grandiose, e ve le ricorderete tutta la vita.
Non faccio cenni riguardanti la trama, ma consiglio a tutti gli appassionati di anime e non di andarselo a vedere. Ne varrà veramente la pena.
La storia si svolge nel periodo fra il marzo e il settembre del 1999. Nascosta al grande pubblico, una grande sciagura si sta per abbattere sul pianeta Terra e sta per sconvolgere la tranquilla, spensierata vita di un adolescente di Tokio, viziato dai genitori, tanto pigro a scuola quanto onesto e puro nei sentimenti; odio e rancore gli sbarreranno la strada e lo condurranno in zone oscure, dove la comprensione di che cosa stia succedendo, di quale sia la cosa giusta da fare e a chi rivolgersi gli risulterà essere una cosa sempre più complessa e difficile, fino a divenire invalicabile, se non fosse affrontata per quel salto di fede che la fiducia nel prossimo e l'amore per gli altri danno, riuscendo così a risolvere qualsiasi dubbio e pregiudizio.
Decisamente non è un anime d'azione: è una storia che narra di smarrimenti, di introspezione, di speranza e di fiducia; una storia che abolisce e distrugge ogni certezza materiale per basarsi unicamente sull'unica cosa di assoluto riferimento, ovvero il sentimento d'amore nelle sue forme più spirituali ed eteree.
Nulla è bianco, nulla è nero. Così come nessuno sbaglia, nessuno fa la cosa giusta. Nessuno tradisce le proprie idee in cui crede, né chi rappresenta, ma allo stesso tempo nessuno conosce chi gli sta accanto così bene da potersi completamente fidare. Nessuno conosce la risposta ai problemi che si susseguono ma nessuno smette di porsi domande e cercarne le risposte. Nella fase finale della serie dove persone con obbiettivi contrapposti dalle due parti del fronte lottano per gli stessi identici valori, seppur ognuno per conto suo e l'uno contro l'altro, la risposta al problema, la soluzione e il ritorno alla vita, viene portata da chi con l'estremo sacrificio, sceglie di amare gli uni e gli altri incondizionatamente, anteponendo al proprio i loro destini.
E' una storia di un sentimento struggente che si fa strada fra i limiti umani, superandoli.
Trama dei primi episodi <b>[ATTENZIONE! POSSIBILI SPOILER!]</b>
Un pianeta, successivamente identificato come Lahmetal, si trova in rotta di collisione con la Terra: nulla a portata degli esseri umani ne può sovvertire il nefasto esito. Da un po' di tempo inoltre i più importanti scienziati del pianeta vengono rapiti da un gruppo misterioso guidato dalla ancor più misteriosa Regina dei Mille Anni mentre la popolazione, ignara del proprio destino, continua la vita di tutti i giorni.
Tori Amamori, un adolescente di Tokio, sveglio, allegro ed innamorato dell'astronomia, è figlio di un ingegnere e nipote del direttore del vicino osservatorio astronomico (zio). Una sera, durante una delle sue osservazioni notturne della volta celeste con il telescopio costruito dal padre, la sua attenzione viene catturata da una strana persona che indossa un impermeabile e un cappello appostata sotto la luce di un lampione stradale, in una strada adiacente alla sua abitazione. Per quanto provi anche nei giorni successivi, Tori non riesce a fermare e a identificare la persona: gli rimane solo un sospetto, via via sempre più pressante, che qualcosa di grave possa stare per accadere.
Di ritorno a casa da scuola, nell'entrare nel capannone dove il padre ha il suo laboratorio, Tori viene raggiunto dalle grida di quest'ultimo che lo esorta a fuggire: qualcosa, nell'esperimento del padre sta sfuggendo a ogni controllo. Tori però non ha nemmeno il tempo di reagire che tutto, attorno a lui, esplode.
Trovatosi orfano ed affidato per necessità alle cure dello zio, Tori va ad abitare all'osservatorio astronomico dove fa conoscenza della bella assistente del direttore, la bionda Kira (Yayoi) che in circostanze diverse aveva comunque già incontrato. A lei Tori confessa di provare odio per chi ha ucciso suo padre e, in una delle loro chiacchierate, Kira porta a conoscenza Tori dell'esistenza di un gruppo segreto chiamato i Pirati dei Mille Anni, ai quali, in cuor suo, Tori ascrive la colpa della morte dei suoi genitori. Nel frattempo però anche il destino dell'umanità non volge per il meglio; anche dopo ulteriori e più precise analisi sulla traiettoria del pianeta misterioso, la data della collisione con la Terra, le ore 9:09:09 del 9 settembre 1999 ed il suo destino di distruzione pressoché completa, vengono irrimediabilmente confermati.
Assediato da una situazione claustrofobica, senza via di uscita Tori si affida alle parole di Kira, la quale gli confida di aver commissionato al padre il progetto di un potentissimo motore di un'astronave, l'unico in grado di portare in salvo con efficienza almeno una piccola parte dell'umanità. Tori non ne sa nulla e tutto quello che suo padre avrebbe potuto lasciargli è stato ridotto in briciole dall'esplosione. [...]
Decisamente non è un anime d'azione: è una storia che narra di smarrimenti, di introspezione, di speranza e di fiducia; una storia che abolisce e distrugge ogni certezza materiale per basarsi unicamente sull'unica cosa di assoluto riferimento, ovvero il sentimento d'amore nelle sue forme più spirituali ed eteree.
Nulla è bianco, nulla è nero. Così come nessuno sbaglia, nessuno fa la cosa giusta. Nessuno tradisce le proprie idee in cui crede, né chi rappresenta, ma allo stesso tempo nessuno conosce chi gli sta accanto così bene da potersi completamente fidare. Nessuno conosce la risposta ai problemi che si susseguono ma nessuno smette di porsi domande e cercarne le risposte. Nella fase finale della serie dove persone con obbiettivi contrapposti dalle due parti del fronte lottano per gli stessi identici valori, seppur ognuno per conto suo e l'uno contro l'altro, la risposta al problema, la soluzione e il ritorno alla vita, viene portata da chi con l'estremo sacrificio, sceglie di amare gli uni e gli altri incondizionatamente, anteponendo al proprio i loro destini.
E' una storia di un sentimento struggente che si fa strada fra i limiti umani, superandoli.
Trama dei primi episodi <b>[ATTENZIONE! POSSIBILI SPOILER!]</b>
Un pianeta, successivamente identificato come Lahmetal, si trova in rotta di collisione con la Terra: nulla a portata degli esseri umani ne può sovvertire il nefasto esito. Da un po' di tempo inoltre i più importanti scienziati del pianeta vengono rapiti da un gruppo misterioso guidato dalla ancor più misteriosa Regina dei Mille Anni mentre la popolazione, ignara del proprio destino, continua la vita di tutti i giorni.
Tori Amamori, un adolescente di Tokio, sveglio, allegro ed innamorato dell'astronomia, è figlio di un ingegnere e nipote del direttore del vicino osservatorio astronomico (zio). Una sera, durante una delle sue osservazioni notturne della volta celeste con il telescopio costruito dal padre, la sua attenzione viene catturata da una strana persona che indossa un impermeabile e un cappello appostata sotto la luce di un lampione stradale, in una strada adiacente alla sua abitazione. Per quanto provi anche nei giorni successivi, Tori non riesce a fermare e a identificare la persona: gli rimane solo un sospetto, via via sempre più pressante, che qualcosa di grave possa stare per accadere.
Di ritorno a casa da scuola, nell'entrare nel capannone dove il padre ha il suo laboratorio, Tori viene raggiunto dalle grida di quest'ultimo che lo esorta a fuggire: qualcosa, nell'esperimento del padre sta sfuggendo a ogni controllo. Tori però non ha nemmeno il tempo di reagire che tutto, attorno a lui, esplode.
Trovatosi orfano ed affidato per necessità alle cure dello zio, Tori va ad abitare all'osservatorio astronomico dove fa conoscenza della bella assistente del direttore, la bionda Kira (Yayoi) che in circostanze diverse aveva comunque già incontrato. A lei Tori confessa di provare odio per chi ha ucciso suo padre e, in una delle loro chiacchierate, Kira porta a conoscenza Tori dell'esistenza di un gruppo segreto chiamato i Pirati dei Mille Anni, ai quali, in cuor suo, Tori ascrive la colpa della morte dei suoi genitori. Nel frattempo però anche il destino dell'umanità non volge per il meglio; anche dopo ulteriori e più precise analisi sulla traiettoria del pianeta misterioso, la data della collisione con la Terra, le ore 9:09:09 del 9 settembre 1999 ed il suo destino di distruzione pressoché completa, vengono irrimediabilmente confermati.
Assediato da una situazione claustrofobica, senza via di uscita Tori si affida alle parole di Kira, la quale gli confida di aver commissionato al padre il progetto di un potentissimo motore di un'astronave, l'unico in grado di portare in salvo con efficienza almeno una piccola parte dell'umanità. Tori non ne sa nulla e tutto quello che suo padre avrebbe potuto lasciargli è stato ridotto in briciole dall'esplosione. [...]