Vinland Saga
I personaggi sono stati fin qui la forza trainante di questa serie. Citerei i più degni di nota, cercando di evitare spoiler per quanto possibile... e partirei da Askeladd: persona orribile, personaggio incredibile. Cercare di capire le sue vere intenzioni è stato un gioco durato un'intera stagione, e mi ha divertito non poco. Canute diciamo solo che è un ragazzo con potenziale. Ragnar è una figura inizialmente quasi fastidiosa e, col tempo, assolutamente fondamentale per lo sviluppo della storia. Thorkell è una forza della natura in mano al cervello di un ragazzino, è uno psicopatico, e lo adoro. Sweyn è un sovrano non "buono", ma non è nemmeno il "cattivo" da manuale, per quanto istintivamente repulsivo mi sembra semplicemente un personaggio scritto bene che non compie azioni senza senso e che calcola bene le sue mosse per raggiungere i suoi obbiettivi. Sorprendentemente, Thorfinn, il "protagonista" della serie, pare spesso essere quasi un personaggio secondario per il poco risalto che riceve. Difatti, è uno di quelli che meno mi ha colpito, personaggio abbastanza piatto con poca personalità e zero propensione allo sviluppo caratteriale. Ho saputo che questa sua caratteristica dovrebbe essere una parte chiave dello sviluppo della seconda serie, quindi si può accettare come compromesso narrativo, e il suo carattere ha reso interessante e quasi grottesca praticamente ogni sua interazione con Askeladd, dando molto al fascino di questa serie, ma ciò non toglie il fatto che vederlo un'intera stagione così fissato su una sola cosa alla lunga lo rende abbastanza noioso. Detto ciò, è grazie a lui che possiamo vedere alcune delle scene di combattimento più epiche di questa serie; ho notato alcune lievi sbavature in alcune animazioni nel corso della serie (qualità grossomodo piuttosto alta), ma quando c'era da alzare l'asticella per scene importanti, mi permetto di dire che l'hanno alzata alla grande.
Se ignoriamo il fatto che Thorkell e Thors hanno letteralmente una forza sovrumana, i fatti storici (a seguito del mio breve e sicuramente inaccurato fact-checking) sembrano essere piuttosto coerenti con la realtà, e il racconto a cui fanno da contorno è estremamente intrigante, un po' per le premesse (classica trama basata sulla vendetta), un po' per come le storie dei personaggi si intrecciano fra di loro. Non ricordo di un solo episodio che mi abbia fatto sbadigliare. La tentazione di entrare in ulteriori dettagli è immensa, ma sarebbe impossibile evitare spoiler, quindi mi fermerò qui.
Aggiungo solo che le musiche sono davvero degne di nota, entrambe le intro ed entrambe le outro sono da applausi.
Se ignoriamo il fatto che Thorkell e Thors hanno letteralmente una forza sovrumana, i fatti storici (a seguito del mio breve e sicuramente inaccurato fact-checking) sembrano essere piuttosto coerenti con la realtà, e il racconto a cui fanno da contorno è estremamente intrigante, un po' per le premesse (classica trama basata sulla vendetta), un po' per come le storie dei personaggi si intrecciano fra di loro. Non ricordo di un solo episodio che mi abbia fatto sbadigliare. La tentazione di entrare in ulteriori dettagli è immensa, ma sarebbe impossibile evitare spoiler, quindi mi fermerò qui.
Aggiungo solo che le musiche sono davvero degne di nota, entrambe le intro ed entrambe le outro sono da applausi.
Oggi recensirò un anime davvero serio, che mi è piaciuto molto, ma che secondo me è molto lento da vedere e non adatto a tutti.
Un anime che ha una trama molto semplice: il padre di Thorfinn viene ricercato dai suoi compagni di esercito per essere condannato a morte per via di una diserzione sui campi di battaglia. È un anime che si svolge in un ambiente nordico medioevale, siamo in Islanda e poi ci sposteremo in Inghilterra, e seguiremo la crescita del nostro eroe tra guerre e battaglie, alla ricerca (anche se non si sente tantissimo per ora) di un territorio fantastico e pacifico chiamato Vinland. Trama: 8
Le animazioni sono davvero eccezionali, fluide e colorate, un lavoro dello studio superlativo. Animazioni: 9
La sigla d'apertura è bella, soprattutto la prima, la seconda non mi è rimasta impressa. Opening: 7,5
I personaggi sono davvero eccezionali, hanno davvero tutti uno sfondo di realismo, e la loro psicologia è ben costruita e, badate bene, non ci sono personaggi né totalmente negativi né totalmente positivi qui. Nell'anime viene mostrata una situazione di guerra e bruttezza costante, dove si agisce in base alle situazioni con astuzia e furbizia; anche i personaggi secondari sono ben scritti e abbastanza realistici, ci sono anche cambi della psicologia dei personaggi, forse un po' troppo radicali, ma secondo me giustificati. Personaggi: 9
Il ritmo è un po' lento e pesante, l'episodio sembra durare molto e non c'è molta comicità, è un anime serioso ma giustificato dai temi trattati, che può scocciare un po' se non si è abituati, contiene molte scene di flashback di personaggi, ma secondo me sono tutte perfettamente integrate. Nel complesso lo avrei preferito più ritmato, ma sono gusti. Ritmo: 7
Il doppiaggio in Giappone è ottimo, fa il suo lavoro, soprattutto la voce del protagonista, intensa soprattutto quando urla, ma anche il doppiaggio degli altri personaggi è ottimo, un lavoro ben fatto davvero. Doppiaggio: 8,5
C'è da considerare che sia un'opera storica che riporta fatti reali misti a fatti fantastici, che li amalgama bene e rende il tutto spettacolare e incredibile, ma comunque con un fondo di fantasia. Ci sono comunque personaggi con poteri esagerati e sopra le righe (Torkell), ma comunque sono giustificati nel complesso e funzionano bene, è un connubio realistico/fantastico ben realizzato che dà molta spettacolarità, con una mescolanza di realismo e fantasia secondo me equa e bilanciata. Connubio realistico/fantastico: 8,5
Il mio voto finale è 9, perché è un'opera solida e davvero diversa dal solito, dove non ci sono né cattivi né buoni, dove si segue la vita di personaggi e non solo un susseguirsi di vicende, un'opera davvero inusuale, dovrebbero farne di più così!
Un anime che ha una trama molto semplice: il padre di Thorfinn viene ricercato dai suoi compagni di esercito per essere condannato a morte per via di una diserzione sui campi di battaglia. È un anime che si svolge in un ambiente nordico medioevale, siamo in Islanda e poi ci sposteremo in Inghilterra, e seguiremo la crescita del nostro eroe tra guerre e battaglie, alla ricerca (anche se non si sente tantissimo per ora) di un territorio fantastico e pacifico chiamato Vinland. Trama: 8
Le animazioni sono davvero eccezionali, fluide e colorate, un lavoro dello studio superlativo. Animazioni: 9
La sigla d'apertura è bella, soprattutto la prima, la seconda non mi è rimasta impressa. Opening: 7,5
I personaggi sono davvero eccezionali, hanno davvero tutti uno sfondo di realismo, e la loro psicologia è ben costruita e, badate bene, non ci sono personaggi né totalmente negativi né totalmente positivi qui. Nell'anime viene mostrata una situazione di guerra e bruttezza costante, dove si agisce in base alle situazioni con astuzia e furbizia; anche i personaggi secondari sono ben scritti e abbastanza realistici, ci sono anche cambi della psicologia dei personaggi, forse un po' troppo radicali, ma secondo me giustificati. Personaggi: 9
Il ritmo è un po' lento e pesante, l'episodio sembra durare molto e non c'è molta comicità, è un anime serioso ma giustificato dai temi trattati, che può scocciare un po' se non si è abituati, contiene molte scene di flashback di personaggi, ma secondo me sono tutte perfettamente integrate. Nel complesso lo avrei preferito più ritmato, ma sono gusti. Ritmo: 7
Il doppiaggio in Giappone è ottimo, fa il suo lavoro, soprattutto la voce del protagonista, intensa soprattutto quando urla, ma anche il doppiaggio degli altri personaggi è ottimo, un lavoro ben fatto davvero. Doppiaggio: 8,5
C'è da considerare che sia un'opera storica che riporta fatti reali misti a fatti fantastici, che li amalgama bene e rende il tutto spettacolare e incredibile, ma comunque con un fondo di fantasia. Ci sono comunque personaggi con poteri esagerati e sopra le righe (Torkell), ma comunque sono giustificati nel complesso e funzionano bene, è un connubio realistico/fantastico ben realizzato che dà molta spettacolarità, con una mescolanza di realismo e fantasia secondo me equa e bilanciata. Connubio realistico/fantastico: 8,5
Il mio voto finale è 9, perché è un'opera solida e davvero diversa dal solito, dove non ci sono né cattivi né buoni, dove si segue la vita di personaggi e non solo un susseguirsi di vicende, un'opera davvero inusuale, dovrebbero farne di più così!
Quanto seguirà sono solo considerazioni fatte dopo la visione della prima stagione, non ho letto il manga e non ho idea di cosa accada nella seconda stagione.
Sono abbastanza convinto ci sia una grossa distanza che mi separa dalla maggior parte delle opinioni su questo anime. Ho guardato “Vinland Saga” trasportato dall’hype che lo trascina, e che ha spinto molti a metterlo alla pari di opere come “Berserk” o “Vagabond”. E quindi la domanda mi sorge spontanea: “Ma costoro “Berserk” e “Vagabond” li hanno mai letti?” Perché altrimenti non mi spiego tutto questo sperticarsi in lodi per un prodotto che, sì, è sicuramente sopra la media - una media patetica e non così difficile da scavalcare -, ma che non è assolutamente meritevole di tutta questa attenzione.
La storia si configura come una cronaca medievale dell’invasione danese in Inghilterra, in cui si vanno a intrecciare storie di personaggi inventati e realmente esistiti. Il racconto si prende sul serio sin da subito, ma va ad inserire già nelle prime puntate personaggi dalla forza e abilità sovraumane, cosa che va ad erodere totalmente la sua credibilità. “Vinland Saga” quindi esordisce con queste due anime a mio avviso antitetiche: la velleità da cronaca storica (pur romanzata) e la vena battle shonen che inevitabilmente distrugge la sospensione dell’incredulità. Certo non aiuta poi che la maggior parte dei personaggi, ad eccezione di pochissimi come Askeladd, non abbiano alcun tipo di sviluppo del personaggio o che rimangano sempre piatti e monodirezionali. Per fare un esempio tra tutti, il protagonista Thorfinn dal primo all’ultimo episodio è mosso solo e unicamente dal desiderio di vendetta, e non trova alcun tipo di evoluzione degna di nota, se non l’urlare cose a caso di tanto in tanto. Molti altri personaggi principali, come Thorkell, sono meri stereotipi con le gambe che svolgono il loro ruolo di personaggio forte 1, personaggio scaltro 2, alleato ‘sfigato’ 3 ecc. Tra tutti il più ridicolo per sviluppo risulta proprio Canuto, il personaggio che generalmente viene considerato come la grande sorpresa dello show: Canuto è sin da principio raccontato come un totale inetto, debole e schivo in un mondo di vichinghi nerboruti, totalmente incapace di qualsiasi azione o persino di affrontare una conversazione a testa alta. Così, dopo episodi in cui ci viene rimarcata la sua totale inutilità non solo come principe, ma anche come essere umano, ecco che ha una illuminazione a metà tra un flusso di coscienza joyciano e una rivelazione divina, e nel giro di cinque minuti di monologo interiore si trasforma completamente in un personaggio totalmente diverso. Un cambiamento schizofrenico che ha la naturale conseguenza di far sorridere, ma per i motivi ‘sbagliati’. In un episodio il principino per poco non se la fa sotto, e quello dopo è un generale risoluto capace di tenere testa ai più mostruosi e gretti vichinghi senza cervello. In tal senso, “Vinalnd Saga” quindi non solo fallisce nella creazione di personaggi credibili, ma anche quando prova a farli evolvere inciampa goffamente su sé stesso con trovate pretestuose. L’unico (forse) a salvarsi da questo mix assortito di personaggi poco interessanti è Askeladd, antagonista che l’autore si prende la briga di raccontare veramente e che col tempo evolve da cattivo a mentore. Anche se poi, a ben vedere, anche lui subisce inevitabilmente la sorte degli altri personaggi, in quanto sul finale agirà in maniera “out of character”, per necessità di trama, tradendo il modo in cui era stato scritto sin dall’inizio. A concludere questo mix esplosivo di medietà, l’anime viaggia su un ritmo sempre molto lento e compassato, cosa che non si configura come un difetto di per sé, ma che va ad aggravare il senso di noia che cresce puntata dopo puntata.
Lato tecnico, l’anime risulta totalmente nella media delle produzioni della medesima importanza. I colori sono prevalentemente piatti e privi di sfumature, mentre le animazioni (tolti rari casi) sono semplicemente funzionali allo scopo, senza particolari guizzi registici o creativi. Non aiuta nemmeno il character design che, pur essendo in linea con il tenore delle vicende raccontate, non riesce nel rappresentare personaggi memorabili o visivamente carismatici. È presente anche la CGI, ma non è invadente come si legge in giro. Pur con delle buone opening, l’anime non fa pervenire brani memorabili dalla sua colonna sonora e, onestamente, ad ora che scrivo, non penso di ricordare nemmeno un singolo brano di accompagnamento.
Dal punto di vista delle tematiche, non credo ci sia davvero qualcosa di interessante da dire. È la storia di un desiderio infantile di vendetta che si trasforma col tempo in una presa di coscienza di sé, in cosa valga la pena di lottare e sul senso della guerra e della violenza. Ottimi presupposti, non fosse che al solito non è quello che si vuole dire a contare davvero, ma il come lo si faccia. “Vinland Saga” in questo è estremamente didascalico e poco interessante nel raccontare personaggi piatti e “telefonati”, caratteristiche che inevitabilmente riducono la portata delle tematiche proposte, per far spazio a una piatta cronaca degli eventi di una invasione. Si staglia negli ultimi episodi una dinamica da lotta di potere, ma anche in questo caso viene banalizzata sul nascere con trovate che non seguono un filo logico plausibile.
A conclusione di quanto scritto, mi preme riportare quanto detto all’inizio, ovvero che “Vinalnd Saga” fallisce nel portare il peso dell’hype che gli gravita attorno, ma non manca di essere comunque un anime che tendenzialmente “si lascia vedere”, purché si tengano le aspettative piuttosto basse. Sul perché sia tanto osannato, non posso che spiegarmelo (con una certa arroganza, me ne rendo conto) immaginando che chi ne parla tanto siano giovanissimi con poca dimestichezza del mondo anime (ho letto online di gente che lo esalta usando come termine di paragone “Naruto”, “One Piece” o “One-punch Man”...) oppure che con l’avanzare della storia diventi un prodotto totalmente diverso da quanto raccontato in questa prima stagione. Detto ciò, se siete alle vostre prime esperienze anime e magari siete solo abituati ai battle shonen, allora mi sento di consigliarvi la visione di “Vinland Saga”. Per tutti gli altri invece, che sono giunti a questo titolo spinti dal chiacchiericcio, che hanno ormai maturato una certa esperienza e magari hanno voglia di qualcosa di appetitoso su cui affondare i denti, allora no, ‘skippatelo’ allegramente senza rimpianti.
Sono abbastanza convinto ci sia una grossa distanza che mi separa dalla maggior parte delle opinioni su questo anime. Ho guardato “Vinland Saga” trasportato dall’hype che lo trascina, e che ha spinto molti a metterlo alla pari di opere come “Berserk” o “Vagabond”. E quindi la domanda mi sorge spontanea: “Ma costoro “Berserk” e “Vagabond” li hanno mai letti?” Perché altrimenti non mi spiego tutto questo sperticarsi in lodi per un prodotto che, sì, è sicuramente sopra la media - una media patetica e non così difficile da scavalcare -, ma che non è assolutamente meritevole di tutta questa attenzione.
La storia si configura come una cronaca medievale dell’invasione danese in Inghilterra, in cui si vanno a intrecciare storie di personaggi inventati e realmente esistiti. Il racconto si prende sul serio sin da subito, ma va ad inserire già nelle prime puntate personaggi dalla forza e abilità sovraumane, cosa che va ad erodere totalmente la sua credibilità. “Vinland Saga” quindi esordisce con queste due anime a mio avviso antitetiche: la velleità da cronaca storica (pur romanzata) e la vena battle shonen che inevitabilmente distrugge la sospensione dell’incredulità. Certo non aiuta poi che la maggior parte dei personaggi, ad eccezione di pochissimi come Askeladd, non abbiano alcun tipo di sviluppo del personaggio o che rimangano sempre piatti e monodirezionali. Per fare un esempio tra tutti, il protagonista Thorfinn dal primo all’ultimo episodio è mosso solo e unicamente dal desiderio di vendetta, e non trova alcun tipo di evoluzione degna di nota, se non l’urlare cose a caso di tanto in tanto. Molti altri personaggi principali, come Thorkell, sono meri stereotipi con le gambe che svolgono il loro ruolo di personaggio forte 1, personaggio scaltro 2, alleato ‘sfigato’ 3 ecc. Tra tutti il più ridicolo per sviluppo risulta proprio Canuto, il personaggio che generalmente viene considerato come la grande sorpresa dello show: Canuto è sin da principio raccontato come un totale inetto, debole e schivo in un mondo di vichinghi nerboruti, totalmente incapace di qualsiasi azione o persino di affrontare una conversazione a testa alta. Così, dopo episodi in cui ci viene rimarcata la sua totale inutilità non solo come principe, ma anche come essere umano, ecco che ha una illuminazione a metà tra un flusso di coscienza joyciano e una rivelazione divina, e nel giro di cinque minuti di monologo interiore si trasforma completamente in un personaggio totalmente diverso. Un cambiamento schizofrenico che ha la naturale conseguenza di far sorridere, ma per i motivi ‘sbagliati’. In un episodio il principino per poco non se la fa sotto, e quello dopo è un generale risoluto capace di tenere testa ai più mostruosi e gretti vichinghi senza cervello. In tal senso, “Vinalnd Saga” quindi non solo fallisce nella creazione di personaggi credibili, ma anche quando prova a farli evolvere inciampa goffamente su sé stesso con trovate pretestuose. L’unico (forse) a salvarsi da questo mix assortito di personaggi poco interessanti è Askeladd, antagonista che l’autore si prende la briga di raccontare veramente e che col tempo evolve da cattivo a mentore. Anche se poi, a ben vedere, anche lui subisce inevitabilmente la sorte degli altri personaggi, in quanto sul finale agirà in maniera “out of character”, per necessità di trama, tradendo il modo in cui era stato scritto sin dall’inizio. A concludere questo mix esplosivo di medietà, l’anime viaggia su un ritmo sempre molto lento e compassato, cosa che non si configura come un difetto di per sé, ma che va ad aggravare il senso di noia che cresce puntata dopo puntata.
Lato tecnico, l’anime risulta totalmente nella media delle produzioni della medesima importanza. I colori sono prevalentemente piatti e privi di sfumature, mentre le animazioni (tolti rari casi) sono semplicemente funzionali allo scopo, senza particolari guizzi registici o creativi. Non aiuta nemmeno il character design che, pur essendo in linea con il tenore delle vicende raccontate, non riesce nel rappresentare personaggi memorabili o visivamente carismatici. È presente anche la CGI, ma non è invadente come si legge in giro. Pur con delle buone opening, l’anime non fa pervenire brani memorabili dalla sua colonna sonora e, onestamente, ad ora che scrivo, non penso di ricordare nemmeno un singolo brano di accompagnamento.
Dal punto di vista delle tematiche, non credo ci sia davvero qualcosa di interessante da dire. È la storia di un desiderio infantile di vendetta che si trasforma col tempo in una presa di coscienza di sé, in cosa valga la pena di lottare e sul senso della guerra e della violenza. Ottimi presupposti, non fosse che al solito non è quello che si vuole dire a contare davvero, ma il come lo si faccia. “Vinland Saga” in questo è estremamente didascalico e poco interessante nel raccontare personaggi piatti e “telefonati”, caratteristiche che inevitabilmente riducono la portata delle tematiche proposte, per far spazio a una piatta cronaca degli eventi di una invasione. Si staglia negli ultimi episodi una dinamica da lotta di potere, ma anche in questo caso viene banalizzata sul nascere con trovate che non seguono un filo logico plausibile.
A conclusione di quanto scritto, mi preme riportare quanto detto all’inizio, ovvero che “Vinalnd Saga” fallisce nel portare il peso dell’hype che gli gravita attorno, ma non manca di essere comunque un anime che tendenzialmente “si lascia vedere”, purché si tengano le aspettative piuttosto basse. Sul perché sia tanto osannato, non posso che spiegarmelo (con una certa arroganza, me ne rendo conto) immaginando che chi ne parla tanto siano giovanissimi con poca dimestichezza del mondo anime (ho letto online di gente che lo esalta usando come termine di paragone “Naruto”, “One Piece” o “One-punch Man”...) oppure che con l’avanzare della storia diventi un prodotto totalmente diverso da quanto raccontato in questa prima stagione. Detto ciò, se siete alle vostre prime esperienze anime e magari siete solo abituati ai battle shonen, allora mi sento di consigliarvi la visione di “Vinland Saga”. Per tutti gli altri invece, che sono giunti a questo titolo spinti dal chiacchiericcio, che hanno ormai maturato una certa esperienza e magari hanno voglia di qualcosa di appetitoso su cui affondare i denti, allora no, ‘skippatelo’ allegramente senza rimpianti.
Una delle migliori produzioni degli ultimi anni.
Non sono mai stato appassionato delle produzioni storiche, anime o non, ma questa serie prodotta da Mappa ("L'attaco dei giganti", "Chainsaw Man") è, molto semplicemente, tra le migliori cinque serie dell'anno (e il discorso vale per entrambe le stagioni). Sceneggiatura, personaggi, colonna sonora, disegni e animazione: non c'è nulla che si possa realmente criticare.
Detto ciò, la serie è molto violenta, rude e, in generale, tosta. È pur sempre la storia di un bambino, prima, e un adolescente, poi, che cresce in guerra. Omicidi, stupri e genocidi sono all'ordine del giorno, per cui, se siete deboli di cuore, lasciate stare.
Non sono mai stato appassionato delle produzioni storiche, anime o non, ma questa serie prodotta da Mappa ("L'attaco dei giganti", "Chainsaw Man") è, molto semplicemente, tra le migliori cinque serie dell'anno (e il discorso vale per entrambe le stagioni). Sceneggiatura, personaggi, colonna sonora, disegni e animazione: non c'è nulla che si possa realmente criticare.
Detto ciò, la serie è molto violenta, rude e, in generale, tosta. È pur sempre la storia di un bambino, prima, e un adolescente, poi, che cresce in guerra. Omicidi, stupri e genocidi sono all'ordine del giorno, per cui, se siete deboli di cuore, lasciate stare.
“Vinland Saga” non mi piace, ma non ho potuto fare altro che guardare episodio dopo episodio, spinto da una strana sensazione di angoscia mista a curiosità. Non è il mio genere, non mi piace l'ambientazione storica e non mi piace il tema. Ma questa serie è sicuramente da vedere, e non solo per il lato tecnico, praticamente impeccabile, ma soprattutto per la profondità psicologica toccata in certi episodi.
Il protagonista non è, di fatto, il giovane Thorfinn, ma l'intreccio storico-politico e soprattutto l'idea di amore, visto come sentimento ancora da delineare. Ne segue che non vi è una netta distinzione tra bene e male, le relazioni tra i personaggi sono spesso contraddittorie, come è contraddittoria la realtà in cui vivono. Prevale il realismo.
Guarderò la seconda stagione, non perché lo voglia, ma perché sento di non poterne fare a meno.
Il protagonista non è, di fatto, il giovane Thorfinn, ma l'intreccio storico-politico e soprattutto l'idea di amore, visto come sentimento ancora da delineare. Ne segue che non vi è una netta distinzione tra bene e male, le relazioni tra i personaggi sono spesso contraddittorie, come è contraddittoria la realtà in cui vivono. Prevale il realismo.
Guarderò la seconda stagione, non perché lo voglia, ma perché sento di non poterne fare a meno.
Un'opera d'arte, e non parlo delle animazioni. "Vinland Saga" è quell'anime che bisogna guardare, per me. Violento, crudo, reale.
Thorfinn è un bambino, non sa nulla della guerra ed è cresciuto in un villaggio che non è mai stato toccato da questa realtà. Il padre è stato in passato un grande guerriero, ora ritirato. Thorfinn si lascia affascinare dall'idea della gloria che porta con sé la guerra, facendosi catturare dai racconti degli uomini del villaggio che la osannano come qualcosa di grandioso. Quando il padre viene obbligato a tornare in guerra, Thorfinn si intrufola sulla nave diretta al campo di battaglia, ma le cose non vanno come si aspettava e lui conoscerà la guerra, diventerà un guerriero e ucciderà, ma al costo di perdere sé stesso.
È una storia che tiene incollati dall'inizio alla fine e che non fa sconti visivi, rappresentando la crudeltà della guerra senza troppi problemi.
I personaggi sono costruiti benissimo, così bene da sembrare reali. E poi il protagonista... che dire? Non parla granché, ma ci comunica per tutto il tempo il suo dilemma interiore, quello di un bambino che si trova a scontrarsi con una realtà agghiacciante e che deve diventare uomo suo malgrado. Diventa un bravissimo guerriero e vince molte battaglie, uccidendo tanti uomini, ma per tutto il tempo si ha la struggente sensazione che, per quanto vinca, in definitiva stia perdendo.
Per non parlare poi del personaggio di Askeladd. Un personaggio sottilissimo, che non è buono, ma finisci per amarlo. Ed è stupendo il rapporto proprio tra Askeladd e Thorfinn, una relazione che onestamente non saprei come ripotare a parole, ma che tocca nel profondo.
Tanta filosofia, ma anche combattimenti mozzafiato. Mi sono trovata più di una volta a trattenere il respiro per le battaglie: soddisfacenti, animate bene, semplicemente fichissime.
Fidatevi, guardatelo. E se siete persone sensibili dalla lacrima facile, preparate i fazzoletti.
Thorfinn è un bambino, non sa nulla della guerra ed è cresciuto in un villaggio che non è mai stato toccato da questa realtà. Il padre è stato in passato un grande guerriero, ora ritirato. Thorfinn si lascia affascinare dall'idea della gloria che porta con sé la guerra, facendosi catturare dai racconti degli uomini del villaggio che la osannano come qualcosa di grandioso. Quando il padre viene obbligato a tornare in guerra, Thorfinn si intrufola sulla nave diretta al campo di battaglia, ma le cose non vanno come si aspettava e lui conoscerà la guerra, diventerà un guerriero e ucciderà, ma al costo di perdere sé stesso.
È una storia che tiene incollati dall'inizio alla fine e che non fa sconti visivi, rappresentando la crudeltà della guerra senza troppi problemi.
I personaggi sono costruiti benissimo, così bene da sembrare reali. E poi il protagonista... che dire? Non parla granché, ma ci comunica per tutto il tempo il suo dilemma interiore, quello di un bambino che si trova a scontrarsi con una realtà agghiacciante e che deve diventare uomo suo malgrado. Diventa un bravissimo guerriero e vince molte battaglie, uccidendo tanti uomini, ma per tutto il tempo si ha la struggente sensazione che, per quanto vinca, in definitiva stia perdendo.
Per non parlare poi del personaggio di Askeladd. Un personaggio sottilissimo, che non è buono, ma finisci per amarlo. Ed è stupendo il rapporto proprio tra Askeladd e Thorfinn, una relazione che onestamente non saprei come ripotare a parole, ma che tocca nel profondo.
Tanta filosofia, ma anche combattimenti mozzafiato. Mi sono trovata più di una volta a trattenere il respiro per le battaglie: soddisfacenti, animate bene, semplicemente fichissime.
Fidatevi, guardatelo. E se siete persone sensibili dalla lacrima facile, preparate i fazzoletti.
“...che la guerra è bella, anche se fa male” F. De Gregori
Se la storia del Medioevo anglosassone ha sempre esercitato un grande fascino nell’immaginario collettivo, e questo lo si vede nella grande produzione di epopee e saghe cavalleresche che si sono susseguite nel nostro continente e non solo, nel corso dei secoli, le cronache dei Vichinghi hanno sicuramente fatto meno presa sul pubblico, forse perché ciò che è arrivato a noi di loro è l’immagine di meri e feroci razziatori privi di scrupoli e di onore, o forse perché considerati troppo lontani, dalle nostre latitudini, per essere degni di ricevere le dovute attenzioni.
Intanto bisogna dire che con l’appellativo “vichingo” non si fa riferimento a un intero popolo, ma solo a dei pirati appartenenti a genti di origine scandinava. Tali comunità venivano chiamate dagli abitanti delle isole britanniche “Norreni” o “Normanni” (“provenienti dal Nord”), e molti di essi vivevano di allevamento e commercio; inoltre, i Normanni, sono stati tutt’altro che marginali nella storia d’Europa, visto che furono determinanti per la creazione di quello che poi diverrà il Regno Unito e per nulla a noi lontani, dato che i loro discendenti colonizzarono l’intero Sud Italia.
Non so come sia venuto in mente a un autore giapponese di raccontare le gesta di questi popoli, di sicuro c’è stato dietro un grande lavoro storiografico, dato che è riuscito a incastonare nella sua avventura avvenimenti realmente accaduti e personaggi davvero esistiti (chissà, magari ha usato un ottimo consulente alla “Barbero”), e, per quanto mi riguarda, il risultato finale è stato più che soddisfacente. Per i motivi già descritti in precedenza, a un livello prettamente commerciale, l’autore e il suo editore si sono anche presi un gran bel rischio nel narrare un frammento dell’epopea di tali popolazioni: i “Vichinghi” difficilmente riescono a produrre quell’empatia e immedesimazione nel pubblico, tali da indurre la gente ad appassionarsi alle loro vicende, anzi è più probabile che generino antipatia e repulsione, e infatti, nelle varie produzioni letterarie e poi cinematografiche che si sono succedute nei secoli, incarnano quasi sempre il ruolo di banali antagonisti dell’eroe di turno. In pratica, il solo nome evoca già uno stereotipo tutt’altro che positivo, tale da tenere alla larga gran parte del potenziale pubblico.
Questo anime, ambientato a cavallo del primo millennio dopo Cristo, ci fa rivedere la storia che in qualche modo abbiamo studiato (ah ah) a scuola, da un punto di vista invertito, dove il mangaka, portandoci in un villaggio edificato sulle brulle coste della fredda Islanda, ci permette conoscere una piccola e pacifica comunità norrena che cerca di andare avanti con fatica, in una terra dura e ostile. Il clima che si può percepire all’interno della comunità è fraterno e giovale, ed è in questo luogo che si “staglia”, non solo fisicamente, ma anche moralmente, Thors, uomo tanto forte quanto saggio, considerato forse senza la propria volontà capo del villaggio. Ben presto si capisce che fuori dal questo raccolto “rifugio” c’è un mondo crudo e ingiusto, dove sono molto più pericolose le persone che lo abitano e le regole che lo governano, piuttosto che le tormente di neve e le tempeste. Questo mondo “barbarico”, inevitabilmente, busserà alla porta dei protagonisti, stravolgendo le loro vite e dando il via a “Vinland Saga”.
La prima percezione che si ha è che la narrazione vada subito fuori tema: non ci vuole molto per capire cosa sia e dove si trovi “Vinland” (ed è piuttosto lontano dai luoghi trattati), mentre il focus di gran parte delle prime puntate è concentrato sulle vicissitudini del protagonista, e tutto questo rende il racconto piuttosto distante dalla definizione di “Saga”, ma ogni cosa ben presto acquisterà un senso, dato che, verso la metà della serie, il protagonista viene accantonato gradualmente, mentre cominciano ad acquistare sempre più peso quelli che sono stati dei veri personaggi storici, con i conseguenti eventi a loro connessi.
Non mi dilungherò oltre sulla trama, che comunque è sviluppata con abile maestria, ma invece vorrei soffermarmi su una serie di elementi che mi hanno fatto apprezzare questo autore, dato che, tra battaglie, razzie, duelli, cospirazioni e assalti, dimostra di avere una grande capacità nel saper scrutare piuttosto a fondo nella natura umana. Quasi furtivamente, Makoto Yukimura sbatte in faccia allo spettatore quello che è il vero elefante nella stanza del comportamento nella specie “Homo Sapiens”: non solo la propensione, ma addirittura la fascinazione verso il conflitto.
Sin dalle prime battute si vede il forte contrasto tra Thors, che ha vissuto la guerra e fa di tutto per rifuggirla, e i giovani maschi suoi conterranei (compreso suo figlio Thorfinn), che invece l’agognano, la bramano, la sognano, vedendone in essa solo il lato eroico ed epico, sopravvalutando ingenuamente le proprie capacità e sottovalutandone invece i pericoli. Non voglio generalizzare, perché sicuramente le cose sono più complesse di quello che sto per descrivere, tuttavia ciò mi ha riportato alla mente le immagini iniziali delle due Guerre Mondiali, dove, allo stesso modo, persone (soprattutto maschi) di opposte fazioni accoglievano con entusiasmo l’entrata nel conflitto del proprio Paese e orgogliosamente salivano su treni, navi e poi aerei, verso un viaggio che per molti di loro fu di sola andata, perché per ogni “prima” fatto di concitazione, entusiasmo, voglia di avventura e sete di giustizia, c’è un “dopo” fatto di morti, di reduci feriti nel corpo e nell’animo, di distruzione, di macerie e di nuovi rancori, ma questo “dopo” in qualche modo viene percepito come “strano”, “anomalo”, come un qualcosa che è “andato storto” e non come frutto di accadimenti connaturati nella natura stessa del conflitto e alimentati da un’immagine falsamente positiva della guerra, impressa da qualche parte nel DNA umano. Quello che traspare in quest’opera è un sano, sanissimo “fatalismo”, che solo apparentemente potrebbe essere scambiato per cinismo.
L’autore Makoto Yukimura si limita a prendere atto di questa attitudine umana alla guerra, non la cavalca come fa l’intero genere eroico della letteratura (poi adottato a piè pari nei film, nei fumetti e nelle animazioni), non la osteggia con una melassa buonista fatta di slogan ideali “Peace and Love”, “Fate l’amore, non fate la guerra”, ma delinea davanti al ragazzo un duro cammino di disillusione e nuova consapevolezza fatto di sangue, perdita, orrori (subiti e compiuti), dolore e sconfitte. È come se il giovane protagonista (con i suoi coetanei) non abbia nessuna possibilità di comprendere certe cose “per sentito dire”, ma che debba per forza viverle tutte sulla sua pelle, per poter giungere infine alla stessa comprensione di chi lo ha preceduto.
In questa orda di eventi caotici, traspare anche una costante che accomuna tutti i contendenti: lo scopo della propria esistenza. Per quanto possa essere illusoria, gretta o sconsiderata, la ragione per cui vivere sembra essere l’unica cosa che permette, a ognuno dei personaggi, di andare avanti; non a caso, colui che si dimostra più fragile di tutti è anche quello che non riesce ad averla. Riguardo questo argomento lascio un giudizio in sospeso, sicuramente sarà sviluppato nelle prossime stagioni, mentre volevo elencare alcune cose che invece non mi hanno convito appieno: ci sono delle “enfatizzazioni” fisiche di alcuni personaggi i quali o sono troppo forti o troppo resistenti o troppo alti, tuttavia queste piccole licenze, in un’animazione, che fa di tutto per essere “fantasy free”, possono anche essere comprensibili; ci sono poi alcune scene umoristiche totalmente fuori contesto, che invece di risultare piacevoli sono disturbanti; uno dei protagonisti stravolgerà in pochi istanti la sua personalità - è vero che stiamo parlando di un cristiano, e questo repentino cambiamento avviene dopo una caduta da cavallo (era quello che cercava lo scopo), però si passa troppo velocemente da un eccesso a un altro.
C’è poi un pirata che viene presentato come un “banale” capitano vichingo “accatastabile”, senza tante remore, nella sezione “cattivi”, ma che gradualmente acquista spessore, fino a diventare l’individuo più complesso dell’anime. È tra i personaggi più definiti con i quali mi sia imbattuto, dato che, da subito, mette in mostra le sue abilità di guerriero, ma gradualmente inizia a manifestare delle capacità politiche degne del Machiavelli. Lo considero sicuramente il personaggio più interessante dell’intera produzione, tuttavia ciò rappresenta una caduta di realismo, perché non penso che sia esistito nella storia dell’umanità un individuo tanto abile a combattere, quanto bravo a “tramare” dietro le quinte, e, se c’è stato, non lo conosco (magari chiederò a Barbero).
Il mix direzione artistica - animazioni - espressioni è eccellete: il regista riesce a far trasparire sui volti dei vari protagonisti, grazie anche a un grande supporto tecnico, le emozioni che essi vivono, rendendo ancora più intense le scene già di per sé drammatiche. Complice forse lo studio di produzione WIT, che è lo stesso de “L’attacco dei giganti”, un’ambientazione vagamente familiare a tale anime, nonché la stessa “de-romanticizzazione” della guerra, “Vinland Saga” sembra nascere da una sua costola, e più di una volta il piccolo Thorfinn mi ha ricordato il giovane Eren Jaeger. Il comparto grafico è ottimo, la CGI si integra piuttosto bene con le scene disegnate e smussa alcuni difetti, come gli inseguimenti sui cavalli, che erano molto evidenti ai tempi del famoso “Attacco”. Le due opening e le due ending le considero senza lode e senza infamia, da questo punto di vista si poteva fare molto di più.
Il mio voto finale non raggiunge il massimo, non tanto per le imperfezioni di cui sopra, che vengono eclissate dai grandi meriti portati in scena, ma piuttosto dal fatto che il manga, da cui questo anime è tratto, ancora non è giunto a conclusione, e l’autore stesso ha ammesso che la costanza non è il suo forte, quindi il rischio che vada tutto a ramengo, come purtroppo è accaduto a tante altre saghe che lo hanno preceduto, è sempre dietro l’angolo. Al momento, questa prima stagione è da non perdere!
Se la storia del Medioevo anglosassone ha sempre esercitato un grande fascino nell’immaginario collettivo, e questo lo si vede nella grande produzione di epopee e saghe cavalleresche che si sono susseguite nel nostro continente e non solo, nel corso dei secoli, le cronache dei Vichinghi hanno sicuramente fatto meno presa sul pubblico, forse perché ciò che è arrivato a noi di loro è l’immagine di meri e feroci razziatori privi di scrupoli e di onore, o forse perché considerati troppo lontani, dalle nostre latitudini, per essere degni di ricevere le dovute attenzioni.
Intanto bisogna dire che con l’appellativo “vichingo” non si fa riferimento a un intero popolo, ma solo a dei pirati appartenenti a genti di origine scandinava. Tali comunità venivano chiamate dagli abitanti delle isole britanniche “Norreni” o “Normanni” (“provenienti dal Nord”), e molti di essi vivevano di allevamento e commercio; inoltre, i Normanni, sono stati tutt’altro che marginali nella storia d’Europa, visto che furono determinanti per la creazione di quello che poi diverrà il Regno Unito e per nulla a noi lontani, dato che i loro discendenti colonizzarono l’intero Sud Italia.
Non so come sia venuto in mente a un autore giapponese di raccontare le gesta di questi popoli, di sicuro c’è stato dietro un grande lavoro storiografico, dato che è riuscito a incastonare nella sua avventura avvenimenti realmente accaduti e personaggi davvero esistiti (chissà, magari ha usato un ottimo consulente alla “Barbero”), e, per quanto mi riguarda, il risultato finale è stato più che soddisfacente. Per i motivi già descritti in precedenza, a un livello prettamente commerciale, l’autore e il suo editore si sono anche presi un gran bel rischio nel narrare un frammento dell’epopea di tali popolazioni: i “Vichinghi” difficilmente riescono a produrre quell’empatia e immedesimazione nel pubblico, tali da indurre la gente ad appassionarsi alle loro vicende, anzi è più probabile che generino antipatia e repulsione, e infatti, nelle varie produzioni letterarie e poi cinematografiche che si sono succedute nei secoli, incarnano quasi sempre il ruolo di banali antagonisti dell’eroe di turno. In pratica, il solo nome evoca già uno stereotipo tutt’altro che positivo, tale da tenere alla larga gran parte del potenziale pubblico.
Questo anime, ambientato a cavallo del primo millennio dopo Cristo, ci fa rivedere la storia che in qualche modo abbiamo studiato (ah ah) a scuola, da un punto di vista invertito, dove il mangaka, portandoci in un villaggio edificato sulle brulle coste della fredda Islanda, ci permette conoscere una piccola e pacifica comunità norrena che cerca di andare avanti con fatica, in una terra dura e ostile. Il clima che si può percepire all’interno della comunità è fraterno e giovale, ed è in questo luogo che si “staglia”, non solo fisicamente, ma anche moralmente, Thors, uomo tanto forte quanto saggio, considerato forse senza la propria volontà capo del villaggio. Ben presto si capisce che fuori dal questo raccolto “rifugio” c’è un mondo crudo e ingiusto, dove sono molto più pericolose le persone che lo abitano e le regole che lo governano, piuttosto che le tormente di neve e le tempeste. Questo mondo “barbarico”, inevitabilmente, busserà alla porta dei protagonisti, stravolgendo le loro vite e dando il via a “Vinland Saga”.
La prima percezione che si ha è che la narrazione vada subito fuori tema: non ci vuole molto per capire cosa sia e dove si trovi “Vinland” (ed è piuttosto lontano dai luoghi trattati), mentre il focus di gran parte delle prime puntate è concentrato sulle vicissitudini del protagonista, e tutto questo rende il racconto piuttosto distante dalla definizione di “Saga”, ma ogni cosa ben presto acquisterà un senso, dato che, verso la metà della serie, il protagonista viene accantonato gradualmente, mentre cominciano ad acquistare sempre più peso quelli che sono stati dei veri personaggi storici, con i conseguenti eventi a loro connessi.
Non mi dilungherò oltre sulla trama, che comunque è sviluppata con abile maestria, ma invece vorrei soffermarmi su una serie di elementi che mi hanno fatto apprezzare questo autore, dato che, tra battaglie, razzie, duelli, cospirazioni e assalti, dimostra di avere una grande capacità nel saper scrutare piuttosto a fondo nella natura umana. Quasi furtivamente, Makoto Yukimura sbatte in faccia allo spettatore quello che è il vero elefante nella stanza del comportamento nella specie “Homo Sapiens”: non solo la propensione, ma addirittura la fascinazione verso il conflitto.
Sin dalle prime battute si vede il forte contrasto tra Thors, che ha vissuto la guerra e fa di tutto per rifuggirla, e i giovani maschi suoi conterranei (compreso suo figlio Thorfinn), che invece l’agognano, la bramano, la sognano, vedendone in essa solo il lato eroico ed epico, sopravvalutando ingenuamente le proprie capacità e sottovalutandone invece i pericoli. Non voglio generalizzare, perché sicuramente le cose sono più complesse di quello che sto per descrivere, tuttavia ciò mi ha riportato alla mente le immagini iniziali delle due Guerre Mondiali, dove, allo stesso modo, persone (soprattutto maschi) di opposte fazioni accoglievano con entusiasmo l’entrata nel conflitto del proprio Paese e orgogliosamente salivano su treni, navi e poi aerei, verso un viaggio che per molti di loro fu di sola andata, perché per ogni “prima” fatto di concitazione, entusiasmo, voglia di avventura e sete di giustizia, c’è un “dopo” fatto di morti, di reduci feriti nel corpo e nell’animo, di distruzione, di macerie e di nuovi rancori, ma questo “dopo” in qualche modo viene percepito come “strano”, “anomalo”, come un qualcosa che è “andato storto” e non come frutto di accadimenti connaturati nella natura stessa del conflitto e alimentati da un’immagine falsamente positiva della guerra, impressa da qualche parte nel DNA umano. Quello che traspare in quest’opera è un sano, sanissimo “fatalismo”, che solo apparentemente potrebbe essere scambiato per cinismo.
L’autore Makoto Yukimura si limita a prendere atto di questa attitudine umana alla guerra, non la cavalca come fa l’intero genere eroico della letteratura (poi adottato a piè pari nei film, nei fumetti e nelle animazioni), non la osteggia con una melassa buonista fatta di slogan ideali “Peace and Love”, “Fate l’amore, non fate la guerra”, ma delinea davanti al ragazzo un duro cammino di disillusione e nuova consapevolezza fatto di sangue, perdita, orrori (subiti e compiuti), dolore e sconfitte. È come se il giovane protagonista (con i suoi coetanei) non abbia nessuna possibilità di comprendere certe cose “per sentito dire”, ma che debba per forza viverle tutte sulla sua pelle, per poter giungere infine alla stessa comprensione di chi lo ha preceduto.
In questa orda di eventi caotici, traspare anche una costante che accomuna tutti i contendenti: lo scopo della propria esistenza. Per quanto possa essere illusoria, gretta o sconsiderata, la ragione per cui vivere sembra essere l’unica cosa che permette, a ognuno dei personaggi, di andare avanti; non a caso, colui che si dimostra più fragile di tutti è anche quello che non riesce ad averla. Riguardo questo argomento lascio un giudizio in sospeso, sicuramente sarà sviluppato nelle prossime stagioni, mentre volevo elencare alcune cose che invece non mi hanno convito appieno: ci sono delle “enfatizzazioni” fisiche di alcuni personaggi i quali o sono troppo forti o troppo resistenti o troppo alti, tuttavia queste piccole licenze, in un’animazione, che fa di tutto per essere “fantasy free”, possono anche essere comprensibili; ci sono poi alcune scene umoristiche totalmente fuori contesto, che invece di risultare piacevoli sono disturbanti; uno dei protagonisti stravolgerà in pochi istanti la sua personalità - è vero che stiamo parlando di un cristiano, e questo repentino cambiamento avviene dopo una caduta da cavallo (era quello che cercava lo scopo), però si passa troppo velocemente da un eccesso a un altro.
C’è poi un pirata che viene presentato come un “banale” capitano vichingo “accatastabile”, senza tante remore, nella sezione “cattivi”, ma che gradualmente acquista spessore, fino a diventare l’individuo più complesso dell’anime. È tra i personaggi più definiti con i quali mi sia imbattuto, dato che, da subito, mette in mostra le sue abilità di guerriero, ma gradualmente inizia a manifestare delle capacità politiche degne del Machiavelli. Lo considero sicuramente il personaggio più interessante dell’intera produzione, tuttavia ciò rappresenta una caduta di realismo, perché non penso che sia esistito nella storia dell’umanità un individuo tanto abile a combattere, quanto bravo a “tramare” dietro le quinte, e, se c’è stato, non lo conosco (magari chiederò a Barbero).
Il mix direzione artistica - animazioni - espressioni è eccellete: il regista riesce a far trasparire sui volti dei vari protagonisti, grazie anche a un grande supporto tecnico, le emozioni che essi vivono, rendendo ancora più intense le scene già di per sé drammatiche. Complice forse lo studio di produzione WIT, che è lo stesso de “L’attacco dei giganti”, un’ambientazione vagamente familiare a tale anime, nonché la stessa “de-romanticizzazione” della guerra, “Vinland Saga” sembra nascere da una sua costola, e più di una volta il piccolo Thorfinn mi ha ricordato il giovane Eren Jaeger. Il comparto grafico è ottimo, la CGI si integra piuttosto bene con le scene disegnate e smussa alcuni difetti, come gli inseguimenti sui cavalli, che erano molto evidenti ai tempi del famoso “Attacco”. Le due opening e le due ending le considero senza lode e senza infamia, da questo punto di vista si poteva fare molto di più.
Il mio voto finale non raggiunge il massimo, non tanto per le imperfezioni di cui sopra, che vengono eclissate dai grandi meriti portati in scena, ma piuttosto dal fatto che il manga, da cui questo anime è tratto, ancora non è giunto a conclusione, e l’autore stesso ha ammesso che la costanza non è il suo forte, quindi il rischio che vada tutto a ramengo, come purtroppo è accaduto a tante altre saghe che lo hanno preceduto, è sempre dietro l’angolo. Al momento, questa prima stagione è da non perdere!
Credo che come opera sia davvero magistrale e sottovalutata! Il maestro Makoto Yukimura ci proietta in un mondo di cui lui stesso (per sua stessa ammissione) conosceva poco prima di scrivere l'opera, ma che riesce ad essere molto fedele sia dal punto di vista storico sia ai costumi dell'epoca.
Senza scendere troppo nei dettagli della trama, si seguono le vicende del protagonista Thorfinn. Lo accompagniamo nel suo passaggio dall'infanzia all'età adulta, quasi logorato dal pensiero fisso della vendetta. Anzi, forse più che Thorfinn è proprio la vendetta ad essere la vera protagonista, poiché muove tutte le azioni del personaggio, quasi come fosse un'amica fidata e imprescindibile.
La trama all'inizio è molto semplice, ma si fa via via più elaborata, con intrighi politici e l'introduzione di nuove figure storiche: in particolare re Sweyn di Danimarca e il figlio, il principe Canuto. All'inizio troverete Canuto un personaggio alquanto scialbo, e magari direte: "Oh, finalmente c'è un personaggio penoso in questa serie", ma, se volete trovare dei difetti nella serie, cercateli altrove, perché evolverà in modo tale da diventare uno dei personaggi migliori (e immagino non possa che migliorare, dato che storicamente viene ricordato come Canuto il grande!).
Ma attenzione, non è l'unico personaggio memorabile, ci sono Ragnar (no, non è Ragnar Lodbrok), il prete Willbald, Thorkell l'Alto (ispirato a Thorkell Strut-Haraldsson) e la vera ciliegina che è Askeladd (sicuramente uno dei migliori personaggi che abbia mai visto).
Attenzione: la parte seguente contiene spoiler
Ma quanto è fatta bene la morte di Askeladd?! L'ho vista e letta nel manga e non so decidermi in che versione mi piace di più!
Fine parte seguente contenente spoiler
A livello di trama non c'è un episodio brutto. L'introduzione si prende il suo tempo, ma il ritmo narrativo è sempre sostenuto, intervallato magistralmente con sequenze di combattimento mozzafiato, psicologie dei personaggi, colpi di scena e qualche momento drammatico.
Cos'altro vogliamo dire? Opening bellissime, ambientazioni suggestive (tra Britannia, Galles e Islanda), musiche immersive, animazioni di buon livello e zero fanservice. Non so se classificarlo come shonen o seinen, ma in entrambi i casi lo ritengo nettamente sopra il livello medio.
Se non l'avete visto, ve lo stra-consiglio.
Se l'avete già visto e lo amate quanto me, vi consiglio di recuperarvi il manga, compresi i capitoli già trasposti come animazioni, che mostrano qualche dettaglio in più che sicuramente non vi farà annoiare.
Senza scendere troppo nei dettagli della trama, si seguono le vicende del protagonista Thorfinn. Lo accompagniamo nel suo passaggio dall'infanzia all'età adulta, quasi logorato dal pensiero fisso della vendetta. Anzi, forse più che Thorfinn è proprio la vendetta ad essere la vera protagonista, poiché muove tutte le azioni del personaggio, quasi come fosse un'amica fidata e imprescindibile.
La trama all'inizio è molto semplice, ma si fa via via più elaborata, con intrighi politici e l'introduzione di nuove figure storiche: in particolare re Sweyn di Danimarca e il figlio, il principe Canuto. All'inizio troverete Canuto un personaggio alquanto scialbo, e magari direte: "Oh, finalmente c'è un personaggio penoso in questa serie", ma, se volete trovare dei difetti nella serie, cercateli altrove, perché evolverà in modo tale da diventare uno dei personaggi migliori (e immagino non possa che migliorare, dato che storicamente viene ricordato come Canuto il grande!).
Ma attenzione, non è l'unico personaggio memorabile, ci sono Ragnar (no, non è Ragnar Lodbrok), il prete Willbald, Thorkell l'Alto (ispirato a Thorkell Strut-Haraldsson) e la vera ciliegina che è Askeladd (sicuramente uno dei migliori personaggi che abbia mai visto).
Attenzione: la parte seguente contiene spoiler
Ma quanto è fatta bene la morte di Askeladd?! L'ho vista e letta nel manga e non so decidermi in che versione mi piace di più!
Fine parte seguente contenente spoiler
A livello di trama non c'è un episodio brutto. L'introduzione si prende il suo tempo, ma il ritmo narrativo è sempre sostenuto, intervallato magistralmente con sequenze di combattimento mozzafiato, psicologie dei personaggi, colpi di scena e qualche momento drammatico.
Cos'altro vogliamo dire? Opening bellissime, ambientazioni suggestive (tra Britannia, Galles e Islanda), musiche immersive, animazioni di buon livello e zero fanservice. Non so se classificarlo come shonen o seinen, ma in entrambi i casi lo ritengo nettamente sopra il livello medio.
Se non l'avete visto, ve lo stra-consiglio.
Se l'avete già visto e lo amate quanto me, vi consiglio di recuperarvi il manga, compresi i capitoli già trasposti come animazioni, che mostrano qualche dettaglio in più che sicuramente non vi farà annoiare.
"Vinland Saga", anime rilasciato nel 2019 e tratto dal pluripremiato manga di Makoto Yukimura, famoso anche per la miniserie "Planetes", è un viaggio meraviglioso e, oserei dire, mistico in un periodo storico lontanissimo da noi dal punto di vista temporale, ma più vicino di quanto sembri per le tematiche e le idee che vengono affrontate nella storia; è una storia intrisa di sangue e violenza ma anche di speranza, riscatto e amicizia; è, prima di una semplice rappresentazione di fatti storici, un dramma umano. Mi spiegherò meglio nei prossimi paragrafi.
XI Secolo. Islanda. Thorfinn è un bambino come tanti che cresce insieme alla sua famiglia e al suo amorevole padre, Thors, che, dopo un lungo periodo in cui è stato protagonista di battaglie violentissime, ha deciso di ritirarsi per dedicarsi interamente alla moglie e ai figli. Tuttavia, su questo meraviglioso quadretto familiare, incombe improvvisamente lo spettro della guerra: il destino bussa alla porta della loro casa e padre e figlio, loro malgrado, vengono trasportati in una realtà dove ci si uccide a vicenda e vige solamente una regola: "I deboli muoiono per primi, i forti sopravvivono". Thorfinn stesso, che fino a quel momento era rimasto estraneo a tutto, si troverà costretto a perdere la propria innocenza per divenire una bestia assetata di sangue.
La storia di per sé non presenta chissà quali grandi colpi di scena: ha semplicemente come scopo quello di presentare i fatti storici che hanno coinvolto l'Europa in quel periodo. Tuttavia, la particolarità di quest'opera, che per chi scrive ne rappresenta il vero punto di forza, riguarda il delineamento della psicologia dei personaggi. Ognuno di loro inscena un atteggiamento in particolare nei confronti della vita, e il modo in cui si confrontano e si scontrano tra loro descrive al meglio vizi e virtù dell'essere umano che, pur essendo cambiati i tempi, è rimasto sempre identico a sé stesso. Il messaggio di "Vinland Saga", sotto sotto, è proprio questo: ci si vanta tanto di esserci "evoluti" e "civilizzati", eppure, a quasi un millennio di distanza dagli avvenimenti accaduti in questo anime, sembra che tutto sia rimasto immutato. Ancora continuiamo a farci la guerra e a trovare un pretesto per odiarci l'uno con l'altro. Perché è più facile odiare che amare? Perché non può esistere la pace?
Parlando delle caratteristiche tecniche dell'anime, sinceramente, mi sono trovato molto spaesato nel leggere che molte persone, tra la prima parte della storia e la seconda, abbiano trovato un calo qualitativo dal punto di vista grafico. Io, ad essere sincero, ho provato a concentrarmi sui dettagli e, sinceramente, al di là dei volti in lontananza, rappresentati in modo abbastanza sempliciotto (come effettivamente dovrebbe essere), non ho riscontrato niente di così anormale. Anzi, se proprio devo dirla tutta, nella seconda parte della storia, i dettagli certe volte erano veramente pazzeschi, a tratti anche meglio dei primissimi episodi. Per me lo studio Wit ha fatto un lavoro a dir poco magistrale. Le atmosfere ricreate sono perfette, sembra proprio di trovarsi in prima persona tra i ghiacci e le tormente di neve. Ho trovato un vero calo, invece, nelle opening e nelle ending, ma questo è più un gusto strettamente personale che una critica. Per quanto "Dark Crow" sia interessante, quasi celtica, "Mukanjyo", la prima opening, resta, almeno per me, il perfetto biglietto da visita dell'intera storia, perché rappresenta completamente lo spirito e l'atteggiamento di Thorfinn durante l'arco dell'intera opera.
Dopo questa trafila di elogi, è giusto anche che evidenzi qualche aspetto negativo di questa serie, in modo da poter giustificare il mio 8. Il motivo di questo voto è estremamente semplice: la lentezza della storia. So che è una cosa voluta, però ho provato spesso un'enorme fatica nel cercare di seguire il corso degli eventi. Spesso, infatti, in ogni episodio succedeva al massimo una sola cosa che non sempre era importante ai fini della trama. Spesso si trattava di chiacchiere o di pensieri dei personaggi che allungavano solamente il minutaggio e rendevano il tutto ancora più noioso. Tuttavia, devo ammettere che, piano piano, ho imparato ad affrontare e ad accettare questa impostazione, quindi alla fine sono riuscito ad immergermi completamente e a capire che l'andazzo sarebbe stato quello fino alla fine, volente o nolente. A conti fatti, tuttavia, mi sono chiesto: "Avrei comunque preferito un anime di sedici o diciotto episodi invece che di ventiquattro?" Probabilmente, la mia risposta sarebbe stata: "Sì".
Tuttavia, arrivato alla fine della visione a una settimana dal suo inizio, non posso non esimermi dal consigliarvi la visione di questo spettacolare anime che, a mio avviso, è unico assolutamente nel suo genere. A tratti farete fatica a seguirlo, è vero, ma ne vale davvero la pena. Buttatevi a capofitto nell'avventura e accompagnate Askerladd, Thors e Thorfinn in questo lungo viaggio alla conquista del mondo. Ci si rivede su Vinland.
XI Secolo. Islanda. Thorfinn è un bambino come tanti che cresce insieme alla sua famiglia e al suo amorevole padre, Thors, che, dopo un lungo periodo in cui è stato protagonista di battaglie violentissime, ha deciso di ritirarsi per dedicarsi interamente alla moglie e ai figli. Tuttavia, su questo meraviglioso quadretto familiare, incombe improvvisamente lo spettro della guerra: il destino bussa alla porta della loro casa e padre e figlio, loro malgrado, vengono trasportati in una realtà dove ci si uccide a vicenda e vige solamente una regola: "I deboli muoiono per primi, i forti sopravvivono". Thorfinn stesso, che fino a quel momento era rimasto estraneo a tutto, si troverà costretto a perdere la propria innocenza per divenire una bestia assetata di sangue.
La storia di per sé non presenta chissà quali grandi colpi di scena: ha semplicemente come scopo quello di presentare i fatti storici che hanno coinvolto l'Europa in quel periodo. Tuttavia, la particolarità di quest'opera, che per chi scrive ne rappresenta il vero punto di forza, riguarda il delineamento della psicologia dei personaggi. Ognuno di loro inscena un atteggiamento in particolare nei confronti della vita, e il modo in cui si confrontano e si scontrano tra loro descrive al meglio vizi e virtù dell'essere umano che, pur essendo cambiati i tempi, è rimasto sempre identico a sé stesso. Il messaggio di "Vinland Saga", sotto sotto, è proprio questo: ci si vanta tanto di esserci "evoluti" e "civilizzati", eppure, a quasi un millennio di distanza dagli avvenimenti accaduti in questo anime, sembra che tutto sia rimasto immutato. Ancora continuiamo a farci la guerra e a trovare un pretesto per odiarci l'uno con l'altro. Perché è più facile odiare che amare? Perché non può esistere la pace?
Parlando delle caratteristiche tecniche dell'anime, sinceramente, mi sono trovato molto spaesato nel leggere che molte persone, tra la prima parte della storia e la seconda, abbiano trovato un calo qualitativo dal punto di vista grafico. Io, ad essere sincero, ho provato a concentrarmi sui dettagli e, sinceramente, al di là dei volti in lontananza, rappresentati in modo abbastanza sempliciotto (come effettivamente dovrebbe essere), non ho riscontrato niente di così anormale. Anzi, se proprio devo dirla tutta, nella seconda parte della storia, i dettagli certe volte erano veramente pazzeschi, a tratti anche meglio dei primissimi episodi. Per me lo studio Wit ha fatto un lavoro a dir poco magistrale. Le atmosfere ricreate sono perfette, sembra proprio di trovarsi in prima persona tra i ghiacci e le tormente di neve. Ho trovato un vero calo, invece, nelle opening e nelle ending, ma questo è più un gusto strettamente personale che una critica. Per quanto "Dark Crow" sia interessante, quasi celtica, "Mukanjyo", la prima opening, resta, almeno per me, il perfetto biglietto da visita dell'intera storia, perché rappresenta completamente lo spirito e l'atteggiamento di Thorfinn durante l'arco dell'intera opera.
Dopo questa trafila di elogi, è giusto anche che evidenzi qualche aspetto negativo di questa serie, in modo da poter giustificare il mio 8. Il motivo di questo voto è estremamente semplice: la lentezza della storia. So che è una cosa voluta, però ho provato spesso un'enorme fatica nel cercare di seguire il corso degli eventi. Spesso, infatti, in ogni episodio succedeva al massimo una sola cosa che non sempre era importante ai fini della trama. Spesso si trattava di chiacchiere o di pensieri dei personaggi che allungavano solamente il minutaggio e rendevano il tutto ancora più noioso. Tuttavia, devo ammettere che, piano piano, ho imparato ad affrontare e ad accettare questa impostazione, quindi alla fine sono riuscito ad immergermi completamente e a capire che l'andazzo sarebbe stato quello fino alla fine, volente o nolente. A conti fatti, tuttavia, mi sono chiesto: "Avrei comunque preferito un anime di sedici o diciotto episodi invece che di ventiquattro?" Probabilmente, la mia risposta sarebbe stata: "Sì".
Tuttavia, arrivato alla fine della visione a una settimana dal suo inizio, non posso non esimermi dal consigliarvi la visione di questo spettacolare anime che, a mio avviso, è unico assolutamente nel suo genere. A tratti farete fatica a seguirlo, è vero, ma ne vale davvero la pena. Buttatevi a capofitto nell'avventura e accompagnate Askerladd, Thors e Thorfinn in questo lungo viaggio alla conquista del mondo. Ci si rivede su Vinland.
Partiamo col dire che "Vinland Saga" è un'opera a parer mio più matura di molti altri anime/manga di successo, che la rende secondo me più affascinante di tanti anime molto più mainstream.
Questo si colloca in un periodo storico ben preciso, ossia l'invasione normanna dell'Inghilterra nell'XI secolo; per quanto non sia un esperto, mi è sembrato che l'autore abbia posto particolare attenzione nel ricreare quanto più autenticamente possibile le vicende storiche del momento, il che rende ancora più credibile l'opera.
I personaggi sono pochi ma buoni, uno in particolare (non dico il nome, ma chi ha visto capirà) è caratterizzato in modo eccelso. La sua psicologia, i suoi valori, la sua personalità e la sua imprevedibilità mi hanno tenuto attaccato allo schermo per gran parte della storia. Il finale specialmente si può descrivere con una sola parola: epico. In più vengono affrontate tematiche che, a primo impatto, possono sembrare noiose (come il discorso tra il principe canuto e il prete sulla religione e la bellezza), ma che in realtà sono molto interessanti e danno un tocco di tridimensionalità in più alla psicologia dei personaggi.
Passando alle pecche dell'anime, prima di tutto i personaggi sono forse un po' pochini e i loro combattimenti sono interessanti solo quando si scontrano tra loro; avrei apprezzato la presenza di più guerrieri con stili di combattimento diversi, più scontri tra personaggi secondari, più varietà, ecco.
In particolare, il protagonista in questa prima parte è stato il personaggio più deludente, anche se era accecato dall'odio avrei voluto vedere qualcosa di più da lui che un semplice sguardo fisso arrabbiato verso 'tu sai chi'.
Infine, a mio parere, ci sono stati dei momenti particolarmente lenti, che in realtà non sono per forza un male, infatti alcuni sono serviti per creare ancora più "atmosfera" per il momento finale.
In generale, è un'opera che ho apprezzato e che mi ha piacevolmente colpito, aspetto con ansia la seconda parte. Consigliato.
Questo si colloca in un periodo storico ben preciso, ossia l'invasione normanna dell'Inghilterra nell'XI secolo; per quanto non sia un esperto, mi è sembrato che l'autore abbia posto particolare attenzione nel ricreare quanto più autenticamente possibile le vicende storiche del momento, il che rende ancora più credibile l'opera.
I personaggi sono pochi ma buoni, uno in particolare (non dico il nome, ma chi ha visto capirà) è caratterizzato in modo eccelso. La sua psicologia, i suoi valori, la sua personalità e la sua imprevedibilità mi hanno tenuto attaccato allo schermo per gran parte della storia. Il finale specialmente si può descrivere con una sola parola: epico. In più vengono affrontate tematiche che, a primo impatto, possono sembrare noiose (come il discorso tra il principe canuto e il prete sulla religione e la bellezza), ma che in realtà sono molto interessanti e danno un tocco di tridimensionalità in più alla psicologia dei personaggi.
Passando alle pecche dell'anime, prima di tutto i personaggi sono forse un po' pochini e i loro combattimenti sono interessanti solo quando si scontrano tra loro; avrei apprezzato la presenza di più guerrieri con stili di combattimento diversi, più scontri tra personaggi secondari, più varietà, ecco.
In particolare, il protagonista in questa prima parte è stato il personaggio più deludente, anche se era accecato dall'odio avrei voluto vedere qualcosa di più da lui che un semplice sguardo fisso arrabbiato verso 'tu sai chi'.
Infine, a mio parere, ci sono stati dei momenti particolarmente lenti, che in realtà non sono per forza un male, infatti alcuni sono serviti per creare ancora più "atmosfera" per il momento finale.
In generale, è un'opera che ho apprezzato e che mi ha piacevolmente colpito, aspetto con ansia la seconda parte. Consigliato.
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Il vero protagonista è Askeladd.
Thorfinn vive in un incubo dopo la morte del padre e si sveglia solo quando nell'ultima puntata perde il pugnale dalla propria mano. Non può essere il protagonista, perché è ancora uno schiavo, schiavo della sua vendetta e odio, e le sue azioni non sono il risultato della sua coscienza. Per questo è anche facilmente manipolabile. Forse sarà il protagonista nella seconda serie, quando non sarà più uno schiavo.
Finalmente abbiamo una serie nella quale si vede che la volontà, le ambizioni, per quanto grandi, si scontrano contro la durezza del mondo, e spesso i piani e i progetti non vanno a buon fine, e forse è allora che si comincia a vivere.
Il finale è epico, la serie originale e ben fatta.
Unica pecca: a volte i Vichinghi si comportano come samurai.
Il vero protagonista è Askeladd.
Thorfinn vive in un incubo dopo la morte del padre e si sveglia solo quando nell'ultima puntata perde il pugnale dalla propria mano. Non può essere il protagonista, perché è ancora uno schiavo, schiavo della sua vendetta e odio, e le sue azioni non sono il risultato della sua coscienza. Per questo è anche facilmente manipolabile. Forse sarà il protagonista nella seconda serie, quando non sarà più uno schiavo.
Finalmente abbiamo una serie nella quale si vede che la volontà, le ambizioni, per quanto grandi, si scontrano contro la durezza del mondo, e spesso i piani e i progetti non vanno a buon fine, e forse è allora che si comincia a vivere.
Il finale è epico, la serie originale e ben fatta.
Unica pecca: a volte i Vichinghi si comportano come samurai.
Sotto le mie aspettative: dopo un inizio travolgente, si susseguono molti episodi dove si perde la figura del protagonista; i combattimenti sono veramente pochi, però fatti bene.
Ci sono pochi personaggi importanti e, tranne Askeladd, non ben sviluppati, manca un personaggio femminile, a mio avviso.
Nulla da dire dal punto di vista grafico, con ambientazioni degne di nota; la figura del protagonista però purtroppo è davvero misera, e spesso ridicola durante i combattimenti. Peccato, avevo aspettative molto alte.
Ci sono pochi personaggi importanti e, tranne Askeladd, non ben sviluppati, manca un personaggio femminile, a mio avviso.
Nulla da dire dal punto di vista grafico, con ambientazioni degne di nota; la figura del protagonista però purtroppo è davvero misera, e spesso ridicola durante i combattimenti. Peccato, avevo aspettative molto alte.
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Partiamo subito col dire che “Vinland Saga” è stata una gran bella rivelazione, una stagione da ventiquattro puntate che scorrono lisce come l’olio, specialmente se come me avete una certa passione per il mondo dei Vichinghi. Quello che all’apparenza sembra essere il personaggio principale, ovvero Thors, si capisce quasi subito che non durerà molto all’interno della serie, difatti il vero protagonista è il figlio Thorfinn, che dopo la morte del padre non farà altro che bramare vendetta nei confronti dell’uomo che lo ha assassinato (vigliaccamente), Askeladd. Parte quindi il viaggio del nostro Thorfinn, che nonostante la precoce età riesce a sopravvivere senza l’aiuto di nessuno e con il solo ausilio del pugnale del padre, fin quando non si arruola nell’esercito dell’acerrimo nemico, Askeladd stesso, con lo scopo di migliorare le sue doti di guerriero e poterlo finalmente sconfiggere in un duello, che si ripeterà più e più volte. Ma il resto lo lascio a voi.
Ora, oltre alla trama, a mio avviso stupenda, l’opera è curata in ogni minimo dettaglio, dal disegno fino alla musica, che accompagna perfettamente sia le scene di guerra sia le scene introspettive dei singoli personaggi. Inoltre, nota di merito a Wit Studio, che ha prodotto un anime fedele al manga, di cui inverte la posizione di alcune scene. Unica stonatura, forse, è che l’opera in alcuni tratti, ma è così anche per il manga, va troppo per le lunghe, arrivando lentamente al ‘quid’, e questo mi ha ricordato (sarà forse un’eresia) la rivoluzionaria opera di Akira Toriyama, “Drangonball”.
Ma questo non cambia il mio giudizio sull’opera, che è assolutamente consigliata.
Partiamo subito col dire che “Vinland Saga” è stata una gran bella rivelazione, una stagione da ventiquattro puntate che scorrono lisce come l’olio, specialmente se come me avete una certa passione per il mondo dei Vichinghi. Quello che all’apparenza sembra essere il personaggio principale, ovvero Thors, si capisce quasi subito che non durerà molto all’interno della serie, difatti il vero protagonista è il figlio Thorfinn, che dopo la morte del padre non farà altro che bramare vendetta nei confronti dell’uomo che lo ha assassinato (vigliaccamente), Askeladd. Parte quindi il viaggio del nostro Thorfinn, che nonostante la precoce età riesce a sopravvivere senza l’aiuto di nessuno e con il solo ausilio del pugnale del padre, fin quando non si arruola nell’esercito dell’acerrimo nemico, Askeladd stesso, con lo scopo di migliorare le sue doti di guerriero e poterlo finalmente sconfiggere in un duello, che si ripeterà più e più volte. Ma il resto lo lascio a voi.
Ora, oltre alla trama, a mio avviso stupenda, l’opera è curata in ogni minimo dettaglio, dal disegno fino alla musica, che accompagna perfettamente sia le scene di guerra sia le scene introspettive dei singoli personaggi. Inoltre, nota di merito a Wit Studio, che ha prodotto un anime fedele al manga, di cui inverte la posizione di alcune scene. Unica stonatura, forse, è che l’opera in alcuni tratti, ma è così anche per il manga, va troppo per le lunghe, arrivando lentamente al ‘quid’, e questo mi ha ricordato (sarà forse un’eresia) la rivoluzionaria opera di Akira Toriyama, “Drangonball”.
Ma questo non cambia il mio giudizio sull’opera, che è assolutamente consigliata.
Quest'anime vi stupirà, ve lo assicuro!
È davvero molto bello, mi ha convinto molto sia con la trama che con i personaggi. La storia di questo ragazzo che cerca vendetta in un mondo spregevole e crudele è davvero molto intrigante, ma il vero punto di forza sono gli splendidi paesaggi ricchi di una storia e una popolazione sparita nel tempo. I personaggi sono fantastici, con un passato difficile e un presente ancora peggio, soprattutto il protagonista Thorfinn, un ragazzo fuori dagli schemi che cerca la vendetta. Un altro buon personaggio è Askeladd, lui è un vero vichingo pronto ad ingannare il nemico con astute trappole.
Io lo consiglio agli appassionati dell'azione e della storia. Lo promuovo appieno.
È davvero molto bello, mi ha convinto molto sia con la trama che con i personaggi. La storia di questo ragazzo che cerca vendetta in un mondo spregevole e crudele è davvero molto intrigante, ma il vero punto di forza sono gli splendidi paesaggi ricchi di una storia e una popolazione sparita nel tempo. I personaggi sono fantastici, con un passato difficile e un presente ancora peggio, soprattutto il protagonista Thorfinn, un ragazzo fuori dagli schemi che cerca la vendetta. Un altro buon personaggio è Askeladd, lui è un vero vichingo pronto ad ingannare il nemico con astute trappole.
Io lo consiglio agli appassionati dell'azione e della storia. Lo promuovo appieno.
“Vinland Saga” è un anime seinen realizzato da Wit Studio (celebre per “Attack on Titan”) uscito lo scorso anno e tratto dall’omonimo manga, che, date le molte raccomandazioni, ho deciso di recuperare.
La storia racconta delle gesta di alcuni vichinghi, ed è ambientata durante la guerra tra l’Inghilterra e la Danimarca. La serie colpisce nel segno con una trama cruda e spietata, ricca di personaggi poco o per nulla positivi.
Wit ci porta un’ottima qualità tecnica, con delle belle animazioni e un uso sapiente della computer grafica, che è stata utilizzata principalmente per personaggi di sfondo, non risultando invadente.
Colonna sonora anch’essa al top, con delle ottime musiche, belle anche le opening ed ending.
Tra i pro: storia matura e ben scritta; buona caratterizzazione dei personaggi; bella ambientazione storica; ottimo comparto tecnico e audio.
Tra i contro: il protagonista risulta un po’ banale e superficiale, risultando spesso fastidioso.
Voto: 9/10
“Vinland Saga” è quindi un seinen di pregevole fattura, che consiglio vivamente. Nonostante qualche piccola debolezza, rimane indubbiamente uno dei migliori anime usciti negli ultimi anni.
La storia racconta delle gesta di alcuni vichinghi, ed è ambientata durante la guerra tra l’Inghilterra e la Danimarca. La serie colpisce nel segno con una trama cruda e spietata, ricca di personaggi poco o per nulla positivi.
Wit ci porta un’ottima qualità tecnica, con delle belle animazioni e un uso sapiente della computer grafica, che è stata utilizzata principalmente per personaggi di sfondo, non risultando invadente.
Colonna sonora anch’essa al top, con delle ottime musiche, belle anche le opening ed ending.
Tra i pro: storia matura e ben scritta; buona caratterizzazione dei personaggi; bella ambientazione storica; ottimo comparto tecnico e audio.
Tra i contro: il protagonista risulta un po’ banale e superficiale, risultando spesso fastidioso.
Voto: 9/10
“Vinland Saga” è quindi un seinen di pregevole fattura, che consiglio vivamente. Nonostante qualche piccola debolezza, rimane indubbiamente uno dei migliori anime usciti negli ultimi anni.
"Vinland Saga", serie ambientata attorno all'anno mille, inizia con la storia di Thorfinn, che vuole vendicare l'assassinio del padre da parte del vichingo Askelaad, per poi diramarsi tra le storie dei moltissimi personaggi e tra gli sviluppi delle scorribande vichinghe nel territorio inglese. Questo avviene in maniera magistrale, infatti vi sono molti riferimenti storici e i personaggi vengono rappresentati benissimo, tutti con la propria storia, i propri obbiettivi e il loro carattere, tanto che a un certo punto quello che all'inizio sembra essere destinato a divenire il protagonista, ovvero Thorfinn, perde man mano il suo ruolo, facendo appunto emergere le storie degli altri personaggi, quali Askelaad e il principe Canute in primis.
L'anime ha scene cruente di violenza e guerra, e molto spesso i protagonisti si trovano a vivere e fronteggiare situazioni tristi; questo ne fa un anime serio e maturo. L'unica cosa che non mi ha convinto fino in fondo è stata una flessione della storia verso la metà dell'anime, dove i vari capovolgimenti di fronte, necessari allo sviluppo della trama, rallentano un po' la narrazione e rendono, a mio parere, il tutto leggermente meno interessante.
Per quanto riguarda il lato tecnico, tutto ben fatto, sia i disegni che le animazioni sono ben realizzate e appropriate al genere, anche se, volendo cercare il pelo nell'uovo, in rare occasioni la CGI è male integrata e troppo accentuata.
Comunque sia, questo "Vinlad Saga" è un prodotto serio e ben orchestrato, completo in ogni aspetto e curatissimo, con pochi difetti, che mi sento di consigliare, soprattutto a coloro che cercano una storia seria e interessante da seguire.
L'anime ha scene cruente di violenza e guerra, e molto spesso i protagonisti si trovano a vivere e fronteggiare situazioni tristi; questo ne fa un anime serio e maturo. L'unica cosa che non mi ha convinto fino in fondo è stata una flessione della storia verso la metà dell'anime, dove i vari capovolgimenti di fronte, necessari allo sviluppo della trama, rallentano un po' la narrazione e rendono, a mio parere, il tutto leggermente meno interessante.
Per quanto riguarda il lato tecnico, tutto ben fatto, sia i disegni che le animazioni sono ben realizzate e appropriate al genere, anche se, volendo cercare il pelo nell'uovo, in rare occasioni la CGI è male integrata e troppo accentuata.
Comunque sia, questo "Vinlad Saga" è un prodotto serio e ben orchestrato, completo in ogni aspetto e curatissimo, con pochi difetti, che mi sento di consigliare, soprattutto a coloro che cercano una storia seria e interessante da seguire.
Un buon anime lo si riconosce fin dal primo episodio, sin dal primo frame che viene mostrato sullo schermo, e "Vinland Saga" fa sicuramente parte di questo gruppo.
Ero decisamente molto incerta sull'iniziare questa saga. Avevo molti dubbi, molti pregiudizi, e temevo soprattutto che l'anime potesse solo essere una brutta imitazione della serie TV "Vikings". Tuttavia, titubante ho aperto il primo episodio e... ne sono stata letteralmente travolta.
Non mi capitava da tempo di guardare un anime con così tanta "passione". "Vinland Saga" mi ha conquistata in pochissimo tempo. Non vedevo l'ora di finire un episodio per cominciarne subito un altro e un altro ancora. Ho divorato ventiquattro episodi in quarantotto ore.
Opening e character design sono decisamente accattivanti. Ho adorato la cura e l'impegno che sono stati impiegati per realizzare ogni singola scena. L'impalcatura dei disegni non è per niente povera. Sono stati inseriti moltissimi dettagli anche in scene secondarie o in scene difficili da animare (scontri, battaglie, etc.). La grafica è sicuramente uno dei punti forte di questa serie e ne rende piacevole la visione, ma non l'unico.
Un'altra caratteristica fondamentale, che dovrebbe essere denominatore comune a tutte le serie animate di qualità, sono i personaggi. Essi possiedono personalità, un carattere proprio, che non viene mai meno con lo svolgersi della storia. Non è scontato riuscire a dare spessore a personaggi che non esistono tramite delle "semplici" animazioni, ma "Vinland Saga" ci riesce perfettamente. Si fa, dunque, la conoscenza di numerosi personaggi, alcuni dei quali anche se secondari possiedono dei momenti propri che ci permettono di comprendere la loro personalità.
La struttura con cui è stato costruito l'anime è quella del genere dell'avventura. Tuttavia etichettare "Vinland Saga" come un semplice anime d'avventura sarebbe decisamente riduttivo. I temi affrontati nel corso della vicenda sono, infatti, diversi e profondi: la vendetta, il riscatto personale, gli intrighi storici, il desiderio di trovare un obbiettivo nella vita, la libertà, la religione...
Nonostante argomenti così complessi potrebbero mettere in difficoltà autori molto abili, Makoto Yukimura riesce con semplicità a illustrarceli nella maniera migliore possibile. Egli racconta con maestria una storia davvero interessante e avvincente, ricca di drammaticità e azione.
Il risultato è che al termine dei ventiquattro episodi non sei tu ad essere stato catapultato nella vicenda, bensì è l'anime che ti è entrato dentro, lasciando spazio a numerose riflessioni personali e diventando spunto di possibili domande interiori.
Aspetto con ansia la seconda stagione.
Ero decisamente molto incerta sull'iniziare questa saga. Avevo molti dubbi, molti pregiudizi, e temevo soprattutto che l'anime potesse solo essere una brutta imitazione della serie TV "Vikings". Tuttavia, titubante ho aperto il primo episodio e... ne sono stata letteralmente travolta.
Non mi capitava da tempo di guardare un anime con così tanta "passione". "Vinland Saga" mi ha conquistata in pochissimo tempo. Non vedevo l'ora di finire un episodio per cominciarne subito un altro e un altro ancora. Ho divorato ventiquattro episodi in quarantotto ore.
Opening e character design sono decisamente accattivanti. Ho adorato la cura e l'impegno che sono stati impiegati per realizzare ogni singola scena. L'impalcatura dei disegni non è per niente povera. Sono stati inseriti moltissimi dettagli anche in scene secondarie o in scene difficili da animare (scontri, battaglie, etc.). La grafica è sicuramente uno dei punti forte di questa serie e ne rende piacevole la visione, ma non l'unico.
Un'altra caratteristica fondamentale, che dovrebbe essere denominatore comune a tutte le serie animate di qualità, sono i personaggi. Essi possiedono personalità, un carattere proprio, che non viene mai meno con lo svolgersi della storia. Non è scontato riuscire a dare spessore a personaggi che non esistono tramite delle "semplici" animazioni, ma "Vinland Saga" ci riesce perfettamente. Si fa, dunque, la conoscenza di numerosi personaggi, alcuni dei quali anche se secondari possiedono dei momenti propri che ci permettono di comprendere la loro personalità.
La struttura con cui è stato costruito l'anime è quella del genere dell'avventura. Tuttavia etichettare "Vinland Saga" come un semplice anime d'avventura sarebbe decisamente riduttivo. I temi affrontati nel corso della vicenda sono, infatti, diversi e profondi: la vendetta, il riscatto personale, gli intrighi storici, il desiderio di trovare un obbiettivo nella vita, la libertà, la religione...
Nonostante argomenti così complessi potrebbero mettere in difficoltà autori molto abili, Makoto Yukimura riesce con semplicità a illustrarceli nella maniera migliore possibile. Egli racconta con maestria una storia davvero interessante e avvincente, ricca di drammaticità e azione.
Il risultato è che al termine dei ventiquattro episodi non sei tu ad essere stato catapultato nella vicenda, bensì è l'anime che ti è entrato dentro, lasciando spazio a numerose riflessioni personali e diventando spunto di possibili domande interiori.
Aspetto con ansia la seconda stagione.
«Vinland Saga» è la trasposizione animata dei primi volumi dell’opera di Makoto Yukimura, manga tuttora in corso. La serie è andata in onda fra l’estate e l’autunno del 2019. Non ho letto l’opera originale, quindi le mie riflessioni sono limitate a quanto visto nel prodotto animato.
Il teatro della vicenda è l’Europa del Nord, fra l’Islanda e le isole britanniche, gli anni sono quelli di poco successivi al Mille, gli attori principali sono i mercenari vichinghi al soldo di Re Sweyn I di Danimarca. I ventiquattro episodi della serie costituiscono solo il prologo della storia narrata nell’opera di Yukimura, ma - a mio parere - meritano una visione perché, per quanto la vicenda narrata sia “classica”, alcuni accorgimenti adottati nella narrazione riescono a renderla un prodotto inusuale e interessante.
«Vinland Saga» è una storia di avventura, di guerra, di scontri sanguinosi; una di quelle storie in cui anche il paesaggio ha la sua importanza, e questo è uno degli aspetti riusciti del prodotto. Gli sfondi (Bamboo, MAPPA) sono bellissimi e incorniciano sontuosamente la storia: le lande nordiche, aspre e brulle, i boschi inglesi, con il sole al tramonto o la bruma mattutina, sono veramente pregevoli. Purtroppo le parti affidate alla CGI non sono invece dello stesso livello e le scene di navigazione perdono parecchio a causa delle onde che risultano innaturali e disturbano la visione.
Altro elemento riuscito è quello della caratterizzazione dei personaggi: la serie si prende tutto il tempo necessario a farceli conoscere poco a poco.
Due figure mi hanno colpito in modo particolare: quella del protagonista, Thorfinn, che conosciamo come bambino felice in una famiglia piena di calore (lui è rumoroso, pieno di sicumera e, a dirla tutta, alquanto irritante), ma nel giro di pochi episodi la sua condizione si fa drammatica e si trova a dover resistere a condizioni fisiche e psicologiche molto difficili. Il modo in cui Thorfinn (ma lo stesso accade ad altri bambini che compaiono) viene trattato dagli adulti è uno degli spunti interessanti della serie, in questo (come nelle ambientazioni) storicamente accurata. Quella che abbiamo davanti è una storia ambientata in un tempo in cui “l’infanzia”, come concetto, non è ancora stata inventata (bisognerà aspettare l’Ottocento, per questo) e, quindi, ben poca considerazione ricevono dagli adulti, sono oggetto di scherno, è richiesto loro che crescano in fretta e quasi nessuno pensa debbano essere oggetto di una specifica tutela; al limite, con loro si è condiscendenti. Altro aspetto interessante del protagonista è che nel momento in cui si trova in difficoltà, colmo di rabbia, non ha la reazione classica che ci si aspetterebbe in una narrazione di questo tipo, non è il tipico protagonista “sveglio e simpatico, che si impegna moltissimo” (ma dire di più sarebbe spoiler). La seconda figura che spicca è quella di colui che Thorfinn considera suo “nemico”: Askeladd, capo di una di queste bande di mercenari, personaggio che ci viene presentato con il solo soprannome (e quale ne sia l’origine è bello scoprirlo vedendo la serie). Anche Askeladd è trattato in modo particolare: lui non muta nel corso delle vicende narrate, lui è un uomo adulto, che per la vita media del periodo e per il suo mestiere sa di avere più vita dietro che davanti, lui è qualcuno che ha raggiunto lo splendore dell’età; ma la sua figura stupisce lo spettatore per come i suoi diversi aspetti sono raccontati e svelati piano piano. Una figura caleidoscopica, dai forti contrasti, dalla grande intelligenza, di un’adattabilità mirabile.
La visione richiede una certa attenzione, perché molte cose sono suggerite dalle immagini e mai dette, quasi non ci sono i dialoghi interiori e i dialoghi fra personaggi sono particolari. Il contesto è quello di una guerra in cui le alleanze sono mutevoli: gli adulti ne sono consci e, quando parlano, lo fanno sempre avendo presente di “essere in pubblico”, sostanzialmente “recitano una parte”, quasi declamano.
Ottime le musiche: una OST dai toni decisamente epici (Yutaka Yamada), che rende perfettamente i toni della serie di avventura e guerra, nello stile di Hans Zimmer, che ormai è lo standard per storie epiche e di azione, caratterizzata da una profusione nell’uso degli archi. Anche le due adrenaliniche opening, affidate ai Survive said the Prophet e ai Man with a Mission, e le due ending (Aimer, Milet) dai toni malinconici e dolenti, sono molto belle, da ascoltare e riascoltare.
Due le note che stonano un po’: il personaggio di Thorkell, la cui forza va al di là di ogni ragionevolezza, e i momenti più leggeri che non sono ben calibrati con il tono della serie.
Il teatro della vicenda è l’Europa del Nord, fra l’Islanda e le isole britanniche, gli anni sono quelli di poco successivi al Mille, gli attori principali sono i mercenari vichinghi al soldo di Re Sweyn I di Danimarca. I ventiquattro episodi della serie costituiscono solo il prologo della storia narrata nell’opera di Yukimura, ma - a mio parere - meritano una visione perché, per quanto la vicenda narrata sia “classica”, alcuni accorgimenti adottati nella narrazione riescono a renderla un prodotto inusuale e interessante.
«Vinland Saga» è una storia di avventura, di guerra, di scontri sanguinosi; una di quelle storie in cui anche il paesaggio ha la sua importanza, e questo è uno degli aspetti riusciti del prodotto. Gli sfondi (Bamboo, MAPPA) sono bellissimi e incorniciano sontuosamente la storia: le lande nordiche, aspre e brulle, i boschi inglesi, con il sole al tramonto o la bruma mattutina, sono veramente pregevoli. Purtroppo le parti affidate alla CGI non sono invece dello stesso livello e le scene di navigazione perdono parecchio a causa delle onde che risultano innaturali e disturbano la visione.
Altro elemento riuscito è quello della caratterizzazione dei personaggi: la serie si prende tutto il tempo necessario a farceli conoscere poco a poco.
Due figure mi hanno colpito in modo particolare: quella del protagonista, Thorfinn, che conosciamo come bambino felice in una famiglia piena di calore (lui è rumoroso, pieno di sicumera e, a dirla tutta, alquanto irritante), ma nel giro di pochi episodi la sua condizione si fa drammatica e si trova a dover resistere a condizioni fisiche e psicologiche molto difficili. Il modo in cui Thorfinn (ma lo stesso accade ad altri bambini che compaiono) viene trattato dagli adulti è uno degli spunti interessanti della serie, in questo (come nelle ambientazioni) storicamente accurata. Quella che abbiamo davanti è una storia ambientata in un tempo in cui “l’infanzia”, come concetto, non è ancora stata inventata (bisognerà aspettare l’Ottocento, per questo) e, quindi, ben poca considerazione ricevono dagli adulti, sono oggetto di scherno, è richiesto loro che crescano in fretta e quasi nessuno pensa debbano essere oggetto di una specifica tutela; al limite, con loro si è condiscendenti. Altro aspetto interessante del protagonista è che nel momento in cui si trova in difficoltà, colmo di rabbia, non ha la reazione classica che ci si aspetterebbe in una narrazione di questo tipo, non è il tipico protagonista “sveglio e simpatico, che si impegna moltissimo” (ma dire di più sarebbe spoiler). La seconda figura che spicca è quella di colui che Thorfinn considera suo “nemico”: Askeladd, capo di una di queste bande di mercenari, personaggio che ci viene presentato con il solo soprannome (e quale ne sia l’origine è bello scoprirlo vedendo la serie). Anche Askeladd è trattato in modo particolare: lui non muta nel corso delle vicende narrate, lui è un uomo adulto, che per la vita media del periodo e per il suo mestiere sa di avere più vita dietro che davanti, lui è qualcuno che ha raggiunto lo splendore dell’età; ma la sua figura stupisce lo spettatore per come i suoi diversi aspetti sono raccontati e svelati piano piano. Una figura caleidoscopica, dai forti contrasti, dalla grande intelligenza, di un’adattabilità mirabile.
La visione richiede una certa attenzione, perché molte cose sono suggerite dalle immagini e mai dette, quasi non ci sono i dialoghi interiori e i dialoghi fra personaggi sono particolari. Il contesto è quello di una guerra in cui le alleanze sono mutevoli: gli adulti ne sono consci e, quando parlano, lo fanno sempre avendo presente di “essere in pubblico”, sostanzialmente “recitano una parte”, quasi declamano.
Ottime le musiche: una OST dai toni decisamente epici (Yutaka Yamada), che rende perfettamente i toni della serie di avventura e guerra, nello stile di Hans Zimmer, che ormai è lo standard per storie epiche e di azione, caratterizzata da una profusione nell’uso degli archi. Anche le due adrenaliniche opening, affidate ai Survive said the Prophet e ai Man with a Mission, e le due ending (Aimer, Milet) dai toni malinconici e dolenti, sono molto belle, da ascoltare e riascoltare.
Due le note che stonano un po’: il personaggio di Thorkell, la cui forza va al di là di ogni ragionevolezza, e i momenti più leggeri che non sono ben calibrati con il tono della serie.
"Vinland Saga" è un anime del genere che particolarmente mi piace, era assolutamente impossibile che non mi piacesse in modo assoluto. E così è stato: "Vinland Saga" è un anime imperdibile per gli amanti di trame coinvolgenti, della Storia (in particolar modo il Medioevo e i Vichinghi), di personaggi tormentati, di guerra, di coinvolgimento emotivo. "Vinland" saga dà tutto questo e anche oltre: Wit studio ha compiuto un capolavoro con le animazioni, con i colori accesi, con le musiche sensazionali (dal mio punto di vista, le prime opening ed ending sono fra le migliori di tutto il 2019).
Anche la crescita dei personaggi è magistrale, anche se forse l'unica cosa che può far storcere il naso è la crescita di un personaggio in particolar modo, forse fin troppo repentina, ma sicuramente la più particolare di tutti. In "Vinland Saga" i personaggi soffrono, hanno traumi e reagiscono tutti in modi differenti, in modo molto realistico. Un argomento assolutamente inaspettato è la trattazione della religione: il confronto fra Cristiani e Pagani non è una novità, ma lo è il modo in cui lo fa "Vinland Saga". La religione, anche se non sembra, assume un ruolo essenziale per la crescita dei personaggi, chi più velocemente, chi meno: chi non riesce a comprenderla, chi non l'accetta, chi non la comprende. Il personaggio che forse ho preferito è Askeladd (chi è amante di un personaggio sia forte fisicamente sia intelligente e furbo lo adorerà), probabilmente, invece, quello che più mi ha delusa è proprio il protagonista, ma spero che potrò rivalutarlo nella prossima stagione.
In generale, questo anime è possibile porlo nella top 5 dei migliori anime del 2019. Consigliato agli amanti dei seinen sia con combattimenti mortali e crudeltà sia con un forte compartimento psicologico.
Anche la crescita dei personaggi è magistrale, anche se forse l'unica cosa che può far storcere il naso è la crescita di un personaggio in particolar modo, forse fin troppo repentina, ma sicuramente la più particolare di tutti. In "Vinland Saga" i personaggi soffrono, hanno traumi e reagiscono tutti in modi differenti, in modo molto realistico. Un argomento assolutamente inaspettato è la trattazione della religione: il confronto fra Cristiani e Pagani non è una novità, ma lo è il modo in cui lo fa "Vinland Saga". La religione, anche se non sembra, assume un ruolo essenziale per la crescita dei personaggi, chi più velocemente, chi meno: chi non riesce a comprenderla, chi non l'accetta, chi non la comprende. Il personaggio che forse ho preferito è Askeladd (chi è amante di un personaggio sia forte fisicamente sia intelligente e furbo lo adorerà), probabilmente, invece, quello che più mi ha delusa è proprio il protagonista, ma spero che potrò rivalutarlo nella prossima stagione.
In generale, questo anime è possibile porlo nella top 5 dei migliori anime del 2019. Consigliato agli amanti dei seinen sia con combattimenti mortali e crudeltà sia con un forte compartimento psicologico.
Per quasi un mese vedevo post e sentivo voci che parlavano molto bene di "Vinland Saga", il cui fumetto è iniziato nel 2005 ed è tuttora in corso con ventitré volumi, e, visto che sta nel suo arco narrativo finale, hanno deciso di farci una serie... Non appena ho visto che il fumetto è un seinen, quindi destinato a un pubblico di uomini adulti, ho pensato: "Questa trasposizione in serie animata farà pena, perché tutti gli anime tratti da fumetti seinen non sono fedeli". E invece "Vinland Saga" è diverso!
Primo, è animato da Wit Studio, lo stesso de "L'attacco dei giganti", quindi, nonostante un po' di computer grafica per risparmiare, ha delle animazioni eccellenti; i disegni invece non sono pari a quelli dell'autore, ma sono ben fatti. Secondo, è fedele al fumetto. Terzo, tratta di avvenimenti storici importanti. Quarto, è realistico, perché tutto ciò che avviene è possibile, e mostra come il mondo fosse già marcio nel 1000 d.C. Quinto, i personaggi sono ben caratterizzati, e non ci sono buoni né cattivi, ci sono solamente guerrieri che combattono per i propri obiettivi. Per quanto riguarda la trama, non dico niente per non fare spoiler, ma, fidatevi, è ben strutturata, e trasmette indirettamente dei bei messaggi.
Quindi, per concludere, spero che ne facciano la seconda stagione, visto il discreto successo in Occidente e il grande successo in madrepatria.
Primo, è animato da Wit Studio, lo stesso de "L'attacco dei giganti", quindi, nonostante un po' di computer grafica per risparmiare, ha delle animazioni eccellenti; i disegni invece non sono pari a quelli dell'autore, ma sono ben fatti. Secondo, è fedele al fumetto. Terzo, tratta di avvenimenti storici importanti. Quarto, è realistico, perché tutto ciò che avviene è possibile, e mostra come il mondo fosse già marcio nel 1000 d.C. Quinto, i personaggi sono ben caratterizzati, e non ci sono buoni né cattivi, ci sono solamente guerrieri che combattono per i propri obiettivi. Per quanto riguarda la trama, non dico niente per non fare spoiler, ma, fidatevi, è ben strutturata, e trasmette indirettamente dei bei messaggi.
Quindi, per concludere, spero che ne facciano la seconda stagione, visto il discreto successo in Occidente e il grande successo in madrepatria.
Makoto Yukimura è uno di quegli autori che gode di una fama indiscussa qui in Italia sia per la qualità dei disegni che per il suo modo di raccontare una storia. La sua carriera ha avuto inizio con la pubblicazione di “Planetes” ed è proseguita con un manga d’azione e di genere storico di nome “Vinland Saga”, da cui è stata tratta l’omonima trasposizione animata ad opera di Wit Studio, famoso per aver prodotto “L’attacco dei giganti”. Nel caso di “Vinland Saga”, stiamo parlando di una serie con ventitré volumi all’attivo che da un paio di mesi è entrata finalmente nel suo quarto e ultimo arco. L’anime, iniziato nell’estate 2019, comprende un totale di ventiquattro episodi che coprono soltanto il primo arco narrativo, ovvero il prologo incentrato sull’infanzia e l’adolescenza del protagonista.
La storia è ambientata nel Nord Europa all’inizio del XI secolo, durante la guerra tra Danimarca e Gran Bretagna. In quel periodo i Vichinghi, conosciuti anche come Norreni, erano soliti depredare i villaggi passando da un’isola all’altra tramite le loro imbarcazioni dalla prua a forma di drago. Alcuni compivano queste azioni per divertimento, mentre altri per orgoglio, tanto che molte persone fin dalla più tenera età ambivano a diventare dei guerrieri per uccidere un fantomatico “nemico” e avere così diritto a raggiungere il Valhalla dopo la morte, la sala a cui possono accedere solo i guerrieri più valorosi scelti da Odino in persona. Lo stesso desiderio è condiviso anche da Thorfinn, un bambino di sei anni che risiede in una zona costiera dell'Islanda assieme alla sua famiglia e che possiede un grande spirito d’avventura alimentato dai racconti di un mercante di nome Leif. Quest’ultimo, infatti, gli ha spesso parlato dei suoi viaggi e dell’esistenza di una terra ricca e tranquilla di nome Vinland, ovvero quella che quasi cinquecento anni dopo è stata ribattezzata con il nome di America. Un giorno, però, la sua vita tranquilla viene scossa da un imprevisto che vedrà l’uccisione di una persona a lui cara ad opera di un gruppo di mercenari capitanati da Askeladd. Accecato dall’ira, Thorfinn deciderà di seguire quest’uomo allo scopo di ottenere un duello onesto che soddisfi il suo desiderio di vendetta, fatto che lo porterà a trasformarsi gradualmente in un assassino, esattamente come le persone che tanto odia.
Questa sua evoluzione può apparire strana vista da un esterno, tanto da far credere che il personaggio in questione sia banale, ma non è così. A conti fatti stiamo parlando di un bambino che dall’età di sei anni a quella adulta ha sempre vissuto con un gruppo di persone che metteva a ferro e fuoco i villaggi per puro divertimento, quindi, senza alcun genitore o amico che potesse spiegargli cos’è giusto e cos'è sbagliato. Si tratta sicuramente di un personaggio viziato a causa della mancanza di educazione ricevuta durante la sua crescita, ma perfettamente coerente con la vita vissuta finora.
Dall’altro lato troviamo l’antagonista, e in questo caso sorge spontanea una domanda: “Chi tra gli spettatori non ha tentato in tutti i modi di portargli almeno un minimo di rancore?” Dovrebbe essere spontaneo condannare una persona che ha commesso delle simili atrocità, eppure non ci si riesce, perché non stiamo parlando di un villain qualsiasi, ma di un personaggio veramente ben costruito. Negli anime come questi, gran parte dei protagonisti sono caratterizzati da un passato traumatico che talvolta li porta a passare dalla parte del torto, ma spesso risulta difficile empatizzare con loro, dato che a volte i flashback danno l’impressione di essere banali o improvvisati sul momento. In “Vinland Saga”, però, questo non avviene. Askeladd ha indubbiamente trascorso un’infanzia molto difficile, esattamente come moltissime altre persone, ma ciò è stato raccontato adeguatamente, ed è questo a fare la differenza. Non stiamo parlando di un flashback raccontato a casaccio, ma di una spiegazione giunta dopo molti episodi in cui abbiamo avuto modo di approfondire meglio questo personaggio dalla mentalità calcolatrice, praticamente opposta a quella di Thorfinn, tanto da dare l’impressione che il vero protagonista di questo arco fosse in realtà quest’uomo dalla volontà di ferro e l’intelligenza fuori dal comune.
La via di mezzo tra i due è sicuramente Thors, il quale, dopo aver commesso a sua volta molte atrocità durante il suo servizio in una delle flotte dei Jomsviking, è arrivato a ripudiare la violenza e a chiedersi cosa significhi essere un vero guerriero. Di fatto, la sua opinione è molto simile a quella di Askeladd, con la differenza che i due hanno deciso di portare avanti il loro ideale in modo completamente differente. Sebbene questo personaggio non riceva molto spazio, i suoi messaggi contro la guerra sono chiari allo spettatore, ma non a coloro che vivono in mezzo a tanta violenza o, al contrario, a coloro che non l’hanno mai sperimentata.
Uno dei tanti pregi di “Vinland Saga” è che riesce ad accostare uno sviluppo coerente dei personaggi con eventi storici documentati. Purtroppo, questi ventiquattro episodi non sono sufficienti ad approfondire tutte le figure più importanti, ma alcune di esse subiscono indubbiamente una notevole evoluzione e un buon approfondimento. L’unico a risultare un po’ incoerente è Thorkell, in quanto la forza conferitagli dall’autore crea un certo contrasto con l’accuratezza che aveva riservato al resto della serie, tuttavia, una volta accettato questo, gli episodi scorrono tranquillamente senza intoppi.
La storia raccontata nell’anime è abbastanza fedele al manga. Le vere differenze risiedono principalmente nell'ordine in cui sono stati raccontati alcuni eventi, in quanto Wit Studio ha deciso di adottare l’ordine cronologico, mentre Yukimura ha iniziato a partire dalla storia raccontata nel quarto e quinto episodio, per poi procedere con un lungo flashback che nell'anime corrisponde ai primi tre episodi. Altre leggere differenze risiedono in qualche flashback, specialmente quelli presenti nella prima metà della serie, che sono stati leggermente allungati per rientrare nel minutaggio degli episodi, ma si tratta di piccolezze di poco conto. Inizialmente l’anime assomiglia molto a un battle shounen, soprattutto a causa di un personaggio esageratamente forte come Thorkell, tuttavia, con il trascorrere degli episodi, prende una piega sempre più seria diluita adeguatamente nel tempo, nel senso che non sono i singoli episodi a spiccare, ma l'insieme degli stessi.
L’anime è molto interessante e anche le animazioni, seppur accompagnate da molta CG, non sono da meno, eppure a volte sembra che manchi qualcosa. Questa impressione è percepibile soprattutto da chi ha seguito il manga, e la ragione, almeno nel mio caso, ritengo risieda soprattutto nei disegni e in alcune inquadrature. Effettivamente, questa è la prima esperienza per Takahiko Abiru come character designer, tuttavia non ritengo che la mancanza di resa sia dovuta alla sua inesperienza. Come già testimoniato in alcune vecchie interviste ai dipendenti di Wit Studio, nel momento in cui viene rimodellato il design dei personaggi per le trasposizioni animate, solitamente vengono omesse delle linee o delle ombre, lasciando solo i tratti distintivi più importanti per identificare i personaggi. La ragione è che in questo modo per gli animatori diventa più semplice e rapido realizzare i vari disegni chiave che andranno poi a costituire i cut animati. Si tratta di un processo che viene fatto per ogni serie e che solitamente non va a intaccare in modo rilevante la resa delle atmosfere, tuttavia, nel caso di “Vinland Saga”, ha comportato una perdita parziale del tratto cupo e “sporco” del manga, vista la cura nei minimi dettagli che Yukimura aveva dedicato ai suoi disegni. L’anime è indubbiamente godibile da un punto di vista visivo, e non è stato eliminato il suo lato macabro, ma a volte si ha l’impressione che sia stato in parte smussato, tant’è che, in quelle poche scene in cui è stato mantenuto uno stile fedelissimo all’originale, si è percepita subito un’atmosfera completamente diversa rispetto alle precedenti. Purtroppo, è abbastanza improbabile che il tratto di Yukimura possa essere trasposto perfettamente, ma non posso fare a meno di pensare a come sarebbe stato l’anime se ciò fosse stato possibile.
Lato tecnico, la serie si trova ben al di sopra della media, con una qualità costante delle animazioni, tuttavia si trova al di sotto delle precedenti produzioni di Wit Studio. In particolare, si è visto necessario l’utilizzo di una massiccia dose di animazioni in CG, visto l’elevato numero di scene con navi e schiere di soldati in movimento durante le battaglie, che avrebbero reso difficile fare diversamente. Inoltre, come abbiamo già potuto notare con l’ultima stagione de “L’attacco dei giganti”, da un po’ di tempo Wit Studio ha preso l’abitudine di realizzare sempre meno cut originali per le sigle di apertura e chiusura, andando a ripescarli direttamente dagli episodi. Il risultato finale però è buono, specialmente nel caso della prima opening intitolata “Mukanjyo”, che molti ricorderanno per essere stata cantata dalla stessa band che l’anno precedente si era occupata della sigla di apertura di "Banana Fish". La seconda opening, invece, è cantata dai “Man with a Mission”, e mantiene altrettanto alta l’adrenalina, anche se alcune scene utilizzate durante la fase di montaggio nella parte del ritornello a volte non sembrano particolarmente azzeccate, in quanto le scene che rappresentano movimenti al rallentatore vanno un po’ a frenare il ritmo frenetico trasmesso dalla canzone. Le sigle di “Vinland Saga” sono indubbiamente ben fatte, ma riescono ad arrivare ancora più facilmente al cuore dello spettatore grazie alla presenza di molte strofe in lingua inglese che permettono anche a noi Occidentali di apprezzare il testo. Alle due sigle di apertura, si contrappongono due sigle di chiusura molto tristi. La prima, dal tono molto dolce, è cantata da Aimer e sembra una lettera o una sorta di triste ninna nanna rivolta al piccolo Throfinn, per spronarlo ad andare avanti, nonostante ormai sia rimasto solo al mondo. La seconda, invece, sebbene mantenga l’obiettivo di incoraggiare l’ascoltatore, è chiaramente rivolta a una persona più grande ormai abituata e rassegnata alla crudeltà del mondo, ma costretta ad andare avanti. Si tratta di due sigle perfettamente coerenti con la serie per cui sono state create e veramente belle da ascoltare.
Anche le OST hanno ricoperto un ruolo importante nella storia e sono state utilizzate in modo corretto, senza mai risultare fuori luogo. Nelle scene d’azione hanno indubbiamente contribuito a rendere meglio l’atmosfera, ma i momenti in cui sono riuscite a dare il meglio di sé sono quelli più tranquilli o tristi, caratterizzati anche da qualche scena realizzata per rimanere impressa nello spettatore, come quella che conclude l’ultimo episodio di questa prima serie.
In sostanza, per produrre “Vinland Saga”, è stato svolto un ottimo lavoro, anche se talvolta non sembra tale, in quanto il manga è veramente su un altro livello. Si tratta di una di quelle serie che si avvicinano molto al concetto di capolavoro, e di conseguenza non è così facile rappresentarla. Al momento, è stato trasposto nella versione animata solo il primo di quattro archi, quindi, la storia è ancora lontana dalla conclusione. Ancora non sappiamo se verrà mai realizzata una seconda stagione, ma, a prescindere da ciò, ne consiglio la visione, e, se la serie riesce a conquistarvi, vi consiglio caldamente anche il manga, perché merita assolutamente di essere letto. Non è facile trovare serie raccontate così bene che riescono ad affiancare fatti storici a personaggi che subiscono una lenta, ma notevole evoluzione.
La storia è ambientata nel Nord Europa all’inizio del XI secolo, durante la guerra tra Danimarca e Gran Bretagna. In quel periodo i Vichinghi, conosciuti anche come Norreni, erano soliti depredare i villaggi passando da un’isola all’altra tramite le loro imbarcazioni dalla prua a forma di drago. Alcuni compivano queste azioni per divertimento, mentre altri per orgoglio, tanto che molte persone fin dalla più tenera età ambivano a diventare dei guerrieri per uccidere un fantomatico “nemico” e avere così diritto a raggiungere il Valhalla dopo la morte, la sala a cui possono accedere solo i guerrieri più valorosi scelti da Odino in persona. Lo stesso desiderio è condiviso anche da Thorfinn, un bambino di sei anni che risiede in una zona costiera dell'Islanda assieme alla sua famiglia e che possiede un grande spirito d’avventura alimentato dai racconti di un mercante di nome Leif. Quest’ultimo, infatti, gli ha spesso parlato dei suoi viaggi e dell’esistenza di una terra ricca e tranquilla di nome Vinland, ovvero quella che quasi cinquecento anni dopo è stata ribattezzata con il nome di America. Un giorno, però, la sua vita tranquilla viene scossa da un imprevisto che vedrà l’uccisione di una persona a lui cara ad opera di un gruppo di mercenari capitanati da Askeladd. Accecato dall’ira, Thorfinn deciderà di seguire quest’uomo allo scopo di ottenere un duello onesto che soddisfi il suo desiderio di vendetta, fatto che lo porterà a trasformarsi gradualmente in un assassino, esattamente come le persone che tanto odia.
Questa sua evoluzione può apparire strana vista da un esterno, tanto da far credere che il personaggio in questione sia banale, ma non è così. A conti fatti stiamo parlando di un bambino che dall’età di sei anni a quella adulta ha sempre vissuto con un gruppo di persone che metteva a ferro e fuoco i villaggi per puro divertimento, quindi, senza alcun genitore o amico che potesse spiegargli cos’è giusto e cos'è sbagliato. Si tratta sicuramente di un personaggio viziato a causa della mancanza di educazione ricevuta durante la sua crescita, ma perfettamente coerente con la vita vissuta finora.
Dall’altro lato troviamo l’antagonista, e in questo caso sorge spontanea una domanda: “Chi tra gli spettatori non ha tentato in tutti i modi di portargli almeno un minimo di rancore?” Dovrebbe essere spontaneo condannare una persona che ha commesso delle simili atrocità, eppure non ci si riesce, perché non stiamo parlando di un villain qualsiasi, ma di un personaggio veramente ben costruito. Negli anime come questi, gran parte dei protagonisti sono caratterizzati da un passato traumatico che talvolta li porta a passare dalla parte del torto, ma spesso risulta difficile empatizzare con loro, dato che a volte i flashback danno l’impressione di essere banali o improvvisati sul momento. In “Vinland Saga”, però, questo non avviene. Askeladd ha indubbiamente trascorso un’infanzia molto difficile, esattamente come moltissime altre persone, ma ciò è stato raccontato adeguatamente, ed è questo a fare la differenza. Non stiamo parlando di un flashback raccontato a casaccio, ma di una spiegazione giunta dopo molti episodi in cui abbiamo avuto modo di approfondire meglio questo personaggio dalla mentalità calcolatrice, praticamente opposta a quella di Thorfinn, tanto da dare l’impressione che il vero protagonista di questo arco fosse in realtà quest’uomo dalla volontà di ferro e l’intelligenza fuori dal comune.
La via di mezzo tra i due è sicuramente Thors, il quale, dopo aver commesso a sua volta molte atrocità durante il suo servizio in una delle flotte dei Jomsviking, è arrivato a ripudiare la violenza e a chiedersi cosa significhi essere un vero guerriero. Di fatto, la sua opinione è molto simile a quella di Askeladd, con la differenza che i due hanno deciso di portare avanti il loro ideale in modo completamente differente. Sebbene questo personaggio non riceva molto spazio, i suoi messaggi contro la guerra sono chiari allo spettatore, ma non a coloro che vivono in mezzo a tanta violenza o, al contrario, a coloro che non l’hanno mai sperimentata.
Uno dei tanti pregi di “Vinland Saga” è che riesce ad accostare uno sviluppo coerente dei personaggi con eventi storici documentati. Purtroppo, questi ventiquattro episodi non sono sufficienti ad approfondire tutte le figure più importanti, ma alcune di esse subiscono indubbiamente una notevole evoluzione e un buon approfondimento. L’unico a risultare un po’ incoerente è Thorkell, in quanto la forza conferitagli dall’autore crea un certo contrasto con l’accuratezza che aveva riservato al resto della serie, tuttavia, una volta accettato questo, gli episodi scorrono tranquillamente senza intoppi.
La storia raccontata nell’anime è abbastanza fedele al manga. Le vere differenze risiedono principalmente nell'ordine in cui sono stati raccontati alcuni eventi, in quanto Wit Studio ha deciso di adottare l’ordine cronologico, mentre Yukimura ha iniziato a partire dalla storia raccontata nel quarto e quinto episodio, per poi procedere con un lungo flashback che nell'anime corrisponde ai primi tre episodi. Altre leggere differenze risiedono in qualche flashback, specialmente quelli presenti nella prima metà della serie, che sono stati leggermente allungati per rientrare nel minutaggio degli episodi, ma si tratta di piccolezze di poco conto. Inizialmente l’anime assomiglia molto a un battle shounen, soprattutto a causa di un personaggio esageratamente forte come Thorkell, tuttavia, con il trascorrere degli episodi, prende una piega sempre più seria diluita adeguatamente nel tempo, nel senso che non sono i singoli episodi a spiccare, ma l'insieme degli stessi.
L’anime è molto interessante e anche le animazioni, seppur accompagnate da molta CG, non sono da meno, eppure a volte sembra che manchi qualcosa. Questa impressione è percepibile soprattutto da chi ha seguito il manga, e la ragione, almeno nel mio caso, ritengo risieda soprattutto nei disegni e in alcune inquadrature. Effettivamente, questa è la prima esperienza per Takahiko Abiru come character designer, tuttavia non ritengo che la mancanza di resa sia dovuta alla sua inesperienza. Come già testimoniato in alcune vecchie interviste ai dipendenti di Wit Studio, nel momento in cui viene rimodellato il design dei personaggi per le trasposizioni animate, solitamente vengono omesse delle linee o delle ombre, lasciando solo i tratti distintivi più importanti per identificare i personaggi. La ragione è che in questo modo per gli animatori diventa più semplice e rapido realizzare i vari disegni chiave che andranno poi a costituire i cut animati. Si tratta di un processo che viene fatto per ogni serie e che solitamente non va a intaccare in modo rilevante la resa delle atmosfere, tuttavia, nel caso di “Vinland Saga”, ha comportato una perdita parziale del tratto cupo e “sporco” del manga, vista la cura nei minimi dettagli che Yukimura aveva dedicato ai suoi disegni. L’anime è indubbiamente godibile da un punto di vista visivo, e non è stato eliminato il suo lato macabro, ma a volte si ha l’impressione che sia stato in parte smussato, tant’è che, in quelle poche scene in cui è stato mantenuto uno stile fedelissimo all’originale, si è percepita subito un’atmosfera completamente diversa rispetto alle precedenti. Purtroppo, è abbastanza improbabile che il tratto di Yukimura possa essere trasposto perfettamente, ma non posso fare a meno di pensare a come sarebbe stato l’anime se ciò fosse stato possibile.
Lato tecnico, la serie si trova ben al di sopra della media, con una qualità costante delle animazioni, tuttavia si trova al di sotto delle precedenti produzioni di Wit Studio. In particolare, si è visto necessario l’utilizzo di una massiccia dose di animazioni in CG, visto l’elevato numero di scene con navi e schiere di soldati in movimento durante le battaglie, che avrebbero reso difficile fare diversamente. Inoltre, come abbiamo già potuto notare con l’ultima stagione de “L’attacco dei giganti”, da un po’ di tempo Wit Studio ha preso l’abitudine di realizzare sempre meno cut originali per le sigle di apertura e chiusura, andando a ripescarli direttamente dagli episodi. Il risultato finale però è buono, specialmente nel caso della prima opening intitolata “Mukanjyo”, che molti ricorderanno per essere stata cantata dalla stessa band che l’anno precedente si era occupata della sigla di apertura di "Banana Fish". La seconda opening, invece, è cantata dai “Man with a Mission”, e mantiene altrettanto alta l’adrenalina, anche se alcune scene utilizzate durante la fase di montaggio nella parte del ritornello a volte non sembrano particolarmente azzeccate, in quanto le scene che rappresentano movimenti al rallentatore vanno un po’ a frenare il ritmo frenetico trasmesso dalla canzone. Le sigle di “Vinland Saga” sono indubbiamente ben fatte, ma riescono ad arrivare ancora più facilmente al cuore dello spettatore grazie alla presenza di molte strofe in lingua inglese che permettono anche a noi Occidentali di apprezzare il testo. Alle due sigle di apertura, si contrappongono due sigle di chiusura molto tristi. La prima, dal tono molto dolce, è cantata da Aimer e sembra una lettera o una sorta di triste ninna nanna rivolta al piccolo Throfinn, per spronarlo ad andare avanti, nonostante ormai sia rimasto solo al mondo. La seconda, invece, sebbene mantenga l’obiettivo di incoraggiare l’ascoltatore, è chiaramente rivolta a una persona più grande ormai abituata e rassegnata alla crudeltà del mondo, ma costretta ad andare avanti. Si tratta di due sigle perfettamente coerenti con la serie per cui sono state create e veramente belle da ascoltare.
Anche le OST hanno ricoperto un ruolo importante nella storia e sono state utilizzate in modo corretto, senza mai risultare fuori luogo. Nelle scene d’azione hanno indubbiamente contribuito a rendere meglio l’atmosfera, ma i momenti in cui sono riuscite a dare il meglio di sé sono quelli più tranquilli o tristi, caratterizzati anche da qualche scena realizzata per rimanere impressa nello spettatore, come quella che conclude l’ultimo episodio di questa prima serie.
In sostanza, per produrre “Vinland Saga”, è stato svolto un ottimo lavoro, anche se talvolta non sembra tale, in quanto il manga è veramente su un altro livello. Si tratta di una di quelle serie che si avvicinano molto al concetto di capolavoro, e di conseguenza non è così facile rappresentarla. Al momento, è stato trasposto nella versione animata solo il primo di quattro archi, quindi, la storia è ancora lontana dalla conclusione. Ancora non sappiamo se verrà mai realizzata una seconda stagione, ma, a prescindere da ciò, ne consiglio la visione, e, se la serie riesce a conquistarvi, vi consiglio caldamente anche il manga, perché merita assolutamente di essere letto. Non è facile trovare serie raccontate così bene che riescono ad affiancare fatti storici a personaggi che subiscono una lenta, ma notevole evoluzione.
"Vinland Saga", ambientato nell'XI secolo, narra la storia di un giovane ragazzo di nome Thorfinn, figlio di un grande guerriero ormai ritiratosi dalle armi. Suo padre, per salvare la famiglia, accetterà l'incarico di tornare nelle fila dei guerrieri, anche se verrà assassinato slealmente da un mercenario di nome Askeladd. Thorfinn nel crescere cercherà vendetta contro questo uomo, sfidandolo a duello più volte. Avremo modo di vedere anche molte battaglie tra Vichinghi e altre popolazioni per la conquista di territori.
La storia di questo ragazzo che vive una vita intera a cercare di uccidere l'assassino di suo padre è molto intrigante. Quasi solo note positive per questo adattamento animato, che presenta una storia di livello sicuramente molto superiore alle opere che escono oggi. Illustra nel dettaglio tutti gli step di una guerra tra più popolazioni che si contendono i vari territori della regione. È molto bello tutto il senso religioso e come viene spiegata la differenza tra le culture di ogni popolo. Al di là del mare dice la leggenda che esiste un posto chiamato Vinland, dove non ci sono guerre né schiavitù. Mi domando a che Paese si riferiscono... Nel finale, l'ultimo episodio è un po' confusionale e molto affrettato, avrei aggiunto una puntata per spiegarlo nei dettagli. Sul piano dell'animazione alti e bassi, song nella norma.
Nel complesso consigliato, una delle miglior storie del 2019.
La storia di questo ragazzo che vive una vita intera a cercare di uccidere l'assassino di suo padre è molto intrigante. Quasi solo note positive per questo adattamento animato, che presenta una storia di livello sicuramente molto superiore alle opere che escono oggi. Illustra nel dettaglio tutti gli step di una guerra tra più popolazioni che si contendono i vari territori della regione. È molto bello tutto il senso religioso e come viene spiegata la differenza tra le culture di ogni popolo. Al di là del mare dice la leggenda che esiste un posto chiamato Vinland, dove non ci sono guerre né schiavitù. Mi domando a che Paese si riferiscono... Nel finale, l'ultimo episodio è un po' confusionale e molto affrettato, avrei aggiunto una puntata per spiegarlo nei dettagli. Sul piano dell'animazione alti e bassi, song nella norma.
Nel complesso consigliato, una delle miglior storie del 2019.
"Vinland Saga" è una serie anime di genere storico, tratta dall'omonimo manga di Makoto Yukimura. Racconta le vicende politiche e bellicose delle terre del Nord Europa nel Basso Medioevo, focalizzandosi in particolare sulla vita di Thorfinn, sulla sua crescita e sul suo riscatto. Premetto che sono solito recensire solo manga, in quanto nel 99% dei casi recupero di ogni opera prima la versione cartacea. Questa volta per una serie di motivi ho finora guardato soltanto l'anime, e quindi questa recensione non parlerà di eventuali differenze col manga.
Trama e ambientazione: il primo approccio è stato dettato dalla curiosità. Un anime storico, sui Vichinghi, non l'avevo mai visto. Fin dalle prime puntate si viene coinvolti in questa atmosfera di perenne "instabilità" in cui vivono i protagonisti. Ottime animazioni, soprattutto nei paesaggi, contribuiscono a immergere lo spettatore nelle storie di quegli anni. I colpi di scena arrivano fin da subito con perdite importanti, che non mi sarei assolutamente aspettato. Nel corso delle ventiquattro puntate (per ora), non vi è stata una puntata che mi abbia annoiato. Ogni scena è pesata, e il ritmo, per niente frenetico con l'avanzare della storia, riesce a far metabolizzare ogni avvenimento.
Personaggi: gran punto di forza della serie. La caratterizzazione è eccelsa sotto ogni punto di vista. Chapeau a Yukimura per ciò che ha creato. Un aggettivo con cui definirei i personaggi penso sia "umano". "Umano" in quanto non esiste l'incarnazione del bene o del male assoluto, ma ogni personaggio possiede entrambe le componenti, che rendono tutta la serie molto vicina alla realtà e portano chi guarda l'opera a immedesimarsi in loro. Il mio personaggio preferito, soprattutto dopo gli ultimi sviluppi, è stato Askeladd.
Cconclusione: considero quest'opera una prima stagione da cui ripartire immediatamente per una seconda; prima certamente recupererò tutto il manga. Assolutamente consigliata a tutti gli amanti degli anime, saprà lasciarvi qualcosa. Sconsiglio però la serie a chi non è capace di guardarla, a chi ha bisogno di un anime usa e getta con combattimenti buttati lì a caso e fanservice spudorato, e a chi cerca una serie breve e conclusa.
Trama e ambientazione: il primo approccio è stato dettato dalla curiosità. Un anime storico, sui Vichinghi, non l'avevo mai visto. Fin dalle prime puntate si viene coinvolti in questa atmosfera di perenne "instabilità" in cui vivono i protagonisti. Ottime animazioni, soprattutto nei paesaggi, contribuiscono a immergere lo spettatore nelle storie di quegli anni. I colpi di scena arrivano fin da subito con perdite importanti, che non mi sarei assolutamente aspettato. Nel corso delle ventiquattro puntate (per ora), non vi è stata una puntata che mi abbia annoiato. Ogni scena è pesata, e il ritmo, per niente frenetico con l'avanzare della storia, riesce a far metabolizzare ogni avvenimento.
Personaggi: gran punto di forza della serie. La caratterizzazione è eccelsa sotto ogni punto di vista. Chapeau a Yukimura per ciò che ha creato. Un aggettivo con cui definirei i personaggi penso sia "umano". "Umano" in quanto non esiste l'incarnazione del bene o del male assoluto, ma ogni personaggio possiede entrambe le componenti, che rendono tutta la serie molto vicina alla realtà e portano chi guarda l'opera a immedesimarsi in loro. Il mio personaggio preferito, soprattutto dopo gli ultimi sviluppi, è stato Askeladd.
Cconclusione: considero quest'opera una prima stagione da cui ripartire immediatamente per una seconda; prima certamente recupererò tutto il manga. Assolutamente consigliata a tutti gli amanti degli anime, saprà lasciarvi qualcosa. Sconsiglio però la serie a chi non è capace di guardarla, a chi ha bisogno di un anime usa e getta con combattimenti buttati lì a caso e fanservice spudorato, e a chi cerca una serie breve e conclusa.
Tratto dall’omonimo manga di Makoto Yukimura (di cui ho enormemente apprezzato il precedente e celeberrimo lavoro, “Planetes”), “Vinland Saga” è una delle rarissime opere dedicate ai Vichinghi (l’unico altro che mi viene in mente, su due piedi, è “Vicky il vichingo”).
L’opera è ambientata a inizio XI secolo, durante la guerra tra Gran Bretagna e Danimarca. Se l’iniziale scenario rappresenta i Vichinghi nelle loro quotidiane conquiste e depredazioni di villaggi, al fine di ottenere la benedizione di Odino, a breve il registro cambia, concentrandosi sui protagonisti e i loro sentimenti, che fanno da perno per tutta la serie.
Protagonista indiscusso è Thorfinn - dapprima bambino -, figlio di Thors, il più forte guerriero dell’esercito norreno, che anni prima finse la propria morte per ritirarsi a una vita pacifica, disapprovando il suo passato macchiato di violenza e di sangue.
Thorfinn rappresenta l’esatto archetipo di vichingo che sogna di diventare un eroe per la propria gente. Sogno alimentato dai racconti delle avventure dell’amico di famiglia, Leif, che non fanno che accrescere il suo spirito di avventuriero. La svolta si ha con la morte della persona più cara per Thorfinn, proprio davanti ai suoi occhi, e con la conseguente nascita del suo desiderio di vendetta nei confronti dell’assassino, Askeladd.
Yukimura costruisce l’intera opera basandola sulla dicotomia data dai suoi due personaggi, che almeno in linea teorica dovrebbero rappresentare il senso di giustizia l’uno e di prepotenza l’altro. Ma è proprio qui che l’autore pone le basi per una svolta originale, dando ai suoi protagonisti (e poi ai personaggi secondari che si aggiungeranno) più sfumature.
Thorfinn, che parte come un bambino, e poi un ragazzo, ligio al senso del dovere e della giustizia, diventa un assassino proprio come l’uomo che detesta, contravvenendo ai desideri del padre, che invece lo cresceva con l’assioma che nessuno ha dei veri e propri nemici.
Allo stesso tempo, Askeladd, che dovrebbe rappresentare il principale villain, risulta sommariamente intrigante per la sua evoluzione e per i flashback che lo vedono come un personaggio coinvolto in eventi tanto tragici quanto quelli del suo nemico.
Sicuramente, quindi, il punto più riuscito è proprio la caratterizzazione dei personaggi e, soprattutto, la loro evoluzione lenta ma senza incongruenze, che coinvolge anni di storia.
Anche sul lato tecnico nulla da dire, il merito va a Wit studio (“L’attacco dei giganti”), con una buona cura di animazioni e dettagli.
L’anime si trova su Amazon Prime Video.
L’opera è ambientata a inizio XI secolo, durante la guerra tra Gran Bretagna e Danimarca. Se l’iniziale scenario rappresenta i Vichinghi nelle loro quotidiane conquiste e depredazioni di villaggi, al fine di ottenere la benedizione di Odino, a breve il registro cambia, concentrandosi sui protagonisti e i loro sentimenti, che fanno da perno per tutta la serie.
Protagonista indiscusso è Thorfinn - dapprima bambino -, figlio di Thors, il più forte guerriero dell’esercito norreno, che anni prima finse la propria morte per ritirarsi a una vita pacifica, disapprovando il suo passato macchiato di violenza e di sangue.
Thorfinn rappresenta l’esatto archetipo di vichingo che sogna di diventare un eroe per la propria gente. Sogno alimentato dai racconti delle avventure dell’amico di famiglia, Leif, che non fanno che accrescere il suo spirito di avventuriero. La svolta si ha con la morte della persona più cara per Thorfinn, proprio davanti ai suoi occhi, e con la conseguente nascita del suo desiderio di vendetta nei confronti dell’assassino, Askeladd.
Yukimura costruisce l’intera opera basandola sulla dicotomia data dai suoi due personaggi, che almeno in linea teorica dovrebbero rappresentare il senso di giustizia l’uno e di prepotenza l’altro. Ma è proprio qui che l’autore pone le basi per una svolta originale, dando ai suoi protagonisti (e poi ai personaggi secondari che si aggiungeranno) più sfumature.
Thorfinn, che parte come un bambino, e poi un ragazzo, ligio al senso del dovere e della giustizia, diventa un assassino proprio come l’uomo che detesta, contravvenendo ai desideri del padre, che invece lo cresceva con l’assioma che nessuno ha dei veri e propri nemici.
Allo stesso tempo, Askeladd, che dovrebbe rappresentare il principale villain, risulta sommariamente intrigante per la sua evoluzione e per i flashback che lo vedono come un personaggio coinvolto in eventi tanto tragici quanto quelli del suo nemico.
Sicuramente, quindi, il punto più riuscito è proprio la caratterizzazione dei personaggi e, soprattutto, la loro evoluzione lenta ma senza incongruenze, che coinvolge anni di storia.
Anche sul lato tecnico nulla da dire, il merito va a Wit studio (“L’attacco dei giganti”), con una buona cura di animazioni e dettagli.
L’anime si trova su Amazon Prime Video.