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Episodi visti: 12/12 --- Voto 9
Il 5 gennaio 2000 andava in onda sulle televisioni giapponesi Boogiepop Phantom (in originale Bugiipoppu wa Warawanai), serie prodotta dalla Madhouse in quello che è stato un periodo particolarmente florido e creativo per la storia recente degli anime. Si tratta di un intrigante horror diretto da Takashi Watanabe e sceneggiato da Sadayuki Murai, che riprende la linea tortuosa tracciata da Serial experiments: lain nel proporre una storia anticonvenzionale, dai contenuti criptici e dalla struttura narrativa labirintica e sfaccettata.

La serie si inserisce in un più ampio e articolato progetto basato su un corpus di più di venti romanzi scritti da Kōhei Kadono (dei quali solo quattro tradotti in inglese), due manga disegnati da Kōji Ogata, un film live action diretto da Ryu Kaneda con Sayaka Yoshino, e una seconda serie anime di più recente realizzazione, Boogiepop and Others (2019). Un intero mondo, vasto e in continua espansione, già ribattezzato dai fan Boogiepop-verse, di cui bisogna tener conto al fine di comprendere a fondo la serie storica che oggi festeggia il ventennale. In particolare, è doveroso accennare almeno alla prima opera letteraria, Boogiepop and Others (1998), in cui vengono presentati gli avvenimenti appena precedenti la serie tv, con tutti i principali protagonisti, ed è proprio dal finale di questa novel che si sviluppa l’intera trama dell’anime.

Il racconto, collettivo e introspettivo allo stesso tempo, si sviluppa con un andamento non lineare cronologicamente, grazie anche all’abbondante uso dei flashback. Questi, ben lungi dall'avere un ruolo chiarificatore, sembrano piuttosto lasciare volutamente oscuri importanti elementi della trama, che si svelano in parte incastrando i vari pezzi del puzzle. La successione degli episodi (che si possono sommariamente suddividere in episodi monografici ed episodi chiarificatori) ci propone di volta in volta punti di vista differenti, a seconda dei numerosi personaggi coinvolti (ognuno dei quali affetto da una particolare psicosi, tutte causate da traumi legati al passato, che li porta ad essere in qualche modo emarginati dalla società), le cui intricate vicende avranno una loro logica solo dopo una visione d'insieme, a vantaggio di un'esperienza filmica quantomeno contorta e sfaccettata.

La trama si dipana intorno al mistero della sparizione di alcuni studenti di un sobborgo di Tokyo e alla successiva nascita di una leggenda metropolitana legata a un fantomatico shinigami (dio della morte). Le vicende coinvolgono due licei in particolare, lo Hijiridani e lo Shinyo. In realtà tutti i ragazzi scomparsi sono accomunati fra loro perché coinvolti in qualche modo nella sperimentazione (tenutasi diversi anni prima) di un enigmatico virus, che sprigiona in loro poteri paranormali incontrollabili e si manifesta con l’adolescenza. Boogiepop è una misteriosa entità che interviene per evitare che i ragazzi evoluti possano nuocere agli altri, mentre Manticore è un personaggio più oscuro che si aggira per la città diventando sempre più potente grazie all’energia che gli “speciali” sprigionano.

I. Ritratti che emergono dalla memoria

Il primo episodio di Boogiepop Phantom si collega direttamente al finale della prima novel, condividendo la scena del fascio di luce che altera il campo magnetico della cittadina formando nel cielo un’insolita aurora. Ad un mese di distanza da quest’evento, alcuni ragazzi colpiti dalla luce manifestano poteri sovrannaturali. La protagonista di questo episodio è Moto Tonamura, studentessa del liceo Hijiridani. Fragile e insicura, ha sviluppato un enorme complesso nel rapportarsi con l’altro sesso a causa di un episodio passato in cui non era riuscita a svelare i suoi sentimenti al suo primo amore, Saotome Masami. Praticamente Moto vive nel rimpianto e finisce per chiudersi sempre più in sé stessa, sviluppando una grave forma di psicosi. Qui l’autore introduce il concetto di ombra e di rupofobia della teoria psicanalitica junghiana, sottolineato dal gesto ricorrente del lavarsi le mani: Tonamura cerca di sbarazzarsi delle sue mancanze (ombre, o zone nascoste del proprio inconscio) con il rituale della pulizia. Ormai rassegnata, nel finale la ragazza accetta di essere divorata da Manticore, il fantasma che le si mostra sotto le spoglie di Saotome, ma viene salvata in extremis da Boogiepop (a sua volta con il corpo di Toka Miyashita, studentessa dello Shinyo) che le intima di superare la fobia per poter lasciarsi dietro il passato e andare avanti.

II. Luce nelle tenebre

Il protagonista dell’episodio è lo studente Hisashi Jonouchi ed è il primo individuo evoluto a causa del fascio di luce. Da bambino il suo sogno era diventare una specie di eroe e si impegna con tutto sé stesso per intraprendere la carriera di atleta ed essere quindi riconosciuto ed apprezzato. Quando viene colpito da una patologia che gli preclude ogni aspirazione, cade in depressione, anch’egli vittima della sua ombra. Sfortunatamente viene visitato dalla dott.ssa Kisugi (alias Fear Ghoul) che gli propone una cura sperimentale in grado di guarirlo in poco tempo. Il ragazzo accetta di buon grado e il giorno dopo si ritrova con una nuova capacità: quella di divorare i ricordi negativi delle persone, sotto forma di enormi ragni sul loro petto, in una suggestiva metafora del concetto freudiano di repressione. Il problema è che, divorando i ragni (rimorsi) che si annidano nell’intimo degli uomini, non solo non porta loro alcun beneficio ma al contrario amplifica la loro zona d’ombra e, quando Jonouchi se ne rende conto compare di nuovo Boogiepop che lo rapisce.

III. Aprirsi al mondo

La protagonista è Misuzu Udo, ragazza in apparenza spensierata e solare ma che nasconde un terribile segreto: la morte della sua amica d’infanzia soprannominata ‘Panulu’, che l’aveva introdotta a una specie di religione new age basata sull’amore incondizionato verso tutto il creato. Misuzu si radicalizza a tal punto in questa credenza da ereditare a sua volta il nome Panulu. Questo causa la reazione del fantasma della vera Panulu che la apostrofa a più riprese come bugiarda. Nell’anniversario della morte di Panulu, Misuzu torna sul luogo dove fu uccisa portandole come regalo un disco musicale intitolato Dio è morto, citazione da Così parlò Zarathustra in riferimento alla caduta dei valori che apre la strada al nichilismo. Stranamente, nel finale dell’episodio, Boogiepop si rifiuta di salvare Misuzu perché, a suo dire, è stato un tentativo pietoso di evolvere.

IV. Amare una ragazza pura

Il protagonista di questo episodio è Yoji Suganuma e la sua fuga dalla realtà fa quasi da contrappunto all’ossessiva ricerca della felicità da parte di Misuzu nell’episodio precedente. Frustrato sessualmente e incapace di intrattenere relazioni sane con ragazze vere, Yogi si crea una fidanzata fittizia nel mondo virtuale degli eroge. L’entrata in scena di una nuova impiegata sul suo posto di lavoro, verso la quale prova attrazione, sarà la causa scatenante di una grave forma di nevrosi che lo porterà a perdere completamente il senno. La storia si svolge al passato rispetto agli altri episodi e, quando nella cittadina appare il famigerato fascio di luce, questo causerà un blackout elettrico che cancellerà i progressi del videogioco di appuntamenti in un finale dagli effetti involontariamente tragicomici. Oltre a evidenziare la perdita di percezione tra reale e virtuale, l’autore mette l’accento sulla dipendenza dalla Type-S (dove S sta per slave), la sostanza rossa sintetizzata dalla Towa Corp. grazie alla quale Yogi acquista sicurezza di sé, trasformandosi da represso e introverso a spavaldo e aggressivo. La scelta del suo colore si rifà direttamente alla psicologia dei colori di Jung, che attribuisce all’energia del rosso un carattere di consapevolezza, risolutezza e schiettezza.

V. Interludio

Come suggerito dal titolo, l’episodio si presenta come l’intermezzo di una sinfonia, non si focalizza su un unico personaggio e non procede con fatti nuovi, piuttosto ricostruisce una serie di avvenimenti che chiariscono punti oscuri della trama e approfondisce il profilo del personaggio chiave di Toka Miyashita. La regia e il montaggio si discostano un po’ dagli altri episodi insistendo molto sullo scorrere del tempo, spostando avanti e indietro le lancette dell’orologio e ripetendo ciclicamente alcune scene. In particolare, quella in cui si fanno alcune rivelazioni illuminanti sulla Towa Corporation. La scena, frammentata lungo tutto l’episodio, riprende il dialogo tra l’agente segreto della Towa Snake Eye (un essere umano sintetico creato il laboratorio in seguito alle ricerche su Echos, che lavora sotto copertura come poliziotto di quartiere) e il suo collega. Qui per la prima volta si parla esplicitamente dell’organizzazione, prima in tono poco serio, come se fosse una specie di teoria del complotto nata sul web, poi come di una vera e propria società segreta tentacolare che spia tutti e governa il mondo.

VI. Onora la Madre

Episodio freudiano, incentrato su Shizue Wakasa e sull’isteria da conversione, un particolare disturbo psicologico causato da un evento traumatico a sfondo sessuale, in cui il paziente tende a “convertire” in disturbi somatici i problemi psichici rimossi dalla coscienza. La storia ci viene narrata indirettamente da sua madre che legge un diario segreto. Il problema di Shizue si manifesta con attacchi di nausea e conati di vomito, ma in seguito ad analisi cliniche non le viene riscontrato nulla a livello somatico. Quindi viene fatta visitare da uno psichiatra, che fatalmente risulta essere proprio la dott.ssa Kisugi (Fear Ghoul), la quale, attraverso l’interpretazione dei sogni, scoprirà la causa scatenante dello stato isterico. Il trauma risalirebbe a tempo addietro, quando Shizue, in seguito alla morte di suo padre, avrebbe assistito ad un rapporto sessuale tra sua madre e un altro uomo, il quale, trasformatosi in un mostro nelle fantasie di Shizue, sarebbe diventato un incubo ricorrente. A immedesimare gli spettatori nel vivo della puntata, una serie di macchie di Rorschach si susseguono a più riprese sullo schermo, quasi fossimo noi stessi nel bel mezzo di una seduta di psicanalisi. Il titolo a sfondo biblico che cita solo una parte del IV comandamento ci fornisce la chiave per interpretare il tema edipico di fondo.

VII. Non esiste desiderio che non si possa esaudire

I fratelli Sayoko e Mamoru Oikawa, del liceo Shinyo, sono i due protagonisti dell’episodio. La disintegrazione del loro nucleo familiare (dovuta al fallimentare progetto del Paisley Park e al successivo tracollo finanziario del padre) è la causa principale della psicosi di Mamoru, una particolare fissazione nell’individuare ed eliminare gli elementi inutili in qualsiasi contesto. Forse una sottesa metafora del concetto freudiano di rimozione, quel particolare meccanismo di difesa che allontanerebbe dalla coscienza desideri considerati inaccettabili dall’io. Cadendo in depressione, Mamoru rimuove la causa che ha sgretolato la sua famiglia e di conseguenza anche la sua psiche, invece di elaborare la sua nevrosi e superare il trauma, la veicola in modo distruttivo. I due fratelli hanno un fortissimo legame che li ha fatti evolvere come fossero un unico individuo: Mamoru, paziente della dott.ssa Kisugi, ha assunto il farmaco sperimentale della Towa, mentre Sayoko è stata colpita dal fascio di luce di Echos. Nell’epilogo vengono portati via da Boogiepop Phantom. Bisogna far notare come sia Mamoru a generare involontariamente il personaggio di Poom Poom, attraverso un ricordo d’infanzia in cui interpretava Il pifferaio di Hamelin alla recita scolastica, ricordo che viene utilizzato da Manaka come base per la sua creazione.

VIII. Il suo modo di vivere

Puntata topica che scioglie molti nodi dell’intreccio, è incentrata su Nagi Kirima che, sebbene non si possa definire vera e propria protagonista dell’anime, è sicuramente il personaggio che più si avvicina allo stereotipo di eroe. L’episodio è girato in maniera molto più convenzionale del solito, si sviluppa in modo del tutto lineare come una classica detective story e si riserva anche qualche scena d’azione. Sottotraccia la strana storia d’amore tra Nagi e Shinpei Kuroda, qui presente solo attraverso il suo fantasma, il giornalista Ichiro Kishida. Ci viene svelata l’origine e la natura di Boogiepop, di Manticore e di Echos, nonché la teoria dell’universo olografico, secondo la quale tutti noi vivremmo in una grande illusione, una specie di Velo di Maya schopenhaueriano dove principi fondamentali come spazio e tempo non esisterebbero. “Il suo modo di vivere” è riferito allo stile di Nagi Kirima ed alla sua solitaria crociata contro le anomalie della società, un percorso di ricerca di sé che si compie in solitudine, dove i fantasmi che si incontrano devono essere sconfitti solamente con le proprie forze. Interessante notare come questo episodio sia disseminato di citazioni di Seiichi Kirima, lo scrittore alter ego di Kadono, i cui romanzi pop nella finzione del Boogiepop-verse vengono ignorati dal grande pubblico mentre i suoi saggi di filosofia vanno a ruba, in una sorta di legge del contrappasso che rifletterebbe la frustrazione dello stesso Kadono, costretto a seguire i canoni del light novel imposti dai suoi editori per poter essere pubblicato.

IX. Scorre il tuo tempo

Il nono episodio comincia con un flashback, quello nel quale Kuroda da il farmaco sperimentale a Nagi per interrompere la sua evoluzione prima che questa la porti alla morte. Tornati al presente, i protagonisti di questo episodio sono tre, e il tema centrale è il doloroso passaggio dall’infanzia alla maturità, quel complicato periodo della vita che chiamiamo adolescenza. La prima vicenda riguarda Saki Yoshizawa, che era destinata sin da bambina a un futuro da pianista. Quando però la sua docente di musica le consiglia di cambiare corso perché ha le mani troppo piccole, le cade il mondo addosso, cede quindi all’illusione di Poom Poom e del mondo fittizio del Peisley Park. Tornata in sé, è talmente schiacciata dalle aspettative della famiglia che decide di togliersi la vita. La seconda protagonista è Akane Kojima. Il suo sogno è quello di diventare una scrittrice di fiabe per bambini, ma questo si infrange con la realtà del sistema scolastico giapponese, quando la sua professoressa decide che il suo percorso di studi universitari sarà ad indirizzo scientifico. Akane tenta quindi di dimenticare bruciando il racconto al quale aveva dedicato tutta se stessa: Poom Poom. Quando quest’ultimo le si materializza davanti, promettendole di restituirle la felicità e la spensieratezza che aveva da bambina, Akane accetta immediatamente. Il terzo protagonista è Yoshiki Tabata, ragazzo ingenuo e convinto di essere circondato da veri amici. Quando nella famigerata notte viene colpito dal fascio di luce di Echos, sviluppa la capacità di leggere il pensiero e inizia a constatare amaramente di essere sfruttato da tutti perché benestante. Affranto e demoralizzato, Yoshiki cede facilmente all’invito di Poom Poom che gli promette di farlo tornare bambino e di essergli amico per l’eternità. Essendo evoluto a causa del fascio di luce di Echos e nel finale viene rapito da Boogiepop.

X. Poom Poom

Poom Poom è un’anomalia temporale creata involontariamente dalle farfalle temporali. Questo particolare personaggio è la fusione due ricordi distinti: quello di Akane Kojima, che brucia il suo quaderno di fiabe, e quello della recita di Mamoru Oikawa che interpreta il Pifferaio di Hamelin. Dietro questa inquietante presenza si celerebbe il concetto psicoanalitico del lutto. Poom Poom, come il Pifferaio di Hamelin, si vendica degli adulti portando via il bambino che è in loro, come punizione per non aver rispettato i sogni e le promesse che avevano fatto a loro stessi. Nel finale Poom Poom viene convinto da Boogiepop a svanire, in quanto la sua esistenza è un paradosso, la sua missione non porta felicità alle persone, ma soltanto morte, come ad esempio Saki o il tentativo di Akane di gettarsi nel vuoto salvata all’ultimo momento da Nagi Kirima.

"…tutta la vita è cambiamento, perdita e morte, per questo il lutto si configura come l’accettazione del mistero della morte e una ricerca continua di risposte." C. G. Jung

XI. L’arcobaleno

L’undicesimo episodio tira le fila di tutte le puntate monografiche raccontate fin’ora e potrebbe essere considerato il vero finale di Boogiepop Phantom, in cui si fa una summa del Kadono pensiero. Anche la colonna sonora contribuisce a creare un’atmosfera diversa rispetto agli altri episodi, grazie all’inedito uso del pianoforte che accompagna la commovente storia di Manaka, con un motivo delicato e struggente.
La prima parte si concentra su Rie Takai, studentessa del liceo Hijiridani, ragazza perennemente insoddisfatta che non riesce a dare un senso alla sua vita. Fa parte della stessa comitiva di amici di Moto Tonamura e questa coincidenza con il I episodio rivela un parallelismo tra le due studentesse, oltre alla circolarità dell’anime, dove passato e presente si confondono.
Nella seconda parte il racconto si focalizza su Manaka Kisaragi, la ragazza delle farfalle, personaggio ricorrente che in qualche modo fa capolino in tutte le puntate. Considerata posseduta da un demone sin da piccola per via dei suoi poteri paranormali, ha vissuto da reclusa fino alla morte della sua nonna/carceriera, e riesce a esprimersi solo attraverso l'idioma tautologico degli infanti, la glossolalia. Le farfalle temporali le consentono di rievocare fatti avvenuti nel passato e di assimilarne il contenuto. Secondo le credenze popolari nipponiche le farfalle trasportano le anime dei morti, inoltre seguire una farfalla aiuterebbe a svelare i misteri (non a caso Manaka dispensa visioni ai vari personaggi che si avvicendano nell’intero arco dell’anime). È quindi Manaka a dar vita a Poom Poom, l’anomalia che parla al suo posto e che fa la sua volontà, difatti è un bambino come lei e come lei vuole giocare con altri bambini, e per farlo intrappola vari studenti nel loro passato. Per fermare questa follia interviene Boogiepop, per il quale Manaka è inconsapevolmente un nemico del mondo. A un certo punto compare Echos, in una specie di visione divina, che prendendola per mano le fa completare lo scopo al quale era destinata: ridistribuire i ricordi agli abitanti della città in modo da fargli elaborare le loro psicosi e sconfiggere così i fantasmi del passato (come accade a Rie nel finale). L’intera città accetta e supera il proprio passato, e si evolve assieme alla sua skyline in una suggestiva sequenza di massa. Quando Echos conduce la stessa Manaka presso sua madre (colpita da amnesia durante il parto a causa di una grave febbre), anche lei compie il suo personale percorso di individuazione, per poi scomparire in un fascio di luce, proprio come Echos nella sequenza d’apertura. La strana aurora scompare dal cielo e il giorno successivo nella cittadina risplende un bellissimo arcobaleno. Under the gravity’s rainbow cita evidentemente il famoso romanzo di fantascienza Gravity’s Rainbow di Thomas Pynchon. Del resto le analogie tra quest’ultimo e Boogiepop Phantom si sprecano: l’idea di mettere in risonanza l’oscillazione tra destino e libero arbitrio; la trama circolare; l’introduzione della casualità nella fisica attraverso lo sviluppo della meccanica quantistica, rompendo così l’assunzione di un universo deterministico (l’universo olografico citato da Kishida nell’episodio VIII è una teoria nata dalla meccanica quantistica).

XII. Con il sonno tutto svanisce

L’ultimo episodio dell’anime si svolge qualche tempo dopo gli eventi accaduti precedentemente e riafferma il tema centrale di tutto l’anime: la crescita individuale. In un flashback l’autore mostra la natura di Boogiepop e lo scopo della sua esistenza: prendersi cura dei ragazzi evoluti rapiti. Questi, rinchiusi nei bozzoli, sognano finché il resto dell’umanità non avrà raggiunto il loro stesso stadio evolutivo, con un ulteriore rimando all’idea di inconscio collettivo di Jung: una rete che unisce tutte le coscienze degli abitanti. Paradigmatica la scena del Theremin (strumento musicale elettronico che non prevede il contatto fisico dell’esecutore con lo strumento e si basa su oscillatori che agiscono in isofrequenza al di fuori dello spettro udibile). Boogiepop posiziona il Theremin in un tunnel, sotto i bozzoli dei ragazzi rapiti, e la melodia suonata è Die Meistersinger von Nürnberg. Questa scena concentra in pochi attimi la summa dell’intera opera di Kadono: la scelta del theremin, uno strumento che utilizza oscillatori di frequenza, rievoca tutta il pensiero dell’autore sulle teorie quantistiche. Die Meistersinger von Nürnberg simboleggia la coesione della razza umana, quindi l’inconscio collettivo di Jung; i contenuti dell’opera wagneriana legate alla filosofia di Arthur Schopenhauer, sulla musica come arte suprema che permette di fuggire dai mali del mondo (un po come fa Boogiepop con i ragazzi rapiti, proteggendoli dall’organizzazione Towa che vuole controllare il processo evolutivo dell’intera razza umana, rendendo tutti degli omologhi). La fotografia dell’episodio differisce radicalmente dal resto della serie, con il filtro opaco ai margini dello schermo ormai scomparso e i colori vividi e brillanti, in effetti sembra di vedere un altro anime.

Il fantasma del passato

Come altri titoli cult dell’epoca (fra i quali ricordiamo Serial experiments: lain, Haibane renmei, Kino no tabi, Paranoia Agent), anche Boogiepop Phantom risulta difficile da incasellare in un’etichetta ben precisa. Pur rientrando a pieno titolo nel genere horror, nei vari episodi dell'anime non è difficile imbattersi in discorsi intellettuali che ruotano intorno alle suggestioni filtrate da Kadono, un esercizio di stile dalla forte carica simbolica che spazia dalla fantascienza alla filosofia, dalla psicanalisi all’etnologia, fino a toccare la musica romantica e l’opera d’arte totale di Wagner. Nel cercare una tematica principale lo si potrebbe definire una riflessione sul cambiamento e sulla crescita individuale, partendo dal rapporto degli individui con il proprio passato. Le varie psicosi che affliggono i personaggi sono causate da vecchi traumi, che causano loro depressione e autolesionismo.

Secondo Kadono, gli esseri umani filtrerebbero, per loro natura, le esperienze pregresse, portandosi dietro una zavorra che impedirebbe loro di completare in pienezza il proprio percorso di vita. Nell’anime i fantasmi del passato obnubilano gli occhi e le menti dei personaggi impedendo loro di percepire lucidamente la realtà (concetto espresso visivamente dal filtro opaco ai margini dello schermo). Un’efficace metafora del Velo di Maya teorizzato da Arthur Schopenhauer: questo velo (metafisico e illusorio), separa gli individui dalla percezione della realtà (se non sfocata e alterata) e quindi dalla vera conoscenza, impedendo loro di raggiungere la liberazione spirituale e imbrigliandoli nel samsara, il ciclo perenne di morte e rinascita (un idea non dissimile da quella alla base del mito della caverna di Platone, dove l’uomo è presentato come un individuo incatenato all’interno di una grotta sin dalla nascita). Quando se ne libererà, la sua anima si risveglierà dal letargo conoscitivo e potrà contemplare finalmente la vera essenza della realtà. Questa tesi viene esemplificata nell’episodio VIII quando Kishida/Kuroda spiega a Nagi Kirima la teoria dell’universo olografico.

La struttura frammentata della trama di Boogiepop Phantom non presenta dei personaggi canonici (protagonista, antagonista, comprimari, etc.), quanto piuttosto una coralità di canti e controcanti, ognuno dei quali con una propria peculiarità (o una propria patologia neurologica). Tuttavia alcuni attori di questo spaesante dramma metropolitano emergono dall’anonimato: Toka Miyashita (che presta il volto a Boogiepop), Nagi Kirima (fra gli speciali è colei che incarna l’eroina/investigatrice) e Manaka Kisaragi (personaggio dai risvolti sofferti e dolorosi che sarà coinvolto in tutte le puntate). La stessa cittadina riveste in qualche modo il ruolo di personaggio, con la sua presenza immanente e il suo sviluppo urbanistico parallelo all’evoluzione dei protagonisti (come sottolinea Nagi Kirima nella puntata VIII a proposito dello skyline della città). Ci sono inoltre alcuni elementi cardine su cui ruotano tutte le vicende, più che di personaggi veri e propri si tratta di tre entità nebulose, deus ex machina privi di contorni netti la cui presenza permea l’intero arco delle puntate: Boogiepop, Echos e la corporazione Towa.

Il termine Boogiepop deriva probabilmente da “boogie man” (l’uomo nero, o l’orco delle nostre fiabe) che rapisce i bambini, così come la leggenda metropolitana vede Boogiepop rapire gli studenti di liceo. La sua comparsa risale alla prima novel (Boogiepop and Others), quando il protagonista di questa, Keijii Takeda, capisce che la sua ragazza, Toka Miyashita, e il fantasma di Boogiepop condividono lo stesso corpo. Inizialmente si pensa a un disturbo dissociativo dell’identità, poi si propende per una sindrome maniaco-depressiva, un particolare disturbo psicologico che viene definito trickster, come la figura descritta da Jung nella sua teoria degli archetipi (manifestazioni dell’inconscio collettivo). In un flashback del V episodio, Toka afferma che la sua doppia personalità è dovuta allo spirito di una volpe che si impossessa del suo corpo, un Kitsunetsuki. L’archetipo del trickster è comune al folklore e alla religione di molte culture, dalla mitologia greca (attribuito a Hermes, il messaggero degli dei) a quella nipponica (la volpe, kitsune, appunto). Figura ambigua e liminale, il suo ruolo può variare da entità buona a malvagia e può incarnare il distruttore o il messaggero divino (da qui lo yin e lo yang sul suo mantello). Gli archetipi emergerebbero dall’inconscio collettivo come una sorta di autodifesa in caso di pericolo, una sorta di istinto di sopravvivenza dell’umanità. Il motivo fischiettato da Boogiepop ogni qualvolta entra in scena è quello dell’opera Die Meistersinger von Nürnberg (I maestri cantori di Norimberga) di Richard Wagner, opera influenzata dalla filosofia di Arthur Schopenhauer.

Malgrado sia presente solo in paio di fugaci scene dell’anime, particolarmente emblematica risulta la figura salvifica di Echos. Definito come una specie di alieno venuto dallo spazio per conto di una Grande Coscienza e mandato sulla Terra per mettere alla prova l’umanità, condotto al martirio come cavia da laboratorio dalla Towa Corporation (in una moderna iconografia del crocifisso ai limiti del blasfemo), questo super-personaggio finisce per assumere una valenza cristologica e messianica, quasi un moderno Zarathustra nietzschiano sceso dalla montagna per testare quanti uomini siano pronti a evolvere in superuomini.

Nella letteratura cyberpunk di William Gibson, le zaibatsu sono mega aziende che controllano l'economia globale e sono al di sopra di ogni governo mondiale. Retaggio di questa tradizione distopica, in Boogiepop Phantom la zaibatsu è rappresentata dalla Towa Corporation, vera eminenza grigia che controlla tutto e tutti. Di questa misteriosa organizzazione non viene rivelato quasi niente, viene solo evocata dagli unici affiliati che recitano un ruolo ben preciso nelle vicende dell’anime: sono gli agenti sintetici creati in laboratorio che vivono sotto copertura come poliziotti di quartiere e hanno l’ordine di eliminare tutti gli speciali che gli capitano a tiro. Le uniche informazioni in loro possesso riguardano lo scopo dell’organizzazione: ovvero il controllo sul processo evolutivo della razza umana (in giapponese towa si può tradurre come eternità, immortalità, tempo infinito). Il caso più significativo riguarda gli esperimenti su Echos, l’individuo evoluto che la Towa decide di clonare per poi creare in serie un proprio esercito di uomini sintetici. Il risultato però è l’aberrante creatura Manticore, dal nome del famoso mostro mitologico con il viso di una bellissima donna ed il corpo di una belva mangiatrice di uomini.

Dal punto di vista tecnico/artistico, lo staff messo in piedi dalla Madhouse annovera nomi di primo livello, a cominciare da Sadayuki Murai (Perfect Blue, Millennium Actress, Kino no tabi, Mushishi, Durarara!!) e il risultato è considerevole. La messa in scena, a dispetto della patina vintage accumulatasi nel corso di vent’anni, in realtà si rivela molto sofisticata, attenta all’uso psicologico dei colori, risulta funzionale alla greve inquietudine delle scene notturne. Il primo aspetto che salta agli occhi è proprio la fotografia dai toni scuri e quasi monocromatici, con inquadrature insolite e distorsioni grandangolari, mentre un filtro opaco sfoca i margini dello schermo infondendo un senso di oppressione e claustrofobia. Luci al neon, vicoli bui, sotterranei, corridoi desolati, inferriate corrose dalla ruggine e incroci brulicanti di folla anonima, fanno da sfondo alienante alle vicende e ci immergono in un mondo allucinato e ci fanno rivivere gli incubi a occhi aperti e le ossessioni dei protagonisti. Allo stesso scopo, il character design di Kouji Ogata (che ha curato anche il manga) ha un’espressività severa e corrucciata quando non è velato da una cappa di malinconia. Sporadicamente appaiono brevi fotogrammi 'live' ipersaturati e altri espedienti che spezzano l’omogeneità fotografica, in linea con gli schizofrenici tagli di montaggio, il ritmo che passa da momenti di stasi estenuante a scene gore dai toni disturbanti, e la cronologia frammentata della storia. La densa sceneggiatura risente inoltre dell’estrazione letteraria originale e dispensa citazioni del fantomatico scrittore Seichi Kirima (alter ego di Kadono) nelle criptiche didascalie che inframmezzano i capitoli.

Il senso di incontrollabile angoscia è reso ancor più dallo splendido commento musicale tecno/industrial, che riveste un peso importante nell’economia del racconto. La colonna sonora, composta da Yota Tsuruoka, alterna il tocco gelido dei beats elettronici ai riverberi cavernosi che sembrano provenire da un’altra dimensione, donando alle scene un approccio schizoide e un alto grado di tensione. Sonorità distorte, malate che unite al particolare comparto grafico, vanno ad aggiungere quegli ingredienti che Kadono non ha potuto infondere alle sue light novel. Come sigla di apertura ci viene proposto un delizioso pezzo soul del cantante poli-strumentista Shikao Suga, dal titolo Yuudachi (Afternoon Shower), un brano dal sound anni ‘70 con un sottotesto romantico che ai primi ascolti potrebbe risultare fuori luogo rispetto alla storia, ma è così piacevole che si finisce per amarlo a prescindere. A chiudere, la galoppante traccia rock dal titolo Mirai Seiki Maruhi Club (Next Century Top-Secret Club) della cantante Kyoko, in cui gli energici riffs delle chitarre elettriche sono contaminati da una vivace sezione fiati, fa calare il sipario sui fotogrammi che ripercorrono le scene clou della puntata. C'è spazio anche per la maestosità sinfonica de I Maestri cantori nelle clip che annunciano il capitolo successivo.

In Italia Boogiepop Phantom è stato distribuito due volte in edizione homevideo da Dynit. La prima, in quattro dvd singoli, ognuno dei quali con una serie di contenuti extra (fra cui gallerie di disegni, profili dei personaggi, varianti delle sigle, trailers etc.) al prezzo di 6,49€. La seconda, in un box di tre dvd a 9,99€, si presenta con una discreto packaging, una cartolina, ma priva del benché minimo contenuto extra. Entrambe le edizioni condividono il formato del file video (mpeg-2, dimensione schermo 4:3), l’audio Dolby Digital 5.1, i sottotitoli e il doppiaggio in italiano. Le voci italiane sono affidate a: Letizia Scifoni (Moto Tonamura), Davide Perino (Hisashi Jonouchi), Ilaria Latini (Misuzu 'Panulu' Udo), Domitilla D'Amico (Yasuko Suzuki), Francesca Manicone (Yoko Sasaoka), Monica Vulcano (Megumi Toyama), Perla Liberatori (Nagi Kirima), Valentina Mari (Toka Miyashita), Massimiliano Manfredi (Shinpei Kuroda/Kishida), Davide Chevalier (Masami Saotome), Laura Latini (Minako Yurihara), Pinella Dragani (Makiko Kisugi), Gemma Donati (Manaka Kisaragi), Angelo Nicotra (Agente Morita), Massimo De Ambrosis (Agente Yamamoto), Irene Di Valmo (Kazuko Suema), Germana Savo (Sayoko Oikawa), Corrado Conforti (Mamoru Oikawa), Laura Lenghi (Akane Kojima), Letizia Ciampa (Saki Yoshizawa), Marco Baroni (Yoshiki), Tiziana Avarista (Mayumi Kisaragi), Francesco Bulckaen (Echos), Miranda Bonansea (Miyu Kisaragi).

Oltre a narrarci una storia emozionante, carica di suspense, mistero, e colpi di scena, Boogiepop Phantom è una serie fortemente caratterizzata dal pensiero del suo autore (le sue paure, le sue disquisizioni filosofiche, i suoi conflitti interiori, i suoi complessi) il tutto condensato in uno scenario fantascientifico. Si tratta di un titolo dal fascino cupo, morboso e visionario, di non immediata lettura per la sua struttura complessa e per alcuni passaggi particolarmente cerebrali, ma che può avvincere con il suo torbido esistenzialismo e con la sua atmosfera pesante come un cielo plumbeo carico di malefici presagi.


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Focasaggia

Episodi visti: 12/12 --- Voto 8,5
«Boogiepop Phantom» è un anime a cura dello studio Madhouse che saprà coinvolgere e stupire lo spettatore travolgendolo dalle sensazioni, dalle emozioni, di cui è pregna l'opera.

La storia ruota intorno al misterioso personaggio di Boogiepop, creduto da tutti una divinità della morte, tanto che si dice che "se dovessi incontrarlo sarà la tua morte". In effetti tale figura onnisciente, fredda nell'agire, con un caratteristico filo che esce dalla mano destra e con cui riesce a distruggere l'avversario, spaventa chiunque e chiunque fugge nel vederlo, contro di lui non si ha scampo. Per quanto la sua figura sia leggendaria, il suo agire sarà presto chiaro confrontandosi con le varie anomalie createsi tempo addietro. Oltre a questa entità si interesseranno alle anomalie anche una misteriosa organizzazione e una ragazza che sembra avere delle abilità fuori dal comune.

Lo spettatore avrà un senso di disorientamento, ma è normale considerando che mentre da un lato Boogiepop agirà avendo piena conoscenza dei fatti accaduti dall'altro gli eventi trascorsi verranno svelati solo attraverso piccoli flashback e a quanto narrano i protagonisti in seguito. Per comprendere bene il tutto occorre fare attenzione. Il fulcro del tutto sono proprio le anomalie, possono considerarsi come una minaccia per l'umanità intera o un'evoluzione del genere umano, quindi un qualcosa di inevitabile e benefico. Le anomalie sono dotate tutte di abilità, di poteri veri e propri, il tutto diventa realistico in quanto non sapranno come utilizzare tale potere, sprecandolo o facendo del male spesso involontariamente. I soggetti coinvolti in questa evoluzione sono tutti ragazzi che vivevano una vita normale, quindi la domanda è il come comportarsi con loro: ucciderli, crescerli educandoli nell'uso delle proprie abilità, togliergli quelle abilità speciali, le soluzioni da adottare sono tante e i vari protagonisti hanno idee diverse a tal proposito.
Angoscia, questo viene trasmesso dalla visione accentuata dai disegni volutamente oscuri, lo spettatore verrà il senso di angoscia che traspare da ogni episodio, dalle varie vittime, protagonisti di ogni episodio, sentirà i loro pensieri, comprenderà il loro agire e per questo si stupirà nel vedere cosa gli accadrà, avendo un potere e partendo anche da buoni propositi nel volerlo utilizzare, se non conosci bene quel poterei risultati potrebbero non essere quanto si è sperato.

Fra i personaggi da segnalare Nagi Kirima prorompente personaggio femminile e Manaka Kisaragi la cui storia molto originale saprà intrigare forse anche più delle altre, gli altri personaggi sono davvero tutti ben caratterizzati, ogni episodio sembra concatenato al successivo, ogni personaggio a cui viene dato il giusto risalto sembra necessario all'opera complessiva, nulla è dato al caso.

Le musiche sono coinvolgenti, riuscendo ad ampliare la tensione, diventando palpabile, la opening "Evening Shower" di Suga Shigeo è tranquilla mentre la ending, la tremenda "Future Century Secret Club" entrerà nella testa dello spettatore. Le animazioni sono veramente buone, considerando anche la data di uscita, essendo a cura della Madhouse, sinonimo di qualità.

Da segnalare la presenza di diverse scene tipiche del genere horror, violente, non è un anime per tutti i gusti.

Per il doppiaggio italiano da segnalare le ottime interpretazioni di Valentina Mari (fra i tanti ruoli quello Natalie Portman e di Rei Ayanami di Evangelion) e Perla Liberatori nei ruoli principali mentre fra i secondari troviamo fra i tanti un buon Davide Perino (doppiatore principale di Jesse Eisenberg e Elijah Wood). In quello originale da segnalare Kaori Shimizu (Lain).

In definitiva un anime da seguire con la dovuta attenzione, complicato all'inizio ma veramente completo e ben fatto, intrigante e introspettivo, con tinte horror e thriller da consigliare vivamente a chi apprezza il genere.


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Nagisa98

Episodi visti: 12/12 --- Voto 8,5
“Boogiepop wa Warawanai: Boogiepop Phantom” è una serie di dodici episodi realizzata nel 2000 dallo studio Madhouse. L’anime è ispirato a una serie di light novel scritte dai Kouhei Kadono e illustrate da Kouji Ougata, e presenta una storia originale che si configura come sequel degli eventi narrati nel primo volume dei romanzi.

L’opera si svolge cinque anni dopo una serie di omicidi ancora irrisolti: in seguito all’apparizione di una misteriosa colonna di luce, in una cittadina del Giappone cominciano a scomparire degli studenti. Secondo una leggenda metropolitana, il responsabile sarebbe un Dio della Morte meglio conosciuto col nome di Boogiepop.

Allo spettatore che ha appena terminato quest’anime appare ben chiaro che, per poter aver un quadro completo della situazione, è indispensabile essere al corrente dei fatti narrati nella novel. La storia presentata in “Boogiepop Phantom”, infatti, non solo è complessa e di difficile comprensione se non si presta la massima attenzione a ciò che avviene sullo schermo, ma contiene anche alcuni rimandi a personaggi ed eventi di cui non verrà mai fornita l’esatta origine o spiegazione.

Tuttavia, accanto a una trama orizzontale ricca di incognite, l’anime ci offre una solida trama verticale che ne rappresenta il vero fulcro e punto di forza. La serie, infatti, si compone di episodi autoconclusivi legati sapientemente gli uni agli altri e sempre riconducibili alla storia principale: protagonisti di ogni puntata saranno una miriade di personaggi diversi, quasi tutti possessori di misteriosi poteri. Ed è proprio nella caratterizzazione di questo folto cast che l’opera mostra le sue carte vincenti: “Boogiepop Phantom” è infatti un horror psicologico dalle tinte cupe e angoscianti, capace di raccontare le vicende più disparate e affrontare temi di un certo spessore. La serie, in particolare, si concentra sul cambiamento e su quanto sia difficile accettare il mondo che si trasforma davanti ai nostri occhi: operazioni, queste, che sfociano spesso in un tentativo di fuga della realtà, il quale assume le forme più variegate. Abbiamo, ad esempio, chi è alla ricerca di una figura femminile da possedere come nelle visual novel, chi ha deciso di rassegnarsi e accogliere la crudele bellezza del mondo, chi invece trova rifugio nei ricordi della propria infanzia. A supporto di quest’ultima soluzione, l’anime introdurrà inoltre una figura tanto affascinante quanto inquietante: il piccolo Poom Poom, una sorta di Pifferaio Magico che prende con sé chi desidera rimanere ancorato alle tenere illusioni del proprio passato.

Altro punto di forza dell’anime è rappresentato dalla direzione di Takashi Watanabe, in grado di creare un’atmosfera buia e disturbante grazie a studiatissime scelte di regia e soprattutto a un comparto tecnico curato nei minimi dettagli. La ristretta palette di colori utilizzata, dalle tinte fredde e oscure, si affianca così a una fotografia che offusca le già tenebrose scene con la tecnica della vignettatura; una colonna sonora sperimentale che si rifà a generi diversi si accompagna a un sonoro maestoso che fa largo uso di riverberi e distorsioni. Anche le sigle risultano perfettamente adatte al contesto, così come il character design ispirato all’originale di Ougata; un peccato, però, che disegni e animazioni presentino una qualità inferiore agli standard a cui ci ha abituato lo studio Madhouse.

In conclusione, “Boogiepop Phantom” è un’opera profonda e impegnativa in cui l’ottimo comparto tecnico e la straordinaria introspezione psicologica si uniscono per creare un’intrigante atmosfera dalle tinte oscure e angoscianti. L’unica pecca sarebbe in questo caso rappresentata dalla trama che lascia alcuni punti in sospeso, a cui in realtà si potrebbe rimediare leggendo la light novel o, più semplicemente, dando un’occhiata all’anime trasmesso nell’inverno del 2019. Voto: 8 e mezzo.


 1
Ataru Moroboshii

Episodi visti: 12/12 --- Voto 9
"Boogiepop" nasce come una serie di light novel dark molto famose in Giappone, ed ha ispirato per temi o per tipo di narrazione altre famose novels degli anni 2000 quali "Kara No Kyoukai" e "Durarara!". nel 2000 Da Boogiepop oltre ad essere stati tratti, manga e film live action è stato tratto questo "Boogiepop Phantom": un sequel ideale delle novel fino ad allora pubblicate, in particolare l'anime si basa sugli eventi raccontati nella prima novel ed in "Boogiepop at the Down" e richiede una conoscenza di queste per essere compreso a fondo. Vista la fama di "Boogiepop" in Giappone, i produttori dell'anime hanno infatti pensato fossero necessari all'interno dell'anime, solo dei cenni riguardo ai racconti precedenti, cosa che ha ovviamente penalizzato gli spettatori occidentali per cui "Boogiepop Phantom" è risultato parecchio ostico. Una pezza è arrivata solo nel 2019 con la pubblicazione dell'anime che traspone le prime cinque novel: un prodotto non di alta qualità ma che permette finalmente di apprezzare il vecchio anime per come era stato pensato.

"Boogiepop Phantom" è un horror psicologico ad episodi autoconclusivi. Ogni episodio presenta un diverso protagonista che sviluppa delle capacità paranormali a partire da uno strano fenomeno elettromagnetico comparso con una misteriosa colonna di luce che si è stagliata verso il cielo una notte. Attorno ad essi si muovono in posizione secondaria i personaggi della serie originale: la creatura trascendentale Boogiepop, la sua portatrice Touka, l'uomo artificiale Manticore e Kirima Nagi: la wannabe Batman della situazione. Ad essi si aggiungono dei personaggi presenti solo nell'anime fra cui spicca Boogiepop Phantom, una misteriosa copia del Boogiepop originale.
Ognui protagonista ed il suo episodio, si incrociano con quelli degli altri formando la storia principale in uno dei migliori esempi di narrazione disgiunta che mi sia capitato di vedere.

Se le novel originali parlavano principalmente della società umana che cerca l'omologazione in maniera forzata, qui si aggiungono altri temi che turbano nono solo i protagonisti adolescenti, ma anche lo spettatore. I personaggi sono infatti realizzati in modo molto convincente trasmettendo facilmente ansia, ossessione, senso di vuoto, malinconia. Non è forse un caso che il ruolo predominante nella sceneggiatura sia ricoperto dalla stessa penna che ha scritto "Perfect Blue".
Particolarmente pregievole è il metodo con cui alcuni aspetti grotteschi e poco credibili dell'opera originale vengono magnificamente trasposti rendendo per l'economia di un horror, plausibile ciò che plausibile non è. Mi riferisco all'eccellente episodio 5 in cui viene introdotta l'organizzazione Towa.

Se la sceneggiatura è senz'ombra di dubbio buona, la regia non è da meno. L'atmosfera assieme opprimente e morbosamente affascinante presente in quest'anime è probabilmente influenzata dal quasi contemporaneo "Serial Experiments Lain" di cui "Boogiepop Phantom" segue molte volte la scia. Ciò non da meno, replicare certe atmosfere ed adattarle ad un anime completamente diverso non è cosa da tutti i giorni.

L'unica pecca di quest'anime è il budget chiaramente basso con animazioni che molto spesso sono ridotte all'osso, ma fortunatamente non si fa mai economia nelle scene che davvero servono.
Di pregio invece sono la colonna sonora e le canzoni di opening ed ending che risultano più che calzanti per questo Horror psicologico.

Consiglio senza dubbio di vedere quest'anime previa lettura delle prime cinque novel oppure dopo la visione del più recente anime "Boogiepop and the Others", per diminuire il senso di frustrazione e mancanza di contesto che potrebbe altrimenti dare una trama intricata in cui si danno per scontate certe informazioni: Benchè la trama sia comprensibile anche senza integrazioni, non lo è purtroppo l'universo narrativo, e ciò sarebbe un vero peccato.


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scarlet nabi

Episodi visti: 12/12 --- Voto 7
Ho appena finito "Boogiepop Phantom", un anime culto degli ultimi anni. Ho visto la versione doppiata in spagnolo e devo dire che è stata un'esperienza piuttosto strana! Non voglio svelare la trama, che molti già conosceranno, perché si tratta di una sorta di giallo psicologico a tinte sovrannaturali. I misteriosi omicidi di cinque anni prima si ripetono e una leggenda metropolitana li attribuisce a un Dio della morte chiamato Boogiepop. La realtà è ben più complessa e la storia si fa complicata. Forse troppo. Vengono tirati in ballo persino i campi quantici che avrebbero creato una distorsione tra presente e passato... ma non posso dire altro. Aggiungerò solo che la cittadina in cui si svolgono i fatti ha qualcosa di Derry, la fittizia comunità del Maine in cui è ambientato "IT" di Stephen King. È evidente che, più che temere gli spiriti, i protagonisti devono fronteggiare i loro demoni privati. Per questo alcuni YouTuber hanno paragonato la serie a "Ghost Hound". Io però ho trovato quest'ultima nettamente superiore.
Un elemento che mi è piaciuto in "Boogiepop Phantom" è il colore, sempre sui toni del seppia come se la luce fosse sempre al tramonto. Per i disegni invece il giudizio non è pieno: li ho trovati infatti un po' "retrò" e un po' spigolosi (qualcosa di simile a "Neon Genesis Evangelion") se non per l'eccentrico e fantastico costume di Boogiepop, degno senz'altro di un cosplay! Il tema del bambino-pifferaio non è niente di originale e mi ha ricordato una parte dell'anime di Sailor Moon" (mi pare fosse la quarta stagione), mentre è molto interessante la figura della ragazza-eco con le sue farfalle, e sicuramente meriterebbe un approfondimento.
Non mi sono piaciuti gli stacchi di scena con l'indicazione del luogo in stile "Law & Order".
Ogni episodio è dedicato a un personaggio particolare, per cui la serie risulta un insieme di storie unite da una struttura comune.


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Kida_10

Episodi visti: 12/12 --- Voto 6
"Boogiepop Phantom" è una serie composta da dodici episodi di durata canonica, prodotta da Madhouse nel 2000, tratta dall'omonima light novel scritta da Kōhei Kadono e diretta da Takashi Watanabe.

La storia è ambientata in una piccola città, dove in seguito a diversi casi di sparizione si è generata una leggenda riguardante uno spaventoso dio della morte, chiamato Boogiepop.
La serie parte alla grande, proponendo una trama contorta, complessa ed intrigante, ma finisce col perdersi lungo la breve strada che porta alla sua conclusione. Ogni episodio è praticamente una storia a sé stante, collegata alle altre da un filo conduttore molto sottile, e che solo verso le ultime puntate può essere individuato. L'opera sembra voler appositamente creare scompiglio nella mente delle spettatore, e, in questo senso, il risultato è assicurato grazie ad una sceneggiatura estremamente complessa e non lineare ed ad una regia di alto livello. Anche il comparto tecnico si comporta magnificamente, in particolare quello sonoro, che non manca di ricreare delle atmosfere altamente disturbanti e ricche di suspense e mistero. Graficamente, purtroppo, non è stato svolto un grande lavoro, animazioni appena sufficienti, design dei personaggi nella norma, fondali scarsamente dettagliati; si salvano i giochi di luce decisamente interessanti e suggestivi.

Sin da una prima occhiata, è impossibile non accostare e comparare, almeno in parte, "Boogiepop Phantom" a "Serial Experiments Lain", opera ben più nota prodotta un paio d'anni prima. La somiglianza fra i due prodotti è incontestabile, sia per quanto riguarda la tipologia che per le scelte puramente tecniche. Ciò che li differenzia, invece, e che rende "Boogiepop Phantom" tre spanne sotto il suo "predecessore", sono le tematiche trattate, per essere più precisi la loro profondità. Se "Lain" era rimasto concentrato per tutta la sua durata in un'unica direzione, "Boogiepop" vuole strafare, proponendo un'eccessiva quantità di riflessioni e ragionamenti che spaziano su vari fronti, e che per ragioni di tempo non possono però essere analizzati come sicuramente meriterebbero. Tante carne al fuoco per nulla.

In conclusione, "Boogiepop Phantom" è un'opera estremamente complessa, pesante e a tratti un po' noiosa. Consigliata la visione solamente se amate il genere sperimentale, gli anime criptici e difficili da interpretare, e comunque non vi troverete di fronte ad un capolavoro. In caso contrario sconsiglio vivamente la visione.


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AkiraSakura

Episodi visti: 12/12 --- Voto 9
Oscuri frammenti di sanguinosi trascorsi emergono da un nebbioso mare di alienazione. Il sapore acerbo della propria inutilità di falliti da disagio latente diventa uno strepito disturbante; ed ecco che il mero vivere assume i connotati di una ripugnante malattia dalle suggestioni lancinanti, paragonabili al miasma di un cadavere in putrefazione. Dalle percezioni distorte di un essere tormentato da quel vuoto profondo che anima il triste balletto dell'esistenza, emerge la coscienza dell'insensatezza della propria condizione: è una donna in nero dallo sguardo truce, penetrante, in grado di sondare nelle profondità dell'animo umano tutte le possibili sfumature del terrore e della follia. Boogiepop cammina lentemente, col volto afflitto, portandosi sulle spalle un'indescrivibile solitudine, l'incomunicabilità assoluta; e biechi frammenti di sguardi, ghigni malefici, sangue, fallimenti, depressione, buio, caos si riuniscono nell'atmosfera circostante, alimentando una scarica elettrica che buca il cielo scuro come la pece, emanando spirali acustiche che in cerchio muovono strazianti, acerbe melodie.

Sono prospettive dalle molteplici inclinazioni, quelle di "Boogiepop Phantom", lynchiano incubo ad occhi aperti dallo sperimentalismo paragonabile a quello dell'allucinato e sublime "serial experiments lain", con il quale condivide altresì il cupo tenore delle atmosfere e la marcata durezza nelle modalità di erogazione dei suoi inquietanti moniti. Prospettive che corrispondono tra loro dando adito ad una fosca poesia dai toni horrorifici, che sfocia in una macabra festa di esistenzialismo e tormento interiore che getta uno sguardo spietato verso la gioventù giapponese della sua epoca, trasponendone in animazione le ansie e le paure con maestosa ed elegante irregolarità; "Boogiepop Phantom" è il tormentoso grido di un'intera generazione, che rieccheggia in immensi spazi vuoti raggiungendo vette inaccessibili, strazianti, angosciose; un'esplosione di commistioni che immancabilmente sfociano in catartici picchi di puro teenage angst novantino, trasudando un'indelebile carisma pregno di un'atavico fascino maledetto.

E' come un cammino oscuro nel labirinto della mente umana, quello percorso dai giovani che non vogliono crescere, che non vogliono sporcarsi con le inezie e le malignità del mondo adulto; essi venderanno l'anima al misterioso Poom Poom in cambio del definitivo congelamento nell'infanzia, che annullerà definitivamente l'incombenza dell'inevitabile perdita dell'innocenza. Ma è impossibile sfiggire dalla realtà, e, come una reazione meccanica, anche quell'illusorio Peter Pan nato nei meandri più reconditi dell'inconscio verrà giustiziato dall'ineffabile coscienza del mutamento che distrugge ogni tendenza alla stasi, Boogiepop, quell'ombra che emerge dall'oscurità per contemplare la miseria umana dall'abisso del non-essere.

E poi, per concludere, una marcata ricercatezza nel design, nelle scelte registiche, nei tetri colori e negli strazianti suoni - come non citare le splendide sigle di apertura e di chiusura, capaci di trasportare immediatamente lo spettatore nell'insano mood della serie -, coronano nel più opportuno dei modi una tormenta in grado di tendere progressivamente da quell'oscura confusione densa di ombre che caratterizza la mancanza di armonia nella totalità del proprio essere alla gaiezza finale del cielo limpido: il definitivo passaggio all'età adulta, l'accettazione ultima della realtà e dei suoi inevitabili compromessi.


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kaiji94

Episodi visti: 12/12 --- Voto 8
"Boogiepop Phantom" è un anime horror prodotto dal noto studio Madhouse. Tratto da una serie di light novel scritte e disegnate da Kouhei Kadono e Kouji Ogata, ha goduto di diversi adattamenti in live action e in formato anime. Per una maggiore comprensione dell'opera è consigliabile visionare i due live action, poiché gli eventi trattati nella serie animata sono successivi a quelli raccontati nei film.

La trama a grandi linee è incentrata su delle misteriose sparizioni di studenti da parte di un Dio della morte chiamato Boogiepop. La produzione targata Madhouse si rifà al genere sperimentale, genere che pochi anni prima aveva consacrato una serie ancora più criptica: "Serial Experiments Lain". Il confronto fra queste due serie nasce spontaneo: ambedue gli anime vantano una componente psicologica e drammatica molto profonda. Purtroppo la componente psicologica e drammatica di cui è intriso l'intero anime passa in secondo piano, poiché l'obiettivo di chi si avvicina per la prima volta a questo genere di produzioni è quello di ricomporre i tasselli che vanno ad assemblare il tutto. Apparentemente gli episodi sembrano avere una matrice autoconclusiva che va di pari passo con l'esteso "parco" personaggi.

Personalmente, reputo quest'anime uno dei migliori nel suo genere. Inizialmente fui spiazzato a causa della difficoltà a far "quadrare" il tutto; fortunatamente, con il prosieguo degli episodi, il tutto diventa più fluido e comprensibile. Passando all'apparato tecnico, il prodotto non brilla particolarmente: le animazioni a tratti legnose e un continuo "riciclaggio" di alcune scene fanno sì che diventi un'occasione sprecata. Punto a favore dell'apparato grafico è il perfetto accostamento di colori, che contribuisce a rendere il tutto più lugubre.
Concludendo, "Boogiepop Phantom" è una buona opera, che saprà tenere con il fiato sospeso lo spettatore, nonostante il ritmo blando che la contraddistingue. Sconsiglio la visione a chi non è particolarmente avvezzo ai generi trattati.


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npepataecozz

Episodi visti: 12/12 --- Voto 6
Non ho difficoltà ad ammettere che al termine del dodicesimo e ultimo episodio di quest'anime mi sentivo molto confuso. Tradotto in poche parole: non ci avevo capito niente. Sospettando che la demenza senile si stesse ormai impadronendo del sottoscritto, mi son messo a cercare una spiegazione soddisfacente e, quando l'ho trovata, ho avuto una reazione altrettanto spazientita: gli eventi rappresentati sono, in realtà, il seguito di una storia narrata altrove.
Temevo, adesso, di avere combinato un bel pasticcio e di avere invertito l'ordine delle diverse serie da cui, con tutta evidenza, doveva essere composta questa serie. Mi sono rimesso alla ricerca ma quello che ho scoperto è stata l'esistenza solo di due film (non ho ben capito se con attori in carne e ossa oppure se d'animazione) che, in ogni caso, non sono riuscito a reperire. Così sono stato costretto ad accontentarmi del racconto che ne danno in rete, tra cui uno anche di una delle redattrici di questo sito.

Ho ritenuto importante cominciare con una premessa del genere perché credo che chi, come me, inizi la visione di "Boogiepop Phantom" senza essere a conoscenza di questa controindicazione abbia il diritto di sapere che incontrerà molti problemi nella sua comprensione. E, dato che poco tempo fa qualcuno sosteneva l'importanza di queste recensioni per un potenziale nuovo spettatore, ritengo giusto avvertire quest'ultimo dell'esistenza di questa possibilità.
Leggendo qua e là vedo che tutto quello che c'era da dire è già stato ampiamente riportato; riassumendo, "Boogiepop Phantom" è un anime che racconta le vicende di un gruppo di liceali che, inspiegabilmente, cominciano a manifestare capacità fuori dall'ordinario. Tali capacità, e l'uso che i vari personaggi ne fanno, possono essere considerate come la rappresentazione distorta delle ansie, delle paure, dei problemi, delle incertezze tipiche di ragazzi di quell'età; anzi possiamo dire che queste, come si noterà presto, rappresenteranno il "carburante" necessario per avviare il motore dei loro peculiari poteri.

"Boogiepop Phantom" è stato definito come un horror da alcuni, come un anime di fantascienza con qualche scena horror da altri, come tutto fuorché un horror da altri ancora. Dato che, come spesso accade, la verità sta nel mezzo, mi sento di associarmi alla seconda categoria in quanto quest'anime affianca alle classiche scene splatter elementi chiaramente riconducibili ai generi fantascientifico, psicologico e drammatico. I primi episodi della serie sono davvero ben realizzati ed estremamente coinvolgenti; con l'andare avanti della trama, però, il buco informativo di cui si è discusso all'inizio ha finito per rendermi la visone molto meno piacevole.

Un'ultima annotazione riguarda il comparto grafico. La scelta di un'ambientazione in cui sia sempre un colore scuro a dominare la scena mi è sembrata appropriata; molto meno la realizzazione dei vari personaggi che, specie in un contesto dominato dall'ombra, risultano essere difficilmente distinguibili gli uni dagli altri. E dato il gran numero di protagonisti coinvolti questo è, a mio avviso, un difetto non di poco conto.
In definitiva "Boogiepop Phantom" mi ha dato l'impressione di un anime che avrebbe meritato un voto molto alto se avesse rappresentato l'intera storia e non solo una parte di essa; ma, dato che non lo fa e che il suo apparato grafico non mi ha per niente convinto, non posso che assegnargli una semplice sufficienza.

Utente5795

 5
Utente5795

Episodi visti: 12/12 --- Voto 9
Se cercate una serie veramente moderna, <i>Boogiepop Phantom</i> fa al caso vostro: dodici episodi densissimi di contenuti, ma tutti riconducibili un'opprimente incertezza, una desolante mancanza di punti di riferimento, crudele conseguenza del vuoto relativismo dell'era contemporanea. Fin da subito è palese che siamo di fronte a un prodotto atipico, volutamente sotterraneo e impermeabile alle tendenze mainstream che spesso caratterizzano, nel bene e nel male, le produzioni animate nipponiche, anche se già in passato si sono rilevati eventi simili: sto parlando di <i>Serial Experiments Lain</i>, che nel '98 ha segnato la nascita del genere "psicologico". Se però devo essere sincero, il salto di qualità tra <i>Lain</i> e questa serie non è trascurabile - se infatti l'opera prima di Yoshitoshi ABe aveva delle basi molto solide ma era troppo autocompiaciuta nel suo svolgersi pachidermico e sfibrante, in <i>Boogiepop</i> l'incastro tra ritmo sconnesso, sceneggiatura cerebrale e atmosfere nebulose raggiunge un grado di finezza significativamente maggiore.

E' necessario sfatare le vostre illusioni se sperate di andare incontro a una serie horror: una definizione che sminuisce notevolmente la complessità del risultato, molto più tendente al thriller fantascientifico e alla denuncia sociale che al racconto di paura. Le uniche tracce di orrido presenti sono solo lievi pennellate di splatter che di certo non compete con altre produzioni dalle intenzioni ben più truculente. La violenza che troverete in <i>Boogiepop</i> è soprattutto violenza mentale ed emotiva subita dai personaggi, e in un certo senso anche dallo spettatore, costantemente impegnato nel porre gli avvenimenti in una sequenza logica; in questo è aiutato dalle soffuse intersezioni che numerose vicende, che si collegano alla trama centrale, subiscono in ogni episodio. E' certo comunque che per comprendere appieno tutto il plot sono necessarie diverse, attente visioni.

A livello di personaggi, si può obiettare una certa indifferenziazione delle loro personalità e un loro numero eccessivo, altro elemento di confusione. Questi due inconvenienti possono trovare una spiegazione adeguata se si considera ogni personaggio come un aspetto diverso di un'unica mente contorta, una sorta di "Io collettivo" di volta in volta analizzato nelle sue drammatiche sfaccettature. Il vero pezzo forte della serie è invece la sceneggiatura, matura e pulsante come raramente si vede in un prodotto animato: il perfetto compromesso tra citazioni colte, accuratezza scientifica e deragliante psicanalisi si dimostra perfettamente capace di esplorare temi più disparati, che vanno dalla struttura sociale del mondo del ventunesimo secolo, alla malattia mentale, e ancora ai possibili parallelismi con i meccanismi mnemonici umani e la fisica quantistica.

Passando sul lato tecnico, mi sento di ridimensionare, almeno in parte, una critica che molti rivolgono a questa serie e che riguarda i disegni e le animazioni, poco elaborati e piuttosto altalenanti - per di più sapere che la loro produzione è stata affidata alla Madhouse, studio che non perde mai l'occasione di tendere verso la perfezione visiva, genera ancor più stupore. Guardando oltre, però, è innegabile che questa realizzazione così rarefatta e sbiadita amplifichi notevolmente il tono desolato e onirico dell'opera, e proprio per questo non sono rimasto particolarmente infastidito. Sempre riguardo al comparto tecnico, non si può non menzionare la colonna sonora, che viaggia attraverso gemiti industriali e nenie tribali assolutamente adeguati alla loro funzione - l'unica mosca bianca è l'opening, che comunque è di livello eccellente, un jazz estremamente groovy e metropolitano che non stona con il resto.

Un'obiezione però ce l'ho anche io, e riguarda l'edizione italiana della Dynit: di certo è stata una buona idea raccogliere tutti e tre i DVD in un unico box, in versione integrale, con un bel dolby 5.1 e ad un prezzo accessibile, ma non c'è la minima traccia di contenuti extra, nemmeno i trailer promozionali delle altre uscite Dynamic Italia. Questa è una vera scocciatura, perché <i>Boogiepop</i> è una serie che avrebbe meritato di essere accompagnata da qualche intervista allo staff di realizzazione o al minimo da qualche scheda tecnica, in modo da riuscire a carpire maggiori dettagli riguardo a un prodotto che fa dell'ermetismo la sua poetica.

In ogni caso, se vi piacciono le serie progressive e anomale, e vi capita di trovare da qualche parte il cofanetto, non potete esimervi dall'acquisto, perché vi perdereste una gemma di rara bellezza e che dimostra, una volta e per sempre, che anche gli anime sanno uscire dai loro schemi per andare ad esplorare nuovi, torbidi anfratti.


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ryujimihira

Episodi visti: 12/12 --- Voto 6
Boogiepop Phantom è una serie complessa, basata su ambientazione e situazioni cupe e inizialmente inspiegabili. Non si tratta di un vero horror, sebbene siano comunque presenti scene crude, ma piuttosto di un anime psicologico e misterioso che però, a mio avviso, scade nello scontato.

In una non meglio specificata cittadina, gli studenti di un istituto superiore scompaiono senza lasciare traccia e senza un apparente motivo. Si fa largo quindi una leggenda metropolitana basata sulla presenza di un dio della morte, Boogiepop. Tuttavia nel corso dell'opera non tutto ciò che era ritenuto inizialmente malevolo lo è negli scopi. Infatti si scoprirà che dietro ai "rapiti" c'è un organizzazione, che Phantom ha uno scopo diametralmente opposto a Boogiepop.

Insomma, l'anime presenta una trama che sembra confusa fin dall'inizio. Vengono forniti diversi indizi in ordine sparso che poi si riuniranno nelle ultime puntate, ahimè, in una conclusione molto meno affascinante delle premesse. L'impressione è che sia stata forzata troppo la mano sul principale elemento di interesse, il pathos. Già dall'inquadratura ci si rende conto che non è il proprio monitor a presentare problemi, ma è proprio una scelta voluta quella di restringere il campo visivo delle riprese con un effetto "cannocchiale". Il character design inoltre, sebbene realistico e curato, appare fin troppo semplificato, con la conseguenza di avere personaggi molto simili tra loro nell'aspetto.
Infine, a poco servono le introspezioni nei malesseri della società, trattati come metafore o appena accennati, perché lo la loro introduzione serviva solo a creare un'atmosfera cupa. L'averli trattati in modo così approssimativo rende parte delle scene anche noiose, vista l'insistenza nel rimuginare sul passato.

In conclusione, Boogiepop Phantom è un anime con uno spunto interessante, una realizzazione tecnica buona, ma una trama spesso soporifera. Si arriverà al dodicesimo episodio per inerzia più che per interesse. Per me è un occasione sprecata.


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Pan Daemonium

Episodi visti: 12/12 --- Voto 9
Boogiepop Phantom è decisamente un anime atipico, da non vedere se non si è già fan del Lain-tipo, dell'anime dalla storia poco chiara, poco presente, oscura e molto poco convenzionale.
La storia si basa su un lampo di luce verticale che un giorno appare nella cittadina. Questo lampo provoca delle alterazioni nei corpi dei vari personaggi, ma è anche un avvenimento che segna la storia della cittadina stessa.
A dir la verità, guardando le 12 puntate di quest'anime, sembra quasi che la storia di fondo ci sia e non ci sia. Nelle prime puntate si è totalmente confusi, perché si capisce che c'è una storia di fondo, ma non si capisce quale sia. Cos'è questo Boogiepop? Cos'è il Manticore? Ed Echos? E l'organizzazione segreta che crea organismi sintetici?
Tutte queste domande sostanzialmente non ricevono risposta con l'anime, perché per comprendere cosa accade bisogna anche guardare i film, che spiegano ad esempio gli omicidi di 5 anni prima del periodo temporale dell'anime.
L'anime, in seguito, si allontana sempre più dalla storia: comincia a indagare le vite dei suoi personaggi, che sono davvero tanti.

Ed è questo il bello di quest'anime: il ragazzo isolato che, avendo a che fare solo con il PC, finisce con il credere che le donne siano quelle dei videogiochi erotici; contemporaneamente il tema della droga S che è un altro tema incompiuto; il tema della giovane ragazza suicida a causa dei propri sogni infranti; il tema dell'amore fraterno, dei ricordi, della giovinezza quasi ossessiva.
Tutti questi temi, immersi nella storia complicata, sembra che perdano il proprio significato perché, spaesati dalla ricerca compulsiva di un senso al tutto, non ci si sofferma sulle singole puntate.
Io ho apprezzato molto l'anime per le sue singole puntate, per le singole storie e non per il totale, che non ho compreso appieno e che forse non può essere compreso appieno.

Il finale è degno di nota. Poco chiara è la prima parte (si rimane un po' di stucco e non si capisce bene che senso abbia il tutto),che però è molto triste nel tema finale: la fine della giovinezza, delle scuole superiori e l'inizio dell'università, della maturità, della vita adulta fatta di responsabilità. E così ci si riallaccia a Poom Poom, il bambino frutto della mente della ragazza dei sogni, il quale rappresenta l'amore verso la giovinezza e l'odio verso il mondo adulto, apatico e privo di qualsiasi umanità ed empatia.

Boogiepop Phantom è davvero un bell'anime.


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Turboo Stefo

Episodi visti: 12/12 --- Voto 9
Boogiepop Phantom nasce come light novel dalla mente di Kadono Kohei e tramite la Madhouse, che ha fondato l’apposito Boogiepop Comittee, ne è stato prodotto un anime che ha fatto molto discutere e dividere sia critica che pubblico. Un segno distintivo di ogni grande lavoro, perché è questo che hanno creato le menti geniali di Madhouse, un lavoro profondo e oscuro che si può vedere principalmente in due modi, vivendolo o comprendendolo.

Tutto inizia con un bagliore che sale verso il cielo, un evento misterioso che poche persone sembrano riuscire a vedere, ma questo sarà solo l’inizio. Molte persone verranno come contagiate dall’onda d’urto impercettibile generata dallo strano fenomeno e cominceranno ad accadere eventi misteriosi, quali apparizioni di fantasmi o sparizioni dovute a un dio della morte chiamato dalla gente Boogiepop Phantom.
La trama non è di facile narrazione, se si cerca di evitare fastidiose anticipazioni, ma l’anime in sé è strutturato ottimamente. Quelle che all’inizio sembrano apparizioni di fantasmi si evolveranno in varie forme permettendo di volta in volta di generare episodi originali, che terranno sempre alta l’attenzione dello spettatore, grazie anche allo stile degli stessi. Infatti ogni puntata avrà un protagonista differente, con la sua vita e la sua storia, ma incredibilmente tutti gli episodi avranno una rete di sottili collegamenti tra fatti e personaggi, la quale andrà infittendosi di volta in volta in modi inimmaginabili, e questo dona nuova vita all’opera lasciando allo spettatore la possibilità di rivederlo per trovare nuovi particolari prima sfuggiti.
Dovendo trovare degli errori si può guardare alla cronologia dei fatti: spesso e volentieri si tende a fare salti temporali, in entrambe le direzioni, che possono lasciare lo spettatore spaesato in un primo momento. Inoltre il finale chiuderà le vicende narrate, seppur lasciando qualche dubbio nelle persone meno attente, ma lascia completamente aperta la storia dell’organizzazione, che sembra serpeggiare tra le spire del mondo.

Le animazioni, il character design e la regia sono inaspettatamente di bassa qualità, il che è molto strano soprattutto per il fatto che la serie è targata Madhouse.
I personaggi sono visivamente piatti, può anche capitare di confonderli tra di loro, inoltre le animazioni non brillano per nitidezza, ma non risultano nemmeno inguardabili.
La regia offre una buona dose di giochi prospettici atti ad accentuare la drammaticità di certi istanti, così come in altri momenti enfatizza la suspense decidendo di non inquadrare determinate scene o personaggi; ma nel complesso risulta molto statica, il che non è sempre un difetto, però alla lunga stanca e diventa noiosa. Il tutto inoltre viene contornato da perenni effetti di sfocature e sfumature ai lati dello schermo, regalando scene molto buie che donano un’aria effimera, come se ci trovassimo in un sogno (incubo?), ma risulta difficile notare tutti i particolari. Inoltre l’edizione Dynit offre un basso livello di contrasto, che peggiora tale difetto anziché porre rimedio.
L’episodio finale invece risulta originale e volontariamente in netto contrasto con il resto della serie: la schermata del titolo propone uno sfondo bianco e il testo nero, di solito è rispettivamente nero e bianco. Ma soprattutto si noteranno i colori vivaci e non più scoloriti, le ambientazioni vive e luminose, come se l'episodio volesse rappresentare come sia tornata la vita dopo il risveglio dovuto alla fine del sogno.

La colonna sonora è il fiore all’occhiello della realizzazione tecnica.
I brani non saranno orecchiabili o memorabili, ma sapranno fare ciò che è il loro compito. Composti principalmente da suoni techno, distorsioni e riverberi, creeranno un’atmosfera idilliaca per il tipo di anime, quello dell’horror psicologico: sembra di sentire una mente che va in pezzi, un cuore dilaniato, la ragione che s’infrange. Un ardito azzardo che premia, infondendo all’anime un fascino unico, mentre faranno strada all’angoscia e al terrore permettendo loro d’insinuarsi agevolmente dentro di noi.
Il doppiaggio è ben fatto, tutti i personaggi avranno una voce che sarà in grado di adattarsi perfettamente in ogni occasione, che sia in una versione più giovane o vecchia dello stesso, oppure in particolari situazioni psicologiche.
Peccato che in certe occasioni il riverbero sonoro creato sia leggermente eccessivo e non sempre permetta di ascoltare al meglio i dialoghi, sovrapponendosi a essi.

L’edizione italiana proposta dalla Dynit c’è in due versioni, in tre DVD separati o in un box che offre un digipack di buona fattura e una grafica più accattivante, che premia gli art work originali anziché i personaggi presi direttamente dalla serie. Non ci saranno contenuti speciali, né le sigle di apertura e chiusura senza crediti (anche se sarebbero state inutili, visto il modo in cui sono fatte), ma soprattutto niente interviste, il che è un peccato perché sentire dagli autori varie opinioni e informazioni sulla storia sarebbe stato affascinante, visto l’ambiguità dell’opera.
Le qualità tecniche dei DVD invece sono nello standard: audio italiano disponibile in 5.1 e anche la traccia originale giapponese. Anche il comparto video è fluido, non fosse per il basso contrasto sarebbe stato un lavoro eccellente.

Boogiepop Phantom è quindi un raro horror psicologico di rara bellezza, e si può apprezzare per questo aspetto semplicemente lasciando perdere la visione con un occhio cinico e lasciandosi invece trasportare dalle sensazioni e dai sentimenti. Le situazioni angoscianti che derivano dalle storie sono molto varie e ogni persona che le vede potrebbe rivedersi in qualche giovane dal passato triste o dai sogni infranti, ed è qui che scende in campo la seconda vita della serie. Valutando e comprendendo ogni singolo episodio si trovano messaggi reconditi e profondi, oltre che numerose metafore. Chi non ha mai affrontato i propri fantasmi del passato, non ha avuto rimpianti, non ha avuto un segreto sul cuore che rischiava di soffocarlo, chi non ha rinunciato al proprio sogno? Ci saranno innumerevoli messaggi, che sarebbero troppi da elencare, ma alla fine probabilmente ognuno recepirà i propri, e forse era questo lo scopo originale dell’opera, quello di proiettare le proprie paure su delle figure ambigue, facilmente adattabili, per poter permettere allo spettatore di immedesimarsi al meglio, in modo da percepire del puro terrore mentale, anche se fortunatamente l'anime non ci riesce appieno.

Boogiepop Phantom è un’opera consigliata a chi cerca forse l’horror psicologico per eccellenza di questo settore ludico, a chi non abbia paura a vedere e riflettere sulle metafore non sempre troppo velate.


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M3talD3v!lG3ar

Episodi visti: 12/12 --- Voto 8,5
Fine anni Novanta, inizio terzo millennio: l'horror psicologico di matrice asiatica approda in Occidente, ammaliando e atterrendo il mondo intero. Vi è un vero e proprio boom per il genere, che spopola accrescendo la schiera di appassionati all'uscita di ogni nuova pellicola. Parlo di Asian/J-Horror riferendomi all'idea che questo <i>Boogiepop Phantom</i> della Madhouse presenti non poche affinità con tale filone, sfruttato, per di più, nel suo momento migliore. Trama spezzettata e contorta; protagonismo multiplo; atmosfere impenetrabili, claustrofobiche, e inquietanti, ovviamente: sono gli ingredienti fondamentali che rendono questa serie animata un piccolo capolavoro degli ultimi decenni. Poco di quanto visto in <i>Boogiepop Phantom</i> si può ritrovare in molte altre serie, probabilmente. L'esperienza audio-visiva è qualcosa di assolutamente appagante. Lo sperimentalismo della colonna sonora, fredda e sofisticata quanto ipnotica, si sposa eccellentemente alle immagini, adombrate da un tono seppiato costantemente in amalgama con il flebile chiarore delle luci. La particolarità dei fondali e la varietà delle ambientazioni sono lodevoli, mentre è il character design a deludere, in qualche occasione. Di fronte all'affascinante combinazione delle inquadrature e alle scelte registiche impeccabili, però, si ammutolisce.

La sceneggiatura è la punta di diamante di <i>Boogiepop Phantom</i>, poiché eccelle in ogni suo frangente, e poco importa se la storyline sia "da ricomporre", quando è assicurato che, a una seconda visione della serie, molti dei pezzi dell'impeccabile puzzle ideato da Kōhei Kadono vengano montati tra loro inequivocabilmente. Ma la complessità di una trama non potrebbe mai compromettere la qualità insita nella stessa, e in quest'opera, di qualità, ce n'è ben donde. Le sfumature horror della serie fanno da abbellimento a una vetrina piena zeppa di concezioni e considerazioni, spesso molto crude, sulla società, sull'adolescenza, come anche di notevoli ponderazioni di stampo filosofico. Lo spazio e il tempo giocano un ruolo primario sia nell'elaborazione dei temi trattati, sia nella struttura stessa dell'anime, annodatasi tra continui spostamenti da presente a passato e viceversa. Nell'immaginario di <i>Boogiepop Phantom</i> eventi, luoghi e personaggi si incrociano abitualmente, fornendo così una valida guida alla comprensione, che è tutto fuorché agevolata, tuttavia, alla prima visione del titolo.

Ci tengo a riprecisare che questa serie necessita di essere ripresa almeno una seconda volta perché se ne possano apprezzare le sfaccettature. Dodici episodi come questi non fanno mai male, soprattutto se gestiti da una regia mozzafiato e presentanti una varietà di storie "nella storia" particolarmente interessanti, e tutt'altro che pesanti da seguire, come molti avranno ritenuto.
Resta il fatto che l'opera in questione sia ben lungi dall'esperienza "tradizionale" in campo anime, e che possa disorientare anche chi pensa di aver già visto di tutto.
Eccellente.


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ivan180378

Episodi visti: 12/12 --- Voto 6
Mi è difficile raccontarvi la storia, proprio perché poco chiara. Diciamo che Boogiepop Phantom è un anime di 12 episodi, ambientato in epoca contemporanea, in ambito scolastico. Ogni episodio è una ministoria a sé, anche se poi, andando avanti con le puntate, si scopre che queste hanno un certo collegamento tra loro. Il contenuto di ognuna di queste ministorie è di un genere che va tra l'horror e il dramma psicologico. Ogni puntata affronta infatti sofferenze e drammi umani.

Di più non riesco a dirvi sul contenuto della storia, perché in realtà non è affatto chiaro, nonostante abbia guardato le puntate con la massima concentrazione e senza perdermi nulla. L'anime ricorda per certi versi Lain, ma non riesce minimamente a imitarne la suspance e la tensione, nonostante usi effetti visivi tipo nebbia. Ricorda anche Paranoja Agent, ma anche in questo caso non riesce ad affrontare bene i drammi della vita moderna. Insomma, sia Lain che Paranoja Agent sono rispettivamente, a mio modesto parere, buono e discreto, mentre quest'anime è appena sufficiente. La sufficienza gli deriva solo dall'impegno messo dagli autori, dalla grafica e dalla animazione. Per il resto annoia, non dà tensione, e non porta lo spettatore a comprendere la storia. Appena sufficiente, questo il mio parere.


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Simo84

Episodi visti: 12/12 --- Voto 8
Boogiepop è una serie di romanzi giapponesi scritti da Kouhei Kadono e illustrati da Kouji Ogata. La serie comprende titoli provenienti da altri media (film e serie tv), e tutti sono collegati tra loro da personaggi ricorrenti e trame che s'intrecciano. Ogni capitolo è di carattere episodico, e presenta al lettore/spettatore solo un piccolo stralcio di ciò che sta accadendo, lasciando poi a lui il compito di trovare ulteriori indizi per comprendere la trama generale.
Questa introduzione dovrebbe farvi capire bene che, preso a sé stante, Boogiepop Phantom potrebbe risultare a tratti incomprensibile e spesso frustrante: questa serie racconta un brevissimo periodo della storia generale (appena un mese), nella quale accadono avvenimenti che in realtà sono conseguenza di altri ben più complessi avvenuti cinque anni prima e raccontati in due film, "Boogiepop at Dawn" e "Boogiepop and Others", che purtroppo non sono mai arrivati in Italia, anche se il secondo è stato subbato in italiano per fortuna). Per questo motivo, prima di addentrarvi nella visione di quest'anime, vi consiglio vivamente di recuperare e vedere almeno "Boogiepop and Others", che racconta le vicende direttamente antecedenti a questa serie.
Finita la premessa, passiamo alla recensione vera e propria dell'anime.

TRAMA
<b>*** Attenzione! Spoiler del film "Boogiepop at Dawn"! ***</b>
Cinque anni prima degli eventi di Boogiepop Phantom, Nagi Kirima conobbe e strinse amicizia con Shinpei Kuroda, un agente dell'organizzazione Towa sotto copertura, mentre si trovava in ospedale: la ragazza infatti stava morendo, perché il suo corpo era in evoluzione. Shinpei, una volta scoperta la verità dietro alla malattia di Nagi, decise di tradire l'organizzazione e amministrò alla ragazza una droga rubata alla Towa che le salvò la vita. Purtroppo mentre fuggiva dall'ospedale venne ferito mortalmente da alcuni agenti dell'organizzazione, lasciandosi dietro la droga. Touka Miyashita assistette all'omicidio dell'agente e il forte trauma psicologico che provò fece nascere in lei il suo alter ego: Boogiepop.
La dottoressa Kisugi, medico curante di Nagi, assistette al suo miracoloso recupero e, tramite esperimenti sui ratti, scoprì il potere della droga di conferire abilità sovrumane: decise quindi di sperimentarla su se stessa. La droga la trasformò in un essere sintetico, garantendole, oltre ad un incredibile aumento delle facoltà fisiche e mentali, la possibilità di percepire gli ormoni che inducono la paura negli esseri umani: provando un forte desiderio per questi ultimi, iniziò a terrorizzare i propri pazienti e ad assaggiare il loro sangue, fino ad arrivare ad uccidere ragazze dalla forte volontà solo per poter consumare la loro paura nel momento della morte. Kirima, investigando su questi omicidi, scoprì che il serial killer era la dottoressa Kisugi e la affrontò in ospedale: inizialmente succube dei poteri della dottoressa, Kirima riuscì infine ad ucciderla con l'aiuto di Boogiepop.

<b>*** Attenzione! spoiler del film "Boogiepop and Others" ***</b>
Cinque anni dopo Manticore, un clone imperfetto dell'entità aliena Echoes creato dall'organizzazione Towa, fugge dal laboratorio in cui era rinchiuso e uccide una ragazza, Minako Yurihara, con l'intento di assumere la sua identità. Dell'omicidio è testimone un altro studente, Masami Saotome. Invece di ucciderlo, Manticore stringe un accordo con il ragazzo: i due sperimentano la produzione del Type S, una droga molto potente che priva di qualsiasi volontà chi la assume, rendendoli facile preda di Manticore che si nutre della loro anima. Nel frattempo, Echoes fugge dai laboratori Towa per dare la caccia al suo clone. L'alieno incontra Nagi Kirima, che sta investigando sulle recenti sparizioni di alcuni studenti.
Venuti a sapere che Kirima ed Echoes stanno dando loro la caccia, Masami e Manticore tendono loro una trappola. La vicenda raggiunge il termine una notte all'accademia Shinyo, dove Masami avvelena Echoes e uccide Nagi, che non si aspettava che Manticore avesse un alleato umano. Manticore rintraccia Echoes mentre quest'ultimo tenta di fuggire con il corpo di Nagi, e inizia a picchiarlo. Proprio quando Echoes è in punto di morte, Manticore e Masami vengono attaccati da Boogiepop, che trattiene Manticore mentre Echoes si trasforma in un pilastro di luce. La luce trafigge il cielo e distrugge Manticore e Masami, che si suicida gettandosi nel pilastro. Nagi viene riportata in vita da Echoes prima di lasciare il pianeta.
<b>*** Fine spoiler ***</b>

Boogiepop Phantom è ambientato un mese dopo e si concentra sulle conseguenze della comparsa del pilastro di luce. La luce di Echoes inavvertitamente permette ai ricordi di quella notte di sopravvivere come ologrammi, dando origine a una realtà mista, in cui passato e presente coesistono, e innescando l'evoluzione di alcuni esseri umani, compresi quelli cui era stata somministrata la droga dalla dottoressa Kisugi. La serie si focalizza su questi individui evoluti, su come l'evoluzione cambia le loro vite, e sulla loro scomparsa dopo avere incontrato il fantasma di Boogiepop.

GIUDIZIO TECNICO: questo anime non punta certo ad animazioni ed effetti speciali spettacolari, preferendo puntare sull'introspezione dei vari personaggi e sul coinvolgimento attivo dello spettatore, che a ogni episodio collega fatti presenti e futuri e pian piano ricostruisce il puzzle della storia. Alcuni episodi affrontano tematiche molto attuali, come la paura di crescere, le pulsioni che spingono al suicidio, la paura di morire, ecc. Molto belli invece i disegni, e l'uso prevalente di colori scuri che insieme all'ambientazione notturna (quasi tutti gli avvenimenti accadono di notte) forniscono un'atmosfera di mistero e inquietudine che ben si adatta al ritmo della serie. Una nota di merito va anche alle musiche; soprattutto la sigla finale è veramente stupenda.

CONCLUSIONE: Boogiepop Phantom è un anime per amanti del soprannaturale, che si appassionano davanti a una trama non lineare e tutta da ricostruire. Peccato che la Dynamic non ci abbia portato anche i due live action, sicuramente la serie avrebbe avuto molto più successo.


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Limbes

Episodi visti: 12/12 --- Voto 8
Nonostante siano passati dieci anni Boogiepop Phantom mantiene inalterata tutta la sua carica anomala, il che è già di per sé indicativo della natura “unica” del prodotto. La serie infatti non è solo una digressione dai tracciati usuali delle categorie dell’animazione; è un varco aperto, e subito richiusosi, su una costruzione altra dell’anime. Ovviamente questa è un’operazione anti-mainstream nel modo più categorico, una cesura con tutto quello che si può definire commerciale, e difatti è rimasta un caso isolato, o quasi, che esula da qualsiasi classificazione.
Boogiepop è un reticolo di schegge fra loro in risonanza. Ciò che a prima vista pare una confusione di pezzi in realtà è invece un’assoluta complessità compositiva di frammenti all’interno di una struttura celata. In ogni frammento si riflette una diversa faccia di un unico male esistenziale, e se da una parte la riflessione portata avanti per tutto l’anime è desolante, dall’altra i dialoghi, i monologhi e i flussi di coscienza in cui essa si manifesta sono agghiaccianti per la loro profondità. E non solo per quella, sono agghiaccianti pure per la loro crudezza di pensiero.

Perché prima ancora che dalle immagini la brutalità acida e cinica dei concetti erompe dai personaggi stessi, dalle affermazioni e dalle considerazioni di quelli che non sono altro che medium di un disagio generazionale giovanile. Il loro male di vivere si manifesta nel rifiuto di se stessi e/o del mondo, nel senso d’inadeguatezza rispetto alla società e agli altri, mediante l’alienazione dalla realtà e attraverso una pulsione di morte che diventa ossessiva, e all'interno della quale il suicidio è una costante morbosa.
Ma è tutta la stilistica narrativa e scenica dell’anime a essere morbosa. Difatti Boogiepop è la negazione dell’immediatezza, della linearità e della chiarezza. L’opera è una ragnatela d’impulsi ordinati da uno schema a prima vista incomprensibile, perché disgregato, nella sua trama e nel suo contenuto, in un caos voluto – e di una strutturazione cristallina – di soggettive a sé stanti ma mai pienamente autosufficienti. Inoltre, le musiche, che spaziano dalla classica alla techno industrial, le voci distorte, i suoni stridenti, i riverberi elettronici e i rumori di fondo disturbanti creano una ridondanza uditiva che cozza in maniera voluta, e con effetti ipnotici, con tale formalizzazione già di per sé ostica. Il risultato è una visione alienante che calamita l’attenzione e richiede uno sforzo non indifferente per essere compresa, a causa anche di una discorsività molto celebrale, spesso contorta e durissima nelle sue conclusioni e perciò di difficile accettazione, che emerge in molti frangenti chiave.

Le note dolenti di Boogiepop riguardano la parte visuale perché, a fronte sia delle ottime luci, vivide e che hanno un’importanza notevole, sia di una tavolozza seppiata, che si “arrugginisce” e si rabbuia a seconda dei valori luministici ed è davvero in perfetta sincronia espressiva con i toni dell’anime, i disegni sono troppo scadenti e irregolari. Infatti questi non hanno una coerenza di fondo, essendo spigolosi in alcuni episodi e più armonici invece in altri, e le loro linee sono spesso incerte e poco curate. Inoltre l’approssimazione delle figure nei medi e lunghi campi è ridicola, dato che queste presentano delle sagome appena accennate, con tra l’altro molte palesi imperfezioni, e l’animazione è povera, imprecisa e muove i personaggi a scatti, spesso e volentieri alterandone pure le proporzioni.
Tutto ciò intacca parzialmente la riuscita di una serie che altrimenti sarebbe stata un vertice di sperimentalismo video-linguistico. Tuttavia, nonostante le lacune grafiche di cui sopra, Boogiepop Phantom è riuscita appieno sia nel suo discorso impietoso e chirurgico sulla fragilità psichica umana, sia nell’intento di creare qualcosa di diverso e magnetico, a suggello del quale, in una fine dove «ogni cosa è illuminata», rimbomba la melodia fischiata per tutta l'opera dallo scomparso dio della morte.


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Gackt

Episodi visti: 12/12 --- Voto 8
Nonostante mi sia avvicinato a quest'anime senza aspettarmi molto, Boogiepop Phantom si è rivelato un prodotto più che buono, non classificabile come horror (direi più "thriller psicologico") e lontano dai cartoni fantasy e banali che vediamo oggi.

Come tutti hanno detto, Boogiepop non ha una trama lineare o protagonisti fissi. In ogni puntata abbiamo davanti un nuovo eroe (se così si può definire), con spaccati di vita quotidiana e drammi interiori. Ognuno dei protagonisti narra il proprio dramma e il suo incontro con Boogiepop. Speravo che almeno nell'ultimo episodio tutte le varie trame si unificassero, ma invece la serie prosegue con questa struttura fino alla fine, senza dare un finale esplicito, ed è soltante attraverso scene "insignificanti" che si scorgono i legami tra le varie storie e come sono incatenate tra loro. Esiste quindi una trama generale nascosta che si snoda tra i vari episodi autoconclusivi, ed è solo cogliendo gli avvenimenti comuni che si riesce a capire cosa sta accadendo in questa misteriosa città. In realtà, per essere compreso appieno, meriterebbe una seconda visione, in modo da sciogliere meglio l'intreccio, ma io personalmente non ce l'ho fatta, visto il ritmo lento che può appesantire, pur essendo una storia interessante.

La realizzazione tecnica è originale e allo stesso tempo un po' povera. Infatti il chara design mi è sembrato piuttosto approssimativo (come qualcuno ha affermato, è difficile distinguere i personaggi) e le animazioni durante le scene d'azione un po' scattose, ma il tutto è velato con aloni biancastri (o col buio), un effetto presente in tutta la serie che contribuisce ad aumentare lo stato di tensione e insieme copre questi difetti tecnici.

Ciò che è molto interessante sono i temi trattati. Penso che l'incontro con Boogiepop e i vari personaggi (come Manaka e Poom Poom) sia una metafora per trattare i temi di evoluzione, cambiamento, crescita e della memoria, quest'ultima vista come un morboso attaccamento al passato che non ci permette di andare avanti e crescere.

Da questo si capisce che, anche se velato dall'atmosfera horror, Boogiepop Phantom è un anime maturo, molto complicato, che sicuramente non apprezzerà che cerca una storia semplice, ma che merita una visione e una nota più che positiva.

Alexander

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Alexander

Episodi visti: 12/12 --- Voto 7
Molto simile a Lain, ma non arriva al suo livello. Alcune puntate, come la seconda o quella con i 2 poliziotti che discorrono, sono davvero stupefacenti, ma per il resto sono fin troppo lente e appesantite da quell'alone oscuro intorno allo schermo che, all'inizio può avere un effetto gradevole, ma alla lunga comincia a dare fastidio. Un altro difetto, come già accennato da qualcuno, sono i personaggi troppo simili fisicamente tra loro, il che complica lo sforzo di seguire la storia che già di per sè è parecchio incasinata! Come ultima cosa, il finale è piuttosto deludente. Se cercate un anime al livello di Lain provate Paranoia Agent.


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Mifune

Episodi visti: 12/12 --- Voto 8
Cosa mi ricorda Boogiepop Phantom? Sicuramente che al tempo non era facile reperire un anime intero, internet non era ancora a pieno regime e le videocassette costavano troppo rispetto al mio dolente portafoglio. Un'altra cosa che mi porta alla mente è che questo anime riflette una certa idea di fare anime di quel periodo, cioè buttarsi su una sperimentazione che dopo Neon Genesis Evangelion e Serial Experiment Lain andava tanto di "moda". Probabilmente un anime di questo tipo oggi sarebbe impossibile proporlo per la differenza di contenuto con le attuali serie animate. Insomma non so se sia positivo o negativo, comunque Boogiepop Phantom rimane per me una pagina importante della storia dell'animazione giapponese.

TRAMA
In una cittadina diversi studenti scompaiono nel nulla. Queste sparizioni vengono attribuite al dio della morte sceso sulla terra per rapire questi poveri ragazzi. Invece le cose sono un po' più complesse di quelle che sembrano e diversi eventi avvenuti in periodi lontani ci racconteranno la verità su questi strani rapimenti.

RECENSIONE
Regia: Takashi Watanabe
Sceneggiatura: Rokuro Niga (Ep. 11), Sadayuki Murai (Ep. 1,2,5,8,12), Seishi Minakami (Ep. 3,7,10), Yasuyuki Nojiri (Ep. 4,6,9)
Character Design originale: Kouji Ogata
Character Design: Shigeyuki Suga
Direttore artistico: Izumi Hoki, Yuka Hirama
Original Novel: Kouhei Kadono
Sound director: Yota Tsuruoka
Direttore della fotografia: Takashi Azuhata

Questo anime di dodici episodi è tratto da una raccolta di storie creata da Kōhei Kadono e trasportata sullo schermo da MadHouse con la regia affidata a Takashi Watanabe. La trama è sicuramente uno degli elementi più conturbanti di tutta l'opera, peccato che per non entrare nello spoiler non possa approfondire le diverse sfaccettature dell'opera. Fatto sta che l'anime sia caratterizzato da una storia controversa che abbandona una linea narrativa lineare per dare spazio a diversi salti temporali e situazioni al limite. Bisogna stare attenti ad ogni singolo episodio e ogni piccolo particolare se si vuole capire a pieno l'anime. Anche il continuo cambiamento degli attori principali porta lo spettatore a smarrirsi nel labirinto narrativo ma allo stesso tempo dona uno sguardo sul mondo di Boogiepop Phantom completo a 360°. Tecnicamente purtroppo non siamo sicuramente su livelli paradisiaci, anzi molte volte la qualità grafica è bassa bassa. Le animazioni sono molto statiche e spesso deformano il personaggi risultando poco fluide. I colori sono dosati bene per ricreare le ambientazioni simil horror come autore comanda. Ci poteva comunque essere una cura maggiore di tutto il comparto tecnico che avrebbe reso questa opera un vero capolavoro. La regia è decisamente superiore alla media e riesce a costruire sequenze molto interessanti. Vorrei sottolineare come questa opera metta in campo anche una certa critica sociale del Giappone contemporaneo( e quindi a tutti i paesi sviluppati).

MY OPINIONE
Che dire ancora di questo anime... Personalmente sono rimasto di stucco davanti a questa opera. Per i miei canoni di giudizio direi che è uno di quegli anime che hanno formato il mio senso critico(giusto o sbagliato che sia) attuale. Molte cose lo collegano a Serial Experiment Lain anche se entrambi vivono di una vita propria. Sarà la nostalgia ma non mi sembra che nel panorama attuale ci possa essere un anime paragonabile a Boogiepop Phantom. Sopratutto ad un livello linguistico questo lavoro è unico e raro da tenere sotto una teca di cristallo.

INFINE
Sicuramente non per tutti, difficile, adulto e bruttino graficamente. Eppure non lasciatevi opprimere dai primi episodi, andate avanti e concentratevi per sviscerare tutti i significati che nasconde. Non ha mai riscosso tanto successo tra il pubblico, eppure molta critica ha osannato questa opera per la sua complessità narrativa che, a differenza di altre opere, si chiude senza sbavature. Io lo consiglio a tutti quelli che hanno voglia di guardarsi una piccola opera d'arte con i suoi pregi e difetti. Guardare per credere.


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SuperFra

Episodi visti: 12/12 --- Voto 6
Bogiepop Phantom è una storia misteriosa. Questo anime risulta essere a dir poco oscuro ed emblematico. In esso vengono narrati taluni accadimenti, omicidi, di stampo soprannaturale. Tutte le morti sembrano essere attribuite a Boogiepop un dio della morte. Gli episodi che vengono presentati spesso risultano disnessi, senza un filo conduttore. Questa scelta stilistica crea un po’ di naturale confusione nello spettatore che impiega del tempo a comprendere a pieno la trama della serie. Nonostante sembri privo di logica, questo anime risulta molto più logico e comprensibile di quanto si possa immaginare; infatti la storia di fondo è molto lineare e semplice, ma viene resa complicata dal modo con cui viene ad essere esplicata. Effettivamente la tendenza iniziale è quella di forte critica verso l'anime che però riesce ad invertire il flusso di pensiero col passare delle puntate. Cosa molto interessante è composta dalla manipolazione genetica che solo alcuni individui ottengono, grazie ad un raggio diffuso su larga scala. Questo porta ad una serie di eventi singolari, e a volte anche ad alcuni decessi. Su questi binari si dipana la trama di un anime inquietante, cupo e tenebroso. Vi sono però squarci di luce in corrispondenza della manifestazione di sentimenti da parte di qualche protagonista. La grafica è a dir poco "dark", molto tenebrosa scura e spesso priva di colori particolari; addirittura talvolta sembra di vedere un anime bicromatico!
L'audio, il doppiaggio e gli effetti sono però di ottima qualità, riuscendo spesso a coinvolgere lo spettatore in un inquietudine molto forte, riuscendo a tenere col fiato sospeso a lungo. Nonostante ci sia una sorta di miglioramenti col passare delle puntate Boogiepop Phantom risulta un titolo molto particolare, una sorta di soft - horror, con diffusione spietata di mistero ed inquietudine, che però non riesce ad emozionare sempre come si vorrebbe.
Le aspettative all'inizio sono nulle, ma il giudizio all'inizio finisce per essere negativo per il particolare tipo di narrazione. Nonostante alla fine vengano recuperati alcuni punti, grazie a grosse esemplificazioni sugli avvenimenti mostrati in precedenza, l'anime non riesce sempre ad emozionare come vorrebbe fallendo sotto molti punti di vista. Insomma un anime di buon livello tecnico, e anche a livello di trama, ma come spesso succede l'importante non è ciò che si dice, ma come lo si esplica!
In definitiva Boogiepop Phantom è un anime ambiguo, molto particolare che non necessariamente può piace, scarno di azione e sentimentalismi riesce nel compito di crearsi una categoria a parte la quale non può sempre piacere all'utente. Particolare e non consigliabile a tutti.

Manuelilla

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Manuelilla

Episodi visti: 12/12 --- Voto 4
Sinceramente sono d'accordo con le persone che dicono che ci sarebbero voluto block notes e penna per capirci qualcosa. Questo anime ti lascia un'amarezza assurda perchè ci speri, ti impegni per capire ma alla fine molte cose sono strampalate e non hanno senso, sembrano messe lì per riempire una puntata. Ci sono molti spunti sufficientemente interessanti ma il modo di narrare le vicende e il tralasciare alcuni elementi fondamentali fa di questo anime una storia con poco sostanza e un chara design veramente bruttino. Si fa fatica a riconoscere i personaggi per la somiglianza estrema fra di loro. Un quattro per me, non di più.

ALUCARD

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ALUCARD

Episodi visti: 4/12 --- Voto 4
Ho iniziato a vedere questo prodotto incuriosito dal genere che si diceva essere thriller, quasi horror. purtroppo mi sono fermato a 4 episodi e non ne ho visti più. Reputo ciò che ho visto letteralmente deludente, una trama spezzettata (che dopotutto non è una cattiva idea, ma l'idea è resa davvero male) confusionaria e inconcludente, anche se i personaggi e le ambientazioni sono davvero ben realizzate. E' stato volutamente creato un velo giallastro opaco sullo schermo inmodo da rendere l'atmosfera più opprimente e simile ad un incubo ad occhi aperti, ma ciò che ho notato io è solo che questa sorta di velo infastidisce chi guarda l'anime e rischia di far passare in secondo piano alcuni particolari e dettagli che salterebbero più facilmente all'occhio. Musiche sufficienti, ma m'aspettavo molto di più.

alanon

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alanon

Episodi visti: 12/12 --- Voto 7
Aaaa ci vuole una mente superiore per caprici qualcosa, questo e lain sono gli anime piu incomprensibili e incasinati che ho visto. Magari dopo averlo visionato 10 volte con blocco notes in mano si puo cercare di ricostruire la storia. In caso contrario lascia un senso di confusione e amarezza per non aver capito qualcosa che forse piu della trama e la nostra sola interpretazione. (questa frase non ha significato, ma è perfettamente in tema con l'anime e quindi la lascio LOL).

pera

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pera

Episodi visti: 12/12 --- Voto 9
Anime assolutamente eccezionale. Per i veri amanti. Come scrive Tacchan non è il classico horror tutto sangue e budella, anzi, sullo stile The Ring si basa tutto sull'inquietudine.
Non riesco a capire come possa passare alquanto inosservato. Forse per il fatto che a prima vista i personaggi sono tutti uguali (uno dei pochi difetti)?
Comunque il bello della storia, è che per 12 episodi la storia non prosegue linearmente. Ad ogni puntata si ha una visione degli stessi eventi da punti di vista differenti. Una visione multilaterale dal notevole effetto.
Non do un 10 pieno perchè a mio avviso nel finale si poteva dare più spazio alle rivelazione (alcune cose si ipotizzano, non vengono direttamente specificate). Per il resto perfetto.
Guardatelo.

gibbo

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gibbo

Episodi visti: 12/12 --- Voto 6
Primo anime da me visionato che merita purtroppo solo la sufficenza. Si è voluto fare con questa opera un qialcosa che va al di là delle proprie possibilità, detto in maniera semplice.
Primo: l'idea sarebbe quella di etichettare l'anim e nella categoria "horror", ma di orribile qui ci vedo solo l'impostazione degli episodi, nella storia sono rarissime le scene horror. Quindi di fondo c'è l'incapacità dell'anime di manifestarsi per quello che dovrebbe essere!
Secondo: pur volendo accettare l'anime per quello che è, risulta veramente di difficile comprensione, non a causa della narrazione stessa, bensì per colpa dell'impostazione generale degli episodi. Troppi background tendono alla fine a fuorviare lo spettatore, l'apparente mancanza di un filo logico rallenta la capacità di inquadrare per bene fatti e personaggi!
Terzo: il genere horror è quello che sfruttando tecniche varie (musiche cupe,colori scuri, immagini poco luminose,urla,spaventi,ecc) riesce a coinvolgere lo spettatore procurandogli tensione, cosa che in Boogiepop Phantom non accade,coinvolgimento zero!
Peccato per tutte queste note negative, perchè l'idea di base sarebbe (ed è) originalissima e bellissima se rappresentata in diversa maniera, magari dirigendosi verso il genere thriller (ma non è competenza mia)!
I disegni si salvano, la sigla di chiusura è bellissima, ma ciò non basta!

Legato

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Legato

Episodi visti: 12/12 --- Voto 10
Chi dice che questo anime è noioso o una bufala vuole solo dire che ha i paraocchi perchè la sua mente rifiuta qualsiasi concezione che devii dall etica moderna,un etica frutto dell uomo essere in grado di sbagliare e quindi da prendere con le pinze.
Ottimo gioco di regia della storia che non segue il solito filo cronologico e oltre a offrire una paronamica psicologica estasa questo anime attiva lo spettatore costretto nel ragionamento per non farsi sfuggire nomi o espressioni.Praticamente fenomenale.

Shimpei Kuroda

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Shimpei Kuroda

Episodi visti: 12/12 --- Voto 10
Semplicemente eccezionale. Uno dei miei tre anime preferiti e sicuramente il più "adulto".Innanzitutto è completamente privo di fan service (finalmente) ed inoltre è privo di un protagonista!Di per se queste due caratteristiche lo rendono unico e originalissimo.La trama(che è comunque veramente bella)è narrata in maniera impeccabbile..per chi non lo avesse visto,ogni puntata tratta di un "protagonista" diverso(o di più di uno) e le storie di questi ragazzi vengono a formare un grande mosaico narrativosu una base formata da avvenimenti esterni a loro(la notte del fascio di luce ad esempio).
Ma vi assicuro che il più grande piacere è rivederlo da capo!ci sono chicche e rimandi ad altre puntate ovunque e avendo una visione globale, ad una seconda visione si può provare a capire realmente la trama.
Bellissime anche le musiche e le atmosfere...tutt'altro che un semplice anime horror o thriller...

t&z

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t&z

Episodi visti: 12/12 --- Voto 10
Premetto che reputo a dir poco inconcepibile la scarsa fama di cui gode questo assoluto capolavoro dell'animazione.

Non mi aspettavo quasi nulla da questo anime quando l'ho preso in mano, nella migliore delle ipotesi mi aspettavo un clone di Lain e invece mi sbagliavo di grosso.

Cercherò ora di spiegare per quali motivi reputo questo anime il migliore che abbia visto e assolutamente da visionare.

Partiamo dalla trama: la storia si articola in 12 episodi e quasi ognuno di essi racconta in maniera che parrebbe inizialmente casuale e caotica gli avvenimenti del tempo presente, di un mese prima e di 5 anni prima di un quartiere di Tokyo, sotto il particolare punto di vista di un personaggio (quasi sempre un liceale) che è preso a protagonista dell'episodio.
5 anni prima una serie di omicidi aveva sconvolto il suddetto quartiere di Tokyo e un collegamento tra i protagonisti di tali episodi è stabilito dall'ospedale generale della prefettura, dato che in quel tempo quasi tutti questi personaggi vi erano stati ricoverati.
Un mese prima un misterioso fascio di luce aveva in un certo senso fatto da catalizzatore risvegliando in alcuni di loro dei poteri paranormali (meglio di così nn posso spiegarlo senza spoilerare ^^).
Il giorno presente è invece caratterizzato dalla circolazione di leggende metropolitane su Boogiepop, il dio della morte che pare sia la causa della misteriosa scomparsa di molti liceali (iniziata per l'appunto un mese prima) e su una misteriosa organizzazione che pare si sia infiltrata nella società allo scopo di controllarla e studiarla.
Frequentemente in questi episodi rivedremo i medesimi avvenimenti tramite una prospettiva diversa a seconda del personaggio protagonista dell'episodio in questione, spesso differenti anche solo per un (fondamentale) particolare,a ma tutti collegati tra loro per la presenza appunto di Boogiepop.

Ora un giudizio tecnico: le animazioni sono piuttosto scarse, sicuramente BP non punta certo sulla spettacolarità per risultare gradevole allo spettatore, quanto sul ritmo narrativo.
Al contrario di quanto ho letto ovunque BP non è ASSOLUTAMENTE un anime lento secondo il mio parere (probabilmente ho una concezione tutta mia di velocità ^^), ogni episodio narra una storia stupenda (o + storie) e emotivamente molto coinvolgente che spesso si conclude al termine dell'episodio lasciando allo spettatore un "sostrato", un "residuo", che aggiunto a quello degli altri episodi verrà a comporre la magnifica trama che sta alla base della storia di BP.
Ma resta il fatto che alla fine di ogni episodio la storia del personaggio in questione è sempre conclusa (al massimo può essere non completamente comprensibile data la presenza di eventi surreali insiegabili fino alla fine della serie, per esempio le strane farfalle della ragazza).
La regia è straordinariamente perfetta e mi ha più che ripagato della scelta azzardata di inserire così poche animazioni. Le sfumature nelle inquadrature sono eccelse, anche il semplice cadere di un barattolo visto da angolazioni diverse riesce a creare in questo anime sensazioni differenti, che spesso rispecchiano quelle del protagonista dell'episodio in questione.
Il disegno è anche qui stupendo, specialmente le ambientazioni e l'uso prevalente di colori scuri va di pari passo con l'alone di mistero che circonda le vicende. I personaggi invece sono caratterizzati con tratti estremamente realistici, forse ciò complica effettivamente un po' la loro distinzione, ma ritengo che disegnarli in modo diverso da come lo sono stati avrebbe a mio avviso tolto qualcosa al lavoro complessivo.
Le musiche sono sempre azzeccate alla situazione in questione e anche su questo aspetto penso sia stato fatto un ottimo lavoro.

Infine un giudizio finale sull'anime: se dovessi esprimere un voto alla trama da 1 a 10 direi 11, che fa media con il voto che do all'anime dal punto di vista tecnico (9.5). Purtroppo 10.25 non lo posso dare e dovrò accontentarmi di mettergli 10. Tra le tante cose che potrei dire a favore di questo anime (e che non vi dirò per lascarvi scoprire da soli :D) ce n'è una che mi preme in particolare.
Finora credo che in tutti gli anime che abbia visto ci sia stato un momento in cui io mi sia fermato a riflettere sul senso della storia e che abbia concluso che c'era qualcosa che non andava, un particolare che sfuggiva al quadro generale, come se l'autore si fosse in un certo senso dimenticato di un personaggio o di un avvenimento. In BP ciò non succede. Semplicemente perché l'autore sa già fin dal primo episodio come sarà articolata l'intera narrazione che è già stata ponderata nella sua totalità e si ha SEMPRE l'idea che l'autore sappia dove voglia andare a parare (anche se non si comprende sempre quale sia il suo obiettivo), o più semplicemente questo anime non da mai l'idea che alcuni pezzi siano inseriti tanto per riempire un episodio.
Infine, dal punto di vista delle tematiche, esso parte proprio da quell'incapacità di relazionarsi con il mondo esterno che è alla base di grandissimi lavori come NGE e Lain, quest'ultimo a mio avviso superato da BG, anche per l'assenza di elementi eccessivamente ermetici nella trama e di messaggi nichilistici che caratterizzano invece Lain.

Se avete avuto la pazienza di leggere fin qui e non vi siete ancora lasciati convincere nel visionare questo anime, beh non c'è altro che io possa fare, se non dirvi che non sapete cosa vi perdete... ma mai come stavolta mi auguro che grazie a questa mia recensione qualcuno possa (ri)scoprire e innamorarsi di questo straordinario psico-thriller.