She-Ra e le principesse guerriere
Eccomi qui, a recensire un altro buon cartoon americano seppur con i suoi alti e bassi, il tutto targato Netflix.
Dunque, i reboot solitamente rappresentano una dura sfida per chi deve rielaborare un qualcosa di già creato, costruito. Infatti, la condizione fondamentale da rispettare, e quella per cui è possibile anche poter produrre un rifacimento, è quella di modificare il prodotto esistente secondo i canoni attuali. In questo caso l'operazione è riuscita perfettamente, anche fin troppo per i miei gusti, su qualche cosa. Ma andiamo per gradi.
Nel 1985 circa veniva trasmesso nelle televisioni statunitensi la meravigliosa serie "She-Ra, la principessa del potere". Questa serie doveva essere una sorta di versione al femminile di "He-Man", un altro grande supereroe che all'epoca era piuttosto di moda. Un gran modo per vendere giocattoli, si potrebbe pensare (e a ragione).
La serie originale narra di una ragazza proveniente da una civiltà extra-terreste, rapita in fasce da un altrettanto extra-terrestre orribilmente malvagio. La povera ragazza viene cresciuta ed educata come generale di un grande esercito, per poi scoprire tutta la verità dietro la sua manipolazione e combattere contro il male. Tutto ciò nei panni della grande "She-Ra", una eroica guerriera lucente al cui cospetto Wonder Woman si sentirebbe costretta ad impiccarsi col suo lazzo d'oro.
Questa serie, seppur per molti probabilmente retrò, è davvero ottima.
E l'idea di base e gli elementi di sviluppo sono ripresi con grande abilità in questo reboot. In qualunque modo la si metta, "She-Ra" è un'opera particolare. Un insieme tra genere fantasy e fantascientifico che funziona egregiamente. Infatti, il discorso tra magia e scienza (rappresentata dalla tecnologia) come due diversi aspetti di intendere e vivere la natura, qui intesa come concezione di un pianeta, in cui tutto è vivo, tutto è senziente, non può non essere l'appiglio decisivo che porta anche lo spettatore adulto a interessarsi all'opera.
Inoltre, ci sono richiami ai miti antichi. Miti sumerici, babilonesi e nordici in primis, oso credere. Senza considerare il furbetto nome dato alla protagonista, "She-Ra", cioè "Lei, Ra". In cui Ra è chiaramente il dio solare egiziano. Insomma, un reboot di una manovra commerciale anni '80 che cela aspetti curiosi ed esoterici, se vogliamo. Tra maghi, principesse, alieni conquistatori che avrebbero tanto da insegnare ai Borg (no, scherzo, nessuno può insegnare ai terrificanti Borg) e viaggi spaziali, sono sicuro che per molti c'è materiale a sufficienza per divertirsi, e anche oltre.
Quindi, consiglio l'opera? Sì, certo. Però, dopo aver chiarito ciò, voglio concludere la recensione con gli unici due problemi che ho individuato. Uno di carattere tecnico-narrativo, l'altro di natura più ideologica.
Passiamo in rassegna il primo, quello tecnico-narrativo. Certi episodi, pochi per fortuna, tra i cinquantadue che costituiscono l'opera, risultano imbarazzanti e a tratti noiosi. Il ritmo degli eventi non è gestito a dovere, tutto scorre molto lentamente nello sviluppo. E pertanto capita allo spettatore di vedere i personaggi "fare cose", come parlare, guidare un veicolo, ma niente di troppo interessante. Anche la comicità, che dovrebbe far sorridere lo spettatore, a causa del ritmo già lento e non convincente, si dimostra soltanto imbarazzante, facendo sembrare i personaggi in preda più all'isterismo che ad altro.
Purtroppo, tra questi imputati episodi, devo annoverare anche il primo episodio, almeno la prima parte di dieci minuti. Infatti, proprio a causa di questi primi dieci minuti, non ero convinto di continuare la visione della serie. Per fortuna, ho voluto darle una possibilità.
Adesso veniamo all'altro problema, quello di natura ideologica, se così posso definirlo. Premetto fin da subito che non ho assolutamente nulla contro il fenomeno dell'omosessualità. Infatti, ritengo che ogni essere umano debba ricercare la propria felicità secondo propria natura.
Stabilito questo, pare ovvio come nella società bisogna avere rispetto di coloro che presentano questa natura, e mostrare apertamente come questi siano membri effettivi della società senza alcuna distinzione. Anche perché, se lo facevano gli antichi, non vedo perché non possiamo farlo anche noi.
Pertanto, se in un'opera sono presenti scene che portano avanti questo credo, cercando di mostrare una società che riesce ad andare avanti anche senza discriminazioni, persecuzioni e confinamenti, è tutto bene accetto.
Ma, quando l'equilibrio viene spezzato, andando da un eccesso all'altro, allora non sono più d'accordo.
E sia, l'eroina e l'antagonista principale sono lesbiche. Lo sia anche qualche altro personaggio, tutti no. Non avrebbe davvero senso, per più di un motivo. Il primo proprio quella della riproduzione, a meno che nell'universo della serie i bambini non crescano sugli alberi.
Infatti, ci ritroveremo immersi in un'atmosfera LGBT non plus ultra, in cui gli unici personaggi etero in sostanza sono sei, Glitter, Bow, Angiella, Mayca, Ordak ed Entrapta. Per il resto, tutti quelli che hanno la possibilità di manifestare la propria sessualità sono omosessuali. Una scelta piuttosto discutibile, a mio parere. Poiché a causa di questo viene fatta crollare tutta una struttura logica e coerente che è chiamata "vita". Infatti, se sono tutti omosessuali (davvero, il problema è che lo sono tutti in pratica), allora chi procrea?
Insomma, un reboot che si spinge davvero troppo in là nel suo volersi adattare ai canoni moderni.
Dunque, i reboot solitamente rappresentano una dura sfida per chi deve rielaborare un qualcosa di già creato, costruito. Infatti, la condizione fondamentale da rispettare, e quella per cui è possibile anche poter produrre un rifacimento, è quella di modificare il prodotto esistente secondo i canoni attuali. In questo caso l'operazione è riuscita perfettamente, anche fin troppo per i miei gusti, su qualche cosa. Ma andiamo per gradi.
Nel 1985 circa veniva trasmesso nelle televisioni statunitensi la meravigliosa serie "She-Ra, la principessa del potere". Questa serie doveva essere una sorta di versione al femminile di "He-Man", un altro grande supereroe che all'epoca era piuttosto di moda. Un gran modo per vendere giocattoli, si potrebbe pensare (e a ragione).
La serie originale narra di una ragazza proveniente da una civiltà extra-terreste, rapita in fasce da un altrettanto extra-terrestre orribilmente malvagio. La povera ragazza viene cresciuta ed educata come generale di un grande esercito, per poi scoprire tutta la verità dietro la sua manipolazione e combattere contro il male. Tutto ciò nei panni della grande "She-Ra", una eroica guerriera lucente al cui cospetto Wonder Woman si sentirebbe costretta ad impiccarsi col suo lazzo d'oro.
Questa serie, seppur per molti probabilmente retrò, è davvero ottima.
E l'idea di base e gli elementi di sviluppo sono ripresi con grande abilità in questo reboot. In qualunque modo la si metta, "She-Ra" è un'opera particolare. Un insieme tra genere fantasy e fantascientifico che funziona egregiamente. Infatti, il discorso tra magia e scienza (rappresentata dalla tecnologia) come due diversi aspetti di intendere e vivere la natura, qui intesa come concezione di un pianeta, in cui tutto è vivo, tutto è senziente, non può non essere l'appiglio decisivo che porta anche lo spettatore adulto a interessarsi all'opera.
Inoltre, ci sono richiami ai miti antichi. Miti sumerici, babilonesi e nordici in primis, oso credere. Senza considerare il furbetto nome dato alla protagonista, "She-Ra", cioè "Lei, Ra". In cui Ra è chiaramente il dio solare egiziano. Insomma, un reboot di una manovra commerciale anni '80 che cela aspetti curiosi ed esoterici, se vogliamo. Tra maghi, principesse, alieni conquistatori che avrebbero tanto da insegnare ai Borg (no, scherzo, nessuno può insegnare ai terrificanti Borg) e viaggi spaziali, sono sicuro che per molti c'è materiale a sufficienza per divertirsi, e anche oltre.
Quindi, consiglio l'opera? Sì, certo. Però, dopo aver chiarito ciò, voglio concludere la recensione con gli unici due problemi che ho individuato. Uno di carattere tecnico-narrativo, l'altro di natura più ideologica.
Passiamo in rassegna il primo, quello tecnico-narrativo. Certi episodi, pochi per fortuna, tra i cinquantadue che costituiscono l'opera, risultano imbarazzanti e a tratti noiosi. Il ritmo degli eventi non è gestito a dovere, tutto scorre molto lentamente nello sviluppo. E pertanto capita allo spettatore di vedere i personaggi "fare cose", come parlare, guidare un veicolo, ma niente di troppo interessante. Anche la comicità, che dovrebbe far sorridere lo spettatore, a causa del ritmo già lento e non convincente, si dimostra soltanto imbarazzante, facendo sembrare i personaggi in preda più all'isterismo che ad altro.
Purtroppo, tra questi imputati episodi, devo annoverare anche il primo episodio, almeno la prima parte di dieci minuti. Infatti, proprio a causa di questi primi dieci minuti, non ero convinto di continuare la visione della serie. Per fortuna, ho voluto darle una possibilità.
Adesso veniamo all'altro problema, quello di natura ideologica, se così posso definirlo. Premetto fin da subito che non ho assolutamente nulla contro il fenomeno dell'omosessualità. Infatti, ritengo che ogni essere umano debba ricercare la propria felicità secondo propria natura.
Stabilito questo, pare ovvio come nella società bisogna avere rispetto di coloro che presentano questa natura, e mostrare apertamente come questi siano membri effettivi della società senza alcuna distinzione. Anche perché, se lo facevano gli antichi, non vedo perché non possiamo farlo anche noi.
Pertanto, se in un'opera sono presenti scene che portano avanti questo credo, cercando di mostrare una società che riesce ad andare avanti anche senza discriminazioni, persecuzioni e confinamenti, è tutto bene accetto.
Ma, quando l'equilibrio viene spezzato, andando da un eccesso all'altro, allora non sono più d'accordo.
E sia, l'eroina e l'antagonista principale sono lesbiche. Lo sia anche qualche altro personaggio, tutti no. Non avrebbe davvero senso, per più di un motivo. Il primo proprio quella della riproduzione, a meno che nell'universo della serie i bambini non crescano sugli alberi.
Infatti, ci ritroveremo immersi in un'atmosfera LGBT non plus ultra, in cui gli unici personaggi etero in sostanza sono sei, Glitter, Bow, Angiella, Mayca, Ordak ed Entrapta. Per il resto, tutti quelli che hanno la possibilità di manifestare la propria sessualità sono omosessuali. Una scelta piuttosto discutibile, a mio parere. Poiché a causa di questo viene fatta crollare tutta una struttura logica e coerente che è chiamata "vita". Infatti, se sono tutti omosessuali (davvero, il problema è che lo sono tutti in pratica), allora chi procrea?
Insomma, un reboot che si spinge davvero troppo in là nel suo volersi adattare ai canoni moderni.