A te che conosci l'azzurro del cielo - Her Blue Sky
“I no Naka no Kawazu Taikai wo Shirazu” - “La rana in un pozzo non può concepire l’oceano”.
Sebbene l’anime abbia un altro titolo “A te che conosci l’azzurro del cielo - Her Blue Sky”, il famoso proverbio giapponese, tratto da quanto appreso da un’antica storiella indiana e citato espressamente nell’anime con un’aggiunta molto significativa, rappresenta sostanzialmente il leit motiv della narrazione.
L’anime sembra infatti ispirarsi alla metafora sulla visione ristretta del mondo determinata giocoforza da un’esperienza limitata: e il limite nella trama è rappresentato dall’ambientazione della storia, ossia un piccolo paese lontano dalle grandi città e povero di attrattiva e opportunità per i giovani che vi vivono (“il pozzo”). E il limite del pozzo è proprio sentito dai più giovani: ambizioni e aspirazioni sono tarpati dalla poca attrattività del paese e dalla realtà sempre uguale e monotona, nonché dalla prospettiva di non realizzare i propri sogni perché impossibili.
Così si spiega l’incipit (in una sorta di flashback) della trama: Shinnosuke “Shinno” decide di andarsene dal paesino alla fine delle scuole, per seguire il suo sogno di diventare un chitarrista di successo, andando nella capitale. Il prezzo della scelta: Shinno deve sacrificare la sua relazione, perché la sua fidanzata Akane decide di rimanere al paese, per occuparsi della piccola sorella Aoi dopo la morte di entrambi i genitori in un incidente. Aoi è affascinata dall’attività musicale del piccolo gruppo di amici di Shinno e ambisce a suonare il basso.
La storia poi continua nel futuro e riprende con Aoi che frequenta le scuole superiori e che coltiva lo stesso sogno di Shinno: andarsene a Tokyo per diventare una bassista di successo, perché letteralmente odia la monotonia della vita familiare con la sorella e di quanto offre il paese. La sorella maggiore Akane ha un onesto lavoro senza infamia e senza lode, e ciò appare ad Aoi come un fallimento dei suoi sogni e delle sue ambizioni (poteva seguire il suo grande amore a Tokyo). Al contrasto che si genererà tra le sorelle, all’insofferenza di Aoi alla realtà che la circonda, si aggiungono una serie di accadimenti “di fantasia” o sovrannaturali che conferiscono alla trama un tocco di sapiente leggerezza che conferisce all’anime originalità e profondità, fino all’happy ending per la sorella maggiore e una evoluzione interiore di Aoi.
Si tratta pertanto di una bella trama con tante sfaccettature che includono: il rapporto di amore/odio tra sorelle di differenti età, l’amore e la competizione tra sorelle che amano due versioni di Shinno, l’amicizia e l’affiatamento tra tutti i personaggi, i temi dei rimpianti e dei rimorsi. Aoi è la protagonista, ma il messaggio più potente lo lancia la sorella Akane: è così forte l’amore che nutre per la sorella minore Aoi, che si sacrifica al punto di rinunciare a tutto e restare al paesello, pur di non farle mancare nulla. Molto struggente il passaggio in cui Aoi scopre una sorta di diario in cui Akane ha scritto minuziosamente ogni giornata in cui impara sostanzialmente a sostituirsi ai genitori nella crescita della sorella... e altrettanto forte è la reazione di Aoi in cui realizza di essere stata egoista e ingiusta nei confronti di Akane, accecata dalla sua voglia di uscire dal quel mondo così triste ai suoi occhi.
Di contorno si aggiungono poi i vari sentimenti degli altri personaggi: in particolare Shinno nella doppia veste di giovane ambizioso e adulto deluso. Le loro interazioni sul finale dell’anime, oltre a essere divertenti, confezionano la “morale” dell’anime e completano il senso dell’antico proverbio a cui viene aggiunto: “La rana dentro il pozzo non sa nulla del grande oceano, nonostante ciò conosce l'azzurro del cielo”.
Si tratta pertanto di una storia adatta a tutti: sia agli adolescenti inquieti e ricchi di speranze come Aoi (che è un personaggio abbastanza completo con i suoi punti di forza e di debolezza) sia ad adulti come Akane e Shinno che, dopo aver compiuto le loro scelte “di vita” dolorose, si ritrovano a fare un primo bilancio della propria esistenza, per capire che in fondo la vita può comunque riservare loro una seconda chance, per vivere felici senza necessariamente “accontentarsi”.
In breve, si tratta di una storia che mi ha colpito per la sua delicatezza e verità di vita; merita di essere vista e meditata, ed è valida sia per ragazzi che si potranno facilmente identificare con Aoi sia per ragazzi “cresciuti” che hanno già le cicatrici della disillusione, dei rimpianti e/o rimorsi.
Last but non least, essendo un film che ruota attorno al mondo musicale, non potevano mancare composizioni più elaborate dei soliti sottofondi, e ammetto che ogni canzone cantata o suonata è piacevole. Anche il comparto grafico a mio avviso rappresenta un punto di forza e non di debolezza.
Sebbene l’anime abbia un altro titolo “A te che conosci l’azzurro del cielo - Her Blue Sky”, il famoso proverbio giapponese, tratto da quanto appreso da un’antica storiella indiana e citato espressamente nell’anime con un’aggiunta molto significativa, rappresenta sostanzialmente il leit motiv della narrazione.
L’anime sembra infatti ispirarsi alla metafora sulla visione ristretta del mondo determinata giocoforza da un’esperienza limitata: e il limite nella trama è rappresentato dall’ambientazione della storia, ossia un piccolo paese lontano dalle grandi città e povero di attrattiva e opportunità per i giovani che vi vivono (“il pozzo”). E il limite del pozzo è proprio sentito dai più giovani: ambizioni e aspirazioni sono tarpati dalla poca attrattività del paese e dalla realtà sempre uguale e monotona, nonché dalla prospettiva di non realizzare i propri sogni perché impossibili.
Così si spiega l’incipit (in una sorta di flashback) della trama: Shinnosuke “Shinno” decide di andarsene dal paesino alla fine delle scuole, per seguire il suo sogno di diventare un chitarrista di successo, andando nella capitale. Il prezzo della scelta: Shinno deve sacrificare la sua relazione, perché la sua fidanzata Akane decide di rimanere al paese, per occuparsi della piccola sorella Aoi dopo la morte di entrambi i genitori in un incidente. Aoi è affascinata dall’attività musicale del piccolo gruppo di amici di Shinno e ambisce a suonare il basso.
La storia poi continua nel futuro e riprende con Aoi che frequenta le scuole superiori e che coltiva lo stesso sogno di Shinno: andarsene a Tokyo per diventare una bassista di successo, perché letteralmente odia la monotonia della vita familiare con la sorella e di quanto offre il paese. La sorella maggiore Akane ha un onesto lavoro senza infamia e senza lode, e ciò appare ad Aoi come un fallimento dei suoi sogni e delle sue ambizioni (poteva seguire il suo grande amore a Tokyo). Al contrasto che si genererà tra le sorelle, all’insofferenza di Aoi alla realtà che la circonda, si aggiungono una serie di accadimenti “di fantasia” o sovrannaturali che conferiscono alla trama un tocco di sapiente leggerezza che conferisce all’anime originalità e profondità, fino all’happy ending per la sorella maggiore e una evoluzione interiore di Aoi.
Si tratta pertanto di una bella trama con tante sfaccettature che includono: il rapporto di amore/odio tra sorelle di differenti età, l’amore e la competizione tra sorelle che amano due versioni di Shinno, l’amicizia e l’affiatamento tra tutti i personaggi, i temi dei rimpianti e dei rimorsi. Aoi è la protagonista, ma il messaggio più potente lo lancia la sorella Akane: è così forte l’amore che nutre per la sorella minore Aoi, che si sacrifica al punto di rinunciare a tutto e restare al paesello, pur di non farle mancare nulla. Molto struggente il passaggio in cui Aoi scopre una sorta di diario in cui Akane ha scritto minuziosamente ogni giornata in cui impara sostanzialmente a sostituirsi ai genitori nella crescita della sorella... e altrettanto forte è la reazione di Aoi in cui realizza di essere stata egoista e ingiusta nei confronti di Akane, accecata dalla sua voglia di uscire dal quel mondo così triste ai suoi occhi.
Di contorno si aggiungono poi i vari sentimenti degli altri personaggi: in particolare Shinno nella doppia veste di giovane ambizioso e adulto deluso. Le loro interazioni sul finale dell’anime, oltre a essere divertenti, confezionano la “morale” dell’anime e completano il senso dell’antico proverbio a cui viene aggiunto: “La rana dentro il pozzo non sa nulla del grande oceano, nonostante ciò conosce l'azzurro del cielo”.
Si tratta pertanto di una storia adatta a tutti: sia agli adolescenti inquieti e ricchi di speranze come Aoi (che è un personaggio abbastanza completo con i suoi punti di forza e di debolezza) sia ad adulti come Akane e Shinno che, dopo aver compiuto le loro scelte “di vita” dolorose, si ritrovano a fare un primo bilancio della propria esistenza, per capire che in fondo la vita può comunque riservare loro una seconda chance, per vivere felici senza necessariamente “accontentarsi”.
In breve, si tratta di una storia che mi ha colpito per la sua delicatezza e verità di vita; merita di essere vista e meditata, ed è valida sia per ragazzi che si potranno facilmente identificare con Aoi sia per ragazzi “cresciuti” che hanno già le cicatrici della disillusione, dei rimpianti e/o rimorsi.
Last but non least, essendo un film che ruota attorno al mondo musicale, non potevano mancare composizioni più elaborate dei soliti sottofondi, e ammetto che ogni canzone cantata o suonata è piacevole. Anche il comparto grafico a mio avviso rappresenta un punto di forza e non di debolezza.
“Squadra che vince, non si cambia”: e invece sarebbe meglio fare anche turnover alcune volte.
Mari Okada alla scrittura e Tatsuyuki Nagai alla regia sono un binomio di buona qualità. Soprattutto Okada è rinomata nel mondo dell’animazione giapponese, avendo curato sceneggiatura e composizione delle serie di infinite opere: “Aria - The Natural”, “Black Butler”, “Darker Than Black”, “La donna chiamata Fujiko Mine”, “Mobile Suite Gundam: Iron Blooded Orphans” e “Kiznaiver”. Ma, soprattutto, lavorando a stretto contatto con il regista Nagai, ha creato opere molto popolari: “Toradora!!”, “Anohana” e “Kokoro ga Sakebitagatterunda”. Soprattutto questo film, abbastanza sconosciuto ai più, mi aveva stupito: pur essendo un semplicissimo slice of life scolastico, erano riusciti a trovare un modo interessante con cui raccontarlo.
Ecco, quello che non è successo con “Her Blue Sky”...
Mettiamo le mani avanti: non è un brutto film, anzi, è molto godibile. Nonostante l’inizio lento, racconta la tipica storia di rimpianto e nostalgia, dove i personaggi fanno fatica a vivere nel presente. Con una storia che può sembrare banale, ma non sempre una storia semplice vuol dire non interessante. Il mio problema con questo film è che risulta essere quasi uno tra i tanti, molto simile a moltissime opere slice of life prodotte negli ultimi anni dall’animazione giapponese, in cui magari si cerca il più possibile di far piangere lo spettatore con alcune forzature. È un film tutto sommato carino, che a qualcuno di voi potrebbe anche piacere, ma forse sono io che son partito con troppe pretese...
Mari Okada alla scrittura e Tatsuyuki Nagai alla regia sono un binomio di buona qualità. Soprattutto Okada è rinomata nel mondo dell’animazione giapponese, avendo curato sceneggiatura e composizione delle serie di infinite opere: “Aria - The Natural”, “Black Butler”, “Darker Than Black”, “La donna chiamata Fujiko Mine”, “Mobile Suite Gundam: Iron Blooded Orphans” e “Kiznaiver”. Ma, soprattutto, lavorando a stretto contatto con il regista Nagai, ha creato opere molto popolari: “Toradora!!”, “Anohana” e “Kokoro ga Sakebitagatterunda”. Soprattutto questo film, abbastanza sconosciuto ai più, mi aveva stupito: pur essendo un semplicissimo slice of life scolastico, erano riusciti a trovare un modo interessante con cui raccontarlo.
Ecco, quello che non è successo con “Her Blue Sky”...
Mettiamo le mani avanti: non è un brutto film, anzi, è molto godibile. Nonostante l’inizio lento, racconta la tipica storia di rimpianto e nostalgia, dove i personaggi fanno fatica a vivere nel presente. Con una storia che può sembrare banale, ma non sempre una storia semplice vuol dire non interessante. Il mio problema con questo film è che risulta essere quasi uno tra i tanti, molto simile a moltissime opere slice of life prodotte negli ultimi anni dall’animazione giapponese, in cui magari si cerca il più possibile di far piangere lo spettatore con alcune forzature. È un film tutto sommato carino, che a qualcuno di voi potrebbe anche piacere, ma forse sono io che son partito con troppe pretese...
Con la sceneggiatura di Mari Okada, e la regia di Tatsuyuki Nagai, “A te che conosci l’azzurro del cielo” è un film che, in qualche modo, costituisce l’epilogo di una trilogia. Per quanto, infatti, la pellicola possa essere vista a sé stante, risulta molto più piacevole vederla dopo “Ano Hana” e “Kokoro ga Sakebitagatterun da”, a cui la Okada e Nagai han lavorato insieme, e che possono costituire delle opere semi-autobiografiche dell’autrice.
La Okada infatti, per chi non lo sapesse, non ha avuto vita facile. Da giovane, crebbe a Chichibu, città in cui sono ambientati i suddetti tre titoli, e subì bullismo dai compagni di classe, tanto da trasformarsi in hikikomori ed evitare la scuola, fino al momento in cui riuscì ugualmente a diplomarsi, grazie alle sue capacità, e a trasferirsi a Tokyo. In qualche modo, i tre titoli citati costituiscono un po’ la sua storia, il mostrare Chichibu come la città che l’ha “oppressa”, ma in cui sarebbe stata curiosa di vedere come la sua vita sarebbe potuta essere, se fosse riuscita ad integrarsi.
“A te che conosci l’azzurro del cielo” ha per protagonista Aoi, dapprima una bambina, e poi liceale, che vive con la sorella Akane, che si occupa di lei, poiché entrambe sono rimaste orfane. Aoi vorrebbe trasferirsi a Tokyo per diventare musicista, e vive insoddisfatta con la sorella, che lei vede come una donna che ha rinunciato a sogni, obiettivi e felicità per restare a Chichibu con lei. Le cose cambiano quando l’ex grande amore di Akane, Shinnosuke Konomura, chitarrista della band locale, torna nella cittadina, dopo tredici anni dal suo trasferimento...
“Her Blue Sky” si basa interamente sulle tematiche di rimpianto, nostalgia e insofferenza per il presente. Nonostante siano tematiche super-abusate dall’animazione nipponica, e soprattutto dalla Okada, il film non risulta particolarmente tragico o forzato, ma affronta i temi in maniera dolce. Anche l’elemento fantastico è un veicolo per esprimere i sentimenti delle due sorelle protagoniste, per svelare i loro rimpianti, per mostrare le loro scelte passate e le conseguenze che queste ultime hanno avuto nel loro presente.
E anzi, come in “Ano Hana”, l’elemento soprannaturale è un veicolo per permettere a tutti i personaggi presentati di confrontarsi e sfogarsi, esternando i loro sentimenti e permettendosi l’un l’altro di affrontare un nuovo percorso di vita.
Sicuramente riuscita, quindi, la messa a nudo delle emozioni generate, così come il film è promosso per le animazioni e per le performance musicali, quasi tutte eseguite dai personaggi stessi.
Indubbiamente, comunque, non ci si deve aspettare un film straordinario, soprattutto per via della banalità di base (che di suo non è un difetto, ovviamente) e per un inizio abbastanza lento.
Tuttavia, mi viene ugualmente da consigliarlo caldamente, e soprattutto dopo aver visto “Ano Hana” e “Kokoro ga Sakebitagatterun da”, per capire meglio il punto di vista della sceneggiatrice.
La Okada infatti, per chi non lo sapesse, non ha avuto vita facile. Da giovane, crebbe a Chichibu, città in cui sono ambientati i suddetti tre titoli, e subì bullismo dai compagni di classe, tanto da trasformarsi in hikikomori ed evitare la scuola, fino al momento in cui riuscì ugualmente a diplomarsi, grazie alle sue capacità, e a trasferirsi a Tokyo. In qualche modo, i tre titoli citati costituiscono un po’ la sua storia, il mostrare Chichibu come la città che l’ha “oppressa”, ma in cui sarebbe stata curiosa di vedere come la sua vita sarebbe potuta essere, se fosse riuscita ad integrarsi.
“A te che conosci l’azzurro del cielo” ha per protagonista Aoi, dapprima una bambina, e poi liceale, che vive con la sorella Akane, che si occupa di lei, poiché entrambe sono rimaste orfane. Aoi vorrebbe trasferirsi a Tokyo per diventare musicista, e vive insoddisfatta con la sorella, che lei vede come una donna che ha rinunciato a sogni, obiettivi e felicità per restare a Chichibu con lei. Le cose cambiano quando l’ex grande amore di Akane, Shinnosuke Konomura, chitarrista della band locale, torna nella cittadina, dopo tredici anni dal suo trasferimento...
“Her Blue Sky” si basa interamente sulle tematiche di rimpianto, nostalgia e insofferenza per il presente. Nonostante siano tematiche super-abusate dall’animazione nipponica, e soprattutto dalla Okada, il film non risulta particolarmente tragico o forzato, ma affronta i temi in maniera dolce. Anche l’elemento fantastico è un veicolo per esprimere i sentimenti delle due sorelle protagoniste, per svelare i loro rimpianti, per mostrare le loro scelte passate e le conseguenze che queste ultime hanno avuto nel loro presente.
E anzi, come in “Ano Hana”, l’elemento soprannaturale è un veicolo per permettere a tutti i personaggi presentati di confrontarsi e sfogarsi, esternando i loro sentimenti e permettendosi l’un l’altro di affrontare un nuovo percorso di vita.
Sicuramente riuscita, quindi, la messa a nudo delle emozioni generate, così come il film è promosso per le animazioni e per le performance musicali, quasi tutte eseguite dai personaggi stessi.
Indubbiamente, comunque, non ci si deve aspettare un film straordinario, soprattutto per via della banalità di base (che di suo non è un difetto, ovviamente) e per un inizio abbastanza lento.
Tuttavia, mi viene ugualmente da consigliarlo caldamente, e soprattutto dopo aver visto “Ano Hana” e “Kokoro ga Sakebitagatterun da”, per capire meglio il punto di vista della sceneggiatrice.
Dopo la morte dei genitori avvenuta tredici anni prima, Akane deve prendersi cura della sorellina Aoi, e per questo rinuncia al sogno di andare a Tokyo con il ragazzo che ama. Dopo questi tredici anni, Shinnosuke ritorna al paesello per suonare, ma appare anche una versione di sé più giovane, rinchiusa nell’edificio dove tenevano le prove con la sua band...
Quotidianità, amore, un pizzico di magia e la trama prende il via.
“Her Blue Sky” - sottotitolato anche “A te che conosci l’azzurro del cielo” da un brano musicale del film, è un film carino, senza strafare, il quale ti tiene compagnia per un’ora e tre quarti con una storia liscia ma non piatta, senza grossi scossoni, senza svolte particolari: per questo ho detto che è una storia che si può definire uno slice of life.
Uscita nel 2019 e doppiata in italiano da Koch Media, ha dei dialoghi interessanti e, cosa che di solito valuto positivamente, la sottotitolazione delle canzoni. Purtroppo tali sottotitoli mostrano numerosi errori, parole sbagliate che non esistono in italiano ma che, se si fa un po’ di attenzione, si capisce quali siano quelle giuste.
Le animazioni sono dello studio CloverWorks, nato nel 2018, che sta facendo dei buoni lavori: credo che l’opera più conosciuta sia “Fate/Grand Order - Babilonia”, ma lo studio è conosciuto anche per la versione animata di “The Promised Neverland”.
La sceneggiatura è di Mari Okada, la quale ha iniziato il suo lavoro vent’anni fa con “Hamtaro” e ha all’attivo numerose serie come “Black Butler”, “Toradora!” o “Lupin III - La donna chiamata Fujiko Mine”.
Pur non avendolo trovato straordinario, questo film mi è piaciuto e lo consiglio.
Quotidianità, amore, un pizzico di magia e la trama prende il via.
“Her Blue Sky” - sottotitolato anche “A te che conosci l’azzurro del cielo” da un brano musicale del film, è un film carino, senza strafare, il quale ti tiene compagnia per un’ora e tre quarti con una storia liscia ma non piatta, senza grossi scossoni, senza svolte particolari: per questo ho detto che è una storia che si può definire uno slice of life.
Uscita nel 2019 e doppiata in italiano da Koch Media, ha dei dialoghi interessanti e, cosa che di solito valuto positivamente, la sottotitolazione delle canzoni. Purtroppo tali sottotitoli mostrano numerosi errori, parole sbagliate che non esistono in italiano ma che, se si fa un po’ di attenzione, si capisce quali siano quelle giuste.
Le animazioni sono dello studio CloverWorks, nato nel 2018, che sta facendo dei buoni lavori: credo che l’opera più conosciuta sia “Fate/Grand Order - Babilonia”, ma lo studio è conosciuto anche per la versione animata di “The Promised Neverland”.
La sceneggiatura è di Mari Okada, la quale ha iniziato il suo lavoro vent’anni fa con “Hamtaro” e ha all’attivo numerose serie come “Black Butler”, “Toradora!” o “Lupin III - La donna chiamata Fujiko Mine”.
Pur non avendolo trovato straordinario, questo film mi è piaciuto e lo consiglio.