Tamayura
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Cosa rende speciali le fotografie? Beh, non solo immortalano un'immagine, ma immortalano anche i ricordi del momento immortalato che rientrano in mente quando la vedi; non solo, permettono anche di vedere ricordi di un luogo o di una persona indietro nel tempo, permettendo di vedere i ricordi immortalati che tu non hai vissuto ma che puoi immaginare (come le foto di gioventù di un parente, e quindi scoprire lati che non conoscevi).
Questo è quello che ho potuto imparare in questa breve ma simpatica e malinconica allo stesso tempo serie di OAV. Benvenuti a Takehara (nota, esiste in Giappone), località di “Tamayura”.
Ambientato nel paese di Takehara, la serie vede come protagonista Fu Sawatari, una ragazza agli inizi del liceo che si è trasferita a Takehara per il fatto che era la città natale di suo padre, scomparso da cinque anni, dove passava molto il tempo da bambina insieme al padre, al fratello Kou (che viene facilmente scambiato per una ragazza, dato l'aspetto) e alla sua amica d'infanzia Kaoru Hanawa (che gli diede il soprannome Potte, per via della buffa andatura di Fu quando cammina nervosamente), insieme a sua sorella maggiore Sayomi (un consiglio: non salite con lei in macchina e non fatevi coinvolgere nelle sue iniziative).
Inoltre ha una grande passione per la fotografia, dal momento che porta sempre con sé un vecchio modello di macchina fotografica, una Rollei 35S, e ogni volta che vede qualcosa di affascinante non perde tempo a immortalarla. Ogni tanto nelle sue foto spuntano delle piccole sfere di luce, che lei chiamerà Tamayura.
Trasferitasi a Takehara, e rinsaldata la sua amicizia con Kaoru, di cui scoprirà che ha sviluppato una passione per gli odori, Fu comincia le superiori, oltre a scoprire molte cose di questa città mediante le foto, e oltre a cercare di stringere nuove amicizie, poiché per carattere Fu è molto timida. Ma proprio questa sua passione per le fotografie si rivelerà vincente, dal momento che, grazie all'aiuto di una foto che immortalava suo padre, conoscerà e diventerà amica di due sue coetanee e compagne di scuola: Maon Sakurada, la quale ama fischiare come metodo di comunicazione, e Norie Okazaki, una ragazza sempre pronta a fare baccano per la frenesia (oltre a prendersi una bella cotta per Kou).
Con queste amicizie, prendono il via le quattro storie raccontate negli OAV che raccontano la nascita dell'amicizia di queste quattro ragazze unite dalla passione per la fotografia di Fu, mentre verranno raccontati aneddoti sui vari modi d'immortalare una foto, grazie all'incontro con la fotografa professionista Riho Shihomi, molto apprezzata da Fu, il tutto unito dalla ricerca del luogo dove fu scattata l'ultima foto raffigurante il Padre di Fu e Kou.
Nonostante l'ambientazione rilassata, la serie non si farà problemi, tutt'altro che sgradevoli, nel dare il via a simpatici siparietti comici aventi come oggetto i caratteri molto particolari delle ragazze, uniti a gag di dialogo e visive molto carine - e la regola non vale solo per loro -, oltre a mostrare momenti calmi e addirittura commoventi, in particolare nell'ultimo episodio.
Oltre a mostrare uno stile molto curato nell'ambientazione e nei personaggi, anche l'audio riesce nel suo intento, grazie a musiche molto orecchiabili, unite a insert song molto graziose e a opening ed ending molto dolci.
Dal momento che, mentre scrivevo queste righe, ho avuto modo di visionare un paio di album fotografici, ho avuto modo di vivere le sensazioni contenute in questa serie OAV (e non è certo finita qui, dal momento che la serie proseguirà con le serie anime e la tetralogia di film), ovvero legate a quelle immagini che racchiudono sensazioni e ricordi, e che possono addirittura unire le persone, in riferimento all'amicizia che unirà le quattro protagoniste.
Vale la pena recuperarla e, chissà... anche a voi potrebbe venire voglia di vedere un album fotografico e provare queste sensazioni.
Cosa rende speciali le fotografie? Beh, non solo immortalano un'immagine, ma immortalano anche i ricordi del momento immortalato che rientrano in mente quando la vedi; non solo, permettono anche di vedere ricordi di un luogo o di una persona indietro nel tempo, permettendo di vedere i ricordi immortalati che tu non hai vissuto ma che puoi immaginare (come le foto di gioventù di un parente, e quindi scoprire lati che non conoscevi).
Questo è quello che ho potuto imparare in questa breve ma simpatica e malinconica allo stesso tempo serie di OAV. Benvenuti a Takehara (nota, esiste in Giappone), località di “Tamayura”.
Ambientato nel paese di Takehara, la serie vede come protagonista Fu Sawatari, una ragazza agli inizi del liceo che si è trasferita a Takehara per il fatto che era la città natale di suo padre, scomparso da cinque anni, dove passava molto il tempo da bambina insieme al padre, al fratello Kou (che viene facilmente scambiato per una ragazza, dato l'aspetto) e alla sua amica d'infanzia Kaoru Hanawa (che gli diede il soprannome Potte, per via della buffa andatura di Fu quando cammina nervosamente), insieme a sua sorella maggiore Sayomi (un consiglio: non salite con lei in macchina e non fatevi coinvolgere nelle sue iniziative).
Inoltre ha una grande passione per la fotografia, dal momento che porta sempre con sé un vecchio modello di macchina fotografica, una Rollei 35S, e ogni volta che vede qualcosa di affascinante non perde tempo a immortalarla. Ogni tanto nelle sue foto spuntano delle piccole sfere di luce, che lei chiamerà Tamayura.
Trasferitasi a Takehara, e rinsaldata la sua amicizia con Kaoru, di cui scoprirà che ha sviluppato una passione per gli odori, Fu comincia le superiori, oltre a scoprire molte cose di questa città mediante le foto, e oltre a cercare di stringere nuove amicizie, poiché per carattere Fu è molto timida. Ma proprio questa sua passione per le fotografie si rivelerà vincente, dal momento che, grazie all'aiuto di una foto che immortalava suo padre, conoscerà e diventerà amica di due sue coetanee e compagne di scuola: Maon Sakurada, la quale ama fischiare come metodo di comunicazione, e Norie Okazaki, una ragazza sempre pronta a fare baccano per la frenesia (oltre a prendersi una bella cotta per Kou).
Con queste amicizie, prendono il via le quattro storie raccontate negli OAV che raccontano la nascita dell'amicizia di queste quattro ragazze unite dalla passione per la fotografia di Fu, mentre verranno raccontati aneddoti sui vari modi d'immortalare una foto, grazie all'incontro con la fotografa professionista Riho Shihomi, molto apprezzata da Fu, il tutto unito dalla ricerca del luogo dove fu scattata l'ultima foto raffigurante il Padre di Fu e Kou.
Nonostante l'ambientazione rilassata, la serie non si farà problemi, tutt'altro che sgradevoli, nel dare il via a simpatici siparietti comici aventi come oggetto i caratteri molto particolari delle ragazze, uniti a gag di dialogo e visive molto carine - e la regola non vale solo per loro -, oltre a mostrare momenti calmi e addirittura commoventi, in particolare nell'ultimo episodio.
Oltre a mostrare uno stile molto curato nell'ambientazione e nei personaggi, anche l'audio riesce nel suo intento, grazie a musiche molto orecchiabili, unite a insert song molto graziose e a opening ed ending molto dolci.
Dal momento che, mentre scrivevo queste righe, ho avuto modo di visionare un paio di album fotografici, ho avuto modo di vivere le sensazioni contenute in questa serie OAV (e non è certo finita qui, dal momento che la serie proseguirà con le serie anime e la tetralogia di film), ovvero legate a quelle immagini che racchiudono sensazioni e ricordi, e che possono addirittura unire le persone, in riferimento all'amicizia che unirà le quattro protagoniste.
Vale la pena recuperarla e, chissà... anche a voi potrebbe venire voglia di vedere un album fotografico e provare queste sensazioni.
Questa breve serie di quattro episodi in pratica si può considerare un'introduzione alla più lunga serie "Tamayura Hitotose": non è proprio un prequel perché cronologicamente si piazza tra la prima e la seconda puntata, e non è nemmeno un OAV, perché è uscita prima della serie principale, e i fatti qui narrati fanno molti riferimenti a quest'ultima. Non mi dilungo sulla trama che è semplicissima, la stessa della serie principale: una ragazza orfana di padre inizia ad appassionarsi alla fotografia usando la macchina paterna.
Questi brevi episodi avrebbero potuto benissimo essere inseriti nella serie principale, e per essi vale quanto ho scritto nella recensione di "Tamayura Hitotose": anche se non succede apparentemente niente di importante, riescono a dare una sensazione di dolcezza e simpatia che raramente si vedono in un anime, tutto questo senza cadere sullo sdolcinato. Consigliato ai cuori teneri.
Questi brevi episodi avrebbero potuto benissimo essere inseriti nella serie principale, e per essi vale quanto ho scritto nella recensione di "Tamayura Hitotose": anche se non succede apparentemente niente di importante, riescono a dare una sensazione di dolcezza e simpatia che raramente si vedono in un anime, tutto questo senza cadere sullo sdolcinato. Consigliato ai cuori teneri.
Si dice che un artista raggiunga il suo scopo quando riesce a trasmettere il proprio stato d'animo alle persone che ne guardano l'opera; se questo può essere vero per la pittura o la musica, di certo anche l'animazione non è affatto esente. Stiamo parlando, ovviamente, non di quella prettamente commerciale, dove per il bisogno di accontentare la maggior fetta di pubblico alla fine si arriva alla spersonalizzazione, ma di quei titoli che ogni tanto (purtroppo con sempre meno frequenza) l'appassionato vede saltare fuori, quasi per magia, e che per contenuti e sensazioni che offre, crea quasi un filo diretto con il suo creatore.
Questo è il caso di Tamayura, titolo semi sconosciuto del 2010 uscito in 4 oav per il solo mercato dell'home video. Il regista però sconosciuto non lo è per niente. Trattasi infatti di Junichi Sato, asceso alla notorietà mondiale per la serie di Aria. Tayura è invece un'opera diversa in quanto a genere (lo slice of life) ma le pacate atmosfere della sua opera più famosa si riscontrano pienamente anche in questa.
È la storia di un ritorno alle origini, la storia della giovane e impacciata Fu (Potte per gli amici) che, perso il padre, va ad abitare nella città natale di lui, la splendida Takehara, cittadina di mare vicino Hiroshima. Questo è uno di quei titoli che a vederlo ti fa venire voglia di prendere il primo biglietto aereo per il Giappone e partire, tanto è intriso di profumi e atmosfere del Sol Levante. Si può dire infatti che la vera protagonista è la splendida zona in cui è ambientato l'anime, vera manna per la grande passione di Potte e cioè la fotografia (da cui il titolo, i tamayura sono i puntini luminosi che appaiono a volete nelle foto notturne). La storia è molto semplice, trattando di amicizia e ricerca del proprio passato ma non una ricerca fine a se stessa ma come tappa fondamentale di crescita personale. Il passato insomma come base di partenza solida per andare incontro al futuro.
Il tutto raccontato con toni leggeri e piacevoli, ma sicuramente poco noiosi, un'anime che si fa seguire velocemente per la sua brevità ma capace di regalare attimi intensi.
Dal punto di vista grafico una menzione speciale va ai fondali e agli scenari che come ho detto hanno la capacità di immergere pienamente lo spettatore nell'ambientazione della provincia giapponese. Non posso invece elogiare il chara design piuttosto banale e le animazioni spartane che riescono a fondersi in maniera poco sufficiente con i fondali. Questa pecca penso sia dovuta ai costi bassi con cui è stata prodotta l'opera, che come ho detto non ha avuto passaggi televisivi.
Fa però ben sperare la notizia che da questo titolo sarà tratta presto una serie anime con tutti i crismi; se questa si manterrà sui livelli narrativi dei primi 4 oav c'è da aspettarsi qualcosa di veramente interessante.
Titolo comunque consigliato per chi cerca storie tranquille e poco fracassone e per tutti gli amanti dei paesaggi e della natura giapponese.
Questo è il caso di Tamayura, titolo semi sconosciuto del 2010 uscito in 4 oav per il solo mercato dell'home video. Il regista però sconosciuto non lo è per niente. Trattasi infatti di Junichi Sato, asceso alla notorietà mondiale per la serie di Aria. Tayura è invece un'opera diversa in quanto a genere (lo slice of life) ma le pacate atmosfere della sua opera più famosa si riscontrano pienamente anche in questa.
È la storia di un ritorno alle origini, la storia della giovane e impacciata Fu (Potte per gli amici) che, perso il padre, va ad abitare nella città natale di lui, la splendida Takehara, cittadina di mare vicino Hiroshima. Questo è uno di quei titoli che a vederlo ti fa venire voglia di prendere il primo biglietto aereo per il Giappone e partire, tanto è intriso di profumi e atmosfere del Sol Levante. Si può dire infatti che la vera protagonista è la splendida zona in cui è ambientato l'anime, vera manna per la grande passione di Potte e cioè la fotografia (da cui il titolo, i tamayura sono i puntini luminosi che appaiono a volete nelle foto notturne). La storia è molto semplice, trattando di amicizia e ricerca del proprio passato ma non una ricerca fine a se stessa ma come tappa fondamentale di crescita personale. Il passato insomma come base di partenza solida per andare incontro al futuro.
Il tutto raccontato con toni leggeri e piacevoli, ma sicuramente poco noiosi, un'anime che si fa seguire velocemente per la sua brevità ma capace di regalare attimi intensi.
Dal punto di vista grafico una menzione speciale va ai fondali e agli scenari che come ho detto hanno la capacità di immergere pienamente lo spettatore nell'ambientazione della provincia giapponese. Non posso invece elogiare il chara design piuttosto banale e le animazioni spartane che riescono a fondersi in maniera poco sufficiente con i fondali. Questa pecca penso sia dovuta ai costi bassi con cui è stata prodotta l'opera, che come ho detto non ha avuto passaggi televisivi.
Fa però ben sperare la notizia che da questo titolo sarà tratta presto una serie anime con tutti i crismi; se questa si manterrà sui livelli narrativi dei primi 4 oav c'è da aspettarsi qualcosa di veramente interessante.
Titolo comunque consigliato per chi cerca storie tranquille e poco fracassone e per tutti gli amanti dei paesaggi e della natura giapponese.