Kageki Shōjo!!
«Kageki Shōjo!!» è un anime tratto da un manga scritto e disegnato da Kumiko Saiki, che riesce a portare con efficacia, ironia e intelligenza il mondo del teatro sullo schermo.
Ai Narada è una ex idol molto famosa dal carattere apparentemente freddo, sembra che nulla le importi. Iscritta all'accademia Kouka, una scuola femminile d’élite dove è molto difficile accedervi, non è interessata a fare amicizia, eppure sin dal primo giorno l’incontro con Sarasa Watanabe, una ragazza molto esuberante e allegra, la scuoterà dal profondo.
Dietro all'accademia Kouka, dove si perfeziona canto, danza e recitazione, portando le ragazze sul palcoscenico, si nasconde il nome di una compagnia teatrale realmente esistente, la Takarazuka Revue. Per quanto riguarda le similitudini basti pensare che, oltre a essere una compagnia esclusivamente femminile, uno dei loro più grandi successi è la messa in scena de “Le rose di Versailles” di Riyoko Ikeda, opera che sogna di interpretare Sarasa Watanabe.
In un anime che racconta di una compagnia teatrale sono i protagonisti a fare la differenza: le loro storie, le loro realtà, le loro difficoltà riusciranno facilmente a creare la giusta empatia con lo spettatore. Sarasa Watanabe è una ragazza che soffre dei limiti imposti alle ragazze giapponesi. Da piccola interpretava personaggi nel teatro kabuki, ma soffre scoprendo che, crescendo, deve abbandonare quella strada. Il divieto fu imposto dallo shogun Tokugawa Iemitsu nel 1629, per salvaguardare la moralità pubblica. Il divieto fu poi eliminato durante il restauro Meiji, ma le consuetudini sono dure a morire, soprattutto nella mentalità giapponese; a conti fatti l’unico divieto rimasto è quello mentale, il più difficile da superare. Come se non bastasse, la ragazza sogna di interpretare ruoli otokoyaku, ovvero maschili, quasi come vendicarsi del passato.
Ai Narada nasconde un passato doloroso che viene mostrato con cura negli episodi: una delle cose più interessanti della serie è la sua crescita caratteriale, più di tutte ha bisogno di questo ambiente, di quell'amica, di un’amica. Per chi ha sofferto, per chi si sente tradito o abbandonato dagli altri la parola amicizia acquista un significato molto profondo, la sua sofferenza viene resa magnificamente.
Fra gli altri personaggi, degna di nota è la simpatica Ayako Yamada, alle prese con una problematica molto comune nell'ambiente. Le giovani possono contare su vari docenti molto preparati, fra cui spicca Mamoru Andō, franco, schietto: può sembrare crudele, ma, come spesso ripeteranno, vivono in un ambiente duro. Tutti i personaggi sono ben caratterizzati.
L’anime non segue soltanto competizioni e problemi personali, riesce anche a divertire grazie soprattutto alla diversità caratteriale fra le due protagoniste. Situazioni normali diventano fantasiose e spumeggianti grazie all'innocenza estrema di Watanabe.
Le animazioni sono a cura dello studio Pine Jam (che in precedenza, fra gli altri, ha curato "Gleipnir"), sono fluide, non eccezionali ma adeguate al contesto; i colori sono tenui, fra cui spicca un arcobaleno dai mille colori chiamato Watanabe.
Le doppiatrici rendono bene i loro personaggi, benché in passato abbiano interpretato soprattutto ruoli marginali. Yumiri Hanamori, che presta la voce a Ai Narata, aveva doppiato in precedenza Aiko in "Glepnir" e Kon in "Kemono Jihen". L'opening è l'allegra "Hoshi no Orchestra" di saji, mentre l'ending "Hoshi no Tabibito" è cantata dalle doppiatrici della due protagoniste della serie (Sayaka Senbongi e Yumiri Hanamori).
Il manga, al momento in cui scrivo, è in prosecuzione; dopo una prima parte veloce conclusasi in due volumi, si è deciso di proseguire nella storia. La parte animata riprende la parte iniziale, che risulta la più veloce della storia, terminando al momento giusto. Alcune ipotetiche relazioni non vengono approfondite come dovrebbero, lasciando giusto un leggero retrogusto amaro alla fine della visione, che rimane molto piacevole.
Si consiglia la visione a chiunque cerchi una storia divertente e interessante, con spunti e riflessioni profonde.
Ai Narada è una ex idol molto famosa dal carattere apparentemente freddo, sembra che nulla le importi. Iscritta all'accademia Kouka, una scuola femminile d’élite dove è molto difficile accedervi, non è interessata a fare amicizia, eppure sin dal primo giorno l’incontro con Sarasa Watanabe, una ragazza molto esuberante e allegra, la scuoterà dal profondo.
Dietro all'accademia Kouka, dove si perfeziona canto, danza e recitazione, portando le ragazze sul palcoscenico, si nasconde il nome di una compagnia teatrale realmente esistente, la Takarazuka Revue. Per quanto riguarda le similitudini basti pensare che, oltre a essere una compagnia esclusivamente femminile, uno dei loro più grandi successi è la messa in scena de “Le rose di Versailles” di Riyoko Ikeda, opera che sogna di interpretare Sarasa Watanabe.
In un anime che racconta di una compagnia teatrale sono i protagonisti a fare la differenza: le loro storie, le loro realtà, le loro difficoltà riusciranno facilmente a creare la giusta empatia con lo spettatore. Sarasa Watanabe è una ragazza che soffre dei limiti imposti alle ragazze giapponesi. Da piccola interpretava personaggi nel teatro kabuki, ma soffre scoprendo che, crescendo, deve abbandonare quella strada. Il divieto fu imposto dallo shogun Tokugawa Iemitsu nel 1629, per salvaguardare la moralità pubblica. Il divieto fu poi eliminato durante il restauro Meiji, ma le consuetudini sono dure a morire, soprattutto nella mentalità giapponese; a conti fatti l’unico divieto rimasto è quello mentale, il più difficile da superare. Come se non bastasse, la ragazza sogna di interpretare ruoli otokoyaku, ovvero maschili, quasi come vendicarsi del passato.
Ai Narada nasconde un passato doloroso che viene mostrato con cura negli episodi: una delle cose più interessanti della serie è la sua crescita caratteriale, più di tutte ha bisogno di questo ambiente, di quell'amica, di un’amica. Per chi ha sofferto, per chi si sente tradito o abbandonato dagli altri la parola amicizia acquista un significato molto profondo, la sua sofferenza viene resa magnificamente.
Fra gli altri personaggi, degna di nota è la simpatica Ayako Yamada, alle prese con una problematica molto comune nell'ambiente. Le giovani possono contare su vari docenti molto preparati, fra cui spicca Mamoru Andō, franco, schietto: può sembrare crudele, ma, come spesso ripeteranno, vivono in un ambiente duro. Tutti i personaggi sono ben caratterizzati.
L’anime non segue soltanto competizioni e problemi personali, riesce anche a divertire grazie soprattutto alla diversità caratteriale fra le due protagoniste. Situazioni normali diventano fantasiose e spumeggianti grazie all'innocenza estrema di Watanabe.
Le animazioni sono a cura dello studio Pine Jam (che in precedenza, fra gli altri, ha curato "Gleipnir"), sono fluide, non eccezionali ma adeguate al contesto; i colori sono tenui, fra cui spicca un arcobaleno dai mille colori chiamato Watanabe.
Le doppiatrici rendono bene i loro personaggi, benché in passato abbiano interpretato soprattutto ruoli marginali. Yumiri Hanamori, che presta la voce a Ai Narata, aveva doppiato in precedenza Aiko in "Glepnir" e Kon in "Kemono Jihen". L'opening è l'allegra "Hoshi no Orchestra" di saji, mentre l'ending "Hoshi no Tabibito" è cantata dalle doppiatrici della due protagoniste della serie (Sayaka Senbongi e Yumiri Hanamori).
Il manga, al momento in cui scrivo, è in prosecuzione; dopo una prima parte veloce conclusasi in due volumi, si è deciso di proseguire nella storia. La parte animata riprende la parte iniziale, che risulta la più veloce della storia, terminando al momento giusto. Alcune ipotetiche relazioni non vengono approfondite come dovrebbero, lasciando giusto un leggero retrogusto amaro alla fine della visione, che rimane molto piacevole.
Si consiglia la visione a chiunque cerchi una storia divertente e interessante, con spunti e riflessioni profonde.
Gli anime sono un linguaggio molto curioso, molto particolare. Più paradossale e fantasiosa è l’opera e più riscuote successo. Discorso inverso per quelle opere molto vicine alla realtà. È il caso di “Kageki Shoujo!!”, opera appena conclusa che racconta del Teatro Takarazuka e dell’accademia Kouka.
Cosa è il Teatro Takarazuka? È una forma d’arte molto giovane - cento anni - dove le attrici sono prettamente femminili e si suddividono nei ruoli di Musumeyaku e Otokoyaku. Per descrivere meglio questi ruoli, speciale l’Otokoyaku, basti pensare ai personaggi più “mascolini” nella storia degli anime come Oscar e Utena. La stessa Oscar de “La Rose de Versailles” della Ikeda è stata fonte di successo negli anni ‘70 per quanto riguarda questa forma di teatro, dove appunto la rappresentazione dell’omonima serie riscosse tanto appeal da parte del pubblico. Non a caso l'opera della Ikeda fu d'ispirazione per l'apice del successo del Teatro Takarazuka e lo stesso Teatro fu d'ispirazione per la Ikeda e le sue opere come “La Rose de Versailles” e “Caro fratello”. La stessa Oscar fu d'ispirazione per realizzare il personaggio di Utena Tenjou accennato precedentemente, da parte di Ikuhara. In poche parole, il poco conosciuto Teatro Takarazuka ha lasciato sin dagli albori un punto importante nella storia della narrativa verso il pubblico, sia dal vivo sia in forme d'arte come manga e anime. Il pubblico del Takarazuka è prettamente femminile e le figure mascoline dell’Otokoyaku avvicinano la narrazione più al punto di vista yaoi che yuri. Questo perché alla figura dolce, delicata e graziosa della Musumeyaku viene appunto affidata e affiancata la virilità e la compostezza dell’Otokoyaku. Perché cito lo yaoi in questo caso? Perché appunto il personaggio Otokoyaku deve possedere dei lineamenti molto importanti, molto impostati, molto androgini, in modo tale da far risaltare "l'uomo" nella coppia pur essendo un teatro prettamente femminile. Questo tipo di bellezza è ciò che viene espressa principalmente nelle storie yaoi.
Questa forma d’arte relativamente giovane è stata raccontata egregiamente nell’opera “Kageki Shoujo!!”.
L’anime possiede dei punti di forza molto interessanti che raccontano come il teatro in sé e specialmente quello Takarazuka sia un mondo duro, competitivo ma anche emotivo. Le nostre protagoniste durante la serie vengono raccontate in maniera molto valida, passando dai dubbi, dalle incertezze, insicurezze, fino ai propri riscatti, le proprie rivincite, anche personali, anche nelle sconfitte. L’opera in particolare mostra i personaggi di Ai, Sarasa, Yamada, Suwa e Kaoru - con l’aggiunta delle gemelle - in costante competizione e crescita per diventare la stella della compagnia Kouka e arrivare sul “Ponte d’Argento”, luogo mistico del teatro che è permesso solo agli eletti attraversare.
Se dovessimo soffermarci sulle caratterizzazioni, i ruoli di Sarasa e Ai danno origine a sviluppi molto validi, neanche troppo romanzeschi. Una Ai asociale, impaurita, chiusa in sé stessa e senza ambizione, e una Sarasa sempre euforica, con la testa tra le nuvole. In realtà questa loro “modalità” viene, episodio dopo episodio, smontata e rimodellata fino a farle diventare “cresciute” come personaggi e come “persone” all’interno dell’opera stessa. Senza fare spoiler, negli episodi finali vediamo come la mancanza di ambizione di Ai si riconverta in ansia, voglia, speranza di aver fatto la cosa giusta sul palco. L’euforia di Sarasa si scontra con lo studio del personaggio da recitare, quindi cercare di capire cosa vuole il pubblico, la scuola, e immaginare sé stessa che vive la scena in prima persona. Anche Yamada, afflitta da turbe mentali, con la nomea di ultima della classe risale la china e, nonostante una timidezza apparente, quando è il momento di fare sul serio, non si tira indietro.
In tutto “Kageki Shoujo!!” le componenti “rivali e compagne” si offrono a noi in ogni singolo episodio, raccontando del teatro come un documentario, leggero ma interessante. Inoltre certifica i problemi di queste forme d’arte e anche del Kabuki, che nell’opera viene citato spesso per via di Sarasa: la chiusura mentale di ciò che vuole il pubblico e di “tradizioni” che non si possono rompere.
La pressione sociale, i sogni, le debolezze e i valori vengono fuori da ogni singolo personaggio trattato nella forma più graziosa ma incalzante di racconto. Semplicità, ma con tante informazioni da offrire allo spettatore. Il pregio di “Kageki Shoujo!!” è stato raccontare il Teatro Takarazuka e i loro personaggi attraverso citazioni del teatro stesse, metafore, similitudini e un pizzico di romanzesco che non guasta mai.
L’opera presenta un personaggio tra tutti, quello di Watanabe Sarasa, diverso da tanti altri più famosi.
La ragazza è decisamente un soggetto positivo, folle, euforico, solare, splendente, tutto il contrario di ciò che dovrebbe essere un Otokoyaku, ruolo a cui aspira per diventare prima stella, eppure la stessa protagonista, o coprotagonista, riesce a rimodellarsi bene nelle varie fasi della storia. Inizia con l’essere una seccatura e mal vista da tutti, fino a diventare, involontariamente e “mentalmente”, la prima stella per le sue compagne e la prospettiva più “valida” per le senpai e gli insegnanti. Il tutto senza perdere la sua caratterizzazione, anzi, approfondendola negli aspetti del suo passato che l’hanno portata a sognare il ruolo di Otokoyaku. Episodio dopo episodio la sua spontaneità fa da collante per Yamada, Kaoru, le gemelle e soprattutto Ai. Diventa una bellissima rivale per Sawa, la prima della classe che aspira al ruolo di Otokoyaku, e soprattutto non esce mai dagli schemi se non in ambito recitativo, dove mostra la classe innata che solo le stelle possiedono sin dalla nascita. Si potrebbe anche parlare di Ai, di Yamada, Kaoru e soprattutto Sawa, tuttavia il personaggio di Sarasa è di gran lunga superiore, perché polivalente e apprezzabile sotto ogni punto di vista. Nella sconfitta, nella vittoria, nel calore che trasmette e nei momenti più iconici della serie, anche nei suoi “ragionamenti” spontanei.
“Kageki Shoujo!!” omaggia benissimo il mondo teatrale e lo fa con uno spirito genuino ma duro, reale, vivo. Senza eccedere e senza creare ship, poiché nessuna delle ragazze può venir considerata una waifu dal fandom. Non è uno yuri, si avvicina al mondo yaoi con le figure di Musumeyaku e Otokoyaku, eppure questa serie non è stata compresa. Una dimostrazione di “varietà” piuttosto attraente.
Cosa è il Teatro Takarazuka? È una forma d’arte molto giovane - cento anni - dove le attrici sono prettamente femminili e si suddividono nei ruoli di Musumeyaku e Otokoyaku. Per descrivere meglio questi ruoli, speciale l’Otokoyaku, basti pensare ai personaggi più “mascolini” nella storia degli anime come Oscar e Utena. La stessa Oscar de “La Rose de Versailles” della Ikeda è stata fonte di successo negli anni ‘70 per quanto riguarda questa forma di teatro, dove appunto la rappresentazione dell’omonima serie riscosse tanto appeal da parte del pubblico. Non a caso l'opera della Ikeda fu d'ispirazione per l'apice del successo del Teatro Takarazuka e lo stesso Teatro fu d'ispirazione per la Ikeda e le sue opere come “La Rose de Versailles” e “Caro fratello”. La stessa Oscar fu d'ispirazione per realizzare il personaggio di Utena Tenjou accennato precedentemente, da parte di Ikuhara. In poche parole, il poco conosciuto Teatro Takarazuka ha lasciato sin dagli albori un punto importante nella storia della narrativa verso il pubblico, sia dal vivo sia in forme d'arte come manga e anime. Il pubblico del Takarazuka è prettamente femminile e le figure mascoline dell’Otokoyaku avvicinano la narrazione più al punto di vista yaoi che yuri. Questo perché alla figura dolce, delicata e graziosa della Musumeyaku viene appunto affidata e affiancata la virilità e la compostezza dell’Otokoyaku. Perché cito lo yaoi in questo caso? Perché appunto il personaggio Otokoyaku deve possedere dei lineamenti molto importanti, molto impostati, molto androgini, in modo tale da far risaltare "l'uomo" nella coppia pur essendo un teatro prettamente femminile. Questo tipo di bellezza è ciò che viene espressa principalmente nelle storie yaoi.
Questa forma d’arte relativamente giovane è stata raccontata egregiamente nell’opera “Kageki Shoujo!!”.
L’anime possiede dei punti di forza molto interessanti che raccontano come il teatro in sé e specialmente quello Takarazuka sia un mondo duro, competitivo ma anche emotivo. Le nostre protagoniste durante la serie vengono raccontate in maniera molto valida, passando dai dubbi, dalle incertezze, insicurezze, fino ai propri riscatti, le proprie rivincite, anche personali, anche nelle sconfitte. L’opera in particolare mostra i personaggi di Ai, Sarasa, Yamada, Suwa e Kaoru - con l’aggiunta delle gemelle - in costante competizione e crescita per diventare la stella della compagnia Kouka e arrivare sul “Ponte d’Argento”, luogo mistico del teatro che è permesso solo agli eletti attraversare.
Se dovessimo soffermarci sulle caratterizzazioni, i ruoli di Sarasa e Ai danno origine a sviluppi molto validi, neanche troppo romanzeschi. Una Ai asociale, impaurita, chiusa in sé stessa e senza ambizione, e una Sarasa sempre euforica, con la testa tra le nuvole. In realtà questa loro “modalità” viene, episodio dopo episodio, smontata e rimodellata fino a farle diventare “cresciute” come personaggi e come “persone” all’interno dell’opera stessa. Senza fare spoiler, negli episodi finali vediamo come la mancanza di ambizione di Ai si riconverta in ansia, voglia, speranza di aver fatto la cosa giusta sul palco. L’euforia di Sarasa si scontra con lo studio del personaggio da recitare, quindi cercare di capire cosa vuole il pubblico, la scuola, e immaginare sé stessa che vive la scena in prima persona. Anche Yamada, afflitta da turbe mentali, con la nomea di ultima della classe risale la china e, nonostante una timidezza apparente, quando è il momento di fare sul serio, non si tira indietro.
In tutto “Kageki Shoujo!!” le componenti “rivali e compagne” si offrono a noi in ogni singolo episodio, raccontando del teatro come un documentario, leggero ma interessante. Inoltre certifica i problemi di queste forme d’arte e anche del Kabuki, che nell’opera viene citato spesso per via di Sarasa: la chiusura mentale di ciò che vuole il pubblico e di “tradizioni” che non si possono rompere.
La pressione sociale, i sogni, le debolezze e i valori vengono fuori da ogni singolo personaggio trattato nella forma più graziosa ma incalzante di racconto. Semplicità, ma con tante informazioni da offrire allo spettatore. Il pregio di “Kageki Shoujo!!” è stato raccontare il Teatro Takarazuka e i loro personaggi attraverso citazioni del teatro stesse, metafore, similitudini e un pizzico di romanzesco che non guasta mai.
L’opera presenta un personaggio tra tutti, quello di Watanabe Sarasa, diverso da tanti altri più famosi.
La ragazza è decisamente un soggetto positivo, folle, euforico, solare, splendente, tutto il contrario di ciò che dovrebbe essere un Otokoyaku, ruolo a cui aspira per diventare prima stella, eppure la stessa protagonista, o coprotagonista, riesce a rimodellarsi bene nelle varie fasi della storia. Inizia con l’essere una seccatura e mal vista da tutti, fino a diventare, involontariamente e “mentalmente”, la prima stella per le sue compagne e la prospettiva più “valida” per le senpai e gli insegnanti. Il tutto senza perdere la sua caratterizzazione, anzi, approfondendola negli aspetti del suo passato che l’hanno portata a sognare il ruolo di Otokoyaku. Episodio dopo episodio la sua spontaneità fa da collante per Yamada, Kaoru, le gemelle e soprattutto Ai. Diventa una bellissima rivale per Sawa, la prima della classe che aspira al ruolo di Otokoyaku, e soprattutto non esce mai dagli schemi se non in ambito recitativo, dove mostra la classe innata che solo le stelle possiedono sin dalla nascita. Si potrebbe anche parlare di Ai, di Yamada, Kaoru e soprattutto Sawa, tuttavia il personaggio di Sarasa è di gran lunga superiore, perché polivalente e apprezzabile sotto ogni punto di vista. Nella sconfitta, nella vittoria, nel calore che trasmette e nei momenti più iconici della serie, anche nei suoi “ragionamenti” spontanei.
“Kageki Shoujo!!” omaggia benissimo il mondo teatrale e lo fa con uno spirito genuino ma duro, reale, vivo. Senza eccedere e senza creare ship, poiché nessuna delle ragazze può venir considerata una waifu dal fandom. Non è uno yuri, si avvicina al mondo yaoi con le figure di Musumeyaku e Otokoyaku, eppure questa serie non è stata compresa. Una dimostrazione di “varietà” piuttosto attraente.