Le bizzarre avventure di JoJo (2012)
Anche se è un adattamento anime fedele al manga di "JoJo", questa trasposizione non mi è piaciuta per niente, in primis per il character design, che, seppur copia e incolla, non è per niente, e dico niente, fedele al manga, dove i personaggi erano omaccioni muscolosissimi sproporzionati all'inverosimile, ipertrofici, con una testa piccola come una nocciolina. Io adoro quello stile di Araki nel manga di quel periodo, soprattutto in "Phantom Blood". Direi che un chara curato da Takako Shimizu non è per nulla all'altezza di quello Araki, e aggiungo anche Hayama degli OVA del '93 (in quelli del 2000 ha cambiato il chara Hayama) per i miei gusti, e anche oggettivamente parlando.
Le problematiche dell'anime sono tante: l'animazione in 3DCGI è minata dal fatto di esser per niente scorrevole, e nei punti fondamentali rende le dinamiche lente, quasi statiche. Hanno fatto un lavoretto copia e incolla, un compitino con rimandi allo stile del manga, ma l'atmosfera non è per nulla uguale, soprattutto l'horror, nell'anime risulta quasi ridicolo in confronto alla controparte cartacea, e anche in alcune scene sanguinolente, come Jonathan che apre il braccio a Tarkus o quando taglia Dio a metà con la spada, le scene di sangue vengono sostituite dall'hamon. Poi, punto fondamentale, in "Phantom Blood" viene 'skippato' il rito Atzeco, che nel manga dà tutto il fascino alla maschera di pietra!
Jonathan sembra troppo Kenshiro, con quelle spallette che nel manga non ha, e ha un altro stile, l'unica cosa che mi è garbata un po' sono gli effetti psichedelici, ma per un'opera datata '87 risultano banali, a mio avviso; non mi è piaciuta neanche la scelta dei colori, come i capelli blu di Jonathan.
Tirando le somme, è fedele al manga, con un chara fatto molto peggio - la David Production poteva fare di meglio, e non credo sia questione di budget, carine sono le OST e le opening in 3DCGI.
Lo consiglio a chi non ha tempo o voglia di leggere il manga, ma vi avverto: se pensate di trovare lo stile di Araki in questo anime, allora non guardatelo.
Le problematiche dell'anime sono tante: l'animazione in 3DCGI è minata dal fatto di esser per niente scorrevole, e nei punti fondamentali rende le dinamiche lente, quasi statiche. Hanno fatto un lavoretto copia e incolla, un compitino con rimandi allo stile del manga, ma l'atmosfera non è per nulla uguale, soprattutto l'horror, nell'anime risulta quasi ridicolo in confronto alla controparte cartacea, e anche in alcune scene sanguinolente, come Jonathan che apre il braccio a Tarkus o quando taglia Dio a metà con la spada, le scene di sangue vengono sostituite dall'hamon. Poi, punto fondamentale, in "Phantom Blood" viene 'skippato' il rito Atzeco, che nel manga dà tutto il fascino alla maschera di pietra!
Jonathan sembra troppo Kenshiro, con quelle spallette che nel manga non ha, e ha un altro stile, l'unica cosa che mi è garbata un po' sono gli effetti psichedelici, ma per un'opera datata '87 risultano banali, a mio avviso; non mi è piaciuta neanche la scelta dei colori, come i capelli blu di Jonathan.
Tirando le somme, è fedele al manga, con un chara fatto molto peggio - la David Production poteva fare di meglio, e non credo sia questione di budget, carine sono le OST e le opening in 3DCGI.
Lo consiglio a chi non ha tempo o voglia di leggere il manga, ma vi avverto: se pensate di trovare lo stile di Araki in questo anime, allora non guardatelo.
Ogni caposaldo del fumetto nipponico proveniente dagli iconici anni ’80 ha goduto d’una propria trasposizione animata che gli rendesse più o meno i giusti onori: basti pensare a “Dragonball”, “Saint Seiya”, “Hokuto no Ken”, per citarne alcune. Serie longeve, di grandissimo impatto e conseguente successo, tutt’oggi vivide per notorietà, fama e seguito. Se però ci si sofferma un attimo a rimuginare sul panorama di quell’epoca, facendo mente locale, a chi davvero è sempre mancata una versione “anime” di grande spessore è stata sicuramente l’epopea più scriteriata, disorientante, folle e citazionista mai vista, una storia incredibilmente lunga che solo in questi ultimi dieci anni ha potuto fregiarsi (finalmente!) di un anime degno del titolo che porta: “Le Bizzarre Avventure di Jojo”!
Ad esser franchi non esiste un vero e proprio genere con cui catalogare quest’opera, ma la si può vagamente collocare a cavallo fra uno shonen classico semi-demenziale e un trash-nonsense condito da momenti di potente emotività, capace di far leva sull’ossimoro a cui costantemente tiene fede, ovvero l’assurda, paradossale serietà delle vicende vissute dai tanto improbabili quanto gagliardi protagonisti - anch’essi spesso grotteschi e allucinanti -, coniugando avventura adolescenziale e trash insensato a un nuovo livello di possente e galvanizzante idiozia.
Raramente abbiamo potuto ammirare qualcosa di simile, anche perché, ad onor del vero, si tratta di un lavoro più unico che raro, un progetto che, ingannevolmente, pare principiare senza capo né coda, ma che in tempi piuttosto brevi s’avvierà a svelare una trama imprevedibile, ricca di grandiosi colpi di scena e situazioni surreali, ridicole e tuttavia indimenticabili: insomma, una rara perla nel panorama dell’animazione nipponica.
Il primo blocco animato ivi recensito comprende “Phantom Blood” e “Battle Tendency”, i due archi narrativi che danno il via alle stupefacenti vicissitudini immaginate da Hirohiko Araki, maestro assoluto del “weirdo” e dell’irriverenza, che in questo viaggio dinastico ha riversato tutta la sua fantasia e tutto il suo coraggio mettendosi in gioco, scherzando in modo grottesco, andando oltre ogni aspettativa e traendone un lavoro memorabile.
Tutto inizia nell’Inghilterra di fine 1800, esattamente nella tenuta Joestar, nobile famiglia di spicco all’interno della società inglese. Protagonista indiscusso della vicenda è Jonathan, giovane rampollo della casata, che vede il padre (George Joestar) rischiare la vita durante un viaggio periglioso, al seguito di un terribile incidente occorso alla carrozza su cui viaggiava. Incredibilmente, George riesce a salvarsi per merito del provvidenziale intervento di un uomo che passava da quelle parti, un certo Dario Brando, o almeno così egli crede: nessuno sa però che Dario sia in realtà un delinquente, ubriacone, truffatore e squattrinato, e si trovasse da quelle parti per puro caso, cogliendo l’occasione per tentare di derubare il presunto cadavere del nobile britannico. Le cose per il manigoldo però non vanno come sperato, e l’equivoco del mancato furto viene sfruttato scaltramente dal figlio di Dario, Dio Brando, un tipo ancor peggiore del padre. Giovane e già alcolizzato, teppista, violento, egoista e sfruttatore, riesce a infiltrarsi a casa Joestar con la scusa di un debito da parte di George nei confronti del suo genitore: in fondo non è ancora vivo per merito suo? (O almeno così il nobile crede...) Quale modo più generoso per saldare un debito così grande se non ospitarlo a casa sua, visto che lo stesso Dio, dopo la dipartita del padre degenere, ora non è che un orfano senza dimora?
Le cose paiono piuttosto chiare: dotato di uno spietato cinismo, egoista fino al midollo e gelidamente, istintivamente malvagio, Dio Brando si rivela da subito l’elemento malvagio della vicenda.
Ecco così dipanarsi la storia più bizzarra e imprevedibile mai vista: niente è certo, nulla è chiaro o logico; i colpi di scena sono inaspettati, grotteschi e apparentemente privi di senso, talvolta difficili da afferrare immediatamente. Dio cerca di ingraziarsi il signor Joestar e contemporaneamente ordisce losche trame nel tentativo di soppiantare il fratellastro acquisito, che più passa il tempo, più prende a detestarlo. Violento con gli animali, crudele, spietato e vanaglorioso, il nuovo arrivato è tuttavia arginato dal carattere gentile, coraggioso e al tempo stesso granitico di Jonathan, che, anche se inizialmente possa essere apparso come un gentiluomo debole e dalle maniere fin troppo delicate, scoprirà ben presto di possedere qualità nascoste, un carattere battagliero e una forza di volontà che lo porteranno a compiere gesta sorprendenti.
Lesti fanno la comparsa alcuni personaggi secondari che definire sconcertanti è riduttivo; davanti a tutti Zeppeli, un misterioso gentiluomo dal cilindro a scacchi colorati, gilet rosso pallido e smoking bianco, una sorta di prestigiatore dai gusti discutibili che ricorda vagamente un incrocio fra Mister X del “L’Uomo Tigre” e il mago delle vecchie pubblicità della Galbusera. Sicuramente più ortodossa si rivela Erina Pendleton, ragazza di cui Jonathan si invaghisce, e che, inevitabilmente, sarà presa di mira dalla crudele vigliaccheria di Dio.
Con tali premesse, il provocante palcoscenico messo in piedi da Araki nato sulle pagine dell’omonimo manga è pronto per ospitare la tanto attesa trasposizione animata, avvincente quanto assurda. Se tutto comincia come la storia di una famiglia nobile e di buone maniere alle prese con un delinquente che tenta di sfruttarli, non ci si capacita di come dopo alcuni episodi la trama sia già stravolta, tendente a sfumature trash-horror, indirizzata verso creature dai misteriosi poteri, condita da un’antica leggenda - spaventosa e oscura come la notte, fino al suo dulcis in fundo, la comparsa d’una inquietante maschera di pietra che parrebbe trasmettere poteri sovrumani (e maledetti) a chi la indossi. Contrapposti a queste terribili verità, si viene a scoprire l’esistenza di uomini che da sempre le hanno combattute, eroi dotati di altrettanti, benevoli poteri derivanti da una antica tecnica legata alla respirazione del corpo umano. Di fronte a tutte queste informazioni fuorvianti, il filo logico, com’è ovvio che sia, s’ingarbuglia, s’annoda, ma di pari passo sale l’interesse dello spettatore, sospinto e intrigato da una vicenda sempre più complessa e atipica, raramente costellata da tempi morti, spesso spassosa, assurdamente canzonatoria e aspramente grottesca. L’amalgama fra questi ingredienti genera continue situazioni fra l’eroico e il demenziale, un contrasto di sapori capace di esaltare i personaggi principali e non in modo equilibrato, poiché l’autore non bada a mantenere una linea fissa, o ad attrarre tramite particolari e studiati stratagemmi: l’eroismo goliardico e l’improvvisazione sono alla base di tutto, e questo tutto funziona a meraviglia.
Araki, fortemente ispirato da “Ken il guerriero”, crea Jonathan “Jojo” Joestar ad immagine e somiglianza del famoso eroe post-apocalittico; i suoi personaggi sono sovente maschioni piazzati e nerboruti, muscolosi e sprezzanti del pericolo, astuti oltre ogni dire e pronti a battersi, tendenzialmente, per giusti ideali. Il genio e l’irriverenza del mangaka però non si limitano a prendere questi spunti come modelli inamovibili, ma, seguendo il filo della vicenda, porta tali canoni all’estremo, distorcendo la scontata, rigorosa e fiabesca morale maschilista, figlia di quei prodotti degli anni settanta e ottanta, dove l’eroe salva l’amata - incapace di difendersi da sola - dal cattivo tormentato; ecco quindi che stereotipi datati finiscono per mutare in qualcosa di autoironico e deviato.
Indumenti assurdi, totalmente anacronistici e fuori luogo vestono sia malvagi che eroi; magliette aderenti dai colori pastellati degne di un gay pride, cappellini e calzature usciti da una rivista di dubbia moda degli anni ‘80, salopette sgargianti - inconcepibili per l’epoca -, trucco marcato anche sul volto dei più virili e atteggiamenti volutamente ambigui confondono e suscitano ilarità a più riprese, mettendo giocosamente e ironicamente in dubbio ogni percezione; le movenze e le posture sono spesso esasperate, quasi effemminate, una brillante presa in giro del machismo eroico e scontato che imperava all’epoca. Dissacrante, allegro, a tratti davvero esilarante tanto quanto coinvolgente, riesce sia a far divertire sia - con non poco stupore - ad emozionare.
L’ambientazione pseudo-tardo-vittoriana è chiaramente fuori logica; l’autore getta nel calderone elementi d’ogni tipo: personaggi realmente esistiti o presi in prestito da celebri romanzi, un’ambientazione vagamente stokeriana da cui trarrà spunti di vampiresca memoria, il tutto condito da sfumature in perfetto stile shonen dell’epoca. Ciò che ne scaturisce è uno scenario instabile, gotico-psichedelico, fuori da ogni contesto storico ed esageratamente, stupidamente muscoloso, con un insistente retrogusto supereroistico che preannuncia un’escalation di sorprese e colpi di scena degne del miglior “Dragon Ball”.
Col trascorrere degli episodi il ruolo di questi personaggi bizzarri si delinea chiaramente; i cattivi lo sono spesso fino al midollo, raramente privi di mezze misure, e i buoni risultano tali, sospinti da giusti ideali e da visione giusta e legale ispirata a una società più utopistica che pratica e materiale. Comicità grottesca e talvolta agghiacciante, venature thriller da cinema di serie B, tecniche e poteri da shonen-power up e momenti di una misurata emotività: “Jojo” elargisce tutto questo, e il risultato finale è un mix davvero appagante.
Altro pregio delle fantasie ideate da Araki sensei è la narrazione ad archi generazionali: quando “Phantom Blood” termina (con grande commozione e incredibili colpi di scena), la storia compie un salto di cinquant’anni in avanti, cominciando a raccontare quindi le vicende di Joseph Joestar, nipote di Jonathan, giovane ragazzone teppista e fannullone, senza dubbio meno gentiluomo del nonno, tuttavia leale e generoso con gli amici, e, soprattutto, innato stratega.
Molte cose sono accadute, alcune davvero impensabili, altre fantascientifiche; la lunghezza della trama ci ha permesso di affezionarci ai personaggi principali (o di detestarli senza remore), e sull’onda emotiva che ci ha trascinato fin qui, “Battle Tendency” ha un inizio immediato e repentino.
Lo scenario è questa volta New York, ed eventi ben più folli e spaventosi stanno per accadere. Il leitmotiv narrativo confusionario, evolutivo e mondano viene progressivamente abbandonato per lasciar posto a un susseguirsi di eventi ancora più avvincenti, terribili e gloriosi. Il livello dei combattimenti, il carisma dei personaggi e l’attrattiva della saga hanno un picco vertiginoso, e quando finalmente si fa la conoscenza coi famigerati “uomini del pilastro”, la saga esplode in tutta la sua esaltante bellezza. Anche in questa occasione Araki non lesina ironia e provocazioni: i minacciosi nemici si dimostrano delle vere e proprie bombe di testosterone, muscolosissimi eppur ambigui, dal gusto sia raffinato che imbarazzante, capaci di terrorizzare le proprie vittime senza mezze misure. Fra i comprimari spiccano sia Lisa Lisa, maestra di Joseph, che Caesar, una delle spalle meglio riuscite, perno focale del secondo arco.
Gli ultimi episodi di “Battle Tendency” sono un mix di epica e situazioni grottesche senza limiti né decenza, che, incredibilmente, attraverso un equilibrio tanto leggendario quando allucinante, riusciranno ad emozionarci, farci sbellicare dalle risate ed esaltarci al tempo stesso.
La realtà è che non esiste niente di paragonabile al “Le Bizzarre Avventure di Jojo”.
Chi avrebbe mai giocato con la mascolinità di “Ken il guerriero”, gli orrori di Bram Stoker, le tecniche segrete dei migliori shonen manga, traendone un mix del genere?
Araki, nel bel mezzo degli anni ’80, ha estratto dal cilindro (quello ridicolo, di Zeppeli) un colpo di genio, e la sua trasposizione animata, sebbene macchiata da varie mancanze a livello tecnico, gli rende sicuramente giustizia. Nonostante rispetto al manga alcune parti risultino velocizzate o quasi assenti, l’insieme è senza dubbio eccellente.
Dal punto di vista prettamente artistico si difende relativamente bene grazie ad alcune provocanti e apprezzabili scelte stilistiche, anche se il primo arco narrativo svela evidenti lacune tecniche. La qualità generale delle animazioni è spesso altalenante, a tratti approssimativa. V’è un uso della cromatica particolare, molto originale: le sfumature dei colori scelti, spesso forti, sgargianti, talvolta brillanti, talvolta cupe e opache, suggeriscono anticipatamente i sentimenti e le sensazioni dei protagonisti; le immagini escono dallo schermo e il disegno schematizzato, esasperatamente spigoloso e volutamente datato, risulta incisivo quanto desiderato. I contorni delle figure, pesatamente marcati soprattutto negli attimi d’azione cruciali, rievocano l’originale stile del manga da cui è tratto, e i contrasti fra tinte unite e livree cangianti creano scacchiere di colore che guidano costantemente l’occhio al fulcro dell’azione.
In “Battle Tendency” il livello generale migliora nettamente. Dinamicità, fluidità e primi piani di grande impatto con tanto di onomatopee visive, prese pari pari dalle pagine del manga, incorniciano l’avventura impeccabilmente. Come già ampiamente precisato in precedenza, assaporiamo un concept completamente folle e anacronistico, bilanciato fra momenti esilaranti, drammaticità inaspettata e reiterate situazioni grottesche, capaci di suscitare emozioni variegate e contrastanti.
Le opening sono di tutto rispetto. La colonna sonora proietta atmosfere uniche, ma è la ending ad essere ormai divenuta una colonna portante: “Roundabout” degli Yes è prepotentemente tornata in auge dagli anni settanta (anche) per merito di Araki, grande cultore del rock progressive occidentale e amante sia dell’Europa che dell’Italia (Esidisi, Wham, Dio o Santana, questi i nomi dei malvagi a cui i nostri eroi dovranno far fronte: vi suggeriscono qualcosa?)
“Jojo” è costellato da citazioni di altri manga, film, pezzi musicali più o meno noti, romanzi celebri e tanto altro. Per assurdo, col passare degli anni, si è verificato il fenomeno inverso: oggi non è così raro scovare qualche anime o manga che citi a sua volta elementi o scene de “Le bizzarre avventure di Jojo”... corsi e ricorsi di una saga che ormai ha fatto storia!
Siamo probabilmente di fronte a uno di quei capisaldi difficili da comprendere, quantomeno sulle prime battute, ma che riesce a regalare un’esperienza unica e squisitamente originale: il punto di partenza della più bizzarra storia mai vista.
Credetemi, affezionarvi a Jonathan e ai suoi discendenti sarà un attimo.
«To Be Continued!
Ad esser franchi non esiste un vero e proprio genere con cui catalogare quest’opera, ma la si può vagamente collocare a cavallo fra uno shonen classico semi-demenziale e un trash-nonsense condito da momenti di potente emotività, capace di far leva sull’ossimoro a cui costantemente tiene fede, ovvero l’assurda, paradossale serietà delle vicende vissute dai tanto improbabili quanto gagliardi protagonisti - anch’essi spesso grotteschi e allucinanti -, coniugando avventura adolescenziale e trash insensato a un nuovo livello di possente e galvanizzante idiozia.
Raramente abbiamo potuto ammirare qualcosa di simile, anche perché, ad onor del vero, si tratta di un lavoro più unico che raro, un progetto che, ingannevolmente, pare principiare senza capo né coda, ma che in tempi piuttosto brevi s’avvierà a svelare una trama imprevedibile, ricca di grandiosi colpi di scena e situazioni surreali, ridicole e tuttavia indimenticabili: insomma, una rara perla nel panorama dell’animazione nipponica.
Il primo blocco animato ivi recensito comprende “Phantom Blood” e “Battle Tendency”, i due archi narrativi che danno il via alle stupefacenti vicissitudini immaginate da Hirohiko Araki, maestro assoluto del “weirdo” e dell’irriverenza, che in questo viaggio dinastico ha riversato tutta la sua fantasia e tutto il suo coraggio mettendosi in gioco, scherzando in modo grottesco, andando oltre ogni aspettativa e traendone un lavoro memorabile.
Tutto inizia nell’Inghilterra di fine 1800, esattamente nella tenuta Joestar, nobile famiglia di spicco all’interno della società inglese. Protagonista indiscusso della vicenda è Jonathan, giovane rampollo della casata, che vede il padre (George Joestar) rischiare la vita durante un viaggio periglioso, al seguito di un terribile incidente occorso alla carrozza su cui viaggiava. Incredibilmente, George riesce a salvarsi per merito del provvidenziale intervento di un uomo che passava da quelle parti, un certo Dario Brando, o almeno così egli crede: nessuno sa però che Dario sia in realtà un delinquente, ubriacone, truffatore e squattrinato, e si trovasse da quelle parti per puro caso, cogliendo l’occasione per tentare di derubare il presunto cadavere del nobile britannico. Le cose per il manigoldo però non vanno come sperato, e l’equivoco del mancato furto viene sfruttato scaltramente dal figlio di Dario, Dio Brando, un tipo ancor peggiore del padre. Giovane e già alcolizzato, teppista, violento, egoista e sfruttatore, riesce a infiltrarsi a casa Joestar con la scusa di un debito da parte di George nei confronti del suo genitore: in fondo non è ancora vivo per merito suo? (O almeno così il nobile crede...) Quale modo più generoso per saldare un debito così grande se non ospitarlo a casa sua, visto che lo stesso Dio, dopo la dipartita del padre degenere, ora non è che un orfano senza dimora?
Le cose paiono piuttosto chiare: dotato di uno spietato cinismo, egoista fino al midollo e gelidamente, istintivamente malvagio, Dio Brando si rivela da subito l’elemento malvagio della vicenda.
Ecco così dipanarsi la storia più bizzarra e imprevedibile mai vista: niente è certo, nulla è chiaro o logico; i colpi di scena sono inaspettati, grotteschi e apparentemente privi di senso, talvolta difficili da afferrare immediatamente. Dio cerca di ingraziarsi il signor Joestar e contemporaneamente ordisce losche trame nel tentativo di soppiantare il fratellastro acquisito, che più passa il tempo, più prende a detestarlo. Violento con gli animali, crudele, spietato e vanaglorioso, il nuovo arrivato è tuttavia arginato dal carattere gentile, coraggioso e al tempo stesso granitico di Jonathan, che, anche se inizialmente possa essere apparso come un gentiluomo debole e dalle maniere fin troppo delicate, scoprirà ben presto di possedere qualità nascoste, un carattere battagliero e una forza di volontà che lo porteranno a compiere gesta sorprendenti.
Lesti fanno la comparsa alcuni personaggi secondari che definire sconcertanti è riduttivo; davanti a tutti Zeppeli, un misterioso gentiluomo dal cilindro a scacchi colorati, gilet rosso pallido e smoking bianco, una sorta di prestigiatore dai gusti discutibili che ricorda vagamente un incrocio fra Mister X del “L’Uomo Tigre” e il mago delle vecchie pubblicità della Galbusera. Sicuramente più ortodossa si rivela Erina Pendleton, ragazza di cui Jonathan si invaghisce, e che, inevitabilmente, sarà presa di mira dalla crudele vigliaccheria di Dio.
Con tali premesse, il provocante palcoscenico messo in piedi da Araki nato sulle pagine dell’omonimo manga è pronto per ospitare la tanto attesa trasposizione animata, avvincente quanto assurda. Se tutto comincia come la storia di una famiglia nobile e di buone maniere alle prese con un delinquente che tenta di sfruttarli, non ci si capacita di come dopo alcuni episodi la trama sia già stravolta, tendente a sfumature trash-horror, indirizzata verso creature dai misteriosi poteri, condita da un’antica leggenda - spaventosa e oscura come la notte, fino al suo dulcis in fundo, la comparsa d’una inquietante maschera di pietra che parrebbe trasmettere poteri sovrumani (e maledetti) a chi la indossi. Contrapposti a queste terribili verità, si viene a scoprire l’esistenza di uomini che da sempre le hanno combattute, eroi dotati di altrettanti, benevoli poteri derivanti da una antica tecnica legata alla respirazione del corpo umano. Di fronte a tutte queste informazioni fuorvianti, il filo logico, com’è ovvio che sia, s’ingarbuglia, s’annoda, ma di pari passo sale l’interesse dello spettatore, sospinto e intrigato da una vicenda sempre più complessa e atipica, raramente costellata da tempi morti, spesso spassosa, assurdamente canzonatoria e aspramente grottesca. L’amalgama fra questi ingredienti genera continue situazioni fra l’eroico e il demenziale, un contrasto di sapori capace di esaltare i personaggi principali e non in modo equilibrato, poiché l’autore non bada a mantenere una linea fissa, o ad attrarre tramite particolari e studiati stratagemmi: l’eroismo goliardico e l’improvvisazione sono alla base di tutto, e questo tutto funziona a meraviglia.
Araki, fortemente ispirato da “Ken il guerriero”, crea Jonathan “Jojo” Joestar ad immagine e somiglianza del famoso eroe post-apocalittico; i suoi personaggi sono sovente maschioni piazzati e nerboruti, muscolosi e sprezzanti del pericolo, astuti oltre ogni dire e pronti a battersi, tendenzialmente, per giusti ideali. Il genio e l’irriverenza del mangaka però non si limitano a prendere questi spunti come modelli inamovibili, ma, seguendo il filo della vicenda, porta tali canoni all’estremo, distorcendo la scontata, rigorosa e fiabesca morale maschilista, figlia di quei prodotti degli anni settanta e ottanta, dove l’eroe salva l’amata - incapace di difendersi da sola - dal cattivo tormentato; ecco quindi che stereotipi datati finiscono per mutare in qualcosa di autoironico e deviato.
Indumenti assurdi, totalmente anacronistici e fuori luogo vestono sia malvagi che eroi; magliette aderenti dai colori pastellati degne di un gay pride, cappellini e calzature usciti da una rivista di dubbia moda degli anni ‘80, salopette sgargianti - inconcepibili per l’epoca -, trucco marcato anche sul volto dei più virili e atteggiamenti volutamente ambigui confondono e suscitano ilarità a più riprese, mettendo giocosamente e ironicamente in dubbio ogni percezione; le movenze e le posture sono spesso esasperate, quasi effemminate, una brillante presa in giro del machismo eroico e scontato che imperava all’epoca. Dissacrante, allegro, a tratti davvero esilarante tanto quanto coinvolgente, riesce sia a far divertire sia - con non poco stupore - ad emozionare.
L’ambientazione pseudo-tardo-vittoriana è chiaramente fuori logica; l’autore getta nel calderone elementi d’ogni tipo: personaggi realmente esistiti o presi in prestito da celebri romanzi, un’ambientazione vagamente stokeriana da cui trarrà spunti di vampiresca memoria, il tutto condito da sfumature in perfetto stile shonen dell’epoca. Ciò che ne scaturisce è uno scenario instabile, gotico-psichedelico, fuori da ogni contesto storico ed esageratamente, stupidamente muscoloso, con un insistente retrogusto supereroistico che preannuncia un’escalation di sorprese e colpi di scena degne del miglior “Dragon Ball”.
Col trascorrere degli episodi il ruolo di questi personaggi bizzarri si delinea chiaramente; i cattivi lo sono spesso fino al midollo, raramente privi di mezze misure, e i buoni risultano tali, sospinti da giusti ideali e da visione giusta e legale ispirata a una società più utopistica che pratica e materiale. Comicità grottesca e talvolta agghiacciante, venature thriller da cinema di serie B, tecniche e poteri da shonen-power up e momenti di una misurata emotività: “Jojo” elargisce tutto questo, e il risultato finale è un mix davvero appagante.
Altro pregio delle fantasie ideate da Araki sensei è la narrazione ad archi generazionali: quando “Phantom Blood” termina (con grande commozione e incredibili colpi di scena), la storia compie un salto di cinquant’anni in avanti, cominciando a raccontare quindi le vicende di Joseph Joestar, nipote di Jonathan, giovane ragazzone teppista e fannullone, senza dubbio meno gentiluomo del nonno, tuttavia leale e generoso con gli amici, e, soprattutto, innato stratega.
Molte cose sono accadute, alcune davvero impensabili, altre fantascientifiche; la lunghezza della trama ci ha permesso di affezionarci ai personaggi principali (o di detestarli senza remore), e sull’onda emotiva che ci ha trascinato fin qui, “Battle Tendency” ha un inizio immediato e repentino.
Lo scenario è questa volta New York, ed eventi ben più folli e spaventosi stanno per accadere. Il leitmotiv narrativo confusionario, evolutivo e mondano viene progressivamente abbandonato per lasciar posto a un susseguirsi di eventi ancora più avvincenti, terribili e gloriosi. Il livello dei combattimenti, il carisma dei personaggi e l’attrattiva della saga hanno un picco vertiginoso, e quando finalmente si fa la conoscenza coi famigerati “uomini del pilastro”, la saga esplode in tutta la sua esaltante bellezza. Anche in questa occasione Araki non lesina ironia e provocazioni: i minacciosi nemici si dimostrano delle vere e proprie bombe di testosterone, muscolosissimi eppur ambigui, dal gusto sia raffinato che imbarazzante, capaci di terrorizzare le proprie vittime senza mezze misure. Fra i comprimari spiccano sia Lisa Lisa, maestra di Joseph, che Caesar, una delle spalle meglio riuscite, perno focale del secondo arco.
Gli ultimi episodi di “Battle Tendency” sono un mix di epica e situazioni grottesche senza limiti né decenza, che, incredibilmente, attraverso un equilibrio tanto leggendario quando allucinante, riusciranno ad emozionarci, farci sbellicare dalle risate ed esaltarci al tempo stesso.
La realtà è che non esiste niente di paragonabile al “Le Bizzarre Avventure di Jojo”.
Chi avrebbe mai giocato con la mascolinità di “Ken il guerriero”, gli orrori di Bram Stoker, le tecniche segrete dei migliori shonen manga, traendone un mix del genere?
Araki, nel bel mezzo degli anni ’80, ha estratto dal cilindro (quello ridicolo, di Zeppeli) un colpo di genio, e la sua trasposizione animata, sebbene macchiata da varie mancanze a livello tecnico, gli rende sicuramente giustizia. Nonostante rispetto al manga alcune parti risultino velocizzate o quasi assenti, l’insieme è senza dubbio eccellente.
Dal punto di vista prettamente artistico si difende relativamente bene grazie ad alcune provocanti e apprezzabili scelte stilistiche, anche se il primo arco narrativo svela evidenti lacune tecniche. La qualità generale delle animazioni è spesso altalenante, a tratti approssimativa. V’è un uso della cromatica particolare, molto originale: le sfumature dei colori scelti, spesso forti, sgargianti, talvolta brillanti, talvolta cupe e opache, suggeriscono anticipatamente i sentimenti e le sensazioni dei protagonisti; le immagini escono dallo schermo e il disegno schematizzato, esasperatamente spigoloso e volutamente datato, risulta incisivo quanto desiderato. I contorni delle figure, pesatamente marcati soprattutto negli attimi d’azione cruciali, rievocano l’originale stile del manga da cui è tratto, e i contrasti fra tinte unite e livree cangianti creano scacchiere di colore che guidano costantemente l’occhio al fulcro dell’azione.
In “Battle Tendency” il livello generale migliora nettamente. Dinamicità, fluidità e primi piani di grande impatto con tanto di onomatopee visive, prese pari pari dalle pagine del manga, incorniciano l’avventura impeccabilmente. Come già ampiamente precisato in precedenza, assaporiamo un concept completamente folle e anacronistico, bilanciato fra momenti esilaranti, drammaticità inaspettata e reiterate situazioni grottesche, capaci di suscitare emozioni variegate e contrastanti.
Le opening sono di tutto rispetto. La colonna sonora proietta atmosfere uniche, ma è la ending ad essere ormai divenuta una colonna portante: “Roundabout” degli Yes è prepotentemente tornata in auge dagli anni settanta (anche) per merito di Araki, grande cultore del rock progressive occidentale e amante sia dell’Europa che dell’Italia (Esidisi, Wham, Dio o Santana, questi i nomi dei malvagi a cui i nostri eroi dovranno far fronte: vi suggeriscono qualcosa?)
“Jojo” è costellato da citazioni di altri manga, film, pezzi musicali più o meno noti, romanzi celebri e tanto altro. Per assurdo, col passare degli anni, si è verificato il fenomeno inverso: oggi non è così raro scovare qualche anime o manga che citi a sua volta elementi o scene de “Le bizzarre avventure di Jojo”... corsi e ricorsi di una saga che ormai ha fatto storia!
Siamo probabilmente di fronte a uno di quei capisaldi difficili da comprendere, quantomeno sulle prime battute, ma che riesce a regalare un’esperienza unica e squisitamente originale: il punto di partenza della più bizzarra storia mai vista.
Credetemi, affezionarvi a Jonathan e ai suoi discendenti sarà un attimo.
«To Be Continued!
È l’adattamento televisivo dei primi due archi narrativi di un manga famosissimo in Giappone come in Italia. Si è rivelato un anime molto carino, anche se non riesco a dargli più di un 7, perché si incentra tutto su combattimenti (è comunque tratto da un battle shonen) e i personaggi non sono psicologicamente coinvolgenti.
Non voglio dire male delle animazioni dello studio David Production, perché sono fatte bene, né della regia di Kenichi Suzuki che ha fatto un buon lavoro... Mi lascia perplesso il risultato, pur riconoscendo che la trama non si discosta dal manga e ne riprende le ingenuità, soprattutto nelle strategie messe in atto dal secondo Jojo (Joseph Joestar) per sconfiggere i nemici; se fossi ancora un quindicenne, non ci farei neanche caso, ma adesso queste cose mi pesano.
Devo comunque dire che questo anime ha stuzzicato il mio interesse per quelli successivi tratti dal manga di Hirohiko Araki, e lo consiglio a tutti i lettori del manga e a coloro che non cercano psicologie complesse nei personaggi ma solo “botte da orbi”!
Non voglio dire male delle animazioni dello studio David Production, perché sono fatte bene, né della regia di Kenichi Suzuki che ha fatto un buon lavoro... Mi lascia perplesso il risultato, pur riconoscendo che la trama non si discosta dal manga e ne riprende le ingenuità, soprattutto nelle strategie messe in atto dal secondo Jojo (Joseph Joestar) per sconfiggere i nemici; se fossi ancora un quindicenne, non ci farei neanche caso, ma adesso queste cose mi pesano.
Devo comunque dire che questo anime ha stuzzicato il mio interesse per quelli successivi tratti dal manga di Hirohiko Araki, e lo consiglio a tutti i lettori del manga e a coloro che non cercano psicologie complesse nei personaggi ma solo “botte da orbi”!
<b>Attenzione: la seguente recensione contiene lievi spoiler</b>
"JoJo" è un'opera nata come manga da Hirohiko Araki nel 1987 e nel 2012 è giunta a noi una trasposizione anime molto fedele.
Inutile parlare approfonditamente della trama di "JoJo", dato che si presenta come un classico battle shonen; bisogna invece parlare dei personaggi dell'opera, che sono realmente degni di nota.
Nella prima generazione è presente il contrasto tra i due protagonisti "Jonathan Joestar" e "Dio Brando". Jonathan Joestar (chiamato anche JoJo come tutti i suoi discendenti) è l'incarnazione del bene assoluto. Un uomo che protegge i più deboli anche al costo della sua vita e che cerca quel briciolo di umanità presente nel cuore dei malvagi, rappresentando la figura del paladino per eccellenza. Dio Brando, adottato dalla famiglia Joestar, è il totale opposto di Jonathan. Un uomo egoista che prova piacere nel rovinare la vita altrui (notare l'accanimento che prova nei confronti del protagonista principale) e che arriva a uccidere il suo stesso padre adottivo; rappresenta la figura del Demonio. I ruoli dei due personaggi sono portati all'estremo per poter far comprendere allo spettatore in modo più marcato la contrapposizione tra bene e male.
Nella seconda generazione (a differenza della prima) vi sono un sacco di personaggi che spiccano in caratterizzazione, ma quelli che mi hanno colpito di più sono stati "Joseph Joestar" e "Wamuu". Joseph Joestar, nipote di Jonathan, è uno dei migliori antieroi che abbia mai visto all'interno di un manga/anime. Un uomo dalle azioni non prevedibili che a volte lo raffigurano più come una figura "malvagia" che come un protagonista vero e proprio, simpatico e a tratti pure folle. Wamuu è un uomo d'onore pieno d'orgoglio in cui si può vedere qualche lieve sfumatura di umanità. Essendo il combattimento la sua unica ragione di vita, viene colpito dalle parole di Joseph, che quindi lo lascia allenare in vista di un loro futuro scontro.
Perché è considerato uno dei migliori battle shonen di sempre?
Innanzitutto l'espressione "migliore battle shonen" è molto generalizzata. Bisogna distinguere due tipi di battle shonen: strategico e non strategico. Un buon battle shonen non strategico è considerato tale quando sono presenti buone animazioni, coreografie e qualche volta anche l'imprevedibilità nell'esito della battaglia. Un buon battle shonen strategico invece è caratterizzato appunto da strategie più o meno imprevedibili e avvincenti.
"JoJo" appartiene a questa seconda categoria e bisogna dire che, nonostante si sappia già l'esito di molte battaglie (come detto prima, la storia di "JoJo" è abbastanza prevedibile), questo prodotto vi terrà incollati e vorrete sapere sempre in che modo i cattivi di turno verranno spazzati via. "JoJo" è stata una delle prima opere che ha dato vita al battle shonen strategico; senza di esso, molti anime/manga del calibro di "HunterxHunter" probabilmente non esisterebbero. Sono molte le opere in cui la presenza di "JoJo" si fa sentire e alcune di esse non sono nemmeno dei battle o persino degli shonen.
Le famose pose di "JoJo" sono presenti in "Monogatari", "Gurren Lagann", "Medaka Box" e tante altre opere. Il "wryyyyy" pronunciato da Steph di "No Game No Life" è una chiara citazione al verso dei vampiri di JoJo. Il cappotto e il cappello nero di Mako ("Kill la Kill") ricordano l'abbigliamento di Jotaro Kujo (presentato come figura nelle ultimissime puntate della prima stagione e protagonista di "Stardust Crusaders").
Magari vi sono altre citazioni su "JoJo", ma questi sono solo esempi che fanno capire quanto sia stato importante nella storia degli anime e dei manga.
"JoJo" è un'opera nata come manga da Hirohiko Araki nel 1987 e nel 2012 è giunta a noi una trasposizione anime molto fedele.
Inutile parlare approfonditamente della trama di "JoJo", dato che si presenta come un classico battle shonen; bisogna invece parlare dei personaggi dell'opera, che sono realmente degni di nota.
Nella prima generazione è presente il contrasto tra i due protagonisti "Jonathan Joestar" e "Dio Brando". Jonathan Joestar (chiamato anche JoJo come tutti i suoi discendenti) è l'incarnazione del bene assoluto. Un uomo che protegge i più deboli anche al costo della sua vita e che cerca quel briciolo di umanità presente nel cuore dei malvagi, rappresentando la figura del paladino per eccellenza. Dio Brando, adottato dalla famiglia Joestar, è il totale opposto di Jonathan. Un uomo egoista che prova piacere nel rovinare la vita altrui (notare l'accanimento che prova nei confronti del protagonista principale) e che arriva a uccidere il suo stesso padre adottivo; rappresenta la figura del Demonio. I ruoli dei due personaggi sono portati all'estremo per poter far comprendere allo spettatore in modo più marcato la contrapposizione tra bene e male.
Nella seconda generazione (a differenza della prima) vi sono un sacco di personaggi che spiccano in caratterizzazione, ma quelli che mi hanno colpito di più sono stati "Joseph Joestar" e "Wamuu". Joseph Joestar, nipote di Jonathan, è uno dei migliori antieroi che abbia mai visto all'interno di un manga/anime. Un uomo dalle azioni non prevedibili che a volte lo raffigurano più come una figura "malvagia" che come un protagonista vero e proprio, simpatico e a tratti pure folle. Wamuu è un uomo d'onore pieno d'orgoglio in cui si può vedere qualche lieve sfumatura di umanità. Essendo il combattimento la sua unica ragione di vita, viene colpito dalle parole di Joseph, che quindi lo lascia allenare in vista di un loro futuro scontro.
Perché è considerato uno dei migliori battle shonen di sempre?
Innanzitutto l'espressione "migliore battle shonen" è molto generalizzata. Bisogna distinguere due tipi di battle shonen: strategico e non strategico. Un buon battle shonen non strategico è considerato tale quando sono presenti buone animazioni, coreografie e qualche volta anche l'imprevedibilità nell'esito della battaglia. Un buon battle shonen strategico invece è caratterizzato appunto da strategie più o meno imprevedibili e avvincenti.
"JoJo" appartiene a questa seconda categoria e bisogna dire che, nonostante si sappia già l'esito di molte battaglie (come detto prima, la storia di "JoJo" è abbastanza prevedibile), questo prodotto vi terrà incollati e vorrete sapere sempre in che modo i cattivi di turno verranno spazzati via. "JoJo" è stata una delle prima opere che ha dato vita al battle shonen strategico; senza di esso, molti anime/manga del calibro di "HunterxHunter" probabilmente non esisterebbero. Sono molte le opere in cui la presenza di "JoJo" si fa sentire e alcune di esse non sono nemmeno dei battle o persino degli shonen.
Le famose pose di "JoJo" sono presenti in "Monogatari", "Gurren Lagann", "Medaka Box" e tante altre opere. Il "wryyyyy" pronunciato da Steph di "No Game No Life" è una chiara citazione al verso dei vampiri di JoJo. Il cappotto e il cappello nero di Mako ("Kill la Kill") ricordano l'abbigliamento di Jotaro Kujo (presentato come figura nelle ultimissime puntate della prima stagione e protagonista di "Stardust Crusaders").
Magari vi sono altre citazioni su "JoJo", ma questi sono solo esempi che fanno capire quanto sia stato importante nella storia degli anime e dei manga.
Vedere la serie TV di Jojo non può che farmi venire in mente piacevoli ricordi, alla fine si tratta della trasposizione di una delle saghe che più ho amato. Tuttavia gli anni passano, non ho più vent'anni, e inevitabilmente alcune cose che tanto mi avevano appassionato un tempo ora appaiono più banali e meno coinvolgenti.
In questa serie TV vengono narrate le prime due parti del manga, per intenderci la saga di Jonathan Joestar, ambientata a fine diciannovesimo secolo, che vede come antagonista Dio Brando, e quella dedicata a Joseph Joestar, ambientata nel 1938. Dopo un buon primo episodio mi trovo a scontrarmi con una delle sigle visivamente più brutte che abbia mai visto, con un utilizzo di computer grafica in cell shading che raramente ho visto utilizzata così male. Sigla a parte, dal punto di vista tecnico gli episodi offrono diversi bassi e ben pochi alti, sicuramente si sarebbe potuto fare molto meglio. Animazioni non così fluide, poco presenti, proporzioni abbastanza aleatorie e disegni non sempre all'altezza. Meglio il comparto sonoro, molto bella tra l'altro la sigla finale, proposta in versione arrangiata nella seconda parte della serie, in modo davvero piacevole.
Passando sopra alle magagne tecniche, ci si abitua, l'anime si lascia guardare abbastanza bene e si dimostra una valida trasposizione del manga. Tra l'altro prosegue anche senza tirarla troppo per le lunghe, cosa che ho apprezzato, mentre a livello di trama non ricordavo certe ingenuità, sicuramente presenti anche nella controparte cartacea. Le soluzioni pensate per vincere gli scontri tra l'altro me le ricordavo più geniali, spesso sono abbastanza costruite e artificiose.
Mi aspettavo nel complesso qualcosa di più, l'ho guardata con piacere, ci sono scelte che mi hanno fatto storcere il naso e avrei gradito qualcosa di più spettacolare e negli scontri più frenetico, cosa che non avviene per evidenti limiti di budget che costringono a prediligere movimenti in slow motion che puntano più sul pathos. Tornando a parlare delle cose che mi hanno fatto piacere non posso non citare il personaggio di Ceaser, da sempre uno dei miei preferiti nella saga di Jojo.
Se siete fan del manga la versione TV merita comunque di essere vista, ma non aspettatevi cose stellari. Se non conoscete Jojo, boh, secondo me il manga è meglio, anche se pure quello, soprattutto nella prima saga, aveva un tratto piuttosto grezzo e, al giorno d'oggi, anche come trama e narrazione risulterebbe un po' d'altri tempi.
In questa serie TV vengono narrate le prime due parti del manga, per intenderci la saga di Jonathan Joestar, ambientata a fine diciannovesimo secolo, che vede come antagonista Dio Brando, e quella dedicata a Joseph Joestar, ambientata nel 1938. Dopo un buon primo episodio mi trovo a scontrarmi con una delle sigle visivamente più brutte che abbia mai visto, con un utilizzo di computer grafica in cell shading che raramente ho visto utilizzata così male. Sigla a parte, dal punto di vista tecnico gli episodi offrono diversi bassi e ben pochi alti, sicuramente si sarebbe potuto fare molto meglio. Animazioni non così fluide, poco presenti, proporzioni abbastanza aleatorie e disegni non sempre all'altezza. Meglio il comparto sonoro, molto bella tra l'altro la sigla finale, proposta in versione arrangiata nella seconda parte della serie, in modo davvero piacevole.
Passando sopra alle magagne tecniche, ci si abitua, l'anime si lascia guardare abbastanza bene e si dimostra una valida trasposizione del manga. Tra l'altro prosegue anche senza tirarla troppo per le lunghe, cosa che ho apprezzato, mentre a livello di trama non ricordavo certe ingenuità, sicuramente presenti anche nella controparte cartacea. Le soluzioni pensate per vincere gli scontri tra l'altro me le ricordavo più geniali, spesso sono abbastanza costruite e artificiose.
Mi aspettavo nel complesso qualcosa di più, l'ho guardata con piacere, ci sono scelte che mi hanno fatto storcere il naso e avrei gradito qualcosa di più spettacolare e negli scontri più frenetico, cosa che non avviene per evidenti limiti di budget che costringono a prediligere movimenti in slow motion che puntano più sul pathos. Tornando a parlare delle cose che mi hanno fatto piacere non posso non citare il personaggio di Ceaser, da sempre uno dei miei preferiti nella saga di Jojo.
Se siete fan del manga la versione TV merita comunque di essere vista, ma non aspettatevi cose stellari. Se non conoscete Jojo, boh, secondo me il manga è meglio, anche se pure quello, soprattutto nella prima saga, aveva un tratto piuttosto grezzo e, al giorno d'oggi, anche come trama e narrazione risulterebbe un po' d'altri tempi.
JoJo nasce da un'idea originale di Hirohiko Araki e conta oggi 8 serie manga. L'idea originale di JoJo era quella di fare un battle shonen in salsa dark ottocentesco ambientato in Inghilterra, ma non è di certo questo che lo ha reso famoso. Ciò che ci è piaciuto di JoJo è la sua evoluzione. Parte con personaggi banali e stereotipati "tranne l'antagonista che è la malvagità fatta persona - ma ora arrivo pure a lui - e si evolve saga dopo saga in un immenso collage di genialate incredibili dal parte del nostro Araki. I poteri esagerati, il design degno di uno stilista, la velocità della narrazione e la semplicità della trama vi aiuteranno a seguire il percorso della famiglia Joestar senza mai annoiarvi.
La prima serie di episodi è divisa in due saghe: Phantom blood e Battle tendency. La prima narra le vicende di Jonathan e Dio, fratelli per caso e nemici per natura. Jonathan infatti sarà l'esatto opposto di Dio, che è di natura malvagia, avida, ambiziosa e sleale. Gli scontri di certo non mancheranno e grazie alle onde concentriche saranno lotte a suon di assurdità. Il punto forte della prima serie è forse proprio Dio Brando, uno dei protagonisti più egoisti e malvagi che incontrerete.
Per quanto riguarda il design abbiamo non poco da dire: JoJo è stile. Infatti l'autore ha anche collaborato per alcuni design di abiti con Gucci, non di certo il primo "signor nessuno" che passava. Nella prima serie, il design e lo stile assomiglia molto a quello di Ken il guerriero. Successivamente lo stile subirà notevoli cambiamenti. Le animazioni della David Production non sono delle migliori. La mancanza fondi si fa sentire ma comunque lo studio riesce a dargli uno stile caratteristico, con cambi di colore durante i discorsi o i combattimenti e forti onomatopee nei momenti clou. Senza contare delle pose eccentriche dei personaggi principali, la fonte più grande di fanservice che l'opera ha.
Comparto sonoro estremamente variegato, con opening ed ending di alto livello e orecchiabilissime, insomma, adatte alle vostre playlist. Nel corso delle varie serie il genere inizierà a variare da shonen a seinen, quindi si avrà un calo nei combattimenti "anche se continueranno ovviamente ad essere presenti" e ci sarà uno studio più psicologico e critico all'interno dell'opera, tutto ciò avverrà verso la 5^ o 6^ serie, non ricordo bene. In definitiva, un bell'anime frenetico, facile da seguire che non può non piacervi! Se ve lo state chiedendo, si, l'opera è fedele al manga "anche se ovviamente hanno fatto tagli in alcune scene meno rilevanti".
Voto 8.2
La prima serie di episodi è divisa in due saghe: Phantom blood e Battle tendency. La prima narra le vicende di Jonathan e Dio, fratelli per caso e nemici per natura. Jonathan infatti sarà l'esatto opposto di Dio, che è di natura malvagia, avida, ambiziosa e sleale. Gli scontri di certo non mancheranno e grazie alle onde concentriche saranno lotte a suon di assurdità. Il punto forte della prima serie è forse proprio Dio Brando, uno dei protagonisti più egoisti e malvagi che incontrerete.
Per quanto riguarda il design abbiamo non poco da dire: JoJo è stile. Infatti l'autore ha anche collaborato per alcuni design di abiti con Gucci, non di certo il primo "signor nessuno" che passava. Nella prima serie, il design e lo stile assomiglia molto a quello di Ken il guerriero. Successivamente lo stile subirà notevoli cambiamenti. Le animazioni della David Production non sono delle migliori. La mancanza fondi si fa sentire ma comunque lo studio riesce a dargli uno stile caratteristico, con cambi di colore durante i discorsi o i combattimenti e forti onomatopee nei momenti clou. Senza contare delle pose eccentriche dei personaggi principali, la fonte più grande di fanservice che l'opera ha.
Comparto sonoro estremamente variegato, con opening ed ending di alto livello e orecchiabilissime, insomma, adatte alle vostre playlist. Nel corso delle varie serie il genere inizierà a variare da shonen a seinen, quindi si avrà un calo nei combattimenti "anche se continueranno ovviamente ad essere presenti" e ci sarà uno studio più psicologico e critico all'interno dell'opera, tutto ciò avverrà verso la 5^ o 6^ serie, non ricordo bene. In definitiva, un bell'anime frenetico, facile da seguire che non può non piacervi! Se ve lo state chiedendo, si, l'opera è fedele al manga "anche se ovviamente hanno fatto tagli in alcune scene meno rilevanti".
Voto 8.2
Siamo onesti: chi avrebbe riproposto le Bizzarre Avventure di Jojo? Vista la sua lunghezza, in molti credevano impossibile compiere una serie animata di tale portata e riproporlo al pubblico d'oggi, oltre al dispendio di risorse che comporta data la mole di materiale.
Per chi non lo sapesse il manga ideato da Hirohiko Araki è nato nel lontano 1987 ed è tutt'ora in corso, composto da 8 saghe (in teoria, ne dovrebbe mancare un'altra secondo l'autore).
Di quest'opera non c'è mai stata una serie animata che ripercorresse le gesta di Jojo fin dall'inizio, tranne qualche OAV negli anni 90 che proponeva solo la storia della terza saga. La David Production, uno sconosciuto studio d'animazione, decide di compiere questo azzardo riesumando la prima saga "Phantom Blood" in nove episodi, e la seconda "Battle Tendency" in 17 episodi. Nonostante le loro divergenze riguardo alle epoche e ai personaggi, esse sono inesorabilmente legate.
Phantom Blood: Ambientato a Londra nel 1889, il protagonista Jonathan Joestar se la dovrà vedere con il suo acerrimo nemico Dio Brando che, dopo aver scoperto il potere della maschera di pietra, vuole dare vita ad un esercito di vampiri.
Battle Tendency: Ambientato in America nel 1938, il protagonista Joseph Joestar, nipote di Jonathan, sarà costretto a vedersela contro gli uomini del pilastro, creatori della maschera di pietra, dopo un risveglio durato millenni.
Questa divisione porta un ad un ritmo veloce nella prima parte e una un po' più lenta nella seconda.
In queste due serie abbiamo i protagonisti con un carattere diametralmente opposto, senza avere la paura di trovare delle fotocopie. Jonathan è un gentiluomo, coraggioso e responsabile mentre Joseph è egocentrico, intelligente e sbruffone. Ci saranno molti altri personaggi che seguiranno i due Jojo nelle loro avventure, ma non tutti saranno impeccabili come i nostri due eroi, o come Dio Brando, tuttavia, riusciranno a trasmetterci i valori dell'amore, dell'amicizia, dell'onore e della famiglia.
Il merito più grande però va di fatto alla David Production che è riuscita a cogliere l'essenza de Le Bizzarre Avventure di Jojo più di quanto il manga mi abbia trasmesso. Lo spirito trash che permea tutta l'opera lo rende eclatante, come le pose assurde che assumono i personaggi, esaltandoli in ogni cosa che fanno donandogli un certo stile. Comunque ad alcuni potrebbe non piacere questo genere.
Seppur con un budget limitato, la veste grafica è quella che ne esce un po' malconcia per le animazioni statiche ed inalterate con un character design fedele, ma che non riesce ad esprimersi del tutto. Perfetto sono invece i colori e i contrasti psichedelici che assumono le immagini cambiando colore inaspettatamente, ma che si conforma al genere e al tipo d'opera, e a rendendolo ancora più sfrenato ci sono le onomatopee dei manga.
Trovo appropriate le soundtracks di sottofondo che ci accompagnano durante la visione portando il tutto all'esagerazione, per non parlare della prima opening Sono Chi No Sadame, la seconda Bloody Stream e l'ending Roundabout. Il doppiaggio fa il suo dovere, con ogni voce che calza a pennello a ogni personaggio.
In conclusione, uno shonen molto diverso da quelli attuali e che ad alcuni non potrebbe piacere il genere visto la sua bizzarria, ma che sicuramente il suo lavoro lo fa egregiamente elevando il valore di Jojo ancora più di prima.
Per chi non lo sapesse il manga ideato da Hirohiko Araki è nato nel lontano 1987 ed è tutt'ora in corso, composto da 8 saghe (in teoria, ne dovrebbe mancare un'altra secondo l'autore).
Di quest'opera non c'è mai stata una serie animata che ripercorresse le gesta di Jojo fin dall'inizio, tranne qualche OAV negli anni 90 che proponeva solo la storia della terza saga. La David Production, uno sconosciuto studio d'animazione, decide di compiere questo azzardo riesumando la prima saga "Phantom Blood" in nove episodi, e la seconda "Battle Tendency" in 17 episodi. Nonostante le loro divergenze riguardo alle epoche e ai personaggi, esse sono inesorabilmente legate.
Phantom Blood: Ambientato a Londra nel 1889, il protagonista Jonathan Joestar se la dovrà vedere con il suo acerrimo nemico Dio Brando che, dopo aver scoperto il potere della maschera di pietra, vuole dare vita ad un esercito di vampiri.
Battle Tendency: Ambientato in America nel 1938, il protagonista Joseph Joestar, nipote di Jonathan, sarà costretto a vedersela contro gli uomini del pilastro, creatori della maschera di pietra, dopo un risveglio durato millenni.
Questa divisione porta un ad un ritmo veloce nella prima parte e una un po' più lenta nella seconda.
In queste due serie abbiamo i protagonisti con un carattere diametralmente opposto, senza avere la paura di trovare delle fotocopie. Jonathan è un gentiluomo, coraggioso e responsabile mentre Joseph è egocentrico, intelligente e sbruffone. Ci saranno molti altri personaggi che seguiranno i due Jojo nelle loro avventure, ma non tutti saranno impeccabili come i nostri due eroi, o come Dio Brando, tuttavia, riusciranno a trasmetterci i valori dell'amore, dell'amicizia, dell'onore e della famiglia.
Il merito più grande però va di fatto alla David Production che è riuscita a cogliere l'essenza de Le Bizzarre Avventure di Jojo più di quanto il manga mi abbia trasmesso. Lo spirito trash che permea tutta l'opera lo rende eclatante, come le pose assurde che assumono i personaggi, esaltandoli in ogni cosa che fanno donandogli un certo stile. Comunque ad alcuni potrebbe non piacere questo genere.
Seppur con un budget limitato, la veste grafica è quella che ne esce un po' malconcia per le animazioni statiche ed inalterate con un character design fedele, ma che non riesce ad esprimersi del tutto. Perfetto sono invece i colori e i contrasti psichedelici che assumono le immagini cambiando colore inaspettatamente, ma che si conforma al genere e al tipo d'opera, e a rendendolo ancora più sfrenato ci sono le onomatopee dei manga.
Trovo appropriate le soundtracks di sottofondo che ci accompagnano durante la visione portando il tutto all'esagerazione, per non parlare della prima opening Sono Chi No Sadame, la seconda Bloody Stream e l'ending Roundabout. Il doppiaggio fa il suo dovere, con ogni voce che calza a pennello a ogni personaggio.
In conclusione, uno shonen molto diverso da quelli attuali e che ad alcuni non potrebbe piacere il genere visto la sua bizzarria, ma che sicuramente il suo lavoro lo fa egregiamente elevando il valore di Jojo ancora più di prima.
"Le Bizzarre Avventure di JoJo" o "Degli anni '70, anche se è stato scritto nell'87". Non a caso la sigla finale, i cui frammenti ci accompagnano per tutta la serie, è la splendida "Roundabout" degli Yes, canzone di apertura di quel gran cd che è "Fragile", anno 1972. Già, i '70 e il rock progressivo; l'estro, il progredire ritmico e melodico, la fantasia e l'impegno a creare qualcosa di originale e strutturato, tutto questo può essere trovato fra le righe di questo "Jojo", che però ha un'ulteriore pregio: non si prende troppo sul serio.
La naturalezza con cui ci vengono presentate situazioni stravaganti e sopra le righe definisce il particolarissimo stile di Hirohiko Araki. A un certo punto si è così inseriti in questo "gioco" che quando poi si presentano delle situazioni o delle riflessioni un po' più serie ci si trova spiazzati. Credo che questo sia il maggior pregio di Jojo, il saper divertire pur facendo anche riflettere, e poi l'ignorare totalmente le leggi della fisica e della logica con una (non)coerenza e una spontaneità tali da far sembrare gli eccessi che ci passano davanti agli occhi quasi verosimili. Un trascinante vortice di colore e di zuffe, ma anche dei clichè tipici del genere, di cui a volte si fa coscientemente beffa.
Ma tralasciamo per un momento la mia personale opinione e guardiamo Jojo da un punto di vista più oggettivo. Visivamente l'anime, soprattutto considerato il budget, si presenta come un gioia per gli occhi. Devo ammettere che a prima vista il character design e il metodo di colorazione non mi avevano particolarmente colpito e tutto sembrava alquanto statico, ma più le puntate scorrevano e più mi trovavo a pensare che non l'avrei voluto vedere realizzato in nessun altro modo. La grafica veste perfettamente lo stile stravagante dell'autore in un continuo cortocircuito di pattern, colori ribaltati e onomatopee giganti. Questa particolare tecnica dona all'anime quella punta di psichedelia presente anche nell'opera originale ed è funzionale alla voluta (basti guardare il titolo) bizzarria dell'opera. Tecnicamente non sarà sicuramente il massimo, sinceramente non saprei neanche dire, ma lo stile c'è tutto e devo dire che per me è molto più importante lo stile che vedere ogni pelo del naso muoversi al vento.
Le musiche sono molto buone e, in linea con le principali sigle dell'anime, pescano a piene mani nell'immaginario musicale anni '70, in quanto ben si sposa con lo stile e i colori dell'anime. Ci sono le dovute eccezioni, ovviamente nelle situazioni drammatiche e riflessive la linea musicale si adatterà al momento, ma la personalissima vena di questa serie è spesso accompagnata dalle sonorità di quegli anni, spezzate da qualche break hip hop. Il solo fatto che i frammenti di "Roundabout" siano il tema principale dell'anime, poi, alza la mia asticella di gradimento della soundtrack, del resto gli Yes sono stati allo stesso tempo dei grandi esponenti del genere (che io apprezzo molto, se non si fosse notato) e fra quelli che, a mio parere, hanno contribuito a renderlo leggermente più accessibile (mi si concederà che "Roundabout" è un pelino più orecchiabile di una pur fantastica "21th Century Schizoid Man"). Se come me siete appassionati della musica di quei tempi, il rischio che a fine visione vi ritroviate a spolverare un dimenticato cd dei "Supertramp" o degli stessi "Yes" è altissimo.
A livello strutturale Jojo si presenta come un classico battle shonen con delle graditissime variazioni sul tema e una valanga di trovate originali ed eccentriche, una su tutte la suddivisione della storia generale in filoni generazionali. Oltre a permettere di portare fra i temi il tempo, un argomento fra i più affascinanti di sempre insieme all'universo, questa trovata geniale permette all'autore di cambiare ambientazione e personaggi periodicamente, a guadagno ovviamente della originalità e della varietà di situazioni e temi. Temi che sicuramente non verranno sviscerati, ma ben abbozzati sicuramente si, e una bozza è sufficiente a ricamarci sopra e continuare la riflessione per conto proprio, quindi direi che per un battle shonen siamo più che bene.
La trama è quanto di più semplice possa esistere ed è quasi interamente contenuta nel titolo. In buona sostanza seguiremo gli avvenimenti a cui hanno preso parte i discendenti della famiglia Joestar nelle varie epoche, ritrovandoci a esplorare vari contesti, con relativi antagonisti e compagni ma con un filo rosso che li unisce. Quindi non è tanto il "cosa" che colpisce, quello che colpisce è il "come". Le vicende dei personaggi sono gestite in maniera dinamica e coinvolgente e ne succedono veramente di tutti i colori, ve lo posso assicurare. Eventi improbabili che rimettono in ballo la sorte dei personaggi si susseguono a un ritmo incessante per quasi tutta la durata dell'anime, conditi da colpi di scena ben pensati, amicizie, sofferenze e un pizzico (fate due) di trash, che non guasta. Se gli ingredienti vi ispirano resterete sicuramente catturati da quella corsa a perdifiato che è Jojo. Ritrovarsi poi a vedere agire il tempo sui personaggi che abbiamo imparato a conoscere è un po' come vedere il tempo che agisce su di noi e infonde una dolce malinconia, già, perché con il passare del tempo passano anche le persone, ma c'è qualcosa in quel personaggio che si chiama sempre Jojo che non passa mai.
Il fumetto ha un sacco di anni sulle spalle ma devo dire che non li dimostra proprio! Anche se si avverte qualcosa di classico (qualcuno ha detto "Ken"?) specialmente nel design dei personaggi, i meccanismi adottati e le dinamiche dei combattimenti sono così freschi che viene da chiedersi come qualcuno non l'abbia preso in mano prima per una versione animata.
Mi dispiace solo di non averla vista abbastanza recentemente da poter argomentare le mie opinioni come vorrei, ma visto che a breve è stata confermata la seconda serie di questa piccola perla, ho pensato che fosse il momento giusto per ripescarla dalle memorie.
In conclusione, se cercate uno shonen fuori dai ranghi e con una forte personalità, e se apprezzate le trovate, come dire... bizzarre, le avventure di Jojo faranno sicuramente per voi e apprezzerete il tempo in compagnia della famiglia Joestar e delle sue innumerevoli generazioni, così diverse ma così uguali nell'avere sogni, speranze e beh, difetti, ovviamente.
La naturalezza con cui ci vengono presentate situazioni stravaganti e sopra le righe definisce il particolarissimo stile di Hirohiko Araki. A un certo punto si è così inseriti in questo "gioco" che quando poi si presentano delle situazioni o delle riflessioni un po' più serie ci si trova spiazzati. Credo che questo sia il maggior pregio di Jojo, il saper divertire pur facendo anche riflettere, e poi l'ignorare totalmente le leggi della fisica e della logica con una (non)coerenza e una spontaneità tali da far sembrare gli eccessi che ci passano davanti agli occhi quasi verosimili. Un trascinante vortice di colore e di zuffe, ma anche dei clichè tipici del genere, di cui a volte si fa coscientemente beffa.
Ma tralasciamo per un momento la mia personale opinione e guardiamo Jojo da un punto di vista più oggettivo. Visivamente l'anime, soprattutto considerato il budget, si presenta come un gioia per gli occhi. Devo ammettere che a prima vista il character design e il metodo di colorazione non mi avevano particolarmente colpito e tutto sembrava alquanto statico, ma più le puntate scorrevano e più mi trovavo a pensare che non l'avrei voluto vedere realizzato in nessun altro modo. La grafica veste perfettamente lo stile stravagante dell'autore in un continuo cortocircuito di pattern, colori ribaltati e onomatopee giganti. Questa particolare tecnica dona all'anime quella punta di psichedelia presente anche nell'opera originale ed è funzionale alla voluta (basti guardare il titolo) bizzarria dell'opera. Tecnicamente non sarà sicuramente il massimo, sinceramente non saprei neanche dire, ma lo stile c'è tutto e devo dire che per me è molto più importante lo stile che vedere ogni pelo del naso muoversi al vento.
Le musiche sono molto buone e, in linea con le principali sigle dell'anime, pescano a piene mani nell'immaginario musicale anni '70, in quanto ben si sposa con lo stile e i colori dell'anime. Ci sono le dovute eccezioni, ovviamente nelle situazioni drammatiche e riflessive la linea musicale si adatterà al momento, ma la personalissima vena di questa serie è spesso accompagnata dalle sonorità di quegli anni, spezzate da qualche break hip hop. Il solo fatto che i frammenti di "Roundabout" siano il tema principale dell'anime, poi, alza la mia asticella di gradimento della soundtrack, del resto gli Yes sono stati allo stesso tempo dei grandi esponenti del genere (che io apprezzo molto, se non si fosse notato) e fra quelli che, a mio parere, hanno contribuito a renderlo leggermente più accessibile (mi si concederà che "Roundabout" è un pelino più orecchiabile di una pur fantastica "21th Century Schizoid Man"). Se come me siete appassionati della musica di quei tempi, il rischio che a fine visione vi ritroviate a spolverare un dimenticato cd dei "Supertramp" o degli stessi "Yes" è altissimo.
A livello strutturale Jojo si presenta come un classico battle shonen con delle graditissime variazioni sul tema e una valanga di trovate originali ed eccentriche, una su tutte la suddivisione della storia generale in filoni generazionali. Oltre a permettere di portare fra i temi il tempo, un argomento fra i più affascinanti di sempre insieme all'universo, questa trovata geniale permette all'autore di cambiare ambientazione e personaggi periodicamente, a guadagno ovviamente della originalità e della varietà di situazioni e temi. Temi che sicuramente non verranno sviscerati, ma ben abbozzati sicuramente si, e una bozza è sufficiente a ricamarci sopra e continuare la riflessione per conto proprio, quindi direi che per un battle shonen siamo più che bene.
La trama è quanto di più semplice possa esistere ed è quasi interamente contenuta nel titolo. In buona sostanza seguiremo gli avvenimenti a cui hanno preso parte i discendenti della famiglia Joestar nelle varie epoche, ritrovandoci a esplorare vari contesti, con relativi antagonisti e compagni ma con un filo rosso che li unisce. Quindi non è tanto il "cosa" che colpisce, quello che colpisce è il "come". Le vicende dei personaggi sono gestite in maniera dinamica e coinvolgente e ne succedono veramente di tutti i colori, ve lo posso assicurare. Eventi improbabili che rimettono in ballo la sorte dei personaggi si susseguono a un ritmo incessante per quasi tutta la durata dell'anime, conditi da colpi di scena ben pensati, amicizie, sofferenze e un pizzico (fate due) di trash, che non guasta. Se gli ingredienti vi ispirano resterete sicuramente catturati da quella corsa a perdifiato che è Jojo. Ritrovarsi poi a vedere agire il tempo sui personaggi che abbiamo imparato a conoscere è un po' come vedere il tempo che agisce su di noi e infonde una dolce malinconia, già, perché con il passare del tempo passano anche le persone, ma c'è qualcosa in quel personaggio che si chiama sempre Jojo che non passa mai.
Il fumetto ha un sacco di anni sulle spalle ma devo dire che non li dimostra proprio! Anche se si avverte qualcosa di classico (qualcuno ha detto "Ken"?) specialmente nel design dei personaggi, i meccanismi adottati e le dinamiche dei combattimenti sono così freschi che viene da chiedersi come qualcuno non l'abbia preso in mano prima per una versione animata.
Mi dispiace solo di non averla vista abbastanza recentemente da poter argomentare le mie opinioni come vorrei, ma visto che a breve è stata confermata la seconda serie di questa piccola perla, ho pensato che fosse il momento giusto per ripescarla dalle memorie.
In conclusione, se cercate uno shonen fuori dai ranghi e con una forte personalità, e se apprezzate le trovate, come dire... bizzarre, le avventure di Jojo faranno sicuramente per voi e apprezzerete il tempo in compagnia della famiglia Joestar e delle sue innumerevoli generazioni, così diverse ma così uguali nell'avere sogni, speranze e beh, difetti, ovviamente.
Finalmente, dopo anni e anni di attesa, tutti possono godere di una degna trasposizione animata di un'opera che ha saputo segnare il mondo fumettistico giapponese degli anni '80 scaturita dalla geniale mente di Hiroiko Araki: "Le Bizzarre Avventure di Jojo".
Questa prima serie anime ripercorre i primi due archi narrativi del manga di Hiroiko Araki, ovvero "Phantom Blood" e "Battle Tendency" apparendo fin da subito, agli occhi dei fan, molto superiore alla passata produzione delle due serie OAV che, al contrario, vollero comodamente e furbamente seguire - per altro in maniera fin troppo riassuntiva - unicamente la trama del popolare "Stardust Crusaders", la terza famosa serie del manga.
Detto questo, prima di partire con la recensione, vorrei realizzare un quadro generale personale sull'opera per introdurre meglio i pregi e le qualità che ho personalmente riscontrato in essa.
Per quanto riguarda la storia questa è sicuramente carica di genio, di eventi e di situazioni bizzarre dove tutto il potere della narrazione si ritrova, secondo me, nell'imprevedibilità in cui nulla si potrà mai dare per scontato.
Pur trattando principalmente i combattimenti "Le Bizzarre Avventure di Jojo" mostra ampiamente di non voler ricorrere ai soliti e scontati power-up, bensì dando importanza alla strategia sorprendendo lo spettatore per le idee enormemente bizzarre, strambe e geniali che si faranno venire i vari personaggi impegnati negli avvincenti e quasi innovativi combattimenti riuscendo, anche per questo, a diventare un punto di riferimento per le opere che si sono susseguite nel tempo - "Hunter x Hunter" e "Shaman King" sono giusto due esempi di quanto ho appena affermato. Eppoi, come ciliegina sulla torta, Araki ha farcito questa sua bizzarra opera di innumerevoli citazioni provenienti non solo dal mondo cinematografico, ma anche da quello letterario e musicale (i nomi dei personaggi sono ispirati da cantanti, gruppi musicali o titoli di album apprezzati dal Maestro).
Dunque, ci si ritrova dinanzi ad un titolo che, per me, sa mettere in ombra i grandi successoni di oggi grazie al suo stile completamente unico, originale e con i suoi vari colpi di scena e situazioni dannatamente estreme.
Dopo tutto questo generalizzare, vorrei ora giungere finalmente alla recensione vera e propria suddividendola, però, in due parti visto che questa serie ripercorre proprio le prime due saghe (se cosi possiamo chiamarle) del manga, come già anticipato sopra.
"Phantom Blood" rappresenta la prima saga de "Le Bizzarre Avventure di Jojo", ideata da Araki nel lontano 1987. In questa trasposizione animata sono bastati nove episodi per ripercorrere molto fedelmente la controparte cartacea, fatta eccezione per il prologo che qui risulta inspiegabilmente assente.
La trama è ben architettata dall'autore, il quale ha utilizzato atmosfere horror-splatter e citazioni cinematografiche varie buttando in mezzo il mito dei vampiri e antichissime reliquie azteche per dar forma ad un'autentica epopea destinata a durare per decenni.
Tra i personaggi di questa prima parte di storia spicca su tutti il mitico e carismatico Dio Brando, il nemico giurato per eccellenza della dinastia dei Joestar. La sua rivalità con il "primo" Jojo sarà davvero emozionante e vibrante generando una sfida in un continuo crescendo che porterà ad un finale davvero epocale e per nulla scontato: questo almeno per quanto riguarda il manga. Infatti, devo purtroppo confessare che in questa versione animata tutto questo arco narrativo non mi ha per nulla appassionato - salvo sul finale - ritrovandomi quasi annoiato dalle vicende narrate e da buona parte degli episodi che hanno costituito questo "Phantom Blood".
Alla base di questa mia poca passione vi è stato, a mio parere, un limite sia da parte del manga stesso che - specialmente - dallo staff che ha lavorato a tale trasposizione animata. Tecnicamente parlando dopo i primi due discreti episodi vi è stata una brutta caduta sia nelle animazioni che nel design dei personaggi riprendendosi sufficientemente giusto negli ultimi due, ovvero con l'episodio 8 e 9.
I combattimenti, che in versione animata sarebbero dovuti essere graficamente belli, non mi hanno convinto per nulla apparendomi confusi, animati malamente eppure mal diretti da una regia di certo non al top e non all'altezza della situazione.
Se dovrei buttare le somme, questa è stata una prima parte insufficiente, almeno per i miei gusti e ed i miei personalissimi standard, sia nei contenuti che nel reparto tecnico generale, dimostrandosi come una trasposizione priva di spessore e povera di emozioni. Certo, "Phantom Blood" anche nella sua versione cartacea non mi aveva convinto pienamente dopo il primo gustoso volume, sia ben chiaro, tuttavia qui mi sono annoiato maggiormente e non ho avvertito nulla per cui voler seguire con ansia e voglia gli episodi successivi, trascinandomi nella visione stancamente ad eccezione degli ultimi due episodi.
Il secondo arco narrativo è intitolato "Battle Tendency" ed è suddiviso qui in ben 17 episodi.
Devo dire che, quando lessi il manga, questa seconda parte mi aveva colpito molto di più rispetto alla precedente.
La trama presentata ha saputo ricollegarsi alla precedente storia rivelando le origini e i creatori della Maschera di Pietra. Cosi facendo si è andati ad approfondire tutta la situazione intorno alla famosa Maschera di Pietra rivelando cose che in "Phantom Blood" ci si era chiesti senza ricevere risposte.
Per quanto riguarda i personaggi, Araki ha saputo sfornare un protagonista sensazionale; l'autentica e indiscutibile forza portante di questa intera saga: il mastodontico Joseph Joestar. Questo si è rivelato un personaggio mitico, ironico e di grande carisma che difficilmente non saprà conquistarvi. Non solo, Araki ha saputo anche affiancargli una spalla d'eccellenza, una sorta di co-protagonista e mi riferisco al fantastico Ceaser. Non snobbiamo poi la splendida ambientazione tutta italiana che ha fatto da sfondo alla vicenda oltre ai vari e apprezzabili riferimenti storici dell'epoca, in cui la storia si svolge, buttando in mezzo anche i nazisti proprio come fecero il scoppiettante duo George Lucas e Steven Spielberg nel loro successone "Inadiana Jones".
In questo "Battle Tendency" anche i nemici avranno un loro perché e scopriremo che essere malvagi non necessariamente significa essere crudeli, privi di onore o spietati.
La narrazione è ricca di colpi di scena, non annoia e le onde concentriche verranno spremute intelligentemente al massimo delle loro potenzialità coinvolgendo in scontri maggiormente strategici, dinamici e spettacolari rispetto al passato, senza cadere nella banalità o, cosa ancor più importante, nella stancante monotonia.
In questa versione animata, dunque, "Battle Tendency" prende vita in maniera, secondo me, ottima rispetto al quasi deludente "Phantom Blood".
I limiti tecnici continuano ad incombere sulla produzione generale, ma almeno in questa parte ho notato meno cali repentini e il tutto è risultato più appassionante, coinvolgente ed emozionante rialzando il mio personale interesse nei confronti di questo anime tanto agognato.
Posso dirmi soddisfatto da questa seconda parte di storia. Meno dalla prima.
Voglio spendere infine delle parole sulla "David Production" e il lato tecnico della serie. Senza dubbio è lodevole che questo studio di produzione si sia impegnato a realizzare una versione animata di un'opera di questo calibro e che voglia ambiziosamente ripercorrere addirittura tutte le 8 saghe che la compongono - al momento 8 -, pero non posso chiudere gli occhi dinanzi ad episodi davvero poco curati nei dettagli, con delle animazioni statiche e povere, combattimenti resi e gestiti in maniera poco appassionante, alcune volte confusi e privi di adrenalina.
Secondo me si doveva fare di più per un anime del genere, ma il low-budget è stato veramente un tallone d'Achille per la produzione e purtroppo non è stato solo l'apparato tecnico a non eccellere, ma automaticamente anche la regia, la narrazione e la sceneggiatura hanno risentito di questo limitato budget non riuscendo a donarmi un'ottima esperienza visiva mancando della giusta epicità, enfasi, fluidità, intrattenimento e coinvolgimento che avevano invece reso il manga un vero spettacolo. Inoltre la censura, eliminata fortunatamente nell'edizione Home Video, ha reso poco comprensibili alcune sequenze fin troppo oscurate e nascoste da eccessivi filtri, facendo perdere la crudezza vista nel manga.
Aspetto un'eventuale arrivo in Italia di questo anime per il mercato Home Video, perché voglio sicuramente acquistare la serie nella speranza che l'adattamento italiano sia all'altezza dell'originale e che si acquisti la versione incensurata della serie.
Al momento più del 8 non posso dare a causa dei primi pessimi 8 episodi che mi hanno veramente deluso, annoiato e per niente elettrizzato. Comunque alla fine il voto risulta positivo grazie a tutto il filone dedicato a "Battle Tendency" e non per un eccesso di buonismo personale oltre che per il valore proprio dell'opera che non si può negargli con un voto troppo basso.
Questa prima serie anime ripercorre i primi due archi narrativi del manga di Hiroiko Araki, ovvero "Phantom Blood" e "Battle Tendency" apparendo fin da subito, agli occhi dei fan, molto superiore alla passata produzione delle due serie OAV che, al contrario, vollero comodamente e furbamente seguire - per altro in maniera fin troppo riassuntiva - unicamente la trama del popolare "Stardust Crusaders", la terza famosa serie del manga.
Detto questo, prima di partire con la recensione, vorrei realizzare un quadro generale personale sull'opera per introdurre meglio i pregi e le qualità che ho personalmente riscontrato in essa.
Per quanto riguarda la storia questa è sicuramente carica di genio, di eventi e di situazioni bizzarre dove tutto il potere della narrazione si ritrova, secondo me, nell'imprevedibilità in cui nulla si potrà mai dare per scontato.
Pur trattando principalmente i combattimenti "Le Bizzarre Avventure di Jojo" mostra ampiamente di non voler ricorrere ai soliti e scontati power-up, bensì dando importanza alla strategia sorprendendo lo spettatore per le idee enormemente bizzarre, strambe e geniali che si faranno venire i vari personaggi impegnati negli avvincenti e quasi innovativi combattimenti riuscendo, anche per questo, a diventare un punto di riferimento per le opere che si sono susseguite nel tempo - "Hunter x Hunter" e "Shaman King" sono giusto due esempi di quanto ho appena affermato. Eppoi, come ciliegina sulla torta, Araki ha farcito questa sua bizzarra opera di innumerevoli citazioni provenienti non solo dal mondo cinematografico, ma anche da quello letterario e musicale (i nomi dei personaggi sono ispirati da cantanti, gruppi musicali o titoli di album apprezzati dal Maestro).
Dunque, ci si ritrova dinanzi ad un titolo che, per me, sa mettere in ombra i grandi successoni di oggi grazie al suo stile completamente unico, originale e con i suoi vari colpi di scena e situazioni dannatamente estreme.
Dopo tutto questo generalizzare, vorrei ora giungere finalmente alla recensione vera e propria suddividendola, però, in due parti visto che questa serie ripercorre proprio le prime due saghe (se cosi possiamo chiamarle) del manga, come già anticipato sopra.
"Phantom Blood" rappresenta la prima saga de "Le Bizzarre Avventure di Jojo", ideata da Araki nel lontano 1987. In questa trasposizione animata sono bastati nove episodi per ripercorrere molto fedelmente la controparte cartacea, fatta eccezione per il prologo che qui risulta inspiegabilmente assente.
La trama è ben architettata dall'autore, il quale ha utilizzato atmosfere horror-splatter e citazioni cinematografiche varie buttando in mezzo il mito dei vampiri e antichissime reliquie azteche per dar forma ad un'autentica epopea destinata a durare per decenni.
Tra i personaggi di questa prima parte di storia spicca su tutti il mitico e carismatico Dio Brando, il nemico giurato per eccellenza della dinastia dei Joestar. La sua rivalità con il "primo" Jojo sarà davvero emozionante e vibrante generando una sfida in un continuo crescendo che porterà ad un finale davvero epocale e per nulla scontato: questo almeno per quanto riguarda il manga. Infatti, devo purtroppo confessare che in questa versione animata tutto questo arco narrativo non mi ha per nulla appassionato - salvo sul finale - ritrovandomi quasi annoiato dalle vicende narrate e da buona parte degli episodi che hanno costituito questo "Phantom Blood".
Alla base di questa mia poca passione vi è stato, a mio parere, un limite sia da parte del manga stesso che - specialmente - dallo staff che ha lavorato a tale trasposizione animata. Tecnicamente parlando dopo i primi due discreti episodi vi è stata una brutta caduta sia nelle animazioni che nel design dei personaggi riprendendosi sufficientemente giusto negli ultimi due, ovvero con l'episodio 8 e 9.
I combattimenti, che in versione animata sarebbero dovuti essere graficamente belli, non mi hanno convinto per nulla apparendomi confusi, animati malamente eppure mal diretti da una regia di certo non al top e non all'altezza della situazione.
Se dovrei buttare le somme, questa è stata una prima parte insufficiente, almeno per i miei gusti e ed i miei personalissimi standard, sia nei contenuti che nel reparto tecnico generale, dimostrandosi come una trasposizione priva di spessore e povera di emozioni. Certo, "Phantom Blood" anche nella sua versione cartacea non mi aveva convinto pienamente dopo il primo gustoso volume, sia ben chiaro, tuttavia qui mi sono annoiato maggiormente e non ho avvertito nulla per cui voler seguire con ansia e voglia gli episodi successivi, trascinandomi nella visione stancamente ad eccezione degli ultimi due episodi.
Il secondo arco narrativo è intitolato "Battle Tendency" ed è suddiviso qui in ben 17 episodi.
Devo dire che, quando lessi il manga, questa seconda parte mi aveva colpito molto di più rispetto alla precedente.
La trama presentata ha saputo ricollegarsi alla precedente storia rivelando le origini e i creatori della Maschera di Pietra. Cosi facendo si è andati ad approfondire tutta la situazione intorno alla famosa Maschera di Pietra rivelando cose che in "Phantom Blood" ci si era chiesti senza ricevere risposte.
Per quanto riguarda i personaggi, Araki ha saputo sfornare un protagonista sensazionale; l'autentica e indiscutibile forza portante di questa intera saga: il mastodontico Joseph Joestar. Questo si è rivelato un personaggio mitico, ironico e di grande carisma che difficilmente non saprà conquistarvi. Non solo, Araki ha saputo anche affiancargli una spalla d'eccellenza, una sorta di co-protagonista e mi riferisco al fantastico Ceaser. Non snobbiamo poi la splendida ambientazione tutta italiana che ha fatto da sfondo alla vicenda oltre ai vari e apprezzabili riferimenti storici dell'epoca, in cui la storia si svolge, buttando in mezzo anche i nazisti proprio come fecero il scoppiettante duo George Lucas e Steven Spielberg nel loro successone "Inadiana Jones".
In questo "Battle Tendency" anche i nemici avranno un loro perché e scopriremo che essere malvagi non necessariamente significa essere crudeli, privi di onore o spietati.
La narrazione è ricca di colpi di scena, non annoia e le onde concentriche verranno spremute intelligentemente al massimo delle loro potenzialità coinvolgendo in scontri maggiormente strategici, dinamici e spettacolari rispetto al passato, senza cadere nella banalità o, cosa ancor più importante, nella stancante monotonia.
In questa versione animata, dunque, "Battle Tendency" prende vita in maniera, secondo me, ottima rispetto al quasi deludente "Phantom Blood".
I limiti tecnici continuano ad incombere sulla produzione generale, ma almeno in questa parte ho notato meno cali repentini e il tutto è risultato più appassionante, coinvolgente ed emozionante rialzando il mio personale interesse nei confronti di questo anime tanto agognato.
Posso dirmi soddisfatto da questa seconda parte di storia. Meno dalla prima.
Voglio spendere infine delle parole sulla "David Production" e il lato tecnico della serie. Senza dubbio è lodevole che questo studio di produzione si sia impegnato a realizzare una versione animata di un'opera di questo calibro e che voglia ambiziosamente ripercorrere addirittura tutte le 8 saghe che la compongono - al momento 8 -, pero non posso chiudere gli occhi dinanzi ad episodi davvero poco curati nei dettagli, con delle animazioni statiche e povere, combattimenti resi e gestiti in maniera poco appassionante, alcune volte confusi e privi di adrenalina.
Secondo me si doveva fare di più per un anime del genere, ma il low-budget è stato veramente un tallone d'Achille per la produzione e purtroppo non è stato solo l'apparato tecnico a non eccellere, ma automaticamente anche la regia, la narrazione e la sceneggiatura hanno risentito di questo limitato budget non riuscendo a donarmi un'ottima esperienza visiva mancando della giusta epicità, enfasi, fluidità, intrattenimento e coinvolgimento che avevano invece reso il manga un vero spettacolo. Inoltre la censura, eliminata fortunatamente nell'edizione Home Video, ha reso poco comprensibili alcune sequenze fin troppo oscurate e nascoste da eccessivi filtri, facendo perdere la crudezza vista nel manga.
Aspetto un'eventuale arrivo in Italia di questo anime per il mercato Home Video, perché voglio sicuramente acquistare la serie nella speranza che l'adattamento italiano sia all'altezza dell'originale e che si acquisti la versione incensurata della serie.
Al momento più del 8 non posso dare a causa dei primi pessimi 8 episodi che mi hanno veramente deluso, annoiato e per niente elettrizzato. Comunque alla fine il voto risulta positivo grazie a tutto il filone dedicato a "Battle Tendency" e non per un eccesso di buonismo personale oltre che per il valore proprio dell'opera che non si può negargli con un voto troppo basso.
Quasi tutti i manga usciti nel corso degli anni '80 sulle pagine della rivista Shounen Jump della casa editrice Shueisha sono diventati dei bestseller famosissimi anche per i loro adattamenti animati. Basti pensare a nomi noti come quelli di Dragon Ball, Hokuto no Ken, Saint Seiya, Kinnikuman, Captain Tsubasa, Cat's Eye, Dr. Slump e Arale, Ginga Nagareboshi Gin, High School Kimengumi, Sakigake! Otoko Juku o City Hunter, manga che sono stati trasformati in cartoni animati di successo trasmessi spesso e volentieri anche in altri paesi del mondo.
Fra le serie pubblicate sulla rivista in quel periodo, è invece particolare la situazione di Le bizzarre avventure di Jojo (Jojo no kimiyou na bouken), manga che l'autore Hirohiko Araki firma sin dal 1987 e attualmente ancora in corso. Quella di Jojo è una saga generazionale che conta al momento otto sottoserie, ognuna con una sua ambientazione e un suo protagonista.
In Giappone, il manga è ancora oggi assai popolare e, nel corso degli anni, ha goduto di molti oggetti di merchandising, romanzi, artbook, spin off, videogiochi e modellini vari.
In Italia, la serie è pubblicata sin dal 1992 e ha un piccolo ma grande zoccolo duro di fan.
Tuttavia, strano ma vero, la saga di Jojo non ha mai avuto un adattamento a cartoni animati che ne narrasse in maniera ordinata le vicende, se si escludono una scombinata serie di OAV basati sulla terza serie usciti fra il 1993 e il 2000 (arrivati anche in Italia per Yamato Video) e un film celebrativo del 2007 basato sulla prima, proiettato nei cinema giapponesi e poi dimenticato perché mai uscito in home video.
Questo, almeno, fino al 2012, arrivo sui teleschermi di una serie animata che ripercorre sin dall'inizio la storia ideata da Hirohiko Araki. I 26 episodi di cui attualmente è composta la serie hanno adattato in animazione le prime due saghe, Phantom Blood (episodi 1 - 9) e Battle Tendency (episodi 10 - 26) e, anche se non è stato ancora rivelato alcun annuncio ufficiale, è palpabile l'intenzione di andare avanti prossimamente con altri episodi e altre storie.
La saga di Jojo racconta le vicissitudini della famiglia Joestar nel corso delle generazioni, a partire dall'Inghilterra ottocentesca, che vede lo scontro fra il nobile Jonathan Joestar e il suo fratellastro Dio Brando, villain senza scrupoli che, potenziato da una misteriosa maschera di pietra di origine precolombiana, si è trasformato in una minaccia per l'intera umanità.
Cosa si cela dietro i misteri della maschera?
Lo scopriremo in una storia complessa, articolata, avvincente ed incredibilmente adrenalinica, che ci porterà in giro per il tempo e lo spazio, dai bui vicoli della Londra ottocentesca in cui si aggira il sinistro e leggendario Jack lo squartatore fino ad un'avventura degna del miglior Indiana Jones ambientata nel primo dopoguerra, fra soldati nazisti e creature ultraterrene.
La trasposizione animata è piuttosto fedele al manga originale. Tranne qualche scena di poco conto che è stata tagliata o velocizzata, le prime due serie della saga sono praticamente state animate per intero in soli 26 episodi dal ritmo abbastanza rapido, ma non per questo superficiale.
Qualche scena, fra le più violente, è stata lievemente censurata o ammorbidita nella versione tv (la versione home video invece è integrale), ma in generale si mantiene l'atmosfera estremamente violenta e sanguinosa che caratterizzava la serie manga.
Originariamente scritte e disegnate fra il 1987 e il 1989, le prime due serie di Jojo mantengono, anche in questa trasposizione animata di 25 anni più tarda, tutte le caratteristiche tipiche degli shounen d'azione degli anni '80 che già avevano su carta: protagonisti dal fisico robusto e dal carattere molto forte, scontri all'ultimo sangue, maestri saggi e stravaganti con annessi metodi di allenamento non convenzionali, citazioni a non finire alla pop culture occidentale, guerrieri ricchi d'onore e passionalità che combattono con gran forza di volontà e spirito di sacrificio, spesso rischiando la vita o morendo in maniera epica e commovente in nome di un ideale o proteggendo i loro cari.
C'è tutto questo e ancor di più, in Le bizzarre avventure di Jojo, manga che è riuscito a emergere su tutti i suoi colleghi dell'epoca e a farsi ricordare nel tempo grazie al particolarissimo stile con cui Hirohiko Araki lo ha creato, caratterizzando la sua opera con personaggi stravaganti e carismatici che indossano gli abiti e gli accessori più assurdi e di colori che fanno a pugni fra loro, pose da contorsionisti da far invidia al Laocoonte e ai migliori trapezisti da circo, scene orrorifiche talmente trash da diventare epiche e tragicomiche allo stesso tempo, nomi rubati a cantanti, canzoni e album di fama internazionale e messi al servizio di qualsiasi personaggio, oggetto o potere compaia nella storia.
L'adattamento televisivo, in maniera sorprendente, mantiene tutti i succitati elementi e pregi del manga, riuscendo a trasporli in animazione con diversi tocchi di genialità.
Il disegno appare, per forza di cose, rimodernato e più gradevole rispetto a quello dei primi capitoli del fumetto, che avevano un tratto molto grezzo e dalla mano ancora inesperta.
I disegni del cartone animato sono un po' differenti da quelli del manga, dal momento che si rifanno direttamente a uno stile differente rispetto a quello degli esordi, ma i personaggi sono perfettamente riconoscibili e ancora perfettamente "anni '80", muscolosi, pacchiani e un po' trash come i migliori lottatori di wrestling dell'epoca.
Il particolarissimo stile di Araki viene mantenuto in animazione grazie a colori ora tenui e smorti, ora acidi, ora accesissimi e mescolati fra loro in scene che sembrano illustrate da Andy Warhol, continui fermo-immagine, retini decorativi a forma di stella o spirale che fanno capolino qua e là, personaggi a cui cambiano volutamente colore dei capelli e dei vestiti da scena a scena, occasionali scene in computer grafica, onomatopee in katakana svolazzanti intorno ai personaggi a voler sottolineare l'intensità della scena.
Ancora, la sigla che apre la prima parte della serie alterna una moderna cell shading a tavole da fumetto in bianco e nero, un connubio tanto bizzarro quanto epico ed efficace, mentre quella che apre la seconda è un trip acidissimo e psichedelico, un tripudio di giallo, arancione, violetto, verde, rosa, azzurro, luci, stelle, lettere, spirali, rombi, cuori che vorticano sullo schermo insieme ai personaggi.
Insomma, un vero e proprio "fumetto animato" dall'estetica coloratissima e pacchiana, che getta lo spettatore in un mondo folle, bizzarro, eppure ricco di passione, che saprà donagli emozioni indimenticabili e avventure ricche di adrenalina e colpi di scena.
Ad aumentare la bizzarria dell'insieme contribuisce anche il doppiaggio, ispiratissimo, che unisce vecchi e nuovi talenti sempre pronti a urlare, gridare, ridere o fare versi e versetti di vario genere (gli aficionados della serie ben conoscono esclamazioni come "Wryyy", "Hora hora hora" o "Muda muda muda", che non mancano di far buona mostra di sé anche in questo adattamento).
Come già il manga originale, anche la serie animata è costellata dei riferimenti musicali più disparati, dagli AC/DC a R.E.O. Speedwagon, dagli Wham ai Cars, da Jim Messina e Kenny Loggins ai Led Zeppelin, da Carlos Santana a Steely Dan, da Ronnie James Dio a Tom Petty.
Una così grande passione musicale da parte dell'autore originale non poteva non essere riflessa in un'attenzione maniacale per la colonna sonora della serie animata, che si presenta già bizzarra e fedelissima al manga usando come sigla di chiusura una canzone occidentale: "Roundabout", celebre pezzo della band inglese Yes, risalente al 1972.
E' incredibile come si sia riusciti a giocare con il brano, che in versione completa dura circa otto minuti, tagliandone e utilizzandone a piacimento le varie strofe per accompagnare in molte maniere differenti, ma sempre riuscitissime e molto d'atmosfera, le chiusure dei vari episodi.
Le due sigle d'apertura sono molto azzeccate anche dal punto di vista sonoro oltre che grafico, trattandosi di due canzoni molto orecchiabili e d'atmosfera.
Un plauso particolare va inoltre rivolto alla colonna sonora orchestrata e alle canzoni o melodie che accompagnano diverse scene clou degli episodi. In particolare, la colonna sonora della seconda saga, firmata da Taku Iwasaki (Gurren Lagann), è parecchio ispirata ed emozionante e riesce ad accompagnare, mutando il proprio ritmo di volta in volta, le peregrinazioni dei personaggi in giro per i continenti.
I brani della colonna sonora spazieranno da allegri ritmi funk o rock ("Welcome to the world", che prende "Owner of a lonely heart", celeberrimo brano del 1983 dei già citati Yes, e lo trasforma in un delirio funk) a cori mistici e solenni ("Fields of fright", il tema musicale dei cattivi della seconda parte), da pesanti e lugubri marce naziste ("Propaganda", tema del soldato tedesco Stroheim) fino ad arrivare alla lirica italiana ("Il mare eterno nella mia anima", tema dell'italiano Caesar, un gioiellino suonato in sottofondo a una delle scene più commoventi e meglio realizzate dell'anime).
In un certo senso, si può dire che sia stato un bene che Jojo non abbia avuto un adattamento animato che ne narrasse tutte le vicende, prima di arrivare al venticinquesimo anniversario della serie.
Un anime di Jojo realizzato negli anni '80 sarebbe stato probabilmente bello e gradevole, ma non si sarebbe distaccato troppo da un semplice adattamento animato del manga, come avvenuto per molti fumetti di Jump dell'epoca e come, in linea di massima, è avvenuto con gli OAV della terza serie.
Venticinque anni dopo, Le bizzarre avventure di Jojo è invece un'istituzione, che ha lanciato tormentoni, uno stile di disegno unico e inimitabile, leggende, personaggi indimenticabili entrati nell'immaginario collettivo. Ecco dunque che questo recentissimo adattamento animato tiene conto di ciò che Jojo ha rappresentato in tutti questi anni e ci regala una serie fedelissima al fumetto originario, di cui mantiene ed amplifica tutte le caratteristiche più strambe che l'hanno portato al successo.
Una storia che non nasconde le sue origini anni '80, ma che è ancora assai attuale e capace di regalare forti emozioni, sia ai vecchi fans che lo conobbero da ragazzi e adesso sono cresciuti, sia a chi invece al tempo non c'era e ancora non conosce la famiglia Joestar.
In attesa di continuare con i prossimi venturi adattamenti delle saghe successive, dunque, possiamo ben promuovere questa prima serie televisiva di Jojo. Ventisei episodi dal ritmo serrato, ricchi d'azione, personaggi sopra le righe, combattimenti al limite dell'incredibile, coraggio, furbizia, onore, spirito di sacrificio, eroismo, mistero, avventura, tragiche storie d'amore e d'amicizia e una bizzarria stilistica più unica che rara a rendere il tutto meravigliosamente epico e indimenticabile.
Sicuramente imprescindibile per chi si ciba di pane e azione, Le bizzarre avventure di Jojo può risultare un anime originale, interessante e sorprendente un po' per tutte le tipologie di spettatori.
Fra le serie pubblicate sulla rivista in quel periodo, è invece particolare la situazione di Le bizzarre avventure di Jojo (Jojo no kimiyou na bouken), manga che l'autore Hirohiko Araki firma sin dal 1987 e attualmente ancora in corso. Quella di Jojo è una saga generazionale che conta al momento otto sottoserie, ognuna con una sua ambientazione e un suo protagonista.
In Giappone, il manga è ancora oggi assai popolare e, nel corso degli anni, ha goduto di molti oggetti di merchandising, romanzi, artbook, spin off, videogiochi e modellini vari.
In Italia, la serie è pubblicata sin dal 1992 e ha un piccolo ma grande zoccolo duro di fan.
Tuttavia, strano ma vero, la saga di Jojo non ha mai avuto un adattamento a cartoni animati che ne narrasse in maniera ordinata le vicende, se si escludono una scombinata serie di OAV basati sulla terza serie usciti fra il 1993 e il 2000 (arrivati anche in Italia per Yamato Video) e un film celebrativo del 2007 basato sulla prima, proiettato nei cinema giapponesi e poi dimenticato perché mai uscito in home video.
Questo, almeno, fino al 2012, arrivo sui teleschermi di una serie animata che ripercorre sin dall'inizio la storia ideata da Hirohiko Araki. I 26 episodi di cui attualmente è composta la serie hanno adattato in animazione le prime due saghe, Phantom Blood (episodi 1 - 9) e Battle Tendency (episodi 10 - 26) e, anche se non è stato ancora rivelato alcun annuncio ufficiale, è palpabile l'intenzione di andare avanti prossimamente con altri episodi e altre storie.
La saga di Jojo racconta le vicissitudini della famiglia Joestar nel corso delle generazioni, a partire dall'Inghilterra ottocentesca, che vede lo scontro fra il nobile Jonathan Joestar e il suo fratellastro Dio Brando, villain senza scrupoli che, potenziato da una misteriosa maschera di pietra di origine precolombiana, si è trasformato in una minaccia per l'intera umanità.
Cosa si cela dietro i misteri della maschera?
Lo scopriremo in una storia complessa, articolata, avvincente ed incredibilmente adrenalinica, che ci porterà in giro per il tempo e lo spazio, dai bui vicoli della Londra ottocentesca in cui si aggira il sinistro e leggendario Jack lo squartatore fino ad un'avventura degna del miglior Indiana Jones ambientata nel primo dopoguerra, fra soldati nazisti e creature ultraterrene.
La trasposizione animata è piuttosto fedele al manga originale. Tranne qualche scena di poco conto che è stata tagliata o velocizzata, le prime due serie della saga sono praticamente state animate per intero in soli 26 episodi dal ritmo abbastanza rapido, ma non per questo superficiale.
Qualche scena, fra le più violente, è stata lievemente censurata o ammorbidita nella versione tv (la versione home video invece è integrale), ma in generale si mantiene l'atmosfera estremamente violenta e sanguinosa che caratterizzava la serie manga.
Originariamente scritte e disegnate fra il 1987 e il 1989, le prime due serie di Jojo mantengono, anche in questa trasposizione animata di 25 anni più tarda, tutte le caratteristiche tipiche degli shounen d'azione degli anni '80 che già avevano su carta: protagonisti dal fisico robusto e dal carattere molto forte, scontri all'ultimo sangue, maestri saggi e stravaganti con annessi metodi di allenamento non convenzionali, citazioni a non finire alla pop culture occidentale, guerrieri ricchi d'onore e passionalità che combattono con gran forza di volontà e spirito di sacrificio, spesso rischiando la vita o morendo in maniera epica e commovente in nome di un ideale o proteggendo i loro cari.
C'è tutto questo e ancor di più, in Le bizzarre avventure di Jojo, manga che è riuscito a emergere su tutti i suoi colleghi dell'epoca e a farsi ricordare nel tempo grazie al particolarissimo stile con cui Hirohiko Araki lo ha creato, caratterizzando la sua opera con personaggi stravaganti e carismatici che indossano gli abiti e gli accessori più assurdi e di colori che fanno a pugni fra loro, pose da contorsionisti da far invidia al Laocoonte e ai migliori trapezisti da circo, scene orrorifiche talmente trash da diventare epiche e tragicomiche allo stesso tempo, nomi rubati a cantanti, canzoni e album di fama internazionale e messi al servizio di qualsiasi personaggio, oggetto o potere compaia nella storia.
L'adattamento televisivo, in maniera sorprendente, mantiene tutti i succitati elementi e pregi del manga, riuscendo a trasporli in animazione con diversi tocchi di genialità.
Il disegno appare, per forza di cose, rimodernato e più gradevole rispetto a quello dei primi capitoli del fumetto, che avevano un tratto molto grezzo e dalla mano ancora inesperta.
I disegni del cartone animato sono un po' differenti da quelli del manga, dal momento che si rifanno direttamente a uno stile differente rispetto a quello degli esordi, ma i personaggi sono perfettamente riconoscibili e ancora perfettamente "anni '80", muscolosi, pacchiani e un po' trash come i migliori lottatori di wrestling dell'epoca.
Il particolarissimo stile di Araki viene mantenuto in animazione grazie a colori ora tenui e smorti, ora acidi, ora accesissimi e mescolati fra loro in scene che sembrano illustrate da Andy Warhol, continui fermo-immagine, retini decorativi a forma di stella o spirale che fanno capolino qua e là, personaggi a cui cambiano volutamente colore dei capelli e dei vestiti da scena a scena, occasionali scene in computer grafica, onomatopee in katakana svolazzanti intorno ai personaggi a voler sottolineare l'intensità della scena.
Ancora, la sigla che apre la prima parte della serie alterna una moderna cell shading a tavole da fumetto in bianco e nero, un connubio tanto bizzarro quanto epico ed efficace, mentre quella che apre la seconda è un trip acidissimo e psichedelico, un tripudio di giallo, arancione, violetto, verde, rosa, azzurro, luci, stelle, lettere, spirali, rombi, cuori che vorticano sullo schermo insieme ai personaggi.
Insomma, un vero e proprio "fumetto animato" dall'estetica coloratissima e pacchiana, che getta lo spettatore in un mondo folle, bizzarro, eppure ricco di passione, che saprà donagli emozioni indimenticabili e avventure ricche di adrenalina e colpi di scena.
Ad aumentare la bizzarria dell'insieme contribuisce anche il doppiaggio, ispiratissimo, che unisce vecchi e nuovi talenti sempre pronti a urlare, gridare, ridere o fare versi e versetti di vario genere (gli aficionados della serie ben conoscono esclamazioni come "Wryyy", "Hora hora hora" o "Muda muda muda", che non mancano di far buona mostra di sé anche in questo adattamento).
Come già il manga originale, anche la serie animata è costellata dei riferimenti musicali più disparati, dagli AC/DC a R.E.O. Speedwagon, dagli Wham ai Cars, da Jim Messina e Kenny Loggins ai Led Zeppelin, da Carlos Santana a Steely Dan, da Ronnie James Dio a Tom Petty.
Una così grande passione musicale da parte dell'autore originale non poteva non essere riflessa in un'attenzione maniacale per la colonna sonora della serie animata, che si presenta già bizzarra e fedelissima al manga usando come sigla di chiusura una canzone occidentale: "Roundabout", celebre pezzo della band inglese Yes, risalente al 1972.
E' incredibile come si sia riusciti a giocare con il brano, che in versione completa dura circa otto minuti, tagliandone e utilizzandone a piacimento le varie strofe per accompagnare in molte maniere differenti, ma sempre riuscitissime e molto d'atmosfera, le chiusure dei vari episodi.
Le due sigle d'apertura sono molto azzeccate anche dal punto di vista sonoro oltre che grafico, trattandosi di due canzoni molto orecchiabili e d'atmosfera.
Un plauso particolare va inoltre rivolto alla colonna sonora orchestrata e alle canzoni o melodie che accompagnano diverse scene clou degli episodi. In particolare, la colonna sonora della seconda saga, firmata da Taku Iwasaki (Gurren Lagann), è parecchio ispirata ed emozionante e riesce ad accompagnare, mutando il proprio ritmo di volta in volta, le peregrinazioni dei personaggi in giro per i continenti.
I brani della colonna sonora spazieranno da allegri ritmi funk o rock ("Welcome to the world", che prende "Owner of a lonely heart", celeberrimo brano del 1983 dei già citati Yes, e lo trasforma in un delirio funk) a cori mistici e solenni ("Fields of fright", il tema musicale dei cattivi della seconda parte), da pesanti e lugubri marce naziste ("Propaganda", tema del soldato tedesco Stroheim) fino ad arrivare alla lirica italiana ("Il mare eterno nella mia anima", tema dell'italiano Caesar, un gioiellino suonato in sottofondo a una delle scene più commoventi e meglio realizzate dell'anime).
In un certo senso, si può dire che sia stato un bene che Jojo non abbia avuto un adattamento animato che ne narrasse tutte le vicende, prima di arrivare al venticinquesimo anniversario della serie.
Un anime di Jojo realizzato negli anni '80 sarebbe stato probabilmente bello e gradevole, ma non si sarebbe distaccato troppo da un semplice adattamento animato del manga, come avvenuto per molti fumetti di Jump dell'epoca e come, in linea di massima, è avvenuto con gli OAV della terza serie.
Venticinque anni dopo, Le bizzarre avventure di Jojo è invece un'istituzione, che ha lanciato tormentoni, uno stile di disegno unico e inimitabile, leggende, personaggi indimenticabili entrati nell'immaginario collettivo. Ecco dunque che questo recentissimo adattamento animato tiene conto di ciò che Jojo ha rappresentato in tutti questi anni e ci regala una serie fedelissima al fumetto originario, di cui mantiene ed amplifica tutte le caratteristiche più strambe che l'hanno portato al successo.
Una storia che non nasconde le sue origini anni '80, ma che è ancora assai attuale e capace di regalare forti emozioni, sia ai vecchi fans che lo conobbero da ragazzi e adesso sono cresciuti, sia a chi invece al tempo non c'era e ancora non conosce la famiglia Joestar.
In attesa di continuare con i prossimi venturi adattamenti delle saghe successive, dunque, possiamo ben promuovere questa prima serie televisiva di Jojo. Ventisei episodi dal ritmo serrato, ricchi d'azione, personaggi sopra le righe, combattimenti al limite dell'incredibile, coraggio, furbizia, onore, spirito di sacrificio, eroismo, mistero, avventura, tragiche storie d'amore e d'amicizia e una bizzarria stilistica più unica che rara a rendere il tutto meravigliosamente epico e indimenticabile.
Sicuramente imprescindibile per chi si ciba di pane e azione, Le bizzarre avventure di Jojo può risultare un anime originale, interessante e sorprendente un po' per tutte le tipologie di spettatori.
Che anime, che spettacolo, che enfasi!
Quasi non ho parole per descrivere quanto è fantastico questo anime, visto che mi ha gasato in una maniera assurda! Il manga è composto da otto serie, e tantissimi volumi, ed incredibilmente non ne era mai stato fatto un anime. Così, è partito quest'ambizioso progetto, che ha come obbiettivo il trasporre tutte le otto serie in versione animata, e questi 26 episodi racchiudono le prime due serie: Phantom Blood, ovvero i primi nove episodi, e Battle Tendency, gli altri diciassette.
In questi 26 episodi succede veramente di tutto, e l'anime ha un ritmo velocissimo e trascinante, che inevitabilmente cattura chiunque si trovi a guardarlo. Io ho letto solo i primi volumi del manga, quindi pur sapendone poco, ho potuto facilmente seguire questa serie animata, e capirla fino in fondo. Quindi la velocità non è una pecca, anzi, è parte integrante dell'opera, e contribuisce a contraddistinguerla in modo unico. In ogni episodio accade una carrellata di eventi, senza però influire minimamente sulla storia, che scorre fluida e che si fa seguire alla perfezione, e che, a detta di chi ha letto Jojo molto più di me, è una perfetta versione animata, da vedere sia per chi conosce già Jojo, sia per chi vuole scoprirlo ora, e che quindi, può farlo benissimo con la versione animata.
Ma passiamo alle caratteristiche di questo anime, prima di tutto la regia. Geniale, trascinante, bizzarra e tanto altro. In numerose scene epiche vengono stampate sullo schermo delle lettere giapponesi, sicuramente le onomatopee presenti in quel momento, che contribuiscono ad "epicizzare" ancora di più quel momento. Poi ci sono i cambiamenti di colori. Quando un personaggio fa un discorso in cui spiega come ha fatto ad eseguire una determinata strategia, o quando fa un discorso importante e figo, i colori ad un tratto cambiano. Sia quelli dei personaggi che degli sfondi. I personaggi a volte diventano verdi, viola, blu o chi più ne ha più ne metta, e anche i loro capelli cambiano di colore, per poi ritornare perfettamente normali nella scena dopo. Gli sfondi forse sono ancora più bizzarri, per esempio a volte ci sono delle lunghe strisce con delle stelle stampate dietro, o dei raggi multicolore e tanto altro. Poi ci sono le pose, incredibilmente bizzarre, divertenti e soprattutto nonsense. Per esempio un personaggio sta parlando normalmente, e ad un tratto assume una posa assolutamente innaturale nel momento in cui pronuncia una frase figa, o anche quando è semplicemente fermo. Il più delle volte mi sono trovato a ridere di fronte a queste particolarità, assolutamente tra le più geniali che ho trovato in un anime.
Una qualsiasi frase, gesto, o azione, può diventare bizzarro in questa serie. Altri grandi punti di forza di questa serie: il doppiaggio. Uno dei migliori che ho mai visto. Personaggi che urlano come se non ci fosse un domani, così tanto da stonare a volte, versi senza senso che mi hanno fatto ridere tantissimo, frasi che normalmente possono essere dette anche con un tono di voce normale, che vengono urlate. Anche il doppiaggio, quindi, può sembrare piuttosto bizzarro, ma sicuramente analizzandolo in maniera più obbiettiva è veramente perfetto e realistico come pochi. I doppiatori si sono immedesimati perfettamente nella parte dei personaggi.
C'è anche il trash: situazioni a volte assurde, come salvataggi in extremis su aerei comparsi dal nulla, o tecniche inverosimili che vengono spiegate attraverso una piccola spiegazione altrettanto stramba, che inevitabilmente riesce a far sorridere. Come non citare le ost, altro grande vanto di questo anime: dubstep, "musica messicana", musica lirica, metal, rock, insomma, c'è di tutto, e si può tranquillamente dire che la musica è una delle componenti più importanti in questo anime, sempre presente, a rendere le situazioni ancora più gasanti di quanto sono.
I disegni sono ottimi, e la storia è assolutamente spettacolare. La storia di una generazione, i Joestar, che sembrano essere perseguitati da un crudele destino: ogni componente della famiglia si trova a dover combattere contro la maschera di pietra, la principale responsabile delle loro morti, e dei nemici che vengono creati. Una lotta generazionale e senza sosta, che attraversa il tempo e lo spazio. La perfetta rappresentazione della lotta tra il bene e il male. Sicuramente con questo anime Le bizzarre avventure di Jojo si è guadagnato tantissimi altri fan, incluso me, che sono rimasto incantato da questa storia, e che posso dire che questo è uno dei migliori anime esistenti. Un must, l'epicità, un capolavoro.
Quasi non ho parole per descrivere quanto è fantastico questo anime, visto che mi ha gasato in una maniera assurda! Il manga è composto da otto serie, e tantissimi volumi, ed incredibilmente non ne era mai stato fatto un anime. Così, è partito quest'ambizioso progetto, che ha come obbiettivo il trasporre tutte le otto serie in versione animata, e questi 26 episodi racchiudono le prime due serie: Phantom Blood, ovvero i primi nove episodi, e Battle Tendency, gli altri diciassette.
In questi 26 episodi succede veramente di tutto, e l'anime ha un ritmo velocissimo e trascinante, che inevitabilmente cattura chiunque si trovi a guardarlo. Io ho letto solo i primi volumi del manga, quindi pur sapendone poco, ho potuto facilmente seguire questa serie animata, e capirla fino in fondo. Quindi la velocità non è una pecca, anzi, è parte integrante dell'opera, e contribuisce a contraddistinguerla in modo unico. In ogni episodio accade una carrellata di eventi, senza però influire minimamente sulla storia, che scorre fluida e che si fa seguire alla perfezione, e che, a detta di chi ha letto Jojo molto più di me, è una perfetta versione animata, da vedere sia per chi conosce già Jojo, sia per chi vuole scoprirlo ora, e che quindi, può farlo benissimo con la versione animata.
Ma passiamo alle caratteristiche di questo anime, prima di tutto la regia. Geniale, trascinante, bizzarra e tanto altro. In numerose scene epiche vengono stampate sullo schermo delle lettere giapponesi, sicuramente le onomatopee presenti in quel momento, che contribuiscono ad "epicizzare" ancora di più quel momento. Poi ci sono i cambiamenti di colori. Quando un personaggio fa un discorso in cui spiega come ha fatto ad eseguire una determinata strategia, o quando fa un discorso importante e figo, i colori ad un tratto cambiano. Sia quelli dei personaggi che degli sfondi. I personaggi a volte diventano verdi, viola, blu o chi più ne ha più ne metta, e anche i loro capelli cambiano di colore, per poi ritornare perfettamente normali nella scena dopo. Gli sfondi forse sono ancora più bizzarri, per esempio a volte ci sono delle lunghe strisce con delle stelle stampate dietro, o dei raggi multicolore e tanto altro. Poi ci sono le pose, incredibilmente bizzarre, divertenti e soprattutto nonsense. Per esempio un personaggio sta parlando normalmente, e ad un tratto assume una posa assolutamente innaturale nel momento in cui pronuncia una frase figa, o anche quando è semplicemente fermo. Il più delle volte mi sono trovato a ridere di fronte a queste particolarità, assolutamente tra le più geniali che ho trovato in un anime.
Una qualsiasi frase, gesto, o azione, può diventare bizzarro in questa serie. Altri grandi punti di forza di questa serie: il doppiaggio. Uno dei migliori che ho mai visto. Personaggi che urlano come se non ci fosse un domani, così tanto da stonare a volte, versi senza senso che mi hanno fatto ridere tantissimo, frasi che normalmente possono essere dette anche con un tono di voce normale, che vengono urlate. Anche il doppiaggio, quindi, può sembrare piuttosto bizzarro, ma sicuramente analizzandolo in maniera più obbiettiva è veramente perfetto e realistico come pochi. I doppiatori si sono immedesimati perfettamente nella parte dei personaggi.
C'è anche il trash: situazioni a volte assurde, come salvataggi in extremis su aerei comparsi dal nulla, o tecniche inverosimili che vengono spiegate attraverso una piccola spiegazione altrettanto stramba, che inevitabilmente riesce a far sorridere. Come non citare le ost, altro grande vanto di questo anime: dubstep, "musica messicana", musica lirica, metal, rock, insomma, c'è di tutto, e si può tranquillamente dire che la musica è una delle componenti più importanti in questo anime, sempre presente, a rendere le situazioni ancora più gasanti di quanto sono.
I disegni sono ottimi, e la storia è assolutamente spettacolare. La storia di una generazione, i Joestar, che sembrano essere perseguitati da un crudele destino: ogni componente della famiglia si trova a dover combattere contro la maschera di pietra, la principale responsabile delle loro morti, e dei nemici che vengono creati. Una lotta generazionale e senza sosta, che attraversa il tempo e lo spazio. La perfetta rappresentazione della lotta tra il bene e il male. Sicuramente con questo anime Le bizzarre avventure di Jojo si è guadagnato tantissimi altri fan, incluso me, che sono rimasto incantato da questa storia, e che posso dire che questo è uno dei migliori anime esistenti. Un must, l'epicità, un capolavoro.
Potrebbe essere azzardato fare determinati paragoni, ma è indubbio che se da un lato Le bizzarre avventure di Jojo si ispira nel character design e nell'impianto strategico a Ken il Guerriero (i colli taurini e le muscolature possenti; le motivazioni dietro all'antagonismo del nemico e le risoluzioni agli scontri apparentemente insuperabili), dall'altro ha funto da fonte di ispirazione per molte opere successive e del medesimo genere (come ad esempio Naruto per l'utilizzo delle onde concentriche del Rasengan o Hellsing per i nemici nazisti). L'anime in soli ventisei episodi che mi accingo a recensire è tratto dai primi due manga della fortunata serie di Jojo scritta e disegnata a partire dal 1987 di Hirohiko Araki e ancora oggi in corso; pare che questa trasposizione animata sia la prima di una lunga serie che, anno dopo anno, coprirà la trama di tutti volumi finora usciti dalla penna dell'autore. Se dovessi descrivere Jojo in poche parole direi che è un tripudio di battaglie e duelli all'ultimo sangue al limite del grottesco, del kitsch e dell'assurdo, ma che è anche molto divertente e intrattiene a dovere, non risparmiando dalla morte personaggi principali e comprimari e caratterizzandoli quanto basta per renderli indimenticabili (Speedwagon e Zeppeli in primis). La versione animata spicca particolarmente per l'uso singolare che viene fatto dei colori spesso e volentieri psichedelici allo scopo di mettere in risalto determinate scene e anche delle onomatopee, riportate direttamente sotto forma di scrittura sullo schermo. Facciamo qualche accenno alla trama.
La serie può essere suddivisa in due parti: l'una che comprende i primi nove episodi e l'altra che prosegue a partire dalla decima puntata fino alla fine. La prima parte, situata nell'Inghilterra del 1889, ha per protagonisti Jonathan Joestar e il suo eterno rivale Dio Brando, il quale, tramite una maschera maya ha dato inizio a una stirpe di letali vampiri e zombie; la seconda parte, invece, ambientata nel 1939 tra gli Stati Uniti e l'Italia (e per il nostro paese Araki ha un occhio di riguardo), ha per protagonista il nipote di Jonathan, Joseph, il quale dovrà vedersela con gli Uomini del Pilastro, esseri umani arcaici e dai poteri micidiali risvegliati da un sonno durato millenni. A condire il tutto sono una serie di gag sempre fresche e di duelli infarciti di sorprese, strategie pensate ad hoc e colpi di scena ben orchestrati. Per farla breve, è davvero difficile annoiarsi con Jojo.
Passiamo a qualche nota dolente: la realizzazione degli episodi è stata affidata al studio nato nel 2007 della David Productions, il quale evidentemente ha avuto a sua disposizione un budget limitato e non sempre l'ha saputo utilizzare a dovere. Infatti la qualità altalenante della grafica e del design dei personaggi a volte dà parecchio fastidio e ha costretto i produttori a rimaneggiare le puntate in occasione della loro distribuzione nel formato blu-ray, tra l'altro l'unico supporto su cui è possibile visionare la serie senza censure di alcuna sorta (queste ultime, nello specifico, riguardano sequenze splatter con sangue e mutilazioni a volontà; già, gli shōnen degli Anni Ottanta e Novanta erano davvero diversi da quelli odierni). Le musiche e il sonoro sono nella norma e accompagnano adeguatamente dialoghi e scene d'azione. Se consiglio Le bizzarre avventure di Jojo? Assolutamente sì, è la degna versione animata di un ottimo battle-shōnen.
La serie può essere suddivisa in due parti: l'una che comprende i primi nove episodi e l'altra che prosegue a partire dalla decima puntata fino alla fine. La prima parte, situata nell'Inghilterra del 1889, ha per protagonisti Jonathan Joestar e il suo eterno rivale Dio Brando, il quale, tramite una maschera maya ha dato inizio a una stirpe di letali vampiri e zombie; la seconda parte, invece, ambientata nel 1939 tra gli Stati Uniti e l'Italia (e per il nostro paese Araki ha un occhio di riguardo), ha per protagonista il nipote di Jonathan, Joseph, il quale dovrà vedersela con gli Uomini del Pilastro, esseri umani arcaici e dai poteri micidiali risvegliati da un sonno durato millenni. A condire il tutto sono una serie di gag sempre fresche e di duelli infarciti di sorprese, strategie pensate ad hoc e colpi di scena ben orchestrati. Per farla breve, è davvero difficile annoiarsi con Jojo.
Passiamo a qualche nota dolente: la realizzazione degli episodi è stata affidata al studio nato nel 2007 della David Productions, il quale evidentemente ha avuto a sua disposizione un budget limitato e non sempre l'ha saputo utilizzare a dovere. Infatti la qualità altalenante della grafica e del design dei personaggi a volte dà parecchio fastidio e ha costretto i produttori a rimaneggiare le puntate in occasione della loro distribuzione nel formato blu-ray, tra l'altro l'unico supporto su cui è possibile visionare la serie senza censure di alcuna sorta (queste ultime, nello specifico, riguardano sequenze splatter con sangue e mutilazioni a volontà; già, gli shōnen degli Anni Ottanta e Novanta erano davvero diversi da quelli odierni). Le musiche e il sonoro sono nella norma e accompagnano adeguatamente dialoghi e scene d'azione. Se consiglio Le bizzarre avventure di Jojo? Assolutamente sì, è la degna versione animata di un ottimo battle-shōnen.
Introduzione
Ho notato voti molto alti per questo anime che ho visto con piacere tutto sommato e che da non lettore del manga mi interessava capire come questa serie "prequel" si posizionava rispetto alle due serie già viste. Non faccio mai paragoni tra anime e manga perché i due media sono così diversi tra loro da non poter essere paragonati, visto che leggendo un manga alcune cose presenti nell'anime le si immagina e pertanto non trovano alcun fondamento. Il fatto che un cartaceo si più longevo di un'opera animata è la diretta conseguenza del fatto che costa 1/1000 rispetto all'anime appunto. Pertanto i paragoni a mio avviso sono per lo più superflui al 99%.
Trama, scenggiatura, caratterizzazione
Ho trovato molto interessante la prima parte di Phantom Blood rappresentata nei primi episodi dell'anime fino ad arrivare alla maschera di pietra, ma onestamente dopo aver visto tutto l'anime non capisco come si possa collegare alle serie, precedenti come realizzazione ma successive come epoca narrativa. Da dove arrivano gli stand?
A parte questa parentesi tutta la parte delle onde concentriche l'ho trovata altalenante e poco convincente sempre rispetto a quello che di Jojo sapevo vedendo le due serie anime. La parte successiva, dove vediamo il nipote di Jojo, ovvero Jonathan, mi è piaciuta per la caratterizzazione del personaggio, totalmente differente dal nonno e molto più "geniale" dello stesso, tant'è che alla fine è stato il suo essere geniale, lungimirante e determinato a fare in modo che potesse affrontare le situazioni che gli si presentano.
Come molti anime di azione/soprannaturale non mancano quei meccanismi poco convincenti, il fatto che aveva già pensato a tutto e ne esce sempre illeso... Mah... Dopo decenni stuccano un po', così come i dialoghi per spiegare al nemico di turno il proprio modus operandi, ma chi lo farebbe nella realtà?
La sceneggiatura pertanto, nonostante i colpi di scena, risulta essere piatta a tratti e la narrazione seppur altalenante e poco convincente la reputo discreta.
Caratteristiche tecniche
Le ost le ho trovate interessanti e ben azzeccate, le animazioni alquanto statiche e non sapevo se fosse una scelta oppure no ma leggendo in giro sembra che il budget fosse molto basso pertanto direi che è in linea con un prodotto a basso "costo".
Ovviamente lo spettatore non resterà affascinato dall'animazione, ma nel mio caso cercavo info sulla "storia" e poco mi ha distratto questo fattore.
Il disegno è quello, nel senso che i personaggi, le loro pose ed il modo di presentarsi ritrae bene i personaggi di Jojo.
Conclusioni
Non ho minimamente capito come questo anime si possa collegare alle serie precedenti di Jojo, ma forse perché manca una seconda serie che collega questa alle altre due e spiega la presenza degli stand dei personaggi successivi, ma allora mi chiedo perché il pezzo finale cerca di collegare questa serie a alle successive? Mah...
Ad ogni modo questa serie, a parte gli ovvi legami, se si fosse chiamata Paperino, così com'è, sarebbe stata la stessa cosa, ad oggi a parte il nome e poco altro poco si accosta secondo me all'anime visto anni fa.
Ho notato voti molto alti per questo anime che ho visto con piacere tutto sommato e che da non lettore del manga mi interessava capire come questa serie "prequel" si posizionava rispetto alle due serie già viste. Non faccio mai paragoni tra anime e manga perché i due media sono così diversi tra loro da non poter essere paragonati, visto che leggendo un manga alcune cose presenti nell'anime le si immagina e pertanto non trovano alcun fondamento. Il fatto che un cartaceo si più longevo di un'opera animata è la diretta conseguenza del fatto che costa 1/1000 rispetto all'anime appunto. Pertanto i paragoni a mio avviso sono per lo più superflui al 99%.
Trama, scenggiatura, caratterizzazione
Ho trovato molto interessante la prima parte di Phantom Blood rappresentata nei primi episodi dell'anime fino ad arrivare alla maschera di pietra, ma onestamente dopo aver visto tutto l'anime non capisco come si possa collegare alle serie, precedenti come realizzazione ma successive come epoca narrativa. Da dove arrivano gli stand?
A parte questa parentesi tutta la parte delle onde concentriche l'ho trovata altalenante e poco convincente sempre rispetto a quello che di Jojo sapevo vedendo le due serie anime. La parte successiva, dove vediamo il nipote di Jojo, ovvero Jonathan, mi è piaciuta per la caratterizzazione del personaggio, totalmente differente dal nonno e molto più "geniale" dello stesso, tant'è che alla fine è stato il suo essere geniale, lungimirante e determinato a fare in modo che potesse affrontare le situazioni che gli si presentano.
Come molti anime di azione/soprannaturale non mancano quei meccanismi poco convincenti, il fatto che aveva già pensato a tutto e ne esce sempre illeso... Mah... Dopo decenni stuccano un po', così come i dialoghi per spiegare al nemico di turno il proprio modus operandi, ma chi lo farebbe nella realtà?
La sceneggiatura pertanto, nonostante i colpi di scena, risulta essere piatta a tratti e la narrazione seppur altalenante e poco convincente la reputo discreta.
Caratteristiche tecniche
Le ost le ho trovate interessanti e ben azzeccate, le animazioni alquanto statiche e non sapevo se fosse una scelta oppure no ma leggendo in giro sembra che il budget fosse molto basso pertanto direi che è in linea con un prodotto a basso "costo".
Ovviamente lo spettatore non resterà affascinato dall'animazione, ma nel mio caso cercavo info sulla "storia" e poco mi ha distratto questo fattore.
Il disegno è quello, nel senso che i personaggi, le loro pose ed il modo di presentarsi ritrae bene i personaggi di Jojo.
Conclusioni
Non ho minimamente capito come questo anime si possa collegare alle serie precedenti di Jojo, ma forse perché manca una seconda serie che collega questa alle altre due e spiega la presenza degli stand dei personaggi successivi, ma allora mi chiedo perché il pezzo finale cerca di collegare questa serie a alle successive? Mah...
Ad ogni modo questa serie, a parte gli ovvi legami, se si fosse chiamata Paperino, così com'è, sarebbe stata la stessa cosa, ad oggi a parte il nome e poco altro poco si accosta secondo me all'anime visto anni fa.
"Le Bizzarre Avventure di JoJo" è un manga che l'autore, Hirohiko Araki, porta avanti dall'ormai lontanto 1987. La serie è strutturata per macrocapitoli, ognuno con un proprio nome, una propria storia e un proprio protagonista. Si parte dal 1889 con Phantom Blood e Jonathan Joestar, fino ad arrivare al 2011 con Jolyne Kujo, pro-pro-pronipote di Jonathan (non contiamo per ora le nuove serie). Ebbene sì, "Le Bizzarre Avventure di JoJo" non è altro che una serie generazionale, che si basa sulle vicende della famiglia Joestar alle prese con il più grande cattivo mai apparso al mondo, ovvero sia Dio Brando.
La David Production (responsabile dell'anime di "Inazuma Eleven") si propone di trasporre l'intero universo jojesco in salsa anime. La prima stagione, composta da 26 episodi, raccoglie le prime due (di 8, al momento) serie. Vediamole nel dettaglio.
Phantom Blood:
Prima di tutto, due parole sull'adattamento: personalmente ho sempre trovato Phantom Blood come una serie invecchiata maluccio, ingenua e molto didascalica. C'è quindi da essere soddisfatti per come è stata trattata in televisione: un bel ritmo serrato e alcuni tagli, che vanno a sopprimere alcuni sequenze più noiose del fumetto, danno a questa serie una certa freschezza, rimanendo però fedele all'atmosfera cruda e misteriosa del manga.
Graficamente questo prodotto era un gran dubbio. L'altra volta si diceva di come non fosse nulla di speciale, con l'atroce presentimento che una piccola casa come la David Production non fosse all'altezza di produrre un anime decente. Bè, il budget è scarso e si vede, mentre le animazioni sono spesso macchinose e la regia è statica, ma il character design è meno brutto di quanto ci si aspettasse (per quanto mi sarebbe piaciuto vedere uno stile più originale), la qualità dei disegni non è malvagia e le tonalità belle e vivaci, il tutto condito dalle pose assurde (marchio di fabbrica dell'autore) e dall'uso delle onomatopee su schermo che amplificando quel certo senso di bizzarro. E' tutto molto altalenante, sia chiaro, nulla di epocale, per quanto gli ultimi episodi dimostrino un bel miglioramento rispetto alle prime puntate.
Probabilmente l'aspetto migliore di questo prodotto è la colonna sonora dai toni rock, inaspettatamente carica e trascinante. Piacevole la sigla iniziale "JoJo - Sono Chi no Sadame" (The Destiny of His Blood), gustoso l'uso di "Roundabout" degli Yes come ending. Il doppiaggio dei protagonisti non è male, per quanto Jonathan alla lunga diventi inascoltabile, con tutta l'enfasi che ci mette (una voce così insopportabile è da un po' che non la sentivo).
Non ci troviamo di fronte ad un capolavoro, ma visto il budget non mi sento di lapidare chi ci ha lavorato perché si tratta di un lavoro comunque onesto.
Battle Tendency:
La storia prende il via nel 1938, cinquant'anni dopo le vicende di Phantom Blood. Il protagonista di questa seconda serie è Joseph Joestar (ossia il nipote del primo JoJo), che possiamo tranquillamente indicare come il miglior protagonista dell'intero fumetto, per via del suo temperamento rozzo, violento ed impertinente. La serie si articola in diversi paesi, come gli Stati Uniti d'America, il Messico, la Svizzera e soprattutto l'Italia, in un viaggio volto alla distruzione degli Uomini del pilastro (capostipiti della razza vampiresca) e della protezione della misteriosa Pietra rossa dell'Asia.
Una cosa che mi ha fatto decisamente innervosire durante la visione settimanale delle diciassette puntate, è la mancanza di equilibrio: se la prima parte di questo Battle Tendency si lasciava ben guardare ma non esaltava pienamente, il secondo atto affossava un po' tutto il discorso, a causa di un annacquamento delle vicende e una realizzazione tecnica veramente approssimativa (l'animazione chiaramente è un capitolo a parte). Per fortuna il climax della serie (il terzo atto) è stato reso veramente bene: sette/otto puntate dal ritmo serrato, senza respiro, affiancato da un comparto visivo qualitativamente buono e costante, che uno non se lo aspetta dopo tutti gli alti e bassi a cui ci eravamo abituati.
Si diceva dell'animazione: ovviamente non cambia nulla dagli episodi di Phantom Blood, la stagione è la stessa quindi non mi aspettavo grossi sconvolgimenti, tutt'altro. In realtà sono rimasto sorpreso dalla scelta della David Production, che ha rischiato con il secondo atto, privilegiando le scene statiche, per passare ad un terzo atto animato bene (oddio, diciamo discretamente) e, anche qui, con regolarità (cosa che mancava in tutti i precedenti episodi). Diciamo che comunque sono stati veramente bravi, in quanto hanno saputo restituire la perfetta sensazione di bizzarria, ancora meglio rispetto a Phantom Blood.
Sul doppiaggio poco da dire, tutto a livelli buoni, a parte il doppiatore di Stroheim che è su un altro pianeta, essendo una cosa davvero troppo stupenda da ascoltare. Della serie Speedwagon non sei nessuno.
In questa seconda parte di stagione, cambia il compositore: fuori il bravo Hayato Matsuo, dentro Taku Iwasaki, il quale firma un accompagnamento musicale davvero notevole basandosi molto sull'elettronica (che sembra un accostamento balordo, ma devo dire che merita parecchio).
Insomma, per quanto mi riguarda, la prima stagione della trasposizione animata di JoJo soddisfa parecchio. Sappiamo che il budget era esiguo, quindi un occhio su certi orrori (non) animati lo si chiude, speriamo però che la vendita dei bluray* raggiunga buoni/ottimi livelli in modo da convincere i produttori a mettere qualche soldo in più (sempre se andrà avanti, dato che al momento una seconda stagione non è ancora stata confermata).
* A proposito dei bluray: gli animatori hanno disegnato nuovamente molte scene, in modo da rendere ancora più gradevole la parte grafica.
La David Production (responsabile dell'anime di "Inazuma Eleven") si propone di trasporre l'intero universo jojesco in salsa anime. La prima stagione, composta da 26 episodi, raccoglie le prime due (di 8, al momento) serie. Vediamole nel dettaglio.
Phantom Blood:
Prima di tutto, due parole sull'adattamento: personalmente ho sempre trovato Phantom Blood come una serie invecchiata maluccio, ingenua e molto didascalica. C'è quindi da essere soddisfatti per come è stata trattata in televisione: un bel ritmo serrato e alcuni tagli, che vanno a sopprimere alcuni sequenze più noiose del fumetto, danno a questa serie una certa freschezza, rimanendo però fedele all'atmosfera cruda e misteriosa del manga.
Graficamente questo prodotto era un gran dubbio. L'altra volta si diceva di come non fosse nulla di speciale, con l'atroce presentimento che una piccola casa come la David Production non fosse all'altezza di produrre un anime decente. Bè, il budget è scarso e si vede, mentre le animazioni sono spesso macchinose e la regia è statica, ma il character design è meno brutto di quanto ci si aspettasse (per quanto mi sarebbe piaciuto vedere uno stile più originale), la qualità dei disegni non è malvagia e le tonalità belle e vivaci, il tutto condito dalle pose assurde (marchio di fabbrica dell'autore) e dall'uso delle onomatopee su schermo che amplificando quel certo senso di bizzarro. E' tutto molto altalenante, sia chiaro, nulla di epocale, per quanto gli ultimi episodi dimostrino un bel miglioramento rispetto alle prime puntate.
Probabilmente l'aspetto migliore di questo prodotto è la colonna sonora dai toni rock, inaspettatamente carica e trascinante. Piacevole la sigla iniziale "JoJo - Sono Chi no Sadame" (The Destiny of His Blood), gustoso l'uso di "Roundabout" degli Yes come ending. Il doppiaggio dei protagonisti non è male, per quanto Jonathan alla lunga diventi inascoltabile, con tutta l'enfasi che ci mette (una voce così insopportabile è da un po' che non la sentivo).
Non ci troviamo di fronte ad un capolavoro, ma visto il budget non mi sento di lapidare chi ci ha lavorato perché si tratta di un lavoro comunque onesto.
Battle Tendency:
La storia prende il via nel 1938, cinquant'anni dopo le vicende di Phantom Blood. Il protagonista di questa seconda serie è Joseph Joestar (ossia il nipote del primo JoJo), che possiamo tranquillamente indicare come il miglior protagonista dell'intero fumetto, per via del suo temperamento rozzo, violento ed impertinente. La serie si articola in diversi paesi, come gli Stati Uniti d'America, il Messico, la Svizzera e soprattutto l'Italia, in un viaggio volto alla distruzione degli Uomini del pilastro (capostipiti della razza vampiresca) e della protezione della misteriosa Pietra rossa dell'Asia.
Una cosa che mi ha fatto decisamente innervosire durante la visione settimanale delle diciassette puntate, è la mancanza di equilibrio: se la prima parte di questo Battle Tendency si lasciava ben guardare ma non esaltava pienamente, il secondo atto affossava un po' tutto il discorso, a causa di un annacquamento delle vicende e una realizzazione tecnica veramente approssimativa (l'animazione chiaramente è un capitolo a parte). Per fortuna il climax della serie (il terzo atto) è stato reso veramente bene: sette/otto puntate dal ritmo serrato, senza respiro, affiancato da un comparto visivo qualitativamente buono e costante, che uno non se lo aspetta dopo tutti gli alti e bassi a cui ci eravamo abituati.
Si diceva dell'animazione: ovviamente non cambia nulla dagli episodi di Phantom Blood, la stagione è la stessa quindi non mi aspettavo grossi sconvolgimenti, tutt'altro. In realtà sono rimasto sorpreso dalla scelta della David Production, che ha rischiato con il secondo atto, privilegiando le scene statiche, per passare ad un terzo atto animato bene (oddio, diciamo discretamente) e, anche qui, con regolarità (cosa che mancava in tutti i precedenti episodi). Diciamo che comunque sono stati veramente bravi, in quanto hanno saputo restituire la perfetta sensazione di bizzarria, ancora meglio rispetto a Phantom Blood.
Sul doppiaggio poco da dire, tutto a livelli buoni, a parte il doppiatore di Stroheim che è su un altro pianeta, essendo una cosa davvero troppo stupenda da ascoltare. Della serie Speedwagon non sei nessuno.
In questa seconda parte di stagione, cambia il compositore: fuori il bravo Hayato Matsuo, dentro Taku Iwasaki, il quale firma un accompagnamento musicale davvero notevole basandosi molto sull'elettronica (che sembra un accostamento balordo, ma devo dire che merita parecchio).
Insomma, per quanto mi riguarda, la prima stagione della trasposizione animata di JoJo soddisfa parecchio. Sappiamo che il budget era esiguo, quindi un occhio su certi orrori (non) animati lo si chiude, speriamo però che la vendita dei bluray* raggiunga buoni/ottimi livelli in modo da convincere i produttori a mettere qualche soldo in più (sempre se andrà avanti, dato che al momento una seconda stagione non è ancora stata confermata).
* A proposito dei bluray: gli animatori hanno disegnato nuovamente molte scene, in modo da rendere ancora più gradevole la parte grafica.
Introduzione
"Le bizzarre avventure di Jojo", non necessita certo di presentazioni. Il manga di Araki è conosciutissimo e ha riscosso nel tempo un meritatissimo successo. Quello che ancora mancava, era un'adattamento animato all'altezza del manga, almeno fino a questa serie animata del 2012, che adatta le prime due serie, Phantom Blood e Battle Tendency.
Avventure bizzarre
Le vicende di queste prime due serie, ruotano attorno alla maschera di pietra, agli strani poteri ad essa collegati ed alla famiglia Joestar che, suo malgrado, si opporrà ai vampiri creati tramite la maschera, attraverso l'uso delle onde concentriche, l'unica arma in grado di danneggiare i vampiri oltre alla luce solare. I due protagonisti delle due serie, saranno Jonathan e Joseph Joestar (rispettivamente nonno e nipote), che grazie anche all'aiuto di alcuni personaggi comprimari, dovranno fronteggiare diversi ostacoli e diverse situazioni "bizzarre" per poter avere la meglio sui nemici creati dalla maschera.
Alta fedeltà
La prima cosa che colpisce di questo anime è senza dubbio l'estrema fedeltà alla controparte cartacea. A qualcuno sembrerà qualcosa di superfluo da dire, ma considerando come sono stati adattati altri manga e come sono stati stravolti sia nella trama, sia nel messaggio che il manga voleva trasmettere, direi che è bene sottolineare che non è il caso di questo anime. Niente filler, niente stravolgimenti di trama, niente allungamenti forzati, niente tagli o per lo meno se ci sono stati sono stati veramente insignificanti.
Phantoom Blood
Parlando della prima serie, esattamente come nel manga, avremo un ritmo lento inizialmente, che ci porta a conoscere i vari personaggi, sopratutto Jonathan e Dio, l'antagonista principale della prima serie, ed a farci entrare nell'affascinante ambientazione di fine ottocento. Tra Jonathan e Dio c'è un continuo confronto-scontro, durante tutta la durata della prima serie, che rende il personaggio di Dio molto approfondito, tanto che risulta essere un cattivo davvero ben realizzato. Jonathan incarna il classico personaggio buono e forse risulta essere il personaggio dagli ideali più nobili, ed al contempo il più ingenuo di tutta la serie (e forse di tutte le serie). Dio invece è un personaggio ambizioso, alla costante ricerca del potere, che non si lascia andare alla propria commiserazione, per via di un passato triste, ma al contrario tenta sempre di migliorarsi per essere sempre un passo avanti a Jonathan. Accanto a Jonathan troviamo poi il prode e coraggioso Zeppeli, che lo istruirà nell'arte delle onde concentriche e che sarà uno dei migliori personaggi secondari (ma neanche troppo secondario). Gli altri, escludendo i nemici, sono personaggi meno presenti e che lasciano il tempo che trovano.
Battle Tendency
Come si intuisce dal titolo, la seconda serie è più improntata all'azione, con un ritmo che si mantiene alto per tutta la durata. La serie è ambientata sul finire degli anni 30 ed il protagonista è Joseph Joestar che dovrà vedersela con gli uomini del pilastro, creatori della maschera di pietra e che si sono risvegliati da un lungo sonno. Si nota subito come Joseph sia più sbruffone e meno ingenuo rispetto a Jonathan, cosa che li differenzia enormemente, sebbene in Joseph siano in parte ancora presenti alcuni ideali di Jonathan. Accanto a Joseph toveremo Caesar discendente di Zeppeli della prima serie, oltre alla misteriosa ed affascinante Lisa Lisa, maestra delle onde concentriche. Nonostante in questa serie esistano delle puntate dedicate agli allenamenti sostenuti da Jonathan e Caesar (che in genere sono puntate noiose), devo dire che qui sono state fatte molto bene e sono risultate molto divertenti alla fine, senza annoiare troppo lo spettatore.
Questione di stile
Analizzando l'aspetto tecnico, credo che in molti avranno storto il naso di fronte alla realizzazione di questo anime. Parliamoci chiaro, i disegni e l'animazione non fanno di certo gridare al miracolo e senza dubbio ci sono altri anime realizzati molto meglio da questo punto di vista. Però c'è da considerare che lo stile di Araki, fatto di pose assurde, strane capigliature e vestiti stravaganti, è molto particolare e da questo punto di vista con l'anime hanno fatto un lavoro eccezionale, decidendo di mantenere lo stile di Araki e di non stravolgerlo più di tanto. Ho gradito molto anche l'applicazione a schermo delle onomatopee, che danno ancora più stile alla realizzazione tecnica. Una piccola pecca è la presenza di un pò di censura, anche se non mancheranno i momenti più truculenti, ma alla fine non da particolarmente fastidio.
Roundabout
Di solito parlo dell'aspetto tecnico e del sonoro assieme, spendendo poche parole per la parte sonora di un anime. Per questo anime faccio un'eccezzione, ed il motivo è presto detto: le opening, l'ending, il doppiaggio e l'ost di questo anime sono eccezionali! Quello che stupisce è che le musiche sono perfettamente inserite nel contesto di quello che si sta svolgendo a schermo, rendendo certi momenti veramente eccezionali e carichi di pathos (dico solo una parola: Zeppeli).
Le opening sono molto belle e sopratutto sono squisitamente old style, che per un'anime iniziato alla fine degli anni 80, ci sta tutto. L'ending è fantastica e per dirlo uno come me, che di solito schifa tutte le ending, significa che c'è poco da discutere. Le voci sono tutte azzeccate, cosi come l'ost che propone musiche adatte ad ogni contesto.
Fine?
Guardando l'ultima puntata di questo splendido anime, c'è più di una speranza per vedere la continuazione e vedere adattata anche la terza serie, che potenzialmente potrebbe essere anche migliore di quanto visto in queste prime due serie, visto che nella terza serie c'è una dose massiccia di trovate geniali e momenti fantastici e personalmente non vedo l'ora che una simile eventualità si concretizzi.
Questo anime invece, lo consiglio caldamente a tutti, sia ai fan di Araki (ai quali credo che non serva il mio consiglio), sia a chi si avvicina la prima volta all'opera di Araki. E' senza dubbio un'anime, che si discosta molto da quelle che sono le mode del periodo in quanto a manga ed anime (e questo secondo me è un bene), quindi forse in un primo momento, chi ha letto o visto solo manga e anime recenti, rimarrà un pò spiazzato, ma se insisterà nella visione non rimarrà di certo deluso. Vogliamo ora l'adattamento di Stardust Crusaders!
"Le bizzarre avventure di Jojo", non necessita certo di presentazioni. Il manga di Araki è conosciutissimo e ha riscosso nel tempo un meritatissimo successo. Quello che ancora mancava, era un'adattamento animato all'altezza del manga, almeno fino a questa serie animata del 2012, che adatta le prime due serie, Phantom Blood e Battle Tendency.
Avventure bizzarre
Le vicende di queste prime due serie, ruotano attorno alla maschera di pietra, agli strani poteri ad essa collegati ed alla famiglia Joestar che, suo malgrado, si opporrà ai vampiri creati tramite la maschera, attraverso l'uso delle onde concentriche, l'unica arma in grado di danneggiare i vampiri oltre alla luce solare. I due protagonisti delle due serie, saranno Jonathan e Joseph Joestar (rispettivamente nonno e nipote), che grazie anche all'aiuto di alcuni personaggi comprimari, dovranno fronteggiare diversi ostacoli e diverse situazioni "bizzarre" per poter avere la meglio sui nemici creati dalla maschera.
Alta fedeltà
La prima cosa che colpisce di questo anime è senza dubbio l'estrema fedeltà alla controparte cartacea. A qualcuno sembrerà qualcosa di superfluo da dire, ma considerando come sono stati adattati altri manga e come sono stati stravolti sia nella trama, sia nel messaggio che il manga voleva trasmettere, direi che è bene sottolineare che non è il caso di questo anime. Niente filler, niente stravolgimenti di trama, niente allungamenti forzati, niente tagli o per lo meno se ci sono stati sono stati veramente insignificanti.
Phantoom Blood
Parlando della prima serie, esattamente come nel manga, avremo un ritmo lento inizialmente, che ci porta a conoscere i vari personaggi, sopratutto Jonathan e Dio, l'antagonista principale della prima serie, ed a farci entrare nell'affascinante ambientazione di fine ottocento. Tra Jonathan e Dio c'è un continuo confronto-scontro, durante tutta la durata della prima serie, che rende il personaggio di Dio molto approfondito, tanto che risulta essere un cattivo davvero ben realizzato. Jonathan incarna il classico personaggio buono e forse risulta essere il personaggio dagli ideali più nobili, ed al contempo il più ingenuo di tutta la serie (e forse di tutte le serie). Dio invece è un personaggio ambizioso, alla costante ricerca del potere, che non si lascia andare alla propria commiserazione, per via di un passato triste, ma al contrario tenta sempre di migliorarsi per essere sempre un passo avanti a Jonathan. Accanto a Jonathan troviamo poi il prode e coraggioso Zeppeli, che lo istruirà nell'arte delle onde concentriche e che sarà uno dei migliori personaggi secondari (ma neanche troppo secondario). Gli altri, escludendo i nemici, sono personaggi meno presenti e che lasciano il tempo che trovano.
Battle Tendency
Come si intuisce dal titolo, la seconda serie è più improntata all'azione, con un ritmo che si mantiene alto per tutta la durata. La serie è ambientata sul finire degli anni 30 ed il protagonista è Joseph Joestar che dovrà vedersela con gli uomini del pilastro, creatori della maschera di pietra e che si sono risvegliati da un lungo sonno. Si nota subito come Joseph sia più sbruffone e meno ingenuo rispetto a Jonathan, cosa che li differenzia enormemente, sebbene in Joseph siano in parte ancora presenti alcuni ideali di Jonathan. Accanto a Joseph toveremo Caesar discendente di Zeppeli della prima serie, oltre alla misteriosa ed affascinante Lisa Lisa, maestra delle onde concentriche. Nonostante in questa serie esistano delle puntate dedicate agli allenamenti sostenuti da Jonathan e Caesar (che in genere sono puntate noiose), devo dire che qui sono state fatte molto bene e sono risultate molto divertenti alla fine, senza annoiare troppo lo spettatore.
Questione di stile
Analizzando l'aspetto tecnico, credo che in molti avranno storto il naso di fronte alla realizzazione di questo anime. Parliamoci chiaro, i disegni e l'animazione non fanno di certo gridare al miracolo e senza dubbio ci sono altri anime realizzati molto meglio da questo punto di vista. Però c'è da considerare che lo stile di Araki, fatto di pose assurde, strane capigliature e vestiti stravaganti, è molto particolare e da questo punto di vista con l'anime hanno fatto un lavoro eccezionale, decidendo di mantenere lo stile di Araki e di non stravolgerlo più di tanto. Ho gradito molto anche l'applicazione a schermo delle onomatopee, che danno ancora più stile alla realizzazione tecnica. Una piccola pecca è la presenza di un pò di censura, anche se non mancheranno i momenti più truculenti, ma alla fine non da particolarmente fastidio.
Roundabout
Di solito parlo dell'aspetto tecnico e del sonoro assieme, spendendo poche parole per la parte sonora di un anime. Per questo anime faccio un'eccezzione, ed il motivo è presto detto: le opening, l'ending, il doppiaggio e l'ost di questo anime sono eccezionali! Quello che stupisce è che le musiche sono perfettamente inserite nel contesto di quello che si sta svolgendo a schermo, rendendo certi momenti veramente eccezionali e carichi di pathos (dico solo una parola: Zeppeli).
Le opening sono molto belle e sopratutto sono squisitamente old style, che per un'anime iniziato alla fine degli anni 80, ci sta tutto. L'ending è fantastica e per dirlo uno come me, che di solito schifa tutte le ending, significa che c'è poco da discutere. Le voci sono tutte azzeccate, cosi come l'ost che propone musiche adatte ad ogni contesto.
Fine?
Guardando l'ultima puntata di questo splendido anime, c'è più di una speranza per vedere la continuazione e vedere adattata anche la terza serie, che potenzialmente potrebbe essere anche migliore di quanto visto in queste prime due serie, visto che nella terza serie c'è una dose massiccia di trovate geniali e momenti fantastici e personalmente non vedo l'ora che una simile eventualità si concretizzi.
Questo anime invece, lo consiglio caldamente a tutti, sia ai fan di Araki (ai quali credo che non serva il mio consiglio), sia a chi si avvicina la prima volta all'opera di Araki. E' senza dubbio un'anime, che si discosta molto da quelle che sono le mode del periodo in quanto a manga ed anime (e questo secondo me è un bene), quindi forse in un primo momento, chi ha letto o visto solo manga e anime recenti, rimarrà un pò spiazzato, ma se insisterà nella visione non rimarrà di certo deluso. Vogliamo ora l'adattamento di Stardust Crusaders!
Quando un ventenne come me si trova davanti un'opera che conta più anni dello stesso spettatore si può pensare che si faccia riferimento a un vecchio anime ripreso per caso. Con "Le Bizzarre avventure di Jojo" non è questo il caso. Araki-sensei circa 25 anni fa cominciò la serializzazione di questo manga su Weekly Shonen Jump. Ma a differenza di tutti i manga shonen del periodo che hanno avuto successo - in primis dragonball - non ha mai avuto una decente serie animata. Nel corso di questi ultimi 25 anni hanno cercato di fare qualcosa per questo fantastico manga, ma fallendo miseramente o non riuscendo ad essere all'altezza. Non è un caso che gli OAV del 2001 e del 1993, nonostante siano stati apprezzati principalmente per la voglia di creare un anime su Jojo, risultavano confusionari per i neofiti che si approcciavano alla serie in quanto non solo gli episodi erano stati proposti in maniera disordinata - gli OAV del '93 trattano della parte finale della serie mentre quelli del 2001 la parte iniziale - ma anche perché si decise di trasportare in anime la terza serie.
Finalmente dopo tutto questo Calvario la David Production ha deciso di accontentare tutti i fan de "Le Bizzarre avventure di Jojo" e quale miglior modo se non quello di iniziare dalla prima serie?
Ovviamente i rischi per una trasposizione animata di un manga ormai datato sono elevanti ma il restyling del character, il ritmo elevato della serie e l'immensa quantità di fan che ha Araki-sensei ha permesso di avere un discreto successo.
Questo anime ha come fulcro principale le vicende di una famiglia di origine inglese: i Joestar. La storia di questi ricchi proprietari terrieri è legata a quella di una maschera di pietra azteca con dei poteri al quanto singolari. In 26 episodi però verranno racchiuse due serie dell'omonimo manga. Nella prima, Phantom Blood, verranno narrati gli scontri tra Jonathan Joestar - il primo Jojo - e Dio Brando. Mentre nella seconda, Battle Tendency, saranno descritte le vicende tra Joseph Joestar e gli uomini pilastro.
Inutile dire quanto la trama sia semplice e rientra nei canoni dei vecchi Battle Shonen. Ma la serie "Le Bizzarre Avventure di Jojo" ha qualcosa in più: sarà la mente geniale di Araki o sarà l'incredibile capacità di coinvolgimento o sarà lo charme - o meglio trash - che hanno i personaggi oppure tutte e tre queste cose insieme. Non occorrerebbero libri interi per poter descrivere quello che ci viene propinato dentro questo anime - e principalmente nel manga - anche perché il ritmo di narrazione è elevatissimo, infatti all'interno di ogni episodio verranno riassunti in modo discreto dai 4 ai 5 capitoli di manga. Per tanto lo spettatore si vedrà sommerso da una miriade di informazioni ed eventi. Ma ciò non sarà assolutamente fastidioso, anzi permetterà di rimanere più coinvolti durante le vicende.
Il Chara è molto bizzarro - chissà perché - e ogni personaggio avrà una caratterizzazione del tutto unica e, per tanto, non si potrà assistere alla classica "stereotipizzazione" shonen del protagonista: Jonathan e Joeseph sono due mondi completamente diversi. Da sottolineare è anche il ruolo della donna e la sua visione. Donne forti, risolute e capaci di prendere l'iniziativa. Roba poco vista negli anime di un tempo ma fortemente presente in "Le bizzarre avventure di Jojo". Mi piace sottolineare questo aspetto perché mai, in circa dieci anni che sono appassionato di animazione giapponese, mi è capitato di vedere incontri crudeli come quelli di Lisa Lisa e Kars.
Ma il grande punto di forza di questo anime è senza dubbio l'evidente presenza della genialità di Araki. Ci vengono presentate situazioni assurde con spiegazioni per niente credibili e biofantascientifiche. Ma ciò non infastidisce anzi al contrario! Lo spettatore posto davanti a queste improbabili vicende e risolozioni ride e si appassiona maggiormente al prodotto che viene proposto. Certe volte ci si domanda perché succede qualcosa o perché il personaggio si comporta in un modo: verrà sempre spiegato e ogni volta ci lascerà spiazzati. Ma attenzione a non cambiare l'assurdità con buchi di sceneggiatura perché sebbene le cose siano troppo strane avranno sempre una loro logica e non si cadrà mai in contraddizione.
Ma dopo questo infinito elogio dobbiamo arrivare al tasto dolente. Avrei dovuto mettere 9 alla serie e non 10 se dovessi tener conto dell'apparato tecnico. La David Production ci fa assistere ad una continua altalena, infatti si passerà da ottimi a pessimi episodi causati da un ridottissimo budget. Ma se le animazioni e, certe volte, i disegni peccano di qualità non si può dire lo stesso per le onnipresenti OST. Questo anime è formato da un numero elevato di soundtrack e di ogni tipo: sottofondi con chitarra acustica, con chitarra elettrica, pezzi di musica classica, strumenti a fiato. Insomma c'è di tutto, anche quelle musichette simil-messicane.
Altro punto di forza è la regia. Mi piacciono tantissimo gli stacchi con background psichedelici o i fermo immagine con cambio di colori. Anche la presenza delle scritte giapponesi animate per dei momenti importanti risultano geniali e gradevoli
Che dire ancora se non: straconsigliato. Un buon modo per avvicinarsi al mondo di Jojo se non si riesce con semplicità a recuperare il manga.
Finalmente dopo tutto questo Calvario la David Production ha deciso di accontentare tutti i fan de "Le Bizzarre avventure di Jojo" e quale miglior modo se non quello di iniziare dalla prima serie?
Ovviamente i rischi per una trasposizione animata di un manga ormai datato sono elevanti ma il restyling del character, il ritmo elevato della serie e l'immensa quantità di fan che ha Araki-sensei ha permesso di avere un discreto successo.
Questo anime ha come fulcro principale le vicende di una famiglia di origine inglese: i Joestar. La storia di questi ricchi proprietari terrieri è legata a quella di una maschera di pietra azteca con dei poteri al quanto singolari. In 26 episodi però verranno racchiuse due serie dell'omonimo manga. Nella prima, Phantom Blood, verranno narrati gli scontri tra Jonathan Joestar - il primo Jojo - e Dio Brando. Mentre nella seconda, Battle Tendency, saranno descritte le vicende tra Joseph Joestar e gli uomini pilastro.
Inutile dire quanto la trama sia semplice e rientra nei canoni dei vecchi Battle Shonen. Ma la serie "Le Bizzarre Avventure di Jojo" ha qualcosa in più: sarà la mente geniale di Araki o sarà l'incredibile capacità di coinvolgimento o sarà lo charme - o meglio trash - che hanno i personaggi oppure tutte e tre queste cose insieme. Non occorrerebbero libri interi per poter descrivere quello che ci viene propinato dentro questo anime - e principalmente nel manga - anche perché il ritmo di narrazione è elevatissimo, infatti all'interno di ogni episodio verranno riassunti in modo discreto dai 4 ai 5 capitoli di manga. Per tanto lo spettatore si vedrà sommerso da una miriade di informazioni ed eventi. Ma ciò non sarà assolutamente fastidioso, anzi permetterà di rimanere più coinvolti durante le vicende.
Il Chara è molto bizzarro - chissà perché - e ogni personaggio avrà una caratterizzazione del tutto unica e, per tanto, non si potrà assistere alla classica "stereotipizzazione" shonen del protagonista: Jonathan e Joeseph sono due mondi completamente diversi. Da sottolineare è anche il ruolo della donna e la sua visione. Donne forti, risolute e capaci di prendere l'iniziativa. Roba poco vista negli anime di un tempo ma fortemente presente in "Le bizzarre avventure di Jojo". Mi piace sottolineare questo aspetto perché mai, in circa dieci anni che sono appassionato di animazione giapponese, mi è capitato di vedere incontri crudeli come quelli di Lisa Lisa e Kars.
Ma il grande punto di forza di questo anime è senza dubbio l'evidente presenza della genialità di Araki. Ci vengono presentate situazioni assurde con spiegazioni per niente credibili e biofantascientifiche. Ma ciò non infastidisce anzi al contrario! Lo spettatore posto davanti a queste improbabili vicende e risolozioni ride e si appassiona maggiormente al prodotto che viene proposto. Certe volte ci si domanda perché succede qualcosa o perché il personaggio si comporta in un modo: verrà sempre spiegato e ogni volta ci lascerà spiazzati. Ma attenzione a non cambiare l'assurdità con buchi di sceneggiatura perché sebbene le cose siano troppo strane avranno sempre una loro logica e non si cadrà mai in contraddizione.
Ma dopo questo infinito elogio dobbiamo arrivare al tasto dolente. Avrei dovuto mettere 9 alla serie e non 10 se dovessi tener conto dell'apparato tecnico. La David Production ci fa assistere ad una continua altalena, infatti si passerà da ottimi a pessimi episodi causati da un ridottissimo budget. Ma se le animazioni e, certe volte, i disegni peccano di qualità non si può dire lo stesso per le onnipresenti OST. Questo anime è formato da un numero elevato di soundtrack e di ogni tipo: sottofondi con chitarra acustica, con chitarra elettrica, pezzi di musica classica, strumenti a fiato. Insomma c'è di tutto, anche quelle musichette simil-messicane.
Altro punto di forza è la regia. Mi piacciono tantissimo gli stacchi con background psichedelici o i fermo immagine con cambio di colori. Anche la presenza delle scritte giapponesi animate per dei momenti importanti risultano geniali e gradevoli
Che dire ancora se non: straconsigliato. Un buon modo per avvicinarsi al mondo di Jojo se non si riesce con semplicità a recuperare il manga.
Secondo l'omonima canzone di Caparezza un vero uomo dovrebbe lavare i piatti. I battle shōnen degli anni Ottanta ci raccontano un'altra storia (per esempio che un Saiyan è decisamente più incline a svuotarli), ma è davvero impossibile conciliare le mazzate con le faccende domestiche? Perché io, personalmente, non faccio alcuna fatica ad immaginarmi un Kenshirō che lava i piatti per la sua Julia.
Mi si conceda, ora che posso contare sulla vostra attenzione grazie a questa provocazione a metà fra il serio e il faceto, di arrivare al punto: una trasposizione animata così tardiva delle prime due serie de "Le bizzarre avventure di Jojo", inequivocabilmente figlie di un'epoca di cui rimane soltanto l'eco, è certamente cosa gradita, ma anche un bel rischio considerando che nel corso di questi venticinque anni i tempi, e di conseguenza il potenziale bacino d'utenza, sono cambiati. Penso, tuttavia, che la David Production, nonostante il budget tutt'altro che generoso, abbia saputo ben interpretare e riproporre lo spirito originale delle due opere, vale a dire un trash d'annata con contorno di sani principî.
Non mi sembra il caso di dedicare più di qualche riga alla sinossi, dato che non siamo di fronte a un soggetto originale. Tutto quello di cui abbiamo bisogno è una famiglia in seno a cui sfortuna e audacia vadano a braccetto e di un misterioso artefatto magico, vale a dire la Maschera di pietra. In "Phantom Blood", ambientato nell'Inghilterra del diciannovesimo secolo, l'aspirante gentiluomo Jonathan Joestar detto Jojo deve impedire al fratello adottivo Dio Brando, divenuto un vampiro grazie alla Maschera, di assoggettare il mondo alla sua mercè; in "Battle Tendency", invece, che ha luogo cinquant'anni dopo, suo nipote Joseph (Jojo pure lui, ma decisamente meno signorile) dovrà scontrarsi con i creatori della Maschera stessa, che mirano ad impossessarsi di un'altra pietra, la Pietra Rossa dell'Asia, per poter così sconfiggere il loro nemico giurato: il sole, alla cui luce non possono esporsi. Giacché contro nemici così potenti astuzia e buone intenzioni non bastano entrambi verranno instradati all'arte delle Onde Concentriche.
Nonostante certe lacune del materiale di riferimento l'anime ha tutte le carte in regola per intrattenere tanto il neofita quanto il fan di lungo corso. Che lo studio David abbia fatto i compiti a casa e che fosse ansioso di dimostrarlo a quanti lo aspettavano sul varco emerge non solo dal rispetto (talvolta un po' cieco) delle modalità e dei contenuti del manga, ma anche dai vari accenni ad elementi originariamente introdotti a partire dalla terza parte, "Stardust Crusaders". Si tratta, tuttavia, di bonus che non precludono a chi non è in grado di cogliere queste allusioni il godimento dell'opera. Se vi suda il cervello per le varie ed improbabili rodomonterie dei personaggi o per la fantabiologia implicata dalla componente sovrannaturale, comunque, potete sempre fare affidamento sia su un enfatico narratore onnisciente sia sulle telecronache di Speedwagon l'impiccione (parole sue, eh?), amico di Jonathan e padrino di Joseph. Ecco un retaggio delle due serie originali - e di conseguenza dell'epoca - di cui, in tutta onestà, avrei fatto volentieri a meno: l'info-rigurgito selvaggio.
Un altro aspetto a cui questa versione è riuscita a dare il giusto risalto è lo scavo introspettivo. Questo perché chi dice crescita dice confronto, e non vi è dubbio che Jonathan e Joseph traggano immensi benefici dai rapporti che intrecciano con gli altri personaggi, amici o nemici - e che nemici! - che siano. Che sia proprio questa, in ultima analisi, la differenza tra eroe e protagonista, ovvero la capacità di evolversi tangibilmente come individuo?
E ora veniamo alle dolenti note: il comparto tecnico. Nulla da eccepire sul doppiaggio o sul sonoro, che anzi di episodio in episodio si fa sempre più pregnante, ma dal punto di vista della grafica, di cui personalmente mi sono piaciuti soltanto il character design e la fotografia deliziosamente azzardata, c'è da mettersi le mani nei capelli. Se almeno il livello generale delle animazioni si rimanesse fisso su "mediocre" ci si potrebbe anche rassegnare all'off-model imperante e all'imbarazzante CGI impiegata nei vari scontri e nelle sigle, invece, ogni morte - o dimissione - di Papa, dal rabberciato cilindro della produzione viene fuori una sequenza o un'espressione che non faccia sanguinare gli occhi. Spero che in vista del nuovo adattamento di "Stardust Crusaders" (di cui esistono due serie di OAV, una che copre l'ultima parte della storia e un'altra, a scoppio ritardato, per i rimanenti due terzi) le risorse a disposizione vengano ridistribuite in maniera più oculata, dato che di fatto si tratta di una lunga sequela di combattimenti.
Dunque, ricapitoliamo: storia e contenuti li ha messi qualcun altro, ma sono stati ben ripresentati, e non è poco. Mancava una confezione adeguata, ma, ahimè, i mezzi si sono rivelati, almeno in parte, inversamente proporzionali alla buona volontà di chi ha provato a raddrizzare il torto costituito da venticinque anni di attesa per una trasposizione animata più che legittima. Un 8 di incoraggiamento per il futuro con tanta, tanta simpatia.
Mi si conceda, ora che posso contare sulla vostra attenzione grazie a questa provocazione a metà fra il serio e il faceto, di arrivare al punto: una trasposizione animata così tardiva delle prime due serie de "Le bizzarre avventure di Jojo", inequivocabilmente figlie di un'epoca di cui rimane soltanto l'eco, è certamente cosa gradita, ma anche un bel rischio considerando che nel corso di questi venticinque anni i tempi, e di conseguenza il potenziale bacino d'utenza, sono cambiati. Penso, tuttavia, che la David Production, nonostante il budget tutt'altro che generoso, abbia saputo ben interpretare e riproporre lo spirito originale delle due opere, vale a dire un trash d'annata con contorno di sani principî.
Non mi sembra il caso di dedicare più di qualche riga alla sinossi, dato che non siamo di fronte a un soggetto originale. Tutto quello di cui abbiamo bisogno è una famiglia in seno a cui sfortuna e audacia vadano a braccetto e di un misterioso artefatto magico, vale a dire la Maschera di pietra. In "Phantom Blood", ambientato nell'Inghilterra del diciannovesimo secolo, l'aspirante gentiluomo Jonathan Joestar detto Jojo deve impedire al fratello adottivo Dio Brando, divenuto un vampiro grazie alla Maschera, di assoggettare il mondo alla sua mercè; in "Battle Tendency", invece, che ha luogo cinquant'anni dopo, suo nipote Joseph (Jojo pure lui, ma decisamente meno signorile) dovrà scontrarsi con i creatori della Maschera stessa, che mirano ad impossessarsi di un'altra pietra, la Pietra Rossa dell'Asia, per poter così sconfiggere il loro nemico giurato: il sole, alla cui luce non possono esporsi. Giacché contro nemici così potenti astuzia e buone intenzioni non bastano entrambi verranno instradati all'arte delle Onde Concentriche.
Nonostante certe lacune del materiale di riferimento l'anime ha tutte le carte in regola per intrattenere tanto il neofita quanto il fan di lungo corso. Che lo studio David abbia fatto i compiti a casa e che fosse ansioso di dimostrarlo a quanti lo aspettavano sul varco emerge non solo dal rispetto (talvolta un po' cieco) delle modalità e dei contenuti del manga, ma anche dai vari accenni ad elementi originariamente introdotti a partire dalla terza parte, "Stardust Crusaders". Si tratta, tuttavia, di bonus che non precludono a chi non è in grado di cogliere queste allusioni il godimento dell'opera. Se vi suda il cervello per le varie ed improbabili rodomonterie dei personaggi o per la fantabiologia implicata dalla componente sovrannaturale, comunque, potete sempre fare affidamento sia su un enfatico narratore onnisciente sia sulle telecronache di Speedwagon l'impiccione (parole sue, eh?), amico di Jonathan e padrino di Joseph. Ecco un retaggio delle due serie originali - e di conseguenza dell'epoca - di cui, in tutta onestà, avrei fatto volentieri a meno: l'info-rigurgito selvaggio.
Un altro aspetto a cui questa versione è riuscita a dare il giusto risalto è lo scavo introspettivo. Questo perché chi dice crescita dice confronto, e non vi è dubbio che Jonathan e Joseph traggano immensi benefici dai rapporti che intrecciano con gli altri personaggi, amici o nemici - e che nemici! - che siano. Che sia proprio questa, in ultima analisi, la differenza tra eroe e protagonista, ovvero la capacità di evolversi tangibilmente come individuo?
E ora veniamo alle dolenti note: il comparto tecnico. Nulla da eccepire sul doppiaggio o sul sonoro, che anzi di episodio in episodio si fa sempre più pregnante, ma dal punto di vista della grafica, di cui personalmente mi sono piaciuti soltanto il character design e la fotografia deliziosamente azzardata, c'è da mettersi le mani nei capelli. Se almeno il livello generale delle animazioni si rimanesse fisso su "mediocre" ci si potrebbe anche rassegnare all'off-model imperante e all'imbarazzante CGI impiegata nei vari scontri e nelle sigle, invece, ogni morte - o dimissione - di Papa, dal rabberciato cilindro della produzione viene fuori una sequenza o un'espressione che non faccia sanguinare gli occhi. Spero che in vista del nuovo adattamento di "Stardust Crusaders" (di cui esistono due serie di OAV, una che copre l'ultima parte della storia e un'altra, a scoppio ritardato, per i rimanenti due terzi) le risorse a disposizione vengano ridistribuite in maniera più oculata, dato che di fatto si tratta di una lunga sequela di combattimenti.
Dunque, ricapitoliamo: storia e contenuti li ha messi qualcun altro, ma sono stati ben ripresentati, e non è poco. Mancava una confezione adeguata, ma, ahimè, i mezzi si sono rivelati, almeno in parte, inversamente proporzionali alla buona volontà di chi ha provato a raddrizzare il torto costituito da venticinque anni di attesa per una trasposizione animata più che legittima. Un 8 di incoraggiamento per il futuro con tanta, tanta simpatia.
Finalmente una trasposizione completa e fedele delle bizzarre avventure di Jojo con la narrazione delle avventure della famiglia Joestar sin dal loro inizio. La serie di oav dedicati a Star Crusaders era stata prodotta negli anni 90 e aveva una narrazione censurata e modificata rispetto al manga e agli avvenimenti in esso descritto. Qui troviamo la saga Phantom Blood e Battle Tendency che vengono rese con un ottimo chara design, delle musiche accattivanti e come già detto una notevole fedeltà al manga. Nei primi episodi il personaggio più carismatico è sicuramente Dio Brando, un cattivone coi fiocchi con però una fierezza tale da portarlo a stimare il suo rivale e poi acerrimo nemico Joe Joestar. La voglia di riscatto sociale muove Dio Brando, peccato che poi ciò lo porti a somigliare all'odiato padre al quale certo non voleva somigliare. Dall'altra parte abbiamo l'eroe indefesso, quello che: succeda tutto ma non si arrende, ovvero Joe Joestar. Personaggio eroico ma decisamente noioso. Nella seconda parte della serie, il protagonista diventa invece quella canaglia spaccona di Johnathan, nipote di Joe, che si diverte a sfidare i suoi nemici e ad ingannarli con abili trucchetti. Seguirà poi una dolorosa maturazione personale che mitigherà la sua arroganza, rendendolo decisamente più umano. Una serie ben realizzata ma alla quale avrei dato 10 se le animazioni fossero state più fluide ed articolate, insomma, sull'animazione si è andati al risparmio usando pochi frames.
Dall'ultimo episodio si può forse intuire che verrà prodotto anche Star Crusaders, remake del quale se ne sente bisogno, visto che gli oav erano troppo moderati e diversi rispetto alla storia. Una serie da vedere, peccato per l'animazione al risparmio.
Dall'ultimo episodio si può forse intuire che verrà prodotto anche Star Crusaders, remake del quale se ne sente bisogno, visto che gli oav erano troppo moderati e diversi rispetto alla storia. Una serie da vedere, peccato per l'animazione al risparmio.
Finalmente, dopo 25 anni, è stata offerta al grande pubblico una degna trasposizione animata de "Le Bizzarre avventure di Jojo", che prima di allora aveva avuto solo una serie di OAV di 13 episodi basati sulla terza serie. I primi 9 episodi coprono la prima saga, Phantom Blood, nella quale il gentiluomo Jonathan Joestar dovrà vedersela con il fratellastro Dio Brando, divenuto vampiro grazie ai poteri di un'arcana maschera di pietra, e al suo esercito di non morti. Assistito dal barone Zeppeli e dal ladro Speedwagon, a suon di onde concentriche si chiude la prima serie. Nelle rimanenti 17 puntate ci ritroviamo catapultati 50 anni dopo, a New York, con un nuovo Jojo, Joseph, nipote di Jonathan. I nuovi nemici saranno gli uomini del pilastro, uomini millenari che intendono unire la maschera di pietra alla pietra rossa dell'Asia per divenire esseri perfetti.
La fedeltà al manga è certosina, non è stato tagliato quasi nulla e unica nota negativa sono le censure, sopratutto in Phantom Blood, oscurando le parti più gore e splatter.
Il doppiaggio e la colonna sonora sono semplicemnte da 10, voci azzeccatissime e sonorità coinvolgenti.
L'animazione risente di alti e bassi, sopratutto nella prima parte, ma in Battle Tendency si stabilizza e raggiungere livelli accettabili avendo anche picchi elevati negli episodi 20, 25 e 26.
La fedeltà ai volti è buona in Battle Tendency, un pò meno in Phantom Blood, vuoi anche per lo scarso budget e per la difficile trasponibilità dei volti originali del manga.
Il pacing pure è ottimo, in 26 puntate sono stati coperti 12 volumi dell'opera originale.
In definitiva, Jojo è un must, sia come manga che come anime. In attesa della terza serie: Stardust Crusaders!
La fedeltà al manga è certosina, non è stato tagliato quasi nulla e unica nota negativa sono le censure, sopratutto in Phantom Blood, oscurando le parti più gore e splatter.
Il doppiaggio e la colonna sonora sono semplicemnte da 10, voci azzeccatissime e sonorità coinvolgenti.
L'animazione risente di alti e bassi, sopratutto nella prima parte, ma in Battle Tendency si stabilizza e raggiungere livelli accettabili avendo anche picchi elevati negli episodi 20, 25 e 26.
La fedeltà ai volti è buona in Battle Tendency, un pò meno in Phantom Blood, vuoi anche per lo scarso budget e per la difficile trasponibilità dei volti originali del manga.
Il pacing pure è ottimo, in 26 puntate sono stati coperti 12 volumi dell'opera originale.
In definitiva, Jojo è un must, sia come manga che come anime. In attesa della terza serie: Stardust Crusaders!
<b>Attenzione! Contiene spoiler.</b>
"Le bizzarre avventure di JoJo" è l'adattamento ad anime, della stagione autunnale del 2012, del famoso manga shounen omonimo di Hirohiko Araki, che conta un lavoro di ben più di 1000 capitoli, 200 volumi e 8 serie, ed è ancora in corso. Per chi ha mai letto le mie recensioni sugli anime di questa stagione autunnale, sa già che ho spesso citato questa serie. All'inizio ero scettico nell'iniziarla, nonostante in molti me l'hanno consigliata per il manga molto famoso, soprattutto per il disegno che sembrava tanto un disegno "nonsense" e persino per il titolo: "Le bizzarre avventure di Jojo". Come fa questa serie ad essere così famosa? Beh, decisi finalmente di iniziarlo a vedere dopo l'uscita dei primi 5 episodi, e ho cambiato decisamente idea.
Perché dare 10 all'opera? Spiegare un 10 può risultare molte volte difficile, anche girandoci intorno non si riesce a spiegarlo effettivamente, ma ritengo questa serie alquanto perfetta e cercherò di spiegarlo nelle righe a venire.
Nonostante i primi due episodi sono stati un po' un "trauma" per me, perché questo anime ha qualcosa di diverso rispetto agli altri, si iniziava ad intravedere una trama davvero interessante e tutti gli altri episodi riescono a coinvolgere, e a volte anche ad emozionare lo spettatore. Ora, dopo la visione di tutta l'opera che riassume, in un certo senso, le prime due serie del manga, posso affermare che "Le bizzarre avventure di JoJo" è il "kami-sama" (termine giapponese che significa "dio", penso che tutti voi lo sappiate) degli shounen. Infatti questa serie ha qualcosa di diverso rispetto a tutti gli shounen esistenti. Shounen con una categoria stampata in faccia: "commerciale"; power up pazzeschi, personaggi infiniti, non muore nemmeno un cane. E' qui che si distingue "JoJo", affiancato anche da un genere horror-mistero che riesce ad incorporarsi bene nella serie, e lo differenzia da tutti gli altri shounen: non presenta power up pazzeschi: tutti i power up sono dati da vari allenamenti e non li riscontriamo nella battaglia finale. Non risparmia i personaggi più cari agli spettatori ma possiamo dire che quasi tutti i personaggi comparsi sono morti. Persino, in ogni serie, muore "JoJo", il protagonista. Qui c'è da fare un riferimento. Nella 25esima e penultima puntata, Joseph Joestar (il secondo "JoJo") dice sul punto di morte: "Forse è questo il destino dei Joestar". E invece nell'ultima puntata vediamo un grandissimo colpo di scena. Joseph è ancora vivo. Sono rimasto sbalordito, perché se parliamo di "JoJo" questo è un colpo di scena veramente inaspettato, se invece avessimo parlato di tutti gli altri shounen sarebbe stato
qualcosa di "già visto". Quindi la serie non ha problemi a far morire i personaggi, messi su una scacchiera come normali soldati. Metodo che dovrebbe essere utilizzato, almeno a mio parere, da molti altri shounen esistenti, e non solo. Chi ha il coraggio di sacrificare un personaggio amato dagli spettatori per rischiare di prendersi tutto l'odio dai medesimi deve essere sicuramente rispettato. Non cade nella massa dove i protagonisti o i personaggi più amati degli spettatori vengono sempre "resi belli" e forti con una dose di power up quando ce n'è bisogno.
Della trama non c'è niente da discutere: assolutamente perfetta. Riesce a farti penetrare nella storia anche con lo stile dei personaggi, da me all'inizio odiato, e situazioni "nonsense", che, probabilmente, rispettono molto il manga. Quel lato mistero-horror è sicuramente molto intrigante e rende la trama più affascinante. Ma quel che rende questa serie assolutamente fantastica sono soprattutto le caratterizzazioni date ai personaggi. Non troviamo protagonisti sempliciotti e paladini della giustizia, ma geni assoluti che si contraddistinguono l'uno dall'altro. Tra Jonathan (primo JoJo) e Joseph ci sono varie differenze. Jonathan pare agli occhi dello spettatore un uomo più intelligente e forte. Invece in Joseph mi sono meravigliato molto: può sembrare un bulletto, un donnaiolo, un buffone ma quando si ritrova nelle situazioni di pericolo la vera astuzia la caccia solo lui. Non vengono caratterizzati solo loro, anzi, vengono marchiati molto anche gli antagonisti e i personaggi secondari. Troviamo in Dio Brando sicuramente un personaggio molto antipatico per i comportamenti iniziali, ma che poi risulta molto affascinante. Per gli antagonisti della seconda serie troviamo i tre uomini del pilastro: Wamoo, Accidency e Kars. Tranne Accidency di cui non viene data una vera caratterizzazione, tra Wamoo e Kars c'è una grossa differenza. Tutti e due bramosi di potere, di gloria, di onore. Ma negli ultimi episodi si vede che non è così. Wamoo, nonostante fosse un grande guerriero nemico, dà più importanza all'onore e al rispetto facendo commuovere anche lo spettatore durante la sua morte, meritata per lui. Kars si scopre essere un nemico interessato solo al potere, più che alla dignità e all'onore, per poi assumere la forma di "essere supremo" o "dio". Tra i personaggi secondari (da contare che tra i personaggi principali ho contato solamente i due protagonisti) troviamo Zeppelli e figlio, che per destino dovranno morire tutti e due per i Joestar. Lisa Lisa, la donna più seria, forte ed intelligente mai vista nell'animazione giapponese. Viene data importanza anche ai personaggi che io definisco "terziari" tra cui possiamo annoverare Speedwagon e Stroheim. Questi due, nonostante non abbiano poteri speciali, compariranno sempre. Il primo fungerà da narratore delle vicende mentre il secondo è un nazi-fascista che ci viene mostrato proprio splendidamente, onorato per la sua patria e per la vittoria, con cui la serie va anche a riscontrarsi con un periodo storico: la seconda guerra mondiale.
Attenzione a non affezionarsi ai personaggi che cadranno in battaglia con morti che difficilmente riescono a far piangere lo spettatore. Forse ho scritto troppo poco su questa serie perché le cose da scrivere sono moltissime e qualcosa me la sono scordata e non sono riuscito realmente a spiegare il 10 dato ma, come ho spiegato prima, questa serie rappresenta la perfezione e quindi è molto difficile.
"Le bizzarre avventure di JoJo" è l'adattamento ad anime, della stagione autunnale del 2012, del famoso manga shounen omonimo di Hirohiko Araki, che conta un lavoro di ben più di 1000 capitoli, 200 volumi e 8 serie, ed è ancora in corso. Per chi ha mai letto le mie recensioni sugli anime di questa stagione autunnale, sa già che ho spesso citato questa serie. All'inizio ero scettico nell'iniziarla, nonostante in molti me l'hanno consigliata per il manga molto famoso, soprattutto per il disegno che sembrava tanto un disegno "nonsense" e persino per il titolo: "Le bizzarre avventure di Jojo". Come fa questa serie ad essere così famosa? Beh, decisi finalmente di iniziarlo a vedere dopo l'uscita dei primi 5 episodi, e ho cambiato decisamente idea.
Perché dare 10 all'opera? Spiegare un 10 può risultare molte volte difficile, anche girandoci intorno non si riesce a spiegarlo effettivamente, ma ritengo questa serie alquanto perfetta e cercherò di spiegarlo nelle righe a venire.
Nonostante i primi due episodi sono stati un po' un "trauma" per me, perché questo anime ha qualcosa di diverso rispetto agli altri, si iniziava ad intravedere una trama davvero interessante e tutti gli altri episodi riescono a coinvolgere, e a volte anche ad emozionare lo spettatore. Ora, dopo la visione di tutta l'opera che riassume, in un certo senso, le prime due serie del manga, posso affermare che "Le bizzarre avventure di JoJo" è il "kami-sama" (termine giapponese che significa "dio", penso che tutti voi lo sappiate) degli shounen. Infatti questa serie ha qualcosa di diverso rispetto a tutti gli shounen esistenti. Shounen con una categoria stampata in faccia: "commerciale"; power up pazzeschi, personaggi infiniti, non muore nemmeno un cane. E' qui che si distingue "JoJo", affiancato anche da un genere horror-mistero che riesce ad incorporarsi bene nella serie, e lo differenzia da tutti gli altri shounen: non presenta power up pazzeschi: tutti i power up sono dati da vari allenamenti e non li riscontriamo nella battaglia finale. Non risparmia i personaggi più cari agli spettatori ma possiamo dire che quasi tutti i personaggi comparsi sono morti. Persino, in ogni serie, muore "JoJo", il protagonista. Qui c'è da fare un riferimento. Nella 25esima e penultima puntata, Joseph Joestar (il secondo "JoJo") dice sul punto di morte: "Forse è questo il destino dei Joestar". E invece nell'ultima puntata vediamo un grandissimo colpo di scena. Joseph è ancora vivo. Sono rimasto sbalordito, perché se parliamo di "JoJo" questo è un colpo di scena veramente inaspettato, se invece avessimo parlato di tutti gli altri shounen sarebbe stato
qualcosa di "già visto". Quindi la serie non ha problemi a far morire i personaggi, messi su una scacchiera come normali soldati. Metodo che dovrebbe essere utilizzato, almeno a mio parere, da molti altri shounen esistenti, e non solo. Chi ha il coraggio di sacrificare un personaggio amato dagli spettatori per rischiare di prendersi tutto l'odio dai medesimi deve essere sicuramente rispettato. Non cade nella massa dove i protagonisti o i personaggi più amati degli spettatori vengono sempre "resi belli" e forti con una dose di power up quando ce n'è bisogno.
Della trama non c'è niente da discutere: assolutamente perfetta. Riesce a farti penetrare nella storia anche con lo stile dei personaggi, da me all'inizio odiato, e situazioni "nonsense", che, probabilmente, rispettono molto il manga. Quel lato mistero-horror è sicuramente molto intrigante e rende la trama più affascinante. Ma quel che rende questa serie assolutamente fantastica sono soprattutto le caratterizzazioni date ai personaggi. Non troviamo protagonisti sempliciotti e paladini della giustizia, ma geni assoluti che si contraddistinguono l'uno dall'altro. Tra Jonathan (primo JoJo) e Joseph ci sono varie differenze. Jonathan pare agli occhi dello spettatore un uomo più intelligente e forte. Invece in Joseph mi sono meravigliato molto: può sembrare un bulletto, un donnaiolo, un buffone ma quando si ritrova nelle situazioni di pericolo la vera astuzia la caccia solo lui. Non vengono caratterizzati solo loro, anzi, vengono marchiati molto anche gli antagonisti e i personaggi secondari. Troviamo in Dio Brando sicuramente un personaggio molto antipatico per i comportamenti iniziali, ma che poi risulta molto affascinante. Per gli antagonisti della seconda serie troviamo i tre uomini del pilastro: Wamoo, Accidency e Kars. Tranne Accidency di cui non viene data una vera caratterizzazione, tra Wamoo e Kars c'è una grossa differenza. Tutti e due bramosi di potere, di gloria, di onore. Ma negli ultimi episodi si vede che non è così. Wamoo, nonostante fosse un grande guerriero nemico, dà più importanza all'onore e al rispetto facendo commuovere anche lo spettatore durante la sua morte, meritata per lui. Kars si scopre essere un nemico interessato solo al potere, più che alla dignità e all'onore, per poi assumere la forma di "essere supremo" o "dio". Tra i personaggi secondari (da contare che tra i personaggi principali ho contato solamente i due protagonisti) troviamo Zeppelli e figlio, che per destino dovranno morire tutti e due per i Joestar. Lisa Lisa, la donna più seria, forte ed intelligente mai vista nell'animazione giapponese. Viene data importanza anche ai personaggi che io definisco "terziari" tra cui possiamo annoverare Speedwagon e Stroheim. Questi due, nonostante non abbiano poteri speciali, compariranno sempre. Il primo fungerà da narratore delle vicende mentre il secondo è un nazi-fascista che ci viene mostrato proprio splendidamente, onorato per la sua patria e per la vittoria, con cui la serie va anche a riscontrarsi con un periodo storico: la seconda guerra mondiale.
Attenzione a non affezionarsi ai personaggi che cadranno in battaglia con morti che difficilmente riescono a far piangere lo spettatore. Forse ho scritto troppo poco su questa serie perché le cose da scrivere sono moltissime e qualcosa me la sono scordata e non sono riuscito realmente a spiegare il 10 dato ma, come ho spiegato prima, questa serie rappresenta la perfezione e quindi è molto difficile.
Riportare alla luce un manga come "Le Bizzarre Avventure di Jojo", che vanta la bellezza di ventisei anni di onorato servizio non ancora giunto al termine (l'opera cartacea è iniziata nel 1987 e vanta otto serie ancora in corso) pareva ormai un qualcosa di impossibile. Dopo una serie di OAV targati inizio anni '90 ricoprenti solamente la terza serie, molti giudicavano una nuova resa animata quasi impossibile; forse per via dell'età, forse perché il materiale è tanto e sarebbe uno spreco darsi ancora a pochi minuti come gli OAV. Ma una piccola quasi sconosciuta David Production tenta l'approccio a questa famosissima serie nel 2012, dando vita alle prime due serie "Phantom Blood" e "Battle Tendency", che nonostante siano appunto due storie, due periodi diversi, personaggi differenti, sono assolutamente legate per cui prima di tutto, consiglio la visione di entrambi senza saltar nulla.
Nella prima troviamo le avventure di Jonathan Joestar le quali partono fin dalla sua nascita in un ambientazione ottocentesca. Più precisamente in Inghilterra quando nel bel mezzo di un temporale, a causa di un incidente in viaggio, morì la madre e per un pelo sopravvivette l'ancora neonato Jojo insieme al padre. Di questo incidente nessuno sembra ricordarsi nulla a parte i soccorritori o presunti tali: il padre e la madre di Dio Brando il quale in piena adolescenza dopo la morte del padre soccorritore, verrà accolto dai Joestar e adottato, per pagare il debito che i due padri dei protagonisti avevano. Jonathan e Dio verranno nei primi episodi osservati appunto come ragazzini nobili che inseguono comunque una vita normale studiando, praticando sport, passando tempo con gli amici, con i primi amori. Ma l'arrivo di Dio segna un mutamento radicale in Jojo: quella che prima era una vita spensierata diviene un inferno, dato che il suo nuovo fratellastro pare voler in ogni modo farsi beffa di lui e prendersi tutte le ricchezze materiali, e non solo, del protagonista. Qua vediamo la crescita di un nemico davvero incredibile perché sin da piccolo radica una voglia di rivalsa, e una smania di grandezza davvero pura: non è pazzo anzi, pare al di sopra dei suoi coetanei, nonostante il vero padre fosse povero, ha modi raffinati e nessuna mancanza di educazione. Non è assolutamente un montato di testa, non conosce redenzione, è spietato e pronto a tutto per ottenere quel qualcosa capace di elevarlo un gradino sopra gli altri. Perché nonostante a tavola sia più educato, i suoi voti siano migliori, le sue prestazioni sportive, la sua astuzia, le sue amicizie, tutte al di sopra di Jojo, qualcosa gli manca e quel qualcosa lo fa sempre tornare a pari merito con il fratellastro: la dote che pare di ogni Joaster ovvero lo spirito di giustizia e l'instancabile forza di volontà e lealtà. Questi vanno oltre ogni figuraccia e colpo basso ricevuto, almeno finché Dio non scopre una misteriosa maschera di pietra, e da qui avrà inizio il lato più oscuro, horror della storia. Si subirà un cambiamento che porterà a una grandiosa atmosfera inglese tetra, a colpi di scena che non lasciano nemmeno il tempo di respirare e alla crescita di un Jojo che da impacciato ma tenace diviene presto un uomo in grado di affrontare i drammi senza mai demordere dal suo obbiettivo di far giustizia ma anche di perdonare e rispettare il nemico che merita tutto ciò. Non mi prolungo ovviamente per non mettere spoiler ma questo primo arco che molti sottovalutano forse per la mancanza o quasi di quei "poteri" che contraddistinguono le serie a venire, secondo me è una delle migliori dal punto di vista caratteriale, la crescita di due uomini che sembrano nati per essere nemici fino alla fine, ai quali è impossibile non affezionarsi perché nonostante Dio sia cattivo marcio e Jojo buono da far schifo, avranno sempre quel lato umano, non criticabile e reale. Ovviamente intorno a loro ci saranno alleati come il maestro Zeppeli, il telecronista ufficiale ex delinquente dei bassi fondi inglesi Speedwagon ed i tantissimi cattivi accanto a Dio. Ognuno degno di nota, nel loro anche piccolo apparire.
Il secondo arco narrativo si sposta di molti più anni in avanti, ci troviamo nel periodo della seconda guerra mondiale più precisamente negli USA dove troviamo il nipote di Jonathan, ovvero Joseph che ha ereditato il soprannome del nonno, ovvero Jojo. Pare l'opposto del suo predecessore. E' sì buono ma alquanto bizzarro: capace di scoprire in che tasca porti l'accendino senza possedere nessuna strana dote visiva, maestro dell'anticipazione di ogni tua prossima parola detta, stratega indescrivibile per quanto assurdo, eccentrico, leale ma molto dispettoso quando si arrabbia, ma semplicemente è geloso. Il Jojo di New York pare dar retta solo a sua nonna mentre per gli altri la sentenza è già segnata. Però, benché sia una scheggia incontrollabile, instaurerà le sue amicizie e proverà un magnifico senso di rispetto verso i guerrieri leali che affronterà. Per lui nessun Dio Brando da affrontare, in questa serie si andrà dritto ad analizzare l'origine di quella maschera di pietra con tanto di Nazisti che vogliono metter su piani terribili e nemici con nomi parecchio palesi nelle loro citazioni musicali. Scontri che un normale essere umano non sarebbe mai in grado di concepire ed ancora più colpi di scena. L'ambientazione andrà a toccare tantissimi punti del globo, dalla già citata New York, Messico, Italia (Venezia e Sicilia) e Svizzera. Adrenalina pura di cui si consiglia la visione solo in assoluto stato di calma altrimenti si rischia qualche urlo per l'ennesimo colpo di scena. Anche se questi due Jojo sono incredibilmente opposti mantengono quell'inarrestabile senso di giustizia e tenacia che infine ti fa cogliere lo spirito dei Joestar. Ad aiutarlo ci saranno numerosi personaggi, per evitare troppi spoiler citerò solo il nipote di Zeppeli, ovvero Ceasar che fa lotta a Jojo quanto a eccentricità, anche se parecchio spocchioso e pieno di sé, e infine Lisa Lisa che sarà la maestra dei due ragazzi.
Il lato narrativo è assolutamente eccellente, l'adattamento forse pecca un po' perché viene tagliato qualche siparietto che spezza un po' la tensione ma dato che bisogna tenersi ad un numero preciso di episodi è anche accettabile. Ottimi doppiaggi (grande nota di merito per i doppiatori di Dio ed il suo famoso "è inutile, inutile, inutile, inutile" e quello di Joseph che rispecchia la bizzarria del personaggio, ma anche di Speed Wagon che è davvero un telecronista instancabile), atmosfere catturate in pieno, un anime che si prefissa l'azione ma sa comunque trasmettere amicizia, buoni valori quanto anche quelli malvagi, terrore, emozione, tensione, curiosità. Andando a toccare argomenti di ogni sorta e genere senza risultare troppo distaccati dalla storia. Ci saranno innamoramenti, questioni famigliari, amicizie, perdite importanti, scoperte shockanti e questo è positivo, dimostra la versatilità e la possibilità di mettere tutto senza stonare. Rendere tutto umano anche se, analizzando questi personaggi, questa pare la parola meno facile da adoperare. Ed allora perché non do dieci?
Nonostante abbia colto in pieno quello spirito appositamente trash dell'opera, azzeccando incredibilmente ogni musica da quelle inserite in sottofondo alle opening ed ending, pecca troppo in animazione e grafica. Il disegno può anche essere un po' più trascurato nella valutazione dato che si tratta di un opera che conta quasi trentanni e di un autore ancora acerbo in queste prime due opere, però le animazioni sono assai statiche, spesso vengono adoperati trucchetti che camuffano un po' questo poco budget, ma non ci si poteva aspettare nulla di superlativo da un "signor nessuno" dell'animazione che comunque soddisfa. Nonostante il poco denaro a disposizione hanno adattato alla perfezione, anche le colorazioni psichedeliche e le onomatopee inserite fanno entrare molto nello stile Jojo, e più di un fan avrà apprezzato almeno l'impegno di queste persone, per cui il dieci lo sfiora con un dito. Visione consigliata assolutamente a chi ama l'azione ma anche no, è un classico instancabile che tutti dovrebbero provare a visionare o leggere. Ci si augura presto che prosegua con le altre serie, dalla terza in poi.
Nella prima troviamo le avventure di Jonathan Joestar le quali partono fin dalla sua nascita in un ambientazione ottocentesca. Più precisamente in Inghilterra quando nel bel mezzo di un temporale, a causa di un incidente in viaggio, morì la madre e per un pelo sopravvivette l'ancora neonato Jojo insieme al padre. Di questo incidente nessuno sembra ricordarsi nulla a parte i soccorritori o presunti tali: il padre e la madre di Dio Brando il quale in piena adolescenza dopo la morte del padre soccorritore, verrà accolto dai Joestar e adottato, per pagare il debito che i due padri dei protagonisti avevano. Jonathan e Dio verranno nei primi episodi osservati appunto come ragazzini nobili che inseguono comunque una vita normale studiando, praticando sport, passando tempo con gli amici, con i primi amori. Ma l'arrivo di Dio segna un mutamento radicale in Jojo: quella che prima era una vita spensierata diviene un inferno, dato che il suo nuovo fratellastro pare voler in ogni modo farsi beffa di lui e prendersi tutte le ricchezze materiali, e non solo, del protagonista. Qua vediamo la crescita di un nemico davvero incredibile perché sin da piccolo radica una voglia di rivalsa, e una smania di grandezza davvero pura: non è pazzo anzi, pare al di sopra dei suoi coetanei, nonostante il vero padre fosse povero, ha modi raffinati e nessuna mancanza di educazione. Non è assolutamente un montato di testa, non conosce redenzione, è spietato e pronto a tutto per ottenere quel qualcosa capace di elevarlo un gradino sopra gli altri. Perché nonostante a tavola sia più educato, i suoi voti siano migliori, le sue prestazioni sportive, la sua astuzia, le sue amicizie, tutte al di sopra di Jojo, qualcosa gli manca e quel qualcosa lo fa sempre tornare a pari merito con il fratellastro: la dote che pare di ogni Joaster ovvero lo spirito di giustizia e l'instancabile forza di volontà e lealtà. Questi vanno oltre ogni figuraccia e colpo basso ricevuto, almeno finché Dio non scopre una misteriosa maschera di pietra, e da qui avrà inizio il lato più oscuro, horror della storia. Si subirà un cambiamento che porterà a una grandiosa atmosfera inglese tetra, a colpi di scena che non lasciano nemmeno il tempo di respirare e alla crescita di un Jojo che da impacciato ma tenace diviene presto un uomo in grado di affrontare i drammi senza mai demordere dal suo obbiettivo di far giustizia ma anche di perdonare e rispettare il nemico che merita tutto ciò. Non mi prolungo ovviamente per non mettere spoiler ma questo primo arco che molti sottovalutano forse per la mancanza o quasi di quei "poteri" che contraddistinguono le serie a venire, secondo me è una delle migliori dal punto di vista caratteriale, la crescita di due uomini che sembrano nati per essere nemici fino alla fine, ai quali è impossibile non affezionarsi perché nonostante Dio sia cattivo marcio e Jojo buono da far schifo, avranno sempre quel lato umano, non criticabile e reale. Ovviamente intorno a loro ci saranno alleati come il maestro Zeppeli, il telecronista ufficiale ex delinquente dei bassi fondi inglesi Speedwagon ed i tantissimi cattivi accanto a Dio. Ognuno degno di nota, nel loro anche piccolo apparire.
Il secondo arco narrativo si sposta di molti più anni in avanti, ci troviamo nel periodo della seconda guerra mondiale più precisamente negli USA dove troviamo il nipote di Jonathan, ovvero Joseph che ha ereditato il soprannome del nonno, ovvero Jojo. Pare l'opposto del suo predecessore. E' sì buono ma alquanto bizzarro: capace di scoprire in che tasca porti l'accendino senza possedere nessuna strana dote visiva, maestro dell'anticipazione di ogni tua prossima parola detta, stratega indescrivibile per quanto assurdo, eccentrico, leale ma molto dispettoso quando si arrabbia, ma semplicemente è geloso. Il Jojo di New York pare dar retta solo a sua nonna mentre per gli altri la sentenza è già segnata. Però, benché sia una scheggia incontrollabile, instaurerà le sue amicizie e proverà un magnifico senso di rispetto verso i guerrieri leali che affronterà. Per lui nessun Dio Brando da affrontare, in questa serie si andrà dritto ad analizzare l'origine di quella maschera di pietra con tanto di Nazisti che vogliono metter su piani terribili e nemici con nomi parecchio palesi nelle loro citazioni musicali. Scontri che un normale essere umano non sarebbe mai in grado di concepire ed ancora più colpi di scena. L'ambientazione andrà a toccare tantissimi punti del globo, dalla già citata New York, Messico, Italia (Venezia e Sicilia) e Svizzera. Adrenalina pura di cui si consiglia la visione solo in assoluto stato di calma altrimenti si rischia qualche urlo per l'ennesimo colpo di scena. Anche se questi due Jojo sono incredibilmente opposti mantengono quell'inarrestabile senso di giustizia e tenacia che infine ti fa cogliere lo spirito dei Joestar. Ad aiutarlo ci saranno numerosi personaggi, per evitare troppi spoiler citerò solo il nipote di Zeppeli, ovvero Ceasar che fa lotta a Jojo quanto a eccentricità, anche se parecchio spocchioso e pieno di sé, e infine Lisa Lisa che sarà la maestra dei due ragazzi.
Il lato narrativo è assolutamente eccellente, l'adattamento forse pecca un po' perché viene tagliato qualche siparietto che spezza un po' la tensione ma dato che bisogna tenersi ad un numero preciso di episodi è anche accettabile. Ottimi doppiaggi (grande nota di merito per i doppiatori di Dio ed il suo famoso "è inutile, inutile, inutile, inutile" e quello di Joseph che rispecchia la bizzarria del personaggio, ma anche di Speed Wagon che è davvero un telecronista instancabile), atmosfere catturate in pieno, un anime che si prefissa l'azione ma sa comunque trasmettere amicizia, buoni valori quanto anche quelli malvagi, terrore, emozione, tensione, curiosità. Andando a toccare argomenti di ogni sorta e genere senza risultare troppo distaccati dalla storia. Ci saranno innamoramenti, questioni famigliari, amicizie, perdite importanti, scoperte shockanti e questo è positivo, dimostra la versatilità e la possibilità di mettere tutto senza stonare. Rendere tutto umano anche se, analizzando questi personaggi, questa pare la parola meno facile da adoperare. Ed allora perché non do dieci?
Nonostante abbia colto in pieno quello spirito appositamente trash dell'opera, azzeccando incredibilmente ogni musica da quelle inserite in sottofondo alle opening ed ending, pecca troppo in animazione e grafica. Il disegno può anche essere un po' più trascurato nella valutazione dato che si tratta di un opera che conta quasi trentanni e di un autore ancora acerbo in queste prime due opere, però le animazioni sono assai statiche, spesso vengono adoperati trucchetti che camuffano un po' questo poco budget, ma non ci si poteva aspettare nulla di superlativo da un "signor nessuno" dell'animazione che comunque soddisfa. Nonostante il poco denaro a disposizione hanno adattato alla perfezione, anche le colorazioni psichedeliche e le onomatopee inserite fanno entrare molto nello stile Jojo, e più di un fan avrà apprezzato almeno l'impegno di queste persone, per cui il dieci lo sfiora con un dito. Visione consigliata assolutamente a chi ama l'azione ma anche no, è un classico instancabile che tutti dovrebbero provare a visionare o leggere. Ci si augura presto che prosegua con le altre serie, dalla terza in poi.
Oggi tanto per cambiare ho deciso di scrivere due righe su un anime che mi ha veramente entusiasmato.
L'anime copre le prime due serie del manga, e racconta le avventure dei rampolli della famiglia Joestar, e di come un soprammobile gli ha incasinato non poco la vita.
I Joestar, famiglia nobile di fine Ottocento, se la passava alla grande, fino a quando il vecchio George, dopo un incidente non si ritrova in debito con Dario Brando, alcolizzato malvivente, che in punto di morte fa adottare suo figlio Dio, il quale decide di sfruttare i Joestar per appagare la sua sete di potere a discapito del povero Jonathan. Dopo i primi attriti la situazione sembra che si stabilizzi, anche perché JoJo col passare degli anni diventa una bestia di due metri con dei muscoli talmente pompati che in confronto Schwarzenegger sembra rachitico, ma le sorprese non finiscono qui anzi.
Il prodotto in se l'ho trovato veramente notevole. Colori psichedelici, musiche azzeccatisime, onomatopee che sottolineano i momenti salienti, doppiatori veramente azzeccati, pose plastiche e uno stile anni ottanta che mi ha fatto ribollire il sangue nelle vene come non succedeva da tempo.
Unico punto dolente è che si vedeva che non avevano un grandissimo budget a disposizione, e in alcune scene hanno dovuto un pò trattenersi, comunque il prodotto finale è a mio parere strepitoso, anche paragonato a quella schifezza di serie Oav degli anni novanta che era veramente un pugno in un occhio.
Che dire, spero vivamente che facciano anche la terza stagione, e che non facciano i soliti giapponesi.
Per concludere, consiglio la visione a tutti quelli che negli anni hanno patito la mancanza di grossi eroi picchiatori e che non ne possono proprio più dei fighettini da 50 chili circondati da ragazzine in calore. Anzi, se siete dei vecchi dinosauri che si nutrono di botte e tamarrate ci sguazzerete.
Consiglio fortemente la visione
L'anime copre le prime due serie del manga, e racconta le avventure dei rampolli della famiglia Joestar, e di come un soprammobile gli ha incasinato non poco la vita.
I Joestar, famiglia nobile di fine Ottocento, se la passava alla grande, fino a quando il vecchio George, dopo un incidente non si ritrova in debito con Dario Brando, alcolizzato malvivente, che in punto di morte fa adottare suo figlio Dio, il quale decide di sfruttare i Joestar per appagare la sua sete di potere a discapito del povero Jonathan. Dopo i primi attriti la situazione sembra che si stabilizzi, anche perché JoJo col passare degli anni diventa una bestia di due metri con dei muscoli talmente pompati che in confronto Schwarzenegger sembra rachitico, ma le sorprese non finiscono qui anzi.
Il prodotto in se l'ho trovato veramente notevole. Colori psichedelici, musiche azzeccatisime, onomatopee che sottolineano i momenti salienti, doppiatori veramente azzeccati, pose plastiche e uno stile anni ottanta che mi ha fatto ribollire il sangue nelle vene come non succedeva da tempo.
Unico punto dolente è che si vedeva che non avevano un grandissimo budget a disposizione, e in alcune scene hanno dovuto un pò trattenersi, comunque il prodotto finale è a mio parere strepitoso, anche paragonato a quella schifezza di serie Oav degli anni novanta che era veramente un pugno in un occhio.
Che dire, spero vivamente che facciano anche la terza stagione, e che non facciano i soliti giapponesi.
Per concludere, consiglio la visione a tutti quelli che negli anni hanno patito la mancanza di grossi eroi picchiatori e che non ne possono proprio più dei fighettini da 50 chili circondati da ragazzine in calore. Anzi, se siete dei vecchi dinosauri che si nutrono di botte e tamarrate ci sguazzerete.
Consiglio fortemente la visione
Venticinque anni. Ci sono voluti venticinque anni, ma finalmente l'anime di "Le Bizzarre Avventure di Jojo" è stato realizzato. Visto il risultato finale, li si può perdonare per l'attesa. Ci sono state in passato altre trasposizioni animate, come la serie oav che animava la terza parte della storia, o un film per il cinema, che però lo stesso autore ha disconosciuto, ma ora finalmente, nel 2012, è stata creata una serie anime che parte dall'inizio e racconta in modo abbastanza fedele la storia della famiglia Joestar.
In questa serie anime, lunga 26 episodi, vengono raccontate le prime due saghe, ovvero "Phantom Blood" e "Battle Tendency". La prima, l'inizio di tutto, che vede il rampollo della famiglia inglese dei Joestar, Jonathan, affrontare il suo fratello adottivo Dio Brando, che ha deciso di percorrere la via del male dopo esser diventato un vampiro grazie ai poteri di un misterioso artefatto, una maschera di pietra. In "Battle Tendency" il testimone passa a Joseph, nipote di Jonathan, che si ritrova coinvolto nella lotta contro un gruppo di esseri immortali che hanno creato la maschera di pietra e sono chiamati "uomini del pilastro".
Tante sono le battaglie che i protagonisti si ritroveranno ad affrontare. Le animazioni, molto dinamiche, riescono a rendere abbastanza bene l'intensità dei vari combattimenti.
In alcuni casi sembra che la serie sia stata fatta un po' al risparmio, dato che si nota ogni tanto qualche calo nei disegni e nelle animazioni, ma complessivamente il livello è più che buono.
L'anime trasuda stile da ogni pixel grazie ad esempio alle pose assunte dai protagonisti o ai colori psichedelici usati per sottolineare alcune scene importanti e che fanno sembrare queste schermate dei quadri di arte contemporanea realizzate da pittori sotto l'effetto di acidi.
Anche la colonna sonora fa guadagnare altri punti all'anime di Jojo, grazie a degli ottimi brani che accompagnano ogni scena con il giusto ritmo. Le due sigle d'apertura (una per la prima parte con Jonathan, l'altra per gli episodi con Joseph) sono due belle canzoni, la prima che sembra uscita direttamente dagli anni '80, e la seconda dai caldi ritmi latini. Come sigla finale è stata utilizzata "Roundabout" canzone del 1978, del gruppo inglese Yes. Questo brano accompagna il video finale che mostra i personaggi più importanti della storia e che cambia quasi ad ogni episodio, via via che nuovi protagonisti fanno il loro ingresso nel racconto.
E per l'appunto, i protagonisti. Se Jojo ha il successo che ha, lo si deve agli straordinari personaggi partoriti dalla folle mente di Hirohiko Araki, e che ora finalmente non sono più relegati solo su carta. Finalmente vediamo il nobile Jonathan, lo strafottente Joseph, il logorroico Speed Wagon, la bella e algida Lisa Lisa, lo spietato Dio, e i tanti altri personaggi secondari, in movimento, vivi come non mai.
Personaggi che hanno settato nuovi canoni e parametri nel mondo dei manga, che arrivano nel 2013 direttamente dagli anni '80 mantenendo inalterato il loro carisma, la loro forza, grazie anche ad un doppiaggio giapponese davvero sublime, con i doppiatori che davvero ci mettono l'enfasi giusta.
La serie anime è per me davvero un'ottima trasposizione, non perfetta ma quasi. Spero davvero che presto possa continuare con la terza serie.
In questa serie anime, lunga 26 episodi, vengono raccontate le prime due saghe, ovvero "Phantom Blood" e "Battle Tendency". La prima, l'inizio di tutto, che vede il rampollo della famiglia inglese dei Joestar, Jonathan, affrontare il suo fratello adottivo Dio Brando, che ha deciso di percorrere la via del male dopo esser diventato un vampiro grazie ai poteri di un misterioso artefatto, una maschera di pietra. In "Battle Tendency" il testimone passa a Joseph, nipote di Jonathan, che si ritrova coinvolto nella lotta contro un gruppo di esseri immortali che hanno creato la maschera di pietra e sono chiamati "uomini del pilastro".
Tante sono le battaglie che i protagonisti si ritroveranno ad affrontare. Le animazioni, molto dinamiche, riescono a rendere abbastanza bene l'intensità dei vari combattimenti.
In alcuni casi sembra che la serie sia stata fatta un po' al risparmio, dato che si nota ogni tanto qualche calo nei disegni e nelle animazioni, ma complessivamente il livello è più che buono.
L'anime trasuda stile da ogni pixel grazie ad esempio alle pose assunte dai protagonisti o ai colori psichedelici usati per sottolineare alcune scene importanti e che fanno sembrare queste schermate dei quadri di arte contemporanea realizzate da pittori sotto l'effetto di acidi.
Anche la colonna sonora fa guadagnare altri punti all'anime di Jojo, grazie a degli ottimi brani che accompagnano ogni scena con il giusto ritmo. Le due sigle d'apertura (una per la prima parte con Jonathan, l'altra per gli episodi con Joseph) sono due belle canzoni, la prima che sembra uscita direttamente dagli anni '80, e la seconda dai caldi ritmi latini. Come sigla finale è stata utilizzata "Roundabout" canzone del 1978, del gruppo inglese Yes. Questo brano accompagna il video finale che mostra i personaggi più importanti della storia e che cambia quasi ad ogni episodio, via via che nuovi protagonisti fanno il loro ingresso nel racconto.
E per l'appunto, i protagonisti. Se Jojo ha il successo che ha, lo si deve agli straordinari personaggi partoriti dalla folle mente di Hirohiko Araki, e che ora finalmente non sono più relegati solo su carta. Finalmente vediamo il nobile Jonathan, lo strafottente Joseph, il logorroico Speed Wagon, la bella e algida Lisa Lisa, lo spietato Dio, e i tanti altri personaggi secondari, in movimento, vivi come non mai.
Personaggi che hanno settato nuovi canoni e parametri nel mondo dei manga, che arrivano nel 2013 direttamente dagli anni '80 mantenendo inalterato il loro carisma, la loro forza, grazie anche ad un doppiaggio giapponese davvero sublime, con i doppiatori che davvero ci mettono l'enfasi giusta.
La serie anime è per me davvero un'ottima trasposizione, non perfetta ma quasi. Spero davvero che presto possa continuare con la terza serie.
Succedono cose strane alle volte, nel mondo dell'animazione. Prendete questo nuovo anime, "Le Bizzarre Avventure di Jojo", per esempio. Creato da uno studio piccolo come la David Production, tecnicamente non potrebbe nemmeno lustrare le scarpe alle due serie di OAV, realizzate da un Dream Team di mostri dell'animazione. Qui abbiamo still-frame ovunque, chara a volte inadeguato, e vari trucchi per nascondere che i soldi per l'animazione non ce li hanno proprio. Ma, per qualche strana combinazione di circostanze, funziona. Saranno i colori bizzarri che riprendono le psichedeliche copertine di Araki, i doppiatori dannatamente azzeccati e che si stanno chiaramente divertendo un mondo nella parte, le onomatopee semoventi, gli artifici grafici fumettosi nei momenti di monologo interiore, saranno le due pompatissime opening, sia musicalmente sia visivamente superbe, sarà la ending (una statua a chi ha deciso di usare un pezzo come "roundabout" degli Yes), sarà la coreografia delle battaglie... Per qualche motivo, mettendo tutto assieme l'intero anime è quanto di più Jojo possa esserci. Non raggiunge pieno voto perché potrebbe fare ancora meglio: tenere meglio il charadesign, animare di più, renderlo in generale meno statico (come si è visto in alcuni episodi come il 9, 11, 12 e 20) e spero fortemente che, in eventuali sequel che coprano le rimanenti serie, questo avvenga.
"JoJo" è un manga che ha fatto la storia del genere shonen e attualmente ha superato il centesimo tankobon eppure, sembra incredibile, non è mai uscita prima d'ora una versione animata decente che ripercorresse questa saga generazionale fin dall'inizio.
A dire il vero è uscita una serie di pochi episodi oltre a qualche OAV che raccontava le vicende di Jotaro Kujo protagonista della terza serie di "JoJo". Un anime squallido che poco ha a che vedere con la storia originale tratta dal fumetto.
Finalmente quest'anno invece è iniziato questo anime che ripercorre l'intera saga di JoJo fin dal primo numero e seguendo di pari passo le vicende del manga di Araki. Siamo solo all'inizio e, attualmente, è stata animata la prima saga e la primissima parte della seconda.
Che dire del lavoro svolto finora?
Per me gli autori stan facendo un ottimo lavoro: l'anime, finalmente, ripercorre "fedelmente" la storia del manga, fatta eccezione, per qualche breve taglio qua e là che ritengo praticamente insignificante e quasi trascurabile. L'anime è fatto un po in "vecchio stile" quasi come si volesse meglio adattare agli anni in cui è uscito il fumetto (la prima serie del manga in Giappone è stata pubblicata nel 1987!): spesso vengono disegnate anche le onomatopee e nel tono dei dialoghi, c'è un'enfasi "assurda" che pare quasi ridicola ma che riesce a sottolineare bene la follia e bizzarria dei personaggi presenti in "JoJo". Il manga è particolarmente crudo e le scene splatter non vengono certo risparmiate al lettore. Nell'anime invece tutto questo viene reso più soft: di questo mi dispiace molto ma, francamente, me lo aspettavo visto il target di pubblico a cui l'opera è destinata.
Gli oltre mille capitoli usciti del manga permettono agli autori dell'anime di non dover inserire inutili episodi filler e di non perdersi troppo ad allungare il brodo: bastano 3 puntate per ripercorrere un intero tankobon e questo non può che farmi piacere: ritmo di narrazione veloce, ma senza la sensazione che lo sia troppo.
Trovo in generale buone sia le musiche che le animazioni anche se sono convinto che l'anime non verrà mai ricordato per queste due caratteristiche.
Insomma: sono assolutamente soddisfatto di questa nuova versione animata de "Le Bizzarre avventure di JoJo" che sono convinto rende entusiasti tutti i fan del manga ma che credo sia in grado di coinvolgere nuovi appassionati che non hannno mai letto la saga generazionale di Araki.
A dire il vero è uscita una serie di pochi episodi oltre a qualche OAV che raccontava le vicende di Jotaro Kujo protagonista della terza serie di "JoJo". Un anime squallido che poco ha a che vedere con la storia originale tratta dal fumetto.
Finalmente quest'anno invece è iniziato questo anime che ripercorre l'intera saga di JoJo fin dal primo numero e seguendo di pari passo le vicende del manga di Araki. Siamo solo all'inizio e, attualmente, è stata animata la prima saga e la primissima parte della seconda.
Che dire del lavoro svolto finora?
Per me gli autori stan facendo un ottimo lavoro: l'anime, finalmente, ripercorre "fedelmente" la storia del manga, fatta eccezione, per qualche breve taglio qua e là che ritengo praticamente insignificante e quasi trascurabile. L'anime è fatto un po in "vecchio stile" quasi come si volesse meglio adattare agli anni in cui è uscito il fumetto (la prima serie del manga in Giappone è stata pubblicata nel 1987!): spesso vengono disegnate anche le onomatopee e nel tono dei dialoghi, c'è un'enfasi "assurda" che pare quasi ridicola ma che riesce a sottolineare bene la follia e bizzarria dei personaggi presenti in "JoJo". Il manga è particolarmente crudo e le scene splatter non vengono certo risparmiate al lettore. Nell'anime invece tutto questo viene reso più soft: di questo mi dispiace molto ma, francamente, me lo aspettavo visto il target di pubblico a cui l'opera è destinata.
Gli oltre mille capitoli usciti del manga permettono agli autori dell'anime di non dover inserire inutili episodi filler e di non perdersi troppo ad allungare il brodo: bastano 3 puntate per ripercorrere un intero tankobon e questo non può che farmi piacere: ritmo di narrazione veloce, ma senza la sensazione che lo sia troppo.
Trovo in generale buone sia le musiche che le animazioni anche se sono convinto che l'anime non verrà mai ricordato per queste due caratteristiche.
Insomma: sono assolutamente soddisfatto di questa nuova versione animata de "Le Bizzarre avventure di JoJo" che sono convinto rende entusiasti tutti i fan del manga ma che credo sia in grado di coinvolgere nuovi appassionati che non hannno mai letto la saga generazionale di Araki.