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Otaku moderato

Episodi visti: 24/24 --- Voto 8,5
Attenzione: la recensione contiene spoiler

Libertà, fama, vendetta, caduta, amicizia e morte. Sei aggettivi che culminano in una sola e decisiva azione: rivoluzione.
Molti di noi sanno cosa sono la guerra e la rivoluzione e, a furia di vederle nei film, nella nostra ingenuità, si credeva che fossero roba da niente, specialmente nella mentalità di un adolescente; quando li si prova con mano, tutto quello che si credeva è ben lungi dall'esserlo.
Cosa succederebbe se a venire coinvolti nella guerra fossero stati un gruppo di adolescenti di una scuola superiore, che tutto un tratto si ritrovano a imbracciare le armi e a comportarsi da adulti in una guerra che non li dovrebbe neppure coinvolgere, per via dell'incommensurabile cupidigia degli adulti?

E' questa la risposta che "Valvrave the Liberator" offre, ovvero un gruppo di adolescenti che verranno coinvolti in un sanguinoso conflitto, lontani da casa e con probabilità scarsissime di tornarci, in cui dovranno mettersi in gioco, sia nella vita che sul campo di battaglia, in uno spazio blu brillante che verrà puntualmente acceso del rosso del conflitto tra mecha, in cui a spuntare saranno appunto i colorati, bellissimi ma pericolosi modelli Valvrave pilotati da cinque giovani; tra di loro figura colui che passerà alla storia come "il ragazzo che ha combattuto contro il mondo".
E, in tutto questo, il mondo non potrà fare a meno di guardare grazie alla macchina mediatica dei social.

Ambientato in un contesto futuristico, in cui il 70% dell'umanità si è trasferita nello spazio grazie a un sistema di Module uniti fra loro in una sfera di Dyson in grado di replicare la vita della Terra, il palcoscenico principale è il Module 77, in cui sorge l'istituto Sakimori, dove gli studenti vivono la loro vita di tutti i giorni; tra essi troviamo il protagonista Haruto Tokishima, tipico ragazzo come tanti che, come da prassi tipica dell'adolescenza, è innamorato della compagna di classe nonché amica d'infanzia Shoko Sashinami.
La situazione politica, purtroppo, è nel caos, dal momento che le due superpotenze principali del mondo, ARUS e Dorssia, sono in procinto di entrare in guerra, mentre il terzo stato JIOR, neutrale, sorge proprio nel Module 77. E proprio Dorssia rompe la neutralità di JIOR, invadendola, dal momento che alcuni soldati spia, ovvero L-Elf, A-Drei- Q-Vier e H-Neun, guidati dal sinistro colonnello Cain, hanno scoperto che, nei sotterranei del Module, JIOR stava sviluppando in segreto un'arma robotica umanoide top-secret col nome in codice Valvrave e, nel caos che ne segue, l'arma viene mandata in superficie.
In tutto questo, Haruto e amici tentano la fuga, quando un'esplosione coinvolge la povera Shoko, e Haruto, credendola morta, viene immediatamente consumato dal desiderio di vendetta, dal momento che prima dell'attacco era sul punto di dichiararsi a lei. L'apparizione del gigantesco robot è per lui un'occasione da non perdere, ma, una volta salito, nel tentativo di attivarlo, legge una frase: "Vuoi rinunciare a essere umano?", seguita dall'apparizione di una specie di fata virtuale. Ma la vendetta è troppo forte e, senza pensarci due volte, risponde "Sì"; dopo che gli viene iniettato qualcosa, riesce ad attivare il mezzo e a distruggere i mecha di Dorssia, mostrando le incredibili prodezze del Valvrave.
Una volta sceso a terra, L-Elf lo pugnala al cuore, e si appresta a requisire il mezzo, ma incredibilmente Haruto si risveglia, con le ferite rigenerate, e in un modo quasi animalesco gli morde il collo: il risultato è uno scambio di corpi. Sfruttando le abilità di soldato del giovane di Dorssia, Haruto riesce a rimettere le mani sul Valvrave, e con un altro morso ri-acquisisce il suo corpo. Nella battaglia che segue, il motore del Valvrave si surriscalda e il mezzo si arresta (mostrando di fatto un autonomia limitata, indicata dalla temperatura numerica che non deve superare i 100), ma, in questa situazione disperata, una telefonata riaccende la speranza: Shoko si è incredibilmente salvata dall'esplosione, e per Haruto la gioia è grande e il desiderio di raggiungerla troppo alto. Il Valvrave gliene dà la possibilità, in quanto utilizzerà una tecnica devastante che costringerà le forze di Dorssia alla ritirata.
Ma la vittoria rimarrà comunque amara per il giovane, dal momento che i "poteri" che ha acquisito lo hanno reso un mostro, e quindi rinuncia a malincuore a dichiararsi.

Le prodezze effettuate con il Valvrave lo hanno reso un eroe, sia per gli studenti dell'istituto sia agli occhi del mondo. Quando riescono a sventare un complotto delle alte sfere di ARUS di requisire il mezzo a loro danno, gli studenti dell'istituto decidono di dichiarare l'indipendenza e, staccato il Module 77 dalla struttura, fondano un mini-stato indipendente; se verrà violato, cederanno a una delle due superpotenze il Valvrave.
Ma Dorssia, in particolare il colonnello Cain, vuole avere quel mezzo a tutti i costi, e quindi intensificherà gli attacchi nei confronti del Module 77, ma dovrà fare i conti sia con le accurate strategie del traditore L-Elf, il quale vuole unire le forze con gli studenti ai danni di Dorssia per un motivo molto personale, sia con il Valvrave, che, col passare del tempo, verrà affiancato da altri quattro modelli, pilotati dai compagni di scuola, nonché amici di Haruto, ognuno per un motivo diverso. Ma le vicende saranno più aspre del previsto.

Oltre a mostrare un mecha design semplicemente favoloso, unito a combattimenti da cardiopalma che nel corso delle vicende aumentano in un crescendo di tattiche ed esperienze, la serie nella prima metà mostra una tranquilla ambientazione scolastica, mentre nell'altra metà cambia completamente registro, diventando sempre più drammatica e pesante (e purtroppo anche cruda in alcuni passaggi), dato il contesto di guerra che essa offre.

Analizziamo i cinque piloti dei Valvrave, tutti con un carattere completamente diverso, che per circostanze assurde si ritroveranno a scendere sul campo di battaglia; tutti quanti, salendo a bordo dei loro mezzi, acquisiranno i medesimi poteri di Haruto.
Di Haruto ho già parlato sopra, piloterà il modello I, quello rosso, ma nel corso della vicenda dovrà crescere molto rapidamente, specialmente per via dei suoi poteri che lo portano in alcuni periodi a delle perdite di controllo, e che nel terz'ultimo episodio culmineranno in una "situazione" che lo complicherà a livello sentimentale nei confronti di Shoko, la quale anche lei dovrà crescere, abbandonando la sua irrequietezza giovanile.
La seconda a entrare in scena è Saki Rukino, una compagna di scuola, la quale punta a diventare una idol e, pur di farsi notare, non esiterà un secondo a salire sul modello IV, quello verde (che verrà chiamato Carmilla). Anch'ella è un personaggio molto complesso, dal momento che vede Shoko sia come amica, ma anche, seppur in segreto, come rivale in amore, dal momento che anche lei nutre dei sentimenti per Haruto.
Il prossimo a entrare in azione è il capoclasse Kyuma Inuzuka, a bordo del modello V, di colore blu, mentre a pilotare il modello III, quello giallo, vi è Raizo Yamada, il quale ama farsi chiamare Thunder. Il motivo che li ha spinti a scendere in campo è soltanto uno: la vendetta.
L'ultima ad apparire, a bordo del modello VI di colore viola, è Akira Renbokoji, una ragazza esperta d'informatica con un drammatico passato di bullismo che l'ha portata ad avere paura del mondo; l'amicizia che svilupperà con Shoko le permetterà di uscire dal guscio in cui si era rinchiusa e salvarla da un pericolo mortale.

Tutti i cinque Valvrave, a parte il periodo di autonomia limitata, si riveleranno dei mezzi pieni di sorprese, con stili di combattimento diversi e adatti al loro pilota (i quali, dati i loro poteri, verranno chiamati Kamitsuki, termine che verrà crudelmente coniato col sangue). Ma un altro modello si nasconde nell'istituto...

Qui termina la mia analisi sulla prima stagione di "Valvrave the Liberator", che sotto la facciata di una serie adatta a un pubblico senza troppe pretese finirà invece per osare a livello contenutistico, mostrando la guerra per quello che è, senza troppi giri di parole ma in maniera diretta e brutale.
Adatta soltanto a chi cerca emozioni forti, come una rosa che mostra le sue spine (in riferimento alla bellissima opening), mentre quelli che non le hanno mai provate, tra cui il sottoscritto, avranno un assaggio di quelli che sono gli anime di stampo maturo.

E la verità del mondo (almeno in questa serie) è ancora lontana...

Attenzione: il seguente paragrafo analizza la parte di storia che va dall'episodio 13 all'episodio 24. Potrebbe contenere spoiler

Urliamo "Rivoluzione!" Con queste parole, tratte dall'opening, conosciamo quello che l'umanità dovrà urlare in vista degli accadimenti che capiteranno nella seconda stagione di "Valvrave The Liberator". Ma, se nella prima stagione l'atmosfera si era fatta molto pesante, beh, quello era nient'altro che l'antipasto.

A seguito degli ultimi accadimenti avvenuti nel Module 77, i giovani protagonisti ora sono al sicuro sulla Luna, poiché messi sotto protezione delle forze di ARUS. Ma gli avvenimenti accaduti all'interno dell'hangar in cui si è consumato l'ultimo scontro hanno portato a nuovi interrogativi nei confronti delle forze di Dorssia, e quindi, tempo dopo, Haruto e compagni piloti, insieme a dei volontari, accompagnati da L-Elf, decidono di scendere sulla Terra per cercare risposte. Nel rientro nell'atmosfera, un micidiale fuori-programma li farà atterrare nel mezzo del territorio di Dorssia, e lì, in territorio nemico, scopriranno una terribile verità sui loro nemici e sui Valvrave, i quali si riveleranno delle vere e proprie armi a doppio taglio. Anche nelle file nemiche vi saranno dei terremoti, in quanto A-Drei nutre dei sospetti nei confronti del colonnello Cain.

Anche questa stagione si può dividere in due parti, con la prima ambientata in territorio nemico; la seconda parte, nella battaglia decisiva dove alla fine verrà svelata la verità del mondo, porterà i piloti dei Valvrave in una cruenta lotta finale in una situazione iniziale da "soli contro tutti", infine culminata, ancora una volta con il linguaggio dei social media, nella vera e propria rivoluzione, che porterà l'umanità alla definitiva vittoria. Una vittoria che verrà pagata a caro prezzo.

Ancora una volta, spettacolari battaglie da cardiopalma in un crescendo di esperienze, tattiche e, stavolta, di potenziamenti.
Preparatevi a una conclusione emozionante, che forse non piacerà a tutti, ma comunque d'impatto.


 2
Meganoide

Episodi visti: 24/24 --- Voto 4
Si sa, le opere che hanno un certo grado di successo, e si prestano bene alla riproducibilità, spesso "figliano". Non serve che l'opera in questione sia ottima affinché questo avvenga, basta solo che sia talmente d'impatto da creare un trend. L'hanno fatto opere come "Mobile Suit Gundam", "Macross", o "Neon Genesis Evangelion", tanto per citarne alcune. Esse erano tutte opere sopra le righe, e hanno creato molti figli, alcuni pessimi e di cattivo gusto, e altri buoni/ottimi, che non sfigurano a fianco dell'opera madre. Ma cosa succede se a figliare non è un'ottima opera? In una parola: "l'orrore". L'opera sotto esame è indubbiamente figlia del trend iniziato con "Code Geass", un'opera che il sottoscritto ritiene buona, ma lontana dall'essere il capolavoro moderno dello studio Sunrise. Innanzitutto l'opera madre non è affatto originale, ma figlia del caposaldo "Mobile Suit Gundam", che nonostante abbia più di trent'anni, continua a fornire spunti. Inoltre presenta una certa commistione di generi che a tratti è indigesta, ma resa scorrevole dal regista Taniguchi.

E le opere figlie, costruite a tavolino per correre dietro al trend? La risposta è semplice: vi troverete di fronte a roba come "Valvrave the Liberator".
Iniziamo dalla trama. L'umanità sta vivendo un periodo di espansione tecnologica, che permette alla gente di lasciare il pianeta madre e andare a trasferirsi su città spaziali, organizzate attorno al Sole nel modello della "sfera di Dyson" (citazione tanto colta quanto inutile), e naturalmente sono nel contempo sorte le varie alleanze militari che combattono fra di loro. I protagonisti vivono su una piattaforma/accademia della nazione neutrale di JIOR, che viene proverbialmente attaccata per via delle superarmi prodotte e stoccate all'interno: i Gund... ehm, i Valvrave. E ovviamente il protagonista di turno ruzzola dentro uno di questi, salvando la situazione.

È palese che non sia un'idea originale; ma gli autori, memori del successo di "Code Geass", hanno inserito parecchi elementi di commistione, come il setting scolastico e una certa componente "soprannaturale". Nelle prime battute dell'anime notiamo come alcuni bishonen (ringrazio calorosamente "Gundam Wing" per quest'elemento) si infiltrino senza problemi nell'istituto segreto, ma qualcosa va storto e il nostro protagonista, Haruto, si ritrova nel Valvrave e salva la baracca, per poi scoprire di essere diventato un "vampiro" che "body-swappa" il prossimo.

La reazione più normale sarebbe il proverbiale "tanta roba eh...". Il problema maggiore è tuttavia tenerla insieme. E infatti, terminate le premesse, ci si accorge che le cose non ingranano troppo bene. Inizia il viaggio, componente cara sia al Tomino di "Gundam" e "Ideon", sia al Kawamori di "Macross". Come nelle opere sopracitate, i protagonisti cercano una parvenza di normalità, o perlomeno sarebbe bello che fosse così. Infatti le cose vanno avanti normalmente, e gli attacchi del nemico sono intervalli fra una sorta di patetico slice of life e/o situazioni assurde, e l'altra. Oppure le situazioni patetiche sono intervalli fra un attacco e l'altro. Vedetela come volete, ma quelle cose sono come l'acqua e l'olio. La prima metà dell'anime si trascina con questo leitmotiv, condito dal miglior trash in circolazione e con scene da commedia scolastica di quart'ordine, che ovviamente stridono col fatto che sono braccati da una superpotenza.

Quindi le cose migliorano un pochino, nonostante i drammoni ruffiani per tentare di guadagnarsi il tag "drammatico". Ho trovato particolarmente disturbante come viene trattata la morte, dove basta un clic per fare le condoglianze, manco fosse un "mi piace". Francamente una 'pattumata' gargantuesca come questa renderebbe meritevole già da sola la bocciatura, ma per fortuna il tutto accade nella parte migliore, e di conseguenza questo non ti ammazza la voglia di portarlo a termine (se l'hai guardato fin qui, tanto vale fare trentuno). In ogni caso, la drammaticità fa scivolare il setting scolastico in secondo piano, e il fatto che le parti di combattimento siano di gran livello, rende una frazione dell'anime (globalmente dalla puntata 7 alla 9) gradevole. Tuttavia, quando si poteva pensare che le cose si stessero facendo serie, la tanto temuta componente torna di prepotenza, giungendo a nuovi orizzonti di bassezza. Si giunge a momenti che mi hanno fatto ricordare il famigerato "Final Fantasy 8", uniti a un episodio che giustifica il nomignolo "Vulvrape" affibbiato da coloro che non apprezzano particolarmente l'anime in questione. Il finale dell'opera è degno di ciò che è stato costruito finora: nonostante la quantità del trash diminuisca (mancano due episodi per giustificare la trama) permangono comunque episodi da ulcera, in grado di rovinare scelte particolarmente buone concomitanti negli episodi stessi. Se poi credevate che l'inizio avesse parecchia carne al fuoco, aspettate il finale, dove in pochi secondi vedrete tante occhiatine a varie altre opere d'animazione che fino a quel momento erano state violate solo in modo marginale.

Per quanto riguarda i personaggi, è mio dovere constatare come si ricada nei soliti cliché: protagonista buono ma un po' tocco, neo-Machiavelli della situazione, i già citati e temuti bishonen assassini, l'amica d'infanzia, l'idol con i suoi problemi (perché la fama non fa la felicità), l'esagitato, eccetera. Una cosa particolarmente disturbante è la schizofrenia mostrata dagli abitanti della piattaforma/accademia: prima sono contenti come una Pasqua di autogestirsi (come se fossero al liceo e potessero evitare un paio d'ore di lezione), poi, appena qualcuno tira loro delle bombe addosso, iniziano ad aizzarsi contro coloro che avevano caldeggiato l'indipendenza, come se quella scuola fosse in realtà un istituto di recupero per soggetti borderline.
Sul versante nemico non è che la situazione sia più rosea: a parte qualcuno, troverete il vuoto a livello di caratterizzazione. Il fatto che io faccia veramente fatica a ricordare i nomi del cast di quest'opera la dice lunga sulla loro capacità di rimanere impressi.

Tuttavia non ci sono solo aspetti negativi. Bisogna ammettere che il comparto tecnico è sopra le righe, e le sezioni di combattimento sono generalmente sempre gradevoli. Forse i colori sono in generale un tantino troppo sgargianti, ma non inficiano la bontà del comparto video. Pure l'audio è ottimo e accompagna bene le scene d'azione, e le sigle sono buone.

È dunque giunto il momento di tirare le somme. La prima metà dell'anime è la fiera del già visto, e ovunque l'abbiate già visto, l'avete sicuramente visto meglio. La seconda metà corregge parzialmente la rotta, pur non eliminando le cause prime che caratterizzano negativamente l'opera, che sfortunatamente pesano fino alla fine. L'ultimo episodio non chiude nulla, ma lascia un finale aperto per via della seconda stagione.
Il mio voto finale è un 4, in virtù dell'ottimo comparto tecnico; ma non avrei esitato a dare di meno, se avessi trovato carente pure questo. "Valvrave the Liberator" è un anime che strizza l'occhio ai fan di "Code Geass" e ai fan di "Gundam" in generale. Il mio auspicio è che essi interpretino il gesto dell'occhiolino come ambiguo, e ne stiano alla larga.


 6
npepataecozz

Episodi visti: 12/24 --- Voto 5
Era un po' di tempo che sentivo il desiderio di vedermi un bel mecha di ultima generazione. Nonostante i miei tentativi, infatti, l'impresa si era rivelata essere piuttosto ardua, in quanto da un lato alcuni titoli che avevo puntato erano dei seguiti, ed era difficile andare a ripescare le serie originarie (e io sono uno pignolo per queste cose), e dall'altro ho dovuto constatare la presenza di una certa penuria nel settore, almeno per quanto riguarda il tipo di mecha che cercavo io, ossia quello col classico robottone e non con semplici macchine da combattimento.
Così, quando ho saputo della realizzazione di questo anime, l'ho subito inserito nella mia lista dei titoli da vedere. A incoraggiarmi erano anche taluni commenti secondo cui questo "Valvrave the Liberator" sarebbe stato un titolo che avrebbe rilanciato per l'ennesima volta l'intero genere; e in fondo il fatto che l'autore fosse lo stesso di "Code geass" e "Guilty Crown" sembrava una garanzia in questo senso. Purtroppo stavo andando incontro a una cocentissima delusione.

Cominciamo dalla trama: ambientato in un futuro più o meno lontano, in cui il 70% della razza umana ha abbandonato la Terra e vive nello spazio, la situazione geopolitica rappresentata appare simile a quella post Seconda Guerra Mondiale, in cui esistono due blocchi, uno guidato dalla Drussia e l'altro dall'Arus, ossia da quelli che oggi chiameremmo Russia e Stati Uniti (che fantasia...). La cosa mi sembrava già abbastanza anacronistica di per sé; in più, non ho capito come mai il presidente drusso arringava le folle da una struttura che ricopiava palesemente il Vaticano. Ad ogni modo, accanto alle due superpotenze, troviamo una terza piccola nazione indipendente chiamata Jioru; ed è sostanzialmente qui che si svolge l'azione.
A seguito di un attacco improvviso dei Drussi la piccola nazione sta per capitolare, ma, come vuole la tradizione, un ragazzo qualsiasi trova un potente robot (il Valvrave appunto) e con questo riesce a sconfiggere l'intero esercito nemico. Haruto, questo il nome del pilota, pagherà però il suo atto di eroismo con un sacrificio personale: per poter guidare il Valvrave è costretto a rinunciare alla sua umanità.

Dalla descrizione della trama il lettore sarà portato a pensare a una trama banale ma non necessariamente brutta; si potrà dire che questo "Valvrave the Liberator" segue delle linee tradizionali, e non per questo può essere criticato a prescindere. Il problema è che tutto ciò che accade intorno a queste che sono le linee generali dell'azione è (alternativamente o non) stupido, stucchevole, infantile, assurdo, insensato e incoerente. E' impossibile, per chi scrive, fare un elenco di tutte le scempiaggini compiute, tanto grande è il loro numero; certo è che le domande che farei, se potessi, all'autore di questo anime sarebbero davvero moltissime.

La parte prettamente mecha riesce, entro certi limiti, a salvarsi dalla confusione generale: niente di eccezionale, per la verità, si segue una linea tradizionalissima fatta di periodici attacchi dei cattivi, intervento dei robot e vittoria in battaglia. Quella che, però, rovina tutto è la parte sociale, con personaggi privi di qualsiasi tipo di fascino e assolutamente inguardabili, con una psicologia da bambini da terza elementare che alla lunga diventa terribilmente irritante.

Insomma, se questo "Valvrave the Liberator" doveva rilanciare il genere mecha, a mio avviso fallisce alla grande; questo compito dovrà essere necessariamente affidato a qualcun altro. Tuttavia credo che darò un'occhiata anche alla seconda serie, sperando che nel frattempo si sia voltato pagina e si cominci a far davvero sul serio; in fondo, proprio l'ultimo episodio sembrava aprire uno spiraglio a questa possibilità. Me lo auguro perché, altrimenti, il mio sarebbe solo inutile masochismo. Il mio voto è quattro è mezzo, arrotondato a cinque... non so perché.

ioale82

 2
ioale82

Episodi visti: 12/24 --- Voto 5
Vi consiglierei di vedere quest'anime solo per i robottoni. Spettacolari è dir poco. Il loro funzionamento, spiegato solo alla fine della seconda stagione, mi ha lasciato con l'amaro in bocca: perché nascondere quest'interessante informazione fino alla fine, invece che usarla per rendere questa serie davvero avvincente?
Per il resto, la trama è scadente e pure i personaggi sono stati sviluppati poco e male. Diciamo che tutta la serie è un'accozzaglia di idee buttate lì tanto per portare a termine i dodici + dodici episodi. Tanto che per mettere un po' di suspense si sono inventati di dividere la serie in due moduli, ma non ce n'era assolutamente bisogno. Una serie da evitare, a mio avviso, difficile anche da seguire, che non appassiona. Il cinque va ai robottoni e alla grafica.


 3
Izaya_Orihara

Episodi visti: 24/24 --- Voto 9
Nella recensione parlo della serie completa, quindi anche della seconda parte, di cui non faccio spoiler.

Quest'anno sono stati prodotti molti anime che hanno fatto e faranno parlare di sé per un bel po' di tempo, nel bene o nel male: "Danganronpa", "WataMote", "Sasami-san@Ganbaranai", "Free!", "Shingeki no Kyojin" e tanti altri. Tra questi rientra sicuramente anche "Valvrave the Liberator", senza dubbi la serie robotica più famosa e discussa nel 2013, che ha diviso gli spettatori a metà: molti lo hanno idolatrato, mentre tanti altri denigrato. Bene o male "Valvrave the Liberator" fa parlare di sé, non lascia indifferenti, ed è stata una delle serie più attese e seguite nel 2013, riuscendo a intrattenere e non annoiare lo spettatore grazie alla sua trama e ai suoi sviluppi controversi e non anonimi.
"Valvrave the Liberator" (o "Kakumeiki Valvrave") è un anime di Ichiro Okouchi della buona stagione primaverile 2013, che conta dodici episodi per ogni serie (la seconda viene rilasciata nell'autunno 2013), prodotta dallo studio d'animazione giapponese Sunrise.

"Valvrave the Liberator" può essere considerato come un mix di generi, o, entrando più nello specifico, un minestrone che ha come ingredienti innumerevoli tematiche. A volte queste tematiche vanno a sfiorare l'esagerato e l'assurdo; proprio per questo l'autore rischia di cadere interamente nella fossa, visto che il suo prodotto è così dannatamente anomalo che può apparire allo spettatore come una ciofeca, così come una serie spettacolare e, in alcuni casi, un piccolo capolavoro. Detto in parole povere: o lo si ama, o lo si odia, proprio perché è una serie particolare che rompe gli schemi del robotico classico, proponendo una narrazione e delle tematiche raramente riscontrabili nelle opere del suo stesso genere. Troviamo infatti tematiche quali: stupro, vampirismo, indipendenza di una scuola, ambientazioni nello spazio, scambi d'identità, ribellioni, scontri galattici con robottoni, piano politico sulla supremazia e tante altre tematiche che difficilmente vengono inserite tutte insieme in una sola serie.

La prima parte dell'opera segue gli stereotipi dei mecha classici, ovvero: attacco del nemico, nemico respinto, con ripetizione del giro fino a una svolta sul finale; dicendo ciò andrei in contraddizione con quello scritto qui sopra, ma c'è da sottolineare che "Valvrave the Liberator" dà il meglio soprattutto nella seconda parte. La prima parte, infatti, ci lascia poco e niente: tanti combattimenti, con poca utilità (se non far godere lo spettatore per la magnifica animazione), e input che però rischiavano di essere lasciati a sé stessi. Tutto si fa più serio nella seconda parte, dove la serie entra nel vivo e si distacca dagli stereotipi classici, andando per la sua strada; toglie ogni dubbio allo spettatore, fornendo le varie spiegazioni e quindi ponendo talvolta ulteriori interrogativi, e forma un via vai di colpi di scena mai banali o scontati. La serie va a toccare anche nel profondo; infatti riesce a coinvolgere ed emozionare lo spettatore, o meglio, rattristarlo per ciò che succede. Anche i personaggi costituiscono il pregio della serie: all'inizio sembrano banali e stupidi, ma anche loro danno il meglio di sé dalla seconda parte in poi, riuscendo a non cadere mai nello scontato o nel forzato, anche grazie a come è gestita dall'autore la loro caratterizzazione, ma soprattutto il loro sviluppo nel corso della serie. Ogni personaggio viene approfondito grazie a vari flashback.

Sull'animazione non c'è molto da dire: godetevela nella prima serie, dove è più che ottima, perché nella seconda subisce un calo. L'apparato sonoro ci regala musiche davvero belle: opening ed ending sono molto orecchiabili mentre le OST sempre coinvolgenti. Lo stile dei personaggi è carino.
Infine, è una serie che sento di premiare in quanto mi ha coinvolto per tutti i ventiquattro episodi, ma che non è esente da difetti o da imperfezioni; alla fine, o la si ama, accettandone le anomale tematiche, o la si odia, criticandole. Io la definirei "una genialata d'autore"! Consigliata.


 4
Giuseppes93

Episodi visti: 24/24 --- Voto 6
Attenzione: la seguente recensione analizza la parte di storia che va dall'episodio 13 all'episodio 24. Potrebbe contenere spoiler

"Valvrave the liberator 2" è un anime del 2013 realizzato dal celebre studio Sunrise, seguito della prima stagione trasmessa nello stesso anno.

In questa seconda stagione continua la guerra tra gli studenti del Module 77, capitanati dai piloti dei Valvrave, contro Dorrsia. Vengono svelati molti aspetti che nella prima stagione erano stati celati: sapremo di più sui Magius, strane creature extraterrestri in qualche modo connesse con i nostri giganti mecha, sui Valvrave stessi, sul passato di L-Elf e le motivazioni che lo hanno spinto a tradire Dorrsia e a schierarsi con Haruto e i suoi.

Questo seguito, quindi , risulta molto più godibile rispetto alla prima stagione, proprio perché vengono spiegati tutti questi "misteri" e la storia risulta maggiormente comprensibile; ciononostante, anche questa serie paga la scellerata tecnica narrativa della prima stagione, raccontata in modo eccessivamente complesso e contorto, nonostante fossero anche stati "sprecati" alcuni episodi in filler, lasciando solo agli ultimi episodi l'arduo compito (a dire il vero, non del tutto svolto) di sviluppare completamente la trama e spiegarne tutti gli aspetti.

Oltre questi difetti, "Valvrave the liberator 2" paga anche gravi cali a livello di sceneggiatura e una moltitudine di personaggi poco caratterizzati, per i quali non c'è stato il miglioramento sperato rispetto alla prima stagione.

Nonostante questi difetti, "Valvrave the liberator 2" risulta essere una serie comunque apprezzabile, ottimamente realizzata sotto il profilo tecnico, caratterizzata da una storia interessante e mai noiosa, un buon e non eccessivo uso della CG (soprattutto nella realizzazione dei mecha), un chara abbastanza gradevole e originale e una colonna sonora di buon livello, con particolare riferimento alle opening ed ending.

Un'occasione sprecata, quindi, per Sunrise, che realizza un anime ben supportato dal punto di vista tecnico ma con gravi e imperdonabili lacune sparse un po' ovunque. Se cercate un capolavoro del genere robotico statene alla larga, altrimenti dategli un'occhiata.


 6
kaio1982

Episodi visti: 12/24 --- Voto 3
"Valvrave the Liberator" è una serie mecha uscita in Giappone nella primavera del 2013, e sarebbe stato meglio che non fosse mai uscita. Già, perché "Valvrave the Liberator" è un disastro totale, l'ennesima dimostrazione che il genere mecha d'autore è ormai quasi morto. L'unica serie mecha attuale all'altezza delle grandi serie del passato è la superba e recente "Mobile Suit Gundam Unicorn", che, paragonata a questa serie per otaku giapponesi, è una supernova di qualità e serietà totale. Di "Valvrave the Liberator" solo il comparto tecnico e la caratterizzazione dei personaggi adolescenti si salvano, ma tutto il resto è talmente disastroso, che devo assolutamente citarne i giganteschi difetti.

Il difetto principale è la totale mancanza di serietà e spessore, sia della sceneggiatura che dei personaggi. I nemici sono caratterizzati in modo pessimo, tanto che addirittura superano in immaturità e mancanza di carisma gli spensierati adolescenti protagonisti. La trama è una scopiazzatura spudorata delle serie di "Gundam U.C.", con l'aggravante dell'aggiunta di tutta una serie di sciocchezze e stupidaggini tecnologiche attuali e modaiole, che, oltre ad essere irritanti e lontane dal genere, faranno invecchiare "Valvrave the Liberator" rapidamente. Infatti, l'errore principale che si possa fare in una serie ambientata nel futuro (vale anche per il film americani) è quello di presentare cellulari o altre tecnologie molto cool, che naturalmente col passar del tempo diventano obsolete, finendo per far invecchiare inesorabilmente la serie.
Un altro difetto (il più irritante) è l'assurdità delle scelte narrative. È davvero insensato che una scuola piena di ragazzini, soltanto perché sono in possesso dei Valvrave, possa trasformarsi in uno stato galattico indipendente... assurdo. La gestione di potenti mecha, e specialmente quella ad opera degli studenti, è anni luce lontana dall'essere credibile nella realtà, figuriamoci in una situazione di guerra dove gli avversari sono sia adulti che potenti.
Bisogna inoltre sottolineare le innumerevoli stupidaggini otaku create ad arte, come ad esempio i cellulari cool onnipresenti, sempre pieni di messaggini e connessione perpetua online. Strano, ero convinto che queste tecnologie appartengano a quest'epoca, anziché a un lontano futuro. Inoltre, il culmine dell'assurdità viene raggiunta dall'immancabile J-Pop idol che, mentre combatte (non chiedetemi come ha imparato) in guerra con altri mecha, si preoccupa con assoluta calma di essere seguita dai suoi fan via smartphone... patetica. Come se tutto questo non bastasse, ci si mette uno strano potere sicuramente interessante (quello di impossessarsi di altri corpi sotto un impeto irrefrenabile di follia, con tanto di morsi sanguinolenti) ma assolutamente fuori luogo dal genere e buttato a caso in mezzo agli episodi, senza darne una chiara spiegazione narrativa.

La caratterizzazione dei personaggi è più che discreta. Shoko, la bella e dolce ragazza adolescente, ha un carattere sbarazzino e spensierato, decisamente pudica e piena di idee e sentimenti. Haruto mi è parso decisamente poco carismatico e anonimo, sicuramente il peggiore tra i ragazzi, mentre L-Elf era destinato ad essere il migliore come carisma e maturità, ma più avanti nella serie si perde. Gli altri vari adolescenti hanno un profilo comportamentale nella media. Purtroppo, a una discreta caratterizzazione dei personaggi della scuola, si oppone sia quella pessima e a volte infantile dei nemici, che la terribile sceneggiatura e narrazione, cause principali della scarsa qualità concettuale e strutturale di quest'anime.

Dal punto di vista strettamente tecnico, "Valvrave the Liberator" si presenta davvero bene. Il character design è ottimo, anche se le definizioni dei tratti dei nasi e del contorno degli occhi bisognava rifinirli meglio. Gli adulti non sono il massimo come stile, e i capelli sono decisamente meno curati rispetto ai ragazzini protagonisti. Il mecha design è ottimo per quanto riguarda i Valvrave, anche all'interno della cabina, mentre è pessimo quello dei mecha nemici. I fondali sono molto dettagliati e colorati, ma hanno come difetto una colorazione troppo finta e poco realistica. Le animazioni sono ottime e fanno il loro dovere, così come le musiche, che non sono niente di speciale, tranne la buona sigla iniziale dal sound dance. Il doppiaggio giapponese fa il suo dovere e anche il fansub italiano.

In definitiva, "Valvrave the Liberator" è un chiaro esempio della fine di un genere che ha detto tutto negli anni '80 ed è proseguito in lento declino fino al 2006. Questa serie la sconsiglio assolutamente agli amanti del genere (i puristi ne stiano alla larga), mentre chi cerca una serie scolastica, modaiola e piena di trovate otaku ne sarà entusiasta.


 2
Alexander

Episodi visti: 12/24 --- Voto 6
Prendete "Code Geass", togliete Lelouch, quadruplicate le forzature nella sceneggiatura, dilatate le scene scolastiche a scapito di quelle politiche/militari, riducetene tutta la profondità etica e filosofica a un: "anche (anzi, soprattutto!) nel bel mezzo di una guerra c'è tempo per un Festival Scolastico!", e otterrete "Valvrave the Liberator", anime che per via della superficiale somiglianza con il capolavoro sopra citato si preannunciava il più interessante del 2013, e si è invece rivelato di gran lunga il più deludente.
Dare un voto numerico è assai difficile, infatti questo è probabilmente l'anime più altalenante che abbia mai visto in vita mia: alternando idee geniali con scene talmente squallide da sembrare fatte apposta per prendere per i fondelli lo spettatore, per tutta la sua durata "Valvrave the Liberator" oscilla selvaggiamente lungo l'intera scala di valutazione, ma a far pendere l'ago della bilancia verso la bocciatura sono sicuramente quei due fatidici episodi, il quinto e il decimo, che, ne sono certo, rimarranno negli annali dei peggiori episodi della storia degli anime, e che da soli distruggono quanto di buono era stato messo insieme nel resto della serie.

Graficamente è al passo con i tempi (ottimo, quindi) e le battaglie sono spettacolari da guardare, nonostante la totale assenza di qualsivoglia forma di strategia; spunti interessanti spesso fanno capolino qua e là solo per poi essere affossate da qualche scena ridicola; alcuni personaggi (come L-ELF) hanno un grande carisma e contribuiscono a mantenere una parvenza di serietà all'anime, mentre gli altri (come Haruto) sono anonime macchiette stereotipate; altri ancora mostrano un enorme potenziale che verrà poi puntualmente stroncato da qualche comportamento idiota e insensato. Tra tutti, Shouko è senza dubbio il personaggio più rappresentativo dell'anime, per come riesce a cadere dalle stelle alle stalle nel giro di solo sei episodi: dopo essere stata presentata come un'esperta diplomatica in grado da sola di salvare una nazione grazie a un'intelligenza degna del miglior Lelouch, si passa a una completa decerebrata incapace di cavare un ragno dal buco senza l'aiuto di L-ELF, e la cui massima preoccupazione in tempo di guerra è di... oh Jesus! Meglio che non ci ripenso o mi viene da piangere, comunque l'ho accennato nell'introduzione.

Non voglio essere troppo cattivo con il voto perché si tratta solo della prima serie e c'è ancora spazio per miglioramenti; per ora posso dirvi questo: se anche voi come me vi siete avvicinati a "Valvrave the Liberator" sperando di trovare qualcosa che possa farvi rivivere le stesse emozioni di "Code Geass", lasciate ogni speranza e magari ripiegate su "Gundam 00".


 6
Ironic74

Episodi visti: 12/24 --- Voto 6
Il binomio Sunrise (tra i più famosi studi d'animazione nipponici) e mecha è da più di un quarto di secolo sinonimo di storie epiche e avventura. Dal leggendario "Mobile Suit Gundam" all'indimenticabile "Daitarn 3", arrivando ai recenti successi come le due serie di "Code Geass". Dopo le ennesime riproposizione gundamiche degli ultimi anni (ultima in ordine cronologico gli OAV di "Unicorn" nel 2012), nella primavera del 2012 Sunrise sembra voltare pagina e presentare finalmente un titolo mecha completamente nuovo: "Valvrave the Liberator".
L'intento è da subito chiaro e attuato in puro stile Sunrise, e cioè quello di riadattare per l'ennesima volta il genere che ha fatto la storia di questo studio e rapportarlo al nuovo decennio, in modo da essere apprezzato anche dalla generazione che sta crescendo con smartphone e tablet, e non solo dai nostalgici anni '70/'80/'90. Un'operazione di svecchiamento giudicata evidentemente necessaria, tanto da giustificare l'impiego di uno staff che esprima buona parte del meglio che può offrire oggi questo studio, lasciando mano libera a quell'Ichiro Okouchi, già dietro titoli come "Code Geass" e "Planetes".

Queste le premesse per spiegare come si è arrivati a questo titolo, ma quello che davvero interessa se state leggendo questa recensione è se valga la pena visionare questo mecha del nuovo decennio. Il mio personalissimo parere, da appassionato "vintage" cresciuto a pane e robottoni quando era piccolo e che non disdegna ritornare ai vecchi amori a patto che ne valga la pena, è quello di valutare cosa effettivamente si cerchi in "Valvrave the Liberator"; se siete infatti degli appassionati del genere, se avete visto tutte le infinite serie dei vari universi gundamici e siete alla ricerca di un titolo mecha "adulto" degno del meglio dei titoli Sunrise del passato, allora smettete di leggere qui e subito. Questo titolo non fa per voi!
Se invece siete in cerca di un prodotto per puro intrattenimento, magari uno "scolastico" condito con altra salsa, allora date pure una chance a questa serie. "Ma non era un mecha?", direte voi. In realtà, come ormai è consuetudine di queste ultime annate, "Valvrave the Liberator" non è altro che un commistione di generi diversi, cosa che in alcuni casi (vedi "Madoka Magica") genera qualcosa di interessante, ma in questo risulta piuttosto forzoso e mal gestito. La trama parte su un impianto narrativo collaudato, e ovviamente è quello di stampo gundamico.

Nel futuro l'umanità vive in colonie spaziali, dentro enormi biosfere orbitanti intorno al Sole. Tra due grandi potenze in lotta per la supremazia totale c'è anche il piccolo stato neutrale di Jior, che riesce a vivere prospero e pacifico fino a un'inevitabile aggressione da parte di Dorsia, un impero antidemocratico basato sulla forza militare. Gli unici a contrastare l'invasione sono gli studenti della scuola superiore Sakimori High School, facenti parte della biosfera orbitante "Module 77". Il giovane Haruto, infatti, riesce a impadronirsi di un robot antropomorfo venuto alla luce durante i bombardamenti, il Valvrave, e come nei buoni vecchi robotici (vedi appunto "Gundam" o "Mazinga") riesce subito a comprenderne il funzionamento e a sconfiggere i nemici, anche se, senza fare spoiler, in questo caso ci sono delle ragioni per questo. Ne segue un susseguirsi caotico di azioni e avvenimenti che, tra alti e bassi, rasenta a volte il paradossale, se non il trash, per ritornare poi (anche se per poco) nell'alveo di una trama mecha standard fatta di roboanti battaglie spaziali. Di solito, se la trama non brilla, a tirar su una serie del genere è un protagonista ricco di carisma, ma non è proprio questo il caso, dato che il povero Haruto pare essere succube di sé stesso, della situazione e dell'immancabile triangolo amoroso che viene a crearsi. Qualcosa di interessante sembra offrirla l'altra importante figura maschile, il dorsiano L-elf, ma poi finisce per perdersi nello stereotipo cucitogli addosso. Le figure femminili invece sono praticamente non pervenute, dalla intraprendente Shoko, che attraverso proposte sempre più strampalate riesce a farsi seguire da tutti, alla idol Saki Rukino, che non è neanche lontanamente l'ombra delle eroine "cantanti" della saga "Macross", a cui sicuramente è ispirata. Per quanto riguarda le figure di contorno, come spesso accade in questi casi, si è voluto eccedere, presentando un numero eccessivo di personaggi addensandoli in sole dodici puntate, con il risultato che praticamente tutti vengono dimenticati abbastanza velocemente senza grande rammarico.

Dal punto di vista estetico si rimane nella media di oggi, chara ordinario e animazioni standard, ma più che sufficienti nelle scene di battaglia. Il design del Valvrave, invece, mi è piaciuto molto, è stato addirittura uno dei motivi che mi ha spinto a visionare questo titolo, e anche le canzoni originali mi hanno colpito positivamente, in particolar modo la opening "Preserved Roses", davvero di impatto. Il mio voto finale però, nonostante una trama altalenante e dei personaggi inconsistenti, non è al di sotto della sufficienza e questo perché, dopo un disorientamento iniziale, ho ricalibrato le mie aspettative al puro intrattenimento che in fin dei conti questo titolo offre. Mentre viene annunciata una ovvia seconda stagione, dato il finale aperto e le poche spiegazioni di questa, che si spera alzi il livello generale dell'opera, al momento, a essere positivi, questo "Valvrave the Liberator" può essere considerato un "entry level" al genere robotico per le nuove generazioni, nella speranza che da questo poi possano passare a titoli di altro spessore e caratura.


 9
Minako85

Episodi visti: 12/24 --- Voto 3
"Valvrave the Liberator", recente anime della primavera 2013, a una prima occhiata pare un mecha relativamente interessante, con robottoni dal design accattivante e un cast variegato. Purtroppo, le potenzialità della serie sono state gettate alle ortiche con sapiente maestria da scelte sbagliate e elementi di cattivo gusto. Nel recensirlo, tenterò di essere il più generica possibile e di evitare spoiler.

In un mondo in cui la maggior parte degli uomini vive sulle colonie spaziali, la Terra è divisa in tre grandi nazioni: Dorssia, un impero militare, ARUS, una nazione dall'enorme potenza economica, e infine la neutrale JIOR. I nostri protagonisti appartengono a una colonia spaziale di JIOR, e sono normali studenti di una scuola superiore. Il nostro protagonista, Haruto, è un ragazzino senza grande carisma che è segretamente innamorato di Shoko, una sua energica compagna di classe. L'idillio della scuola è rotto da Dorssia, che decide di attaccare le colonie, infiltrando anche alcuni soldati che si mascherano da studenti, consci che la colonia di JIOR nasconde un segreto. L'attacco di Dorssia apparentemente uccide l'amore adolescenziale di Haruto, che, preso dalla disperazione, per caso sale su una misteriosa macchina da guerra, il Valvrave, che gli chiede di "rinunciare ad essere un essere umano". Haruto accetta senza pensarci troppo e diventa un utilizzatore abilitato di tale macchina, con cui sconfigge i Dorssiani che si ritirano. Da qui comincia la lotta di Haruto per la difesa della sua colonia.

La trama e la realizzazione di "Valvrave the Liberator" peccano già dal primo episodio. Le reazioni dei personaggi sono spesso forzate e mancano di pathos: non ho visto disperazione vera in Haruto, che cerca di attivare il Valvrave per vendicare la morte di Shoko, né vera meditazione su ciò che il suo utilizzo comporta. Ogni shock viene dimenticato in fretta e furia. Le scelte prese dai personaggi della serie, fatte passare per vincenti e sagaci, sono spesso sciocche e facilmente distruggibili da un avversario serio. Di questo però i nostri non dovranno preoccuparsi, perché i nemici, sulla carta tanto potenti e addestrati, saranno altrettanto sciocchi e ingenui. La serie alterna momenti fin troppo allegri, con tanto di canzoncina jpop imbarazzante in un episodio per far capire al mondo quanto sulla colonia si stia bene, a momenti che dovrebbero essere drammatici e toccanti ma che lasciano freddi. La trama è gestita male: si impiega troppo tempo a gettare le basi, per poi accelerare bruscamente. I combattimenti sono passabili, ma abbastanza scontati e con poco spirito epico. I temi trattati vogliono sembrare maturi, ma sono per lo più buttati lì a caso. In uno degli ultimi episodi, un tema molto difficile e spinoso viene lanciato in faccia allo spettatore, ma le conseguenze sono trattate in modo blando e quasi vergognoso, desensibilizzando la cosa.
Vari spunti lanciati nella trama di "Valvrave the Liberator" hanno potenzialità: sono solitamente lanciati alla fine di un episodio... per venir dimenticati quasi subito in quello successivo, oppure gestiti in modo pessimo.

I personaggi sono per lo più macchiette. Haruto è un protagonista con poca spina dorsale e poco cervello, che si sconvolge per poi dimenticarsene dieci minuti dopo. Le sue reazioni mancano di pathos, sempre. Viene trascinato dagli eventi ed è in balia degli altri personaggi attorno a lui e non sembra davvero aver coscienza di ciò che pilotare il Valvrave ha comportato. Azioni molto scioccanti lasciano un segno solo per qualche minuto, poi Haruto è tranquillo e pacifico come prima.
Saki, secondo pilota dei Valvrave, è un personaggio che non viene ben approfondito. Dovrebbe avere un passato molto tragico, ma non agisce davvero come una persona che ha subito ciò che Saki dice di aver provato. Si è cercato di dargli un minimo di introspezione, fallendo miseramente, e tentativi estremi di darle spessore sono risultati solo in una scena di cattivissimo gusto, a cui reagisce in modo veramente troppo tranquillo.
Shoko, l'amore di Haruto, è un personaggio poco credibile. Le sue scelte, apparentemente vincenti e geniali, sono idiozie. La presentano come una ragazza carismatica, ma è solo un fluire di buonismo e sciocchezze che però fa presa sugli studenti della scuola, probabilmente più scemi di lei. Dovrebbe essere il personaggio "buono" e "positivo" della serie, in contrasto con i piloti "maledetti" dal Valvrave, ma ai miei occhi è apparsa solo come una macchietta buonista che convince gli altri con scelte smielate e insensate e, quando è ora di agire davvero, non sa cosa fare.
Il terzo pilota dei Valvrave è dimenticabile, nulla di più. Agisce di impulso, non pensa alle cose, è l'emblema della stupidità fatta persona. Dovrebbe essere l'elemento comico del gruppetto, ma io non l'ho trovato divertente. Il quarto pilota è il personaggio forse più sensato di tutti, l'unico che ha reazioni che hanno senso, che si dispera davvero e che ha un minimo di pathos, ma annega purtroppo nel marasma di sciocchezze che lo circondano. Il quinto viene rivelato troppo tardi per dare giudizi, ma le premesse sanno di macchietta stereotipata tanto quanto gli altri.
Infine vi è L-Elf. L-Elf è la definizione vivente di "Gary Stu". Fortissimo, intelligentissimo, quasi un profeta, perché tutto ciò che prevede si avvera in ogni dettaglio, praticamente un "one man army" in grado di sconfiggere da solo soldati addestrati molto più vecchi di lui. Come da copione, ha un passato tragico e un fine ultimo nobile. Dovrebbe essere l'antieroe della serie, ma risulta troppo perfetto, senza un difetto, neppure minimo. Ah, dimenticavo, è pure fisicamente molto bello. Paradossalmente, nonostante sia fastidioso, ho trovato che fosse il più sopportabile dell'intero cast. Almeno ha idee sensate.
I nemici, i potenti Dorssiani, nazione di soldati addestrati, non riescono a vincere contro un branco di studenti su una colonia alla deriva nello spazio. La loro elite è rappresentata da quattro mocciosi volubili e scalmanati comandati da un belloccio orbo che nasconde qualcosa, ma per come è organizzata la serie, suscita poco interesse.
I comprimari sono per lo più gli studenti della scuola, di cui ho già detto cosa penso, e due professori: una decerebrata che è più infantile anche dei suoi allievi e un professore di fisica che nasconde qualcosa e resta in disparte, senza contribuire a nulla.
La serie non si conclude, in attesa della seconda stagione. Alla luce di essa, posso dire che la trama di questa prima parte poteva benissimo essere condensata nella metà degli episodi, ma è stata invece allungata e mal gestita.

Tecnicamente, invece, non posso lamentarmi: il character design è gradevole, le animazioni molto buone, opening ed ending di impatto, mecha design abbastanza curato. La colonna sonora è funzionale e abbastanza gradevole, anche se non memorabile. La qualità tecnica è l'unico pregio che ho trovato in "Valvrave the Liberator".

In definitiva, "Valvrave the Liberator" è l'ennesimo anime con buone potenzialità, sprecate e gettate alle ortiche. Non ha pathos, non ha personaggi carismatici, non ha una storia credibile. Essendo un anime di fantascienza, non tutto può essere estremamente realistico, ma qui si va oltre, lanciando davanti allo spettatore una serie di idiozie una più vergognosa dell'altra. Do all'anime un 3 netto, solo perché tecnicamente vale. Ci sarà una seconda stagione, che dovrebbe dare completezza alla trama. La guarderò? Senz'altro, perché a questo punto sono in ballo e voglio vedere se in dodici episodi riusciranno a ribaltare il disastro che hanno combinato con questi primi dodici episodi, o se continueranno a scendere sempre peggio.


 5
LordGildarts

Episodi visti: 12/24 --- Voto 5
"Valvrave the Liberator" è un anime della stagione primaverile del 2013 prodotto dallo Studio Sunrise, noto per molte opere di gran spessore.
Siamo in un futuro dove il 70% di popolazione della Terra ha lasciato il proprio pianeta per stabilirsi nello spazio. La storia si concentrerà su tre stati autonomi: Dorssia, ARUS e Jior. I primi due sono delle superpotenze militari, mentre l'ultimo è uno stato pacifico che si impegna più sul fronte economico, e proprio per questo non può costruirsi difese, ordunque ciò l'ha indotto a sviluppare segretamente dei robot molto sofisticati chiamati Valvrave. Dorssia, appena scopre dell'esistenza di queste macchine, attacca Jior per appropriarsene. Durante l'attacco, davanti al nostro protagonista, Haruto, appare proprio un Valvrave di cui prende immediatamente possesso, spinto dal desiderio di vendicare un'amica che aveva perso la vita pochi istanti prima. Questo gesto cambierà la sua esistenza...

La storia è abbastanza semplice e lineare, e non mostra quasi mai colpi di scena degni di tale nome. Il tutto è abbastanza stereotipato e i personaggi si dimostrano estremamente piatti; questi ultimi spesso cadranno in insulsi e stupidi atteggiamenti che sembreranno quasi una presa in giro (quasi?). Questo è un punto importante, perché secondo me è il principale difetto della serie; non mi dilungo oltre, altrimenti arriverei a fare spoiler.
Le vicende si svolgono tutte in un unico posto e per tutta la serie accadrà la medesima cosa: l'esercito di Dorssia attacca Jior, viene respinto, attacca di nuovo, viene nuovamente respinto, ecc.

La grafica e le animazioni sono nella norma, nulla di eccezionale; però le ambientazioni sono sempre le stesse e dopo un po' stancano, perché oltretutto non sono neanche minimamente suggestive e particolareggiate.
La OST è buona, così come la opening, che apprezzo davvero molto. L'ending è nella norma.
Il finale è stato una delle poche note positive, perché ha aggiunto altra carne al fuoco e interessanti rivelazioni in vista della seconda stagione che andrà in onda a ottobre.

In conclusione, mi sarei aspettato molto di più da questo titolo, che purtroppo non è riuscito a sorprendermi quanto basta per avere una valutazione sufficiente. Le potenzialità le ha, e spero che la seconda serie riesca a farmi cambiare idea. Per il momento, voto 5.


 1
Elam

Episodi visti: 12/24 --- Voto 6
Spunti poco originali sviluppati male per degli spettatori senza troppe pretese: questo è il mio giudizio lapidario e sintetico su una serie robotica che strizza l'occhio ai grandi classici, con evidenti omaggi a "Gundam", senza tuttavia trovare un suo mordente narrativo.

La storia narra degli studenti di una scuola che vivono in un sito spaziale e che si oppongono all'invasione di una potenza militare, dichiarando l'indipendenza. L'espediente fantapolitico è dato dall'utilizzo da parte di uno studente di un potente robot, che riesce da solo a fronteggiare e a scacciare l'assalto delle forze nemiche nella migliore delle tradizioni mecha. Il suo pilota, mettendosi ai comandi, subisce una trasformazione che lo renderà di fatto immortale e soggetto a delle crisi di astinenza non bene precisate, che lo portano a mordere gli altri e a impossessarsi del loro corpo. Gli studenti minacciano di dare il robot alla potenza mondiale avversaria, e in questo modo cercano di sfruttare lo stallo per raggiungere la Luna, dove vivono i loro genitori. All'interno di questo panorama si muovono i protagonisti, passando da momenti di estrema spensieratezza ad altri molto più tristi. L'adolescenza non aiuta e, nonostante le regole che gli studenti si auto impongono, eleggendo perfino un presidente e dei ministri, l'intera vicenda appare per nulla verosimile, nemmeno concedendole il beneficio della narrazione a fini di intrattenimento. Lo stallo dura poco e la potenza che ha attaccato il sito la prima volta ci riprova più volte, con lo scopo di rubare i segreti tecnologici del potente robot, anzi dei potenti robot. Gli studenti riescono a fronteggiare gli attacchi e a rispondere colpo su colpo, azionando altri robot e sfruttando le conoscenze tattiche e militari di uno studente nemico, che tradisce i suoi compagni e decide di aiutare i fuggitivi. Gli studenti possono così beneficiare delle sue tattiche, studiate a tavolino nei minimi termini e precise al secondo, che nemmeno un computer potrebbe emulare. Mah!

Purtroppo, tutta la trama è un po' tirata per i capelli e, dopo che l'effetto novità sfuma, ho fatto davvero fatica a guardare gli ultimi episodi. La situazione descritta, con la fuga nello spazio del sito e l'incombente minaccia della distruzione e della morte, se fosse vera sarebbe davvero angosciante; tale aspetto invece è trattato superficialmente. Sembra quasi uno slice of life di quanto sia bello giocare alla nazione di studenti indipendente errante per lo spazio. Per quanto potenti siano questi robot, il sito in cui vivono gli studenti potrebbe essere abbattuto in poco tempo e liberato dagli occupanti, invece gli agguerriti militari nemici vengono sconfitti più volte (evidentemente, l'istruzione paga). Per molti episodi ho pensato che la trama fosse più incentrata sui possibili sviluppi delle relazioni amorose che sul tema della libertà, della sopravvivenza, del cambiamento, ecc.
Per concludere, credo che valga la pena guardare questo anime come semplice intrattenimento senza tante pretese, ma non vi spenderei mai dei soldi se venisse tradotto in italiano. Il voto è frutto di questa considerazione, altrimenti gli assegnerei un 5.


 6
Rah

Episodi visti: 12/24 --- Voto 3
Eccomi qui a recensire quello che è il più grande fail della stagione, se non dell'anno (o anche degli ultimi anni, perchè no!).
"Kakumeiki Valvrave" ("Valvrave the Liberator") è un anime della stagione primaverile del 2013 dello studio Sunrise (ben noto per tanti altri mecha di successo quali "Gundam" e "Code Geass", ma anche per altre serie di tipo diverso, come "Cowboy Bebop", "Planetes", "City Hunter", ecc.). L'anime comprende una stagione di dodici episodi, ma ne è già stata annunciata una seconda, in onda da ottobre.
E' ambientato in un futuro non ben specificato. Nell'universo di Valvrave ci sono tre fazioni politiche differenti: Dorssia, ARUS e JIOR. Quest'ultima è neutrale ed è proprio qui che si trova il nostro protagonista, Tokishima Haruto, un liceale, che per il volere del fato (insomma, della trama) trova un mecha chiamato "Valvrave", e con esso risponde agli attacchi dell'esercito di Dorssia, che decide di attaccare lo Stato neutrale.
L'anomalia è che, poco prima di pilotare il Valvrave per la prima volta, gli viene iniettata una strana sostanza che sì lo rende immortale, ma "ogni tanto" gli fa perdere la ragione, gli fa comparire una X in faccia (?) e lo porta a "mordere" chiunque e ovunque (così, tanto per), fino a quando non riprende coscienza con un calcio/pugno/schiaffo/qualcosa. Se però nessuno lo picchia, il giovane morde qualcuno e prende possesso del suo corpo.
Valvrave è un accozzaglia di elementi 'strafighi' buttati a casaccio per cercare di realizzare qualcosa che possa piacere ai telespettatori, ma si rivela un anime stupido, incoerente e ridicolo, quasi disgustoso in alcune scene. I personaggi sono mediocri, tutti stereotipati in maniera esponenziale e con una caratterizzazione psicologica pari alla Pimpa. Potrà avere delle animazioni bellissime (capirai, con la computer grafica non si fanno chissà quali sforzi, e con le odierne tecnologie si possono sfornare episodi belli sotto questo punto di vista quotidianamente), i mecha saranno fatti bene, le opening/ending/OST in generale saranno pure belle, ma... la trama? I personaggi? Ma, soprattutto, la coerenza?

Attenzione: questa parte contiene spoiler

Mi proponete una trama da cui, leggendola, si capisce che quest'anime avrà anche tematiche politiche, e così via. La più grande ambizione di Shoko (la ragazza di cui si innamora il protagonista e da cui viene ricambiato), che viene nominata Primo Ministro (?) è fare un festival scolastico. Per favore. Facciamo festa, chissenefrega che l'esercito di Dorssia vuole attaccarci, tanto ci pensano i Valvrave, che sono solo quattro (sì, sono aumentati), a sconfiggere un esercito intero di soldati che fanno la guerra da anni. Il bello è proprio che ci riescono, con cose tipo "Ma che sto vedendo? Mi prendete in giro?", ma a molti piace anche, è bello farsi prendere per i fondelli.
La cosa più bella è il tentativo disperato dei nostri autori di "farsi notare" a tutti i costi, inserendo scene "shockanti" in ogni episodio, che, puntualmente, suscitano la mia ilarità. Indimenticabile lo "stupro consensuale": Haruto il pazzerello non morde più, no, ora violenta le ragazze. E, per volere del fato (ma sì, fanservice per le fan del pairing), lo fa con una ragazza a cui lui piace.

Fine parte contenente spoiler

Di solito, per anime truzzo intendo un anime in cui vengono aggiunti elementi che possono piacere a molti, ma solo se vengono inseriti in un contesto adatto e se vengono usati bene. Se però facciamo una macedonia di tutti questi particolari e non li usiamo bene, facciamo solo un bel casino, una cosa volgare e forzata fino allo stremo. Non è necessario sfruttare un anime così, perché tanto l'esito è negativo, come volevasi dimostrare per "Valvrave", che è, per l'appunto, un anime che più truzzo non poteva essere.
Ogni volta che doveva uscire un nuovo episodio sapevo che avrei riso, e così è stato. Idolatrare uno scempio del genere non serve a niente, ma i gusti son gusti. Purtroppo è finito, vorrà dire che continuerò a deridere quest'anime a ottobre. Che bello.

Gli do 3 perché le animazioni e le OST sono buone, ma le delusioni sono state tante. Proporre una trama del genere implica anche dei personaggi ben caratterizzati e particolari, ma senza sviluppare la trama a dovere i personaggi sono risultati mediocri, e lo sviluppo degli eventi ridicolmente divertente. "Rimandato ad ottobre".


 9
rossocenere

Episodi visti: 12/24 --- Voto 8
Come giudicare una dozzina di episodi all'insegna dei più disparati temi, immersa più e più volte nell'esagerazione e nell'imperscrutabilità? In altre parole, si parla di una serie con un piede nel "bel lavoro" e l'altro nel cestino dei rifiuti.

Scavando nelle intenzioni più sbiadite di "Kakumeiki Valvrave", il semplice piacere di una visione spassosa viene meno di fronte all'ampiezza contenutistica. Viaggi nel tempo, spazio siderale, scambio d'identità, stupro, vampiri, nazione indipendente, rivoluzione, robottoni, anzi, Valvrave. Un mix brillante, fin troppo ingarbugliato, che si slega e riavvolge nelle vicende di Haruto e dei suoi compagni, i quali bazzicano e studiano nella zona neutrale/indipendente di JIOR, una porzione di terreno favorevole alla vita che naviga nello spazio grazie all'ausilio della tecnologia controllata dall'uomo, in un futuro la cui locazione temporale è difficilmente distinguibile, poiché definita "Anno 71 del Nuovo Calendario".

"Kakumeiki Valvrave" vede il proprio esordio nella primavera 2013, una serie senza dubbio affiancata (e fiaccata) da Giganti dell'animazione - in tutti i sensi - che fanno ombra sulla diffusione equa dei titoli, appunto, primaverili. Parlando in questi termini, a dispetto delle proprie e modeste dimensioni, "Valvrave the Liberator" si presenta come un titolo prestante, che non vuole lasciare spazio a leggerezze, bensì vuole lasciare grandi fette di trama e di rivelazioni.

"Kakumeiki Valvrave" è uno di quei titoli la cui prestazione tecnica si posiziona senza dubbio alcuno sopra la media. Disaminando velocemente: i tratti gentili dei volti e la ricercatezza della natura grafica - probabilmente molto usata è la tecnica dell'acquerello - addolciscono la visione e trascinano lo spettatore verso sé; così le musiche, assieme alle sigle cariche di energia, esplosive e propizie al precipitare degli avvenimenti, riescono nel coinvolgimento. I fondali e le battaglie riescono a esacerbare gli animi degli avidi di azione, tuttavia nell'indagine minuziosa e critica risultano ripetitivi e anonimi, eccezione fatta per i colori mirabolanti e sempre sorprendenti.
Tra le variopinte battaglie e le scintille dei robottoni, si scorge il riverbero dei personaggi, che, episodio per episodio, si lascia andare a un diverso colore. Se c'è infatti un aspetto curioso in questa serie, è sicuramente quello della propria capacità di vestirsi e rivestirsi, accogliendo il perfetto binomio che si può donare a uno spettatore: tensione e versatilità.

Bisogna, in secondo luogo, liberare la serie dalle numerose e inutili accuse di plagio: un robot gigante è tale, ed è normale che sia simile ad altri appartenenti a famosi titoli dell'animazione nipponica passata. Così come le basi della sceneggiatura e della trama non possono che assomigliarsi, facendo parte di un genere che andrebbe considerato "subgenere", poiché davvero specifico. Il loro sviluppo, invece, è quello che va osservato. Inoltre, alcuni degli elementi apparentemente riciclati e rivisitati sono evidenti riferimenti, da accogliere con un occhio più nostalgico che "inquisitore".
Curiosi anche i riferimenti al numero "666", propinati attraverso gli accostamenti alla natura quasi demoniaca del Valvrave Unità01.

Costruire, più che seguire, l'avvicendarsi degli eventi e i loro collegamenti è lavoro palesemente complicato: la serie fa sfoggio di questo grande "muro di trama" composto da innumerevoli tasselli, vantandosi del modo in cui questi sono stati inseriti, e presentandoli con un plot twist gradevole e arguto. Probabilmente, la chiave vincente per un minestrone del genere è esattamente quella di saper gestire l'enorme mole di carne buttata sulla brace, poiché a conclusione del cerchio è grande la soddisfazione dello spettatore di fronte ai colpi di scena, alle deduzioni, ai sillogismi e ai ragionamenti mancati.

"Valvrave the Liberator" è proprio questo, un continuo ribaltarsi di situazioni che s'interseca con l'ideale di rivoluzione portato avanti da un nucleo tanto giovane quanto inconsapevole. Affascinante, stupido, esagerato: è esattamente il giudizio che ci si aspetta di dare alle azioni di quattordicenni in rivolta, in perpetuo pericolo, lontani dalle famiglie, ma vicini a cose molto più grandi di loro, anche in senso meno metaforico.
E Rukino-san lo sa bene.


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Morghotal

Episodi visti: 12/24 --- Voto 10
Che dire di questa prima stagione di "Valvrave the Liberator"? Indubbiamente, essendo un appassionato di mecha, una nota di merito va alla splendida grafica adottata. La colonna sonora, così come la scelta della opening e delle ending, è assolutamente coinvolgente. La trama è intricata, ma oserei dire intrigante.
Esistono dei giganteschi robot in grado di donare l'immortalità e la capacità di possedere altri corpi al loro possessore. Il protagonista, Tokishima Haruto, entra in possesso del primo prototipo dei Valvrave: tuttavia questo, pur essendo tanto potente da distruggere intere flotte da solo (come del resto gli altri Valvrave), sembra donare un potere del tutto particolare al suo padrone, potere non ancor meglio precisato. La seconda serie avrà luogo a ottobre e forse allora ci saranno spiegazioni più esaurienti.

Certo è che un simile anime lascia lo spettatore con il fiato sospeso a ogni puntata. Meraviglioso! Assolutamente consigliato a tutti gli appassionati.
Vuoi rinunciare anche tu alla tua umanità? Premi YES e cambia il tuo destino.


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Haru glory

Episodi visti: 24/24 --- Voto 7,5
A un appassionato di anime, per guardare "Valvrave the Liberator", basterebbe sapere che la sceneggiatura è di Ichirō Ōkouchi (se non lo conoscete, fate un salto su Wikipedia, è praticamente impossibile non aver mai visto un anime in cui ha messo lo zampino) e il design dei personaggi di Katsura Hoshino (vi dice niente "D.Gray-man"?), ma, in caso non fosse abbastanza, vi dico che ci si mette qualche puntata per apprezzarlo, ma poi entusiasma veramente molto.

Questa serie a soggetto originale va in onda in Giappone per la prima volta durante la primavera 2013, risultando purtroppo "oscurata" da concorrenti fortissimi sia in generale, sia andando nello specifico genere mecha, ma merita di essere vista fino all'ultimo secondo dell'ultimo episodio.
Non voglio dilungarmi sulla trama, riassumibile a grandi linee dicendo che una colonia spaziale precedentemente in equilibrio militare e politico (Jior) viene attaccata da un impero (Dorssia) che tenta di ottenerne la conquista con la forza, ma quest'ultima non ha fatto i conti i Valvrave, potentissimi robot pilotati da studenti di un istituto superiore di questa colonia. Per chi ha visto "Code Geass" la serie potrebbe sapere di già visto: c'è un nuovo Lelouch anch'esso pieno di ideali, ma con misteriosi problemi, c'è un nuovo contratto tra un ragazzo e una ragazza misteriosa persino più di C.C., la situazione politica è molto simile a quella di Britannia... le analogie non finiscono qui, ma per evitare spoiler lascio a voi il divertimento di trovarle.

I pregi di questa opera sono molteplici: i Valvrave sono tra i robottoni più belli di sempre, le battaglie spaziali sono generalmente ben animate, alcuni personaggi risultano riusciti anche se stereotipati, le ambientazioni sono di ottimo livello e i colpi di scena non mancano; infine, sia le OST che opening ed ending si ascoltano volentieri anche più volte.
Dovendo trovare dei difetti è palese la non originalità di molti elementi della trama - la struttura talvolta ripetitiva degli episodi non aiuta - e alcuni dei sopracitati colpi di scena possono risultare ampiamente discutibili, facendo risultare la trama forzata (ma nulla di preoccupante).

Lo consiglio a tutti, ma in particolare a chi come me ha apprezzato "Code Geass" e altre serie robotiche in generale, perché, seppur non riuscendo a distinguersi dalla massa per originalità, lo fa grazie alla qualità, e per farselo piacere è sufficiente guardarlo con occhio meno critico e più "citazionistico".
Davvero avvincente l'ultima puntata, che però lascia molti misteri in sospeso; quel che è certo è che la seconda serie già in programma è nella mia lista virtuale degli anime da vedere.

Attenzione: il seguente paragrafo analizza la parte di storia che va dall'episodio 13 all'episodio 24. Potrebbe contenere spoiler

Con sei mesi di ritardo rispetto ai primi dodici episodi, da Sunrise arriva la seconda parte della serie "Kakumeiki Valvrave": comincio col dire che quando penso a questo anime purtroppo penso con dispiacere a una buonissima occasione sprecata, e come lo studio di animazione non sia riuscito a superare sé stesso, in diversi sensi che poi analizzeremo. Cominciamo col parlare di cosa succeda in questo anime: la trama porta avanti la narrazione degli eventi della prima serie, riprendendo Haruto, Shoko & Co. nella loro impresa di vivere una vita scolastica felice e spensierata nel loro staterello indipendente, rimanendo costantemente ostacolati dall'ormai famoso antagonista comandante Cain e dal consiglio dei Magius.

Passiamo ora ad analizzare, cercando di non spoilerare, la più grande mancanza di questo anime: il finale. Uno dei pregi dei primi episodi è il fatto di avere un fortissimo slancio narrativo, la trama (per quanto al 50% plagio ben riuscito di altri anime, spesso e volentieri di Sunrise stessa) sembra potere arrivare a progressioni temporali anche notevoli, come si potrebbe intuire dai numerosi flash-forward presenti sin dai primi episodi della serie antecedente; in questa seconda serie, infatti, anziché dare risposta ai quesiti della prima parte ne vengono creati di nuovi, e persino questi vengono puntualmente lasciati irrisolti. La narrazione scorre apparentemente bene fino a un certo punto, in cui cominciano sacrifici insensati dei protagonisti e ci si rende conto del fatto che in realtà il tempo dedicato agli ultimi accadimenti non sia stato gestito nel migliore dei modi. Quello che si lascia dietro questa serie è un finale affrettato, che oltre alla profonda tristezza e gli enigmi irrisolti lascia ben poco. Rimane la speranza di una terza stagione, ma a differenza dell'entusiasmante conclusione della prima serie, che lasciava chiaramente intuire la presenza di un seguito, questa volta invece si intravede appena un barlume di speranza per un sequel: anche se è stato detto che l'universo espanso di "Kakumeiki Valvrave" verrà integrato da manga e novel, temo che difficilmente si vedrà un'altra serie animata.
Questa serie non presenta però unicamente difetti: a dispetto di alcune scelte al limite del trash, gli va riconosciuta un'ottima introspezione psicologica dei protagonisti, supportata dall'analisi di tematiche serie come il sacrificio per la patria, la metaforica vendita dell'anima al diavolo per il bene dei propri compagni e, più in generale, l'insegnamento che non si può ottenere nulla senza sacrificio.
Merita menzione la parte tecnica, in cui si vede tutta la qualità delle battaglie tra i mecha, e la dinamicità che ci si aspetta dalle scene di combattimento tra i robot non delude; questi ultimi possono vantare un character design originale e moderno, al contrario i personaggi in carne ed ossa mostrano, pur rimanendo piacevoli, un certo anonimato. La parte audio è generalmente buona, in particolare la opening; merita però una critica il fatto che durante le battaglie gli effetti sonori risultino talvolta poveri e troppo spesso vengano addirittura sostituiti dalla musica.

Consiglio la visione a chi ha già visto i capolavori dell'animazione robotica e desidera ampliare la propria panoramica del genere; se cominciate coi robottoni meglio altri anime, ad esempio, tanto per rimanere tra le opere di Sunrise, il simile, ma meglio sviluppato, "Code Geass". La sconsiglio del tutto a chi ama il lieto fine, oltre ovviamente a chi non sopporta mecha, battaglie galattiche e compagnia bella.


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falcus92

Episodi visti: 12/24 --- Voto 7
"Valvrave the Liberator" si pone come obiettivo quello di essere un mecha in vecchio stile. Per intenderci, non vuole avere nulla a che fare con gli anime che hanno influenze evangeliane e infatti risulta un prodotto che prende spunto da molta roba del passato. In particolare, "Gundam" è molto citato e ripreso. Alcuni personaggi saranno del tutto simili alla serie sopracitata e le vicende ricalcheranno i soliti eventi tipici dei vecchi mecha. Ogni episodio infatti sarà una lotta tipica col nemico che si presenterà di puntata in puntata per riuscire a sconfiggere i nostri paladini, che dovranno difendere la loro terra. Insomma, non aggiunge nulla di nuovo al genere robotico.

La storia narra le vicende di Haruto, un ragazzo che abita a Joir, e la scuola di cui fa parte. Siamo in un futuro abbastanza prossimo alla nostra realtà, l'umanità ha conquistato lo spazio e si sono creati vari stati autonomi. Comunque, tra le zone neutrali - tra cui Jior - vi sono due grandi potenze: Dorssia e ARUS; queste fazioni si contendono il comando dello spazio e si sono regolate grazie a vari trattati. Ora però Dorssia decide di interrompere l'intervallo di pace e attacca Jior, luogo in cui Haruto troverà una delle poche armi umanoidi presenti in quel mondo: il "Valvrave". Da questo momento in poi cominceranno tutte le avventure legate al nostro protagonista e l'invasione - o le tentate invasioni - da parte della Dorssia.

Come già detto prima, l'originalità non è il punto forte di questa serie, così come la sua altra pecca principale è la mole di roba che viene inserita in ogni episodio. Per intenderci, assisteremo ad ogni puntata a eventi al limite del normale. Tanti elementi e tante vicende interesseranno i nostri personaggi, che rimarremo quasi disgustati dal nonsense generale che si crea. Eppure, nonostante ciò, "Valvrave the Liberator" risulta godibile. Anzi, tutte le situazioni e l'evoluzione dei vari avvenimenti riescono a emozionare e a invogliare lo spettatore che, nonostante capisca i limiti di questa serie, che veramente risulterà stucchevole per le incredibili forzature, è spinto a continuarla e quasi ad apprezzarla. Il mio voto, 7, nasce proprio da questa grande indecisione. Arrivato a dieci puntate mi sono trovato in difficoltà nel capire come giudicare quest'opera. Avrei potuto dare una mediocrità, nel momento in cui avrei fatto prevalere i dati obiettivi, ma mi sono lasciato andare verso la soggettività. In fondo, "Valvrave the Liberator" riesce a coinvolgere lo spettatore, e lo fa discretamente. Proprio per questo motivo ho deciso di concedere un voto più alto.

A livello del chara, c'è da dire che le somiglianze con altri anime è pazzesca: lo stesso L-elf sarà preciso Char Aznable di "Mobile Suit Gundam", solo che avrà i capelli bianchi e non avrà il suo caratteristico elmetto. Ma, a prescindere dalle somiglianze con altri famosi prodotti, i personaggi saranno abbastanza piatti. Haruto soprattutto accetta quasi con disinvoltura tutto quello che gli succede intorno e il popolo di studenti sembra avere un talento innato per riuscire a sconfiggere i grandi esperti delle potenze dell'universo. Per intenderci, non assisteremo a un prodotto possibilmente reale o con dei legami alla realtà. Tutto è messo lì, quasi perché deve starci. Manca di logica e spesso tutto è forzato. Addirittura, durante la fine di una battaglia, si metteranno a cantare per ottenere fondi.

A livello tecnico ci sono alti e bassi. La regia pecca soprattutto di mezzifondi durante la battaglia nello spazio, però non assisteremo mai a dei tagli incisivi per enfatizzare gli scontri. Le atmosfere sono anche piatte, soprattutto quelle fuori dall'atmosfera di Jior non hanno nulla di sensazionale. Differente è la questione delle animazioni, che risultano davvero ottime in quasi tutti gli episodi. Intrigante è anche il disegno, che concede ai nostri personaggi un'ottima fisionomia, tranne per i menti che, del tutto simili a quelli di "Code Geass: Lelouch of the Rebellion", risultano spigolosi.
Le OST sono poche, però comunque degne di nota. Per intenderci, non si abusa della opening ma di quei tre-quattro sottofondi che risultano abbastanza piacevoli.

Pertanto, come già detto, non si può pretendere nulla da questa serie. "Valvrave the Liberator" tenta di imitare i vecchi mecha peccando nell'inserire troppa roba. A livello emotivo però colpisce, e dunque chi ha voglia di vedere un mecha contemporaneo può optare per questo prodotto.

Rygar

Episodi visti: 12/24 --- Voto 9
L'aver apprezzato una meravigliosa serie come questa conferma quanto affermai mesi fa, all'uscita dei titoli della stagione primaverile 2013. Ci saranno fondamentalmente tre pilastri: "L'attacco dei Giganti", "Gargantia" e "Valvrave the Liberator". Quest'ultimo mi ha particolarmente colpito per il suo essere spietatamente bello, sia a livello grafico, sia a livello di trama e d'azione, per non parlare dei colpi di scena che non mancano in tutto l'anime.
"Valvrave The Liberator" è un anime della stagione primaverile 2013, composto da dodici episodi. È prevista una seconda serie nell'autunno 2013.

Trama: spazio, futuro non precisato (settantunesimo anno del "Nuovo calendario"). Il 70% della popolazione umana è migrata in pianeti e colonie spaziali attorno al sistema solare. Il mondo è suddiviso in tre parti: la federazione militare di Dorssia (una sorta di incrocio tra Terzo Reich e l'Unione Sovietica), l'ARUS (una sorta di NATO allargata) e JIOR, un'alleanza neutrale di nazioni. Nello stesso anno JIOR viene attaccata militarmente dall'esercito di Dorssia. Haruto, studente del modulo 77 di JIOR, trascorre pacificamente i suoi giorni, fin quando non sperimenta la tragedia e la violenza della guerra; tuttavia, all'interno del modulo sono custoditi dei robot, i Valvrave. Haruto sale su uno di questi robot, ma per diventare pilota occorre "rinunciare alla propria umanità". Haruto accetterà lo scambio e salverà i civili indifesi dalle forze di Dorssia?

Grafica: che capolavoro di grafica che si trova in "Valvrave the Liberator"! Ambientazioni a dir poco spettacolari, estremamente variegate e ben curate. Le animazioni sono elaborate, fluide e frenetiche, donando la giusta enfasi nei combattimenti. Il character design è meraviglioso. Il mecha design è impressionante per la sua bellezza incredibile. All'inizio potrebbe apparire un distacco tra lo sfondo e i personaggi, ma questa "svista" è stata successivamente corretta.

Sonoro: ineccepibile su tutti i fronti. L'opening è carismatica e potente (ottime le voci "liriche" finali), l'ending ben strutturata e gradevole, l'OST dinamica e coinvolgente, gli effetti sonori ottimi, il doppiaggio impeccabile.

Personaggi: il mio giudizio è globalmente positivo nel comparto dei personaggi. Se inizialmente non appaiono originalissimi, col tempo è possibile apprezzare la loro ottima caratterizzazione, apparentemente semplice ma in realtà saggiamente profonda. Il lato introspettivo è enfatizzato da dilemmi etici (e talvolta inconsci). L'evoluzione dei personaggi è chiaramente percepibile dalla drammaticità degli eventi che subiscono. L'interazione è ad alti livelli.

Sceneggiatura: il giudizio è sostanzialmente positivo, sebbene vi sia una nota dolente. La gestione temporale è gestita ottimamente, con uno scorrere degli eventi piuttosto fluido (sebbene vi siano ripetuti cambi di scena), e sono presenti diversi flashback. Le scene di combattimento e di violenza (tout court) abbondando, lasciando spesso basito lo spettatore. È presente un modesto quantitativo di fanservice. I dialoghi sono ottimamente realizzati ed avvincenti. La nota di demerito tuttavia risiede nella realizzazione dell'episodio 5: se riuscirete a superarlo potrete godervi il resto della serie.

Finale: epica allo stato puro. Oltre a una bella dose di rivelazioni, sarà possibile ammirare l'ultimo pilota del Valvrave in azione. Combattimenti a dir poco spettacolari e tragedia a non finire.

In sintesi, "Valvrave the Liberator" è una serie incredibilmente bella che tuttavia non raggiunge l'eccellenza, poiché rovinata da un episodio a dir poco ridicolo. È tuttavia un prodotto estremamente gradevole, completo, originale, coinvolgente e ricco di colpi di scena, che sta stupire e rivoluzionare sé stesso ogni volta. Consigliato a ogni buon amante dei robottoni, e non solo.