Mushibugyou
Mushibugyou è una di quelle opere che riesce a sorprenderti facilmente, da cui inizialmente non ti aspetti nulla (nel momento in cui stavo facendo la lista delle serie stagionali da vedere settimanalmente, lo scartai per il chara particolare, per poi riprenderlo in seguito) ma che ti dà veramente tanto, molto più di tutte quelle opere che aspetti di vedere con trepidazione ma che ti deludono senza rimborsarti. Mushibugyou riesce straordinariamente a emozionare, coinvolgere e intrattenere lo spettatore; tre obiettivi sicuramente principali per una serie, quindi svolge alla perfezione il suo compito.
Mushibugyou è una serie anime della stagione primaverile del 2013, tratta dall'omonima serie manga scritta e illustrata da Hiroshi Fukudo che conta attualmente 3 volumi + 11 per la seconda serie ancora in corso. La serie anime conta 26 episodi ed è stata animata dallo studio d'animazione giapponese Seven Arcs.
La trama di questa serie è davvero molto semplice: degli insetti giganti che tormentano le città giapponesi (non viene specificato se pure altrove) vengono combattuti dall'ufficio Mushibugyou, un corpo speciale a cui il compito è stato affidato direttamente dallo Shogunato.
Nulla di complesso, essendo un battle shounen; nonostante ciò la trama riesce a coinvolgere lo spettatore e a rimanere coerente per tutto il proseguimento della serie anche con qualche sviluppo particolare e un miglioramento verso la parte finale. Però Mushibugyou puzza di qualcosa di già visto: possiamo, infatti, definirla una serie a vecchio stampo. Con ciò non voglio affermare che la serie non sia bella (si evince dal voto e dai pareri che esprimo nella recensione), ma che alla fin fine non ha nulla di così innovativo; gli stereotipi ci sono, però c'è da dire che vengono curati bene. Credo che un motivo per cui questa serie sia stata sottovalutata e scartata fosse proprio questo: lo spettatore, ora come ora, cerca qualcosa di nuovo. Non a caso rientra nella flop 10 delle vendite di BD (o, se la vogliamo vedere al contrario, top 10 per le minor vendite) in Giappone dell'ultimo anno, facendoci quasi perdere ogni speranza per una nuova serie, visto che materiale da lavorare "ce n'è eccome se ce n'è". Reputo solo la trama abbastanza originale anche se in un contesto già trito e ritrito (Era Feudale Giapponese). Sono dell'opinione che se fosse stata prodotta qualche decennio fa avrebbe sicuramente trovato più successo e sarebbe stata definita innovativa, adesso invece si può considerare una serie abbastanza stereotipata.
I personaggi rappresentano gli stereotipi dei soliti personaggi da battle shounen: il protagonista molto impulsivo, cuore d'oro, coraggioso, cocciuto, sempre una mano in più per i compagni e per chi gli chiede aiuto, anche pervertito ma mai troppo sgarbato; il vendicatore; il ragazzo fifone ma dal buon cuore; la ragazza atteggiata ma a volte dolce; il forte da modello agli altri; il capo buono ma rigido sulle regole e sul buon senso; e tanti altri… Nulla di nuovo in pratica. Ciò che stupisce però sono i personaggi che, nonostante non diano una ventata d'aria fresca alla serie, ne rappresentano il meglio, in una trama sono curati tanto bene da risultare migliori dei personaggi (dei battle shounen) da cui si ispirano. Ogni personaggio, infatti, intrattiene e coinvolge lo spettatore, inizialmente invogliato dalla trama banalotta; viene approfondito con dei flashback o degli episodi fatti apposta e proprio questi ultimi, a volte, riescono a far commuovere lo spettatore; non sono assenti sviluppi psicologici. Cioè, c'è da chiedere di meglio?
Vorrei accennare ad una cosa che mi è rimasta in mente: delle somiglianze con la serie Hunter x Hunter.
Di qui possibili spoiler e riferimenti anche alla serie anime Hunter x Hunter.
Non accenno al protagonista perché in quasi tutti gli battle shounen bene o male il protagonista è uno stereotipo, quindi inutile confrontare Jinbei con Gon, anche perché sono piuttosto diversi. Accenno a qualche altra somiglianza: la prima saga ha come sfondo Koikawa, che, avendo subito un "torto" da un gruppo di "mercenari", fa la parte del vendicatore come Kurapika in HXH, ma quest'ultimo diventa praticamente protagonista nella saga ShinYork City, mentre il primo si trova a combattere il gruppo di mercenari, ma casualmente, visto che l'obiettivo principale era salvare la Mushibugyou e non vendicarsi dei nemici. Un'altra differenza sta nel fatto che al primo uccidono la madre e inizia a vendicarsi dei sospetti assassini, non capendo più praticamente nulla e "vagando a zonzo", mentre il secondo riflette con calma e astuzia ma tanta vendetta dentro. Quindi nella prima saga qualche piccola somiglianza possiamo trovarla. Altra somiglianza sta nella seconda saga: uomini insetto, formichimere, mhh simili… La seconda saga prende toni inquietanti e sanguinanti grazie agli uomini insetti che non fanno altro che ricordare le formichimere, però anche qui la somiglianza è poca quasi nulla. Credo che avrebbero dovuto parlarci di più degli uomini insetto in questa serie, però sicuramente la differenza di nascita e sviluppo tra i due tipi di animali-umani c'è. Un'altra piccola e sottile somiglianza è quella del protagonista che improvvisamente, in un modo o nell'altro, si allontana dal padre, ma anche qui davvero molto piccolo perché avvenuta in due modi diversi e in circostanze diverse.
Non dico che Mushibugyou si sia ispirato nemmeno minimamente ad Hunter x Hunter, ma volevo sottolinearlo in quanto mentre guardavo questa serie mi veniva in mente l'opera di Togashi, nonostante queste somiglianze siano piccole e quasi nulla, ma si evince da quel che ho scritto.
Un'altra curiosità è che i nomi di qualche personaggio sono nomi di personaggi storici realmente esistiti, ad esempio Sanada Yukimura. Sono presenti anche dei power up, giustificati - come non inserirli in un battle shounen? Al pubblico piacciono le botte se no che gli dai?! - ma comunque c'è da apprezzare lo sforzo del protagonista nel dare il meglio di sé e non arrendersi mai quando non è affetto da power up.
Nell'opera è presente anche una buona dose di umorismo e fan service: soprattutto nella solita scena dove il protagonista o qualsiasi altro personaggio, maschio, femmina, animale (scoiattoli pervertiti…) che sia, si attacca o di spontanea volontà o accidentalmente ai cuscini di una buona donna prosperosa, assaporandone la morbidezza e la qualità. Questo sarà pure un cliché, ma quando succede nella serie è abbastanza divertente. Umorismo e fan service che inoltre rendono la serie più leggera e scorrevole.
L'animazione si mantiene sempre su un buon livello, mai punte di eccellenza. L'apparato sonoro è davvero ottimo: una orecchiabile e spaccante opening e una carina ending, con delle OST sempre fantastiche e coinvolgenti. Lo stile dei personaggi particolare ma che non gradisco molto, soprattutto per il chara degli uomini insetto, orribile.
In conclusione, non fermatevi alle apparenze, Mushibugyou riesce a regalare tante emozioni e sorprese allo spettatore; serie che consiglio alla stragrande in quanto piacevole e scorrevole, leggera da vedere, senza buchi di trama o fattori penalizzanti. Ha davvero molto altro da dire, ma dubito vedremo una seconda serie, vista la posizione nella vendita dei DVD/BD.
Mushibugyou è una serie anime della stagione primaverile del 2013, tratta dall'omonima serie manga scritta e illustrata da Hiroshi Fukudo che conta attualmente 3 volumi + 11 per la seconda serie ancora in corso. La serie anime conta 26 episodi ed è stata animata dallo studio d'animazione giapponese Seven Arcs.
La trama di questa serie è davvero molto semplice: degli insetti giganti che tormentano le città giapponesi (non viene specificato se pure altrove) vengono combattuti dall'ufficio Mushibugyou, un corpo speciale a cui il compito è stato affidato direttamente dallo Shogunato.
Nulla di complesso, essendo un battle shounen; nonostante ciò la trama riesce a coinvolgere lo spettatore e a rimanere coerente per tutto il proseguimento della serie anche con qualche sviluppo particolare e un miglioramento verso la parte finale. Però Mushibugyou puzza di qualcosa di già visto: possiamo, infatti, definirla una serie a vecchio stampo. Con ciò non voglio affermare che la serie non sia bella (si evince dal voto e dai pareri che esprimo nella recensione), ma che alla fin fine non ha nulla di così innovativo; gli stereotipi ci sono, però c'è da dire che vengono curati bene. Credo che un motivo per cui questa serie sia stata sottovalutata e scartata fosse proprio questo: lo spettatore, ora come ora, cerca qualcosa di nuovo. Non a caso rientra nella flop 10 delle vendite di BD (o, se la vogliamo vedere al contrario, top 10 per le minor vendite) in Giappone dell'ultimo anno, facendoci quasi perdere ogni speranza per una nuova serie, visto che materiale da lavorare "ce n'è eccome se ce n'è". Reputo solo la trama abbastanza originale anche se in un contesto già trito e ritrito (Era Feudale Giapponese). Sono dell'opinione che se fosse stata prodotta qualche decennio fa avrebbe sicuramente trovato più successo e sarebbe stata definita innovativa, adesso invece si può considerare una serie abbastanza stereotipata.
I personaggi rappresentano gli stereotipi dei soliti personaggi da battle shounen: il protagonista molto impulsivo, cuore d'oro, coraggioso, cocciuto, sempre una mano in più per i compagni e per chi gli chiede aiuto, anche pervertito ma mai troppo sgarbato; il vendicatore; il ragazzo fifone ma dal buon cuore; la ragazza atteggiata ma a volte dolce; il forte da modello agli altri; il capo buono ma rigido sulle regole e sul buon senso; e tanti altri… Nulla di nuovo in pratica. Ciò che stupisce però sono i personaggi che, nonostante non diano una ventata d'aria fresca alla serie, ne rappresentano il meglio, in una trama sono curati tanto bene da risultare migliori dei personaggi (dei battle shounen) da cui si ispirano. Ogni personaggio, infatti, intrattiene e coinvolge lo spettatore, inizialmente invogliato dalla trama banalotta; viene approfondito con dei flashback o degli episodi fatti apposta e proprio questi ultimi, a volte, riescono a far commuovere lo spettatore; non sono assenti sviluppi psicologici. Cioè, c'è da chiedere di meglio?
Vorrei accennare ad una cosa che mi è rimasta in mente: delle somiglianze con la serie Hunter x Hunter.
Di qui possibili spoiler e riferimenti anche alla serie anime Hunter x Hunter.
Non accenno al protagonista perché in quasi tutti gli battle shounen bene o male il protagonista è uno stereotipo, quindi inutile confrontare Jinbei con Gon, anche perché sono piuttosto diversi. Accenno a qualche altra somiglianza: la prima saga ha come sfondo Koikawa, che, avendo subito un "torto" da un gruppo di "mercenari", fa la parte del vendicatore come Kurapika in HXH, ma quest'ultimo diventa praticamente protagonista nella saga ShinYork City, mentre il primo si trova a combattere il gruppo di mercenari, ma casualmente, visto che l'obiettivo principale era salvare la Mushibugyou e non vendicarsi dei nemici. Un'altra differenza sta nel fatto che al primo uccidono la madre e inizia a vendicarsi dei sospetti assassini, non capendo più praticamente nulla e "vagando a zonzo", mentre il secondo riflette con calma e astuzia ma tanta vendetta dentro. Quindi nella prima saga qualche piccola somiglianza possiamo trovarla. Altra somiglianza sta nella seconda saga: uomini insetto, formichimere, mhh simili… La seconda saga prende toni inquietanti e sanguinanti grazie agli uomini insetti che non fanno altro che ricordare le formichimere, però anche qui la somiglianza è poca quasi nulla. Credo che avrebbero dovuto parlarci di più degli uomini insetto in questa serie, però sicuramente la differenza di nascita e sviluppo tra i due tipi di animali-umani c'è. Un'altra piccola e sottile somiglianza è quella del protagonista che improvvisamente, in un modo o nell'altro, si allontana dal padre, ma anche qui davvero molto piccolo perché avvenuta in due modi diversi e in circostanze diverse.
Non dico che Mushibugyou si sia ispirato nemmeno minimamente ad Hunter x Hunter, ma volevo sottolinearlo in quanto mentre guardavo questa serie mi veniva in mente l'opera di Togashi, nonostante queste somiglianze siano piccole e quasi nulla, ma si evince da quel che ho scritto.
Un'altra curiosità è che i nomi di qualche personaggio sono nomi di personaggi storici realmente esistiti, ad esempio Sanada Yukimura. Sono presenti anche dei power up, giustificati - come non inserirli in un battle shounen? Al pubblico piacciono le botte se no che gli dai?! - ma comunque c'è da apprezzare lo sforzo del protagonista nel dare il meglio di sé e non arrendersi mai quando non è affetto da power up.
Nell'opera è presente anche una buona dose di umorismo e fan service: soprattutto nella solita scena dove il protagonista o qualsiasi altro personaggio, maschio, femmina, animale (scoiattoli pervertiti…) che sia, si attacca o di spontanea volontà o accidentalmente ai cuscini di una buona donna prosperosa, assaporandone la morbidezza e la qualità. Questo sarà pure un cliché, ma quando succede nella serie è abbastanza divertente. Umorismo e fan service che inoltre rendono la serie più leggera e scorrevole.
L'animazione si mantiene sempre su un buon livello, mai punte di eccellenza. L'apparato sonoro è davvero ottimo: una orecchiabile e spaccante opening e una carina ending, con delle OST sempre fantastiche e coinvolgenti. Lo stile dei personaggi particolare ma che non gradisco molto, soprattutto per il chara degli uomini insetto, orribile.
In conclusione, non fermatevi alle apparenze, Mushibugyou riesce a regalare tante emozioni e sorprese allo spettatore; serie che consiglio alla stragrande in quanto piacevole e scorrevole, leggera da vedere, senza buchi di trama o fattori penalizzanti. Ha davvero molto altro da dire, ma dubito vedremo una seconda serie, vista la posizione nella vendita dei DVD/BD.
Nella prima epoca Edo dei grandi shōgun Tokugawa e dei samurai, in cui il credo del bushidō, fiorito già nel periodo Kamakura e Muromachi, ha raggiunto l'acme della sua applicazione, nasce un guerriero dal sorriso che gli va da un orecchio all'altro e dal cuore altruista e buono, caparbio, testardo, capace di infondere coraggio a chi gli sta accanto. Ha il codino lunghissimo, indossa un kimono semplice come il suo animo e non si separa mai dalla katana che fin da bambino porta legata ai fianchi, Tsukishima Jinbei impara l'arte di essere samurai nella scuola di famiglia e sul campo di battaglia permanente che un condottiero dell'Edo Jidai (1603-1868) sa di dover vivere. Subentrato al padre in un incarico alla capitale, si ritrova a dover combattere la più grande minaccia che la vecchia Tōkyō abbia mai dovuto subire: gli insetti. Assieme al Mushibugyo-sho, il commissariato per la lotta contro gli insetti creato su richiesta della popolazione stanca di vedere i propri cari spirare sotto l'attacco di quelle bestie fameliche, Jinbei darà fondo a tutta la sua forza per difendere la capitale dello shogunato Tokugawa, facendo ardere le strade di Edo del fuoco di un vero samurai, votato anima e corpo al suo padrone e alla protezione dei più deboli e emarginati.
La paura degli insetti è molto comune, nonché una delle più difficili da sconfiggere. Sembra quasi innaturale che un minuscolo essere che con una pantofola puoi schiacciare, stroncandogli l'esistenza, spaventi più di un gigantesco dinosauro. Il potere nascosto in quelle piccole e fragili ali delle farfalle, delle api, delle mantidi, nelle zampette dei ragni, in quelle degli scarafaggi, delle coccinelle, nelle antenne dei grilli, delle cavallette, delle cicale, riesce ad intimorire il più forte fra tutti gli esseri viventi. Figuriamoci poi se questi insetti sono più grandi di un grattacielo, più infami di uno sciame senza alveare, si cibano di uomini e distruggono città, ponti, alberi, vite: sarebbe l'apocalisse proprio! Eppure la base di Mushibugyō è esattamente questa: uno scenario inquietante in cui gli insetti vogliono dominare il mondo e scardinare l'uomo dalla sua posizione di superiorità. Dotati di un potere quasi invincibile, di una stazza elefantesca e di un desiderio di rivalsa pari solo alla grande sete di sangue e fame di carne umana che li contraddistingue, rappresenteranno per tutti e 26 gli episodi che compongono la serie una minaccia costante per l'incolumità dei sudditi di Tokugawa Yoshimune.
Mushibugyō ha un ottimo comparto grafico, chara design molto particolare e accattivante e un doppiaggio degno dei migliori anime. Come in una stampa antica, i paesaggi della vecchia Edo vengono fuori prepotenti con ciliegi, fiumi, quei caratteristici tetti giapponesi e quelle strade senza asfalto che carri di buoi e sandali di geisha hanno percorso. Fra kimono ben dipinti sfoggiati dalla formosa Oharu o assurdamente pompati come quello indossato dal cacciatore di insetti Mugai, maschere di teatro tipo quella che Nagatomimaru usa per nascondere la sua identità, fra la katana consumata di Koikawa, gli shikigami di Tenma Tsuchimikado e le bombe della ninja Hibachi, all'Edo Jidai viene resa pienamente giustizia, in un miscuglio di storia e fantasia, leggenda e realtà, riuscito in ogni piccolo dettaglio e funzionale. La forza principale dell'anime è però il variegato comparto personaggi, l'OST in stile anticheggiante ma che con le due opening dal sapore rock raggiunge il massimo della sua bellezza, e quel misto di tragedia e comicità, di scene smaliziate e di combattimenti da vivere fino all'ultima goccia di sangue.
Sottovalutato dal grande pubblico ed etichettato come uno "shōnen vecchio stampo", Mushibugyō è stato oggetto di una discriminazione che mi ha lasciata basita in molte occasioni. Trovandomi in disaccordo con chi diceva che era anacronistico, sbagliato per quest'epoca, che doveva nascere più di 20 anni fa, quando Dragonball spopolava e il mercato degli shōnen non era invaso da prodotti che hanno perso la scintilla di gloria delle opere di una volta, ho trovato quest'anime una ventata di aria fresca. Oggi mancano quei bei sentimenti sbandierati ai quattro venti con urla e sorrisi gratuiti, quei personaggi che non si piegano di fronte a nulla e che guardano dritto davanti a loro, quei combattimenti che ti trattengono il fiato in gola e spengono ogni pigrizia, quella spensieratezza che molti shōnen post secondo millennio hanno mandato a benedire chissà dove, e quella genuinità che i personaggi attuali scesi a compromessi con il denaro hanno nascosto chissà in quale valigetta. Non è nemmeno questione di essere nostalgici di un genere che lentamente sta decadendo e che raramente trova picchi di beltà negli ultimi anni, vivendo del successo di manga/anime nati quasi un ventennio fa, ma si tratta di provare a remare contro la corrente di un pubblico che ormai è assuefatto allo stato di cose e rifiuta anche di appassionarsi ad un anime come Mushibugyō.
Concludo con il migliore augurio per i giovani d'oggi, tra cui mi ci metto anch'io, di vivere la vita in pieno, aiutando il prossimo, senza lasciarsi scoraggiare dalle avversità e sognando un cielo da condividere con i proprio cari. Proprio come il protagonista di Mushibugyō.
- Tsukishima Jinbei: "Io non vacillerò. Se vacillassi, le persone dietro le mie spalle che aspettano io le protegga verrebbero inghiottite dal terrore."
- Sanada Yukimura: "Stupido! Tu non sai cos'è la paura, ma nemmeno qual è il tuo posto! Sei solo un idiota che va incontro alla propria morte!"
- Tsukishima Jinbei: "Potrò anche sembrare uno stupido, ma non permetterò che tu faccia tremare la gente d'ansia! Devo diventare una stella splendente! Anche se pare impossibile, me ne rendo conto, continuerò a sognarlo e a provarci! Questo è il momento giusto per diventarlo!"
La paura degli insetti è molto comune, nonché una delle più difficili da sconfiggere. Sembra quasi innaturale che un minuscolo essere che con una pantofola puoi schiacciare, stroncandogli l'esistenza, spaventi più di un gigantesco dinosauro. Il potere nascosto in quelle piccole e fragili ali delle farfalle, delle api, delle mantidi, nelle zampette dei ragni, in quelle degli scarafaggi, delle coccinelle, nelle antenne dei grilli, delle cavallette, delle cicale, riesce ad intimorire il più forte fra tutti gli esseri viventi. Figuriamoci poi se questi insetti sono più grandi di un grattacielo, più infami di uno sciame senza alveare, si cibano di uomini e distruggono città, ponti, alberi, vite: sarebbe l'apocalisse proprio! Eppure la base di Mushibugyō è esattamente questa: uno scenario inquietante in cui gli insetti vogliono dominare il mondo e scardinare l'uomo dalla sua posizione di superiorità. Dotati di un potere quasi invincibile, di una stazza elefantesca e di un desiderio di rivalsa pari solo alla grande sete di sangue e fame di carne umana che li contraddistingue, rappresenteranno per tutti e 26 gli episodi che compongono la serie una minaccia costante per l'incolumità dei sudditi di Tokugawa Yoshimune.
Mushibugyō ha un ottimo comparto grafico, chara design molto particolare e accattivante e un doppiaggio degno dei migliori anime. Come in una stampa antica, i paesaggi della vecchia Edo vengono fuori prepotenti con ciliegi, fiumi, quei caratteristici tetti giapponesi e quelle strade senza asfalto che carri di buoi e sandali di geisha hanno percorso. Fra kimono ben dipinti sfoggiati dalla formosa Oharu o assurdamente pompati come quello indossato dal cacciatore di insetti Mugai, maschere di teatro tipo quella che Nagatomimaru usa per nascondere la sua identità, fra la katana consumata di Koikawa, gli shikigami di Tenma Tsuchimikado e le bombe della ninja Hibachi, all'Edo Jidai viene resa pienamente giustizia, in un miscuglio di storia e fantasia, leggenda e realtà, riuscito in ogni piccolo dettaglio e funzionale. La forza principale dell'anime è però il variegato comparto personaggi, l'OST in stile anticheggiante ma che con le due opening dal sapore rock raggiunge il massimo della sua bellezza, e quel misto di tragedia e comicità, di scene smaliziate e di combattimenti da vivere fino all'ultima goccia di sangue.
Sottovalutato dal grande pubblico ed etichettato come uno "shōnen vecchio stampo", Mushibugyō è stato oggetto di una discriminazione che mi ha lasciata basita in molte occasioni. Trovandomi in disaccordo con chi diceva che era anacronistico, sbagliato per quest'epoca, che doveva nascere più di 20 anni fa, quando Dragonball spopolava e il mercato degli shōnen non era invaso da prodotti che hanno perso la scintilla di gloria delle opere di una volta, ho trovato quest'anime una ventata di aria fresca. Oggi mancano quei bei sentimenti sbandierati ai quattro venti con urla e sorrisi gratuiti, quei personaggi che non si piegano di fronte a nulla e che guardano dritto davanti a loro, quei combattimenti che ti trattengono il fiato in gola e spengono ogni pigrizia, quella spensieratezza che molti shōnen post secondo millennio hanno mandato a benedire chissà dove, e quella genuinità che i personaggi attuali scesi a compromessi con il denaro hanno nascosto chissà in quale valigetta. Non è nemmeno questione di essere nostalgici di un genere che lentamente sta decadendo e che raramente trova picchi di beltà negli ultimi anni, vivendo del successo di manga/anime nati quasi un ventennio fa, ma si tratta di provare a remare contro la corrente di un pubblico che ormai è assuefatto allo stato di cose e rifiuta anche di appassionarsi ad un anime come Mushibugyō.
Concludo con il migliore augurio per i giovani d'oggi, tra cui mi ci metto anch'io, di vivere la vita in pieno, aiutando il prossimo, senza lasciarsi scoraggiare dalle avversità e sognando un cielo da condividere con i proprio cari. Proprio come il protagonista di Mushibugyō.
- Tsukishima Jinbei: "Io non vacillerò. Se vacillassi, le persone dietro le mie spalle che aspettano io le protegga verrebbero inghiottite dal terrore."
- Sanada Yukimura: "Stupido! Tu non sai cos'è la paura, ma nemmeno qual è il tuo posto! Sei solo un idiota che va incontro alla propria morte!"
- Tsukishima Jinbei: "Potrò anche sembrare uno stupido, ma non permetterò che tu faccia tremare la gente d'ansia! Devo diventare una stella splendente! Anche se pare impossibile, me ne rendo conto, continuerò a sognarlo e a provarci! Questo è il momento giusto per diventarlo!"
La fortunata stagione primaverile 2013 fu foriera di grandi titoli e qualche opera un po' più particolare. Tra queste ultime è notabile Mushibugyō, un'opera da combattimento per ragazzi come non se ne vedeva da molto tempo.
Mushibugyō è un'opera della stagione primaverile 2013 composta da 26 episodi di durata canonica. L'opera deriva dall'omonimo manga del 2009 il quale ha dato origine ad un videogioco nel 2013.
Trama: In un Giappone feudale alternativo fanno la loro comparsa dei terribili insetti giganti che decimano la popolazione e causano gravi danni alle città e agl'insediamenti rurali. Per contrastare la minaccia degl'insetti giganti, lo shogunato ha istituito una squadra speciale di guerrieri alle dirette responsabilità del Magistrato degl'insetti. Tra questi guerrieri viene reclutato il giovane samurai Jinbei Tsukishima, bramoso di battaglie e sempre pronto ad aiutare i deboli dalla minaccia degl'insetti.
Grafica: Mushibugyō conserva uno stile grafico tipicamente retrò. Le ambientazioni sono semplici e gradevoli con un grado di dettaglio accettabile. Le animazioni sono anch'esse semplici e spesso poco fluide, tuttavia adatte al contesto. Character design fedele al manga, dunque pesantemente rigato, non entusiasmante, con iridi ovali (se non ellittiche) e acconciature di capelli a dir poco improponibili. Monster design appropriato.
Sonoro: tra alti e bassi il sonoro si presenta generalmente orecchiabile. Opening caotico e fracassone, prevalentemente composto da sonorità punk. Più addolcito e simpatico l'ending. OST piuttosto carini e coinvolgenti, buoni effetti sonori. Doppiaggio discreto.
Personaggi: non si può certo affermare che vi siano personaggi dotati di una caratterizzazione particolare o chissà quale fattore introspettivo, anzi, la loro caratterizzazione ricalca quasi alla perfezione i tipici stereotipi degli shōnen manga da combattimento. Il protagonista, Jinbei, ne è l'esempio più lampante. Istintivo, irruento, irrazionale, grande urlatore, spaventosamente ingenuo e sempre pronto alla pugna. Nel contempo anche estremamente devoto verso i genitori, i superiori ed i maestri, da rasentare il caricaturale. Con una caratterizzazione del genere è facile intuire che il suo fattore evolutivo sia assai limitato rispetto agli altri suoi personaggi. Ciononostante l'interazione di gruppo è buona.
Sceneggiatura: Mushibugyō è il tipico shōnen manga d'altri tempi. La gestione temporale risulta pertanto semplice, fluida e fruibile, il ritmo è piuttosto veloce, privilegiando le scene d'azione rispetto agli episodi più comici. Le scene d'azione rendono onore al genere d'appartenenza, risultando discretamente coinvolgenti e ben fatte (talvolta peccano d'ingenuità). È presente un discreto quantitativo di fanservice, utilizzato prevalentemente per scopi comici. I dialoghi sono strutturalmente ben fatti ma contenutisticamente un po' poveri.
Finale: bello senz'ombra di dubbio. Gli ultimi combattimenti sono avvincenti, non si lesina sulle spiegazioni e tutto si completa come si deve. Questo finale consente un miglioramento della valutazione complessiva.
In sintesi: se fosse uscito 25 o 30 anni fa (quando Dragon Ball spopolava e gli shōnen manga avevano quel tipo d'impostazione), Mushibugyō sarebbe stato ricordato come opera memorabile, cavalcando l'onda del successo dei suoi illustri predecessori. Al giorno d'oggi, con un pubblico più smaliziato e disincantato, questa stessa opera risulta nata vecchia (o perlomeno obsoleta), piuttosto ingenua nella caratterizzazione dei personaggi e nella sequenza d'avvenimenti, tuttavia non è affatto un prodotto malvagio, riesce a divertire, ad intrattenere e sa concludersi in modo più che dignitoso. Il suo problema è essenzialmente l'anacronismo. Mushibugyō non è figlio di questi tempi e si vede, pertanto si crea una nicchia d'utenza tutta sua, composta prevalentemente dai nostalgici dei vecchi shōnen e da ragazzi che vogliono provare una sorta di prototipo degli shōnen più recenti.
Mushibugyō è un'opera della stagione primaverile 2013 composta da 26 episodi di durata canonica. L'opera deriva dall'omonimo manga del 2009 il quale ha dato origine ad un videogioco nel 2013.
Trama: In un Giappone feudale alternativo fanno la loro comparsa dei terribili insetti giganti che decimano la popolazione e causano gravi danni alle città e agl'insediamenti rurali. Per contrastare la minaccia degl'insetti giganti, lo shogunato ha istituito una squadra speciale di guerrieri alle dirette responsabilità del Magistrato degl'insetti. Tra questi guerrieri viene reclutato il giovane samurai Jinbei Tsukishima, bramoso di battaglie e sempre pronto ad aiutare i deboli dalla minaccia degl'insetti.
Grafica: Mushibugyō conserva uno stile grafico tipicamente retrò. Le ambientazioni sono semplici e gradevoli con un grado di dettaglio accettabile. Le animazioni sono anch'esse semplici e spesso poco fluide, tuttavia adatte al contesto. Character design fedele al manga, dunque pesantemente rigato, non entusiasmante, con iridi ovali (se non ellittiche) e acconciature di capelli a dir poco improponibili. Monster design appropriato.
Sonoro: tra alti e bassi il sonoro si presenta generalmente orecchiabile. Opening caotico e fracassone, prevalentemente composto da sonorità punk. Più addolcito e simpatico l'ending. OST piuttosto carini e coinvolgenti, buoni effetti sonori. Doppiaggio discreto.
Personaggi: non si può certo affermare che vi siano personaggi dotati di una caratterizzazione particolare o chissà quale fattore introspettivo, anzi, la loro caratterizzazione ricalca quasi alla perfezione i tipici stereotipi degli shōnen manga da combattimento. Il protagonista, Jinbei, ne è l'esempio più lampante. Istintivo, irruento, irrazionale, grande urlatore, spaventosamente ingenuo e sempre pronto alla pugna. Nel contempo anche estremamente devoto verso i genitori, i superiori ed i maestri, da rasentare il caricaturale. Con una caratterizzazione del genere è facile intuire che il suo fattore evolutivo sia assai limitato rispetto agli altri suoi personaggi. Ciononostante l'interazione di gruppo è buona.
Sceneggiatura: Mushibugyō è il tipico shōnen manga d'altri tempi. La gestione temporale risulta pertanto semplice, fluida e fruibile, il ritmo è piuttosto veloce, privilegiando le scene d'azione rispetto agli episodi più comici. Le scene d'azione rendono onore al genere d'appartenenza, risultando discretamente coinvolgenti e ben fatte (talvolta peccano d'ingenuità). È presente un discreto quantitativo di fanservice, utilizzato prevalentemente per scopi comici. I dialoghi sono strutturalmente ben fatti ma contenutisticamente un po' poveri.
Finale: bello senz'ombra di dubbio. Gli ultimi combattimenti sono avvincenti, non si lesina sulle spiegazioni e tutto si completa come si deve. Questo finale consente un miglioramento della valutazione complessiva.
In sintesi: se fosse uscito 25 o 30 anni fa (quando Dragon Ball spopolava e gli shōnen manga avevano quel tipo d'impostazione), Mushibugyō sarebbe stato ricordato come opera memorabile, cavalcando l'onda del successo dei suoi illustri predecessori. Al giorno d'oggi, con un pubblico più smaliziato e disincantato, questa stessa opera risulta nata vecchia (o perlomeno obsoleta), piuttosto ingenua nella caratterizzazione dei personaggi e nella sequenza d'avvenimenti, tuttavia non è affatto un prodotto malvagio, riesce a divertire, ad intrattenere e sa concludersi in modo più che dignitoso. Il suo problema è essenzialmente l'anacronismo. Mushibugyō non è figlio di questi tempi e si vede, pertanto si crea una nicchia d'utenza tutta sua, composta prevalentemente dai nostalgici dei vecchi shōnen e da ragazzi che vogliono provare una sorta di prototipo degli shōnen più recenti.