Megazone 23 II
Seconda parte guardata un po' per curiosità e un po' dare ancora una chance, mi sono ritrovato davanti un'opera che è giusto un filino migliore della precedente.
Purtroppo, l'OAV soffre in primo luogo di una trama che non riesce a ben definire i motivi dell'azione: abbiamo due fronti in lotta, da un lato la polizia e dall'altro una banda di biker 'punkettari' (ci sarebbe pure un terzo fronte, ma di questo dirò dopo), e anche se si conosce la motivazione, essa non ci dice nulla, non ci coinvolge affatto, quindi vediamo semplicemente delle persone che combattono tra loro. L'altro fronte sarebbe quello di una guerra spaziale contro dei nemici talmente misteriosi che di loro non sappiamo proprio nulla, e quindi risultano soltanto un pretesto per dell'azione in più.
Altro punto dolente sono i personaggi: del tutto indistinti, persino il protagonista principale, Shogo, di fatto non ha nulla di diverso dai suoi compagni motociclisti che vediamo come un gruppo di simpatici casinisti spericolati che, tuttavia, a causa di una trattazione troppo superficiale, non suscitano alcuna empatia con lo spettatore. Anche sul fronte dei cattivi, rappresentato dalle autorità, le cose vanno male, perché anche loro cadono nell'anonimato e nessuno di loro appare abbastanza per distinguersi.
Lascia pure perplessi il significato che vuole avere la trama. Cioè, un'opera non deve per forza insegnare qualcosa, ma ci vuole sempre un qualche contenuto morale che giustifichi la storia e che motivi la lotta tra buoni e cattivi. In "Megazone" la storia parteggia chiaramente per i biker di Shogo, che rappresentano un modello di vita positivo, aperto alla gioia di vivere, che conosce la lealtà, l'amore e l'amicizia, e si contrappongono a delle autorità viste come troppo spietate, ottuse e seriose. La cosa ci potrebbe pure stare, ma se già c'è il problema della scarsa o nulla empatia con i personaggi, viene poi da chiedersi perché scegliere come buoni proprio dei motociclisti punk: quelli mostrati dalla serie possono pure andare bene come campioni del bene, ma solo perché sono stati parecchio ripuliti nel comportamento, risultando così dei bravi ragazzi che però, proprio per questo, sono poco verosimili come punk, di questi ultimi hanno solo il look. Ma allora non sarebbe stato meglio usare direttamente dei giovani normali?
Gli unici punti a favore di questo titolo sono le animazioni, molto migliorate rispetto all'episodio precedente (anche se il brusco cambio di design rende i personaggi non subito riconoscibili), e poi il ritmo generale che è piuttosto veloce e scorrevole; quindi abbiamo un OAV che dura più di un'ora e non ha momenti noiosi (a parte una scena di sesso messa solo per fanservice), e ci mostra delle discrete scene d'azione robotica con anche alcuni inaspettati momenti splatter.
Le musiche non sono nulla di particolare, e ancora una volta è inutile che il programma EVE tenti con le sue canzoni di riprodurre il binomio azione-musica di "Macross".
Abbiamo quindi un prodotto che come il predecessore si lascia pure guardare per intero, ma dopo si può pure dimenticare.
Purtroppo, l'OAV soffre in primo luogo di una trama che non riesce a ben definire i motivi dell'azione: abbiamo due fronti in lotta, da un lato la polizia e dall'altro una banda di biker 'punkettari' (ci sarebbe pure un terzo fronte, ma di questo dirò dopo), e anche se si conosce la motivazione, essa non ci dice nulla, non ci coinvolge affatto, quindi vediamo semplicemente delle persone che combattono tra loro. L'altro fronte sarebbe quello di una guerra spaziale contro dei nemici talmente misteriosi che di loro non sappiamo proprio nulla, e quindi risultano soltanto un pretesto per dell'azione in più.
Altro punto dolente sono i personaggi: del tutto indistinti, persino il protagonista principale, Shogo, di fatto non ha nulla di diverso dai suoi compagni motociclisti che vediamo come un gruppo di simpatici casinisti spericolati che, tuttavia, a causa di una trattazione troppo superficiale, non suscitano alcuna empatia con lo spettatore. Anche sul fronte dei cattivi, rappresentato dalle autorità, le cose vanno male, perché anche loro cadono nell'anonimato e nessuno di loro appare abbastanza per distinguersi.
Lascia pure perplessi il significato che vuole avere la trama. Cioè, un'opera non deve per forza insegnare qualcosa, ma ci vuole sempre un qualche contenuto morale che giustifichi la storia e che motivi la lotta tra buoni e cattivi. In "Megazone" la storia parteggia chiaramente per i biker di Shogo, che rappresentano un modello di vita positivo, aperto alla gioia di vivere, che conosce la lealtà, l'amore e l'amicizia, e si contrappongono a delle autorità viste come troppo spietate, ottuse e seriose. La cosa ci potrebbe pure stare, ma se già c'è il problema della scarsa o nulla empatia con i personaggi, viene poi da chiedersi perché scegliere come buoni proprio dei motociclisti punk: quelli mostrati dalla serie possono pure andare bene come campioni del bene, ma solo perché sono stati parecchio ripuliti nel comportamento, risultando così dei bravi ragazzi che però, proprio per questo, sono poco verosimili come punk, di questi ultimi hanno solo il look. Ma allora non sarebbe stato meglio usare direttamente dei giovani normali?
Gli unici punti a favore di questo titolo sono le animazioni, molto migliorate rispetto all'episodio precedente (anche se il brusco cambio di design rende i personaggi non subito riconoscibili), e poi il ritmo generale che è piuttosto veloce e scorrevole; quindi abbiamo un OAV che dura più di un'ora e non ha momenti noiosi (a parte una scena di sesso messa solo per fanservice), e ci mostra delle discrete scene d'azione robotica con anche alcuni inaspettati momenti splatter.
Le musiche non sono nulla di particolare, e ancora una volta è inutile che il programma EVE tenti con le sue canzoni di riprodurre il binomio azione-musica di "Macross".
Abbiamo quindi un prodotto che come il predecessore si lascia pure guardare per intero, ma dopo si può pure dimenticare.
Megazone 23 parte seconda, ancor più della parte prima, è la fiera delle banalità e degli stereotipi degli anni ottanta: punk dalla capigliatura multicolore, catene, borchie, motociclette, alcolici, tanto fumo e anche l'immancabile scena di sesso, tanto per far capire che questo è un OAV e non una serie televisiva. A questo mix si aggiunge una bella dose di splatter, con nemici alieni che non sono altro che tentacoli metallici che fuoriescono dai corpi e dalle teste delle persone con grande effluvio di sangue. Nemici che per il resto non hanno ragione di esistere, non ci è data conoscere la loro origine, i loro intenti, neppure se siano senzienti o meno, l'importante è che facciano tanti morti. D'altra parte gli alieni sono del tutto secondari in Megazone, visto che tutto lo spazio è preso dalle bravate del gruppo di motociclisti di turno che, non si capisce come, ha la meglio su dei soldati professionisti addestrati, armati fino ai denti e dotati di mecha giganti. Il messaggio (se si vuol usare tale termine per un OAV di tale portata) è che i giovani sono migliori degli adulti, sempre e comunque, che la colpa di tutto il male del mondo è degli adulti e che bisogna ribellarsi sempre e comunque. Alla fine, dopo una gran quantità di morti, esplosioni e sbudellamenti i giovani se la caveranno con qualche graffio, senza nessuna perdita e erediteranno la Terra: non si capisce bene per quale merito. Insomma un OAV per un pubblico adolescenziale che fa il verso ai film americani di quegli anni, avendo se possibile ancor meno profondità. Assolutamente pessimo, anche peggiore della prima parte. Il chara design non è assolutamente di mio gradimento, troppo occidentale e lontano anni-luce dallo stile nipponico dell'epoca; si salva solo il personaggio di Eva, che ha un chara design classico ma che comunque è fastidioso dal punto di vista caratteriale: perché mai un programma per computer dovrebbe avere dei grandissimi occhi languidi e comportarsi in tutto e per tutto come se fosse innamorata disperatamente del protagonista? I combattimenti robotici sono pressoché inesistenti tanto da mettere in dubbio la classificazione come mecha. Assegno un 4 solo perché nonostante tutti i difetti non si può negare una buona realizzazione tecnica e certa dose di spettacolarità, specialmente nella conclusione.
Nota: storicamente Megazone parte seconda è importante perché è un capovolgimento totale degli stereotipi degli anime precedenti. Prima di Megazone l'eroe era sempre impeccabile: niente sesso, niente alcol, quasi niente parole. Il punk era il nemico da ammazzare, non il modello da seguire: sto pensando a serie come Ken il Guerriero e Votoms, che precedono Megazone di pochissimo. Lo stereotipo era la vittoria della tradizione giapponese sulla modernità occidentale. Megazone invece al contrario esalta la vittoria dei valori occidentali su quelli tradizionali giapponesi. E sarà il capostipite di innumerevoli altri anime che seguiranno la sua filosofia.
Nota: storicamente Megazone parte seconda è importante perché è un capovolgimento totale degli stereotipi degli anime precedenti. Prima di Megazone l'eroe era sempre impeccabile: niente sesso, niente alcol, quasi niente parole. Il punk era il nemico da ammazzare, non il modello da seguire: sto pensando a serie come Ken il Guerriero e Votoms, che precedono Megazone di pochissimo. Lo stereotipo era la vittoria della tradizione giapponese sulla modernità occidentale. Megazone invece al contrario esalta la vittoria dei valori occidentali su quelli tradizionali giapponesi. E sarà il capostipite di innumerevoli altri anime che seguiranno la sua filosofia.
Il secondo film targato "Megazone 23" è il seguito ufficiale del primo e leggendario omonimo del 1985. Ancora più eccessivo e tamarro del suo predecessore, questo "Megazone" vanta nuovamente la regia ed il soggetto di Noboru Ishiguro e la colonna sonora di Shiro Sagisu. Purtroppo il character design questa volta non è più di Toshihiro Irano ma viene affidato a Yasuomi Umetsu, il cui tratto ricorda molto quello realistico e maturo del maestro Yoshiaki Kawajiri. La spendida idol virtuale Eve viene comunque disegnata dallo storico Haruhiko Mikimoto, cosa che farà sicuramente la gioia di tutti i fan di "Macross" che si appresteranno a vedere la seconda parte del capolavoro di Ishigoro, tra l'altro anche regista di pietre miliari del calibro di "Corazzata spaziale Yamato" e "Legend of the Galactic Heroes".
Questo lungometraggio parte da dove era finito il primo "Megazone 23", mostrandoci uno Shogo più maturo (sensazione dovuta in parte al repentino cambiamento del character design) che scorrazza con la sua banda di "truzzi anni '80" nell'illusorio mondo governato dal monolitico supercomputer "Bahamut". Il possesso della mitica moto/robottone (vi ricordate il primo film?) lo metterà nuovamente in contatto con Eve, e lo spingerà ad affrontare una volta per tutte la verità riguardante i misteri della "Megazona 23".
Dopo una partenza a rilento, che fa ingannevolmente sembrare questo film una classica tamarrata anni '80, le cose si fanno serie e lo spettatore intravederà, al di là della coltre di fumo che aleggia sulle teste degli amici di Shogo (ebbene sì: in "Megazone 23" si fuma!), rimandi tominiani, come la ribellione e la frustrazione dei giovani nei confronti della società e del mondo degli adulti, l'apocalisse finale, gli alieni, un'astronave grande quanto un pianeta... Il tutto mentre la bellissima Eve canta brani J-pop da paura.
A livello tecnico siamo all'eccellenza più totale, addirittura le animazioni sono più fluide del primo film. Tuttavia la colonna sonora, per quanto sia meritevole, non regge il confronto con quella del mitico prequel. Inoltre ad alcuni puristi la scelta del nuovo character design potrebbe risultare alquanto traumatica, infatti ho sempre sognato di vedere questo film con i personaggi disegnati dallo storico Toshihiro Irano e magari con qualche ripescaggio dei gloriosi brani J-pop del primo "Megazone". Queste considerazioni fanno comunque capire al lettore perché, personalmente, non assegno l'eccellenza a questo splendido cult anni '80.
Impossibile non notare che essendo (quasi) lo stesso del film precedente, il cast del secondo "Megazone 23" è di prim'ordine: stiamo parlando di gente che ha fatto la storia dell'animazione giapponese.
A tutti i sentimentali posso assicurare che nel film non manca qualche sfumatura più soft, anche se, contrariamente al prequel, l'aspetto romantico dell'opera viene lasciato un po' in disparte per dare più spazio alla trascendente e carismatica idol virtuale Eve, che questa volta avrà un ruolo di primo piano nella seconda metà della storia e nello splendido finale. Cosa dire di più? Mollate tutto e correte a vedervi i primi due film di "Megazone 23", stiamo parlando delle gloriose gesta dell'animazione del passato!
Questo lungometraggio parte da dove era finito il primo "Megazone 23", mostrandoci uno Shogo più maturo (sensazione dovuta in parte al repentino cambiamento del character design) che scorrazza con la sua banda di "truzzi anni '80" nell'illusorio mondo governato dal monolitico supercomputer "Bahamut". Il possesso della mitica moto/robottone (vi ricordate il primo film?) lo metterà nuovamente in contatto con Eve, e lo spingerà ad affrontare una volta per tutte la verità riguardante i misteri della "Megazona 23".
Dopo una partenza a rilento, che fa ingannevolmente sembrare questo film una classica tamarrata anni '80, le cose si fanno serie e lo spettatore intravederà, al di là della coltre di fumo che aleggia sulle teste degli amici di Shogo (ebbene sì: in "Megazone 23" si fuma!), rimandi tominiani, come la ribellione e la frustrazione dei giovani nei confronti della società e del mondo degli adulti, l'apocalisse finale, gli alieni, un'astronave grande quanto un pianeta... Il tutto mentre la bellissima Eve canta brani J-pop da paura.
A livello tecnico siamo all'eccellenza più totale, addirittura le animazioni sono più fluide del primo film. Tuttavia la colonna sonora, per quanto sia meritevole, non regge il confronto con quella del mitico prequel. Inoltre ad alcuni puristi la scelta del nuovo character design potrebbe risultare alquanto traumatica, infatti ho sempre sognato di vedere questo film con i personaggi disegnati dallo storico Toshihiro Irano e magari con qualche ripescaggio dei gloriosi brani J-pop del primo "Megazone". Queste considerazioni fanno comunque capire al lettore perché, personalmente, non assegno l'eccellenza a questo splendido cult anni '80.
Impossibile non notare che essendo (quasi) lo stesso del film precedente, il cast del secondo "Megazone 23" è di prim'ordine: stiamo parlando di gente che ha fatto la storia dell'animazione giapponese.
A tutti i sentimentali posso assicurare che nel film non manca qualche sfumatura più soft, anche se, contrariamente al prequel, l'aspetto romantico dell'opera viene lasciato un po' in disparte per dare più spazio alla trascendente e carismatica idol virtuale Eve, che questa volta avrà un ruolo di primo piano nella seconda metà della storia e nello splendido finale. Cosa dire di più? Mollate tutto e correte a vedervi i primi due film di "Megazone 23", stiamo parlando delle gloriose gesta dell'animazione del passato!
Siamo nel 1986. Questo è un vero capolavoro di grafica, stile, character design, animazioni straordinarie e ancora attuali; storia intrigante e musiche J-pop da sogno! Impossibile non rimanere impressionati da tanta qualità grafica e musicale. Questo progetto di Oav ha coinvolto i migliori chara desiner e i migliori mecha desiner dell'epoca, producendo qualcosa di davvero unico, in quel periodo; talmente elevata la qualità da essere attuale persino adesso. I personaggi sono ultradettagliati e molto tamarri, non ci si risparmia nemmeno qualche scena velata di sesso, tutto è adulto all'estremo. Il budget era elevatissimo e chi ha prodotto questo secondo Oav non ha badato a spese e si vede! La storia narra le vicende di Shogo e la sua banda di tamarri denominata Trash, in una Megazone 23 ultramoderna costruita nello spazio, minacciata fin da subito da una razza aliena chiamata Dalzag. Un computer ad immagine di J-pop idol avvisa shogo che la città spaziale si sta avvicinando alla terra, dove un sistema ultratecnologico difensivo di nome Adam la distruggerebbe. Bellissima anche la nemesi, qui molto evidente, tra il mondo dei ragazzi, libero e ribelle, ma più puro, e quello duro e cinico degli adulti. Inutile dire che la moto mech di shogo è stupenda e ottimamente animata, così come le ambientazioni futuristiche dell'interno della città. Il tutto accompagnato dalle magiche canzoni J-pop della spledida Eve. Consiglio la visione a chiunque, non potrà che adorarlo.