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esseci

Episodi visti: 12/12 --- Voto 7,5
"Il bar non porta i ricordi ma i ricordi portano inevitabilmente al bar". (Vinicio Capossela, "Non si muore tutte le mattine").

"Bartender Glass of God" ha rappresentato una piacevole e inaspettata sorpresa nel panorama delle serie della primavera-estate 2024. E documentandomi un pochino ho scoperto: che l'anime è tratto da un manga scritto da Araki Joh e disegnato da Kenji Nagatomo tra il 2004 e il 2012, che aveva già ricevuto un adattamento anime nel 2006 e anche live action appena successivo (nonché un seguito di altri due manga).
Non ho ancora visto il primo anime composto da 11 episodi né ho letto il manga. L'impressione che ho ricevuto dalla visione di questa serie è di una serie un po' (forse tanto) di nicchia, introspettiva, dal ritmo compassato e dall'atmosfera quasi rarefatta, esclusiva.

I bar rappresentati nella serie non sono certo i locali standard cui siamo abituati a vedere generalmente in ogni dove: i soliti bar generalisti un po' caffetteria, un po' tavola calda, un po' degustazione vini, un po' tabaccherie, un po' ricevitorie per pagare di tutto... insomma di tutto un po'.
I bar di questa serie sono quelli di nicchia: ambienti raffinati senza musica, luci soffuse in cui si celebra il classico rito della "degustazione" di cocktail tra i più ricercati ed elaborati da barman di fama e grande sensibilità alle richieste, soprattutto quelle non esplicitate, dei clienti e avventori.

"Bartender: glass of God" mi è sembrato un affresco di vita in cui si coglie l'occasione per innestare una sorta di documentario su alcolici (spesso costosi e rari), ingredienti e modalità/trucchi per preparare cocktail dai nomi più fantasiosi in storie di vita in cui si instaura una profonda empatia tra il barman e il cliente alla ricerca di un momento in cui perdersi o astrarsi dalle pene e difficoltà della vita per assaporare in modo "epicureo" il piacere dell'attimo in cui tutti gli affanni sembrano sparire lasciando il posto solo ai sapori, fragranze e profumi del cocktail abilmente preparato dal barman.

La serie diventa una sorta di "immersione" in un mondo di emozioni attraverso i cocktail. Ambientato in un tranquillo bar nascosto nelle strade di Tokyo, l'Edendhall, il protagonista Ryu Sasakura, è rappresentato come un barista tanto straordinario nel talento quanto riflessivo e pacato nel carattere, facendo dell'understatement il suo mantra nelle interazioni con gli altri e soprattutto con gli avventori del bar che affidano le loro ferite dell'animo alle sue alcoliche cure.
Si apprezzerà durante la serie la sua straordinaria abilità che consiste nel saper leggere cosa si nasconde dietro la maschera dei clienti per servire loro il "glass of God", ossia il drink che come un vestito taylor made si dimostra perfettamente adatto a risollevare il morale di coloro che lo assaporano.
Il punto di forza della serie risiede proprio nelle interazioni tra il barman e i suoi clienti: dialoghi maturi, lentezza quasi esasperante e solo superficialmente irritante, comunicazione non verbale portata all'ennesima potenza in cui gesti, anche quelli più semplici come l'aggiustarsi i capelli o sistemarsi un polsino della camicia o anche il solo accavallare le gambe assume un significato di disagio o di gradimento o di sentirsi a proprio agio in un ambiente e davanti ad una persona che ha il solo scopo di far cadere ogni barriera o tensione per consentire il godimento di un semplice momento di puro piacere.

Eppure si scoprirà che anche il barman più talentuoso ha affrontato i suoi fantasmi e ha a sua volta i suoi demoni da superare che tuttavia non mostrerà mai ai propri clienti per il grande spirito di servizio che lo ispira nell'esercizio dell'attività che per come è rappresentata sembra una sorta di nobile arte...

E dall'altro lato del bancone siedono persone di ogni tipo, uomini e donne, che vengono "esplorate" nella loro psicologia, nel loro passato e nel motivo per cui si trovano al bar. In un certo senso per alcuni "ci sono dei momenti nella vita in cui l’unico punto d’appoggio è il banco del bar" (F. Caramagna). e, aggiungo io, colui che sta dietro ad esso...