No Game No Life
È l’ennesimo isekai che tenta di introdurre qualcosa di nuovo, ma alla fine viene frenato dai limiti intrinseci del genere, quantomeno per come lo interpretano le varie produzioni che vi si cimentano.
Le novità sono che qui i protagonisti non muoiono e si reincarnano, ma vengono trasportati in un mondo fantasy da un dio che intravede il loro potenziale e vuole giocare con loro. Curiosa l'accoppiata fratello-sorella, legatissimi ma senza che ci sia mai un accenno a superare il lecito legame fraterno, cosa che personalmente ho apprezzato moltissimo.
L'ambientazione è resa innocua dalla premessa: un mondo dove è proibito uccidere o prevaricare gli altri, dove l'unico modo per risolvere le dispute è attraverso scommesse e giochi di abilità e fortuna, dove è anche concesso barare, a patto di non venire scoperti.
Il resto però è tutto già visto: il mondo in cui finiscono è abitato da persone mediamente stupide o comunque molto limitate, per cui le novità introdotte dai due fratelli, per quanto elementari ai nostri occhi, appaiono rivoluzionare e li ergono a guide. La maggior parte dei personaggi con cui interagiscono sono ragazze, e tutte quante finiscono per mettersi al servizio dei protagonisti e obbedire ai loro ordini, finendo per ammirarli e amarli dopo un paio di banalissime interazioni che non giustificano per nulla la cosa.
Secondo me è anche resa male la scelta di rendere i due protagonisti dei geni assoluti, in grado di sconfiggere i loro avversari nelle rispettive sfide di fortuna e abilità grazie a strategie e previsioni impossibili: in realtà non si percepisce mai questa genialità, questa superiorità rispetto agli altri, perché le loro vittorie sono sempre palesemente dovute al fatto che lo vogliano gli autori. Insomma, in nessun momento sembra di trovarsi al cospetto di un Light Yagami o un Lelouch Lamperouge.
Se a questo aggiungiamo che la serie è incompleta, direi che la visione, pur non certo sgradevole, alla fine lascia solo la sensazione di aver sprecato il proprio tempo...
Le novità sono che qui i protagonisti non muoiono e si reincarnano, ma vengono trasportati in un mondo fantasy da un dio che intravede il loro potenziale e vuole giocare con loro. Curiosa l'accoppiata fratello-sorella, legatissimi ma senza che ci sia mai un accenno a superare il lecito legame fraterno, cosa che personalmente ho apprezzato moltissimo.
L'ambientazione è resa innocua dalla premessa: un mondo dove è proibito uccidere o prevaricare gli altri, dove l'unico modo per risolvere le dispute è attraverso scommesse e giochi di abilità e fortuna, dove è anche concesso barare, a patto di non venire scoperti.
Il resto però è tutto già visto: il mondo in cui finiscono è abitato da persone mediamente stupide o comunque molto limitate, per cui le novità introdotte dai due fratelli, per quanto elementari ai nostri occhi, appaiono rivoluzionare e li ergono a guide. La maggior parte dei personaggi con cui interagiscono sono ragazze, e tutte quante finiscono per mettersi al servizio dei protagonisti e obbedire ai loro ordini, finendo per ammirarli e amarli dopo un paio di banalissime interazioni che non giustificano per nulla la cosa.
Secondo me è anche resa male la scelta di rendere i due protagonisti dei geni assoluti, in grado di sconfiggere i loro avversari nelle rispettive sfide di fortuna e abilità grazie a strategie e previsioni impossibili: in realtà non si percepisce mai questa genialità, questa superiorità rispetto agli altri, perché le loro vittorie sono sempre palesemente dovute al fatto che lo vogliano gli autori. Insomma, in nessun momento sembra di trovarsi al cospetto di un Light Yagami o un Lelouch Lamperouge.
Se a questo aggiungiamo che la serie è incompleta, direi che la visione, pur non certo sgradevole, alla fine lascia solo la sensazione di aver sprecato il proprio tempo...
"No Game No Life" è composto da una sola stagione da dodici episodi. L'opera è ancora incompleta, perché è tratta da una light novel che fa fatica ad avanzare - oggi conta dieci volumi e ne sono usciti solo quattro negli ultimi cinque anni (serializzazione iniziata nel 2012). Penso che sia importante tenere a mente che la serie sia ancora incompleta, perché, ad esempio, essendo personalmente convinto del contrario, il mio giudizio ad un certo punto era influenzato dall'avanzare degli episodi senza arrivare al dunque.
Restiamo in tema trama. Obiettivamente, considerando appunto l'incompletezza della storia, si deve dire che i dodici episodi portano con sé tanti elementi narrativi e che non ci si può annoiare o lamentare di "poca roba da dire". Segnalo solo negativamente l'episodio 9, che davvero non ha nulla da dire.
Di cosa parla? Evito l'incipit che trovate nel sito. Aggiungo che i due fratelli, trovatisi in un mondo fantasy, nel regno degli Imani (corrispettivo di "umani"), partono dal nulla per poi arrivare a regnare su Elkia (terra degli Imani) e provare a conquistare tutte le altre quindici razze. All'inizio pensano che il loro compito sia di salvare la razza umana (o meglio, imana), ma la verità è un'altra, molto più leggera, meno nobile, come dice il protagonista stesso, molto più futile... E quindi? Dovremmo essere contenti? Io dico di sì, sarebbe meno credibile una storia con tanti elementi demenziali ed "ecchi", se la trama avesse uno scopo nobile e serio.
La grafica è insolita, è stata scelta una immagine molto saturata e illuminata, viene fatto largo uso di scale di rosso e viola, a volte il disegno ha i contorni fluo, come se i corpi emettessero luci al neon. Quello che dico io in questi casi è: non si può trattare di un errore grossolano. Sicuramente è una scelta tecnica che effettivamente rende meglio l'idea di un mondo fantasy.
I disegni sono nella norma, null'altro di particolare da segnalare.
I personaggi in quanto caratterizzazione non sono granché, ma i due protagonisti, con il loro carattere, hanno evidentemente l'intento pedagogico. Infatti non è difficile trarre insegnamenti tipo: "L'unione fa la forza", "L'importanza dell'amicizia e dei legami", "La strategia e l'intelligenza possono battere la mera forza bruta"... tutti insegnamenti tipicamente da cartone animato per giovanissimi.
Una cosa che ho apprezzato molto è l'utilizzo dell'imanità per raccontare la storia dell'umanità, che si è fatta largo, da razza fisicamente inferiore in tutto il regno animale, con l'ingegno e, perché no, con l'inganno.
Non credo che ci sia molto da aggiungere per un'opera tutto sommato senza pretese e senza pregi particolari. Il mio giudizio finale è: opera carina, simpatica, strizza l'occhio al vasto pubblico senza eccellere. Sul finale però ho trovato esasperante lo sfoggio di abilità dei protagonisti... Il troppo storpia!
Insomma, un 6 politico per un anime che non brilla, ma sa intrattenere.
Restiamo in tema trama. Obiettivamente, considerando appunto l'incompletezza della storia, si deve dire che i dodici episodi portano con sé tanti elementi narrativi e che non ci si può annoiare o lamentare di "poca roba da dire". Segnalo solo negativamente l'episodio 9, che davvero non ha nulla da dire.
Di cosa parla? Evito l'incipit che trovate nel sito. Aggiungo che i due fratelli, trovatisi in un mondo fantasy, nel regno degli Imani (corrispettivo di "umani"), partono dal nulla per poi arrivare a regnare su Elkia (terra degli Imani) e provare a conquistare tutte le altre quindici razze. All'inizio pensano che il loro compito sia di salvare la razza umana (o meglio, imana), ma la verità è un'altra, molto più leggera, meno nobile, come dice il protagonista stesso, molto più futile... E quindi? Dovremmo essere contenti? Io dico di sì, sarebbe meno credibile una storia con tanti elementi demenziali ed "ecchi", se la trama avesse uno scopo nobile e serio.
La grafica è insolita, è stata scelta una immagine molto saturata e illuminata, viene fatto largo uso di scale di rosso e viola, a volte il disegno ha i contorni fluo, come se i corpi emettessero luci al neon. Quello che dico io in questi casi è: non si può trattare di un errore grossolano. Sicuramente è una scelta tecnica che effettivamente rende meglio l'idea di un mondo fantasy.
I disegni sono nella norma, null'altro di particolare da segnalare.
I personaggi in quanto caratterizzazione non sono granché, ma i due protagonisti, con il loro carattere, hanno evidentemente l'intento pedagogico. Infatti non è difficile trarre insegnamenti tipo: "L'unione fa la forza", "L'importanza dell'amicizia e dei legami", "La strategia e l'intelligenza possono battere la mera forza bruta"... tutti insegnamenti tipicamente da cartone animato per giovanissimi.
Una cosa che ho apprezzato molto è l'utilizzo dell'imanità per raccontare la storia dell'umanità, che si è fatta largo, da razza fisicamente inferiore in tutto il regno animale, con l'ingegno e, perché no, con l'inganno.
Non credo che ci sia molto da aggiungere per un'opera tutto sommato senza pretese e senza pregi particolari. Il mio giudizio finale è: opera carina, simpatica, strizza l'occhio al vasto pubblico senza eccellere. Sul finale però ho trovato esasperante lo sfoggio di abilità dei protagonisti... Il troppo storpia!
Insomma, un 6 politico per un anime che non brilla, ma sa intrattenere.
"No Game No Life" è un anime che parla di due fratelli (amanti dei videogiochi) che si ritrovano in un mondo totalmente diverso da quello reale.
Le animazioni, in quest'opera, sono fantastiche, e la CG è ben utilizzata. Le ambientazioni presentano un comparto grafico eccellente. Le musiche invogliano parecchio lo spettatore. Le scene di azione e di strategia risaltano parecchio e sono molto accurate. I personaggi, seppur tendenzialmente abbastanza stereotipati, riescono a regalarti forti emozioni.
È un anime sicuramente da recuperare.
Le animazioni, in quest'opera, sono fantastiche, e la CG è ben utilizzata. Le ambientazioni presentano un comparto grafico eccellente. Le musiche invogliano parecchio lo spettatore. Le scene di azione e di strategia risaltano parecchio e sono molto accurate. I personaggi, seppur tendenzialmente abbastanza stereotipati, riescono a regalarti forti emozioni.
È un anime sicuramente da recuperare.
Questa è una di quelle serie che non ti dimentichi. È stata il primo ecchi che io abbia mai visto, che mi ha introdotto al genere. Non sono qui per parlare dei contenuti espliciti della serie, della zoofilia, della pedofilia, ma per far notare che questa serie è anche molto originale. Io non sono certo un veterano, ma quante serie combinano un elevato grado di perversione al genio di due fratelli geniali dipendenti dai videogiochi?
Se volete vedere una serie breve, leggera e divertente, con giusto un po’ tanta perversione, è quella giusta. Grafica e musica sono discrete, aspetto il continuo.
Se volete vedere una serie breve, leggera e divertente, con giusto un po’ tanta perversione, è quella giusta. Grafica e musica sono discrete, aspetto il continuo.
"No Game No Life", o forse sarebbe più giusto dire "No Cheat No Win", è un isekai che oggettivamente si distingue molto dagli altri, in quanto non punta molto all'ambientazione fantastico-medievale, alle classiche motivazioni Bene contro Male o ai combattimenti di cappa, spada e magia. Bensì punta agli spazi ristretti di una stanza, a motivazioni più egoistiche e a sfide di ingegno. La serie si tiene strette la ricchezza multirazziale tipica del genere, in questo caso ben sedici specie diverse, tra cui varie classiche e apprezzate, ma solo per allungare la corsa dei due protagonisti, che, nonostante ciò che dicono, non sono rinati in un nuovo mondo, ci sono solo stati portati.
I protagonisti sono Sora e Shiro, due fratellastri NEET, di cui una è una undicenne alla "Lucky Star", con colori più delicati, atteggiamento rilassato e continue espressioni graziose della bocca. Già dicendo questo, si parte un po' prevenuti nella visione, e in effetti il loro legame è molto... diciamo pure troppo, stretto, a un passo dalla sindrome "Lannister". I due protagonisti fanno sempre tutto insieme, vanno d'accordo, hanno totale fiducia reciproca, si compensano nei momenti di crisi, vengono colti da attacchi di panico se si separano di pochi metri, e soprattutto si capiscono al primo sguardo. Più che anime gemelle, sono la stessa anima divisa in due corpi. Due auto-reclusi, con un'innata genialità in tutto ciò che è considerabile come confronto ludico, indipendentemente dal formato, dal genere e dalle varianti. In realtà, questo è più un confine che si sono creati loro, in quanto, nonostante la giovane età, hanno più cultura, capacità di calcolo e di analisi di chiunque altro al mondo, trascendono le capacità umane e riescono ad assimilare informazioni dai libri, con una rapidità seconda solo al Johnny 5 di "Corto Circuito"... anche se in regia non si sono premurati molto di giustificare la conoscenza della lingua parlata e non di quella scritta. A muovere i due ragazzi, oltre al loro interesse personale di volersi divertire, ci sarà, sempre da parte loro, il solito comizio anime sulle infinite possibilità del genere umano, sul fare la differenza pensando fuori dagli schemi e sull'orgoglio dell'umanità, trattata classicamente come la cenerentola delle specie senzienti, ma che, se si impegna, guarda caso può superare tutti.
A guidare gli eventi sarà principalmente Sora, il fratello maggiore, che, come i malati di gioco d'azzardo, prova un certo godimento nel rischiare tutto quello che ha. Come molti tronfi protagonisti intelligentoni tipici degli isekai, Sora raccatterà ogni informazione possibile e sarà molto attento ad ogni minimo, dannato, particolare, con l'aggravante di essere più rapido di Flash nel saper che fare e più onesto nel mostrare fin troppo la sua sicurezza. La sua specialità è la strategia, potremmo dire... di tipo napoleonico, ovvero non solo concentrata sugli elementi in campo, ma anche sulla comprensione umana degli avversari, su cui non di rado farà pressione psicologica. La sorella Shiro invece, dichiaratamente la più intelligente dei due, è più portata alla fredda e ferrea elaborazione degli elementi matematici.
A fare particolarmente le spese del loro stile di vita sarà Stephanie, la tipica formosa testa vuota, indifesa e dal cuore d'oro. Il modo in cui viene trattata la ragazza a volte mi ha ricordato la povera Flauto dell'ormai dimenticato "Violinista di Hamelin". Anche lei infatti viene derisa a livello personale (cognitivo), sfruttata lavorativamente e persino umiliata in pubblico, rimanendo, nonostante questo, sempre devota, in minima parte per via di una scommessa persa. Eh già, scommessa, perché non è una semplice schiava vinta al gioco. In questo particolare mondo ogni partita ha conseguenze inevitabili per lo sconfitto, e qualsiasi sia la posta in gioco va rispettata, anche se vuol dire manomettere il libero arbitrio, se non addirittura la stessa esistenza di una persona. E purtroppo (o per fortuna) è anche l'unico modo per risolvere le controversie.
Bisogna riconoscere agli autori di aver tentato di rappresentare il più possibile i due fratelli come due simpatiche canaglie, capaci di atti distensivi dopo la vittoria o dopo un eccessivo attacco personale, nonostante l'agire luciferino tenuto sia per provocare che per vincere gli scontri. Con Shiro, si potrebbe dire che vi sono riusciti, visto il fattore kawaii e il fatto che sia la più dipendente, nel loro indissolubile legame. Una sottomissione, mascherata dal fatto che lei sembri pensarla anticipatamente allo stesso modo, sempre. La piccola Shiro va oltre il concetto di genialità comune, ed è anche maliziosetta, ma non è astuta come Sora né altrettanto energica, ed essendo una bambina, per giunta con un'infanzia difficile, non ha la stessa, seppur limitata, esperienza di vita del fratello. Con Sora invece è più complicato dare un giudizio, anche solo per la sua sconsideratezza da sociopatico. Francamente, l'avrei visto a più riprese adatto come cattivo, ma alla fine lo hanno reso solo un gran pazzoide bluffatore, ma buono nel profondo.
L'interesse delle fazioni nel voler espandere a tutti i costi i propri territori, nonostante lo spazio a disposizione e la bassa popolazione generale, è sicuramente qualcosa di realistico, tuttavia, quello che tragicamente non va in "No Game No Life" è che i due fratelli sono realmente invincibili, e per i motivi peggiori, cioè becero protagonismo. Non ci troviamo di fronte a una storia che vuole andare molto per le lunghe, anche perché di fazioni ve ne sono parecchie, quindi, dopo aver conquistato subito un alloggio comodo, l'obiettivo, invece di perder tempo e proteggere ciò che si ha, sarà di prendere tutto il territorio di ogni avversario, in una o due sfide. Il problema è il modo in cui i due hikikomokori vincono. Praticamente, ogni giocata, dalla più impegnativa alla meno rilevante, verrà presa seriamente dai due ragazzi, perché il loro motto è "non perdere mai". Di conseguenza elaboreranno strategie, o ne avranno di già precotte all'uso, anche per le cose più semplici. Il difetto nascerà quando gli scontri si faranno pesanti, perché in quel caso Sora e Shiro, oltre a non contemplare la possibilità di un imprevisto, cominceranno ad avere una sfera di cristallo grande come il monte Fuji, giocandosi il tutto per tutto su eventi con zero possibilità realistica di avvenimento e... quando non sarà così, o si faranno aiutare tanto quanto gli avversari oppure, con il loro comportamento, semplicemente volgeranno a loro favore le regole in modo ridicolo. Capisco che gli avversari abbiano abilità innate che li avvantaggiano, e capisco meno perché in un luogo fantasy l'umanità non ne abbia, o meglio, non ne possa acquisire nessuna. Sicuramente le strategie sono necessarie, ma, se vi era bisogno di trovate tanto ingarbugliate, ci credo che l'umanità era in declino. Contrariamente a ciò che vorrebbero gli autori, non ti viene curiosità di sapere cosa i due fratelli tireranno fuori dal cilindro, in quanto è troppo lontano da quello che potrebbe fare chiunque, per quanto abile.
"No Game No Life" fa solo finta di prendersi sul serio, e mira piuttosto ad attirare una certa fascia di utenza. Durante la visione, compariranno varie citazioni di famose proprietà intellettuali, tra cui: "Doraemon", "Phoenix Wright", "Jojo", "Persona", "Steins;Gate" e "Di-gi Charat". I personaggi secondari, per quanto sopra le righe, non lasceranno mai il segno, risultando solo un inutile presenza harem, priva di qualsiasi peso nella storia, con scarsa valenza comica e fuori dall'obbiettivo romantico. Alcune saranno pure indefinibili, come l'elfa Fi, oppure saranno un pasticcio come la più presente celestiale Djibril, che si potrebbe definire una proto-Albedo che, però, vuole essere troppe cose, senza per questo far simpatia. Se rimanevano solo i due fratelli e Stephanie, onestamente, non cambiava moltissimo. Infine, c'è da sottolineare l'immancabile componente ecchi, con tanto di mega-bagno regale incluso nel pacchetto. La cosa strana è che, per quanto la serie potesse godere di personaggi femminili pensati apposta per essere guardati con lascività, invece di giocare sul sicuro, oseranno giocherellare persino con la figura acerba di Shiro, e la cosa, onestamente, mi ha sorpreso, e credo infastidirà più di qualche spettatore.
Questa serie non ha personaggi che mi siano piaciuti particolarmente, anzi, i protagonisti (specie Sora) rischiano di suscitare antipatia con la loro strafottente sicurezza. Stephanie mi ha suscitato almeno un briciolo di compassione e qualche sorriso, ma niente di più, in quanto il suo ruolo di bambola da mostrare seminuda la rende una figura fin troppo banale ormai. Tra le cose rimaste in sospeso, rimane da capire come il fratello avesse cercato o progettato di aiutare la sorella ad esprimere il suo potenziale, visto che alla fine, per quanto predisposta, l'ha fatta semplicemente rintanare come lui, modellandola a sua immagine, peggio di alcuni animali domestici che finiscono per somigliare ai loro padroni. Ci sono indubbiamente spunti interessanti in "No Game No Life", già il concetto di voler sfidare la divinità reggente, tramite un gioco da tavolo, ricorda vagamente la partita del, forse sopravvalutato, "Il Settimo Sigillo" di Bergman, e questo delirio di onnipotenza è sicuramente più intrigante dello sconfiggere il tipico capo dei cattivoni nel suo cupo maniero. Tra l'altro, Tet, la divinità assoluta di questo mondo, è un tipetto da cui aspettarsi prima o poi qualche grossa sorpresa.
Il comparto tecnico è discreto e vi è una colorazione accesa e luminosa che dividerà certamente i pareri, ma che personalmente ho davvero gradito. Purtroppo, i pochi pregi non aiutano a rendere la visione particolarmente interessante, ma solo a godersi meglio alcuni momenti più concitati nelle poche sfide importanti, di cui l'ultima, a mio avviso, è la meno ispirata di tutte.
In definitiva, ci troviamo davanti a una serie con, finora, solo un antefatto uscito in formato di lungometraggio, e da cui non so se aspettarmi una continuazione, che dovrebbe mostrare tra l'altro un bel saltone nella caratura dei prossimi sfidanti. Un anime ricco di fancervice, dove non si va avanti di abilità, e nemmeno di strategie, nonostante 'spiegoni' e alleanze improbabili. Tutto, dall'acqua fino al sale, andrà avanti a suon di piani assurdi e protagonismo puro e semplice, e, credetemi, la cosa si farà presto stancante, al punto di desiderare fortemente che arrivi un tragico imprevisto a scuotere gli eventi.
Si può guardare, ma, a mio parere, nel suo voler esagerare fino alla fine, e nel suo volersi circondare di elementi attira-otaku, ha sprecato gran parte del suo potenziale.
I protagonisti sono Sora e Shiro, due fratellastri NEET, di cui una è una undicenne alla "Lucky Star", con colori più delicati, atteggiamento rilassato e continue espressioni graziose della bocca. Già dicendo questo, si parte un po' prevenuti nella visione, e in effetti il loro legame è molto... diciamo pure troppo, stretto, a un passo dalla sindrome "Lannister". I due protagonisti fanno sempre tutto insieme, vanno d'accordo, hanno totale fiducia reciproca, si compensano nei momenti di crisi, vengono colti da attacchi di panico se si separano di pochi metri, e soprattutto si capiscono al primo sguardo. Più che anime gemelle, sono la stessa anima divisa in due corpi. Due auto-reclusi, con un'innata genialità in tutto ciò che è considerabile come confronto ludico, indipendentemente dal formato, dal genere e dalle varianti. In realtà, questo è più un confine che si sono creati loro, in quanto, nonostante la giovane età, hanno più cultura, capacità di calcolo e di analisi di chiunque altro al mondo, trascendono le capacità umane e riescono ad assimilare informazioni dai libri, con una rapidità seconda solo al Johnny 5 di "Corto Circuito"... anche se in regia non si sono premurati molto di giustificare la conoscenza della lingua parlata e non di quella scritta. A muovere i due ragazzi, oltre al loro interesse personale di volersi divertire, ci sarà, sempre da parte loro, il solito comizio anime sulle infinite possibilità del genere umano, sul fare la differenza pensando fuori dagli schemi e sull'orgoglio dell'umanità, trattata classicamente come la cenerentola delle specie senzienti, ma che, se si impegna, guarda caso può superare tutti.
A guidare gli eventi sarà principalmente Sora, il fratello maggiore, che, come i malati di gioco d'azzardo, prova un certo godimento nel rischiare tutto quello che ha. Come molti tronfi protagonisti intelligentoni tipici degli isekai, Sora raccatterà ogni informazione possibile e sarà molto attento ad ogni minimo, dannato, particolare, con l'aggravante di essere più rapido di Flash nel saper che fare e più onesto nel mostrare fin troppo la sua sicurezza. La sua specialità è la strategia, potremmo dire... di tipo napoleonico, ovvero non solo concentrata sugli elementi in campo, ma anche sulla comprensione umana degli avversari, su cui non di rado farà pressione psicologica. La sorella Shiro invece, dichiaratamente la più intelligente dei due, è più portata alla fredda e ferrea elaborazione degli elementi matematici.
A fare particolarmente le spese del loro stile di vita sarà Stephanie, la tipica formosa testa vuota, indifesa e dal cuore d'oro. Il modo in cui viene trattata la ragazza a volte mi ha ricordato la povera Flauto dell'ormai dimenticato "Violinista di Hamelin". Anche lei infatti viene derisa a livello personale (cognitivo), sfruttata lavorativamente e persino umiliata in pubblico, rimanendo, nonostante questo, sempre devota, in minima parte per via di una scommessa persa. Eh già, scommessa, perché non è una semplice schiava vinta al gioco. In questo particolare mondo ogni partita ha conseguenze inevitabili per lo sconfitto, e qualsiasi sia la posta in gioco va rispettata, anche se vuol dire manomettere il libero arbitrio, se non addirittura la stessa esistenza di una persona. E purtroppo (o per fortuna) è anche l'unico modo per risolvere le controversie.
Bisogna riconoscere agli autori di aver tentato di rappresentare il più possibile i due fratelli come due simpatiche canaglie, capaci di atti distensivi dopo la vittoria o dopo un eccessivo attacco personale, nonostante l'agire luciferino tenuto sia per provocare che per vincere gli scontri. Con Shiro, si potrebbe dire che vi sono riusciti, visto il fattore kawaii e il fatto che sia la più dipendente, nel loro indissolubile legame. Una sottomissione, mascherata dal fatto che lei sembri pensarla anticipatamente allo stesso modo, sempre. La piccola Shiro va oltre il concetto di genialità comune, ed è anche maliziosetta, ma non è astuta come Sora né altrettanto energica, ed essendo una bambina, per giunta con un'infanzia difficile, non ha la stessa, seppur limitata, esperienza di vita del fratello. Con Sora invece è più complicato dare un giudizio, anche solo per la sua sconsideratezza da sociopatico. Francamente, l'avrei visto a più riprese adatto come cattivo, ma alla fine lo hanno reso solo un gran pazzoide bluffatore, ma buono nel profondo.
L'interesse delle fazioni nel voler espandere a tutti i costi i propri territori, nonostante lo spazio a disposizione e la bassa popolazione generale, è sicuramente qualcosa di realistico, tuttavia, quello che tragicamente non va in "No Game No Life" è che i due fratelli sono realmente invincibili, e per i motivi peggiori, cioè becero protagonismo. Non ci troviamo di fronte a una storia che vuole andare molto per le lunghe, anche perché di fazioni ve ne sono parecchie, quindi, dopo aver conquistato subito un alloggio comodo, l'obiettivo, invece di perder tempo e proteggere ciò che si ha, sarà di prendere tutto il territorio di ogni avversario, in una o due sfide. Il problema è il modo in cui i due hikikomokori vincono. Praticamente, ogni giocata, dalla più impegnativa alla meno rilevante, verrà presa seriamente dai due ragazzi, perché il loro motto è "non perdere mai". Di conseguenza elaboreranno strategie, o ne avranno di già precotte all'uso, anche per le cose più semplici. Il difetto nascerà quando gli scontri si faranno pesanti, perché in quel caso Sora e Shiro, oltre a non contemplare la possibilità di un imprevisto, cominceranno ad avere una sfera di cristallo grande come il monte Fuji, giocandosi il tutto per tutto su eventi con zero possibilità realistica di avvenimento e... quando non sarà così, o si faranno aiutare tanto quanto gli avversari oppure, con il loro comportamento, semplicemente volgeranno a loro favore le regole in modo ridicolo. Capisco che gli avversari abbiano abilità innate che li avvantaggiano, e capisco meno perché in un luogo fantasy l'umanità non ne abbia, o meglio, non ne possa acquisire nessuna. Sicuramente le strategie sono necessarie, ma, se vi era bisogno di trovate tanto ingarbugliate, ci credo che l'umanità era in declino. Contrariamente a ciò che vorrebbero gli autori, non ti viene curiosità di sapere cosa i due fratelli tireranno fuori dal cilindro, in quanto è troppo lontano da quello che potrebbe fare chiunque, per quanto abile.
"No Game No Life" fa solo finta di prendersi sul serio, e mira piuttosto ad attirare una certa fascia di utenza. Durante la visione, compariranno varie citazioni di famose proprietà intellettuali, tra cui: "Doraemon", "Phoenix Wright", "Jojo", "Persona", "Steins;Gate" e "Di-gi Charat". I personaggi secondari, per quanto sopra le righe, non lasceranno mai il segno, risultando solo un inutile presenza harem, priva di qualsiasi peso nella storia, con scarsa valenza comica e fuori dall'obbiettivo romantico. Alcune saranno pure indefinibili, come l'elfa Fi, oppure saranno un pasticcio come la più presente celestiale Djibril, che si potrebbe definire una proto-Albedo che, però, vuole essere troppe cose, senza per questo far simpatia. Se rimanevano solo i due fratelli e Stephanie, onestamente, non cambiava moltissimo. Infine, c'è da sottolineare l'immancabile componente ecchi, con tanto di mega-bagno regale incluso nel pacchetto. La cosa strana è che, per quanto la serie potesse godere di personaggi femminili pensati apposta per essere guardati con lascività, invece di giocare sul sicuro, oseranno giocherellare persino con la figura acerba di Shiro, e la cosa, onestamente, mi ha sorpreso, e credo infastidirà più di qualche spettatore.
Questa serie non ha personaggi che mi siano piaciuti particolarmente, anzi, i protagonisti (specie Sora) rischiano di suscitare antipatia con la loro strafottente sicurezza. Stephanie mi ha suscitato almeno un briciolo di compassione e qualche sorriso, ma niente di più, in quanto il suo ruolo di bambola da mostrare seminuda la rende una figura fin troppo banale ormai. Tra le cose rimaste in sospeso, rimane da capire come il fratello avesse cercato o progettato di aiutare la sorella ad esprimere il suo potenziale, visto che alla fine, per quanto predisposta, l'ha fatta semplicemente rintanare come lui, modellandola a sua immagine, peggio di alcuni animali domestici che finiscono per somigliare ai loro padroni. Ci sono indubbiamente spunti interessanti in "No Game No Life", già il concetto di voler sfidare la divinità reggente, tramite un gioco da tavolo, ricorda vagamente la partita del, forse sopravvalutato, "Il Settimo Sigillo" di Bergman, e questo delirio di onnipotenza è sicuramente più intrigante dello sconfiggere il tipico capo dei cattivoni nel suo cupo maniero. Tra l'altro, Tet, la divinità assoluta di questo mondo, è un tipetto da cui aspettarsi prima o poi qualche grossa sorpresa.
Il comparto tecnico è discreto e vi è una colorazione accesa e luminosa che dividerà certamente i pareri, ma che personalmente ho davvero gradito. Purtroppo, i pochi pregi non aiutano a rendere la visione particolarmente interessante, ma solo a godersi meglio alcuni momenti più concitati nelle poche sfide importanti, di cui l'ultima, a mio avviso, è la meno ispirata di tutte.
In definitiva, ci troviamo davanti a una serie con, finora, solo un antefatto uscito in formato di lungometraggio, e da cui non so se aspettarmi una continuazione, che dovrebbe mostrare tra l'altro un bel saltone nella caratura dei prossimi sfidanti. Un anime ricco di fancervice, dove non si va avanti di abilità, e nemmeno di strategie, nonostante 'spiegoni' e alleanze improbabili. Tutto, dall'acqua fino al sale, andrà avanti a suon di piani assurdi e protagonismo puro e semplice, e, credetemi, la cosa si farà presto stancante, al punto di desiderare fortemente che arrivi un tragico imprevisto a scuotere gli eventi.
Si può guardare, ma, a mio parere, nel suo voler esagerare fino alla fine, e nel suo volersi circondare di elementi attira-otaku, ha sprecato gran parte del suo potenziale.
E' un anime molto sottovalutato, direi. Molti dicono che è un anime pieno di fanservice, ma non è così. Pensano che l'autore sia un pervertito... sì, lo è, però è anche un genio.
La cosa che mi è piaciuta di più sono stati i personaggi, soprattutto i protagonisti, un'intelligenza vista solo nei personaggi de "Le Bizzarre Avventure di Jojo", il cui anime viene citato un paio di volte. La trama a mio avviso è molto ben riuscita, innovativa e non troppo difficile da capire. I disegni, invece, hanno uno stile standard di un normalissimo anime, sono un po' mediocri, con però delle ottime animazioni da parte della Madhouse, come sempre. La sigla/opening è bella, però non rientra nei miei gusti, poi le OST sono abbastanza carine. Questo anime poi contiene molti momenti stupefacenti e citazioni (parodiche) agli altri anime e manga, che ti tirano su una risata che fa sempre bene; potremmo anche dire che ha quasi la stessa logica di "Death Note" (ogni mossa è ben calcolata), poi il fanservice, come dico nelle mie recensioni, è irrilevante, se la trama è ben riuscita, come in questo caso. Per concludere, consiglio questo anime a tutti.
Voto trama: 8,5; voto disegni e animazioni: 7,5; voto personaggi: 8; voto opening/ending e OST: 8.
Media dei voti 8, per cui il mio voto finale a questo anime è 8/10.
La cosa che mi è piaciuta di più sono stati i personaggi, soprattutto i protagonisti, un'intelligenza vista solo nei personaggi de "Le Bizzarre Avventure di Jojo", il cui anime viene citato un paio di volte. La trama a mio avviso è molto ben riuscita, innovativa e non troppo difficile da capire. I disegni, invece, hanno uno stile standard di un normalissimo anime, sono un po' mediocri, con però delle ottime animazioni da parte della Madhouse, come sempre. La sigla/opening è bella, però non rientra nei miei gusti, poi le OST sono abbastanza carine. Questo anime poi contiene molti momenti stupefacenti e citazioni (parodiche) agli altri anime e manga, che ti tirano su una risata che fa sempre bene; potremmo anche dire che ha quasi la stessa logica di "Death Note" (ogni mossa è ben calcolata), poi il fanservice, come dico nelle mie recensioni, è irrilevante, se la trama è ben riuscita, come in questo caso. Per concludere, consiglio questo anime a tutti.
Voto trama: 8,5; voto disegni e animazioni: 7,5; voto personaggi: 8; voto opening/ending e OST: 8.
Media dei voti 8, per cui il mio voto finale a questo anime è 8/10.
"No Game No Life", un anime che riesce a rendere epico anche il semplice lancio di una moneta.
Devo dire che inizialmente ero scettico riguardo il fatto che un anime di soli dodici episodi riuscisse a prendermi abbastanza da farmelo amare, ma questo ci è riuscito alla grande.
Tra gli anime in cui si finisce in un mondo differente, credo che questo sia tra i migliori, perché non si è voluto strafare cercando di mettere dentro dodici episodi una trama con troppe diramazioni, ma ci si è mantenuti su una storia direi abbastanza lineare, puntando molto sui dettagli di ogni singolo evento che accade, riuscendo quindi a non lasciare questioni in sospeso, ma allo stesso tempo concludersi con un finale che permette la continuazione di questa serie con un grandissimo potenziale da poter sfruttare.
Ho trovato i protagonisti (Sora e Shiro) veramente grandiosi: Sora, il tipico ragazzo adolescente che, come tutti i ragazzi di quell'età, non pensa ad altro che alle ragazze e alle loro forme; Shiro, ragazzina di undici anni molto attaccata a Sora, che non riesce a stare senza di lui. La cosa che ho trovato più bella è il fatto che, nonostante facciano ridere più volte in ogni episodio, quando si tratta di sfide nei giochi, cambiano totalmente, mostrando il loro vero lato serio e imbattibile.
L'anime è un continuo alternarsi di momenti in cui si muore dal ridere a momenti più seri, riuscendo a renderlo molto piacevole e a non annoiare mai, anzi, ogni episodio spinge sempre a guardare il successivo, tant'è che l'ho finito in veramente pochissimo tempo rispetto ad altri anime da dodici episodi.
Le "battaglie", ovvero i giochi all'interno di questo mondo, combattute dai protagonisti, sono a dir poco spettacolari: tanta strategia studiata così nei dettagli mi ha fatto tornare in mente alcuni anime in cui questo lato era così tanto enfatizzato nei protagonisti, come "Code Geass", "Log Horizon" e, come già detto da qualcuno, la prima serie di "Yu-Gi-Oh".
Ogni combattimento riesce a lasciare col fiato sospeso fino alla fine, mostrando colpi di scena continui; sinceramente non riesco neanche a immaginare quanto lavoro ci sia voluto per riuscire a rendere ogni cosa così perfetta sin nei più piccoli dettagli, tanto, come appunto detto, da rendere epico anche il lancio di una moneta.
Il finale lascia aperta la possibilità di continuare la serie e, dato che in questi dodici episodi si è vista solo una parte di questo vasto mondo, sono sicuro che, sfruttando il potenziale che questo anime possiede, potrebbe uscirne un vero e proprio capolavoro di questo genere. Speriamo.
In conclusione, se amate anime con dei personaggi che mostrano di essere fortissimi sin dal primo episodio, combattimenti basati molto sulla strategia, scene ecchi sparse qua e là per far ridere, il tutto in un mondo regolato solo dalla bravura nei giochi, quest'anime fa sicuramente per voi.
Devo dire che inizialmente ero scettico riguardo il fatto che un anime di soli dodici episodi riuscisse a prendermi abbastanza da farmelo amare, ma questo ci è riuscito alla grande.
Tra gli anime in cui si finisce in un mondo differente, credo che questo sia tra i migliori, perché non si è voluto strafare cercando di mettere dentro dodici episodi una trama con troppe diramazioni, ma ci si è mantenuti su una storia direi abbastanza lineare, puntando molto sui dettagli di ogni singolo evento che accade, riuscendo quindi a non lasciare questioni in sospeso, ma allo stesso tempo concludersi con un finale che permette la continuazione di questa serie con un grandissimo potenziale da poter sfruttare.
Ho trovato i protagonisti (Sora e Shiro) veramente grandiosi: Sora, il tipico ragazzo adolescente che, come tutti i ragazzi di quell'età, non pensa ad altro che alle ragazze e alle loro forme; Shiro, ragazzina di undici anni molto attaccata a Sora, che non riesce a stare senza di lui. La cosa che ho trovato più bella è il fatto che, nonostante facciano ridere più volte in ogni episodio, quando si tratta di sfide nei giochi, cambiano totalmente, mostrando il loro vero lato serio e imbattibile.
L'anime è un continuo alternarsi di momenti in cui si muore dal ridere a momenti più seri, riuscendo a renderlo molto piacevole e a non annoiare mai, anzi, ogni episodio spinge sempre a guardare il successivo, tant'è che l'ho finito in veramente pochissimo tempo rispetto ad altri anime da dodici episodi.
Le "battaglie", ovvero i giochi all'interno di questo mondo, combattute dai protagonisti, sono a dir poco spettacolari: tanta strategia studiata così nei dettagli mi ha fatto tornare in mente alcuni anime in cui questo lato era così tanto enfatizzato nei protagonisti, come "Code Geass", "Log Horizon" e, come già detto da qualcuno, la prima serie di "Yu-Gi-Oh".
Ogni combattimento riesce a lasciare col fiato sospeso fino alla fine, mostrando colpi di scena continui; sinceramente non riesco neanche a immaginare quanto lavoro ci sia voluto per riuscire a rendere ogni cosa così perfetta sin nei più piccoli dettagli, tanto, come appunto detto, da rendere epico anche il lancio di una moneta.
Il finale lascia aperta la possibilità di continuare la serie e, dato che in questi dodici episodi si è vista solo una parte di questo vasto mondo, sono sicuro che, sfruttando il potenziale che questo anime possiede, potrebbe uscirne un vero e proprio capolavoro di questo genere. Speriamo.
In conclusione, se amate anime con dei personaggi che mostrano di essere fortissimi sin dal primo episodio, combattimenti basati molto sulla strategia, scene ecchi sparse qua e là per far ridere, il tutto in un mondo regolato solo dalla bravura nei giochi, quest'anime fa sicuramente per voi.
Lo adoro! E' un anime fantastico, sicuramente: passato un solo episodio, aveva già scalato la mia classifica personale, piazzandosi ai primi posti (e no, non sono una di quelle ragazzine che va ad affermare questo tipo di cose avendo visto solo "One Piece" o "Naruto" oppure un altro anime famoso). La grafica, che per me è uno dei fattori principali, è perfetta. Ho adorato entrambi i protagonisti, che durante tutto l'arco narrativo mi hanno fatto letteralmente tremare per la loro "finta" impulsività, perché in realtà avevano perennemente la situazione sotto controllo; mi hanno fatto ridere, come pochi anime di questo genere fanno (seriamente, chiedete a mio padre che ogni tanto entrava in camera mia per vedere se stessi bene... poveri genitori che volevano una figlia normale e invece gli sono capitata io!), ma devo ammettere che alcune volte ho seriamente avuto paura. Ma non voglio dilungarmi troppo per evitare spoiler.
Vorrei solo che lo continuassero... ma non si può avere tutto, giusto?!
Vorrei solo che lo continuassero... ma non si può avere tutto, giusto?!
Sono già passati tre anni da quando l'anime è uscito e, a parte il film rilasciato l'anno scorso che devo ancora visionare, ho deciso di rivedere le gesta di Spazio Vuoto su VVVVID, speranzoso in una seconda e forse improbabile stagione.
Sora e Shiro sono fratelli che condividono l'essere hikikomori e NEET. Il loro odio verso la realtà è la prova che non riescono a sopportare un mondo con delle regole e delle convenzioni sociali in cui non si rispecchiano. L'unica cosa che possono fare è di fingere davanti alle altre persone, ma fortunatamente hanno la passione per i videogame. Conosciuti come Spazio Vuoto nei giochi online, non hanno mai conosciuto la parola sconfitta, e il Dio di un mondo parallelo ha deciso di puntare su di loro due per smuovere un po' le acque dalle sue parti, un mondo dove i conflitti vengono risolti in base a dei giochi, rispettando dieci regole che egli ha emanato.
Qui faranno la conoscenza di Stephanie Dola, ultima discendente della stirpe reale dell'Imanity, e insieme a lei cercheranno di risollevare le sorti di questa debole e povera razza.
I protagonisti Sora e Shiro sono due personaggi ben riusciti e molto sopra le righe per essere dei reclusi. Si divertono a giocare con i sentimenti e la stupidità di Dola e nell'omaggiare opere come "Jojo", "Ace Attorney" o addirittura "Skyrim", per citarne qualcuno.
Le sfide presenti nel corso dell'avventura crescono di tensione man mano che la posta in gioco si fa alta, e Spazio Vuoto dimostra di avere una combinazione di intelletto all'altezza della situazione e un'incrollabile fiducia l'uno nell'altro. I cavilli che trova, i raggiri, i piani che porta avanti durante le partite possiedono l'imprevedibilità e un lato psicologico affascinante, che a volte può sfociare nell'assurdo, ma tutto sommato rientra nella stravaganza della serie.
Tuttavia l'anime possiede una porzione effettiva di fanservice a sfondo ecchi di cui al giorno d'oggi viene fatto abuso, quindi armatevi di tantissima pazienza nei suoi confronti e lasciatevi guidare dalla perversione di Sora. Non mancherà di strapparvi qualche risata, soprattutto quando certe situazioni si fanno imbarazzanti.
In conclusione, malgrado il genere non sia prettamente originale, questa serie animata sviluppata dalla MadHouse ci catapulta in un mondo pieno di scontri a colpi di intelletto alquanto audaci, accompagnati da un sonoro eccezionale - ottima l'opening "This Game" - e da personaggi sgargianti e divertenti, a discapito di un uso ingombrante del fanservice.
Sora e Shiro sono fratelli che condividono l'essere hikikomori e NEET. Il loro odio verso la realtà è la prova che non riescono a sopportare un mondo con delle regole e delle convenzioni sociali in cui non si rispecchiano. L'unica cosa che possono fare è di fingere davanti alle altre persone, ma fortunatamente hanno la passione per i videogame. Conosciuti come Spazio Vuoto nei giochi online, non hanno mai conosciuto la parola sconfitta, e il Dio di un mondo parallelo ha deciso di puntare su di loro due per smuovere un po' le acque dalle sue parti, un mondo dove i conflitti vengono risolti in base a dei giochi, rispettando dieci regole che egli ha emanato.
Qui faranno la conoscenza di Stephanie Dola, ultima discendente della stirpe reale dell'Imanity, e insieme a lei cercheranno di risollevare le sorti di questa debole e povera razza.
I protagonisti Sora e Shiro sono due personaggi ben riusciti e molto sopra le righe per essere dei reclusi. Si divertono a giocare con i sentimenti e la stupidità di Dola e nell'omaggiare opere come "Jojo", "Ace Attorney" o addirittura "Skyrim", per citarne qualcuno.
Le sfide presenti nel corso dell'avventura crescono di tensione man mano che la posta in gioco si fa alta, e Spazio Vuoto dimostra di avere una combinazione di intelletto all'altezza della situazione e un'incrollabile fiducia l'uno nell'altro. I cavilli che trova, i raggiri, i piani che porta avanti durante le partite possiedono l'imprevedibilità e un lato psicologico affascinante, che a volte può sfociare nell'assurdo, ma tutto sommato rientra nella stravaganza della serie.
Tuttavia l'anime possiede una porzione effettiva di fanservice a sfondo ecchi di cui al giorno d'oggi viene fatto abuso, quindi armatevi di tantissima pazienza nei suoi confronti e lasciatevi guidare dalla perversione di Sora. Non mancherà di strapparvi qualche risata, soprattutto quando certe situazioni si fanno imbarazzanti.
In conclusione, malgrado il genere non sia prettamente originale, questa serie animata sviluppata dalla MadHouse ci catapulta in un mondo pieno di scontri a colpi di intelletto alquanto audaci, accompagnati da un sonoro eccezionale - ottima l'opening "This Game" - e da personaggi sgargianti e divertenti, a discapito di un uso ingombrante del fanservice.
E' un anime che promette bene fin da subito con una storia molto originale, intrigante e appassionante. Ti fa vivere i giochi, di qualsiasi tipo, con occhi diversi, attraverso delle strategie di puro genio e istinto. I personaggi sono molto belli e ben curati, i protagonisti sono proprio particolari e simpatici, dei geni dei giochi, ma questo loro carattere non è fastidioso, anzi. E' un'ascesa che non risulta mai monotona e con un finale mozzafiato, accompagnata da numerosi momenti che fanno morire dal ridere.
E la storia di due fratelli, di diciassette e undici anni, che, a dispetto della loro intelligenza altissima, non sanno fare altro che passare il loro tempo giocando ai videogiochi e guadagnandosi l’appellativo de “I senza nome”, ovvero di giocatori invincibili. In questo modo attraggono l’attenzione di un misterioso giocatore che li sfida a scacchi e, venendo sconfitto, decide di risucchiarli nella dimensione parallela di cui è il creatore. In questo mondo senza violenza tutti i contrasti sono decisi dai giochi. Il mondo è spartito tra sedici razze. I due, incontrata Stephanie, principessa decaduta e nipote del re della più debole delle sedici razze, ovvero quella umana, decidono di dare la scalata al potere, e di conquistare il mondo per poi sfidare la divinità.
È dai tempi di “Yu-Gi-Oh!” che non si vedeva una simile opera tutta concentrata sui giochi più disparati ma, allo stesso tempo, spettacolari, dato che le strategie che i nostri impiegheranno per vincere si riveleranno emozionanti e machiavelliche. Una serie di pura azione, quindi? Non necessariamente, poiché avremo anche ragionamenti profondi come: ”Io disprezzo la razza umana e non credo in essa, poiché corrotta, e quindi non credo in me stesso. Ma credo nell’infinito potenziale umano, e quindi faccio ciò che faccio”. O anche: “Noi della razza umana siamo i più deboli, ma è proprio per questo che troveremo la forza di vincere, proprio perché useremo la forza della debolezza”. Non mancheranno nemmeno le scene umoristiche, e onore alla dolce protagonista, poiché sarà ‘pucciosa’ come poche altre ragazzine degli anime, mentre lui si rivelerà esilarante, con quelle occhiaie per cui sembra che non dorma da una settimana. Grafica ottima, regia e sigle molto belle.
Purtroppo il punto debole è quello tipico degli anime tratti da light novel, ovvero vengono fermati a metà, con un finale tronco. Mi auguro proprio che si continui, e per adesso assegno un meritatissimo sette e mezzo.
È dai tempi di “Yu-Gi-Oh!” che non si vedeva una simile opera tutta concentrata sui giochi più disparati ma, allo stesso tempo, spettacolari, dato che le strategie che i nostri impiegheranno per vincere si riveleranno emozionanti e machiavelliche. Una serie di pura azione, quindi? Non necessariamente, poiché avremo anche ragionamenti profondi come: ”Io disprezzo la razza umana e non credo in essa, poiché corrotta, e quindi non credo in me stesso. Ma credo nell’infinito potenziale umano, e quindi faccio ciò che faccio”. O anche: “Noi della razza umana siamo i più deboli, ma è proprio per questo che troveremo la forza di vincere, proprio perché useremo la forza della debolezza”. Non mancheranno nemmeno le scene umoristiche, e onore alla dolce protagonista, poiché sarà ‘pucciosa’ come poche altre ragazzine degli anime, mentre lui si rivelerà esilarante, con quelle occhiaie per cui sembra che non dorma da una settimana. Grafica ottima, regia e sigle molto belle.
Purtroppo il punto debole è quello tipico degli anime tratti da light novel, ovvero vengono fermati a metà, con un finale tronco. Mi auguro proprio che si continui, e per adesso assegno un meritatissimo sette e mezzo.
La parola a cui viene associato più spesso questo anime è "commerciale".
I prodotti che disgraziatamente ricadono sotto questa categoria dal punto di vista degli appassionati sono un'infinità, ma, se da una parte ciò è degno di un pubblico più o meno critico e consapevole, dall'altra dimostra una tendenza all'etichettatura selvaggia e ad una certa presunzione nei confronti di tutto quello che non è degno di essere definito "capolavoro", quantomeno secondo i propri standard.
Chiaramente "No Game No Life" è lungi dall'essere tale, e al contrario è evidente fin dalle premesse che si tratta di una delle cosiddette e disprezzate 'commercialate'.
Cosa lo redime allora ai miei occhi?
Innanzitutto il fatto che il mainstream, seppure abbia ormai connotazione strettamente negativa, non coincide in automatico con la scarsa qualità, e questo è il caso di "No Game No Life".
Dal punto di vista tecnico infatti oserei definirlo eccellente, grazie all'animazione sopra la media e un ritmo di gradevole scorrevolezza, merito di un'ottima sceneggiatura in grado di sfruttare al massimo tempi comici e battute irriverenti che spezzano la tensione creata da scontri memorabili e da qualche spunto riflessivo. Quest'ultimo aspetto non viene sviluppato a dovere, risultando spicciolo e superficiale, ma del resto non è la profondità il punto di forza di "No Game No Life", e non è nemmeno quello che si propone di fare. Con la sua superficialità derivata anche da uno scorrimento serrato da mozzare il fiato, si pone l'obiettivo di far provare di tutto allo spettatore in brevi lassi di tempo, rendendo dunque impossibile soffermarsi su varie questioni.
Ponendolo in termini del suo tema più significativo, rappresenta il trionfo della debolezza, che con le sue armi supera sotto diversi aspetti titoli ben più pomposi e pretenziosi (e a mio avviso non sempre migliori) in un inno scanzonato al divertimento.
Aggiungerei però che si rivela un'arma a doppio taglio, in quanto di conseguenza anche aspetti meritevoli di essere approfonditi vengono liquidati, intrappolando i personaggi in un limbo di stereotipi vuoti, malgrado riescano a farsi piacere grazie alle loro interazioni interessanti. Stessa sorte toccata ad alcuni punti della trama, a volte offuscati e altre con veri e propri buchi.
C'è poi da chiedersi se "No Game No Life" sia davvero del tutto privo di valore, incapace di spingersi oltre al suo compito svolto egregiamente di intrattenere, seppure a spese di un fanservice che rischia di sfociare nel cattivo gusto e altre pecche sulle quali risulta difficile sorvolare.
Tuttavia ci lascia con l'interrogativo del perché di un tale apprezzamento nei suoi confronti, generato probabilmente dall'identificazione con i protagonisti, e di conseguenza con il problema sociale che grava su di loro. L'ascesa dell'ultima ruota del carro, che qui nello specifico raggiunge toni epici da me molto apprezzati, è un elemento comune a molti anime e manga, in quanto lascia un brivido d'emozione garantito a chi li segue. L'origine di quel brivido è la nostra società basata sull'esclusione? Ci sentiamo forse un po' tutti come Sora e Shiro, desiderosi di una rivalsa, attendendola nell'ombra delle distrazioni, al punto che senza giochi non c'è vita?
I prodotti che disgraziatamente ricadono sotto questa categoria dal punto di vista degli appassionati sono un'infinità, ma, se da una parte ciò è degno di un pubblico più o meno critico e consapevole, dall'altra dimostra una tendenza all'etichettatura selvaggia e ad una certa presunzione nei confronti di tutto quello che non è degno di essere definito "capolavoro", quantomeno secondo i propri standard.
Chiaramente "No Game No Life" è lungi dall'essere tale, e al contrario è evidente fin dalle premesse che si tratta di una delle cosiddette e disprezzate 'commercialate'.
Cosa lo redime allora ai miei occhi?
Innanzitutto il fatto che il mainstream, seppure abbia ormai connotazione strettamente negativa, non coincide in automatico con la scarsa qualità, e questo è il caso di "No Game No Life".
Dal punto di vista tecnico infatti oserei definirlo eccellente, grazie all'animazione sopra la media e un ritmo di gradevole scorrevolezza, merito di un'ottima sceneggiatura in grado di sfruttare al massimo tempi comici e battute irriverenti che spezzano la tensione creata da scontri memorabili e da qualche spunto riflessivo. Quest'ultimo aspetto non viene sviluppato a dovere, risultando spicciolo e superficiale, ma del resto non è la profondità il punto di forza di "No Game No Life", e non è nemmeno quello che si propone di fare. Con la sua superficialità derivata anche da uno scorrimento serrato da mozzare il fiato, si pone l'obiettivo di far provare di tutto allo spettatore in brevi lassi di tempo, rendendo dunque impossibile soffermarsi su varie questioni.
Ponendolo in termini del suo tema più significativo, rappresenta il trionfo della debolezza, che con le sue armi supera sotto diversi aspetti titoli ben più pomposi e pretenziosi (e a mio avviso non sempre migliori) in un inno scanzonato al divertimento.
Aggiungerei però che si rivela un'arma a doppio taglio, in quanto di conseguenza anche aspetti meritevoli di essere approfonditi vengono liquidati, intrappolando i personaggi in un limbo di stereotipi vuoti, malgrado riescano a farsi piacere grazie alle loro interazioni interessanti. Stessa sorte toccata ad alcuni punti della trama, a volte offuscati e altre con veri e propri buchi.
C'è poi da chiedersi se "No Game No Life" sia davvero del tutto privo di valore, incapace di spingersi oltre al suo compito svolto egregiamente di intrattenere, seppure a spese di un fanservice che rischia di sfociare nel cattivo gusto e altre pecche sulle quali risulta difficile sorvolare.
Tuttavia ci lascia con l'interrogativo del perché di un tale apprezzamento nei suoi confronti, generato probabilmente dall'identificazione con i protagonisti, e di conseguenza con il problema sociale che grava su di loro. L'ascesa dell'ultima ruota del carro, che qui nello specifico raggiunge toni epici da me molto apprezzati, è un elemento comune a molti anime e manga, in quanto lascia un brivido d'emozione garantito a chi li segue. L'origine di quel brivido è la nostra società basata sull'esclusione? Ci sentiamo forse un po' tutti come Sora e Shiro, desiderosi di una rivalsa, attendendola nell'ombra delle distrazioni, al punto che senza giochi non c'è vita?
"No Game no Life": avete mai pensato di essere nati nel mondo sbagliato, che il nostro mondo non ha senso? Questo è sicuramente quello che stavano pensando i due NEET protagonisti di questa opera, Sora e Shiro, quando vengono sfidati a una partita di scacchi e, vincendola, vengono trasportati in un mondo completamente diverso dal precedente. Fino a questo momento tutto quello che lo spettatore vede non è altro che una stanza buia, ma da qui in poi anche noi spettatori veniamo trasportati in un nuovo mondo con ottime ambientazioni fantasy e un reparto grafico niente male. Veniamo subito a scoprire che questo mondo è regolato dai giochi; infatti colui che li ha trasportati in questo mondo, ovvero Dio, ha bandito ogni guerra, e ora le dispute si risolvono con i giochi.
L’anime non sarà di certo un normale shonen di combattimenti, ma saprà farci comunque emozionare con le tattiche dei protagonisti, le partite vinte ancor prima di cominciare e le "battaglie di intelletto" tra i personaggi. Il tutto accompagnato da un’opening spettacolare e ottime colonne sonore.
E’ un anime che saprà coinvolgervi e divertirvi con i suoi siparietti comici onnipresenti che non intaccano mai i "momenti epici" dell'anime. E’ un anime che consiglio a tutti. Sperando in una seconda stagione, resa ormai imminente dall'annuncio del film, concludo la mia recensione e vi saluto.
L’anime non sarà di certo un normale shonen di combattimenti, ma saprà farci comunque emozionare con le tattiche dei protagonisti, le partite vinte ancor prima di cominciare e le "battaglie di intelletto" tra i personaggi. Il tutto accompagnato da un’opening spettacolare e ottime colonne sonore.
E’ un anime che saprà coinvolgervi e divertirvi con i suoi siparietti comici onnipresenti che non intaccano mai i "momenti epici" dell'anime. E’ un anime che consiglio a tutti. Sperando in una seconda stagione, resa ormai imminente dall'annuncio del film, concludo la mia recensione e vi saluto.
"No Game No Life" è un anime di dodici episodi prodotto nel 2014 dallo studio Madhouse, basato sulla serie di light novel di Yuu Kamiya.
La storia ha come protagonisti i fratelli Sora e Shiro, due gamer imbattibili celati dietro l'identità dei "Senza Nome". Un giorno vengono catapultati in un mondo parallelo chiamato Disboard, basato interamente sui giochi, di cui decideranno di diventare i sovrani. Ma, per farlo, dovranno prima sconfiggere le altre quindici razze e infine affrontare il dio in carica, Tet.
Comincio col dire che di solito prediligo gli anime scolastici, in cui il fantasy è quasi del tutto assente, ma ogni tanto faccio un'eccezione, soprattutto se la serie ha avuto riscontri positivi o una trama particolare. "No Game No Life" rientra in quest'ultima situazione, peccato che non sia riuscito a soddisfare del tutto le mie aspettative, che tra l'altro non erano molto alte. Non mi sono mai sentita particolarmente legata ai giochi, quindi il mio giudizio potrebbe essere ben diverso da quello di un fan sfegatato, e a dire il vero non so se sia una cosa positiva. Per quanto riguarda il carattere "serio" dell'anime, sembra abbastanza ben riuscito: nel corso degli episodi, viene trattata una vasta gamma di giochi, da shiritori agli scacchi, da othello fino a Gal Gun, rivisti sotto forme un po' particolari. Da ammirare sono anche le strategie usate dai due fratelli - anzi, forse solo da Sora, che sta sotto i riflettori molto più di Shiro, anche perché quest'ultima non ha bisogno quasi mai di scervellarsi avendo un'intelligenza fuori dal comune. Altro punto a favore, sebbene non sia qualcosa di originalissimo, è la situazione in cui si trova Disboard: sedici razze, chiamate Exceed, che combattono per i territori proprio come in un mondo reale, con gli Imanity (gli umani, in pratica) all'ultimo posto perché i più deboli, che devono costantemente soccombere ai Flugel o agli Elfi, che primeggiano perché in grado di usare la magia. Sora e Shiro dovranno, quindi, comportarsi come veri e propri sovrani, cercando di risolvere i problemi del popolo e di riconquistare i territori rubati. Quello che frega "No Game No Life" è, però, tutto quello che si aggiunge al buono appena citato: la bestia nera degli anime, il mio odiato fanservice ecchi. Sarò una ragazza e quindi di parte, ma a volte si può sopportare benissimo - per esempio in "Sakurasou no Pet na Kanojo", in cui tutto passa in secondo piano grazie alla bellezza della storia. Qui, invece, gag che non fanno ridere eccessivamente, citazioni di altri anime, e ovviamente l'ecchi, che dovrebbero fare da contorno, arrivano ad essere quasi superflui e l'ultimo davvero molto fastidioso. Avremo così una specie di altalena, con un episodio buono e l'altro no, oppure con qualcuno che cerca di essere serio, ma che si rovina a causa di Sora che vuol vedere tutte nude nel bagno, Stephanie che fa la cretina e si ritrova come mamma l'ha fatta o i due fratelli che hanno un legame fin troppo morboso. Ah, dimenticavo che abbiamo anche degli special, ma secondo voi conterranno utili lezioni? Certo che no, solo ecchi alla massima potenza, tanto da farmi disgustare.
Tralasciando questo, l'altra cosa che mi ha dato fastidio è la sicurezza dei Senza Nome di riuscire a vincere sempre e comunque, anche prima di iniziare la partita, anche in giochi, come morra cinese o il lancio di una moneta, in cui il caso fa da padrone.
Arriviamo ai personaggi, e neanche qui il mio commento è positivo: ribadisco che Sora mi sta poco simpatico per la troppa sicurezza di sé; aggiungiamo la sua grande perversione (difficile però trovare un ragazzo che non ce l'abbia) e il gioco è fatto. Shiro, come già detto, è la classica bambina prodigio, ma che purtroppo vedremo sempre all'ombra di Sora, da cui è ultra-dipendente, il che impedirà di approfondire il suo carattere già molto piatto, e farà da protagonista assoluta massimo in due episodi. Tra gli altri Imanity dobbiamo per forza citare Stephanie, su cui non mi dilungo molto: la classica stupida utile per fare del fanservice, di cui non ci si prenderà gioco in una o due occasioni. Neanche le altre "razze" si salvano: in pratica sono uguali agli Imanity, solo con ali o orecchie a punta, per non parlare dei Werebeast: dal nome si poteva pensare a feroci animali antropomorfi, ma, per la gioia di tutti gli otaku, avremo stupende ragazze/bambine con orecchie e coda da gatto o da cane. Un'altra cosa che non mi è andata giù è l'elfa Feel, perché mi ha ricordato subito Tiffania di "Zero no Tsukaima", anch'essa elfa con il seno pronunciato e, per giunta, doppiata da Mamiko Noto.
Per quanto riguarda il lato tecnico, non c'è molto di cui lamentarsi: sfondi e colori sono brillanti e piacevoli da guardare, un po' meno i personaggi a causa di quei fastidiosi contorni rossi. Le OST non rimangono impresse, ma sono orecchiabili, così come l'opening e l'ending.
In conclusione, "No Game No Life" è una serie che poteva dare molto: meno fanservice, personaggi più intelligenti e, soprattutto, il risvolto psicologico che poteva derivare dalla condizione di neet dei due fratelli, e in cui io speravo, l'avrebbero reso un ottimo anime. Per l'ultimo punto si può sempre sperare in una seconda stagione, ma il resto non salva "No Game No Life" da un 5.
La storia ha come protagonisti i fratelli Sora e Shiro, due gamer imbattibili celati dietro l'identità dei "Senza Nome". Un giorno vengono catapultati in un mondo parallelo chiamato Disboard, basato interamente sui giochi, di cui decideranno di diventare i sovrani. Ma, per farlo, dovranno prima sconfiggere le altre quindici razze e infine affrontare il dio in carica, Tet.
Comincio col dire che di solito prediligo gli anime scolastici, in cui il fantasy è quasi del tutto assente, ma ogni tanto faccio un'eccezione, soprattutto se la serie ha avuto riscontri positivi o una trama particolare. "No Game No Life" rientra in quest'ultima situazione, peccato che non sia riuscito a soddisfare del tutto le mie aspettative, che tra l'altro non erano molto alte. Non mi sono mai sentita particolarmente legata ai giochi, quindi il mio giudizio potrebbe essere ben diverso da quello di un fan sfegatato, e a dire il vero non so se sia una cosa positiva. Per quanto riguarda il carattere "serio" dell'anime, sembra abbastanza ben riuscito: nel corso degli episodi, viene trattata una vasta gamma di giochi, da shiritori agli scacchi, da othello fino a Gal Gun, rivisti sotto forme un po' particolari. Da ammirare sono anche le strategie usate dai due fratelli - anzi, forse solo da Sora, che sta sotto i riflettori molto più di Shiro, anche perché quest'ultima non ha bisogno quasi mai di scervellarsi avendo un'intelligenza fuori dal comune. Altro punto a favore, sebbene non sia qualcosa di originalissimo, è la situazione in cui si trova Disboard: sedici razze, chiamate Exceed, che combattono per i territori proprio come in un mondo reale, con gli Imanity (gli umani, in pratica) all'ultimo posto perché i più deboli, che devono costantemente soccombere ai Flugel o agli Elfi, che primeggiano perché in grado di usare la magia. Sora e Shiro dovranno, quindi, comportarsi come veri e propri sovrani, cercando di risolvere i problemi del popolo e di riconquistare i territori rubati. Quello che frega "No Game No Life" è, però, tutto quello che si aggiunge al buono appena citato: la bestia nera degli anime, il mio odiato fanservice ecchi. Sarò una ragazza e quindi di parte, ma a volte si può sopportare benissimo - per esempio in "Sakurasou no Pet na Kanojo", in cui tutto passa in secondo piano grazie alla bellezza della storia. Qui, invece, gag che non fanno ridere eccessivamente, citazioni di altri anime, e ovviamente l'ecchi, che dovrebbero fare da contorno, arrivano ad essere quasi superflui e l'ultimo davvero molto fastidioso. Avremo così una specie di altalena, con un episodio buono e l'altro no, oppure con qualcuno che cerca di essere serio, ma che si rovina a causa di Sora che vuol vedere tutte nude nel bagno, Stephanie che fa la cretina e si ritrova come mamma l'ha fatta o i due fratelli che hanno un legame fin troppo morboso. Ah, dimenticavo che abbiamo anche degli special, ma secondo voi conterranno utili lezioni? Certo che no, solo ecchi alla massima potenza, tanto da farmi disgustare.
Tralasciando questo, l'altra cosa che mi ha dato fastidio è la sicurezza dei Senza Nome di riuscire a vincere sempre e comunque, anche prima di iniziare la partita, anche in giochi, come morra cinese o il lancio di una moneta, in cui il caso fa da padrone.
Arriviamo ai personaggi, e neanche qui il mio commento è positivo: ribadisco che Sora mi sta poco simpatico per la troppa sicurezza di sé; aggiungiamo la sua grande perversione (difficile però trovare un ragazzo che non ce l'abbia) e il gioco è fatto. Shiro, come già detto, è la classica bambina prodigio, ma che purtroppo vedremo sempre all'ombra di Sora, da cui è ultra-dipendente, il che impedirà di approfondire il suo carattere già molto piatto, e farà da protagonista assoluta massimo in due episodi. Tra gli altri Imanity dobbiamo per forza citare Stephanie, su cui non mi dilungo molto: la classica stupida utile per fare del fanservice, di cui non ci si prenderà gioco in una o due occasioni. Neanche le altre "razze" si salvano: in pratica sono uguali agli Imanity, solo con ali o orecchie a punta, per non parlare dei Werebeast: dal nome si poteva pensare a feroci animali antropomorfi, ma, per la gioia di tutti gli otaku, avremo stupende ragazze/bambine con orecchie e coda da gatto o da cane. Un'altra cosa che non mi è andata giù è l'elfa Feel, perché mi ha ricordato subito Tiffania di "Zero no Tsukaima", anch'essa elfa con il seno pronunciato e, per giunta, doppiata da Mamiko Noto.
Per quanto riguarda il lato tecnico, non c'è molto di cui lamentarsi: sfondi e colori sono brillanti e piacevoli da guardare, un po' meno i personaggi a causa di quei fastidiosi contorni rossi. Le OST non rimangono impresse, ma sono orecchiabili, così come l'opening e l'ending.
In conclusione, "No Game No Life" è una serie che poteva dare molto: meno fanservice, personaggi più intelligenti e, soprattutto, il risvolto psicologico che poteva derivare dalla condizione di neet dei due fratelli, e in cui io speravo, l'avrebbero reso un ottimo anime. Per l'ultimo punto si può sempre sperare in una seconda stagione, ma il resto non salva "No Game No Life" da un 5.
"No Game no Life", il titolo stesso ha catturato immediatamente la mia attenzione. Purtroppo, stupidamente tendo troppo a guardare la valutazione degli altri utenti prima di cominciare una serie, che, come si può ben vedere, non è decisamente tra le più positive. Così ho procrastinato l'inizio a lungo, finché mi sono deciso a guardarla. Beh, che dire... sono decisamente lieto di non aver dato ascolto fino in fondo ai giudizi altrui.
La vicenda narra di due fratelli, Sora e Shiro, veri e propri geni del gioco; e di qualsiasi gioco: dai grandi classici come gli scacchi, passando a videogiochi decisamente "nerd", fino ad arrivare a quelli che possono sembrare più delle semplici competizioni di fortuna, come la morra cinese.
I protagonisti vengono proiettati in un mondo fantastico in cui qualsiasi conflitto viene risolto tramite il gioco, che può essere di qualsiasi tipo, perfino le guerre tra le varie nazioni. Il mondo è diviso in sedici razze, una delle quali sono gli umani, che sia per importanza che per territori posseduti si trova in fondo alla classifica. Riusciranno i nostri eroi a ribaltare la situazione a dir poco disperata?
Passiamo ora al comparto audio e video. Li ho trovati entrambi eccellenti, soprattutto quest'ultimo. Sia l'animazione che il disegno sono impeccabili, e del tutto originali. La cosa che principalmente salta all'occhio sono i colori, forzatamente saturi, che a mio avviso si sposano perfettamente con il messaggio che vuole comunicare l'anime: lo stato d'animo dei due protagonisti quando possono giocare. I personaggi sono tutti originali e ben caratterizzati.
Consiglio a tutti quanti questa stupenda serie, che sa coinvolgere e catturare l'attenzione dello spettatore con colpi di scena mozzafiato e trip mentali da far girare la testa. Vengono anche accennati riferimenti interessanti sulla teoria dei giochi e sulle reazioni psicologiche in condizioni di stress. Insomma, a mio avviso è una serie che non può mancare nella vostra lista Animeclick.it.
Voto: 9
La vicenda narra di due fratelli, Sora e Shiro, veri e propri geni del gioco; e di qualsiasi gioco: dai grandi classici come gli scacchi, passando a videogiochi decisamente "nerd", fino ad arrivare a quelli che possono sembrare più delle semplici competizioni di fortuna, come la morra cinese.
I protagonisti vengono proiettati in un mondo fantastico in cui qualsiasi conflitto viene risolto tramite il gioco, che può essere di qualsiasi tipo, perfino le guerre tra le varie nazioni. Il mondo è diviso in sedici razze, una delle quali sono gli umani, che sia per importanza che per territori posseduti si trova in fondo alla classifica. Riusciranno i nostri eroi a ribaltare la situazione a dir poco disperata?
Passiamo ora al comparto audio e video. Li ho trovati entrambi eccellenti, soprattutto quest'ultimo. Sia l'animazione che il disegno sono impeccabili, e del tutto originali. La cosa che principalmente salta all'occhio sono i colori, forzatamente saturi, che a mio avviso si sposano perfettamente con il messaggio che vuole comunicare l'anime: lo stato d'animo dei due protagonisti quando possono giocare. I personaggi sono tutti originali e ben caratterizzati.
Consiglio a tutti quanti questa stupenda serie, che sa coinvolgere e catturare l'attenzione dello spettatore con colpi di scena mozzafiato e trip mentali da far girare la testa. Vengono anche accennati riferimenti interessanti sulla teoria dei giochi e sulle reazioni psicologiche in condizioni di stress. Insomma, a mio avviso è una serie che non può mancare nella vostra lista Animeclick.it.
Voto: 9
"No Game no Life" è uno di quegli anime che trattano l'argomento videogioco e mondo della rete con associati gli hikikomori, queste figure isolate dal mondo reale che rifuggono la vita quotidiana nascondendosi online. Ho temuto uno "Sword Art Online" in salsa comica che per fortuna non è mai uscito, tuttavia le buone aspettative, date forse anche da un non richiesto puntualizzare i drammi psicologici dei due ragazzi, non vengono attese.
"No Game no Life" è autocelebrativo, un riscatto per il mondo degli hikikomori, che nuovamente, come già visto in altre serie del genere, palesano il riscatto solo a una condizione: la genialità. Anche qui i due protagonisti, una coppia di bizzarri fratelli morbosamente legati l'uno all'altra (Sora e Shiro), hanno un QI che permetterebbe loro di lavorare alla NASA, ma invece di usarlo per questo lo usano per calcolare le traiettorie negli FPS (Firt Person Shooter) o capire gli algoritmi di svariati RPG online. Però, se anche questo è sorpassabile perché Mozart non sarebbe tale se non avesse mai incontrato la musica, loro invece hanno una nozionistica tecnico-scientifica da fare invidia a PhD (Doctor of Philosophy) di svariati rami, quindi la "musica" l'avrebbero anche raggiunta, cosa che più che una rivendicazione della categoria sembra nuovamente un cupo dire: "Se sei un genio sarai figo e salvabile, altrimenti sarai solo inutile e dimenticabile". Al solito i Giapponesi hanno un grande tatto per i normodotati.
La cosa che più mi ha colpito della serie in apertura è stato definire la vita un gioco senza regole chiare, dove sette miliardi di persone partecipano senza sapere bene come, cosa che per i protagonisti è disarmante. Qui mi hanno fregato, ho davvero creduto che il tunnel in cui ci stavamo infilando avrebbe portato a qualcosa di interessante.
Tornando alla trama, Sora e Shiro vivono una vita senza tempo e senza orari, scandita dai giochi online. Un bel giorno ricevono una sfida a scacchi da un misterioso soggetto che sembra sapere che i leggendari Blank (loro nome NEET) sono una coppia di fratelli; ovviamente i due accettano e vincono, e questa vittoria fa vincere loro l'accesso a un mondo parallelo. Tet (questo il nome dello sfidante) si presenta come il dio del mondo in questione, regolamentato da giochi, senza guerre, senza morti e senza furti, e con dieci leggi che imbrigliano la realtà e forzano sedici razze a competere per ogni cosa tramite giochi con regole comunemente accettate. Per i due ragazzi questo è il paradiso, e francamente io fino a qui ero speranzosa, perché pensavo che il fulcro sarebbe stato il vedere i due ragazzi dotatissimi del loro genio in una realtà a loro affine, ma non seduti nella loro oscura cameretta e con il bottoncino di log-out a portata di mano. Questa cosa però non succede. Sora e Shiro si ambientano alla grande nel mondo di Tet, decidendo che ovviamente dovranno sfidare il dio per prendere il suo posto, in quanto Blank non conosce sconfitta. Per fare questo hanno bisogno dei sedici pezzi della scacchiera, quindi tutte e sedici le razze; neanche da dire che si lanciano subito nell'impresa e tutto gli risulta facilissimo dal minuto uno. Il loro genio trascende, visto che essendo un gioco sono pronti a rischiare tutto al massimo delle loro possibilità, senza remore o dubbi mossi dal buonsenso comune; non si faranno problemi a rischiare la vita di tre milioni di esseri umani per un gioco e il loro distorto senso di rischio-beneficio poggerà sempre sul fatto che non perdono mai. Insomma, un po' 'pallosetto' a lungo andare.
L'analisi psicologica c'è, ma è una farsa, non si approfondisce mai abbastanza, si scalfisce a malapena la superficie, giusto per illudere abbastanza da costringerti a investire il tuo tempo sull'episodio successivo; si danno solo spiragli di analisi, ma niente di più. Si arriva a un finale apertissimo nel bel mezzo della sfida tra i due in cerca dei pezzi della scacchiera necessari per arrivare a Tet.
Il comparto tecnico è decente, per la serie che è, niente di eccezionale ma decente per una serie del 2014, musiche orecchiabili e disegni sgargianti in linea con il mondo fantastico, fondali gradevoli e tratti "pucciosi" per le creature del luogo in questione.
Poteva dare un sacco di più questo anime, se si investiva un attimo su una vera analisi dei due personaggi, ma evidentemente non era lo scopo.
"No Game no Life" è autocelebrativo, un riscatto per il mondo degli hikikomori, che nuovamente, come già visto in altre serie del genere, palesano il riscatto solo a una condizione: la genialità. Anche qui i due protagonisti, una coppia di bizzarri fratelli morbosamente legati l'uno all'altra (Sora e Shiro), hanno un QI che permetterebbe loro di lavorare alla NASA, ma invece di usarlo per questo lo usano per calcolare le traiettorie negli FPS (Firt Person Shooter) o capire gli algoritmi di svariati RPG online. Però, se anche questo è sorpassabile perché Mozart non sarebbe tale se non avesse mai incontrato la musica, loro invece hanno una nozionistica tecnico-scientifica da fare invidia a PhD (Doctor of Philosophy) di svariati rami, quindi la "musica" l'avrebbero anche raggiunta, cosa che più che una rivendicazione della categoria sembra nuovamente un cupo dire: "Se sei un genio sarai figo e salvabile, altrimenti sarai solo inutile e dimenticabile". Al solito i Giapponesi hanno un grande tatto per i normodotati.
La cosa che più mi ha colpito della serie in apertura è stato definire la vita un gioco senza regole chiare, dove sette miliardi di persone partecipano senza sapere bene come, cosa che per i protagonisti è disarmante. Qui mi hanno fregato, ho davvero creduto che il tunnel in cui ci stavamo infilando avrebbe portato a qualcosa di interessante.
Tornando alla trama, Sora e Shiro vivono una vita senza tempo e senza orari, scandita dai giochi online. Un bel giorno ricevono una sfida a scacchi da un misterioso soggetto che sembra sapere che i leggendari Blank (loro nome NEET) sono una coppia di fratelli; ovviamente i due accettano e vincono, e questa vittoria fa vincere loro l'accesso a un mondo parallelo. Tet (questo il nome dello sfidante) si presenta come il dio del mondo in questione, regolamentato da giochi, senza guerre, senza morti e senza furti, e con dieci leggi che imbrigliano la realtà e forzano sedici razze a competere per ogni cosa tramite giochi con regole comunemente accettate. Per i due ragazzi questo è il paradiso, e francamente io fino a qui ero speranzosa, perché pensavo che il fulcro sarebbe stato il vedere i due ragazzi dotatissimi del loro genio in una realtà a loro affine, ma non seduti nella loro oscura cameretta e con il bottoncino di log-out a portata di mano. Questa cosa però non succede. Sora e Shiro si ambientano alla grande nel mondo di Tet, decidendo che ovviamente dovranno sfidare il dio per prendere il suo posto, in quanto Blank non conosce sconfitta. Per fare questo hanno bisogno dei sedici pezzi della scacchiera, quindi tutte e sedici le razze; neanche da dire che si lanciano subito nell'impresa e tutto gli risulta facilissimo dal minuto uno. Il loro genio trascende, visto che essendo un gioco sono pronti a rischiare tutto al massimo delle loro possibilità, senza remore o dubbi mossi dal buonsenso comune; non si faranno problemi a rischiare la vita di tre milioni di esseri umani per un gioco e il loro distorto senso di rischio-beneficio poggerà sempre sul fatto che non perdono mai. Insomma, un po' 'pallosetto' a lungo andare.
L'analisi psicologica c'è, ma è una farsa, non si approfondisce mai abbastanza, si scalfisce a malapena la superficie, giusto per illudere abbastanza da costringerti a investire il tuo tempo sull'episodio successivo; si danno solo spiragli di analisi, ma niente di più. Si arriva a un finale apertissimo nel bel mezzo della sfida tra i due in cerca dei pezzi della scacchiera necessari per arrivare a Tet.
Il comparto tecnico è decente, per la serie che è, niente di eccezionale ma decente per una serie del 2014, musiche orecchiabili e disegni sgargianti in linea con il mondo fantastico, fondali gradevoli e tratti "pucciosi" per le creature del luogo in questione.
Poteva dare un sacco di più questo anime, se si investiva un attimo su una vera analisi dei due personaggi, ma evidentemente non era lo scopo.
La storia narra di Sora e Shiro, fratello e sorella che passano le loro intere giornate a giocare ad ogni sorta di videogame e sono famosi (anche se la loro vera identità è coperta da un avatar che viene sempre lasciato in bianco) per non avere mai perso una sola partita.
Un giorno, dopo aver ricevuto una sfida a una partita a scacchi e dopo aver vinto ancora una volta, non senza difficoltà, ai fratelli viene domandato dal misterioso avversario quale sia l'opinione che nutrono riguardo al mondo reale. Subito dopo aver risposto che non è altro che un "gioco scadente" vengono teletrasportati in un'altra dimensione: Disboard. A fare ciò è proprio il loro sfidante, Tet, un ragazzino che, presentatosi come Dio, spiega velocemente a Sora e Shiro le regole alla base del suo mondo. Qui vigono infatti dieci comandamenti, da lui stesso istituiti, volti a vietare ogni forma di violenza tramite l'imposizione dell'utilizzo di giochi per la risoluzione di qualsiasi questione all'interno dei sedici differenti regni; i due, dopo aver vinto un gioco, diventano re e regina degli Imanity, la razza più debole e ultima nella classifica, e iniziano la missione che si sono imposti: conquistare gli altri quindici regni e infine sconfiggere niente meno che Tet in persona.
La trama, nonostante non sia delle più originali, è costruita benissimo, molto elaborata e senza buchi di nessun tipo. Per quanto riguarda la grafica saltano subito agli occhi i colori accesi e sgargianti utilizzati forse in modo eccessivo, ma a parte questo nulla da ridire, come per quanto riguarda la parte sonora. Le scene di fanservice non mancano e sono spesso spinte oltre il limite ed esagerate, anche se risultano comunque divertenti.
I personaggi, anche se un poco stereotipati, sono ben caratterizzati e fra i meglio riusciti dell'ultimo periodo. Sora è caratterizzato da intuizioni astute e da una profonda capacità tattico-analitica, mentre Shiro possiede un'intelligenza fuori dal comune che le consente un'incredibile capacità di calcolo e previsione; per una volta, anche se partono da una situazione di svantaggio, i protagonisti sono intelligenti, capaci e sicuri di sé e delle proprie possibilità.
Vera nota di merito di quest'anime sono però le situazioni che i due protagonisti affrontano e il loro modo brillante e astuto di risolverle attraverso ragionamenti, previsioni e intuizioni spinte al limite dell'essere umano: sono dei veri e propri geni (in fondo, come dicono loro, quando iniziano a giocare, hanno già vinto).
In conclusione, una serie divertente e piacevole da vedere che, visto il finale aperto, lascerà sicuramente spazio a una o più serie future.
Un giorno, dopo aver ricevuto una sfida a una partita a scacchi e dopo aver vinto ancora una volta, non senza difficoltà, ai fratelli viene domandato dal misterioso avversario quale sia l'opinione che nutrono riguardo al mondo reale. Subito dopo aver risposto che non è altro che un "gioco scadente" vengono teletrasportati in un'altra dimensione: Disboard. A fare ciò è proprio il loro sfidante, Tet, un ragazzino che, presentatosi come Dio, spiega velocemente a Sora e Shiro le regole alla base del suo mondo. Qui vigono infatti dieci comandamenti, da lui stesso istituiti, volti a vietare ogni forma di violenza tramite l'imposizione dell'utilizzo di giochi per la risoluzione di qualsiasi questione all'interno dei sedici differenti regni; i due, dopo aver vinto un gioco, diventano re e regina degli Imanity, la razza più debole e ultima nella classifica, e iniziano la missione che si sono imposti: conquistare gli altri quindici regni e infine sconfiggere niente meno che Tet in persona.
La trama, nonostante non sia delle più originali, è costruita benissimo, molto elaborata e senza buchi di nessun tipo. Per quanto riguarda la grafica saltano subito agli occhi i colori accesi e sgargianti utilizzati forse in modo eccessivo, ma a parte questo nulla da ridire, come per quanto riguarda la parte sonora. Le scene di fanservice non mancano e sono spesso spinte oltre il limite ed esagerate, anche se risultano comunque divertenti.
I personaggi, anche se un poco stereotipati, sono ben caratterizzati e fra i meglio riusciti dell'ultimo periodo. Sora è caratterizzato da intuizioni astute e da una profonda capacità tattico-analitica, mentre Shiro possiede un'intelligenza fuori dal comune che le consente un'incredibile capacità di calcolo e previsione; per una volta, anche se partono da una situazione di svantaggio, i protagonisti sono intelligenti, capaci e sicuri di sé e delle proprie possibilità.
Vera nota di merito di quest'anime sono però le situazioni che i due protagonisti affrontano e il loro modo brillante e astuto di risolverle attraverso ragionamenti, previsioni e intuizioni spinte al limite dell'essere umano: sono dei veri e propri geni (in fondo, come dicono loro, quando iniziano a giocare, hanno già vinto).
In conclusione, una serie divertente e piacevole da vedere che, visto il finale aperto, lascerà sicuramente spazio a una o più serie future.
La prima parte non mi ha convinto del tutto, nella seconda si riprende un po'. L'idea non è malvagia, anche se devo ammettere di aver storto il naso di fronte all'escamotage "fantastico" dei due protagonisti, che evitano il loro (palesissimo) problema sociale (diffuso quanto vogliamo, ma non per questo giustificabile) grazie a un tocco di bacchetta magica, ritrovandosi a vivere in un mondo (guarda un po') totalmente affine al loro stile di vita. Niente scuola, niente lavoro, semplicemente giocare a qualsiasi cosa per sopravvivere... forse rispecchia la mentalità di un qualsiasi quindicenne sulla faccia della Terra, NEET o meno che sia? Per apprezzare, quindi, i lati positivi di "No Game no Life", bisogna accantonare sia tutti gli elementi buttati nel calderone dei cliché per attirare l'attenzione del pubblico di riferimento sia la prima parte della serie, utile unicamente a introdurre Sora e Shiro nel nuovo mondo virtuale. Lati positivi che sussistono nell'evoluzione della trama che vedrà fratello e sorella vincere a qualsiasi gioco e in ogni situazione. Infatti, nonostante l'univocità degli esiti delle battaglie, le tattiche studiate dalla nostra coppia non sono troppo banali e i giochi a cui prendono parte risultano quantomeno interessanti e di sicuro non annoiano.
Cosa manca alla serie o, meglio, cosa mi sarebbe piaciuto di più? Sarà il fatto di non avere più quindici anni, ma è interessante osservare come durante la serie vi siano elementi come la discriminazione causati da guerre vere e proprie avvenute in passato e come questi vengano "offuscati", resi più blandi, nei riguardi dello spettatore. Basti vedere come, ogni volta che viene citata una guerra (con annesse immagini "forti", per cosi dire) o nel momento in cui due personaggi si insultano discriminandosi, tutto si risolve sdrammatizzando grazie alla battuta comica del personaggio di turno. Sembra quasi un paraocchi verso il pubblico, al quale i messaggi come il "non arrendersi mai" o "la fiducia nei propri compagni" vengono trasmessi con un filtro che censuri le scene troppo ritenute troppo forti, come ormai avviene nella maggior parte delle serie dedicate a un pubblico adolescenziale.
Cosa manca alla serie o, meglio, cosa mi sarebbe piaciuto di più? Sarà il fatto di non avere più quindici anni, ma è interessante osservare come durante la serie vi siano elementi come la discriminazione causati da guerre vere e proprie avvenute in passato e come questi vengano "offuscati", resi più blandi, nei riguardi dello spettatore. Basti vedere come, ogni volta che viene citata una guerra (con annesse immagini "forti", per cosi dire) o nel momento in cui due personaggi si insultano discriminandosi, tutto si risolve sdrammatizzando grazie alla battuta comica del personaggio di turno. Sembra quasi un paraocchi verso il pubblico, al quale i messaggi come il "non arrendersi mai" o "la fiducia nei propri compagni" vengono trasmessi con un filtro che censuri le scene troppo ritenute troppo forti, come ormai avviene nella maggior parte delle serie dedicate a un pubblico adolescenziale.
I due fratelli Sora e Shiro passano le giornate chiusi in camera davanti al computer provando ogni sorta di gioco. Il nome che utilizzano diventa una leggenda del mondo virtuale, conosciuto come un gruppo imbattibile di giocatori (i due controllano più di un personaggio alla volta). Sora e Shiro sono infatti fuori dal comune. Il primo possiede la mente brillante per eccellenza, riesce ad adattarsi a qualsiasi strategia e analizza nei minimi particolari tutto ciò che lo circonda. Per il modo in cui manipola e gestisce i suoi avversari ricorda le azioni di un mentalista. Shiro invece la sorella minore è un super cervellone che immagazzina ogni tipo di dato, informazione o schema logico possibile. Le sue abilità nel calcolo non hanno pari.
I talenti dei due ragazzi si completano a vicenda formando insieme il giocatore perfetto. Queste loro abilità sopra la media sono anche il motivo per cui si isolano dal mondo esterno: irragionevole, ingiusto e per niente interessante. Nella realtà in cui verranno catapultati troveranno ciò per cui sembrano essere nati: un mondo logico, equo e semplice in cui si decide tutto attraverso la vittoria o la sconfitta in qualsiasi tipo di gioco.
Da queste premesse nasce un anime davvero unico dove le sfide che i due protagonisti affrontano sono qualcosa di spettacolare. Queste considerazioni non nascono dai soli giochi in sé, per quanto geniali possano essere, ma da un insieme di fattori.
In quest'opera vengono infatti magistralmente alternate scene più serie, di ragionamento e introspezione dei personaggi ad altre più comiche o ad altre ancora che, con l'aiuto grafico, diventano epiche.
Un altro elemento ben presente è il fattore ecchi. Seppur ci siano riprese esplicite non si scade mai nel fan-service gratuito e fastidioso. In questo senso le scene sono sempre immerse in un contesto ironico che non le rende mai protagoniste.
Impossibile poi non soffermarsi sull'analisi dei giochi che vengono affrontati dai due protagonisti. Sfide e ragionamenti alcune volte un po' astrusi altre volte più semplici, ma mai banali. I colpi di scena che si susseguono uno dopo l'altro rendono il tutto avvincente e imprevedibile.
Per quanto riguardo il comparto audio-video, la grafica e la gamma di colori sebbene particolari sono davvero eccellenti; le colonne sonore e gli effetti audio sono un altro fattore di eccellenza che insieme alla regia creano un mix di visione perfetto.
I talenti dei due ragazzi si completano a vicenda formando insieme il giocatore perfetto. Queste loro abilità sopra la media sono anche il motivo per cui si isolano dal mondo esterno: irragionevole, ingiusto e per niente interessante. Nella realtà in cui verranno catapultati troveranno ciò per cui sembrano essere nati: un mondo logico, equo e semplice in cui si decide tutto attraverso la vittoria o la sconfitta in qualsiasi tipo di gioco.
Da queste premesse nasce un anime davvero unico dove le sfide che i due protagonisti affrontano sono qualcosa di spettacolare. Queste considerazioni non nascono dai soli giochi in sé, per quanto geniali possano essere, ma da un insieme di fattori.
In quest'opera vengono infatti magistralmente alternate scene più serie, di ragionamento e introspezione dei personaggi ad altre più comiche o ad altre ancora che, con l'aiuto grafico, diventano epiche.
Un altro elemento ben presente è il fattore ecchi. Seppur ci siano riprese esplicite non si scade mai nel fan-service gratuito e fastidioso. In questo senso le scene sono sempre immerse in un contesto ironico che non le rende mai protagoniste.
Impossibile poi non soffermarsi sull'analisi dei giochi che vengono affrontati dai due protagonisti. Sfide e ragionamenti alcune volte un po' astrusi altre volte più semplici, ma mai banali. I colpi di scena che si susseguono uno dopo l'altro rendono il tutto avvincente e imprevedibile.
Per quanto riguardo il comparto audio-video, la grafica e la gamma di colori sebbene particolari sono davvero eccellenti; le colonne sonore e gli effetti audio sono un altro fattore di eccellenza che insieme alla regia creano un mix di visione perfetto.
"Noi vinceremo con la nostra arma più potente: la debolezza!". Questa è la frase che più mi ha colpito in "No Game no Life" e che lo rappresenta nella sua interezza.
I protagonisti sono due giovanissimi fratelli, un ragazzo e una bambina, estremamente bravi nei giochi, quasi all'inverosimile. Beh, dei veri e propri geni. L'unico loro difetto? La vita reale. Eh sì, proprio così, la vita "è un gioco a cui non si può giocare, è senza regole, senza giustizia, totalmente indipendente dai calcoli matematici". Ed ecco che un certo "dio" li teletrasporta nel Suo mondo, un mondo totalmente governato dal gioco, un mondo perfetto per i nostri protagonisti, che, molto modestamente, mirano a diventarne i padroni, sconfiggendo "dio" stesso.
Le dodici puntate sono una continua serie di scene mozzafiato cariche di colpi di scena, con una grafica incredibile dai colori meravigliosi. Stupisce l'incredibile capacità di Shiro e Sora, i due fratelli, di poter sfruttare il più potente pregio dell'uomo: la debolezza. Pregio? Sì, sembra strano ma quest'anime riesce a far comprendere come la debolezza sia in realtà un grande pregio dell'uomo e che può essere sfruttata addirittura contro coloro che sono nettamente superiori al genere umano (il mondo virtuale in cui è ambientato l'anime è formato da sedici razze diverse). La valorizzazione della sofferenza e della debolezza sono qualcosa di davvero importante, poiché oramai vi è la concezione che la sofferenza sia qualcosa di totalmente negativo... ma d'altronde come si potrebbe apprezzare la felicità se non vi fosse anche la sofferenza?
L'anime complessivamente risulta godibile al massimo, divertente e coinvolgente. Inoltre non è "vuoto" come molti altri, ma dà anche dei bellissimi messaggi, come la pace, il divertirsi insieme e l'unione che dà la forza.
Io lo consiglio veramente, perché se lo si guarderà si imparerà l'importanza di "restare quello che sei, pur sorpassando i tuoi limiti", in modo da "varcare i cieli pur non potendo volare".
I protagonisti sono due giovanissimi fratelli, un ragazzo e una bambina, estremamente bravi nei giochi, quasi all'inverosimile. Beh, dei veri e propri geni. L'unico loro difetto? La vita reale. Eh sì, proprio così, la vita "è un gioco a cui non si può giocare, è senza regole, senza giustizia, totalmente indipendente dai calcoli matematici". Ed ecco che un certo "dio" li teletrasporta nel Suo mondo, un mondo totalmente governato dal gioco, un mondo perfetto per i nostri protagonisti, che, molto modestamente, mirano a diventarne i padroni, sconfiggendo "dio" stesso.
Le dodici puntate sono una continua serie di scene mozzafiato cariche di colpi di scena, con una grafica incredibile dai colori meravigliosi. Stupisce l'incredibile capacità di Shiro e Sora, i due fratelli, di poter sfruttare il più potente pregio dell'uomo: la debolezza. Pregio? Sì, sembra strano ma quest'anime riesce a far comprendere come la debolezza sia in realtà un grande pregio dell'uomo e che può essere sfruttata addirittura contro coloro che sono nettamente superiori al genere umano (il mondo virtuale in cui è ambientato l'anime è formato da sedici razze diverse). La valorizzazione della sofferenza e della debolezza sono qualcosa di davvero importante, poiché oramai vi è la concezione che la sofferenza sia qualcosa di totalmente negativo... ma d'altronde come si potrebbe apprezzare la felicità se non vi fosse anche la sofferenza?
L'anime complessivamente risulta godibile al massimo, divertente e coinvolgente. Inoltre non è "vuoto" come molti altri, ma dà anche dei bellissimi messaggi, come la pace, il divertirsi insieme e l'unione che dà la forza.
Io lo consiglio veramente, perché se lo si guarderà si imparerà l'importanza di "restare quello che sei, pur sorpassando i tuoi limiti", in modo da "varcare i cieli pur non potendo volare".
Le light novel narranti le avventure di giovani ragazzi che finiscono dentro un gioco sono ormai un classico, e in pochi anni le abbiamo viste trasposte in anime similari. "No game No Life" fa parte di questo gruppetto che sicuramente non ha voglia di rischiare, e che malgrado non sia esordiente del genere, non riesce a progredire. Ci troviamo di fronte a un prodotto che pare aver preso e accentuato tutti i difetti che possiamo trovare in un qualsiasi anime in cui i protagonisti vengono catapultati in un gioco; il senso della realtà va a farsi friggere, i pensieri dei personaggi rasentano l'apatia pura, la loro perfezione è sempre la ricetta (non) vincente che porta avanti dodici episodi in cui sappiamo fin dall'inizio l'esito di ogni scontro. Come si fa a sapere già tutto quanto? Semplicemente analizzando brevemente la trama.
Sora e Shiro sono fratello e sorella; lui dovrebbe aver finito il liceo, lei non supera i dieci anni, eppure non va mai a scuola, non c'è un genitore che le dice cosa fare, nessun agente interviene dinnanzi a questa povera bambina che marcisce dentro la camera del fratellino NEET, niente di niente. Come se già questo non fosse sufficientemente inverosimile, questi due individui isolati dal mondo vengono, dopo una giocata online con un misterioso personaggio, catapultati in un mondo parallelo, dalle sembianze di un classico videogioco fantasy. Ciò che contraddistingue positivamente questo "videogame realistico" da un altro è la regola principale: "Non si combatte con le armi o le magie, ma lo si fa giocando". Scacchi, morra, carte... qualsiasi competizione esistente può essere utilizzata per ingaggiare duello con qualcuno, mettendo in palio una posta dal valore equo rispetto a quella dello sfidante. Questo farebbe pensare che non ci siano casi di power up improvvisi e personaggi invincibili, ma, allo stesso tempo, è il tallone d'Achille di tutta la serie; Sora e Shiro sono famosi come un duo che non ha mai perso, e che insieme riesce sempre, e preciso sempre, a cavarsela, grazie alla loro unione che sfocia anche nell'incesto e nella pedofilia, seppur fortunatamente poco più che accennata. Se parti con il presupposto che questi due sono imbattibili, e viene ribadito più volte il concetto, con che gusto guardi la serie? Ecco, questo manda a farsi friggere gran parte dell'attrattiva che si poteva nutrire, io l'ho visto quasi come uno spoiler vivente messo a inizio serie, e la cosa mi ha fatto non poco storcere il naso. La sopravvivenza del duo sarebbe anche interessante, così come i duelli che ne vengono fuori, ma ripeto, quando ci sottolineano quanto siano fighi e forti questi due, è già una serie che stufa, intrattiene a metà. Per fortuna, trattandosi di giochi, non ci saranno power up, e, data l'abilità che hanno sempre avuto Sora e Shiro, non si potranno contestare le loro mosse di gioco.
Un altro lato dolente è quello dei personaggi: è un ecchi, non critico ciò, ma di maschi non ne vedremo quasi mai, ne conto giusto uno, con un ruolo marginale e pure vecchio. Il protagonista troverà modo di schiavizzare ogni donna sul suo cammino, e spesso più che sul comico per me si sfocia sull'offensivo, soprattutto sull'unico personaggio che secondo me si salverà, ovvero Steph, la principessa del regno in cui vengono catapultati i due fratelli, e nipote di un re dalla reputazione non proprio positiva. Tutte le altre, magari inizialmente interessanti, poi vengono sminuite dal loro ruolo di "harem personale", e anche la sorellina geniale delle volte è fin troppo fastidiosa, soprattutto perché alla sua età conosce ogni perversione possibile e immaginabile, e incita persino il fratello a compierle dinnanzi ad essa. Il fanservice è annunciato, ma è sempre ripetitivo: ogni due puntate c'è sempre una scena in doccia, dove tutte stanno nude. Sempre la stessa scena ad ogni aggiunta di personaggio, come se non trovassero altri luoghi per far vedere due tette al vento. Oggettivamente, manca l'inventiva anche in quello che dovrebbe venir più semplice. Sora è il classico sfigato che ha paura di toccare una donna, il verginello un po' perverso di testa, ma che non oserebbe mai fare niente di spinto. Ovviamente, anche se isolato dal mondo, è un genio. E, ancora più "logicamente", ha un aspetto anonimo, come tutti i protagonisti di questo genere. Sicuramente il fallimento più grande è stato rendere lui la solita macchietta accalappia donne, senza coraggio di dargli quel tocco di originalità che ci si aspetta da una serie che, nonostante assomigli a uno "Sword Art Online" o un "Log Horizon", parte con un interessante postilla, ovvero quello degli scontri a suon di giochi.
Dal lato tecnico, è tutto molto esagerato: i colori sembrano un pasticcio fatto con Photoshop, stancano la vista e non sono per niente adatti a chi vuole farsi una maratona. I personaggi hanno un design abbastanza particolare, eccezion fatta per Sora. Gli occhi sono un po' troppo uguali tra di loro, ma non arriviamo agli standard di personaggi tutti uguali, e per fortuna, a parte lo stereotipo della sorellina appiccicosa, non troviamo niente di troppo "già visto". Ci sono citazioni su citazioni per accalappiare i più svariati tipi di fan e le musiche sono sulla media, niente che colpisca eccessivamente, in positivo o negativo. Il doppiaggio l'ho gradito assai, soprattutto su Steph, che spesso fa delle scenate davvero incredibili!
Perciò questo è un titolo carico di fanservice, per chi ama i protagonisti sfigati nella vita, ma che si riscattano e fanno i fighi. Parte con una buona prefazione: gli umani non usano armi per andare contro il mondo, ma i giochi, perciò l'astuzia e tante altre qualità che scoprirete con la visione. Peccato che si perda con i cliché più abusati degli ultimi anni. Non prende la sufficienza, perché ha bruciato un'idea interessante, omologandosi alla massa.
Sora e Shiro sono fratello e sorella; lui dovrebbe aver finito il liceo, lei non supera i dieci anni, eppure non va mai a scuola, non c'è un genitore che le dice cosa fare, nessun agente interviene dinnanzi a questa povera bambina che marcisce dentro la camera del fratellino NEET, niente di niente. Come se già questo non fosse sufficientemente inverosimile, questi due individui isolati dal mondo vengono, dopo una giocata online con un misterioso personaggio, catapultati in un mondo parallelo, dalle sembianze di un classico videogioco fantasy. Ciò che contraddistingue positivamente questo "videogame realistico" da un altro è la regola principale: "Non si combatte con le armi o le magie, ma lo si fa giocando". Scacchi, morra, carte... qualsiasi competizione esistente può essere utilizzata per ingaggiare duello con qualcuno, mettendo in palio una posta dal valore equo rispetto a quella dello sfidante. Questo farebbe pensare che non ci siano casi di power up improvvisi e personaggi invincibili, ma, allo stesso tempo, è il tallone d'Achille di tutta la serie; Sora e Shiro sono famosi come un duo che non ha mai perso, e che insieme riesce sempre, e preciso sempre, a cavarsela, grazie alla loro unione che sfocia anche nell'incesto e nella pedofilia, seppur fortunatamente poco più che accennata. Se parti con il presupposto che questi due sono imbattibili, e viene ribadito più volte il concetto, con che gusto guardi la serie? Ecco, questo manda a farsi friggere gran parte dell'attrattiva che si poteva nutrire, io l'ho visto quasi come uno spoiler vivente messo a inizio serie, e la cosa mi ha fatto non poco storcere il naso. La sopravvivenza del duo sarebbe anche interessante, così come i duelli che ne vengono fuori, ma ripeto, quando ci sottolineano quanto siano fighi e forti questi due, è già una serie che stufa, intrattiene a metà. Per fortuna, trattandosi di giochi, non ci saranno power up, e, data l'abilità che hanno sempre avuto Sora e Shiro, non si potranno contestare le loro mosse di gioco.
Un altro lato dolente è quello dei personaggi: è un ecchi, non critico ciò, ma di maschi non ne vedremo quasi mai, ne conto giusto uno, con un ruolo marginale e pure vecchio. Il protagonista troverà modo di schiavizzare ogni donna sul suo cammino, e spesso più che sul comico per me si sfocia sull'offensivo, soprattutto sull'unico personaggio che secondo me si salverà, ovvero Steph, la principessa del regno in cui vengono catapultati i due fratelli, e nipote di un re dalla reputazione non proprio positiva. Tutte le altre, magari inizialmente interessanti, poi vengono sminuite dal loro ruolo di "harem personale", e anche la sorellina geniale delle volte è fin troppo fastidiosa, soprattutto perché alla sua età conosce ogni perversione possibile e immaginabile, e incita persino il fratello a compierle dinnanzi ad essa. Il fanservice è annunciato, ma è sempre ripetitivo: ogni due puntate c'è sempre una scena in doccia, dove tutte stanno nude. Sempre la stessa scena ad ogni aggiunta di personaggio, come se non trovassero altri luoghi per far vedere due tette al vento. Oggettivamente, manca l'inventiva anche in quello che dovrebbe venir più semplice. Sora è il classico sfigato che ha paura di toccare una donna, il verginello un po' perverso di testa, ma che non oserebbe mai fare niente di spinto. Ovviamente, anche se isolato dal mondo, è un genio. E, ancora più "logicamente", ha un aspetto anonimo, come tutti i protagonisti di questo genere. Sicuramente il fallimento più grande è stato rendere lui la solita macchietta accalappia donne, senza coraggio di dargli quel tocco di originalità che ci si aspetta da una serie che, nonostante assomigli a uno "Sword Art Online" o un "Log Horizon", parte con un interessante postilla, ovvero quello degli scontri a suon di giochi.
Dal lato tecnico, è tutto molto esagerato: i colori sembrano un pasticcio fatto con Photoshop, stancano la vista e non sono per niente adatti a chi vuole farsi una maratona. I personaggi hanno un design abbastanza particolare, eccezion fatta per Sora. Gli occhi sono un po' troppo uguali tra di loro, ma non arriviamo agli standard di personaggi tutti uguali, e per fortuna, a parte lo stereotipo della sorellina appiccicosa, non troviamo niente di troppo "già visto". Ci sono citazioni su citazioni per accalappiare i più svariati tipi di fan e le musiche sono sulla media, niente che colpisca eccessivamente, in positivo o negativo. Il doppiaggio l'ho gradito assai, soprattutto su Steph, che spesso fa delle scenate davvero incredibili!
Perciò questo è un titolo carico di fanservice, per chi ama i protagonisti sfigati nella vita, ma che si riscattano e fanno i fighi. Parte con una buona prefazione: gli umani non usano armi per andare contro il mondo, ma i giochi, perciò l'astuzia e tante altre qualità che scoprirete con la visione. Peccato che si perda con i cliché più abusati degli ultimi anni. Non prende la sufficienza, perché ha bruciato un'idea interessante, omologandosi alla massa.
Ho iniziato a guardare questo anime su un sito dove sotto ciascun episodio leggevo i commenti "Capolavoro!", "Geniale!!", "Miglior anime della stagione", ecc.
I due protagonisti sono geniali, è vero... si trovano in un mondo che di fatto non conoscono minimamente e riescono a sfruttarne le leggi e le particolarità che lo caratterizzano, ma proprio perché è un mondo inventato non trovo questa genialità così eclatante. L'autore infatti può far succedere qualsiasi cosa, giustificandola col fatto che il mondo non è come il nostro. A differenza di altre opere con personaggi dalla spiccata intelligenza che però sono ambientati nel nostro mondo e seguono le nostre leggi della fisica, qui l'autore ha carta bianca.
"No Game no Life" inoltre ha un grosso difetto: è schiavo del marketing. Ci viene inserito di tutto e di più per poter attirare un enorme fetta di mercato. Loli? Ci sono. Fanservice? C'è. Citazioni ad altre opere? Ci sono. Tentacle rape? C'è. Questi particolari aggiunti solo per vendere rovinano la visione dell'anime: già questo di fatto distingue un bell'anime da un capolavoro. Un vero capolavoro non ha bisogno di aggiungere agli ingredienti roba a caso; un vero capolavoro si appoggia unicamente alla trama e alla forza dei suoi personaggi.
"No Game no Life" non è un brutto anime, ma definirlo capolavoro è blasfemia. Inoltre, con solo la prima serie non si può inneggiare al capolavoro. Non si giudica mai un libro solo dalla copertina. Terminata questa precisazione iniziale torniamo a parlare di questo anime.
"No Game no Life" è un anime interessante, sia per il fatto che è ambientato in un mondo dove le discordie vengono risolte con un gioco sia per il fatto che i "premi" (qualsiasi cosa ci sia in palio) per i vincitori sono assoluti sia per il fatto che si cerchi di far risplendere l'umanità, ovvero l'ultima ruota del carro, la razza più debole. L'anime però a mio avviso inizia a essere interessante dal quarto episodio, ovvero da quando i protagonisti si pongono un obbiettivo da raggiungere, uno scopo. Prima di allora l'anime era unicamente il racconto di un posto dove per sopravvivere (mangiare, dormire, ecc.) si potevano usare i giochi anziché i soldi. Decisamente poco interessante.
Ho apprezzato il fatto che questi due fratelli siano inseparabili, nel vero senso della parola, che siano così uniti da essere un'unica entità. I personaggi incontrati finora (eccetto i due protagonisti e forse Stephanie Dola) sono poco più che manichini privi di alcuna caratterizzazione, se non qualche piccolo particolare.
Parlando dell'aspetto puramente grafico, non mi è piaciuto per niente. I troppi colori vivaci e i contorni dei disegni rossi (anziché il classico nero) mi hanno portato solo un gran fastidio agli occhi.
La trama non è conclusa, dato che di sedici razze che sono presenti ne abbiamo conosciute solo quattro e sfidata una. Con quello che ho visto per ora l'anime è interessante e potrebbe diventare un bell'anime, se continua bene puntando all'obbiettivo finale e non si perde per strada. Per il momento il voto di questa prima serie è un 7,5.
I due protagonisti sono geniali, è vero... si trovano in un mondo che di fatto non conoscono minimamente e riescono a sfruttarne le leggi e le particolarità che lo caratterizzano, ma proprio perché è un mondo inventato non trovo questa genialità così eclatante. L'autore infatti può far succedere qualsiasi cosa, giustificandola col fatto che il mondo non è come il nostro. A differenza di altre opere con personaggi dalla spiccata intelligenza che però sono ambientati nel nostro mondo e seguono le nostre leggi della fisica, qui l'autore ha carta bianca.
"No Game no Life" inoltre ha un grosso difetto: è schiavo del marketing. Ci viene inserito di tutto e di più per poter attirare un enorme fetta di mercato. Loli? Ci sono. Fanservice? C'è. Citazioni ad altre opere? Ci sono. Tentacle rape? C'è. Questi particolari aggiunti solo per vendere rovinano la visione dell'anime: già questo di fatto distingue un bell'anime da un capolavoro. Un vero capolavoro non ha bisogno di aggiungere agli ingredienti roba a caso; un vero capolavoro si appoggia unicamente alla trama e alla forza dei suoi personaggi.
"No Game no Life" non è un brutto anime, ma definirlo capolavoro è blasfemia. Inoltre, con solo la prima serie non si può inneggiare al capolavoro. Non si giudica mai un libro solo dalla copertina. Terminata questa precisazione iniziale torniamo a parlare di questo anime.
"No Game no Life" è un anime interessante, sia per il fatto che è ambientato in un mondo dove le discordie vengono risolte con un gioco sia per il fatto che i "premi" (qualsiasi cosa ci sia in palio) per i vincitori sono assoluti sia per il fatto che si cerchi di far risplendere l'umanità, ovvero l'ultima ruota del carro, la razza più debole. L'anime però a mio avviso inizia a essere interessante dal quarto episodio, ovvero da quando i protagonisti si pongono un obbiettivo da raggiungere, uno scopo. Prima di allora l'anime era unicamente il racconto di un posto dove per sopravvivere (mangiare, dormire, ecc.) si potevano usare i giochi anziché i soldi. Decisamente poco interessante.
Ho apprezzato il fatto che questi due fratelli siano inseparabili, nel vero senso della parola, che siano così uniti da essere un'unica entità. I personaggi incontrati finora (eccetto i due protagonisti e forse Stephanie Dola) sono poco più che manichini privi di alcuna caratterizzazione, se non qualche piccolo particolare.
Parlando dell'aspetto puramente grafico, non mi è piaciuto per niente. I troppi colori vivaci e i contorni dei disegni rossi (anziché il classico nero) mi hanno portato solo un gran fastidio agli occhi.
La trama non è conclusa, dato che di sedici razze che sono presenti ne abbiamo conosciute solo quattro e sfidata una. Con quello che ho visto per ora l'anime è interessante e potrebbe diventare un bell'anime, se continua bene puntando all'obbiettivo finale e non si perde per strada. Per il momento il voto di questa prima serie è un 7,5.
Titolo di cui si è parlato molto e di cui si parlerà molto, questo apprezzatissimo "No Game no Life" è l'ennesima riprova di quanto sia sceso il livello medio delle serie di intrattenimento, fatto di pretesti, utili solo a tirar fuori espedienti per accaparrarsi enormi fette di pubblico, troppo abituato ormai a utilizzare con facilità termini come "geniale" o "perla d'animazione".
Bisogna ammettere che in un certo senso "No Game no Life" geniale lo è: nel raggirare perfettamente il pubblico più giovane, ecco dov'è geniale. E se tecnicamente poteva anche dire la sua, per tutto il resto si scava la fossa da solo, esponendo la sua vasta raccolta di cliché talmente palesi da risultare irritanti, per poi arrivare a scene al limite della depravazione. Eh già, perché qui si rischia di superare la linea di demarcazione del fanservice, ed evito di citare le scene colpevoli; si può benissimo creare un anime con sfumature ecchi senza cadere così in basso. La trama poteva anche avere dei buoni spunti, non fosse brulicante di personaggi poco interessanti e mal sviluppati.
I temi "trattati" non vengono trattati: a quanto pare i protagonisti sono NEET e anti sociali solo per moda. Catapultateli in un altro mondo, dite loro che questo si basa solo sui giochi, e otterrete due leader in grado di dialogare ad alti livelli con chiunque. E se basta qualche prova di intelligenza, vinta dai nostri protagonisti in maniere piuttosto fantasiose e divertenti, per definire questo titolo geniale, allora siamo al capolinea. So che molti di voi leggendo penseranno "E' una serie che deve divertire e basta", ma io rispondo che anche la serie più commerciale, e volta solo a intrattenere, può avere una sua spina dorsale e può essere costruita con intelligenza. Con tutto questo, io non voglio dire che "No Game no Life" non abbia nessuna qualità, ma è come se le facesse passare completamente in secondo piano, troppo intenta a mostrare mutandine e gag forzate, ricercando a tutti i costi il personaggio o la situazione ad hoc per il fan, sempre e comunque, frammentando la storia e buttando lì qualche vittoria da stratega per tenere viva l'attenzione.
Il risultato: "No Game no Life" è una confezione appariscente, che contiene il nulla e scelte discutibili.
Bisogna ammettere che in un certo senso "No Game no Life" geniale lo è: nel raggirare perfettamente il pubblico più giovane, ecco dov'è geniale. E se tecnicamente poteva anche dire la sua, per tutto il resto si scava la fossa da solo, esponendo la sua vasta raccolta di cliché talmente palesi da risultare irritanti, per poi arrivare a scene al limite della depravazione. Eh già, perché qui si rischia di superare la linea di demarcazione del fanservice, ed evito di citare le scene colpevoli; si può benissimo creare un anime con sfumature ecchi senza cadere così in basso. La trama poteva anche avere dei buoni spunti, non fosse brulicante di personaggi poco interessanti e mal sviluppati.
I temi "trattati" non vengono trattati: a quanto pare i protagonisti sono NEET e anti sociali solo per moda. Catapultateli in un altro mondo, dite loro che questo si basa solo sui giochi, e otterrete due leader in grado di dialogare ad alti livelli con chiunque. E se basta qualche prova di intelligenza, vinta dai nostri protagonisti in maniere piuttosto fantasiose e divertenti, per definire questo titolo geniale, allora siamo al capolinea. So che molti di voi leggendo penseranno "E' una serie che deve divertire e basta", ma io rispondo che anche la serie più commerciale, e volta solo a intrattenere, può avere una sua spina dorsale e può essere costruita con intelligenza. Con tutto questo, io non voglio dire che "No Game no Life" non abbia nessuna qualità, ma è come se le facesse passare completamente in secondo piano, troppo intenta a mostrare mutandine e gag forzate, ricercando a tutti i costi il personaggio o la situazione ad hoc per il fan, sempre e comunque, frammentando la storia e buttando lì qualche vittoria da stratega per tenere viva l'attenzione.
Il risultato: "No Game no Life" è una confezione appariscente, che contiene il nulla e scelte discutibili.
No Game no Life è stata da molti considerata la miglior serie animata della stagione primaverile del 2014, ma merita davvero tale reputazione? A mio avviso no, si tratta di un'opera decisamente sopravvalutata.
La trama è incentrata sul diciottenne Sora, la sorellina undicenne Shiro, e la loro totale dedizione ai giochi, siano essi da tavolo, online o strategici. La conseguente inettitudine alla vita reale porta i protagonisti alla convinzione di essere nati nel mondo sbagliato. Ecco dunque che, dopo una partita a scacchi contro un ragazzo in cui non ci è dato sapere quale sia stata la mossa vincente, vengono trasportati in una dimensione fantasy, in cui i conflitti tra le 16 razze che vi abitano sono risolti attraverso giochi di qualsiasi genere, regolati da 10 comandamenti stabiliti dal Dio locale. I protagonisti appartengono all'umanità, la razza più debole, e decidono pertanto di sovvertire la situazione.
Le buone premesse, tuttavia, rimangono tali. Quello a cui veniamo messi di fronte è un anime limitato per contenuti per proprie responsabilità, principalmente a causa di due punti: 1) voler essere a tutti i costi quello che non si può essere; 2) fanservice esagerato.
Quest'ultimo punto credo non abbia bisogno di delucidazioni. Chiunque abbia già visto No Game No Life può confermare la presenza di diverse scene ecchi inutili per il tempo che occupano, soprattutto perché, ricordando sempre la trama e il genere (non solo ecchi), ci si sarebbe aspettati tutt'altro. Aprirei anche una breve parentesi sulle gag, a mio avviso poco riuscite. La maggior parte di queste verte attorno alla figura di Stephanie Dola, talmente ingenua da far sì che il suo stesso nome, per i personaggi, divenga sinonimo di "stupidità". Se la si immagina detta una volta può risultare anche simpatica, dopo dieci stufa.
Per il primo punto, invece, avrei parecchio da dire ma proverò ad essere sintetico. No Game No Life vuole evidentemente essere geniale, ma non lo è affatto, in particolare laddove i metodi di vittoria delle varie sfide tenute dai fratelli meriterebbero davvero spiegazione e non un semplice: "Sono dei geni!".
<b>(SPOILER)</b> Faccio particolare riferimento alla partita ad othello, dove sarebbe giusto sapere come Shiro potesse conoscere la posizione esatta delle pedine sulla tavola <b>(FINE SPOILER)</b>.
La struttura ciclica degli episodi trae in inganno, perché viene dato per scontato che dietro un trionfo ci sia l'intervento costante delle menti di Shiro e Sora. Ciò, insieme alla posta in palio della scommessa, che, in caso di sconfitta, causerebbe la fine istantanea dell'anime, rende anche scontati e prevedibili gli esiti finali. Inoltre alcuni giochi non necessitano di intelligenza (es. la variante degli scacchi) o sono più decisi dalla fortuna (es. la sfida a suon di sillabe).
Tralasciando questo argomento, vorrei ora fare una piccola menzione negativa sul tentativo di inserire una morale spicciola nella serie, partendo dalle improbabili frasi ad effetto su Dio e il mondo, passando per discorsi triti e ritriti sulla condizione del debole, e concludendo con l'ultimo episodio, dove viene soltanto ripetuta ad oltranza la medesima frase.
Dei personaggi non c'è molto da dire, in quanto sono davvero poco caratteristici e approfonditi. Tra le righe credo di aver detto quasi tutto di quelli principali.
Salvo invece il lato tecnico, ottimo specialmente per grafica, anche se troppo contornata di rosso.
Concludendo, ho trovato No Game No Life un minestrone di tanto e un succo di poco, in cui la strada principale della trama viene malamente persa e mai più ripresa. Se avete voglia di spegnere il cervello risulterà comunque un buon prodotto, ma se cercate qualcosa di serio vi inviterei a virare su altro.
La trama è incentrata sul diciottenne Sora, la sorellina undicenne Shiro, e la loro totale dedizione ai giochi, siano essi da tavolo, online o strategici. La conseguente inettitudine alla vita reale porta i protagonisti alla convinzione di essere nati nel mondo sbagliato. Ecco dunque che, dopo una partita a scacchi contro un ragazzo in cui non ci è dato sapere quale sia stata la mossa vincente, vengono trasportati in una dimensione fantasy, in cui i conflitti tra le 16 razze che vi abitano sono risolti attraverso giochi di qualsiasi genere, regolati da 10 comandamenti stabiliti dal Dio locale. I protagonisti appartengono all'umanità, la razza più debole, e decidono pertanto di sovvertire la situazione.
Le buone premesse, tuttavia, rimangono tali. Quello a cui veniamo messi di fronte è un anime limitato per contenuti per proprie responsabilità, principalmente a causa di due punti: 1) voler essere a tutti i costi quello che non si può essere; 2) fanservice esagerato.
Quest'ultimo punto credo non abbia bisogno di delucidazioni. Chiunque abbia già visto No Game No Life può confermare la presenza di diverse scene ecchi inutili per il tempo che occupano, soprattutto perché, ricordando sempre la trama e il genere (non solo ecchi), ci si sarebbe aspettati tutt'altro. Aprirei anche una breve parentesi sulle gag, a mio avviso poco riuscite. La maggior parte di queste verte attorno alla figura di Stephanie Dola, talmente ingenua da far sì che il suo stesso nome, per i personaggi, divenga sinonimo di "stupidità". Se la si immagina detta una volta può risultare anche simpatica, dopo dieci stufa.
Per il primo punto, invece, avrei parecchio da dire ma proverò ad essere sintetico. No Game No Life vuole evidentemente essere geniale, ma non lo è affatto, in particolare laddove i metodi di vittoria delle varie sfide tenute dai fratelli meriterebbero davvero spiegazione e non un semplice: "Sono dei geni!".
<b>(SPOILER)</b> Faccio particolare riferimento alla partita ad othello, dove sarebbe giusto sapere come Shiro potesse conoscere la posizione esatta delle pedine sulla tavola <b>(FINE SPOILER)</b>.
La struttura ciclica degli episodi trae in inganno, perché viene dato per scontato che dietro un trionfo ci sia l'intervento costante delle menti di Shiro e Sora. Ciò, insieme alla posta in palio della scommessa, che, in caso di sconfitta, causerebbe la fine istantanea dell'anime, rende anche scontati e prevedibili gli esiti finali. Inoltre alcuni giochi non necessitano di intelligenza (es. la variante degli scacchi) o sono più decisi dalla fortuna (es. la sfida a suon di sillabe).
Tralasciando questo argomento, vorrei ora fare una piccola menzione negativa sul tentativo di inserire una morale spicciola nella serie, partendo dalle improbabili frasi ad effetto su Dio e il mondo, passando per discorsi triti e ritriti sulla condizione del debole, e concludendo con l'ultimo episodio, dove viene soltanto ripetuta ad oltranza la medesima frase.
Dei personaggi non c'è molto da dire, in quanto sono davvero poco caratteristici e approfonditi. Tra le righe credo di aver detto quasi tutto di quelli principali.
Salvo invece il lato tecnico, ottimo specialmente per grafica, anche se troppo contornata di rosso.
Concludendo, ho trovato No Game No Life un minestrone di tanto e un succo di poco, in cui la strada principale della trama viene malamente persa e mai più ripresa. Se avete voglia di spegnere il cervello risulterà comunque un buon prodotto, ma se cercate qualcosa di serio vi inviterei a virare su altro.
Il 9 Aprile 2014 uscì la prima puntata del secondo anime più atteso della lineup primaverile. Stiamo parlando di "No Game no Life", prodotto da Madhouse Studio (si ricordi "Hunter X Hunter 2011", "Death Note" e "Trigun" fra i lavori svolti da questa casa). Essendo un appassionato di storie che seguono le vicende all'interno di un gioco o comunque con regole ben precise e non casuali, mi sono avvicinato speranzoso a questa serie.
La trama che ci viene proposta da volantino presenta due protagonisti, un fratello (Sora) e la sua giovane sorellina (Shiro). Costoro risultano essere i migliori giocatori di qualsiasi videogioco, con il nick online di Blank, ovvero "senza nome". Per loro due la vita reale non è nient'altro che un brutto gioco, non riuscendo a intravederne le regole precise come in un videogame. Sarà Tet, la divinità di un altro mondo, a cambiare le carte in tavola, sfidandoli a una semplice partita a scacchi che si rivela molto più complicata per i due invincibili giocatori. I due fratelli riusciranno comunque a vincere e Tet deciderà così di convocarli nel suo mondo, dove tutto è determinato dai giochi: non sono concessi omicidi o qualsivoglia violenza e tutte le dispute, da quelle mondiali a quelle quotidiane, sono determinate dai giochi che si andranno a disputare. In questo mondo la coppia Sora e Shiro apparterà alla razza umana, denominata Umanity: sì, perché in questo mondo sono presenti sedici razze, le quali si affronteranno nei giochi per il dominio dei territori. La razza degli Umanity risulta essere la più debole, non possedendo alcun potere magico per contrastare le imponenti razze. Toccherà ai due eroi cambiare la situazione.
Questo incipit, che riassume il primo episodio, risulta essere a mio avviso molto convincente, ponendo un obbiettivo e tante razze con svariati poteri magici da esplorare negli episodi. Insomma, da leccarsi i baffi! Sempre da volantino leggiamo che fra le categorie con cui è classificato quest'anime ci sono: avventura, fantasy, sovrannaturale, commedia ed ecchi. Quest'ultimo secondo me risulta essere il gradino che non dovevano superare, un limite che non aveva senso di essere valicato. Le scene ecchi risultano essere poche e ridondanti, volte ovviamente solo al puro fanservice e all'intrattenimento più basilare, praticamente solo per due risate. A mio avviso poteva essere evitato, essendo l'anime di buon livello. Risulta divertente comunque vedere le dispute delle dolci fanciulle.
L'aspetto più importante è sicuramente il protagonista, il quale sorprenderà lo spettatore ogni volta con le sue mosse pre-calcolate, perché in fondo quando lui inizia a giocare, ha già vinto. La sorellina ricopre comunque un ruolo importante per decidere la vittoria, anche se molto è fatto dal fratello. Il comparto sonoro a me è piaciuto molto, come anche quello grafico, ma qui sono gusti personali.
In conclusione, questo lo ritengo un anime di ottima fattura che mi ha intrattenuto in questi tre mesi; aspetto con ansia la seconda serie che sicuramente arriverà, visto il finale a sorpresa.
La trama che ci viene proposta da volantino presenta due protagonisti, un fratello (Sora) e la sua giovane sorellina (Shiro). Costoro risultano essere i migliori giocatori di qualsiasi videogioco, con il nick online di Blank, ovvero "senza nome". Per loro due la vita reale non è nient'altro che un brutto gioco, non riuscendo a intravederne le regole precise come in un videogame. Sarà Tet, la divinità di un altro mondo, a cambiare le carte in tavola, sfidandoli a una semplice partita a scacchi che si rivela molto più complicata per i due invincibili giocatori. I due fratelli riusciranno comunque a vincere e Tet deciderà così di convocarli nel suo mondo, dove tutto è determinato dai giochi: non sono concessi omicidi o qualsivoglia violenza e tutte le dispute, da quelle mondiali a quelle quotidiane, sono determinate dai giochi che si andranno a disputare. In questo mondo la coppia Sora e Shiro apparterà alla razza umana, denominata Umanity: sì, perché in questo mondo sono presenti sedici razze, le quali si affronteranno nei giochi per il dominio dei territori. La razza degli Umanity risulta essere la più debole, non possedendo alcun potere magico per contrastare le imponenti razze. Toccherà ai due eroi cambiare la situazione.
Questo incipit, che riassume il primo episodio, risulta essere a mio avviso molto convincente, ponendo un obbiettivo e tante razze con svariati poteri magici da esplorare negli episodi. Insomma, da leccarsi i baffi! Sempre da volantino leggiamo che fra le categorie con cui è classificato quest'anime ci sono: avventura, fantasy, sovrannaturale, commedia ed ecchi. Quest'ultimo secondo me risulta essere il gradino che non dovevano superare, un limite che non aveva senso di essere valicato. Le scene ecchi risultano essere poche e ridondanti, volte ovviamente solo al puro fanservice e all'intrattenimento più basilare, praticamente solo per due risate. A mio avviso poteva essere evitato, essendo l'anime di buon livello. Risulta divertente comunque vedere le dispute delle dolci fanciulle.
L'aspetto più importante è sicuramente il protagonista, il quale sorprenderà lo spettatore ogni volta con le sue mosse pre-calcolate, perché in fondo quando lui inizia a giocare, ha già vinto. La sorellina ricopre comunque un ruolo importante per decidere la vittoria, anche se molto è fatto dal fratello. Il comparto sonoro a me è piaciuto molto, come anche quello grafico, ma qui sono gusti personali.
In conclusione, questo lo ritengo un anime di ottima fattura che mi ha intrattenuto in questi tre mesi; aspetto con ansia la seconda serie che sicuramente arriverà, visto il finale a sorpresa.
Premetto una cosa, prima di raccontarvi la trama, prima di fare qualsiasi commento o esprimere giudizi a riguardo di "No Game no Life": io adoro gli anime con i videogame, dove i protagonisti entrano in un mondo fantasy o meno. Sarà forse questa mia predisposizione a tal genere di anime, ma devo ammettere di essere stato conquistato fin nel profondo dall'opera in questione, non solo per la storia o per gli argomenti trattati, ma anche per come viene gestita tutta la serie, composta, purtroppo, da soli dodici episodi.
"No Game no Life" è un anime fantasy uscito nel 2014, stagione, per ora, molto florida e promettente. La struttura è originale e presenta molti spunti originali, che riescono a trasformare quest'anime in maniera fondamentale, rendendolo nuovo, nonostante l'idea, di fatto, sia già stata intrapresa in precedenza.
Sora e Shiro sono due fratelli incredibilmente abili nei giochi online, tanto che nessuno è mai riuscito a sconfiggerli e, d'altro canto, loro stessi affermano che i "senza nome", così vengono chiamati, non perdono mai. La loro vita NEET però è alquanto monotona, dedicano tutto il loro essere in questi giochi, totalmente estranei a un mondo che, loro stessi, considerano noioso e banale. Tuttavia tutto può cambiare quando meno lo si aspetta e Sora e Shiro impareranno presto questa "perla di saggezza". Ricevono una strana e-mail, in cui vengono sfidati a una partita a scacchi e, come sempre, vincono... tutto qui? No, infatti lo sfidante sembra capire il loro stato d'animo e invita i due ragazzi in un mondo dove il gioco è alla base di tutto, dove loro riescano a trovare un senso di un'esistenza, fino ad ora, priva di obiettivi. Tet, questo è il nome dello strano individuo: un ragazzino dai tratti particolarmente colorati che si dichiara essere il dio supremo di quel nuovo mondo, una dimensione dove non esistono omicidi, furti o ingiustizie che non siano decise dai giochi. Di fatto due persone possono sfidarsi, scommettendo qualcosa in cambio (qualsiasi ordine si avvererà anche se trapassa la fisica del mondo), attenendosi severamente a dieci comandamenti.
Come reagiranno i nostri eroi? Beh, diciamo che per loro quel pianeta rappresenta il paradiso, capace di realizzare i loro sogni più profondi, divertendosi e vincendo una sfida dopo l'altra. Prima di tutto incontreranno Stephanie Dora, nipote del vecchio sovrano ormai morto, e l'aiuteranno a spodestare i pretendenti al trono, diventando loro stessi sovrani. Ma qual è lo scopo di tutto? Ci sono sedici razze, ognuna di loro possiede un pezzo della scacchiera e, una volta raccolte tutte le pedine, è possibile sfidare Tet, diventando così delle vere e proprie divinità. Follia? Forse. Ma Sora e Shiro sono intenzionati a continuare in questa impresa, senza mai dimenticarsi che, in fondo, è un gioco e, come tale, bisogna divertirsi.
Vorrei ora discutere sulla grafica, in quanto, a mio avviso, si tratta dell'unica pecca di "No Game no Life", non tanto perché sia brutta, scadente o cose del genere, ma perché non ho apprezzato la scelta dei colori. Troppo accesi, troppo vivaci... mi piacciono i colori vivaci, sia chiaro, ma forse in questo caso si è esagerato un pochino. L'intento è certamente quello di rendere l'idea del "fantasy", ma, a parer mio, sfumature un po' più opache non avrebbero fatto male. Detto ciò, però, sono altrettanto costretto a esaltarne la regia, capace di donare una linearità incredibile all'anime che, nonostante le molte rivelazioni e i colpi di scena, riesce ad essere chiara e limpida. Le musiche sono "da paura" e, in particolare, ho apprezzato l'opening, davvero eccellente. Il doppiaggio invece è nella norma e, nel complesso, positivo, grazie anche alla bravura del cast: Sora (Yoshitsugu Matsuoka) è lo stesso doppiatore di Kirito in "Sword Art Online", mentre la voce di Stephanie è la stessa di Rias Gremory di "Highschool DxD".
Continuiamo ora nell'analisi dei personaggi: eccellenti. In effetti potrei aver già finito con questa piccola, ma efficacissima parola, poiché "eccellenti" racchiude in sé tutte le caratteristiche riscontrate nei protagonisti di "No Game no Life". Innanzi tutto Sora, il vero protagonista (forse più di Shiro), mostra abilità incredibili, capace di analizzare la situazione e, quando sembra che tutto è perduto, capace di sfoderare l'arma finale, precedentemente elaborata. Sora e Shiro sono due fratelli inseparabili, ma, dietro le scenette divertenti dei due, soprattutto con l'amica Steph, si nascondono sentimenti reconditi, nascosti nel loro animo e dalle sfumature malinconiche. Perché hanno deciso di seppellirsi nei videogame? L'anime riesce man mano a rimuovere la maschera dei due giovani e rivelare così sentimenti e passioni ben più profondi di quelli che apparentemente sembrano. Anche gli altri personaggi, apparentemente di sfondo, non risultano per nulla piatti, ma, anzi, sono dotati di un carattere proprio e sono spinti da motivazioni per nulla banali, spiegate attentamente.
Amo questo tipo di protagonisti (come Sora, per intenderci) che non sono i classici rimbambiti capaci, all'ultimo momento, di tirar fuori il loro vero potenziale. Questi vanno benissimo nelle commedie e, in quel caso, non avrei nulla da ridire, ma in un anime d'azione il personaggio principale dovrebbe avere un minimo di serietà; non deve essere una statua di marmo, sia chiaro, ma possedere quel tocco epico, quell'asso nella manica che ti fa gonfiare il cuore per l'entusiasmo. Il sorriso maligno di Sora è uno di questi tratti e unisce allo stesso tempo alcune caratteristiche di personaggi già noti: Kirito di "SAO", Shiroe di "Log Horizon".
Finisco aggiungendo un altro, piccolissimo, difetto che, secondo la mia modesta opinione, poteva aggiungere un tocco di classe in più: l'amore. Sora ordina a Steph di innamorarsi di lui e ciò avviene. Si capisce che, nel corso dell'anime, questo amore non è più frutto di un ordine del gioco, ma qualcosa di più reale, ma, allo stesso tempo, non prenderà mai corpo. Troppo marginale, quasi nullo, e questo è un peccato.
In conclusione, "No Game no Life" è un anime imperdibile, capace di unire il gusto di un fantasy a quello di una commedia, divertente ed epico allo stesso tempo... insomma, completo.
Spero vivamente che ci sia una seconda serie, anche perché il finale della prima, seppur bello, lascia aperti molti punti irrisolti e, di fatto, interrompe l'impresa di Sora e Shiro a metà... vedremo cosa ci riserverà il destino.
Voto finale: 9.
"No Game no Life" è un anime fantasy uscito nel 2014, stagione, per ora, molto florida e promettente. La struttura è originale e presenta molti spunti originali, che riescono a trasformare quest'anime in maniera fondamentale, rendendolo nuovo, nonostante l'idea, di fatto, sia già stata intrapresa in precedenza.
Sora e Shiro sono due fratelli incredibilmente abili nei giochi online, tanto che nessuno è mai riuscito a sconfiggerli e, d'altro canto, loro stessi affermano che i "senza nome", così vengono chiamati, non perdono mai. La loro vita NEET però è alquanto monotona, dedicano tutto il loro essere in questi giochi, totalmente estranei a un mondo che, loro stessi, considerano noioso e banale. Tuttavia tutto può cambiare quando meno lo si aspetta e Sora e Shiro impareranno presto questa "perla di saggezza". Ricevono una strana e-mail, in cui vengono sfidati a una partita a scacchi e, come sempre, vincono... tutto qui? No, infatti lo sfidante sembra capire il loro stato d'animo e invita i due ragazzi in un mondo dove il gioco è alla base di tutto, dove loro riescano a trovare un senso di un'esistenza, fino ad ora, priva di obiettivi. Tet, questo è il nome dello strano individuo: un ragazzino dai tratti particolarmente colorati che si dichiara essere il dio supremo di quel nuovo mondo, una dimensione dove non esistono omicidi, furti o ingiustizie che non siano decise dai giochi. Di fatto due persone possono sfidarsi, scommettendo qualcosa in cambio (qualsiasi ordine si avvererà anche se trapassa la fisica del mondo), attenendosi severamente a dieci comandamenti.
Come reagiranno i nostri eroi? Beh, diciamo che per loro quel pianeta rappresenta il paradiso, capace di realizzare i loro sogni più profondi, divertendosi e vincendo una sfida dopo l'altra. Prima di tutto incontreranno Stephanie Dora, nipote del vecchio sovrano ormai morto, e l'aiuteranno a spodestare i pretendenti al trono, diventando loro stessi sovrani. Ma qual è lo scopo di tutto? Ci sono sedici razze, ognuna di loro possiede un pezzo della scacchiera e, una volta raccolte tutte le pedine, è possibile sfidare Tet, diventando così delle vere e proprie divinità. Follia? Forse. Ma Sora e Shiro sono intenzionati a continuare in questa impresa, senza mai dimenticarsi che, in fondo, è un gioco e, come tale, bisogna divertirsi.
Vorrei ora discutere sulla grafica, in quanto, a mio avviso, si tratta dell'unica pecca di "No Game no Life", non tanto perché sia brutta, scadente o cose del genere, ma perché non ho apprezzato la scelta dei colori. Troppo accesi, troppo vivaci... mi piacciono i colori vivaci, sia chiaro, ma forse in questo caso si è esagerato un pochino. L'intento è certamente quello di rendere l'idea del "fantasy", ma, a parer mio, sfumature un po' più opache non avrebbero fatto male. Detto ciò, però, sono altrettanto costretto a esaltarne la regia, capace di donare una linearità incredibile all'anime che, nonostante le molte rivelazioni e i colpi di scena, riesce ad essere chiara e limpida. Le musiche sono "da paura" e, in particolare, ho apprezzato l'opening, davvero eccellente. Il doppiaggio invece è nella norma e, nel complesso, positivo, grazie anche alla bravura del cast: Sora (Yoshitsugu Matsuoka) è lo stesso doppiatore di Kirito in "Sword Art Online", mentre la voce di Stephanie è la stessa di Rias Gremory di "Highschool DxD".
Continuiamo ora nell'analisi dei personaggi: eccellenti. In effetti potrei aver già finito con questa piccola, ma efficacissima parola, poiché "eccellenti" racchiude in sé tutte le caratteristiche riscontrate nei protagonisti di "No Game no Life". Innanzi tutto Sora, il vero protagonista (forse più di Shiro), mostra abilità incredibili, capace di analizzare la situazione e, quando sembra che tutto è perduto, capace di sfoderare l'arma finale, precedentemente elaborata. Sora e Shiro sono due fratelli inseparabili, ma, dietro le scenette divertenti dei due, soprattutto con l'amica Steph, si nascondono sentimenti reconditi, nascosti nel loro animo e dalle sfumature malinconiche. Perché hanno deciso di seppellirsi nei videogame? L'anime riesce man mano a rimuovere la maschera dei due giovani e rivelare così sentimenti e passioni ben più profondi di quelli che apparentemente sembrano. Anche gli altri personaggi, apparentemente di sfondo, non risultano per nulla piatti, ma, anzi, sono dotati di un carattere proprio e sono spinti da motivazioni per nulla banali, spiegate attentamente.
Amo questo tipo di protagonisti (come Sora, per intenderci) che non sono i classici rimbambiti capaci, all'ultimo momento, di tirar fuori il loro vero potenziale. Questi vanno benissimo nelle commedie e, in quel caso, non avrei nulla da ridire, ma in un anime d'azione il personaggio principale dovrebbe avere un minimo di serietà; non deve essere una statua di marmo, sia chiaro, ma possedere quel tocco epico, quell'asso nella manica che ti fa gonfiare il cuore per l'entusiasmo. Il sorriso maligno di Sora è uno di questi tratti e unisce allo stesso tempo alcune caratteristiche di personaggi già noti: Kirito di "SAO", Shiroe di "Log Horizon".
Finisco aggiungendo un altro, piccolissimo, difetto che, secondo la mia modesta opinione, poteva aggiungere un tocco di classe in più: l'amore. Sora ordina a Steph di innamorarsi di lui e ciò avviene. Si capisce che, nel corso dell'anime, questo amore non è più frutto di un ordine del gioco, ma qualcosa di più reale, ma, allo stesso tempo, non prenderà mai corpo. Troppo marginale, quasi nullo, e questo è un peccato.
In conclusione, "No Game no Life" è un anime imperdibile, capace di unire il gusto di un fantasy a quello di una commedia, divertente ed epico allo stesso tempo... insomma, completo.
Spero vivamente che ci sia una seconda serie, anche perché il finale della prima, seppur bello, lascia aperti molti punti irrisolti e, di fatto, interrompe l'impresa di Sora e Shiro a metà... vedremo cosa ci riserverà il destino.
Voto finale: 9.
"No Game no Life" è la combinazione di una serie di elementi generalmente apprezzati dal grande pubblico: una dimensione alternativa sulla falsariga dei vari "Sword Art Online" o "Log Horizon", sebbene ancora non ne è chiara la natura, giochi di svariato genere, fanservice sfrenato, moe, lolicon, citazioni, cliffhanger.
È una serie costruita sui gusti degli autori, ma ancora di più chirurgicamente sul relativo target di riferimento. In questo senso la si può definire un successo, vista la rapida presa che ha avuto sul pubblico, ma non è affatto oro quel che luccica.
Il tutto ruota attorno alla coppia di protagonisti Sora e Shiro, contraddistinta dal nickname "Blank" nelle loro partite online. Che siano inizialmente presentati come NEET non ha alcuna importanza, fatta eccezione per qualche gag, perché sono caratterizzati più che altro da un'intelligenza senza pari e dalla sfacciata invincibilità. Non esattamente il ritratto della simpatia, a meno che non si trovino divertenti i siparietti brocon o ecchi che porteranno avanti di tanto in tanto.
Tutte le vicende che seguiranno il loro trasferimento a Elkia sono legate proprio ai due tratti che abbiamo enunciato in precedenza. In un certo senso si ha un riscatto dei protagonisti, che possono far valere le loro capacità del tutto 'overpowered' anche al di fuori della loro cameretta, seppur attraverso il mezzo con cui si trovano a loro agio.
I giochi non rappresentano mai delle novità, ma sono delle varianti di giochi popolari, come per esempio gli scacchi piuttosto che il Reversi. Raramente le partite riescono a essere appassionanti nello svolgimento, a meno che non si rimanga preda delle spiegazioni "smart" attorno alle quali le stesse sono costruite.
Nel momento in cui ciò non dovesse avverarsi, la serie si rivelerà per quello che è: un prodotto costruito ad arte da un otaku per gli otaku, con un buon character design, una pessima caratterizzazione dei personaggi e una storia che fatica a ingranare.
È una serie costruita sui gusti degli autori, ma ancora di più chirurgicamente sul relativo target di riferimento. In questo senso la si può definire un successo, vista la rapida presa che ha avuto sul pubblico, ma non è affatto oro quel che luccica.
Il tutto ruota attorno alla coppia di protagonisti Sora e Shiro, contraddistinta dal nickname "Blank" nelle loro partite online. Che siano inizialmente presentati come NEET non ha alcuna importanza, fatta eccezione per qualche gag, perché sono caratterizzati più che altro da un'intelligenza senza pari e dalla sfacciata invincibilità. Non esattamente il ritratto della simpatia, a meno che non si trovino divertenti i siparietti brocon o ecchi che porteranno avanti di tanto in tanto.
Tutte le vicende che seguiranno il loro trasferimento a Elkia sono legate proprio ai due tratti che abbiamo enunciato in precedenza. In un certo senso si ha un riscatto dei protagonisti, che possono far valere le loro capacità del tutto 'overpowered' anche al di fuori della loro cameretta, seppur attraverso il mezzo con cui si trovano a loro agio.
I giochi non rappresentano mai delle novità, ma sono delle varianti di giochi popolari, come per esempio gli scacchi piuttosto che il Reversi. Raramente le partite riescono a essere appassionanti nello svolgimento, a meno che non si rimanga preda delle spiegazioni "smart" attorno alle quali le stesse sono costruite.
Nel momento in cui ciò non dovesse avverarsi, la serie si rivelerà per quello che è: un prodotto costruito ad arte da un otaku per gli otaku, con un buon character design, una pessima caratterizzazione dei personaggi e una storia che fatica a ingranare.