Senpai is an Otokonoko
Diverso in tutti i sensi, questo "Senpai is an Otokonoko". Con un'accezione senza dubbio positiva.
Come sempre, una recensione/opinione full spoiler, siete avvertiti.
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Non è facile secondo me raccontare una storia del genere e di genere, senza scadere nella retorica o incappare in soluzioni infelici o addirittura offensive. Eppure quest'opera ci riesce.
I primissimi episodi dell'anime sono sicuramente molto interessanti. Ci si scontra con un argomento di non facile lettura e interpretazione, se vogliamo ancora in una certa misura tabù nella società contemporanea: ovvero l'identità di genere. È difficile anche utilizzare i pronomi giusti, perché anche Makoto è abbastanza confuso circa la sua strada. Che in una certa misura appare chiara, ma ovviamente si scontra con un mondo difficile, dove i sentimenti e l'identità "standard" non riescono a comprendere bene chi vive in una maniera apparentemente non "tradizionale".
Conosciamo la sua storia attraverso l'arrivo, in una vita che sembra abbastanza delineata, di Aoi, giovane studentessa del primo anno che si innamora della senpai Makoto. Che si svela subito per quel che è, ovvero un ragazzo che si veste da ragazza. Rivelazione che, scopriremo, aveva fatto già mesi prima a un ragazzo che a sua volta gli si era dichiarato, anche lui convinto fosse una ragazza, con ben più gravi conseguenze: isolamento nel gruppo di classe, derisioni, bullismo latente, insomma. Entra in scena, bene, anche Ryuji, amico di infanzia di Makoto che, neanche troppo tardi, rivela di esserne innamorato, ponendo l'accento quindi non solo sull'identità, ma anche sull'orientamento sessuale.
L'impatto dato da Aoi e lo sviluppo del rapporto tra Makoto e Ryuji si intrecciano con un buon ritmo. Le loro fragilità di adolescenti, le loro insicurezze, sono ben delineate. Sebbene Aoi perda spazio a favore dell'amico di infanzia di Makoto nella parte centrale dell'anime, la sua presenza resta abbastanza importante, anche per favorire lo sviluppo del rapporto tra quella che a un certo punto sembra possa veramente trasformarsi in una coppia. E torna in maniera preponderante nel finale, in un parallelo a distanza nel rapporto con le madri, distintamente ma sicuramente complicato sia per Aoi che per Makoto.
Un personaggio che avrebbe sicuramente meritato maggiore spazio e che ti verrebbe voglia di abbracciare è il padre di Makoto. Sia nei flashback che più avanti, sembra infatti accettare abbastanza placidamente e anche teneramente la situazione. Anzi, subito si attiva per trovare a Makoto una scuola che possa accettare il figlio per come si vuole mostrare. Purtroppo, sembra però incapace di dialogare con la moglie, che rifiuta in toto, anche in maniera "violenta", l'identità di genere di Makoto. Basta un seppur minimo sospetto per farla trasalire, chiaro che si tratta di una persona instabile, incapace di comprendere le esigenze di quello che non può che considerare, nella sua mente, un figlio maschio e basta. "Non hai niente di cui scusarti", detto dal padre a Makoto nel penultimo episodio, è una summa di come l'uomo abbia in toto compreso le esigenze del figlio.
La storia accelera prepotentemente nell'ultimo episodio. La disfunzionalità della madre di Makoto trova la sua ragione d'essere, ma non mi ha convinto del tutto. Ho trovato un tantino forzato che il suo rifiuto dell'identità di Makoto sia legato al suo stesso vissuto con il padre, che la sera usciva vestito da donna, imitando i look della figlia da giovane. Lo stesso nonno, che Makoto va a trovare, è un buon personaggio, ma resta superficiale: poche scene, poche battute. Se ne intuisce il senso, ma viene davvero poco approfondito. Come mi sembra un po' troppo rapida l'accettazione finale, con annessa gitarella al centro commerciale per fare shopping di madre e figlio vestito nei suoi panni più comodi, ovvero da ragazza. Idem Aoi, che depenna anni di abbandono da parte della madre in un batter di ciglia, anche se qui capisco che la ragazza soffra di un vuoto che cerca di colmare.
La chiusura è un banchetto a base di tarallucci e vino. Riconciliazione totale, il protagonista che afferma di voler vivere a modo suo, né come un ragazzo né come una ragazza. Che, volendo, ci può anche stare, è ancora giovane, ha tempo per maturare la propria identità. Ma resta pendente questo strano triangolo tra Makoto, Ryuji e Aoi. Non so come vada a finire nel manga originale, è chiaro che Makoto ha dei sentimenti prevalenti nei confronti della ragazza, e quest'ultima, fino alla fine, sembra fare di tutto per soffocare i suoi nei confronti del senpai. C'è però un inevitabile senso di incompiuto, manca una chiusura in quello che era l'altro punto focale, oltre all'identità di Makoto, ora non più fonte di vergogna né a scuola né in famiglia.
Ho trovato "Senpai is an Otokonoko" un buon anime, con un buon ritmo, buoni personaggi, buona storia. Tutto buono, insomma, niente di eclatante, ma sicuramente una serie da vedere, se siete sensibili a queste tematiche o ne volete sapere qualcosa di più. Ecco, forse in questo c'è la vera pecca della storia, con la quale chiudo la mia analisi. Tutti gli eventi sono circoscritti a un ristretto gruppo di personaggi. Se Ryuji a un certo punto sembra cercare online spunti, supporto, conferme su sé stesso e la sua identità, così non fa Makoto. Seppur riconosca la sua peculiarità all'interno della società che lo circonda, mi chiedo perché non vada a ricercare conforto e/o confronto con persone che vivono la sua stessa realtà, che possano capirlo e consigliarlo in maniera più specifica. Che siano nella vita reale oppure su Internet.
Resta comunque un titolo da vedere, originale quanto basta, seppur con delle ingenuità che ne inficiano il giudizio complessivo.
Come sempre, una recensione/opinione full spoiler, siete avvertiti.
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Non è facile secondo me raccontare una storia del genere e di genere, senza scadere nella retorica o incappare in soluzioni infelici o addirittura offensive. Eppure quest'opera ci riesce.
I primissimi episodi dell'anime sono sicuramente molto interessanti. Ci si scontra con un argomento di non facile lettura e interpretazione, se vogliamo ancora in una certa misura tabù nella società contemporanea: ovvero l'identità di genere. È difficile anche utilizzare i pronomi giusti, perché anche Makoto è abbastanza confuso circa la sua strada. Che in una certa misura appare chiara, ma ovviamente si scontra con un mondo difficile, dove i sentimenti e l'identità "standard" non riescono a comprendere bene chi vive in una maniera apparentemente non "tradizionale".
Conosciamo la sua storia attraverso l'arrivo, in una vita che sembra abbastanza delineata, di Aoi, giovane studentessa del primo anno che si innamora della senpai Makoto. Che si svela subito per quel che è, ovvero un ragazzo che si veste da ragazza. Rivelazione che, scopriremo, aveva fatto già mesi prima a un ragazzo che a sua volta gli si era dichiarato, anche lui convinto fosse una ragazza, con ben più gravi conseguenze: isolamento nel gruppo di classe, derisioni, bullismo latente, insomma. Entra in scena, bene, anche Ryuji, amico di infanzia di Makoto che, neanche troppo tardi, rivela di esserne innamorato, ponendo l'accento quindi non solo sull'identità, ma anche sull'orientamento sessuale.
L'impatto dato da Aoi e lo sviluppo del rapporto tra Makoto e Ryuji si intrecciano con un buon ritmo. Le loro fragilità di adolescenti, le loro insicurezze, sono ben delineate. Sebbene Aoi perda spazio a favore dell'amico di infanzia di Makoto nella parte centrale dell'anime, la sua presenza resta abbastanza importante, anche per favorire lo sviluppo del rapporto tra quella che a un certo punto sembra possa veramente trasformarsi in una coppia. E torna in maniera preponderante nel finale, in un parallelo a distanza nel rapporto con le madri, distintamente ma sicuramente complicato sia per Aoi che per Makoto.
Un personaggio che avrebbe sicuramente meritato maggiore spazio e che ti verrebbe voglia di abbracciare è il padre di Makoto. Sia nei flashback che più avanti, sembra infatti accettare abbastanza placidamente e anche teneramente la situazione. Anzi, subito si attiva per trovare a Makoto una scuola che possa accettare il figlio per come si vuole mostrare. Purtroppo, sembra però incapace di dialogare con la moglie, che rifiuta in toto, anche in maniera "violenta", l'identità di genere di Makoto. Basta un seppur minimo sospetto per farla trasalire, chiaro che si tratta di una persona instabile, incapace di comprendere le esigenze di quello che non può che considerare, nella sua mente, un figlio maschio e basta. "Non hai niente di cui scusarti", detto dal padre a Makoto nel penultimo episodio, è una summa di come l'uomo abbia in toto compreso le esigenze del figlio.
La storia accelera prepotentemente nell'ultimo episodio. La disfunzionalità della madre di Makoto trova la sua ragione d'essere, ma non mi ha convinto del tutto. Ho trovato un tantino forzato che il suo rifiuto dell'identità di Makoto sia legato al suo stesso vissuto con il padre, che la sera usciva vestito da donna, imitando i look della figlia da giovane. Lo stesso nonno, che Makoto va a trovare, è un buon personaggio, ma resta superficiale: poche scene, poche battute. Se ne intuisce il senso, ma viene davvero poco approfondito. Come mi sembra un po' troppo rapida l'accettazione finale, con annessa gitarella al centro commerciale per fare shopping di madre e figlio vestito nei suoi panni più comodi, ovvero da ragazza. Idem Aoi, che depenna anni di abbandono da parte della madre in un batter di ciglia, anche se qui capisco che la ragazza soffra di un vuoto che cerca di colmare.
La chiusura è un banchetto a base di tarallucci e vino. Riconciliazione totale, il protagonista che afferma di voler vivere a modo suo, né come un ragazzo né come una ragazza. Che, volendo, ci può anche stare, è ancora giovane, ha tempo per maturare la propria identità. Ma resta pendente questo strano triangolo tra Makoto, Ryuji e Aoi. Non so come vada a finire nel manga originale, è chiaro che Makoto ha dei sentimenti prevalenti nei confronti della ragazza, e quest'ultima, fino alla fine, sembra fare di tutto per soffocare i suoi nei confronti del senpai. C'è però un inevitabile senso di incompiuto, manca una chiusura in quello che era l'altro punto focale, oltre all'identità di Makoto, ora non più fonte di vergogna né a scuola né in famiglia.
Ho trovato "Senpai is an Otokonoko" un buon anime, con un buon ritmo, buoni personaggi, buona storia. Tutto buono, insomma, niente di eclatante, ma sicuramente una serie da vedere, se siete sensibili a queste tematiche o ne volete sapere qualcosa di più. Ecco, forse in questo c'è la vera pecca della storia, con la quale chiudo la mia analisi. Tutti gli eventi sono circoscritti a un ristretto gruppo di personaggi. Se Ryuji a un certo punto sembra cercare online spunti, supporto, conferme su sé stesso e la sua identità, così non fa Makoto. Seppur riconosca la sua peculiarità all'interno della società che lo circonda, mi chiedo perché non vada a ricercare conforto e/o confronto con persone che vivono la sua stessa realtà, che possano capirlo e consigliarlo in maniera più specifica. Che siano nella vita reale oppure su Internet.
Resta comunque un titolo da vedere, originale quanto basta, seppur con delle ingenuità che ne inficiano il giudizio complessivo.
"Senpai is an Otokonoko" è l'adattamento anime dell'omonimo web manga.
La nostra protagonista, la piccola Saki Aoi, decide di dichiararsi a una senpai che aveva particolarmente attirato la sua attenzione. La ragazza, Makoto, le rivela di essere un ragazzo. Aoi, pur scoprendo questo, rimane intenzionata a voler stare al suo fianco, scoprendo di non essere la sola. Ryuji è un amico d'infanzia di Makoto, ed è il solo a fargli compagnia durante l'intervallo. I tre inizieranno così a frequentarsi durante la scuola, inizialmente per stare insieme, per poi pian piano scoprire che sono successe loro tante cose che non vogliono dirsi tra di loro, per non farsi del male a vicenda.
In molti, me compresa, erano probabilmente scettici prima di vedere questa serie, non conoscendo l'opera madre. L'omosessualità e la transessualità sono spesso in Giappone (e non solo, ahimè) unite come una cosa sola, e gli oggetti dei discorsi in questione vengono resi come dei fenomeni da baraccone. Sono stata ben lieta di sbagliarmi. "Senpai is an Otokonoko" è una serie matura, dolce e divertente al tempo stesso, con tanta malinconia che però ci rende consapevoli di tante cose che spaziano nella sfera LGBT e vanno anche oltre. Saki, Makoto e Ryuji sono esattamente quello che sembrano: tre adolescenti che stanno cercando di capire chi sono e cosa vogliono diventare, a cui nessuno ha dato una mano a comprendersi. Loro tre, semplicemente accettandosi a vicenda per quello che sono, cercano insieme un modo per vivere felici. Nessuno di loro è completamente stabile, ma vivono dei conflitti per cui non è semplice parlarne con un adulto, soprattutto quando sei anche ostacolato a farlo, nel caso di Makoto. La gente li potrà giudicare, ferire, escludere, ma loro impareranno che si hanno gli uni per gli altri, che sono le prime persone che si sosterranno in questo modo. E così sempre sarà. Saki, Makoto e Ryuji non vogliono ferire, ma neanche essere feriti: se si tirano indietro, è solo per trovare un modo per andare avanti.
Questa serie ha mostrato alla perfezione, con le sue dolci atmosfere scolastiche e cartoonesche, che a volte mostrarci per quello che siamo non è un'impresa così impossibile, e le persone giuste si trovano, sempre, e sempre ci sarà qualcuno disposto ad ascoltarci.
Ho apprezzato pienamente questo tipo di processo di crescita, motivo per cui il mio voto è 9.
La nostra protagonista, la piccola Saki Aoi, decide di dichiararsi a una senpai che aveva particolarmente attirato la sua attenzione. La ragazza, Makoto, le rivela di essere un ragazzo. Aoi, pur scoprendo questo, rimane intenzionata a voler stare al suo fianco, scoprendo di non essere la sola. Ryuji è un amico d'infanzia di Makoto, ed è il solo a fargli compagnia durante l'intervallo. I tre inizieranno così a frequentarsi durante la scuola, inizialmente per stare insieme, per poi pian piano scoprire che sono successe loro tante cose che non vogliono dirsi tra di loro, per non farsi del male a vicenda.
In molti, me compresa, erano probabilmente scettici prima di vedere questa serie, non conoscendo l'opera madre. L'omosessualità e la transessualità sono spesso in Giappone (e non solo, ahimè) unite come una cosa sola, e gli oggetti dei discorsi in questione vengono resi come dei fenomeni da baraccone. Sono stata ben lieta di sbagliarmi. "Senpai is an Otokonoko" è una serie matura, dolce e divertente al tempo stesso, con tanta malinconia che però ci rende consapevoli di tante cose che spaziano nella sfera LGBT e vanno anche oltre. Saki, Makoto e Ryuji sono esattamente quello che sembrano: tre adolescenti che stanno cercando di capire chi sono e cosa vogliono diventare, a cui nessuno ha dato una mano a comprendersi. Loro tre, semplicemente accettandosi a vicenda per quello che sono, cercano insieme un modo per vivere felici. Nessuno di loro è completamente stabile, ma vivono dei conflitti per cui non è semplice parlarne con un adulto, soprattutto quando sei anche ostacolato a farlo, nel caso di Makoto. La gente li potrà giudicare, ferire, escludere, ma loro impareranno che si hanno gli uni per gli altri, che sono le prime persone che si sosterranno in questo modo. E così sempre sarà. Saki, Makoto e Ryuji non vogliono ferire, ma neanche essere feriti: se si tirano indietro, è solo per trovare un modo per andare avanti.
Questa serie ha mostrato alla perfezione, con le sue dolci atmosfere scolastiche e cartoonesche, che a volte mostrarci per quello che siamo non è un'impresa così impossibile, e le persone giuste si trovano, sempre, e sempre ci sarà qualcuno disposto ad ascoltarci.
Ho apprezzato pienamente questo tipo di processo di crescita, motivo per cui il mio voto è 9.