La corazzata spaziale Yamato - Star Blazers
“La corazzata spaziale Yamato” è un iconico anime del 1974. Si tratta di uno dei pezzi di animazione giapponese più celebri ed emblematici, e non a caso. Questo cartone animato non solo è importante nell’universo dell’animazione giapponese, ma si fa interprete dell’epoca in cui è stato prodotto.
Fermandoci alla prima serie, l’anime non è molto lungo: dura ventisei episodi e la trama è molto lineare. L’asse portante della storia è il difficile viaggio della nave spaziale Yamato a Iscandar: in questo lontano pianeta, i protagonisti devono recuperare un purificatore che permetterà di risanare la Terra. La Terra, infatti, è stata ripetutamente bombardata da missili atomici da una razza sconosciuta di alieni, i Gamilonesi.
Ogni episodio rappresenta una tappa di questo viaggio, osteggiato apertamente dai Gamilonesi; in ogni episodio, i protagonisti rischiano di fallire la missione.
Benché la trama non sia originalissima, l’anime sa avvincere grazie alla grande carica emotiva che esercita sullo spettatore. Senza essere pretenziosi, i primi episodi sanno rappresentare la condizione della Terra in modo coinvolgente, facendo partecipare lo spettatore alla tristezza dei protagonisti. È per questo che ogni pericolo corso dagli eroi ti fa stare con il fiato sospeso: l’anime fa un grande lavoro a farti affezionare alla missione della Yamato.
Avevo accennato come “La corazzata spaziale Yamato” si faccia interprete della sua epoca. Ed è vero: l’anime è stato prodotto nel secondo Dopoguerra, e in tale periodo va contestualizzato. Molti sono i riferimenti alla Seconda Guerra Mondiale, e alla sofferenza che ha portato in Giappone: la Yamato stessa è identificabile con una nave da guerra usata dai Giapponesi contro gli Americani nel secondo conflitto. I missili atomici dei Gamilonesi ricordano moltissimo la bomba atomica esplosa a Hiroshima e Nagasaki; frequenti sono, nell’anime, immagini di cataclismi naturali, dall’inizio alla fine. Alcuni di questi, poi, sono veramente impressionanti. Con i mezzi dell’epoca, l’anime riesce a farti sentire tutto l’impatto emotivo di quelle catastrofi. Uno dei personaggi principali, Kodai, ha in particolare un lungo flashback in cui ricorda quei tragici eventi, con immagini terribili e strazianti.
Tuttavia, l’anime non va interpretato come una semplice allegoria del secondo conflitto mondiale. I Gamilonesi non si identificano, negli intenti, con gli Americani: nel corso dell’anime, lo spettatore impara a conoscere anche la loro tragica situazione. Non c’è un sentimento di odio verso il nemico, nella serie. O meglio, c’è, ma per una buona prima parte; successivamente, questo senso di odio viene superato, e i protagonisti assumono un atteggiamento diverso nei confronti della propria missione e dell’esistenza.
In particolare, il tema su cui si fonda “La corazzata spaziale Yamato” è la speranza. Con la loro missione, i giovani protagonisti si fanno simbolo della speranza in un futuro migliore. L’unico protagonista anziano è il capitano Okita: un uomo che ha sofferto molto a causa della guerra e che, con la sua esperienza e la sua saggezza, accompagna la missione della sua giovane ciurma, sia dal punto di vista materiale sia spirituale. Come i ragazzi sono il simbolo della speranza nel futuro, così Okita è simbolo del passato doloroso che si cela dietro a quella speranza. Questo è il messaggio della serie: che la speranza non è un sentimento del tutto positivo. Ogni speranza, infatti, presuppone un dolore. Il finale della serie ci insegna che questo dolore non andrà dimenticato, ma si può e si deve superare: a un certo punto, bisogna abbracciare il futuro.
E proprio con questa tematica l’anime si fa interprete della sua epoca. Dopo quello che era successo una trentina di anni prima, è normale che nel Giappone degli anni ’70 si sperasse in un futuro migliore. Una generazione, la più anziana, aveva conosciuto gli orrori della guerra e ne serbava il triste ricordo. Le generazioni più giovani, invece, dovevano farsi promotrici del cambiamento, del riscatto del Paese.
Poi, per carità, l’anime non è assolutamente perfetto. Benché i personaggi, per esempio, mi siano piaciuti, a volte si comportano in modo strano, addirittura inspiegabile per gli standard di oggi. È anche vero che l’anime è stato prodotto molti anni fa, in un contesto culturale diverso, e in un periodo in cui i prodotti di intrattenimento non erano così sorvegliati come oggi.
Inoltre, molto spesso il modo in cui i protagonisti si tirano fuori dal pericolo è poco credibile. Ci sono anche buchi di trama non di scarso rilievo. Non mi è piaciuto, poi, il character design, che trovo decisamente superato. Infine, nonostante adori il finale della serie, ho trovato alcune soluzioni molto discutibili.
Nonostante tutto, però, “La Corazzata Spaziale Yamato” rimane nel podio dei miei anime preferiti. Per me, è un esempio di come una storia non debba per forza essere impeccabile, per essere bella. I suoi difetti non impediscono alla serie di comunicare il suo messaggio in modo straordinariamente efficace, emozionando lo spettatore. Penso che proprio questo, infatti, sia lo scopo di ogni storia: trasmettere messaggi universali attraverso l’emozione.
A caricare l’anime di emozione contribuisce anche la colonna sonora, molto tradizionale e orchestrale. I pezzi non sono tanti, ma la loro ripetitività calza bene con la natura episodica dell’anime. Ciascuno di questi pezzi sa emozionare in modo diverso: alcuni sono incalzanti e avventurosi, altri misteriosi e pacati. Infine, ci sono pezzi di una tristezza unica, che colorano le scene di un’atmosfera dolorosa. La sigla d’apertura è molto iconica e concisa, è mi è piaciuta molto; un po’ meno la sigla di chiusura, che ha un sound un po’ sporco e datato, anche se riesce a essere suggestiva.
Per chiarire, comunque, io ho recuperato la versione giapponese sottotitolata in inglese. Mi ero resa conto, cominciando la serie in italiano, che c’erano troppe modifiche e censure. Già il titolo dell’anime è mutato in “Star Blazers”, titolo che elimina la connotazione squisitamente giapponese dell’opera. Cambia, di conseguenza, anche il nome della nave spaziale: non più Yamato, ma Argo. Cambiano i nomi dei personaggi, che vengono americanizzati: il capitano Okita è il capitano Avatar, Kodai diventa Derek, e via dicendo. Inoltre, vengono rimosse molte scene ritenute inappropriate, e molti riferimenti alla Seconda Guerra Mondiale. È per questo che ho scelto, alla fine, di vedere l’originale: volevo vedere il prodotto così com’era pensato, anche con i suoi elementi più spigolosi. Anche perché, oggi come oggi, abituati come siamo a prodotti sorvegliati, vedere in un anime riferimenti ad avvenimenti storici è una cosa sorprendente.
Fermandoci alla prima serie, l’anime non è molto lungo: dura ventisei episodi e la trama è molto lineare. L’asse portante della storia è il difficile viaggio della nave spaziale Yamato a Iscandar: in questo lontano pianeta, i protagonisti devono recuperare un purificatore che permetterà di risanare la Terra. La Terra, infatti, è stata ripetutamente bombardata da missili atomici da una razza sconosciuta di alieni, i Gamilonesi.
Ogni episodio rappresenta una tappa di questo viaggio, osteggiato apertamente dai Gamilonesi; in ogni episodio, i protagonisti rischiano di fallire la missione.
Benché la trama non sia originalissima, l’anime sa avvincere grazie alla grande carica emotiva che esercita sullo spettatore. Senza essere pretenziosi, i primi episodi sanno rappresentare la condizione della Terra in modo coinvolgente, facendo partecipare lo spettatore alla tristezza dei protagonisti. È per questo che ogni pericolo corso dagli eroi ti fa stare con il fiato sospeso: l’anime fa un grande lavoro a farti affezionare alla missione della Yamato.
Avevo accennato come “La corazzata spaziale Yamato” si faccia interprete della sua epoca. Ed è vero: l’anime è stato prodotto nel secondo Dopoguerra, e in tale periodo va contestualizzato. Molti sono i riferimenti alla Seconda Guerra Mondiale, e alla sofferenza che ha portato in Giappone: la Yamato stessa è identificabile con una nave da guerra usata dai Giapponesi contro gli Americani nel secondo conflitto. I missili atomici dei Gamilonesi ricordano moltissimo la bomba atomica esplosa a Hiroshima e Nagasaki; frequenti sono, nell’anime, immagini di cataclismi naturali, dall’inizio alla fine. Alcuni di questi, poi, sono veramente impressionanti. Con i mezzi dell’epoca, l’anime riesce a farti sentire tutto l’impatto emotivo di quelle catastrofi. Uno dei personaggi principali, Kodai, ha in particolare un lungo flashback in cui ricorda quei tragici eventi, con immagini terribili e strazianti.
Tuttavia, l’anime non va interpretato come una semplice allegoria del secondo conflitto mondiale. I Gamilonesi non si identificano, negli intenti, con gli Americani: nel corso dell’anime, lo spettatore impara a conoscere anche la loro tragica situazione. Non c’è un sentimento di odio verso il nemico, nella serie. O meglio, c’è, ma per una buona prima parte; successivamente, questo senso di odio viene superato, e i protagonisti assumono un atteggiamento diverso nei confronti della propria missione e dell’esistenza.
In particolare, il tema su cui si fonda “La corazzata spaziale Yamato” è la speranza. Con la loro missione, i giovani protagonisti si fanno simbolo della speranza in un futuro migliore. L’unico protagonista anziano è il capitano Okita: un uomo che ha sofferto molto a causa della guerra e che, con la sua esperienza e la sua saggezza, accompagna la missione della sua giovane ciurma, sia dal punto di vista materiale sia spirituale. Come i ragazzi sono il simbolo della speranza nel futuro, così Okita è simbolo del passato doloroso che si cela dietro a quella speranza. Questo è il messaggio della serie: che la speranza non è un sentimento del tutto positivo. Ogni speranza, infatti, presuppone un dolore. Il finale della serie ci insegna che questo dolore non andrà dimenticato, ma si può e si deve superare: a un certo punto, bisogna abbracciare il futuro.
E proprio con questa tematica l’anime si fa interprete della sua epoca. Dopo quello che era successo una trentina di anni prima, è normale che nel Giappone degli anni ’70 si sperasse in un futuro migliore. Una generazione, la più anziana, aveva conosciuto gli orrori della guerra e ne serbava il triste ricordo. Le generazioni più giovani, invece, dovevano farsi promotrici del cambiamento, del riscatto del Paese.
Poi, per carità, l’anime non è assolutamente perfetto. Benché i personaggi, per esempio, mi siano piaciuti, a volte si comportano in modo strano, addirittura inspiegabile per gli standard di oggi. È anche vero che l’anime è stato prodotto molti anni fa, in un contesto culturale diverso, e in un periodo in cui i prodotti di intrattenimento non erano così sorvegliati come oggi.
Inoltre, molto spesso il modo in cui i protagonisti si tirano fuori dal pericolo è poco credibile. Ci sono anche buchi di trama non di scarso rilievo. Non mi è piaciuto, poi, il character design, che trovo decisamente superato. Infine, nonostante adori il finale della serie, ho trovato alcune soluzioni molto discutibili.
Nonostante tutto, però, “La Corazzata Spaziale Yamato” rimane nel podio dei miei anime preferiti. Per me, è un esempio di come una storia non debba per forza essere impeccabile, per essere bella. I suoi difetti non impediscono alla serie di comunicare il suo messaggio in modo straordinariamente efficace, emozionando lo spettatore. Penso che proprio questo, infatti, sia lo scopo di ogni storia: trasmettere messaggi universali attraverso l’emozione.
A caricare l’anime di emozione contribuisce anche la colonna sonora, molto tradizionale e orchestrale. I pezzi non sono tanti, ma la loro ripetitività calza bene con la natura episodica dell’anime. Ciascuno di questi pezzi sa emozionare in modo diverso: alcuni sono incalzanti e avventurosi, altri misteriosi e pacati. Infine, ci sono pezzi di una tristezza unica, che colorano le scene di un’atmosfera dolorosa. La sigla d’apertura è molto iconica e concisa, è mi è piaciuta molto; un po’ meno la sigla di chiusura, che ha un sound un po’ sporco e datato, anche se riesce a essere suggestiva.
Per chiarire, comunque, io ho recuperato la versione giapponese sottotitolata in inglese. Mi ero resa conto, cominciando la serie in italiano, che c’erano troppe modifiche e censure. Già il titolo dell’anime è mutato in “Star Blazers”, titolo che elimina la connotazione squisitamente giapponese dell’opera. Cambia, di conseguenza, anche il nome della nave spaziale: non più Yamato, ma Argo. Cambiano i nomi dei personaggi, che vengono americanizzati: il capitano Okita è il capitano Avatar, Kodai diventa Derek, e via dicendo. Inoltre, vengono rimosse molte scene ritenute inappropriate, e molti riferimenti alla Seconda Guerra Mondiale. È per questo che ho scelto, alla fine, di vedere l’originale: volevo vedere il prodotto così com’era pensato, anche con i suoi elementi più spigolosi. Anche perché, oggi come oggi, abituati come siamo a prodotti sorvegliati, vedere in un anime riferimenti ad avvenimenti storici è una cosa sorprendente.
Dopo aver rivisto prima e seconda serie di questo 'classicone' mi è venuta voglia di scrivere due righe.
Solitamente questa serie viene classificata come "fastascienza", ma qui di scienza c'è pochissimo, anzi, a livello scientifico ci sono tanti di quei WTF che è meglio classificarla come "fantasy". E' una classica serie degli anni '70, con tutti i pregi e i difetti delle serie dell'epoca: personaggi iper-carismatici nel loro essere "vecchia scuola" (e di conseguenza anche parecchio ingenui, rivisti oggi), "sense of wonder" in grandissime dosi, animazioni fatte al risparmio, uso massiccio di deus-ex-machina per non far morire i protagonisti (esempio banale: le altre navi spaziali di solito vengono abbattute con uno/due colpi, mentre la Yamato viene riempita di cannonate a profusione, ma riporta sempre e solo danni riparabili) e incongruenze come se piovesse (tipo le dimensioni dell'Impero della Cometa che continuano a cambiare per tutta la seconda serie).
Questo è uno di quegli anime che, rivisti oggi, mostrano tutti loro limiti, pur essendo pietre miliari.
Il mio voto, infatti, riguarda in gran parte l'importanza storica della serie più che il suo valore intrinseco.
Solitamente questa serie viene classificata come "fastascienza", ma qui di scienza c'è pochissimo, anzi, a livello scientifico ci sono tanti di quei WTF che è meglio classificarla come "fantasy". E' una classica serie degli anni '70, con tutti i pregi e i difetti delle serie dell'epoca: personaggi iper-carismatici nel loro essere "vecchia scuola" (e di conseguenza anche parecchio ingenui, rivisti oggi), "sense of wonder" in grandissime dosi, animazioni fatte al risparmio, uso massiccio di deus-ex-machina per non far morire i protagonisti (esempio banale: le altre navi spaziali di solito vengono abbattute con uno/due colpi, mentre la Yamato viene riempita di cannonate a profusione, ma riporta sempre e solo danni riparabili) e incongruenze come se piovesse (tipo le dimensioni dell'Impero della Cometa che continuano a cambiare per tutta la seconda serie).
Questo è uno di quegli anime che, rivisti oggi, mostrano tutti loro limiti, pur essendo pietre miliari.
Il mio voto, infatti, riguarda in gran parte l'importanza storica della serie più che il suo valore intrinseco.
"Un nome, cos'è un nome? Forse che una rosa profumerebbe meno soavemente se non si chiamasse rosa?"
Mi dispiace Giulietta, ma a volte un nome può significare molto o tutto... ma te lo spiego dopo.
"Yamato" è l' "Iliade" dell'animazione giapponese.
E' la chiave di volta che ha fatto esplodere l'anime boom, ovvero la stagione di produzione fiume di anime che si è verificata tra il '77 e l' '84.
E' la sacerdotessa che ha consacrato l'animazione seriale.
E' l'ambasciatrice che ha avuto un ruolo di primo piano per la diffusione all'estero degli anime.
E' la madre che ha fatto nascere le opere successive di Matsumoto, nonchè "Gundam", "Nadia", "Robotech-Macross"...
E' l'inventrice che, con il primo film, ha inventato il genere del film di montaggio.
E' la musa che continua a ispirare gli autori dopo tanto tempo, prova ne sia che Anno ha dichiarato: "Ho un grande debito verso "Yamato", senza di essa la mia carriera nell'animazione sarebbe stata sicuramente diversa o, forse, non sarebbe nemmeno incominciata".
E' il mito che continua a farci battere il cuore dopo decenni.
E' un'icona del coraggio, della voglia di partire e ricominciare, sempre.
E' l'anima anni '70, ove si sognava che la conquista dello spazio fosse a portata di mano, cosa che purtroppo non sogniamo più, ove si temeva la minaccia della guerra atomica e dell'inquinamento.
E' l'insegnamento che tutto il mondo è paese, perché il film live, coprodotto nel '99 con gli Americani, non è mai partito, perché Hollywood voleva la propria corazzata "Arizona".
E' una pagina di storia che abbiamo imparato ad amare e a conoscere.
E' la voce del mito che echeggia da millenni: non è forse il nome Argo, cara Giulietta, che dà una marcia in più al titolo, una nuova chiave di lettura? Non una 'giapponesata', ma un prodotto legato alla nostra cultura, degli argonauti moderni che rispecchiano tutte le tappe dell'eroe greco con la missione pericolosa, la necessità di procurarsi un'arma adeguata, la discesa all'inferno. Proprio il mito greco aveva conquistato il mio cuore di bambino di quattro anni e non l'ha più lasciato.
Ma è anche la bellezza, dato che la Yamato era la nave "più bella di una donna" e i disegnatori sono riusciti a rendere la nave bellissima e a sottolinearne la bellezza con inquadrature ad hoc, grigi inventati apposta per lei, lentezza dei movimenti per vederla bene. Come spiegavano gli autori, solo chi prima di tutto amerà la corazzata in sé potrà essere un vero fan della saga.
Sulla prima serie si è già detto abbastanza e trovo che sia la parte più riuscita. La seconda è la più bilanciata, perché, oltre all'esplorazione, abbiamo la grande guerra tra la flotta della Terra e quella del nuovo potentissimo Impero. Ma è la terza di cui vorrei parlare un po'. A molti è sembrato un remake della prima, con la Terra che morirà entro un anno perché il sole esploderà e la Yamato parte a cercare un pianeta abitabile su cui portare tutti. Ma dopo averla rivista trovo non sia poi così male. La grafica è ottima e non sfigura ancor oggi. L'idea di inserire nuovi giovani e pimpanti eroi a far da "eredi" ai vecchi personaggi ormai diventati senpai è azzeccatissima. Anche il clima di malinconia, di ansia, perché si teme di non farcela e la ricerca sembra destinata a fallire, riesce a conquistare bene lo spettatore. Ansia intensificata dal fatto che nemmeno la tecnologia gamilonese riesce a salvare la Terra. Anche la scena finale con quel "Muoio capitano, ma la ringrazio di avermi dato qualcosa per cui vivere e per cui morire" è davvero struggente. Temo che questa serie paghi però lo scotto del ridimensionamento. Era stata infatti progettata per durare cinquantadue episodi con tanto di una nave gemella, l'Arizona, che avrebbe lottato al suo fianco. Ma dell'Arizona vedremo solo il relitto in un pianeta desertico, abbattuta dall'ennesimo impero alla conquista della galassia e dal calo di audience che fece ridurre il tutto a ventisei puntate. Un sette più, a questa serie, comunque, non posso negarlo.
Le colonne sonore sono perfette, grazie all'abilità di Niskizaki, produttore musicale, e la grafica si evolve costantemente lungo gli anni, offrendo, ogni volta, il meglio possibile.
Come voto finale, a dispetto del calo della terza serie, non posso non dare dieci.
Mi dispiace Giulietta, ma a volte un nome può significare molto o tutto... ma te lo spiego dopo.
"Yamato" è l' "Iliade" dell'animazione giapponese.
E' la chiave di volta che ha fatto esplodere l'anime boom, ovvero la stagione di produzione fiume di anime che si è verificata tra il '77 e l' '84.
E' la sacerdotessa che ha consacrato l'animazione seriale.
E' l'ambasciatrice che ha avuto un ruolo di primo piano per la diffusione all'estero degli anime.
E' la madre che ha fatto nascere le opere successive di Matsumoto, nonchè "Gundam", "Nadia", "Robotech-Macross"...
E' l'inventrice che, con il primo film, ha inventato il genere del film di montaggio.
E' la musa che continua a ispirare gli autori dopo tanto tempo, prova ne sia che Anno ha dichiarato: "Ho un grande debito verso "Yamato", senza di essa la mia carriera nell'animazione sarebbe stata sicuramente diversa o, forse, non sarebbe nemmeno incominciata".
E' il mito che continua a farci battere il cuore dopo decenni.
E' un'icona del coraggio, della voglia di partire e ricominciare, sempre.
E' l'anima anni '70, ove si sognava che la conquista dello spazio fosse a portata di mano, cosa che purtroppo non sogniamo più, ove si temeva la minaccia della guerra atomica e dell'inquinamento.
E' l'insegnamento che tutto il mondo è paese, perché il film live, coprodotto nel '99 con gli Americani, non è mai partito, perché Hollywood voleva la propria corazzata "Arizona".
E' una pagina di storia che abbiamo imparato ad amare e a conoscere.
E' la voce del mito che echeggia da millenni: non è forse il nome Argo, cara Giulietta, che dà una marcia in più al titolo, una nuova chiave di lettura? Non una 'giapponesata', ma un prodotto legato alla nostra cultura, degli argonauti moderni che rispecchiano tutte le tappe dell'eroe greco con la missione pericolosa, la necessità di procurarsi un'arma adeguata, la discesa all'inferno. Proprio il mito greco aveva conquistato il mio cuore di bambino di quattro anni e non l'ha più lasciato.
Ma è anche la bellezza, dato che la Yamato era la nave "più bella di una donna" e i disegnatori sono riusciti a rendere la nave bellissima e a sottolinearne la bellezza con inquadrature ad hoc, grigi inventati apposta per lei, lentezza dei movimenti per vederla bene. Come spiegavano gli autori, solo chi prima di tutto amerà la corazzata in sé potrà essere un vero fan della saga.
Sulla prima serie si è già detto abbastanza e trovo che sia la parte più riuscita. La seconda è la più bilanciata, perché, oltre all'esplorazione, abbiamo la grande guerra tra la flotta della Terra e quella del nuovo potentissimo Impero. Ma è la terza di cui vorrei parlare un po'. A molti è sembrato un remake della prima, con la Terra che morirà entro un anno perché il sole esploderà e la Yamato parte a cercare un pianeta abitabile su cui portare tutti. Ma dopo averla rivista trovo non sia poi così male. La grafica è ottima e non sfigura ancor oggi. L'idea di inserire nuovi giovani e pimpanti eroi a far da "eredi" ai vecchi personaggi ormai diventati senpai è azzeccatissima. Anche il clima di malinconia, di ansia, perché si teme di non farcela e la ricerca sembra destinata a fallire, riesce a conquistare bene lo spettatore. Ansia intensificata dal fatto che nemmeno la tecnologia gamilonese riesce a salvare la Terra. Anche la scena finale con quel "Muoio capitano, ma la ringrazio di avermi dato qualcosa per cui vivere e per cui morire" è davvero struggente. Temo che questa serie paghi però lo scotto del ridimensionamento. Era stata infatti progettata per durare cinquantadue episodi con tanto di una nave gemella, l'Arizona, che avrebbe lottato al suo fianco. Ma dell'Arizona vedremo solo il relitto in un pianeta desertico, abbattuta dall'ennesimo impero alla conquista della galassia e dal calo di audience che fece ridurre il tutto a ventisei puntate. Un sette più, a questa serie, comunque, non posso negarlo.
Le colonne sonore sono perfette, grazie all'abilità di Niskizaki, produttore musicale, e la grafica si evolve costantemente lungo gli anni, offrendo, ogni volta, il meglio possibile.
Come voto finale, a dispetto del calo della terza serie, non posso non dare dieci.
E' molto difficile apprestarsi a recensire un anime che sta alla storia dell'animazione giapponese come la "Divina Commedia" sta alla storia della lingua italiana. Infatti, "Corazzata spaziale Yamato" risale al 1974, e dopo la sua uscita ebbe un'influenza vastissima su molte opere successive. Inoltre, questo anime è uno dei primi in cui viene trattato il tema dell'olocausto nucleare e delle sue conseguenze su scala planetaria.
La Terra è in guerra da molti anni con una dispotica razza aliena di nome Gamilon, che, facendo uso di missili nucleari, ha sterminato la maggior parte della popolazione mondiale e cancellato gli oceani, la flora e la fauna dalla superficie terrestre. I pochi sopravvissuti della razza umana sono costretti a vivere in città sotterranee in condizioni miserabili. Durante una spedizione, il soldato Derek Wildstar (o Kodai nella versione giapponese) trova per caso una piccola astronave distrutta in cui giace il cadavere di una bellissima fanciulla e un messaggio indirizzato ai terrestri da qualche galassia lontana. Questo messaggio è della regina Starsha di Iscandar, che vuole aiutare la razza umana a non estinguersi. Infatti la regina sostiene di avere un dispositivo in grado di eliminare le radiazioni su larga scala, il "Cosmo DNA". Tuttavia, i nostri eroi dovranno "andarselo a prendere", effettuando un viaggio nello spazio di molti anni luce, cosa che sarà possibile fare sfruttando il progetto di un motore futuristico che Starsha ha lasciato nel messaggio. Le autorità della Terra decidono quindi di dare retta alla misteriosa regina e di impiantare questo motore nell'antica corazzata Yamato, che era affondata nella Seconda Guerra Mondiale, trasformandola in una possente astronave. Viene formato quindi un corpo speciale di soldati scelti per affrontare la rischiosa missione, i "Guerrieri delle Stelle", comandati dal carismatico capitano Avatar. Il nostro protagonista Derek e la ragazza di nome Nova, che è segretamente innamorata di lui, entreranno a far parte della missione nonostante la giovane età. Tuttavia, uscire nello spazio aperto e arrivare fino a Iscandar significa anche dover combattere ripetutamente contro i Gamilonesi, che si faranno via via sempre più spietati e insidiosi. E' interessante notare che la colorazione della pelle dei nemici nelle prime puntate è normale, mentre nelle seguenti diventa blu. Questo è dovuto al fatto che i Gamilonesi originariamente erano stati concepiti da Matsumoto come una parodia del popolo americano. Il "cattivo" della serie è il tirannico Desslock, che nella seconda serie diventerà un personaggio molto più sfaccettato e complesso.
La prima serie di "Star Blazers" consiste quindi nel viaggio verso Iscandar, che sarà epico e pieno di sorprese. La seconda serie invece è quella che reputo la migliore, perché è tecnicamente e narrativamente superiore alla prima (essendo uscita qualche anno dopo). La meravigliosa "The Comet Empire" infatti ha luogo poco tempo dopo la fine della prima serie e la sua trama consiste nella guerra spaziale contro il famoso Impero della Cometa, governato dal principe Zodhar, che vuole conquistare la Terra per aggiungerla alla sua "collezione personale" di pianeti. Non avremo quindi solo la Yamato, ma tutto l'esercito terrestre che sarà impegnato in una epica battaglia contro un nemico possente e imprevedibile. L'incontro dei protagonisti con l'enigmatica Trelena di Telezart, una delle prime ragazze dotate di devastanti poteri ESP nella storia dell'animazione, sarà un punto cruciale per la sopravvivenza dei terrestri. Trelena infatti è l'unico essere di cui il temibile Zodhar abbia paura, e quest'ultimo farà di tutto per evitare lo scontro diretto con i poteri dell'angelica ragazza.
La terza serie, invece, sebbene abbia molti estimatori, secondo me non è all'altezza delle prime due. Infatti Matsumoto, pur essendo geniale, quando esaurisce le idee diventa ripetitivo, e la terza serie di "Corazzata spaziale Yamato" ripete i temi e i concetti delle prime due senza aggiungere nulla di nuovo.
Il comparto musicale di quest'opera è veramente notevole, e riesce a creare atmosfere romantiche, epiche ed eteree in perfetta armonia con l'inconfondibile stile di Matsumoto.
Consiglio quindi la visione delle prime due serie, che, nonostante siano ormai tecnicamente obsolete, hanno fatto la storia.
La Terra è in guerra da molti anni con una dispotica razza aliena di nome Gamilon, che, facendo uso di missili nucleari, ha sterminato la maggior parte della popolazione mondiale e cancellato gli oceani, la flora e la fauna dalla superficie terrestre. I pochi sopravvissuti della razza umana sono costretti a vivere in città sotterranee in condizioni miserabili. Durante una spedizione, il soldato Derek Wildstar (o Kodai nella versione giapponese) trova per caso una piccola astronave distrutta in cui giace il cadavere di una bellissima fanciulla e un messaggio indirizzato ai terrestri da qualche galassia lontana. Questo messaggio è della regina Starsha di Iscandar, che vuole aiutare la razza umana a non estinguersi. Infatti la regina sostiene di avere un dispositivo in grado di eliminare le radiazioni su larga scala, il "Cosmo DNA". Tuttavia, i nostri eroi dovranno "andarselo a prendere", effettuando un viaggio nello spazio di molti anni luce, cosa che sarà possibile fare sfruttando il progetto di un motore futuristico che Starsha ha lasciato nel messaggio. Le autorità della Terra decidono quindi di dare retta alla misteriosa regina e di impiantare questo motore nell'antica corazzata Yamato, che era affondata nella Seconda Guerra Mondiale, trasformandola in una possente astronave. Viene formato quindi un corpo speciale di soldati scelti per affrontare la rischiosa missione, i "Guerrieri delle Stelle", comandati dal carismatico capitano Avatar. Il nostro protagonista Derek e la ragazza di nome Nova, che è segretamente innamorata di lui, entreranno a far parte della missione nonostante la giovane età. Tuttavia, uscire nello spazio aperto e arrivare fino a Iscandar significa anche dover combattere ripetutamente contro i Gamilonesi, che si faranno via via sempre più spietati e insidiosi. E' interessante notare che la colorazione della pelle dei nemici nelle prime puntate è normale, mentre nelle seguenti diventa blu. Questo è dovuto al fatto che i Gamilonesi originariamente erano stati concepiti da Matsumoto come una parodia del popolo americano. Il "cattivo" della serie è il tirannico Desslock, che nella seconda serie diventerà un personaggio molto più sfaccettato e complesso.
La prima serie di "Star Blazers" consiste quindi nel viaggio verso Iscandar, che sarà epico e pieno di sorprese. La seconda serie invece è quella che reputo la migliore, perché è tecnicamente e narrativamente superiore alla prima (essendo uscita qualche anno dopo). La meravigliosa "The Comet Empire" infatti ha luogo poco tempo dopo la fine della prima serie e la sua trama consiste nella guerra spaziale contro il famoso Impero della Cometa, governato dal principe Zodhar, che vuole conquistare la Terra per aggiungerla alla sua "collezione personale" di pianeti. Non avremo quindi solo la Yamato, ma tutto l'esercito terrestre che sarà impegnato in una epica battaglia contro un nemico possente e imprevedibile. L'incontro dei protagonisti con l'enigmatica Trelena di Telezart, una delle prime ragazze dotate di devastanti poteri ESP nella storia dell'animazione, sarà un punto cruciale per la sopravvivenza dei terrestri. Trelena infatti è l'unico essere di cui il temibile Zodhar abbia paura, e quest'ultimo farà di tutto per evitare lo scontro diretto con i poteri dell'angelica ragazza.
La terza serie, invece, sebbene abbia molti estimatori, secondo me non è all'altezza delle prime due. Infatti Matsumoto, pur essendo geniale, quando esaurisce le idee diventa ripetitivo, e la terza serie di "Corazzata spaziale Yamato" ripete i temi e i concetti delle prime due senza aggiungere nulla di nuovo.
Il comparto musicale di quest'opera è veramente notevole, e riesce a creare atmosfere romantiche, epiche ed eteree in perfetta armonia con l'inconfondibile stile di Matsumoto.
Consiglio quindi la visione delle prime due serie, che, nonostante siano ormai tecnicamente obsolete, hanno fatto la storia.
"Corazzata spaziale Yamato": solo il titolo evoca in me un anime leggendario, eterno, nobile e maestoso. Questi sono gli aggettivi giusti che merita questa saga spaziale, che per sempre rimarrà nei nostri cuori. Quest'anime è composto da ben tre serie distinte, prodotte rispettivamente nel 1974, tra il 1978 e il 1979, e l'ultima, nel 1980. Matsumoto, con la Yamato, già dal 1974, e ancor di più nelle altre due serie, ha saputo vedere lontano, nel più profondo e lontano spazio cosmico. Sono serie prodotte col numero di episodi tipico delle serie moderne (ventiquattro o ventisei), che, pur mantenendo quasi tutto l'equipaggio iniziale, hanno saputo raccontare sempre storie nuove, originali e dai toni epici; immaginando alieni simili a noi, con i nostri difetti, e raccontando di guerre intergalattiche credibili e umane; prima di "Gundam", di "Macross", di "Nadia" e di tante altre serie che ne hanno ripreso il concetto di futuro fantascientifico, ma credibile.
Il tema principale di ogni serie Yamato è la guerra spaziale, che vede Destler come signore e potente comandante delle truppe di Gamiras scagliare dei meteoriti radioattivi sulla Terra, costringendo la Yamato a un lunghissimo viaggio verso il pianeta Iskandar, per recuperare il Cosmo Dna, capace di eliminare le radiazioni di una Terra distrutta e radioattiva. La Yamato è una nave spaziale, che ricorda molto quelle terresti, ma che è dotata di ogni mezzo tecnologico per viaggiare e combattere nello spazio, dotata di batterie di missili e di un mega cannone che è in grado di polverizzare intere flotte di navi nemiche. La caratteristica tipica della serie sono i lunghi viaggi spaziali che la Yamato affronta, attraverso le numerose avventure suggestive che l'equipaggio deve affrontare. Questa componente è molto importante, perché, pur rimanendo nel contesto di guerra spaziale, i viaggi della Yamato riescono a essere anche molto appassionanti e vari. Nella seconda serie assistiamo, oltre che a un netto salto tecnico, a una storia ancor più epica e affascinante. L'impero della cometa è un enorme città meteora, governata da un popolo dall'aspetto terrestre, ma dominato dall'ambizione di sottomettere e conquistare qualunque pianeta gli capiti a tiro con la forza. In questa serie assistiamo al piacevole ritorno di Destler, questa volta come personaggio neutrale, ottimamente caratterizzato e dotato di un ottimo umorismo, alla meravigliosa ed eterea apparizione di uno dei personaggi femminili più riusciti di Matsumoto, Teresa (vero nome originale), essere alieno ma dall'aspetto di una bellissima donna e dotata di poteri immensi. Ovviamente, torna anche la Yamato con quasi tutto il suo famoso equipaggio.
La seconda serie, tra le tre, è sicuramente quella che ho trovato qualitativamente più elevata. Risulta perfetto, infatti, il bilanciamento tra battaglie, esplorazione, e interazione tra i personaggi, e, sicuramente, l'immensa e commovente Teresa arricchisce molto il fascino della serie. Nel 1980 esce la terza ed ultima serie, che cambia completamente lo stile della trama, non più infarcita di combattimenti contro nemici alieni: narra dell'imminente fine del pianeta Terra, ad opera della fusione nucleare del Sole, causata da un ordigno nucleare finito sul Sole, che ne ha aumentato massa e calore, rendendo di nuovo la Terra inabitabile. La Yamato dovrà viaggiare nel cosmo, alla ricerca di un nuovo pianeta abitabile. Questa volta il salto tecnico è a dir poco impressionante, avanti di almeno tre anni secchi sulla qualità grafica, dando così, a quest'anime leggendario la sua giusta chiusura.
Dal punto di vista tecnico, tutte e tre le serie sono avanti rispetto all'anno di produzione, chiaro segno dell'estrema cura con cui sono state realizzate fin dal lontano 1974. Se la prima era avanti graficamente, la seconda subisce un ulteriore miglioramento grafico, specialmente nel character design, che nella prima era un po' acerbo. La terza serie, invece, è semplicemente di un altro pianeta rispetto alle prime due, con fondali spaziali dettagliati e coloratissimi, astronavi molto più rifinite, sia all'esterno che all'interno, e animazioni di tutto rispetto. Le musiche sono sempre ottime, ma nella seconda e nella terza serie raggiungono un livello di raffinatezza che si può definire pura arte. La sigla di chiusura della seconda serie, ad esempio, ha quella dolce raffinatezza futuristica sognante che incanta, ma tutto l'anime è pieno di dolcissime musiche dai toni femminili ed estremamente malinconici, che rendono Yamato un vera e propria opera d'arte dell'animazione giapponese.
"Corazzata spaziale Yamato", capolavoro leggendario eterno.
Il tema principale di ogni serie Yamato è la guerra spaziale, che vede Destler come signore e potente comandante delle truppe di Gamiras scagliare dei meteoriti radioattivi sulla Terra, costringendo la Yamato a un lunghissimo viaggio verso il pianeta Iskandar, per recuperare il Cosmo Dna, capace di eliminare le radiazioni di una Terra distrutta e radioattiva. La Yamato è una nave spaziale, che ricorda molto quelle terresti, ma che è dotata di ogni mezzo tecnologico per viaggiare e combattere nello spazio, dotata di batterie di missili e di un mega cannone che è in grado di polverizzare intere flotte di navi nemiche. La caratteristica tipica della serie sono i lunghi viaggi spaziali che la Yamato affronta, attraverso le numerose avventure suggestive che l'equipaggio deve affrontare. Questa componente è molto importante, perché, pur rimanendo nel contesto di guerra spaziale, i viaggi della Yamato riescono a essere anche molto appassionanti e vari. Nella seconda serie assistiamo, oltre che a un netto salto tecnico, a una storia ancor più epica e affascinante. L'impero della cometa è un enorme città meteora, governata da un popolo dall'aspetto terrestre, ma dominato dall'ambizione di sottomettere e conquistare qualunque pianeta gli capiti a tiro con la forza. In questa serie assistiamo al piacevole ritorno di Destler, questa volta come personaggio neutrale, ottimamente caratterizzato e dotato di un ottimo umorismo, alla meravigliosa ed eterea apparizione di uno dei personaggi femminili più riusciti di Matsumoto, Teresa (vero nome originale), essere alieno ma dall'aspetto di una bellissima donna e dotata di poteri immensi. Ovviamente, torna anche la Yamato con quasi tutto il suo famoso equipaggio.
La seconda serie, tra le tre, è sicuramente quella che ho trovato qualitativamente più elevata. Risulta perfetto, infatti, il bilanciamento tra battaglie, esplorazione, e interazione tra i personaggi, e, sicuramente, l'immensa e commovente Teresa arricchisce molto il fascino della serie. Nel 1980 esce la terza ed ultima serie, che cambia completamente lo stile della trama, non più infarcita di combattimenti contro nemici alieni: narra dell'imminente fine del pianeta Terra, ad opera della fusione nucleare del Sole, causata da un ordigno nucleare finito sul Sole, che ne ha aumentato massa e calore, rendendo di nuovo la Terra inabitabile. La Yamato dovrà viaggiare nel cosmo, alla ricerca di un nuovo pianeta abitabile. Questa volta il salto tecnico è a dir poco impressionante, avanti di almeno tre anni secchi sulla qualità grafica, dando così, a quest'anime leggendario la sua giusta chiusura.
Dal punto di vista tecnico, tutte e tre le serie sono avanti rispetto all'anno di produzione, chiaro segno dell'estrema cura con cui sono state realizzate fin dal lontano 1974. Se la prima era avanti graficamente, la seconda subisce un ulteriore miglioramento grafico, specialmente nel character design, che nella prima era un po' acerbo. La terza serie, invece, è semplicemente di un altro pianeta rispetto alle prime due, con fondali spaziali dettagliati e coloratissimi, astronavi molto più rifinite, sia all'esterno che all'interno, e animazioni di tutto rispetto. Le musiche sono sempre ottime, ma nella seconda e nella terza serie raggiungono un livello di raffinatezza che si può definire pura arte. La sigla di chiusura della seconda serie, ad esempio, ha quella dolce raffinatezza futuristica sognante che incanta, ma tutto l'anime è pieno di dolcissime musiche dai toni femminili ed estremamente malinconici, che rendono Yamato un vera e propria opera d'arte dell'animazione giapponese.
"Corazzata spaziale Yamato", capolavoro leggendario eterno.
Recensire "Uchuu Senkan Yamato" è la cosa più difficile da fare perché in questo caso non siamo di fronte a un semplice anime, questo è un Capolavoro (notare la C maiuscola) e il voto è una pura e semplice formalità. Questo è uno degli anime che hanno fatto la storia dell'animazione nipponica e che ha consacrato Leiji Matsumoto agli allori dell'animazione mondiale.
Le musiche sono assolutamente sublimi e indimenticabili. Kawashima è letteralmente sublime nel vocalizzo indimenticabile che fa da sfondo al bombardamento della terra da parte di Gamilon, un vocalizzo che cambierà in meglio la stessa carriera della cantante (per sua stessa ammissione). Il vocalizzo esprime pienamente la tristezza per la sorte dell'umanità nonché la solennità della scena che è chiamata a sottolineare. Il main theme invece è assolutamente maestoso e sottolinea la grandezza e la potenza di quella che sarà l'unica ancora di salvezza per il genere umano, la Corazzata Spaziale Yamato, costruita sulle ceneri della gigantesca nave della marina imperiale nipponica, una fortezza affondata durante la seconda guerra mondiale dagli aerei dell'Enterprise. Due nomi, la Yamato e l'Enterprise, che hanno fatto la storia della fantascienza moderna - chi non conosce "Star Trek"?
"Saraba chikyuu yo tabidatsu fune wa uchuu senkan YAMATO": queste parole sono le prime due strofe di una delle sigle più belle di tutti i tempi, maestose nella loro solennità, ed entrate a pieno titolo nella storia musicale, e la grande varietà di occasioni in cui viene eseguita ne è testimone; basta fare una piccola ricerca su youtube e si potranno trovare esecuzioni di orchestre come di bande militari che ne intonano le note.
La storia dell'anime è ovviamente incentrata sulla guerra, ma è anche una storia d'amore tra due dei protagonisti della serie, Yuki Mori e Susumu Kodai, è la storia della speranza racchiusa in un viaggio agli antipodi della galassia per la salvezza del genere umano, è la storia dell'eroismo di un equipaggio determinato, è la storia del sacrificio estremo per un ideale. La fantascienza c'è e impregna la serie, ma ne è solo lo sfondo, il motore a onde moventi che permette il viaggio a velocità di curvatura e il potentissimo cannone che ne utilizza l'energia incanalandola in un unico, potentissimo raggio che usa l'intera nave come fosse la canna di una gigantesca pistola. Le modifiche strutturali alla nave sono importanti, ma non ne alterano in modo significativo il profilo (a parte il già citato cannone), conferendo alla nave uno stile retrò che la caratterizza da tutte le altre navi della flotta.
Una nota particolare è da assegnare a quello che è uno tra i più completi e riusciti malvagi dell'animazione giapponese se non di tutta la cinematografia dagli anni dei fratelli Lumiere, Desslar (Desslock in Italia). Nonostante egli sia teoricamente il "cattivo" della serie, si comporta sempre in modo leale verso i nemici, nutrendo verso l'equipaggio della Yamato, e in modo particolare per Kodai, un grandissimo rispetto, tanto da diventarne poi in seguito alleato contro ben più potenti e terribili nemici nelle successive serie animate.
"Uchuu Senkan Yamato" è stata senza alcun dubbio la massima espressione del genio di Leiji Matsumoto e un capitolo importante che ha segnato e segnerà tutta l'animazione giapponese di genere.
Le musiche sono assolutamente sublimi e indimenticabili. Kawashima è letteralmente sublime nel vocalizzo indimenticabile che fa da sfondo al bombardamento della terra da parte di Gamilon, un vocalizzo che cambierà in meglio la stessa carriera della cantante (per sua stessa ammissione). Il vocalizzo esprime pienamente la tristezza per la sorte dell'umanità nonché la solennità della scena che è chiamata a sottolineare. Il main theme invece è assolutamente maestoso e sottolinea la grandezza e la potenza di quella che sarà l'unica ancora di salvezza per il genere umano, la Corazzata Spaziale Yamato, costruita sulle ceneri della gigantesca nave della marina imperiale nipponica, una fortezza affondata durante la seconda guerra mondiale dagli aerei dell'Enterprise. Due nomi, la Yamato e l'Enterprise, che hanno fatto la storia della fantascienza moderna - chi non conosce "Star Trek"?
"Saraba chikyuu yo tabidatsu fune wa uchuu senkan YAMATO": queste parole sono le prime due strofe di una delle sigle più belle di tutti i tempi, maestose nella loro solennità, ed entrate a pieno titolo nella storia musicale, e la grande varietà di occasioni in cui viene eseguita ne è testimone; basta fare una piccola ricerca su youtube e si potranno trovare esecuzioni di orchestre come di bande militari che ne intonano le note.
La storia dell'anime è ovviamente incentrata sulla guerra, ma è anche una storia d'amore tra due dei protagonisti della serie, Yuki Mori e Susumu Kodai, è la storia della speranza racchiusa in un viaggio agli antipodi della galassia per la salvezza del genere umano, è la storia dell'eroismo di un equipaggio determinato, è la storia del sacrificio estremo per un ideale. La fantascienza c'è e impregna la serie, ma ne è solo lo sfondo, il motore a onde moventi che permette il viaggio a velocità di curvatura e il potentissimo cannone che ne utilizza l'energia incanalandola in un unico, potentissimo raggio che usa l'intera nave come fosse la canna di una gigantesca pistola. Le modifiche strutturali alla nave sono importanti, ma non ne alterano in modo significativo il profilo (a parte il già citato cannone), conferendo alla nave uno stile retrò che la caratterizza da tutte le altre navi della flotta.
Una nota particolare è da assegnare a quello che è uno tra i più completi e riusciti malvagi dell'animazione giapponese se non di tutta la cinematografia dagli anni dei fratelli Lumiere, Desslar (Desslock in Italia). Nonostante egli sia teoricamente il "cattivo" della serie, si comporta sempre in modo leale verso i nemici, nutrendo verso l'equipaggio della Yamato, e in modo particolare per Kodai, un grandissimo rispetto, tanto da diventarne poi in seguito alleato contro ben più potenti e terribili nemici nelle successive serie animate.
"Uchuu Senkan Yamato" è stata senza alcun dubbio la massima espressione del genio di Leiji Matsumoto e un capitolo importante che ha segnato e segnerà tutta l'animazione giapponese di genere.
Anime di qualità eccelsa. La Terra ormai è diventata invivibile, infatti Gamilon (il nemico) annienta ogni forma di vita sulla Terra lanciando un gran numero di ordigni nucleari. Il genere umano allora dovrà vivere sottoterra perché le radiazioni in superficie non sono più tollerabili. Per sconfiggere Desslock, capo supremo di Gamilon, la confederazione terrestre si affiderà all'astronave ipertecnologica Yamato, dotata del potentissimo reattore ad onde moventi (ribattezzata poi Argo).
Il senso di immersione che mi ha dato questa serie è impressionante. Mi sembra proprio di vivere e respirare all'interno dell'astronave. Il capitano Avatar con pugno di ferro riuscirà a imporre tutta la sua forte personalità nei confronti dell'equipaggio, e lo farà anche crescere moralmente. La trama è favolosa, sempre in continua evoluzione con continui colpi di scena, cosa inusuale all'epoca, in cui tutte le maggiori produzioni le puntate erano autoconclusive. Inoltre sono rimasto colpito da come sono stati approfonditi i legami familiari (si percepisce lo stacco che c'è tra i soldati e i genitori rimasti sulla Terra) e la lotta interiore dei personaggi che in tutte 3 le serie - e nei film - viene approfondita come non mai.
Ho sentito dire che dovrebbe uscire un remake a distanza di 38 anni, spero che riescano nell'impresa di creare un capolavoro simile all'originale.
Attenzione: la seguente parte contiene spoiler
Una delle scene che mi rimarranno indelebili nella mia memoria è quando Derek Wildstar, ormai capitano, fa uscire tutto l'equipaggio nella navicella di salvataggio. Infatti la Yamato, ormai indifesa, è spacciata, e decide di andare dritto al nemico. Le parole sono commoventi, infatti il capitano dirà che dopo la morte c'è la vita, messaggio chiaramente cattolico e cristiano; infine la conversione del capo di Gamilon Desslock, che accoglie come amico il suo nemico di sempre Derek Wildstar
Fine parte contenente spoiler
Il chara design è molto buono, (quello della 3° serie è a tal punto migliorato che se raffrontato con le serie odierne non ci vedo alcuna differenza), il design dell'astronave è eccezionale, è la perfetta ricostruzione della supercorazzata Yamato della seconda guerra mondiale. Anche il design delle astronavi dei nemici è di altissimo livello e di grande varietà. Meno belle le esplosioni, non si poteva chiedere di più da una serie metà anni '70 però con il progredire della tecnica animata le ultime serie la qualità aumenta decisamente. Il doppiaggio in italiano dei protagonisti varia dal sufficiente al molto buono. Infine la opening in inglese è favolosa, quante volte l'ho canticchiata quando ero bambino!
Il voto è massimo, non manca proprio nulla, superiore a mio avviso persino all'ottimo Gundam - che secondo me si è fortemente ispirato a questa serie. Inutile dirlo, ma tutte le serie spaziali odierne si dovranno confrontare con Star Blazers.
Il senso di immersione che mi ha dato questa serie è impressionante. Mi sembra proprio di vivere e respirare all'interno dell'astronave. Il capitano Avatar con pugno di ferro riuscirà a imporre tutta la sua forte personalità nei confronti dell'equipaggio, e lo farà anche crescere moralmente. La trama è favolosa, sempre in continua evoluzione con continui colpi di scena, cosa inusuale all'epoca, in cui tutte le maggiori produzioni le puntate erano autoconclusive. Inoltre sono rimasto colpito da come sono stati approfonditi i legami familiari (si percepisce lo stacco che c'è tra i soldati e i genitori rimasti sulla Terra) e la lotta interiore dei personaggi che in tutte 3 le serie - e nei film - viene approfondita come non mai.
Ho sentito dire che dovrebbe uscire un remake a distanza di 38 anni, spero che riescano nell'impresa di creare un capolavoro simile all'originale.
Attenzione: la seguente parte contiene spoiler
Una delle scene che mi rimarranno indelebili nella mia memoria è quando Derek Wildstar, ormai capitano, fa uscire tutto l'equipaggio nella navicella di salvataggio. Infatti la Yamato, ormai indifesa, è spacciata, e decide di andare dritto al nemico. Le parole sono commoventi, infatti il capitano dirà che dopo la morte c'è la vita, messaggio chiaramente cattolico e cristiano; infine la conversione del capo di Gamilon Desslock, che accoglie come amico il suo nemico di sempre Derek Wildstar
Fine parte contenente spoiler
Il chara design è molto buono, (quello della 3° serie è a tal punto migliorato che se raffrontato con le serie odierne non ci vedo alcuna differenza), il design dell'astronave è eccezionale, è la perfetta ricostruzione della supercorazzata Yamato della seconda guerra mondiale. Anche il design delle astronavi dei nemici è di altissimo livello e di grande varietà. Meno belle le esplosioni, non si poteva chiedere di più da una serie metà anni '70 però con il progredire della tecnica animata le ultime serie la qualità aumenta decisamente. Il doppiaggio in italiano dei protagonisti varia dal sufficiente al molto buono. Infine la opening in inglese è favolosa, quante volte l'ho canticchiata quando ero bambino!
Il voto è massimo, non manca proprio nulla, superiore a mio avviso persino all'ottimo Gundam - che secondo me si è fortemente ispirato a questa serie. Inutile dirlo, ma tutte le serie spaziali odierne si dovranno confrontare con Star Blazers.
Grande capostipite di tutte le serie di fantascienza animate, ed anche la migliore, che ha tutti gli ingredienti che poi vedremmo ripresi dagli altri anime quali l'olocausto nucleare, la lotta per la sopravvivenza, l'amore e la guerra. Come tutti i capolavori di Matsumoto le donne sono eteree, vere e proprie dee che ricalcano quasi degli archetipi, come la regina Starsha o Trelena di Telezart, che cercano di aiutare quel che resta dell'umanità dopo la grande catastrofe, al pari di un poema epico.
L'ultima roccaforte del genere umano è la Yamato, nave da guerra corazzata della seconda guerra mondiale trasformata, con la tecnologia fornita dalla dea Starsha, in una astronave formidabile. I cattivi sono una razza aliena totalitaria (rivedremo qualcosa di simile anche in Macross) comandata da uno dei più affascinanti e misteriosi cattivi, Desslock, e il malvagio Re Zodhar.
L'anime è immortale, riesce ad appassionare ancora le generazioni attuali e la colonna sonora è stupenda, a tratti da brividi (da notare la bellezza delle sigle originali di chiusura Giappo, dove l'universo in tutta la sua vastità è l'unico vero protagonista). L'unico difetto è l'inutile terza serie, che potrebbe anche non essere visionata in quanto ricalca molto la prima. Invece le prime due, sopratutto la seconda, vi flasheranno e vi faranno capire cosa vuol dire veramente "capolavoro dell'animazione".
L'ultima roccaforte del genere umano è la Yamato, nave da guerra corazzata della seconda guerra mondiale trasformata, con la tecnologia fornita dalla dea Starsha, in una astronave formidabile. I cattivi sono una razza aliena totalitaria (rivedremo qualcosa di simile anche in Macross) comandata da uno dei più affascinanti e misteriosi cattivi, Desslock, e il malvagio Re Zodhar.
L'anime è immortale, riesce ad appassionare ancora le generazioni attuali e la colonna sonora è stupenda, a tratti da brividi (da notare la bellezza delle sigle originali di chiusura Giappo, dove l'universo in tutta la sua vastità è l'unico vero protagonista). L'unico difetto è l'inutile terza serie, che potrebbe anche non essere visionata in quanto ricalca molto la prima. Invece le prime due, sopratutto la seconda, vi flasheranno e vi faranno capire cosa vuol dire veramente "capolavoro dell'animazione".
Fantascienza allo stato puro, confezionata nel più classico stile anni 70, per una delle migliori serie di sempre.
Nelle vicende dell'equipaggio impegnato nel lungo peregrinare attraverso lo spazio misterioso e pieno di pericoli, c'è perfetto equilibrio tra l'aspetto drammatico della trama e l'azione, unendo a storie profonde e toccanti, splendide sequenze di combattimento, mantenendo sempre desta l'attenzione dello spettatore grazie a una trama complessa, ricca di colpi di scena e a personaggi di forte spessore psicologico.
Il character design rispecchia il tratto originale di Matsumoto, ma appare più curato nei particolari, l'animazione è sempre di ottimo livello.
Molto buona l'edizione italiana, che adatta però la versione americana, con i nomi cambiati; la serie è introdotta da una splendida sigla.
Nelle vicende dell'equipaggio impegnato nel lungo peregrinare attraverso lo spazio misterioso e pieno di pericoli, c'è perfetto equilibrio tra l'aspetto drammatico della trama e l'azione, unendo a storie profonde e toccanti, splendide sequenze di combattimento, mantenendo sempre desta l'attenzione dello spettatore grazie a una trama complessa, ricca di colpi di scena e a personaggi di forte spessore psicologico.
Il character design rispecchia il tratto originale di Matsumoto, ma appare più curato nei particolari, l'animazione è sempre di ottimo livello.
Molto buona l'edizione italiana, che adatta però la versione americana, con i nomi cambiati; la serie è introdotta da una splendida sigla.
Star Blazers è sicuramente una serie che ha fatto storia. Tutte e tre le serie sono una più bella dell'altra. I misteriosi viaggi nel cosmo, le battaglie senza tempo, i fantasiosi guerrieri stellari hanno fatto di questa meravigliosa serie una pietra miliare nel mondo dell'animazione.
Come in molti anime spaziali, anche qui il punto drammatico non manca, e lo dimostra pienamente la nave spaziale quando deve salvare l'umanità dal disastro. Questa serie mi ha fatto amare la fantascienza e il mio sogno sin da piccola era quello di guidare la mitica astronave ARGO. EPICO!!!
Come in molti anime spaziali, anche qui il punto drammatico non manca, e lo dimostra pienamente la nave spaziale quando deve salvare l'umanità dal disastro. Questa serie mi ha fatto amare la fantascienza e il mio sogno sin da piccola era quello di guidare la mitica astronave ARGO. EPICO!!!
Come si può dare meno di 10 come voto a questa fantastica serie? Il tema della fantascienza avventurosa vive qui, sorretta magicamente dalla sceneggiatura, toni decisamente esaltanti. Ancora oggi, mi capita, parlando, di trovare persone che pur non ricordando il titolo rammentano benissimo la storia e anche i dettagli della magnifica astronave Argo. E' qualcosa che ti entra dentro e che permette, secondo me, anche a tutti quelli che odiano il genere di ricordare per sempre con simpatia il fantastico mondo degli anime!!
[<b>ATTENZIONE: CONTIENE SPOILER</b>] Parlare di Uchuu Senkan Yamato è come scrivere una recensione dell'Iliade. Il voto è pura formalità: qui stiamo parlando di un caposaldo del fumetto moderno. Guardate l'anno di prima emissione: 1974. Molto semplicemente, senza Uchuu Senkan Yamato, il war drama moderno non esisterebbe. Da Macross, a Gundam, persino a "il mistero della Pietra Azzurra" devono qualcosa all'equipaggio della Gloriosa Nave Stellare Yamato (da pronunciarsi rigorosamente tutto d'un fiato canticchiando l'ultima strofa della leggendaria sigla americana... and then we'll return and Earth will survive... we're Star Blazers!).
Ma andiamo con ordine. Uchuu Senkan Yamato è l'opera che ha dato fama, nazionale ed internazionale, a quel mago dell'animazione nipponica che è Leiji Matsumoto. E' stata la prima opera long selling da lui diretta, nonché l'apripista delle sue forse più note (ma non in Giappone) opere successive: Capitan Harlock e Galaxy Express 999, con assi annessi e connessi (da Cosmo-Warrior Zero a Space Symphony Maetel etc etc).
La storia si apre in un futuro remoto, in cui la Terra è stata ridotta ad un mondo desolato da una guerra termonucleare contro il misterioso impero di Gamilas (Gamilon nell'adattamento americano: su questo sarà il caso di parlare più ampiamente in seguito), e le ultime speranze sono riposte sulla flotta comandata dal leggendario Capitano Avatar, che infine decide di dare battaglia alla flotta nemica nei pressi di Giove. Tutto inutile: le armi dei terrestri paiono spuntate di fronte alla possenti corazzate nemiche, che pure sembrano in grado di far esplodere tutta la flotta con lo schioccare delle dita... Tutto sembra perduto, anche la vita del capitano Avatar, quando la nave "Paladin" del suo allievo prediletto - Alex Wildstar, attira l'attenzione dei gamiloniani, permettendo al capitano di fuggire. E qui il grande leone Matsumoto comincia a ruggire: Avatar richiama disperatamente Wildstar, invitandolo a fuggire insieme a lui - ma Wildstar, tenacemente, rabbiosamente, rimanda l'invito di fuga al mittente... come gli antichi samurai, il suo obiettivo è morire gloriosamente in battaglia, portando con sé quanti più nemici possibile. Un ideale che si scontra con quello portato dolorosamente nel cuore dal grande capitano: accettiamo la sconfitta di oggi, preparandoci alla riscossa di domani. Un motto che Matsumoto, nella vita reale, aveva imparato dal padre - pilota di caccia durante la seconda guerra mondiale.
E mentre Avatar ritorna sulla Terra, un altro colpo da maestro: la sua nave incrocia l'ennesima bomba nucleare scagliata da Gamilon contro una Terra ormai morente, e le armi sono prive di energia. Per il capitano ed i suoi coraggiosi uomini sono costretti ad osservarla cadere, senza poter reagire.
Nel frattempo, però, qualcosa è successo: due giovani cadetti, Derek Wildstar (fratello di Alex) e John Venture si sono imbattuti in una nave stellare sconosciuta, il cui occupante - una misteriosa creatura di meraviglioso aspetto femmineo (tipica bellezza di Matsumoto, bella bionda ed algida) ha portato una missiva della sua regina, Starsha del pianeta Iscandar. Ella possiede uno strumento, il cosmo-DNA o cosmo-cleaner a seconda della versioni, che permetterà ai terrestri di riportare la Terra allo splendore di un tempo. Non chiede nulla, in cambio - il problema, però, è che i terrestri dovranno arrivare da lei con le proprie forze. E non è uno scherzo, trattandosi di un viaggio di migliaia di anni luce... ma la regina Starsha ha pensato a tutto, ed insieme al suo messo ha inviato i progetti di un nuovo tipo di propulsore: il motore ad onde moventi, in grado di produrre potenza sufficiente a rendere possibile il viaggio di andata e di ritorno nell'unico anno rimasto alle città sotterranee terrestri prima che le riserve di cibo, di energia e di aria si esauriscono, trasformando la terra in una palla di terra desolata e radiattiva - per sempre.
In gran segreto, la Federazione Terrestre costruisce una nuova nave da guerra, ricavata dall'interno della gloriosa nave da guerra Yamato (da cui il particolarissimo aspetto della nuova unità), la dota del reattore ad onde moventi e la prepara alla partenza. Appena in tempo, perché i gamiloniani hanno mangiato la foglia, ed attaccano il cantiere con tutte le proprie forze... ma il tempo è cambiato e la Yamato, per quanto ancora solo parzialmente operativa, riesce a difendersi dall'attacco nemico, ed a contrattaccare, con tanta efficacia da poter distruggere con un colpo solo dei propri cannoni quelle stesse navi che, in precedenza, sembravano invulnerabili.
Il viaggio della nave ha inizio, e con lei quello di un equipaggio composto solo da giovani cadetti. Perché, come ribatte Avatar a chi gli obietta "che non hanno idea di cosa sia la guerra", che allo stesso modo "non hanno idea di cosa sia la sconfitta"... Un viaggio eroico ed avventuroso, che si concluderà con una tragica sorpresa...
Commento. Uchuu Senkan Yamato è un classico dell'animazione. Mi sono dilungato molto apposta, perché - a mio avviso, bastano quei tocchi di classe nei primissimi episodi per capire che (quando fu scritto e sceneggiato) dietro la macchina da scrivere ci fossero dei grandi autori, non quegli scrittorucoli da strapazzo che oggi tappezzano sempre più spesso l'animazione moderna.
Certo: Yamato ha 33 anni, anzi: 34. Tantissimi, e l'animazione - soprattutto nella prima parte della serie, ne risente. Tuttavia, NON è questa la forza della serie. E' la sua scrittura, sono io colpi di classe rimasti negli ineguagliati, e dallo stesso Matsumoto...
Il cannone ad onde moventi, destinato a diventare un classico di tutta l'animazione moderna... l'orologio che immancabile si presenta alla fine di ogni puntata, ricordando alla Yamato ed al suo equipaggio che mancano XXX giorni perché la terra muoia: un angoscioso countdown che lascia un senso di irrisolta tensione nello spettatore che, pure tranquillizzato dal successo del coraggioso equipaggio nella puntata appena conclusa, ancora non sa se ce la faranno... Ma anche i dialoghi fra Avatar e Derek Wildstar (o Susumo Kodai che dir si voglia), che segnano il romanzo di formazione del giovane, destinato a diventare l'erede del vecchio comandante. Od i panorami desolati di Iskandar, e la processione di lapidi tombali...
Tutto ciò trascende il disegno, ed ha contribuito a fare di questa serie semplicemente una leggenda.
Alcune annotazioni generali. In Italia, mirabile dictu, potemmo assistere alla serie quasi in diretta - fu trasmessa da rete4 mi sembra fra '82 ed '83, in quanto avemmo la fortuna di ottenerla tramite il passaggio statunitense, adeguatamente edulcorato per passare le cesoie della nostrana censura. Per questo motivo, Uchuu Senkan Yamato si trasformò in Star Blazer, la gloriosa nave stellare Yamato diventò l'Argo (comunque ottima scelta...), Kodai Wildstar e così via. Una bella mazzata, che però permise a tutti quelli della mia generazione di assistere alla serie senza troppi problemi, e di godersela a dire il vero senza eccessivi stravolgimenti... d'altro canto, mentre la prima serie (riding to iskandar) e la seconda (white comet empire) fecero un primo passaggio dal Kentuky, la terza (Bolar wars) arrivò direttamente, e quindi ha sempre un po' stonato rispetto alle due saghe precedenti. Inoltre, mentre le prime due serie sono abbastanza in linea l'una sull'altra - ci sarebbero interposti un paio di film, ma non tali da stravolgere la trama - fra seconda e terza serie sarebbero interposti ben più complessi eventi, che contribuiscono alla scarsa linearità della trama rispetto a chi cerchi di seguire le sole serie televisive. Considerando che di suo Matsumoto non è l'esempio della continuity fantascientica, chi volesse apprezzare la grande saga farebbe cosa saggia a guardarsi le serie nella linearità di produzione, interposte ai film, in modo da avere un'esatta idea di come le cose siano andate avanti nel mondo fantastico di Matsumoto.
Altra considerazione: teoricamente (molto teoricamente) l'universo fizionale di Uchuu Senkan Yamato è l'apripista storico di Harlock e di Galaxy Express 999. La linearità è molto tenue - ma chi ha avuto modo di seguire la serie GE999 (quella originale) scoprirà in essa continui richiami alla storia dei grandi Guerrieri dello Spazio, e del loro disperato viaggio verso Iskandar. Un viaggio nel quale la stessa federazione non nutriva nessuna speranza... perché, se la nave era composta di soli cadetti (o quasi, vedi il macchinista), una ragione c'era. Perché, avessero fallito, la Yamato si sarebbe dovuta trasformare nell'Arca di Noé del genere umano...
Un pugno nello stomaco che scopriamo solo verso la conclusione della prima serie.
In breve... un capolavoro, penalizzato dalle potenzialità tecniche dell'epoca, e nobilitato da una delle migliori scritture - e delle migliori regie, di tutti i tempi. Roba da ridicolizzare persino Evangelion (considerando che Anno, a sua volta, è grande ammiratore della serie, come dimostrato da varie citazioni facilmente riconoscibili in "Nadia")...
Un animé che gli appassionati di fantascienza semplicemente NON possono NON conoscere.
Ma andiamo con ordine. Uchuu Senkan Yamato è l'opera che ha dato fama, nazionale ed internazionale, a quel mago dell'animazione nipponica che è Leiji Matsumoto. E' stata la prima opera long selling da lui diretta, nonché l'apripista delle sue forse più note (ma non in Giappone) opere successive: Capitan Harlock e Galaxy Express 999, con assi annessi e connessi (da Cosmo-Warrior Zero a Space Symphony Maetel etc etc).
La storia si apre in un futuro remoto, in cui la Terra è stata ridotta ad un mondo desolato da una guerra termonucleare contro il misterioso impero di Gamilas (Gamilon nell'adattamento americano: su questo sarà il caso di parlare più ampiamente in seguito), e le ultime speranze sono riposte sulla flotta comandata dal leggendario Capitano Avatar, che infine decide di dare battaglia alla flotta nemica nei pressi di Giove. Tutto inutile: le armi dei terrestri paiono spuntate di fronte alla possenti corazzate nemiche, che pure sembrano in grado di far esplodere tutta la flotta con lo schioccare delle dita... Tutto sembra perduto, anche la vita del capitano Avatar, quando la nave "Paladin" del suo allievo prediletto - Alex Wildstar, attira l'attenzione dei gamiloniani, permettendo al capitano di fuggire. E qui il grande leone Matsumoto comincia a ruggire: Avatar richiama disperatamente Wildstar, invitandolo a fuggire insieme a lui - ma Wildstar, tenacemente, rabbiosamente, rimanda l'invito di fuga al mittente... come gli antichi samurai, il suo obiettivo è morire gloriosamente in battaglia, portando con sé quanti più nemici possibile. Un ideale che si scontra con quello portato dolorosamente nel cuore dal grande capitano: accettiamo la sconfitta di oggi, preparandoci alla riscossa di domani. Un motto che Matsumoto, nella vita reale, aveva imparato dal padre - pilota di caccia durante la seconda guerra mondiale.
E mentre Avatar ritorna sulla Terra, un altro colpo da maestro: la sua nave incrocia l'ennesima bomba nucleare scagliata da Gamilon contro una Terra ormai morente, e le armi sono prive di energia. Per il capitano ed i suoi coraggiosi uomini sono costretti ad osservarla cadere, senza poter reagire.
Nel frattempo, però, qualcosa è successo: due giovani cadetti, Derek Wildstar (fratello di Alex) e John Venture si sono imbattuti in una nave stellare sconosciuta, il cui occupante - una misteriosa creatura di meraviglioso aspetto femmineo (tipica bellezza di Matsumoto, bella bionda ed algida) ha portato una missiva della sua regina, Starsha del pianeta Iscandar. Ella possiede uno strumento, il cosmo-DNA o cosmo-cleaner a seconda della versioni, che permetterà ai terrestri di riportare la Terra allo splendore di un tempo. Non chiede nulla, in cambio - il problema, però, è che i terrestri dovranno arrivare da lei con le proprie forze. E non è uno scherzo, trattandosi di un viaggio di migliaia di anni luce... ma la regina Starsha ha pensato a tutto, ed insieme al suo messo ha inviato i progetti di un nuovo tipo di propulsore: il motore ad onde moventi, in grado di produrre potenza sufficiente a rendere possibile il viaggio di andata e di ritorno nell'unico anno rimasto alle città sotterranee terrestri prima che le riserve di cibo, di energia e di aria si esauriscono, trasformando la terra in una palla di terra desolata e radiattiva - per sempre.
In gran segreto, la Federazione Terrestre costruisce una nuova nave da guerra, ricavata dall'interno della gloriosa nave da guerra Yamato (da cui il particolarissimo aspetto della nuova unità), la dota del reattore ad onde moventi e la prepara alla partenza. Appena in tempo, perché i gamiloniani hanno mangiato la foglia, ed attaccano il cantiere con tutte le proprie forze... ma il tempo è cambiato e la Yamato, per quanto ancora solo parzialmente operativa, riesce a difendersi dall'attacco nemico, ed a contrattaccare, con tanta efficacia da poter distruggere con un colpo solo dei propri cannoni quelle stesse navi che, in precedenza, sembravano invulnerabili.
Il viaggio della nave ha inizio, e con lei quello di un equipaggio composto solo da giovani cadetti. Perché, come ribatte Avatar a chi gli obietta "che non hanno idea di cosa sia la guerra", che allo stesso modo "non hanno idea di cosa sia la sconfitta"... Un viaggio eroico ed avventuroso, che si concluderà con una tragica sorpresa...
Commento. Uchuu Senkan Yamato è un classico dell'animazione. Mi sono dilungato molto apposta, perché - a mio avviso, bastano quei tocchi di classe nei primissimi episodi per capire che (quando fu scritto e sceneggiato) dietro la macchina da scrivere ci fossero dei grandi autori, non quegli scrittorucoli da strapazzo che oggi tappezzano sempre più spesso l'animazione moderna.
Certo: Yamato ha 33 anni, anzi: 34. Tantissimi, e l'animazione - soprattutto nella prima parte della serie, ne risente. Tuttavia, NON è questa la forza della serie. E' la sua scrittura, sono io colpi di classe rimasti negli ineguagliati, e dallo stesso Matsumoto...
Il cannone ad onde moventi, destinato a diventare un classico di tutta l'animazione moderna... l'orologio che immancabile si presenta alla fine di ogni puntata, ricordando alla Yamato ed al suo equipaggio che mancano XXX giorni perché la terra muoia: un angoscioso countdown che lascia un senso di irrisolta tensione nello spettatore che, pure tranquillizzato dal successo del coraggioso equipaggio nella puntata appena conclusa, ancora non sa se ce la faranno... Ma anche i dialoghi fra Avatar e Derek Wildstar (o Susumo Kodai che dir si voglia), che segnano il romanzo di formazione del giovane, destinato a diventare l'erede del vecchio comandante. Od i panorami desolati di Iskandar, e la processione di lapidi tombali...
Tutto ciò trascende il disegno, ed ha contribuito a fare di questa serie semplicemente una leggenda.
Alcune annotazioni generali. In Italia, mirabile dictu, potemmo assistere alla serie quasi in diretta - fu trasmessa da rete4 mi sembra fra '82 ed '83, in quanto avemmo la fortuna di ottenerla tramite il passaggio statunitense, adeguatamente edulcorato per passare le cesoie della nostrana censura. Per questo motivo, Uchuu Senkan Yamato si trasformò in Star Blazer, la gloriosa nave stellare Yamato diventò l'Argo (comunque ottima scelta...), Kodai Wildstar e così via. Una bella mazzata, che però permise a tutti quelli della mia generazione di assistere alla serie senza troppi problemi, e di godersela a dire il vero senza eccessivi stravolgimenti... d'altro canto, mentre la prima serie (riding to iskandar) e la seconda (white comet empire) fecero un primo passaggio dal Kentuky, la terza (Bolar wars) arrivò direttamente, e quindi ha sempre un po' stonato rispetto alle due saghe precedenti. Inoltre, mentre le prime due serie sono abbastanza in linea l'una sull'altra - ci sarebbero interposti un paio di film, ma non tali da stravolgere la trama - fra seconda e terza serie sarebbero interposti ben più complessi eventi, che contribuiscono alla scarsa linearità della trama rispetto a chi cerchi di seguire le sole serie televisive. Considerando che di suo Matsumoto non è l'esempio della continuity fantascientica, chi volesse apprezzare la grande saga farebbe cosa saggia a guardarsi le serie nella linearità di produzione, interposte ai film, in modo da avere un'esatta idea di come le cose siano andate avanti nel mondo fantastico di Matsumoto.
Altra considerazione: teoricamente (molto teoricamente) l'universo fizionale di Uchuu Senkan Yamato è l'apripista storico di Harlock e di Galaxy Express 999. La linearità è molto tenue - ma chi ha avuto modo di seguire la serie GE999 (quella originale) scoprirà in essa continui richiami alla storia dei grandi Guerrieri dello Spazio, e del loro disperato viaggio verso Iskandar. Un viaggio nel quale la stessa federazione non nutriva nessuna speranza... perché, se la nave era composta di soli cadetti (o quasi, vedi il macchinista), una ragione c'era. Perché, avessero fallito, la Yamato si sarebbe dovuta trasformare nell'Arca di Noé del genere umano...
Un pugno nello stomaco che scopriamo solo verso la conclusione della prima serie.
In breve... un capolavoro, penalizzato dalle potenzialità tecniche dell'epoca, e nobilitato da una delle migliori scritture - e delle migliori regie, di tutti i tempi. Roba da ridicolizzare persino Evangelion (considerando che Anno, a sua volta, è grande ammiratore della serie, come dimostrato da varie citazioni facilmente riconoscibili in "Nadia")...
Un animé che gli appassionati di fantascienza semplicemente NON possono NON conoscere.
Non è neppure in discussione il fatto che a questo capolavoro si possa dare meno di 10! Starblazers resterà per sempre stampato a fuoco negli animi eroici che lo hanno guardato da piccoli.
é una serie piena di phatos, rispetto per i valori, senso di sacrificio per un ideale ed amore per la donna intesa quasi come una divinità. Non ci sono molte parole da aggiungere, se non quelle di mia sorella minore ( che ha 26 anni): " Dopo che mi hai fatto vedere tutto Starblazers non riesco più ad entusiasmarmi, esaltarmi o commuovermi per nessun'altra serie"....purtroppo, involontariamente, ho rovinato il futuro di otaku a mia sorella. Splendido, lo consiglio soprattutto a coloro che hanno un'indole idealista e sognatrice.
é una serie piena di phatos, rispetto per i valori, senso di sacrificio per un ideale ed amore per la donna intesa quasi come una divinità. Non ci sono molte parole da aggiungere, se non quelle di mia sorella minore ( che ha 26 anni): " Dopo che mi hai fatto vedere tutto Starblazers non riesco più ad entusiasmarmi, esaltarmi o commuovermi per nessun'altra serie"....purtroppo, involontariamente, ho rovinato il futuro di otaku a mia sorella. Splendido, lo consiglio soprattutto a coloro che hanno un'indole idealista e sognatrice.
Ciao, sono un malato di Star Blazers. Ho rivisto le prime due serie, la terza solo da ragazzino e non la ricordo. Mi permetto di giudicare le prime due.
La prima serie, viaggio a iscandar è bella, si intreccia il viaggio per prendere il cosmo dna che salverà la terra alla guerra contro i gamilonesi. Un unica cosa: non riesco a capire come una astronave, potente e con un equipaggio motivato e ben addrestato riesca a sconfiggere flotte intere. Un pò inverosimile.
La seconda è già più vicina alla realtà, nel senso che i guerrieri delle stelle si trovano a combattere un impero molto potente, ma questa volta non sono soli. Ci riusciranno con la potente flotte terrestre e con l'aiuto di Trelena, e questo la dice lunga quant'è stata dura questa guerra.
In assoluto comunque, è il cartone animato che preferisco, tant'è che colleziono i modelli delle astronavi di questa serie.
La prima serie, viaggio a iscandar è bella, si intreccia il viaggio per prendere il cosmo dna che salverà la terra alla guerra contro i gamilonesi. Un unica cosa: non riesco a capire come una astronave, potente e con un equipaggio motivato e ben addrestato riesca a sconfiggere flotte intere. Un pò inverosimile.
La seconda è già più vicina alla realtà, nel senso che i guerrieri delle stelle si trovano a combattere un impero molto potente, ma questa volta non sono soli. Ci riusciranno con la potente flotte terrestre e con l'aiuto di Trelena, e questo la dice lunga quant'è stata dura questa guerra.
In assoluto comunque, è il cartone animato che preferisco, tant'è che colleziono i modelli delle astronavi di questa serie.
Superclassico della fantascienza animata. Avventure, battaglie, esplorazioni, un pizzico di sentimento, donne eteree e, credo, il più riuscito "cattivo" della storia degli anime.
Le serie sono tre, prodotte in periodi diversi e, le prime due, mandate in onda in Italia nella versione riveduta e corretta americana, curata dalla mitica "Glaster television", tanto che, sulle prime, non furono pochi coloro che credettero di vedere un prodotto americano anzichè giapponese!
La prima serie mi piacque, la seconda mi fece impazzire e la terza mi deluse profondamente, ecco il perchè del voto finale non altissimo.
Le serie sono tre, prodotte in periodi diversi e, le prime due, mandate in onda in Italia nella versione riveduta e corretta americana, curata dalla mitica "Glaster television", tanto che, sulle prime, non furono pochi coloro che credettero di vedere un prodotto americano anzichè giapponese!
La prima serie mi piacque, la seconda mi fece impazzire e la terza mi deluse profondamente, ecco il perchè del voto finale non altissimo.
Classicissimo SF che ha fatto davvero epoca. Le atmosfere sono un po' alla Capitan Harlock ma in un contesto più "militaresco". Wow! Questo anime, dopo 30 anni ha ancora parecchio da dire nella sua visione ideologicofantasctica della fantascienza. La storia ha degli spunti davvero drammatici: una nave spaziale che salpa come ultima speranza per salvare la terra dalla catastrofe. Da vedere! Un must per ogni appassionato di anime di ogni tempo!