L'imbattibile Daitarn 3
Attenzione: la seguente recensione contiene spoiler
Visto che su "Daitarn" si è detto di tutto, penso non ci sia problema a concedersi qualche spoiler. Ma ha senso scrivere un’altra recensione? Credo di sì: "Daitarn" è stato il più grande dei robottoni, sia in senso fisico, con i suoi 120 metri, sia in senso metaforico. La ricchezza di questa serie, infatti, è amplissima e non vi è da stupirsi che sia tanto amato, che non possa essere dimenticato da chi l’abbia visto da bambino. Il progetto era nato per consentire a Tomino di riprendersi dalle fatiche di "Zambot 3" e di offrire un prodotto davvero nuovo, che unisse ai robot la figura di James Bond e quella di Lupin III. Il risultato, sulla carta difficile, è stato ottenuto alla grande: abbiamo tutti i migliori elementi di Bond, con un protagonista che è un vero agente segreto, guida un’auto che Bond nemmeno può sognarsi e vive avventure in cui l’inventiva dei nemici sarà amplissima, da far impallidire Lupin e le serie classiche di robottoni, il tutto condito da umorismo, ma anche da una profonda umanità, sia in lui che negli avversari. In questo modo, le sue avventure sarebbero potute proseguire all’infinito e dispiace che ci sia fermati solo a quaranta episodi. Tutto giusto, pieno di glamour e di fisicità, un robottone perfetto, quindi. Il tutto innovato da un robot che è un pezzo unico e che viene guidato da quello che è un adulto a tutti gli effetti, esperto già al primo episodio. E che non paga lo scotto dell’ingenuità degli avversari che nei primi episodi non si impegnano e diventano pericolosi solo nel finale. Il tutto con un protagonista carismatico ma non necessariamente simpatico, anzi, per nulla, e da una sigla italiana degna di un Grammy Award. Verrebbe voglia di concludere qui, lodando la regia curatissima, la grafica dai colori caldi, buona ma non eccelsa. Purtroppo c’è un ma. Già altri anime mostrano come un singolo episodio possa cambiare una serie, ma in Daitarn l’episodio conclusivo conferma i sospetti che si aveva iniziato a formulare e che si rivelano davvero enormi e non trascurabili. So che non tutto è così semplice e che se "Zambot 3" è una tragedia che finisce con la speranza, "Daitarn" è una commedia che finisce in tragedia. Banjo, infatti, non è certo disprezzato come i Jinn ma viene visto da tutti come un mito, un vincente. Ma in realtà vive terribilmente solo dato che i suoi stessi compagni gli sono in qualche modo estranei, sono solo dei comprimari, mentre lui fa tutto e lo lasceranno solo senza pensarci due volte alla fine della guerra. Col nuovo doppiaggio, poi, Banjo non dirà più a Coros che ha avuto quel che si meritava, ma si chiede, semplicemente, “Cosa ho fatto?!”. Banjo cioè non ha bisogno di dover salvare il mondo o di essere ringraziato, ma combatte solo per sé stesso e il suo odio verso il padre. Solo alla fine della guerra capisce di essere stato lui in catalessi quanto e come don Zaukernon e dopo aver visto tante cose. Ovvero che i meganoidi volevano il progresso dell’umanità abbandonando il sistema solare e colonizzando lo spazio ma dovevano distruggere Banjo proprio perché lui era l’unico che avrebbe potuto distruggere il loro impero. Il tema dei newtype di "Gundam" viene anticipato qui, con la tecnologia. Inoltre, si rende conto di aver ignorato come Koros e soprattutto Zauker erano pur sempre creature del padre, come avesse giocato da bambino con il temibile Cyborg e che, dato l’amore di Koros per lui, non si potesse più considerarla come una semplice dittatrice. Anche i meganoidi avevano dimostrato di saper amare nel corso dei vari episodi. Inoltre, i vari comandanti avevano scelto volontariamente di diventare meganoidi, segno che il progetto non fosse così insensato e malvagio. Daitarn ci pone quindi il problema della scelta come in nessun altra serie. Qui i nemici non sono veri alieni, ma uomini del futuro, araldi di una nuova possibile umanità legata ai cyborg, mentre Banjo, come una sorta di dittatore, decide per tutti che bisogna restare umani e non evolversi. Tutta la guerra sembra una vera lotta per questo principio, con Banjo che è bello e vincente, araldo di un’umanità contrapposta al mondo dei cyborg. Prima ancora che in Evangelion abbiamo una storia dove non si capisce chi sia il malvagio. Non mi stupisce che i compagni lo abbiano lasciato senza stargli vicino, dato che si saranno sentiti anch’essi sfruttati da questa guerra e che, se avessero saputo tutto dall’inizio, probabilmente non avrebbero combattuto. E dire che Reika e Beauty si erano sempre scontrate per l’attenzioni del virilissimo, che Toppy lo vedeva come una sorta di fratello maggiore e Gerrison faceva ciò che faceva Alfred in "Batman". Scappano come se volessero alleggerirsi la coscienza. E Banjo cosa farà? E’ scappato per primo? Resta nella villa per una veglia funebre espiatrice e poi si dissolve nell’aurora diventando un’altra persona? In ogni caso, ne esce sconfitto come nessun protagonista. O forse vi è una terza chiave di lettura ispirata dall’episodio “L’uomo che venne dal freddo”, in cui vediamo il passato della storia, come i meganoidi abbiano conquistato crudelmente Marte e trasformato gli abitanti e Banjo dodicenne scappava disperato sul Daitarn. I mostri disumani, con o senza Banjo e la sua arma antiquata rispetto ai megaborg ma allo stesso tempo l’unica in grado di batterli, si erano macchiati di orrendi delitti. E volevano altri uomini per ingrossare le loro fila per partire per lo spazio. Per cui Banjo avrebbe fatto la cosa giusta ma per il fine sbagliato. Certo, nessuno conosce il futuro e può sapere se la partenza dello spazio fatta da gente simile e per un simile scopo sia una cosa giusta o meno, ma avrebbe potuto rappresentare il passo di partenza, per quanto Asimov, nel ciclo dei robot, noti come le colonie siano tentate di opprimere la madrepatria e come il Galaxy 999 mostri come la meccanizzazione non renda gli uomini migliori. Ma la Terra è la culla dell’umanità, ma non si può stare sempre in una culla. Che Banjo abbia cambiato la storia in peggio? Una delle tante cose che non sapremo mai di questa serie, ma la rende così amata e vitale grazie al suo mistero. O forse tutto riassunto nella scena della partenza di Gerrison che canta la sigla del "Daitarn", come a dire che, se si è lottato per cercare di fare il bene, significa che, in fondo, ne è valsa comunque la pena.
Voto: 10
Visto che su "Daitarn" si è detto di tutto, penso non ci sia problema a concedersi qualche spoiler. Ma ha senso scrivere un’altra recensione? Credo di sì: "Daitarn" è stato il più grande dei robottoni, sia in senso fisico, con i suoi 120 metri, sia in senso metaforico. La ricchezza di questa serie, infatti, è amplissima e non vi è da stupirsi che sia tanto amato, che non possa essere dimenticato da chi l’abbia visto da bambino. Il progetto era nato per consentire a Tomino di riprendersi dalle fatiche di "Zambot 3" e di offrire un prodotto davvero nuovo, che unisse ai robot la figura di James Bond e quella di Lupin III. Il risultato, sulla carta difficile, è stato ottenuto alla grande: abbiamo tutti i migliori elementi di Bond, con un protagonista che è un vero agente segreto, guida un’auto che Bond nemmeno può sognarsi e vive avventure in cui l’inventiva dei nemici sarà amplissima, da far impallidire Lupin e le serie classiche di robottoni, il tutto condito da umorismo, ma anche da una profonda umanità, sia in lui che negli avversari. In questo modo, le sue avventure sarebbero potute proseguire all’infinito e dispiace che ci sia fermati solo a quaranta episodi. Tutto giusto, pieno di glamour e di fisicità, un robottone perfetto, quindi. Il tutto innovato da un robot che è un pezzo unico e che viene guidato da quello che è un adulto a tutti gli effetti, esperto già al primo episodio. E che non paga lo scotto dell’ingenuità degli avversari che nei primi episodi non si impegnano e diventano pericolosi solo nel finale. Il tutto con un protagonista carismatico ma non necessariamente simpatico, anzi, per nulla, e da una sigla italiana degna di un Grammy Award. Verrebbe voglia di concludere qui, lodando la regia curatissima, la grafica dai colori caldi, buona ma non eccelsa. Purtroppo c’è un ma. Già altri anime mostrano come un singolo episodio possa cambiare una serie, ma in Daitarn l’episodio conclusivo conferma i sospetti che si aveva iniziato a formulare e che si rivelano davvero enormi e non trascurabili. So che non tutto è così semplice e che se "Zambot 3" è una tragedia che finisce con la speranza, "Daitarn" è una commedia che finisce in tragedia. Banjo, infatti, non è certo disprezzato come i Jinn ma viene visto da tutti come un mito, un vincente. Ma in realtà vive terribilmente solo dato che i suoi stessi compagni gli sono in qualche modo estranei, sono solo dei comprimari, mentre lui fa tutto e lo lasceranno solo senza pensarci due volte alla fine della guerra. Col nuovo doppiaggio, poi, Banjo non dirà più a Coros che ha avuto quel che si meritava, ma si chiede, semplicemente, “Cosa ho fatto?!”. Banjo cioè non ha bisogno di dover salvare il mondo o di essere ringraziato, ma combatte solo per sé stesso e il suo odio verso il padre. Solo alla fine della guerra capisce di essere stato lui in catalessi quanto e come don Zaukernon e dopo aver visto tante cose. Ovvero che i meganoidi volevano il progresso dell’umanità abbandonando il sistema solare e colonizzando lo spazio ma dovevano distruggere Banjo proprio perché lui era l’unico che avrebbe potuto distruggere il loro impero. Il tema dei newtype di "Gundam" viene anticipato qui, con la tecnologia. Inoltre, si rende conto di aver ignorato come Koros e soprattutto Zauker erano pur sempre creature del padre, come avesse giocato da bambino con il temibile Cyborg e che, dato l’amore di Koros per lui, non si potesse più considerarla come una semplice dittatrice. Anche i meganoidi avevano dimostrato di saper amare nel corso dei vari episodi. Inoltre, i vari comandanti avevano scelto volontariamente di diventare meganoidi, segno che il progetto non fosse così insensato e malvagio. Daitarn ci pone quindi il problema della scelta come in nessun altra serie. Qui i nemici non sono veri alieni, ma uomini del futuro, araldi di una nuova possibile umanità legata ai cyborg, mentre Banjo, come una sorta di dittatore, decide per tutti che bisogna restare umani e non evolversi. Tutta la guerra sembra una vera lotta per questo principio, con Banjo che è bello e vincente, araldo di un’umanità contrapposta al mondo dei cyborg. Prima ancora che in Evangelion abbiamo una storia dove non si capisce chi sia il malvagio. Non mi stupisce che i compagni lo abbiano lasciato senza stargli vicino, dato che si saranno sentiti anch’essi sfruttati da questa guerra e che, se avessero saputo tutto dall’inizio, probabilmente non avrebbero combattuto. E dire che Reika e Beauty si erano sempre scontrate per l’attenzioni del virilissimo, che Toppy lo vedeva come una sorta di fratello maggiore e Gerrison faceva ciò che faceva Alfred in "Batman". Scappano come se volessero alleggerirsi la coscienza. E Banjo cosa farà? E’ scappato per primo? Resta nella villa per una veglia funebre espiatrice e poi si dissolve nell’aurora diventando un’altra persona? In ogni caso, ne esce sconfitto come nessun protagonista. O forse vi è una terza chiave di lettura ispirata dall’episodio “L’uomo che venne dal freddo”, in cui vediamo il passato della storia, come i meganoidi abbiano conquistato crudelmente Marte e trasformato gli abitanti e Banjo dodicenne scappava disperato sul Daitarn. I mostri disumani, con o senza Banjo e la sua arma antiquata rispetto ai megaborg ma allo stesso tempo l’unica in grado di batterli, si erano macchiati di orrendi delitti. E volevano altri uomini per ingrossare le loro fila per partire per lo spazio. Per cui Banjo avrebbe fatto la cosa giusta ma per il fine sbagliato. Certo, nessuno conosce il futuro e può sapere se la partenza dello spazio fatta da gente simile e per un simile scopo sia una cosa giusta o meno, ma avrebbe potuto rappresentare il passo di partenza, per quanto Asimov, nel ciclo dei robot, noti come le colonie siano tentate di opprimere la madrepatria e come il Galaxy 999 mostri come la meccanizzazione non renda gli uomini migliori. Ma la Terra è la culla dell’umanità, ma non si può stare sempre in una culla. Che Banjo abbia cambiato la storia in peggio? Una delle tante cose che non sapremo mai di questa serie, ma la rende così amata e vitale grazie al suo mistero. O forse tutto riassunto nella scena della partenza di Gerrison che canta la sigla del "Daitarn", come a dire che, se si è lottato per cercare di fare il bene, significa che, in fondo, ne è valsa comunque la pena.
Voto: 10
<b>Attenzione: presenza di spoiler</b>
Dove iniziare per parlare di questa serie del 1978? Dalla magnifica sigla italiana (“Noi siamo un trio / …) che ha conquistato subito il mio cuore, così come il protagonista maschile Haran Banjo, che trovavo bello e affascinante. Per chi preferisse le donne, ecco che nell'anime ci sono due bellissime comprimarie: la ricca e viziata Beauty (liberamente ispirata a Marilyn Monroe) e l'ispettore dell'Interpol Reika, che rappresenta invece la bellezza delle donne giapponesi. Ad esse si affiancano un orfanello combinaguai (Toppy) e un ben caratterizzato maggiordomo, l'anziano Garrison.
I cattivi di turno sono i meganoidi, persone un tempo umane diventate cyborg, capeggiate daDon Zauser e dalla sua interprete Koros... Dico interprete perché Don Zauser fino alla fine sembra un essere immobile che emette suoni, ma che si risveglierà solo quando Koros sarà sconfitta da Banjo (io mi immaginavo che fra i due capi meganoidi ci fosse un sentimento d'amore e forse non mi sbagliavo, perché i meganoidi sono come uomini/donne con complessi, sentimenti e ossessioni che li differenziano dai cattivi di altri anime robotici... Insomma, non esiste solo il combattimento e non sempre uccidendo il meganoide di turno Banjo sembra un eroe... infatti è disposto a tutto pur di vincere).
Lo staff della Sunrise vede all'opera grandi professionisti (uno su tutti Tomino) e un budget cospicuo che permette la creazione di un vero gioiellino (per i criteri dell'epoca).
Bellissimo il finale con Garrison che spegne le luci della villa e gli altri, uno per uno, partono per la propria strada, verso la loro nuova vita.
Dove iniziare per parlare di questa serie del 1978? Dalla magnifica sigla italiana (“Noi siamo un trio / …) che ha conquistato subito il mio cuore, così come il protagonista maschile Haran Banjo, che trovavo bello e affascinante. Per chi preferisse le donne, ecco che nell'anime ci sono due bellissime comprimarie: la ricca e viziata Beauty (liberamente ispirata a Marilyn Monroe) e l'ispettore dell'Interpol Reika, che rappresenta invece la bellezza delle donne giapponesi. Ad esse si affiancano un orfanello combinaguai (Toppy) e un ben caratterizzato maggiordomo, l'anziano Garrison.
I cattivi di turno sono i meganoidi, persone un tempo umane diventate cyborg, capeggiate daDon Zauser e dalla sua interprete Koros... Dico interprete perché Don Zauser fino alla fine sembra un essere immobile che emette suoni, ma che si risveglierà solo quando Koros sarà sconfitta da Banjo (io mi immaginavo che fra i due capi meganoidi ci fosse un sentimento d'amore e forse non mi sbagliavo, perché i meganoidi sono come uomini/donne con complessi, sentimenti e ossessioni che li differenziano dai cattivi di altri anime robotici... Insomma, non esiste solo il combattimento e non sempre uccidendo il meganoide di turno Banjo sembra un eroe... infatti è disposto a tutto pur di vincere).
Lo staff della Sunrise vede all'opera grandi professionisti (uno su tutti Tomino) e un budget cospicuo che permette la creazione di un vero gioiellino (per i criteri dell'epoca).
Bellissimo il finale con Garrison che spegne le luci della villa e gli altri, uno per uno, partono per la propria strada, verso la loro nuova vita.
Il dottor Haran Sozo era un brillante scienziato il quale conduceva delle ricerche su Marte. Egli riuscì a creare una nuova forma di cyborg al fine di potenziare la razza umana, i Meganoidi. Tuttavia, essi diventarono autonomi e sfuggirono al suo controllo, ed egli sparì, in circostanze misteriose, con tutta la sua famiglia, lasciando al figlio Haran Banjo un robot gigante di sua invenzione: il Daitarn. Il figlio del dottor Sozo si ritroverà, dopo esser fuggito da Marte, sulla Terra, a dover combattere contro i Meganoidi, i quali progettano, comandati dall'enigmatico Don Zauser e dalla glaciale Koros, di trasformare tutta la razza umana in cyborg. Al fianco di Haran Banjo ci saranno Beauty Tachibana, una bellissima biondona dalle forme perfette, svampita, figlia di un famoso imprenditore; Reika Sanjo, un'agente dell'Interpol dalla sofisticata femminilità, tuttavia molto meno appariscente della sua collega bionda; Garrison, un maggiordomo tuttofare alla "Batman"; Troppy, un orfanello che ama combinare guai...
"Daitarn 3" è uno dei grandi capositipiti della parodia del genere robotico, assieme all'altresì tominiano "Xabungle" e alle "Time Bokan" della Tatsunoko. Titolo risalente al lontano 1978, "Daitarn 3" si colloca perfettamente nel fecondo periodo dell'anime boom, il quale ha inizio nel 1977, con il grande successo del film di montaggio de "Corazzata Spaziale Yamato". Nello stesso anno, l'epocale "Star Wars" inaugurerà, parallelamente al Giappone, un vero e proprio sci-fi boom occidentale. L'anime boom, che colloco dal 1977 al 1983 inclusi, fu un periodo in cui gli autori erano molto liberi di esprimersi, e in cui vedevano luce molte pietre miliari all'anno. "Mirai Shonen Conan", "Galaxy Express 999", "Capitan Harlock", "Gundam", "Dunbine", "Queen Millennia", "Macross", "Votoms", "Ideon", "Uchuu Senkan Yamato 2" ecc. erano titoli molto creativi, innovativi, i quali hanno fatto la storia dell'animazione. La libertà artistica di cui godevano gli artisti giapponesi all'epoca è paragonabile a quella che aveva generato i capolavori musicali del rock progressivo anni '70; libertà che spinse i vari musicisti a sviluppare nuovi suoni, tecniche, armonie, sperimentalismi di vario tipo.
"Daitarn 3", oltre ad essere una parodia del robotico, genere del quale ironizza sui vari cliché in modo assai caricaturale ed umoristico, è un vero e proprio omaggio al cinema occidentale e ai Comics americani. "James Bond 007" e "Batman" sembrano essere le influenze principali, tuttavia, l'opera, attraverso il suo ampio citazionismo, fa l'occhiolino ad innumerevoli film occidentali dei quali ricostruisce addirittura determinate scene e coleografie. Proprio come ha dichiarato Shinya Sadamitsu, regista e designer dallo stile molto sperimentale e dalla conoscenza approfondita di fantascienza, astronomia ed arte cinematografica occidentale, al tempo presente nel prestigioso staff diretto da Yoshiyuki Tomino.
In "Daitarn 3" abbiamo sperimentato numerose tecniche. Nel dodicesimo episodio, ad esempio, tenendo ben presente la scena ambientata nello spazio del film "2001: Odissea nello Spazio" abbiamo tentato di riprodurre le profondità dell'atmosfera e di combinare le immagini con la tecnica dell'esposizione sovrapposta. Inoltre, influenzati da film quali "007", "Star Wars" e i lungometraggi di Kung Fu, abbiamo inserito numerose immagini sperimentali. - Shinya Sadamitsu.
Siamo di fronte al primo ruolo di Norio Shioyama come character designer, presente nello staff creativo di "Daitarn 3" anche nelle vesti di direttore delle tavole originali e dell'animazione. Egli più avanti diventerà il character designer del celebre "Votoms", e vincerà numerosi premi per il lavoro svolto nell'epocale lavoro di Ryosuke Takahashi.
Nel disegnare Beauty mi sono ispirato a Matilyn Monroe. Tuttavia ho voluto affiancarle Reika, quella che per me rappresenta l'ideale di donna giapponese. Guardando i disegni di Tomonori Kogawa ero rimasto impressionato dalla sua bravura, tuttavia cercai di metterci qualcosa di mio, nonostante fossi ancora inesperto. - Norio Shioyama.
Al mecha design c'era il migliore di tutti, il grande Kunio Okawara; inoltre è da segnalare la presenza di YAS, sotto lo pseudonimo di YasuhikoTadano, nelle vesti di animatore e disegnatore di schizzi e tavole originali. La trentatreesima puntata, quella in cui Garrison pilota il Daitarn, è stata interamente realizzata da lui (circa quattromila disegni). E' facile intuire che nel periodo in cui vedevano luce i suoi capolavori Tomino fosse stato una persona molto felice, così tanto che, in un'intervista recente, ha dichiarato di aver molto rimpianto durante la lavorazione di "V Gundam" il fecondo periodo dell'anime boom.
All'inizio del lavoro, il signor Tomino ci aveva fornito indicazioni ben precise, ma in seguito ci aveva lasciati molto liberi. Credo che, dopo aver lavorato insieme in "Zambot 3", riponesse in noi molta fiducia. In quel periodo lui era più libero di modificare lo storyboard, quindi noi leggevamo la sceneggiatura e realizzavamo lo storyboard, dopodiché lo mostravamo al regista. Ricordo che, nel disegnarlo, più che altro pensavo a come far ridere il signor Tomino. Abbiamo faticato molto per "Daitarn", ma nello studio si respirava un'atmosfera familiare e bella. - Shinya Sadamitsu.
Siamo quindi ben lontani dall'incubo descritto da Satoshi Kon nel suo "Paranoia Agent", in cui lo staff di un'opera animata giapponese vive nello sconforto, nella mancanza di libertà di espressione artistica e nell'alienazione dovuta alle pressioni della produzione. I capolavori della storia dell'animazione sono spesso il risultato di una grande libertà espressiva, così vasta che, come testimonia il qui presente "Daitarn 3", spesso gli animatori erano liberi di fare di testa loro, addirittura di modificare lievemente, a loro discrezione, il design. Nascevano così i fans dei vari animatori, i quali erano in grado di riconoscere immediatamente i loro beniamini in base alle loro personali finezze stilistiche.
Nel periodo dell'anime boom, negli anime era consueta l'umanizzazione dei cattivi, scelta seguita anche dal qui presente "Daitarn 3", in cui i Meganoidi, i quali rappresentano gli antagonisti principali della serie, vengono messi sullo stesso piano dell'eroe il quale pilota il super robot. Haran Banjo non è molto diverso dal Meganoide che uccide ritualmente in ogni puntata con il Daitarn. Tomino, con la sua prima parodia del robotico - la seconda sarà l'altrettanto valido "Xabungle" - mette in scena il problema dei difetti di comunicazione tra persone, il quale sarà la chiave di volta di tutta la sua opera successiva (tale tema era anche presente nel precedente "Zambot 3"). Il Meganoide è in realtà un essere dotato di determinate ossessioni e/o complessi, il quale viene imparzialmente messo a nudo prima della sua rituale dipartita verso l'altro mondo. Il Meganoide è un buffone, ma allo stesso tempo una figura tragica, uccisa da un essere umano il quale non riesce a comprendere i suoi sentimenti e le sue motivazioni. Infatti Banjo è un anti-eroe il quale odia il padre e si contraddice in toto pilotando il robot da lui creato - il complesso di Edipo è un'altro tema ricorrente nell'opera di Tomino, così come il divario generazionale e il rapporto genitore-figlio -. Nell'ultima puntata della serie, quando arriverà infine il suo turno, Haran Banjo verrà impietosamente analizzato allo stesso modo dei Meganoidi; ed ecco uno dei colpi di scena che più rimangono impressi, un vero e proprio difetto di comunicazione finale il quale rappresenta il primo grande traguardo della poetica tominiana.
"Daitarn 3" è un action tout court dall'elevato "coolness factor", in cui il protagonista, unito alle sue bellissime assistenti, corre e spara dappertutto, compie salti, acrobazie, sale sulla sua Mach Patrol in giacca e cravatta come un novello James Bond e così via. Non è di certo un anime psicologico con grandi pretese di coerenza strutturale, siccome il target per cui è stato pensato è quello infantile (solamente con l'avvento di "Macross" nel 1982 gli anime robotici saranno rivolti agli adolescenti). Bambini giapponesi dell'epoca, i quali, ben lontani come background culturale da quelli occidentali, potevano usufruire senza problemi di scene tragiche, mature e crude. Anche con "Ideon" Tomino si rivolgeva ai bambini, nonostante la serie sia una delle più cupe e annichilenti mai prodotte. Anche con "Gundam": quando il regista scoprì che esso era stato molto apprezzato dagli studenti universitari rimase assai sorpreso. La mancanza di spiegoni di sorta e la presenza di alcuni misteri mai svelati da Tomino, come ad esempio il rapporto tra Koros, Don Zauser e Banjo, conferiscono a mio avviso un certo fascino all'opera, già di per sé molto carismatica.
"Daitarn 3" è un tokusatsu tout court: lo schema narrativo, come il lettore avrà facilmente intuito, consiste nel classico "mostro della settimana", in questo caso un Meganoide, il quale verrà puntualmente sconfitto con il colpo finale del robot, in questo caso il leggendario "Attacco Solare". Questo schematismo per me non è affatto un difetto, siccome viene sfruttato in modo molto intelligente dal regista al fine di analizzare le passioni e/o le ossessioni dei vari antagonisti, i quali nella sostanza sono veri e propri esseri umani tout court, potenziati grazie alla tecnologia, che dovrebbero rappresentare il gradino successivo dell'evoluzione umana. Questa tematica non viene comunque approfondita più di tanto, Tomino preferisce in questo caso lasciar spazio alla fantasia dello spettatore, stimolandola a dovere con numerosi spunti creativi.
NB: Il doppiaggio storico di "Daitarn 3" non è assolutamente fedele ai dialoghi originali, e snatura completamente il finale della serie. Pertanto è consigliata la visione dell'anime con l'ottimo doppiaggio fedele della Dynit, veramente ben fatto, allo stesso modo dell'edizione dvd, la quale presenta un'ottima qualità video e degli inserti extra molto interessanti, con molte interviste ai vari autori dell'anime (dalle quali ho attinto liberamente nello scrivere la qui presente recensione).
"Daitarn 3" è uno dei grandi capositipiti della parodia del genere robotico, assieme all'altresì tominiano "Xabungle" e alle "Time Bokan" della Tatsunoko. Titolo risalente al lontano 1978, "Daitarn 3" si colloca perfettamente nel fecondo periodo dell'anime boom, il quale ha inizio nel 1977, con il grande successo del film di montaggio de "Corazzata Spaziale Yamato". Nello stesso anno, l'epocale "Star Wars" inaugurerà, parallelamente al Giappone, un vero e proprio sci-fi boom occidentale. L'anime boom, che colloco dal 1977 al 1983 inclusi, fu un periodo in cui gli autori erano molto liberi di esprimersi, e in cui vedevano luce molte pietre miliari all'anno. "Mirai Shonen Conan", "Galaxy Express 999", "Capitan Harlock", "Gundam", "Dunbine", "Queen Millennia", "Macross", "Votoms", "Ideon", "Uchuu Senkan Yamato 2" ecc. erano titoli molto creativi, innovativi, i quali hanno fatto la storia dell'animazione. La libertà artistica di cui godevano gli artisti giapponesi all'epoca è paragonabile a quella che aveva generato i capolavori musicali del rock progressivo anni '70; libertà che spinse i vari musicisti a sviluppare nuovi suoni, tecniche, armonie, sperimentalismi di vario tipo.
"Daitarn 3", oltre ad essere una parodia del robotico, genere del quale ironizza sui vari cliché in modo assai caricaturale ed umoristico, è un vero e proprio omaggio al cinema occidentale e ai Comics americani. "James Bond 007" e "Batman" sembrano essere le influenze principali, tuttavia, l'opera, attraverso il suo ampio citazionismo, fa l'occhiolino ad innumerevoli film occidentali dei quali ricostruisce addirittura determinate scene e coleografie. Proprio come ha dichiarato Shinya Sadamitsu, regista e designer dallo stile molto sperimentale e dalla conoscenza approfondita di fantascienza, astronomia ed arte cinematografica occidentale, al tempo presente nel prestigioso staff diretto da Yoshiyuki Tomino.
In "Daitarn 3" abbiamo sperimentato numerose tecniche. Nel dodicesimo episodio, ad esempio, tenendo ben presente la scena ambientata nello spazio del film "2001: Odissea nello Spazio" abbiamo tentato di riprodurre le profondità dell'atmosfera e di combinare le immagini con la tecnica dell'esposizione sovrapposta. Inoltre, influenzati da film quali "007", "Star Wars" e i lungometraggi di Kung Fu, abbiamo inserito numerose immagini sperimentali. - Shinya Sadamitsu.
Siamo di fronte al primo ruolo di Norio Shioyama come character designer, presente nello staff creativo di "Daitarn 3" anche nelle vesti di direttore delle tavole originali e dell'animazione. Egli più avanti diventerà il character designer del celebre "Votoms", e vincerà numerosi premi per il lavoro svolto nell'epocale lavoro di Ryosuke Takahashi.
Nel disegnare Beauty mi sono ispirato a Matilyn Monroe. Tuttavia ho voluto affiancarle Reika, quella che per me rappresenta l'ideale di donna giapponese. Guardando i disegni di Tomonori Kogawa ero rimasto impressionato dalla sua bravura, tuttavia cercai di metterci qualcosa di mio, nonostante fossi ancora inesperto. - Norio Shioyama.
Al mecha design c'era il migliore di tutti, il grande Kunio Okawara; inoltre è da segnalare la presenza di YAS, sotto lo pseudonimo di YasuhikoTadano, nelle vesti di animatore e disegnatore di schizzi e tavole originali. La trentatreesima puntata, quella in cui Garrison pilota il Daitarn, è stata interamente realizzata da lui (circa quattromila disegni). E' facile intuire che nel periodo in cui vedevano luce i suoi capolavori Tomino fosse stato una persona molto felice, così tanto che, in un'intervista recente, ha dichiarato di aver molto rimpianto durante la lavorazione di "V Gundam" il fecondo periodo dell'anime boom.
All'inizio del lavoro, il signor Tomino ci aveva fornito indicazioni ben precise, ma in seguito ci aveva lasciati molto liberi. Credo che, dopo aver lavorato insieme in "Zambot 3", riponesse in noi molta fiducia. In quel periodo lui era più libero di modificare lo storyboard, quindi noi leggevamo la sceneggiatura e realizzavamo lo storyboard, dopodiché lo mostravamo al regista. Ricordo che, nel disegnarlo, più che altro pensavo a come far ridere il signor Tomino. Abbiamo faticato molto per "Daitarn", ma nello studio si respirava un'atmosfera familiare e bella. - Shinya Sadamitsu.
Siamo quindi ben lontani dall'incubo descritto da Satoshi Kon nel suo "Paranoia Agent", in cui lo staff di un'opera animata giapponese vive nello sconforto, nella mancanza di libertà di espressione artistica e nell'alienazione dovuta alle pressioni della produzione. I capolavori della storia dell'animazione sono spesso il risultato di una grande libertà espressiva, così vasta che, come testimonia il qui presente "Daitarn 3", spesso gli animatori erano liberi di fare di testa loro, addirittura di modificare lievemente, a loro discrezione, il design. Nascevano così i fans dei vari animatori, i quali erano in grado di riconoscere immediatamente i loro beniamini in base alle loro personali finezze stilistiche.
Nel periodo dell'anime boom, negli anime era consueta l'umanizzazione dei cattivi, scelta seguita anche dal qui presente "Daitarn 3", in cui i Meganoidi, i quali rappresentano gli antagonisti principali della serie, vengono messi sullo stesso piano dell'eroe il quale pilota il super robot. Haran Banjo non è molto diverso dal Meganoide che uccide ritualmente in ogni puntata con il Daitarn. Tomino, con la sua prima parodia del robotico - la seconda sarà l'altrettanto valido "Xabungle" - mette in scena il problema dei difetti di comunicazione tra persone, il quale sarà la chiave di volta di tutta la sua opera successiva (tale tema era anche presente nel precedente "Zambot 3"). Il Meganoide è in realtà un essere dotato di determinate ossessioni e/o complessi, il quale viene imparzialmente messo a nudo prima della sua rituale dipartita verso l'altro mondo. Il Meganoide è un buffone, ma allo stesso tempo una figura tragica, uccisa da un essere umano il quale non riesce a comprendere i suoi sentimenti e le sue motivazioni. Infatti Banjo è un anti-eroe il quale odia il padre e si contraddice in toto pilotando il robot da lui creato - il complesso di Edipo è un'altro tema ricorrente nell'opera di Tomino, così come il divario generazionale e il rapporto genitore-figlio -. Nell'ultima puntata della serie, quando arriverà infine il suo turno, Haran Banjo verrà impietosamente analizzato allo stesso modo dei Meganoidi; ed ecco uno dei colpi di scena che più rimangono impressi, un vero e proprio difetto di comunicazione finale il quale rappresenta il primo grande traguardo della poetica tominiana.
"Daitarn 3" è un action tout court dall'elevato "coolness factor", in cui il protagonista, unito alle sue bellissime assistenti, corre e spara dappertutto, compie salti, acrobazie, sale sulla sua Mach Patrol in giacca e cravatta come un novello James Bond e così via. Non è di certo un anime psicologico con grandi pretese di coerenza strutturale, siccome il target per cui è stato pensato è quello infantile (solamente con l'avvento di "Macross" nel 1982 gli anime robotici saranno rivolti agli adolescenti). Bambini giapponesi dell'epoca, i quali, ben lontani come background culturale da quelli occidentali, potevano usufruire senza problemi di scene tragiche, mature e crude. Anche con "Ideon" Tomino si rivolgeva ai bambini, nonostante la serie sia una delle più cupe e annichilenti mai prodotte. Anche con "Gundam": quando il regista scoprì che esso era stato molto apprezzato dagli studenti universitari rimase assai sorpreso. La mancanza di spiegoni di sorta e la presenza di alcuni misteri mai svelati da Tomino, come ad esempio il rapporto tra Koros, Don Zauser e Banjo, conferiscono a mio avviso un certo fascino all'opera, già di per sé molto carismatica.
"Daitarn 3" è un tokusatsu tout court: lo schema narrativo, come il lettore avrà facilmente intuito, consiste nel classico "mostro della settimana", in questo caso un Meganoide, il quale verrà puntualmente sconfitto con il colpo finale del robot, in questo caso il leggendario "Attacco Solare". Questo schematismo per me non è affatto un difetto, siccome viene sfruttato in modo molto intelligente dal regista al fine di analizzare le passioni e/o le ossessioni dei vari antagonisti, i quali nella sostanza sono veri e propri esseri umani tout court, potenziati grazie alla tecnologia, che dovrebbero rappresentare il gradino successivo dell'evoluzione umana. Questa tematica non viene comunque approfondita più di tanto, Tomino preferisce in questo caso lasciar spazio alla fantasia dello spettatore, stimolandola a dovere con numerosi spunti creativi.
NB: Il doppiaggio storico di "Daitarn 3" non è assolutamente fedele ai dialoghi originali, e snatura completamente il finale della serie. Pertanto è consigliata la visione dell'anime con l'ottimo doppiaggio fedele della Dynit, veramente ben fatto, allo stesso modo dell'edizione dvd, la quale presenta un'ottima qualità video e degli inserti extra molto interessanti, con molte interviste ai vari autori dell'anime (dalle quali ho attinto liberamente nello scrivere la qui presente recensione).
"Daitarn 3", uscito nel 1978, si pone a metà tra i Super Robot (Mazinga, Goldrake, Jeeg, Getta Robot...) che dominarono gli anni '70, e i Real Robot (Gundam & Co.), che domineranno gli anni '80. Se "Daitarn 3" fosse stato un normalissimo anime di robot, difficilmente ogni ne staremmo ancora a parlare. "Daitarn 3" però ha dalla sua un elemento che lo rende unico: l'umorismo. Nonostante la serie riprenda tutti i classici elementi dei vari Mazinga, Goldrake, Jeeg... essa si propone anche di romperli, con numerose parodie al genere e agli anime in generale, oltre a citazioni a diversi film come "Star Wars". Non a caso quest'anime sarà molto citato in "Gurren Lagann", anime anch'esso molto innovativo per il genere mecha (anche più di "Daitarn 3" a dirla tutta...), ma questa è un'altra storia.
Insomma, "Daitarn 3" è un anime che, tra epica, risate e robottoni vi intratterrà egregiamente, un must per tutti gli appassionati di robot!
Insomma, "Daitarn 3" è un anime che, tra epica, risate e robottoni vi intratterrà egregiamente, un must per tutti gli appassionati di robot!
Il prode Haran Banjo, con automobile volante (la mitica March Patrol) e robot trasformabile in astronave, contro i terribili Meganoidi da Marte. Riuscito mix di fantascienza, azione e film alla James Bond, con bellissime donne, impeccabili maggiordomi, bambini pestiferi e cyborg che si trasformano in giganteschi robot, i Megaborg. Rispetto alle produzioni Toei, basate sui manga robotici di Go Nagai, le animazioni sembrano molto più curate e i personaggi più simpatici e maturi, merito di sceneggiature ben scritte e di un eroe atipico e sicuro di sé. Dite quel che volete, ma, sono legato al primo doppiaggio italiano, perché anche se era un adattamento infedele, rispetto a quello giapponese, mi fece passare molti pomeriggi felici, davanti alla tv. Si, è vero, si urlva e molto, ma era quello il bello dei vecchi doppiaggi dei robot: gli attori che davano tutto, fino allo sfinimento! Battaglie epiche, scontri anche a mani nude, ma sopratitto il Daitern 3 e il suo attacco solare, arma quasi infallibile! Simpatici certi comandanti Meganoidi, divine le belle di Banjo, Reika e Beauty, molto interessante la trama principale dell'anime e tetra la psicologia dell'eroe. La sigla italiana è strepitosa, i "Meganoidi" hanno composto un pezzo che rivaleggia molto bene con "Ufo Robot" e "Il Grande Mazinger", facendo dimenticare il fiasco della loro sigla di "Tekkaman".
"DAITARN IN AZIONEEEE!!"
"DAITARN IN AZIONEEEE!!"
Sono giorni bui per la Terra da quando i minacciosi meganoidi, cyborg marziani creati dal dottor Haran Sozo, hanno deciso di ridurre in schiavitù gli esseri umani. Fortunatamente ad affrontarli ci penseranno Haran Banjo, figlio del professore e ansioso di estinguere la colpa del genitore, il maggiordomo Garrison e il gigantesco, imbattibile robottone Daitarn 3. Presto si uniranno a lui anche un monellaccio e due bellissime assistenti...
È difficile non rimanere colpiti dalla carica di freschezza e originalità rappresentate da "Daitarn 3", l'ultima opera della fase artistica "sperimentale" di Tomino. Con incredibile padronanza dei mezzi, dopo avere scioccato gli spettatori giapponesi l'anno prima con il più crudo robotico dell'epoca ("Zambot 3") il regista regala la prima, geniale parodia del genere mecha.
Una parodia dove non solo buffi robot hanno esilaranti mimiche facciali e quello protagonista anche armi ridicole (il Daitarn Ventaglio!), ma dove le regole del genere sono messe alla berlina per prendere in giro dieci anni di stereotipi. Potrà capitare che a guidare il possente Daitarn non sarà Haran Banjo ma qualche suo alleato che non riesce a recitare il rito di battaglia ("se non temi questa forza... combatti!"), che i nemici attendano annoiati la solita sequenza di assemblaggio - e magari il robottone si assembla pure male! -, che il maggiordomo non senta le richieste di soccorso di Banjo perché è occupato a guardarsi una telenovela, che gli stessi eroi prendano in giro la bellezza estetica delle loro armi perché non serve a niente. È divertente "Daitarn 3", con la sua ending "giocosa", le acrobazie volutamente impossibili di Banjo, con onomatopee visive e automobili che evitano razzi compiendo veri e propri balzi dalla strada come fossero esseri viventi. E azzeccato è il protagonista Haran Banjo, emulo guascone di James Bond che fa mille facce buffe ma che non esiterebbe a sacrificare la vita dei suoi alleati pur di eliminare gli odiati meganoidi.
Qui l'altro elemento di genio: atmosfere volutamente scherzose, ma inaspettate sfumature nei ruoli di buoni e cattivi. È intrigante la doppia faccia dei meganoidi, malvagi ma dotati di grande senso dell'onore, con un background dietro alle proprie azioni e capaci di provare sentimenti positivi, anche di sacrificarsi. Di contrasto Haran Banjo e compagni sono eroicamente attraenti, scherzosi, ma non hanno alcuna pietà dei loro nemici, li combattono con inaudita ferocia e giocano anche sporco per vincere. Storica presa in giro del genere, dicevamo, ma trama portante inaspettatamente seriosa e primo atto della poetica tominiana della difficoltà di comprensione, tema che anticipa di un anno "Gundam" e rende particolarmente carismatica la spiazzante conclusione della serie.
Geniale per la grande carica di originalità, datato purtroppo per gli standard d'intrattenimento odierni. Il fascino di "Daitarn 3" si avverte sensibilmente nelle innovazioni narrative, nelle animazioni di ottimo livello - addirittura superlative negli episodi d'apertura -, nel design autoriale (prima prova di Norio Shioyama, sarà maggiormente conosciuto come il chara designer ufficiale delle numerose produzioni Votoms). Ma è troppo figlio del suo tempo per il maledetto canovaccio narrativo, quel tokusatsu che rende oggi difficile apprezzare a dovere le opere nate negli anni '70. Le Puntate, fedeli all'irritante verità di un "basta vedere la prima e l'ultima", oggi sono sfiancanti per la loro voluta ripetitività, per l'azione incessante che concede ben poco spazio all'approfondimento minimale dei comprimari, per il fatto che quaranta puntate sono fin troppe per una "storia" così basica di mazzate robotiche vecchio stile.
Nel 1978 "Daitarn 3" era immancabile nei salotti dei bambini italiani, figuriamoci quelli giapponesi dove si recepiva ancora più la sua portata storica nella dissacrazione dei cliché robotici con cui è cresciuta un'intera generazione. Sarebbe assurdo prescindere da questo ed è questa la ragione per cui non è giusto dovergli dare per forza un voto numerico. Un 6 che enuncia quanto noioso possa essere guardarlo oggi, per noi cresciuti con serie dove ogni puntata aggiunge qualcosa alla continuity, ma che non rende minima giustizia alla sua grande carica innovativa.
Il doppiaggio storico italiano, come sovente succedeva, è molto teatrale ma terribilmente impreciso e superficiale nella traduzione, al punto da alterare addirittura il senso dell'ambiguo finale. Un obbligo quindi rivolgersi a quello nuovo, sempre ben recitato e finalmente fedele.
È difficile non rimanere colpiti dalla carica di freschezza e originalità rappresentate da "Daitarn 3", l'ultima opera della fase artistica "sperimentale" di Tomino. Con incredibile padronanza dei mezzi, dopo avere scioccato gli spettatori giapponesi l'anno prima con il più crudo robotico dell'epoca ("Zambot 3") il regista regala la prima, geniale parodia del genere mecha.
Una parodia dove non solo buffi robot hanno esilaranti mimiche facciali e quello protagonista anche armi ridicole (il Daitarn Ventaglio!), ma dove le regole del genere sono messe alla berlina per prendere in giro dieci anni di stereotipi. Potrà capitare che a guidare il possente Daitarn non sarà Haran Banjo ma qualche suo alleato che non riesce a recitare il rito di battaglia ("se non temi questa forza... combatti!"), che i nemici attendano annoiati la solita sequenza di assemblaggio - e magari il robottone si assembla pure male! -, che il maggiordomo non senta le richieste di soccorso di Banjo perché è occupato a guardarsi una telenovela, che gli stessi eroi prendano in giro la bellezza estetica delle loro armi perché non serve a niente. È divertente "Daitarn 3", con la sua ending "giocosa", le acrobazie volutamente impossibili di Banjo, con onomatopee visive e automobili che evitano razzi compiendo veri e propri balzi dalla strada come fossero esseri viventi. E azzeccato è il protagonista Haran Banjo, emulo guascone di James Bond che fa mille facce buffe ma che non esiterebbe a sacrificare la vita dei suoi alleati pur di eliminare gli odiati meganoidi.
Qui l'altro elemento di genio: atmosfere volutamente scherzose, ma inaspettate sfumature nei ruoli di buoni e cattivi. È intrigante la doppia faccia dei meganoidi, malvagi ma dotati di grande senso dell'onore, con un background dietro alle proprie azioni e capaci di provare sentimenti positivi, anche di sacrificarsi. Di contrasto Haran Banjo e compagni sono eroicamente attraenti, scherzosi, ma non hanno alcuna pietà dei loro nemici, li combattono con inaudita ferocia e giocano anche sporco per vincere. Storica presa in giro del genere, dicevamo, ma trama portante inaspettatamente seriosa e primo atto della poetica tominiana della difficoltà di comprensione, tema che anticipa di un anno "Gundam" e rende particolarmente carismatica la spiazzante conclusione della serie.
Geniale per la grande carica di originalità, datato purtroppo per gli standard d'intrattenimento odierni. Il fascino di "Daitarn 3" si avverte sensibilmente nelle innovazioni narrative, nelle animazioni di ottimo livello - addirittura superlative negli episodi d'apertura -, nel design autoriale (prima prova di Norio Shioyama, sarà maggiormente conosciuto come il chara designer ufficiale delle numerose produzioni Votoms). Ma è troppo figlio del suo tempo per il maledetto canovaccio narrativo, quel tokusatsu che rende oggi difficile apprezzare a dovere le opere nate negli anni '70. Le Puntate, fedeli all'irritante verità di un "basta vedere la prima e l'ultima", oggi sono sfiancanti per la loro voluta ripetitività, per l'azione incessante che concede ben poco spazio all'approfondimento minimale dei comprimari, per il fatto che quaranta puntate sono fin troppe per una "storia" così basica di mazzate robotiche vecchio stile.
Nel 1978 "Daitarn 3" era immancabile nei salotti dei bambini italiani, figuriamoci quelli giapponesi dove si recepiva ancora più la sua portata storica nella dissacrazione dei cliché robotici con cui è cresciuta un'intera generazione. Sarebbe assurdo prescindere da questo ed è questa la ragione per cui non è giusto dovergli dare per forza un voto numerico. Un 6 che enuncia quanto noioso possa essere guardarlo oggi, per noi cresciuti con serie dove ogni puntata aggiunge qualcosa alla continuity, ma che non rende minima giustizia alla sua grande carica innovativa.
Il doppiaggio storico italiano, come sovente succedeva, è molto teatrale ma terribilmente impreciso e superficiale nella traduzione, al punto da alterare addirittura il senso dell'ambiguo finale. Un obbligo quindi rivolgersi a quello nuovo, sempre ben recitato e finalmente fedele.
<b>Attenzione! Contiene spoiler!</b>
"Daitarn 3" è uno dei più celebri rappresentanti dell'anime robotico anni settanta. In Italia la sua popolarità tra i fan di una certa età è grandissima. Probabilmente dopo "Goldrake" e "Mazinga" è il primo nome che viene in mente, assieme a "Jeeg Robot d'acciaio" e davanti a molti altri robot come "Danguard", "Daltanious" e "Vultus V". Per il grande pubblico "Daitarn" è anche più famoso di "Gundam", complici le molte repliche sulle televisioni private, mentre "Gundam" è stato trasmesso una sola volta. I motivi del suo successo sono molteplici. Sicuramente la realizzazione tecnica è ottima, visto che si trattava di una serie ad alto budget della Sunrise. Il mecha designer è Ookawara Kunio, il cui nome è ricordato come il primo ad avere ricevuto ufficialmente il titolo di mecha designer in una serie anime, per "Gundam", realizzato l'anno successivo, ad opera dello stesso regista di "Daitarn", Yoshiyuki Tomino. Il chara design a opera di Norio Shioyama ("Combattler", "Vultus", "Trider", "Votoms") è ottimo e direi che il motivo principale del successo nostrano di questa serie è proprio il fascino del protagonista Haran Banjo e la bellezza delle sue aiutanti Beauty e Reika. Si trattava tra l'altro di una serie piuttosto maliziosa per l'epoca, paragonabile alla prima serie di Lupin; le forme generose di Beauty si facevano certamente ricordare.
La sigla italiana è eccezionale, sicuramente una delle migliori sigle di quei tempi e le voci dei doppiatori italiani erano perfette.
L'atmosfera scanzonata e auto-ironica della serie è molto piaciuta: finalmente un robot che non si prendeva sul serio! Il Daitarn è uno dei pochi robot con una faccia (è una caratteristica di molti super robot tominiani) ed è in grado di cambiare espressione, esibendo in varie occasioni delle smorfie irresistibili. A questo va aggiunta la presenza di avversari tipicamente bislacchi che spesso e volentieri fanno sorridere, visto che più o meno tutti i comandanti dei Meganoidi hanno qualche mania caratteristica. Con le macchiette umoristiche coesistono comandanti Meganoidi con storie personali tristissime, come tipico del robotico d'epoca.
Tutta la serie si gioca sull'azione frenetica, con fughe, inseguimenti e combattimenti molto spettacolari, sia a mani nude (Banjo è una versione "supereroistica" di James Bond) sia con armi varie; naturalmente i combattimenti più spettacolari sono quelli robotici e la formula di Banjo "E ora, con l'aiuto del Sole vincerò!... Attacco solare!... Energia!" è divenuta leggendaria per un'intera generazione di italiani.
Tra i meriti di "Daitarn" infatti va segnalato anche quello di essere il primo anime a utilizzare formule di rito, un trucco che ebbe enorme successo e viene usato ancora oggi specialmente nel majokko. Va anche ricordata la sequenza di trasformazione del Daitarn come una delle più lunghe, spettacolari e meglio realizzate di quegli anni, è forse la più famosa dopo quella dell'agganciamento di Goldrake. Il Daitarn è anche uno dei robot più grandi (120 metri) e questo contribuiva non poco alla spettacolarità delle sue imprese.
Dei tre super robot di Tomino pre-Gundam - "Raideen", "Zambot" e "Daitarn" -, Daitarn è di gran lunga quello più famoso in Italia. "Raideen" non è mai stato trasmesso da noi, ma chi ha avuto modo di visionarlo si rende subito conto che il "Daitarn 3" lo omaggia nel design: la barbetta da faraone egizio di Daitarn è presa pari pari da Raideen, così come la capacità di cambiare espressione. Non solo questo: Raideen è stato il primo robot ad avere un attacco finale, e l'attacco solare di Daitarn è una spettacolarizzazione di quello di Raideen. "Daitarn 3" omaggia anche "Zambot 3", nel numero e nel design; l'attacco solare di Daitarn è evidentemente il complemento dell'attacco lunare di Zambot.
Il pubblico italiano ha senz'altro preferito il solare e scanzonato "Daitarn 3" rispetto al lunare e drammatico "Zambot 3", complice anche una realizzazione tecnica molto superiore. Va comunque evitato un facile schematismo: come tipico dell'epoca, serio e faceto convivevano nelle stesse serie, e così come "Zambot 3" aveva anche un lato umoristico, specialmente nella prima parte della serie, così anche "Daitarn 3" ha un lato serio e drammatico, specialmente nel finale.
Va segnalato che il finale originale venne leggermente censurato in Italia. In originale Haran Banjo non fa una buona figura perché nell'ultima puntata si rivela essere uno spietato giustiziere animato dall'odio verso il padre (il conflitto generazionale è un tema tipico di Tomino), che stermina dei Meganoidi amanti della pace. Ciò detto, il 90% della serie è allegro e umoristico, per cui mi sento di classificarla soprattutto come rivisitazione semiseria del genere robotico.
Un voto oggettivo alla serie, visto il successo riscosso in Italia all'epoca della sua prima uscita, e vista anche l'influenza sul robotico successivo - tanto per fare un nome illustre, "Gurren Lagann" deve moltissimo a "Daitarn 3" - dovrebbe aggirarsi sul nove, anche se qualcuno potrebbe considerarla una serie da dieci e qualcun altro da otto. La media corrente di AnimeClick è 8,7. Tuttavia in qualità di semplice appassionato assegnerò un voto soggettivo molto più basso (7,5), a costo di incorrere nelle ire dei fan, perché ho sempre odiato i personaggi esibizionisti e chiassosi quali Haran Banjo.
Il Daitarn ha il vanto di essere stata la prima "americanata" vista in una serie giapponese; io, che sono sempre stato un religioso osservante dell'ortodossia nagaiana, all'epoca non lo apprezzai molto. Invece sono sempre stato un fan del brillantissimo maggiordomo Garrison, un signore di età avanzata che aveva stile a profusione. A mio avviso, è lui il personaggio più indovinato, non certo Banjo. La serie si chiude con una scena che è rimasta impressa nella mia memoria: Garrison che spegne luci, mentre i protagonisti si separano, ognuno per la sua strada.
"Daitarn 3" è uno dei più celebri rappresentanti dell'anime robotico anni settanta. In Italia la sua popolarità tra i fan di una certa età è grandissima. Probabilmente dopo "Goldrake" e "Mazinga" è il primo nome che viene in mente, assieme a "Jeeg Robot d'acciaio" e davanti a molti altri robot come "Danguard", "Daltanious" e "Vultus V". Per il grande pubblico "Daitarn" è anche più famoso di "Gundam", complici le molte repliche sulle televisioni private, mentre "Gundam" è stato trasmesso una sola volta. I motivi del suo successo sono molteplici. Sicuramente la realizzazione tecnica è ottima, visto che si trattava di una serie ad alto budget della Sunrise. Il mecha designer è Ookawara Kunio, il cui nome è ricordato come il primo ad avere ricevuto ufficialmente il titolo di mecha designer in una serie anime, per "Gundam", realizzato l'anno successivo, ad opera dello stesso regista di "Daitarn", Yoshiyuki Tomino. Il chara design a opera di Norio Shioyama ("Combattler", "Vultus", "Trider", "Votoms") è ottimo e direi che il motivo principale del successo nostrano di questa serie è proprio il fascino del protagonista Haran Banjo e la bellezza delle sue aiutanti Beauty e Reika. Si trattava tra l'altro di una serie piuttosto maliziosa per l'epoca, paragonabile alla prima serie di Lupin; le forme generose di Beauty si facevano certamente ricordare.
La sigla italiana è eccezionale, sicuramente una delle migliori sigle di quei tempi e le voci dei doppiatori italiani erano perfette.
L'atmosfera scanzonata e auto-ironica della serie è molto piaciuta: finalmente un robot che non si prendeva sul serio! Il Daitarn è uno dei pochi robot con una faccia (è una caratteristica di molti super robot tominiani) ed è in grado di cambiare espressione, esibendo in varie occasioni delle smorfie irresistibili. A questo va aggiunta la presenza di avversari tipicamente bislacchi che spesso e volentieri fanno sorridere, visto che più o meno tutti i comandanti dei Meganoidi hanno qualche mania caratteristica. Con le macchiette umoristiche coesistono comandanti Meganoidi con storie personali tristissime, come tipico del robotico d'epoca.
Tutta la serie si gioca sull'azione frenetica, con fughe, inseguimenti e combattimenti molto spettacolari, sia a mani nude (Banjo è una versione "supereroistica" di James Bond) sia con armi varie; naturalmente i combattimenti più spettacolari sono quelli robotici e la formula di Banjo "E ora, con l'aiuto del Sole vincerò!... Attacco solare!... Energia!" è divenuta leggendaria per un'intera generazione di italiani.
Tra i meriti di "Daitarn" infatti va segnalato anche quello di essere il primo anime a utilizzare formule di rito, un trucco che ebbe enorme successo e viene usato ancora oggi specialmente nel majokko. Va anche ricordata la sequenza di trasformazione del Daitarn come una delle più lunghe, spettacolari e meglio realizzate di quegli anni, è forse la più famosa dopo quella dell'agganciamento di Goldrake. Il Daitarn è anche uno dei robot più grandi (120 metri) e questo contribuiva non poco alla spettacolarità delle sue imprese.
Dei tre super robot di Tomino pre-Gundam - "Raideen", "Zambot" e "Daitarn" -, Daitarn è di gran lunga quello più famoso in Italia. "Raideen" non è mai stato trasmesso da noi, ma chi ha avuto modo di visionarlo si rende subito conto che il "Daitarn 3" lo omaggia nel design: la barbetta da faraone egizio di Daitarn è presa pari pari da Raideen, così come la capacità di cambiare espressione. Non solo questo: Raideen è stato il primo robot ad avere un attacco finale, e l'attacco solare di Daitarn è una spettacolarizzazione di quello di Raideen. "Daitarn 3" omaggia anche "Zambot 3", nel numero e nel design; l'attacco solare di Daitarn è evidentemente il complemento dell'attacco lunare di Zambot.
Il pubblico italiano ha senz'altro preferito il solare e scanzonato "Daitarn 3" rispetto al lunare e drammatico "Zambot 3", complice anche una realizzazione tecnica molto superiore. Va comunque evitato un facile schematismo: come tipico dell'epoca, serio e faceto convivevano nelle stesse serie, e così come "Zambot 3" aveva anche un lato umoristico, specialmente nella prima parte della serie, così anche "Daitarn 3" ha un lato serio e drammatico, specialmente nel finale.
Va segnalato che il finale originale venne leggermente censurato in Italia. In originale Haran Banjo non fa una buona figura perché nell'ultima puntata si rivela essere uno spietato giustiziere animato dall'odio verso il padre (il conflitto generazionale è un tema tipico di Tomino), che stermina dei Meganoidi amanti della pace. Ciò detto, il 90% della serie è allegro e umoristico, per cui mi sento di classificarla soprattutto come rivisitazione semiseria del genere robotico.
Un voto oggettivo alla serie, visto il successo riscosso in Italia all'epoca della sua prima uscita, e vista anche l'influenza sul robotico successivo - tanto per fare un nome illustre, "Gurren Lagann" deve moltissimo a "Daitarn 3" - dovrebbe aggirarsi sul nove, anche se qualcuno potrebbe considerarla una serie da dieci e qualcun altro da otto. La media corrente di AnimeClick è 8,7. Tuttavia in qualità di semplice appassionato assegnerò un voto soggettivo molto più basso (7,5), a costo di incorrere nelle ire dei fan, perché ho sempre odiato i personaggi esibizionisti e chiassosi quali Haran Banjo.
Il Daitarn ha il vanto di essere stata la prima "americanata" vista in una serie giapponese; io, che sono sempre stato un religioso osservante dell'ortodossia nagaiana, all'epoca non lo apprezzai molto. Invece sono sempre stato un fan del brillantissimo maggiordomo Garrison, un signore di età avanzata che aveva stile a profusione. A mio avviso, è lui il personaggio più indovinato, non certo Banjo. La serie si chiude con una scena che è rimasta impressa nella mia memoria: Garrison che spegne luci, mentre i protagonisti si separano, ognuno per la sua strada.
"E ora, con l'aiuto del sole, vincerò! Attacco solare, energia!"
Per chi ha la mia età questa frase, pronunciata da Alan Benjo nel momento in cui si appresta a lanciare l'attacco decisivo per spedire all'altro mondo il cattivone di turno, riporta inevitabilmente alla mente molti ricordi, non strettamente legati al mondo degli anime ma semplicemente ai giochi dell'infanzia.
Nato alla fine degli anni settanta e diventato famosissimo in Italia durante gli anni ottanta, Daitarn III appartiene alla primissima generazione di anime "robotici" che in quegli anni riscuoteva un successo mediatico che andava ben oltre le previsioni degli esperti.
Attualmente non sono un grandissimo fan del genere mecha (con delle eccezioni, ovviamente) e rivedendo qualche episodio di una delle tante serie che furono presentate in Italia in quel periodo devo ammettere che mi viene da sorridere al ricordo della passione che nutrivo all'epoca per gli stessi. Bastava mettere insieme una squadra di eroi con una composizione abbastanza standardizzata, un robot con qualche particolare caratteristica, un gruppo di alieni che volevano invadere la Terra e, voilà, l'anime era bello che pronto. Daitarn III rappresentava una delle poche fortunate eccezioni a questo schema trito e ritrito.
Anche qui ogni singolo episodio si basava sugli scontri tra Daitarn III e la minaccia di turno; tuttavia l'originalità di quest'anime va ricercata proprio nell'inedito livello di caratterizzazione dei cattivi, ossia dei meganoidi. Questi non possono essere considerate come semplici comparse che svolgono il solito compitino e scompaiono nel nulla; quasi tutti hanno sempre un passato alle loro spalle che si rivela in molti casi davvero toccante. I più delle volte si finisce addirittura per averne pietà se non addirittura a simpatizzare con loro.
Dall'altra parte, ossia quella dei buoni, troviamo invece un trio che può essere considerato come uno dei primi esempi, anche se appena accennato, di genere harem: Alan Benjo, infatti, si avvale nella sua lotta al male dell'ausilio di due assistenti entrambe innamorate di lui. Gli sketch comici fra i tre sono qualcosa di veramente memorabile e rimarranno nella storia degli anime.
Dopo un periodo in cui il genere mecha sembrava essere diventato di poco interesse, specie dopo il successo di Evangelion in questi anni sta riacquistando nuova linfa. E questa è stata l'occasione anche per ricordare qualche vecchio anime come questo che, più di tanti altri titoli ben più rinomati, meriterebbe forse una riproposizione, sfruttando gli enormi passi avanti fatti nel comparto grafico negli ultimi trent'anni. Sperare non costa nulla e a volte i desideri si avverano.
Per chi ha la mia età questa frase, pronunciata da Alan Benjo nel momento in cui si appresta a lanciare l'attacco decisivo per spedire all'altro mondo il cattivone di turno, riporta inevitabilmente alla mente molti ricordi, non strettamente legati al mondo degli anime ma semplicemente ai giochi dell'infanzia.
Nato alla fine degli anni settanta e diventato famosissimo in Italia durante gli anni ottanta, Daitarn III appartiene alla primissima generazione di anime "robotici" che in quegli anni riscuoteva un successo mediatico che andava ben oltre le previsioni degli esperti.
Attualmente non sono un grandissimo fan del genere mecha (con delle eccezioni, ovviamente) e rivedendo qualche episodio di una delle tante serie che furono presentate in Italia in quel periodo devo ammettere che mi viene da sorridere al ricordo della passione che nutrivo all'epoca per gli stessi. Bastava mettere insieme una squadra di eroi con una composizione abbastanza standardizzata, un robot con qualche particolare caratteristica, un gruppo di alieni che volevano invadere la Terra e, voilà, l'anime era bello che pronto. Daitarn III rappresentava una delle poche fortunate eccezioni a questo schema trito e ritrito.
Anche qui ogni singolo episodio si basava sugli scontri tra Daitarn III e la minaccia di turno; tuttavia l'originalità di quest'anime va ricercata proprio nell'inedito livello di caratterizzazione dei cattivi, ossia dei meganoidi. Questi non possono essere considerate come semplici comparse che svolgono il solito compitino e scompaiono nel nulla; quasi tutti hanno sempre un passato alle loro spalle che si rivela in molti casi davvero toccante. I più delle volte si finisce addirittura per averne pietà se non addirittura a simpatizzare con loro.
Dall'altra parte, ossia quella dei buoni, troviamo invece un trio che può essere considerato come uno dei primi esempi, anche se appena accennato, di genere harem: Alan Benjo, infatti, si avvale nella sua lotta al male dell'ausilio di due assistenti entrambe innamorate di lui. Gli sketch comici fra i tre sono qualcosa di veramente memorabile e rimarranno nella storia degli anime.
Dopo un periodo in cui il genere mecha sembrava essere diventato di poco interesse, specie dopo il successo di Evangelion in questi anni sta riacquistando nuova linfa. E questa è stata l'occasione anche per ricordare qualche vecchio anime come questo che, più di tanti altri titoli ben più rinomati, meriterebbe forse una riproposizione, sfruttando gli enormi passi avanti fatti nel comparto grafico negli ultimi trent'anni. Sperare non costa nulla e a volte i desideri si avverano.
Mamma mia quanti ricordi! "Per la pace nel mondo ti combatterò con il Daitarn 3, se non temi questa potenza, fatti avanti!". Questa è la celebre frase di Haran Banjo, la frase con cui sono cresciuto e che urlavo in ogni episodio insieme a lui.
Il protagonista di questa magnifica serie è Haran Banjo, l'eroe della mia infanzia, forte, determinato e anche un po' donnaiolo, lui per me è stato veramente un idolo. Infatti Daitarn non era la mia serie robotica preferita in tutto e per tutto, ma diciamo che Banjo ha contribuito parecchio, lo adoravo a tal punto che l'avrei voluto come amico o fratello maggiore. Insomma un vero colpo di fulmine.
Un altro buon ricordo che avevo di questa serie era la comicità, in effetti nonostante abbia una storia seria riesce sempre a smorzare la tensione con dei siparietti comici davvero divertenti, un umorismo un po' antiquato e vero, ma abbastanza simpatico anche a distanza di molti anni. Per farvi un esempio guardatevi l'episodio 22, pura follia e comicità, dove vedremo una divertentissima parodia del cinema americano, e non è mica l'unica. Capiterà spesso di vedere episodi di questo tipo, dove vengono presi in giro i cattivi e i robot stessi.
Parlando invece del robot, il Daitarn, non mi piaceva particolarmente, non lo paragonerei mai a un Combattler V o a un Daltanious, ma a rivederlo ora che ho un ottica diversa c'è da dire che non è niente male. Forse quello che non mi va particolarmente a genio è il viso, molto umano e con quella bocca sempre aperta. Ma do un punto a favore alle tecniche e agli armamenti vari: come non amare le sue spade e la lancia, o l'indimenticabile ventaglio.
Perchè Daitarn 3? Per via dei suoi 3 stadi di trasformazione: il suo stadio robot, quello aereo e infine da carro armato. Poi se proprio dobbiamo dirla tutta, non c'è avversario che non venga sconfitto con il raggio solare in un sol colpo. La domanda sorge spontanea: perché non lo usa fin da subito?
Insomma nel totale è un buon robot, dalle forme squadrate e spigolose, diversamente da quelli Nagaiani come Getter e Mazinga.
La sigla italiana è veramente eccellente, una delle migliori, anzi no, per me è la migliore sigla di tutti gli anime anni '70. Da bambino la cantavo in continuazione, era veramente bellissima, e vi assicuro che ancora adesso riprovo le stesse emozioni nel risentirla.
Poi quella frase nel ritornello "Perché tu ci sei amico Daitarn", non si poteva dire una cosa più vera.
Perché talvolta i bambini amano i super robots anziché i real? Perché sono eroi, sono amici, combattono per sconfiggere il male, ci difendono, e tutti tifano indiscutibilmente per loro. I robots di una volta ci hanno conquistato un po' tutti, erano i veri protagonisti della storia, sono e saranno per sempre i difensori della giustizia, che ci hanno fatto sognare e ci faranno sognare sempre.
Daitarn è stato un chiaro esempio di ciò che era il genere super robot, e ancora oggi nel rivederlo mi sembra di tornare bambino e mi gasa tantissimo vederlo all'azione, un'emozione indescrivibile.
La storia, come in tutti gli anime robotici vecchio stampo, procede molto lentamente, anzi potremmo dire che non procede affatto! Ma d'altronde quegli anime sono tutti così, è anche l'ingenuità e la ripetitività di episodi autoconclusivi che mi fa amare il genere. Alla fine di ogni episodio c'è sempre - o quasi - una morale, perciò mi ritengo fortunato a essere cresciuto con un grandissimo pilastro dell'animazione quale è Daitarn 3.
Assolutamente indimenticabile. Voto 10 e lode.
Il protagonista di questa magnifica serie è Haran Banjo, l'eroe della mia infanzia, forte, determinato e anche un po' donnaiolo, lui per me è stato veramente un idolo. Infatti Daitarn non era la mia serie robotica preferita in tutto e per tutto, ma diciamo che Banjo ha contribuito parecchio, lo adoravo a tal punto che l'avrei voluto come amico o fratello maggiore. Insomma un vero colpo di fulmine.
Un altro buon ricordo che avevo di questa serie era la comicità, in effetti nonostante abbia una storia seria riesce sempre a smorzare la tensione con dei siparietti comici davvero divertenti, un umorismo un po' antiquato e vero, ma abbastanza simpatico anche a distanza di molti anni. Per farvi un esempio guardatevi l'episodio 22, pura follia e comicità, dove vedremo una divertentissima parodia del cinema americano, e non è mica l'unica. Capiterà spesso di vedere episodi di questo tipo, dove vengono presi in giro i cattivi e i robot stessi.
Parlando invece del robot, il Daitarn, non mi piaceva particolarmente, non lo paragonerei mai a un Combattler V o a un Daltanious, ma a rivederlo ora che ho un ottica diversa c'è da dire che non è niente male. Forse quello che non mi va particolarmente a genio è il viso, molto umano e con quella bocca sempre aperta. Ma do un punto a favore alle tecniche e agli armamenti vari: come non amare le sue spade e la lancia, o l'indimenticabile ventaglio.
Perchè Daitarn 3? Per via dei suoi 3 stadi di trasformazione: il suo stadio robot, quello aereo e infine da carro armato. Poi se proprio dobbiamo dirla tutta, non c'è avversario che non venga sconfitto con il raggio solare in un sol colpo. La domanda sorge spontanea: perché non lo usa fin da subito?
Insomma nel totale è un buon robot, dalle forme squadrate e spigolose, diversamente da quelli Nagaiani come Getter e Mazinga.
La sigla italiana è veramente eccellente, una delle migliori, anzi no, per me è la migliore sigla di tutti gli anime anni '70. Da bambino la cantavo in continuazione, era veramente bellissima, e vi assicuro che ancora adesso riprovo le stesse emozioni nel risentirla.
Poi quella frase nel ritornello "Perché tu ci sei amico Daitarn", non si poteva dire una cosa più vera.
Perché talvolta i bambini amano i super robots anziché i real? Perché sono eroi, sono amici, combattono per sconfiggere il male, ci difendono, e tutti tifano indiscutibilmente per loro. I robots di una volta ci hanno conquistato un po' tutti, erano i veri protagonisti della storia, sono e saranno per sempre i difensori della giustizia, che ci hanno fatto sognare e ci faranno sognare sempre.
Daitarn è stato un chiaro esempio di ciò che era il genere super robot, e ancora oggi nel rivederlo mi sembra di tornare bambino e mi gasa tantissimo vederlo all'azione, un'emozione indescrivibile.
La storia, come in tutti gli anime robotici vecchio stampo, procede molto lentamente, anzi potremmo dire che non procede affatto! Ma d'altronde quegli anime sono tutti così, è anche l'ingenuità e la ripetitività di episodi autoconclusivi che mi fa amare il genere. Alla fine di ogni episodio c'è sempre - o quasi - una morale, perciò mi ritengo fortunato a essere cresciuto con un grandissimo pilastro dell'animazione quale è Daitarn 3.
Assolutamente indimenticabile. Voto 10 e lode.
All'epoca mi faceva impazzire, ma a rivederlo oggi, se devo essere sincero... non lo ricordavo cosi', per certi versi, demenziale!
La storia e' comunque molto bella ed insolita per i tempi che furono, ma, a differenza di Goldrake e Jeeg, il combattimento con il nemico si sapeva come andava a finire... usando la sua arma piu' potente, appunto, alla fine!
Il successo che ebbe poi addirittura il protagonista Aran Banjo fu a dir poco strepitoso: tutte le ragazzine, nel loro immaginario, impazzivano letteralmente per lui e questo perche' la voce che venne usata era/fu la piu' azzeccata in assoluto( come quella di Rocky Joe o Sakuragi per intenderci). Il vero successo fu in questo, anche perche' risentendolo con il nuovo doppiaggio... meglio lasciar stare!
In conclusione e' assolutamente da vedere!
La storia e' comunque molto bella ed insolita per i tempi che furono, ma, a differenza di Goldrake e Jeeg, il combattimento con il nemico si sapeva come andava a finire... usando la sua arma piu' potente, appunto, alla fine!
Il successo che ebbe poi addirittura il protagonista Aran Banjo fu a dir poco strepitoso: tutte le ragazzine, nel loro immaginario, impazzivano letteralmente per lui e questo perche' la voce che venne usata era/fu la piu' azzeccata in assoluto( come quella di Rocky Joe o Sakuragi per intenderci). Il vero successo fu in questo, anche perche' risentendolo con il nuovo doppiaggio... meglio lasciar stare!
In conclusione e' assolutamente da vedere!
Distruggere i meganoidi e salvare il mondo, quanto poco e riduttivo sarebbe parlare così di questo anime.
L'anime ha sicuramente il suo punto di forza nell'usare un gigantesco robot guidato da un essere umano superdotato e ridare speranza alle genti, bisogna però ammettere che i cattivi di questo anime non sono da meno a reggere la scena.
L'era robotica vista su questo anime è da interpretare attraverso i nemici con il concetto di superuomo, i migliori dovranno sopravvivere e i migliori dovranno dettare le leggi nel nuovo mondo che i loschi figuri vogliono costruire.
Gli ingredienti ci sono tutti, il pianeta Marte, laddove c'è l'esplicito richiamo alla guerra, degli alieni senza scrupoli che vogliono trasformare i più dotati esseri umani in supersoldati, ma è uno scopo che man mano che si svolge la serie si viene a perdere, fino a quando questa teoria superomistica viene a cadere del tutto, non tanto per la malvagità degli antagonisti, ma quanto per la sete di libertà del protagonista che rinuncia ad ogni episodio a seguire tali tracce.
E difatti banjo e i meganoidi si possono dire due risvolti della stessa medaglia, il primo figlio di chi ha creato tutte quelle macchine, nel bene e nel male, i secondi alla ricerca solo di far passare dalla parte del male tutti gli intenti di banjo, visto che daitarn ha una fonte di energia inesauribile ed imparagonabile a quella di qualsiasi altra macchina.
I nemici non considerano, però che daitarn è stato creato ad immagine e somiglianza dello stesso banjo, appare e scompare come un sole che si eleva e tramonta, scappa dai meganoidi il protagonista come il sole fugge dalle tenebre.
Ma il sole è fonte di vita, oltre che dei poteri dello stesso robot, per cui banjo fa bene a fuggire dalle losche trame dei meganoidi per proteggersi col robot, ma laddove il robot nulla può fare interviene lo spirito sano e giusto di banjo che riporterà la salvezza all'umanità, laddove è validissima la teoria, a mio avviso, l'intelligenza e lo spirito dell'uomo, finché esso vivrà con cuore e coraggio, mai potranno essere sostituiti da una macchina o robot, priva di amore e umanità.
L'uomo con le macchine cerca di migliorare la sua specie, ma non potrà mai dare alle macchine le perfette origini da cui l'umana specie deriva, ovvero avere un cuore e un senso di umanità verso il prossimo.
Credo sia un ulteriore modo per cui questo cartone, pur avendo ormai una trentina di anni sulle spalle, merita assolutamente di essere visto, e tra le altre cose, è un cartone che ancora oggi le reti trasmettono spesso, fidatevi delle parole del demone!
L'anime ha sicuramente il suo punto di forza nell'usare un gigantesco robot guidato da un essere umano superdotato e ridare speranza alle genti, bisogna però ammettere che i cattivi di questo anime non sono da meno a reggere la scena.
L'era robotica vista su questo anime è da interpretare attraverso i nemici con il concetto di superuomo, i migliori dovranno sopravvivere e i migliori dovranno dettare le leggi nel nuovo mondo che i loschi figuri vogliono costruire.
Gli ingredienti ci sono tutti, il pianeta Marte, laddove c'è l'esplicito richiamo alla guerra, degli alieni senza scrupoli che vogliono trasformare i più dotati esseri umani in supersoldati, ma è uno scopo che man mano che si svolge la serie si viene a perdere, fino a quando questa teoria superomistica viene a cadere del tutto, non tanto per la malvagità degli antagonisti, ma quanto per la sete di libertà del protagonista che rinuncia ad ogni episodio a seguire tali tracce.
E difatti banjo e i meganoidi si possono dire due risvolti della stessa medaglia, il primo figlio di chi ha creato tutte quelle macchine, nel bene e nel male, i secondi alla ricerca solo di far passare dalla parte del male tutti gli intenti di banjo, visto che daitarn ha una fonte di energia inesauribile ed imparagonabile a quella di qualsiasi altra macchina.
I nemici non considerano, però che daitarn è stato creato ad immagine e somiglianza dello stesso banjo, appare e scompare come un sole che si eleva e tramonta, scappa dai meganoidi il protagonista come il sole fugge dalle tenebre.
Ma il sole è fonte di vita, oltre che dei poteri dello stesso robot, per cui banjo fa bene a fuggire dalle losche trame dei meganoidi per proteggersi col robot, ma laddove il robot nulla può fare interviene lo spirito sano e giusto di banjo che riporterà la salvezza all'umanità, laddove è validissima la teoria, a mio avviso, l'intelligenza e lo spirito dell'uomo, finché esso vivrà con cuore e coraggio, mai potranno essere sostituiti da una macchina o robot, priva di amore e umanità.
L'uomo con le macchine cerca di migliorare la sua specie, ma non potrà mai dare alle macchine le perfette origini da cui l'umana specie deriva, ovvero avere un cuore e un senso di umanità verso il prossimo.
Credo sia un ulteriore modo per cui questo cartone, pur avendo ormai una trentina di anni sulle spalle, merita assolutamente di essere visto, e tra le altre cose, è un cartone che ancora oggi le reti trasmettono spesso, fidatevi delle parole del demone!
Ecco un altro mito che insieme a Goldrake fa parte della storia! L'invincibile Daitarn che ho apprezzato più ora che da bambina perchè si passa dal "drammatico", al comico, fino al demenziale, con una spruzzata qua e là di poesia. Il tutto capita spesso in un singolo episodio. La cosa che piaceva molto era che le 2 ragazze e soprattutto il bambino intervenivano non solo per partecipare alle battaglie, ma anche in situazioni comiche. L'idea di colui che combatte i meganoidi sia figlio del loro creatore è stupenda! L'episodio finale chiude degnamente la saga. GRANDE!!!
Chi di noi da piccolo non ha mai urlato giocando:"attacco solare, energia"!!!
Un titolo storico per l'epoca, bellissimi i disegni, geniali le gag tra personaggi. Il mitico Alan Banjo è intramontabile, è il bel tenebroso ed allo stesso tempo una persona molto umana, con mille difetti! Questa opera rompe con le altre serie di robot per una serie di motivi:
- l'eroe delle storia è una persona umana al 100%, e non un qualche mito irraggiungibile;
- il Daitarn 3 è uno dei pochi robot ad avere delle espressioni facciali, il che lo rende umano, al pari del protagonista;
- gli stessi cattivi della storia non sono cattivi e basta, ma hanno anche loro una propria sensibilità, aspetto che viene spesso tralasciato nelle serie che hanno i robot come protagonisti;
- ogni personaggio (sia quelli principali che quelli secondari) viene ben caratterizzato e si integra perfettamente con la trama;
- i personaggi buoni non la spuntano sempre al primo colpo, ma riescono nei loro intenti solo dopo un processo di maturazione interiore.
Questi elementi fanno sì che la saga del Daitarn 3 sia unica nel suo genere e quindi a mio avviso questo titolo continua a rivaleggiare con altre opere più recenti, sebbene il suo comparto grafico sia inferiore rispetto alle opere moderne.
Un titolo storico per l'epoca, bellissimi i disegni, geniali le gag tra personaggi. Il mitico Alan Banjo è intramontabile, è il bel tenebroso ed allo stesso tempo una persona molto umana, con mille difetti! Questa opera rompe con le altre serie di robot per una serie di motivi:
- l'eroe delle storia è una persona umana al 100%, e non un qualche mito irraggiungibile;
- il Daitarn 3 è uno dei pochi robot ad avere delle espressioni facciali, il che lo rende umano, al pari del protagonista;
- gli stessi cattivi della storia non sono cattivi e basta, ma hanno anche loro una propria sensibilità, aspetto che viene spesso tralasciato nelle serie che hanno i robot come protagonisti;
- ogni personaggio (sia quelli principali che quelli secondari) viene ben caratterizzato e si integra perfettamente con la trama;
- i personaggi buoni non la spuntano sempre al primo colpo, ma riescono nei loro intenti solo dopo un processo di maturazione interiore.
Questi elementi fanno sì che la saga del Daitarn 3 sia unica nel suo genere e quindi a mio avviso questo titolo continua a rivaleggiare con altre opere più recenti, sebbene il suo comparto grafico sia inferiore rispetto alle opere moderne.
Tra tutti i cartoni animati dedicati ai robottoni quello di daitarn 3 è l'unico che lo rivedo sempre volentieri e grazie ai molteplici doppiaggi riesco a godermelo in maniera differente ogni volta.
Come tutti gli anime-robot la serie di episodi si svolge sempre in maniera uguale (arriva il boss-lo facciamo fuori) sempre avendo la trama di fondo che si sviluppa lentamente episodio dopo episodio. Il punto forte dell'anime è l'umanità del robot: ha espressioni facciali che cambiano a seconda della scena ed il più delle volte sono assurdamente divertenti. Io lo consiglio a tutti: è un anime CULT che DEVE essere visto da chiunque. Vi piacerà sicuramente e alla fine vi scapperà pure la lacrimuccia. Ragazzi, con l'aiuto del sole si vince sempre! Non dimenticatelo mai!
SUN ATTACK!!
Come tutti gli anime-robot la serie di episodi si svolge sempre in maniera uguale (arriva il boss-lo facciamo fuori) sempre avendo la trama di fondo che si sviluppa lentamente episodio dopo episodio. Il punto forte dell'anime è l'umanità del robot: ha espressioni facciali che cambiano a seconda della scena ed il più delle volte sono assurdamente divertenti. Io lo consiglio a tutti: è un anime CULT che DEVE essere visto da chiunque. Vi piacerà sicuramente e alla fine vi scapperà pure la lacrimuccia. Ragazzi, con l'aiuto del sole si vince sempre! Non dimenticatelo mai!
SUN ATTACK!!
Ovviamente rivisto al giorno d'oggi non ha lo stesso effetto di quando arrivò per la prima volta in Italia è normale. Non me lo ricordavo così demenziale, ma comunque sempre bello! Certo il vecchio doppiaggio è di gran lunga migliore del nuovo tanto che Banjo divenne un icona per le ragazzine dell'epoca proprio grazie all'eccellente doppiaggio dell'epoca. E' in assoluto il primo robot ad assumere espressioni facciali umane e quindi la demenzialità della serie è fatta apposta e non messa lì per caso (in questo caso demenzialità è sinonimo di comicità)! Bisogna sempre considerare il periodo in cui un'anime viene distribuito e ora come ora sembra tutto normale e scontato ma vi ricordo che Daitarn III è un lavoro del 1978!
P.S. seppur bello e meglio realizzato Evangelion può solo portargli le borse della spesa al nostro Daitarn III! Pochi personaggi degli anime,a oggi, possono vantare lo stesso carisma di Haran Banjo!
P.S. seppur bello e meglio realizzato Evangelion può solo portargli le borse della spesa al nostro Daitarn III! Pochi personaggi degli anime,a oggi, possono vantare lo stesso carisma di Haran Banjo!
Ovviamente i manga meno recenti sono i migliori. Direi che tra tutti i personaggi robot Daitarn è quello che più di tutti ha lasciato il segno. Vogliamo parlare della sigla? Un vero capolavoro. Certo i disegni non sono dei migliori, ma dobbiamo considerare che è un anime di altri tempi e che all'epoca era lo stile più adatto. Adatti ai maschi sopratutto, ma anche le femmine possono innamorarsene.
Una gran bella serie che è sempre un piacere rivedere. Una delle prime poi che invece dei soliti alieni mette invece contro dei robot creati dall' uomo, un pò come "Kyashan", anche se poi si sviluppa in decisamente in altro modo. Se ad esempio nelle serie di Go Nagai la parte comica era affidata a Boss e company, quì invece sono proprio i protagonisti, e anche in taluni casi dei meganoidi, ad essere principali interpreti delle gag che è una dei suoi punti di forza.
Altra cosa curiosa e che era già stata fatta notare è che il robot non è più esclusività del pilota principale, ma finiscono per guidarlo un pò tutti!
Non bisogna però dimenticare l' altro lato, quello "serio", che avviene in vari casi come quando degli umani diventano meganoidi in circa di una nuova vita e per vendicarsi di chi li ha emarginati. Particolarmente commovente e triste a mio giudizio è l' episodio con il mago Edwin. La serie quindi non indica nei meganoidi l' unico nemico, ma offre anche degli spunti di critica alla società. Supervisore, Yoshiyuki Tomino, poi famoso per Gundam. Il finale solo rimane un pò enigmatico.
Altra cosa curiosa e che era già stata fatta notare è che il robot non è più esclusività del pilota principale, ma finiscono per guidarlo un pò tutti!
Non bisogna però dimenticare l' altro lato, quello "serio", che avviene in vari casi come quando degli umani diventano meganoidi in circa di una nuova vita e per vendicarsi di chi li ha emarginati. Particolarmente commovente e triste a mio giudizio è l' episodio con il mago Edwin. La serie quindi non indica nei meganoidi l' unico nemico, ma offre anche degli spunti di critica alla società. Supervisore, Yoshiyuki Tomino, poi famoso per Gundam. Il finale solo rimane un pò enigmatico.
Ho visto Daitrn III sia su MTV, sia la prima versione che trasmisero in Italia quella con il doppiaggio originale. Che dire? Daitarn III negli anni '80 porto un po' di umorismo nelle serie robotiche grazie a un Banjo poco complessato, ma convinto e ironico durante le battaglie, con dei cattivi di personalità diverse anche buffi. Ancora oggi mi emoziona e mi diverte vederla. Quindi dico: Attacco Solare, energia...
Daitan (lo scrivo volutamente senza r... alla vecchia maniera...) è stato rivoluzionario! Dopo anime robotici tristi e catastrofisti (Baldios, Zambot3, ecc..) o con Target puramente commerciali (i vari robot componibili) o, peggio ancora, fotocopie di serie precedenti, Daitan fu una grande sorpresa!! Ok, c'e` molta nostalgia nel mio voto (i 30 non li compio piu`) ma tutt' ora e` una serie godibile, divertente, a cui molte opere moderne devono molto (Tengen toppa lo omaggia praticamente in ogni episodio). Simpatia che si trova pur negli episodi finali (anche se virano leggermente sul nostalgico) cosa che altre opere simili non fanno! (Daltanius , partito sulle stesse "note" nel finale diventa moralista e serioso). Gag memorabili (molte fatte da Daitan! Dove lo trovate un Robot che fa le facciacce e piange?) cattivi simpatici (i meganoidi sono umanissimi, complessati, profondi, stupidi, intelligenti, sfigati... difficilmente TROVAVI DUE CARATTERIZZAZIONI UGUALI)
Episodi tutti uguali? Poca introspezione? E` una serie del 78 ragazzi! Gundam doveva ancora nascere (stessi autori)! Rispetto alle sue contemporanee era un saggio di psicologia! E poi cosa volete da una serie robotica se non azione! Scontati gli scontri? Clichè come trasformazione lunga, posa con frase d' effetto ("SE NON HAI PAURA DI QUESTA POTENZA, FATTI AVANTI!!!" MITICO BENJIO!) E MOSSA FINALE IPER POTENTE? tutti i robot dell'epoca erano cosi! (e non solo quelli). Chi considera EVA l'apogeo delle serie robotiche (ottimo anime, ma i robot sono solo un pretesto!!) vedra` in Daitan solo un fustino del Dash colorato (io mi ero fatto un DAITAN con il fustino del Dash! era pure venuto bene) con difetti infantili e trama banale (sicuri? i dubbi su Koros e il rapporto con Benjio non vengono svelati).
Consiglio di guardarlo a tutti (piace pure a mia madre). ED ORA CON L'AIUTO DEL SOLE VINCERO`... ATTACCO SOLARE... ENERGIA!
Episodi tutti uguali? Poca introspezione? E` una serie del 78 ragazzi! Gundam doveva ancora nascere (stessi autori)! Rispetto alle sue contemporanee era un saggio di psicologia! E poi cosa volete da una serie robotica se non azione! Scontati gli scontri? Clichè come trasformazione lunga, posa con frase d' effetto ("SE NON HAI PAURA DI QUESTA POTENZA, FATTI AVANTI!!!" MITICO BENJIO!) E MOSSA FINALE IPER POTENTE? tutti i robot dell'epoca erano cosi! (e non solo quelli). Chi considera EVA l'apogeo delle serie robotiche (ottimo anime, ma i robot sono solo un pretesto!!) vedra` in Daitan solo un fustino del Dash colorato (io mi ero fatto un DAITAN con il fustino del Dash! era pure venuto bene) con difetti infantili e trama banale (sicuri? i dubbi su Koros e il rapporto con Benjio non vengono svelati).
Consiglio di guardarlo a tutti (piace pure a mia madre). ED ORA CON L'AIUTO DEL SOLE VINCERO`... ATTACCO SOLARE... ENERGIA!
Anime piacevole, ma non esente da difetti, come ad esempio la banalità della trama sempre uguale e i disegni non proprio eccelsi! Ma si ricordi che questo anime è del 77-78 e a quei tempi gli anime erano quasi tutti di questo stampo, alcuni si copiavano a vicenda in maniera a dir poco scandalosa, erano sempre e solo 5 o 6 robot che si assemblavano tra loro.
Daitarn invece era leggermente più innovativo sotto questo aspetto, oltretutto ci si fà un mucchio di risate! Lo consiglio vivamente.
Daitarn invece era leggermente più innovativo sotto questo aspetto, oltretutto ci si fà un mucchio di risate! Lo consiglio vivamente.
E' l'anime robotico comico per eccellenza. Col suo umorismo e la sua comicità che dominano quasi costantemente tutta la serie come mai capita altrove, si distacca di una spanna da tutti gli altri robottoni che non si sono mai spinti più in là di tanto in questo senso, situandosi fra l'altro letteralmente agli antipodi del severo Baldios, ad oggi la serie più triste e più drammatica fra quelle conosciute, in un'ideale classifica.
Nata dal genio di Yoshiyuki Tomino nel 1978-79, subito prima della rivoluzione di Gundam, é da sempre una delle serie più famose, divertenti e amate dai fans dei cartoons nipponici, in patria e all'estero. Un riuscito cocktail di fantascienza, azione, ironia, comicità visiva, avventure alla James Bond, erotismo e citazioni, ma anche di inaspettati squarci malinconici o addirittura drammatici. Daitarn 3 infatti non é solo commedia e risate, ma ha anche alcuni momenti seri che si integrano e si armonizzano perfettamente con tutto l'insieme rendendo la serie ancora più gradevole e apprezzabile, e soprattutto il finale, così nettamente contrastante con lo spirito ed il tono "leggero" ed ironico che la caratterizzano, considerato da molti un vero colpo di genio dell'Autore.
L'anime vede al centro il mitico Haran Banjo, prototipo dell'eroe abile e coraggioso (e fortunato)alla 007, combattere con il suo robot contro i meganoidi, esseri metà uomo metà macchina frutto di un esperimento sbagliato di suo padre che odia per questo, capeggiati dal primo e più potente essere creato, il grande Donzauker, gigantesco umanoide che vive in una sorta di stato catatonico esprimendosi solo con suoni, e dalla sua luogotenente, la perfida e gelida Koros, attraverso la quale comunica. Attorno a Banjo le sue due belle assistenti, Reyka e Beauty, senza dubbio altro punto di forza della serie, che apportano più di un tocco di sensualità, l'orfano Toppy e il simpatico maggiordomo Garrison. Personaggi ben caratterizzati e incisi che rimangono nella memoria. Ma il lato comico in Daitarn 3 non si riferisce soltanto agli "eroi" o ai "buoni" bensì anche ai nemici meganoidi - Donzauker e Koros a parte -, ed é ben sottolineato soprattutto dall'abbondante ricorso alla grafica super-deformed come in nessun altra serie robotica che ne fa un caso unico nella produzione di quel periodo. Anche il mecha-design del robot protagonista ha una faccia ed una mimica tutta umana. Notevoli anche i comandanti meganoidi, ognuno con una loro "particolarità" o inclinazione, qualcuno più profondo, problematico e drammatico di altri, e tutti (donne a parte) ben doppiati dal bravo Vittorio Di Prima che con il suo timbro di voce cavernoso, a metà fra l'aspro e il cattivo ed il comico-caricaturale nr rende bene l'essenza pur nelle rispettive diversità. Memorabile anche la loro trasformazione in megaborg, ossia il mostro di turno da distruggere. E splendide le background music, fra le migliori di sempre a mio avviso. Ritmo indiavolato e frenetico da slapstick comedy nei momenti clou, imprese ed esibizioni soprattutto del protagonista Banjo volutamente esasperate, "assurde" ed impossibili. Puntate tutte autoconclusive, dalla prima all'ultima, ma ogni volta varie e ricche di trovate e fantasia. Ce n'é persino una, "La guerra dei robot", episodio riempitivo realizzato assemblando esplicitamente idee e spezzoni di episodi precedenti, che a qualcuno (non qui) ha fatto storgere il naso suonando come una "stonatura" nel complesso, ma che é fra quelli che a me sono piaciuti di più. Come si vede, un anime che segue lo schema fisso di quasi tutte le serie di allora rivitalizzandolo non poco con l'intento ed il taglio apertamente ironico-parodistico. In Italia arrivò nel 1980 spopolando su tutte le reti locali di quegli anni (come un'altra famosissima serie del suo creatore, Gundam) e portando fra l'altro al successo una delle più belle e memorabili sigle italiane dell'animazione giapponese che al solo ripensarla risveglia fior di ricordi. Molti anni dopo Daitarn 3 é stato distribuito su vhs per la Dynamic Italia, e in tempi più recenti é stato rimasterizzato e completamente ridoppiato per l'uscita in dvd, seguendo anche in questo la sorte di altre serie di Tomino quali lo stesso Gundam e Zambot 3, in una versione che personalmente non ho ancora visto e che, come capita non di rado in questi casi, ha scontentato diversi fans nostalgici del doppiaggio storico, in cui faceva spicco il grande Renzo Stacchi che dava la voce ad Haran Banjo.
Nata dal genio di Yoshiyuki Tomino nel 1978-79, subito prima della rivoluzione di Gundam, é da sempre una delle serie più famose, divertenti e amate dai fans dei cartoons nipponici, in patria e all'estero. Un riuscito cocktail di fantascienza, azione, ironia, comicità visiva, avventure alla James Bond, erotismo e citazioni, ma anche di inaspettati squarci malinconici o addirittura drammatici. Daitarn 3 infatti non é solo commedia e risate, ma ha anche alcuni momenti seri che si integrano e si armonizzano perfettamente con tutto l'insieme rendendo la serie ancora più gradevole e apprezzabile, e soprattutto il finale, così nettamente contrastante con lo spirito ed il tono "leggero" ed ironico che la caratterizzano, considerato da molti un vero colpo di genio dell'Autore.
L'anime vede al centro il mitico Haran Banjo, prototipo dell'eroe abile e coraggioso (e fortunato)alla 007, combattere con il suo robot contro i meganoidi, esseri metà uomo metà macchina frutto di un esperimento sbagliato di suo padre che odia per questo, capeggiati dal primo e più potente essere creato, il grande Donzauker, gigantesco umanoide che vive in una sorta di stato catatonico esprimendosi solo con suoni, e dalla sua luogotenente, la perfida e gelida Koros, attraverso la quale comunica. Attorno a Banjo le sue due belle assistenti, Reyka e Beauty, senza dubbio altro punto di forza della serie, che apportano più di un tocco di sensualità, l'orfano Toppy e il simpatico maggiordomo Garrison. Personaggi ben caratterizzati e incisi che rimangono nella memoria. Ma il lato comico in Daitarn 3 non si riferisce soltanto agli "eroi" o ai "buoni" bensì anche ai nemici meganoidi - Donzauker e Koros a parte -, ed é ben sottolineato soprattutto dall'abbondante ricorso alla grafica super-deformed come in nessun altra serie robotica che ne fa un caso unico nella produzione di quel periodo. Anche il mecha-design del robot protagonista ha una faccia ed una mimica tutta umana. Notevoli anche i comandanti meganoidi, ognuno con una loro "particolarità" o inclinazione, qualcuno più profondo, problematico e drammatico di altri, e tutti (donne a parte) ben doppiati dal bravo Vittorio Di Prima che con il suo timbro di voce cavernoso, a metà fra l'aspro e il cattivo ed il comico-caricaturale nr rende bene l'essenza pur nelle rispettive diversità. Memorabile anche la loro trasformazione in megaborg, ossia il mostro di turno da distruggere. E splendide le background music, fra le migliori di sempre a mio avviso. Ritmo indiavolato e frenetico da slapstick comedy nei momenti clou, imprese ed esibizioni soprattutto del protagonista Banjo volutamente esasperate, "assurde" ed impossibili. Puntate tutte autoconclusive, dalla prima all'ultima, ma ogni volta varie e ricche di trovate e fantasia. Ce n'é persino una, "La guerra dei robot", episodio riempitivo realizzato assemblando esplicitamente idee e spezzoni di episodi precedenti, che a qualcuno (non qui) ha fatto storgere il naso suonando come una "stonatura" nel complesso, ma che é fra quelli che a me sono piaciuti di più. Come si vede, un anime che segue lo schema fisso di quasi tutte le serie di allora rivitalizzandolo non poco con l'intento ed il taglio apertamente ironico-parodistico. In Italia arrivò nel 1980 spopolando su tutte le reti locali di quegli anni (come un'altra famosissima serie del suo creatore, Gundam) e portando fra l'altro al successo una delle più belle e memorabili sigle italiane dell'animazione giapponese che al solo ripensarla risveglia fior di ricordi. Molti anni dopo Daitarn 3 é stato distribuito su vhs per la Dynamic Italia, e in tempi più recenti é stato rimasterizzato e completamente ridoppiato per l'uscita in dvd, seguendo anche in questo la sorte di altre serie di Tomino quali lo stesso Gundam e Zambot 3, in una versione che personalmente non ho ancora visto e che, come capita non di rado in questi casi, ha scontentato diversi fans nostalgici del doppiaggio storico, in cui faceva spicco il grande Renzo Stacchi che dava la voce ad Haran Banjo.
Robottone leggendario che si merita un 8 pieno + 1 punto extra per la sigla (la migliore mai realizzata). L umorismo e le continue scene d azione rendono ogni episodio gradevole. Di grande effetto è la tecnica di abbinare un inizio scanzonato,infarcito di battute, smorfie facciali stilizzate, etc... ad un finale macabro che lascia un senso di inquietudine (tecnica di certo ripresa più volte toccando il culmine con Evangelion). Resta l amaro in bocca per gli indizi (davvero vaghi ma di certo non casuali) lasciati in sospeso sull identità ed i legami tra Koros, Don Zauker, Benjo, madre, fratello e padre...
Io adoro i robottoni Giapponesi, ma non posso dare a questo anime più di 5, cominciando dalla realizazzione tecnica la prima cosa che mi viene da dire (e che ho notato in molti episodi) è: perchè il Daitarn quando è un carro armato è minuscolo in confronto ai suoi nemici e quando è un robot è colossale? Ma questo è solo uno dei difetti, la cosa peggiore è la storia, che è di un banale incredibile il fatto che in ogni episodio distrugge i nemici nello stesso modo, pronunciando la stessa identica frase "con l'energia solare vincerò". Poi l'unico personaggio degno di nota è Garrison, il maggiordomo, e come ultima cosa mi sono sempre chiesto come il Daitarn possa volare visto che non ha propulsori e nella trasformazione da astronave a robot si nota che i propulsori delle ali contengono i cingoli del carro armato in cui può anche trasformarsi.
Ho rivisto questo anime su MTV qualche mese fà insieme a mio cugino di 4 anni e ovviamente a lui è piaciuto un casino mentre per me il migliore rimane Evangelion.
Ho rivisto questo anime su MTV qualche mese fà insieme a mio cugino di 4 anni e ovviamente a lui è piaciuto un casino mentre per me il migliore rimane Evangelion.
Nonostante l'applicazione di uno svolgimento del plot ugualissimo in tutti gli episodi - persino quello finale! -, Daitarn riesce ad essere un ottimo anime seriale grazie ai personaggi convincenti (anche se non approfonditi), all'ironia (arma utilizzata spesso e che fa sempre centro) e ad un rapporto coi cattivi che è tutto meno che unidirezionale. Il bene ed il male sono intesi come molto sfumati l'uno nell'altro; i meganoidi mantengono molto di umano (mostrati a soffrire, amare, tremare di paura, ecc.) e lo stesso Aran Banjo che alle volte si mostra immotivatamente più crudele degli stessi (presunti) cattivi.
Non capisco perchè piaccia a tante persone, io lo trovo uno dei peggiori anime robotici mai creati, se non il peggiore. Scade troppo nella demenzialità e finisce per essere puerile. Tratta inoltre- e questo è un altro suo grave difetto- con eccessiva superficialità il tema delle persone che si trasformano in meganoidi e le storie toccanti che spesso questi si portano dietro le spalle. Banjo appare molte volte gratuitamente spietato verso i suoi nemici e l'unica spiegazione possibile -dal punto di vista del cartone- è che cerchi una vendetta per la morte dei suoi familiari. Il discorso tecnico è del tutto inverosimile, anche in relazione a questo tipo di cartoni: si pretende che a gestire sia la base che la tecnologia del Daitarn sia il solo Garrison (che già farebbe fatica a occuparsi della manutenzione della villa), Beauty e Reika vanno in battaglia senza nemmeno indossare uno straccio di tuta (costava troppo?), il robot si mette a fare versacci e mimiche...per finire, le battaglie: che gusto c'è a vedere uno scontro che tanto si conclude sempre nello stesso identico modo, ovvero col colpo solare del Daitarn? Come mai Banjo non usa subito quest'arma e perde tempo con raggi e missiletti vari? E come mai i Megaborg continuano ad accettare battaglia con il robot se tanto il colpo solare è loro sempre fatale? Ma che squinternata idiozia, meglio guardarsi Yoghi.
Sto rivedendo con piacere gli episodi di Daitarn ritrasmessi da Mtv, certo questo anime non è nulla di eccezionanale, ma fa sempre piacere rivedere un classico come questo. Sicuramente Daitarn 3 è molto diverso dagli altri robottoni del periodo, molto lontano dai cliche Nagaiani e per certi versi più vicino alle serie delle Time Bokan (Yattaman, Calendarman, predatori del tempo ecc) e ad altre serie della Tatsunoko come Kyashan, Polymar e Muteking per l'umorismo, per il carisma del protagonista, per le belle ragazze che lo affiancano, per i nemici mai troppo pericolosi e il più delle volte ridicoli e per il modo di vincere le battaglie sempre uguale. Nel complesso un buon anime divertente, piacevole che si lascia guardare nonostante la ripetitività
Daitarn 3 credo sia una delle serie robotiche che ha segnato maggiormente il panorama italiano degli anni ottanta. Per quel che mi riguarda è l'unico anime di questo genere che riguardato da adulto è non risultato pesantemente ridimensionato rispetto all'immagine che ne avevo nei ricordi. La grafica e l'animazione, per quanto datate, sono ad oggi ancora piacevoli specialmente se paragonate ad quelle di anime coetanei. L'inconfondibile eco nella parlata di megaborg e Benjo quando è alla guida del robot, può essere considerato una dei marchi di fabbrica della serie. Senza poi contare che il Daitarn è il primo (e uno dei pochi) robot dotati di espressioni facciali che conferisce una sfumatura umoristicha all'anime senza intaccarne gli aspetti tipici di una serie robotica.
Naturalmente non mancano molti degli aspetti tipici (e spesso sgraditi) comuni alla maggior parte degli anime di quel tipo: sconfitta dei nemici con la solita arma finale, episodi sistematicamente autoconclusivi, schema delle puntate sempre identico etc...
Tuttavia attribuisco a Daitarn 3 un 10 perchè, come ho già detto, può avere le caratteristiche per essere apprezzato anche a distanza di tempo e da più generazioni, in barba agli standar grafici e di animazione.
Naturalmente non mancano molti degli aspetti tipici (e spesso sgraditi) comuni alla maggior parte degli anime di quel tipo: sconfitta dei nemici con la solita arma finale, episodi sistematicamente autoconclusivi, schema delle puntate sempre identico etc...
Tuttavia attribuisco a Daitarn 3 un 10 perchè, come ho già detto, può avere le caratteristiche per essere apprezzato anche a distanza di tempo e da più generazioni, in barba agli standar grafici e di animazione.
Haran Banjio è l'uomo che tutti vorrebbero essere: bello, ricco, circondato da belle donne e... possessore di uno dei robot più grandi e potenti che l'animazione giapponese abbia mai concepito.
La serie è bellissima, ottima la caratterizzazione dei personaggi, divertenti le trame degli episodi e autoironico al punto giusto (come la scena in cui un Megaborg si annoia mentre aspetta che il Daitarn completi la sua trasformazione prima del combattimento).
Paga un po' la storia semplice, caratteristica delle serie robotiche dell'epoca, ma gli episodi non sono mai monotoni.
Va comunque detto che resta fondamentalmente una serie orientata verso i più giovani e chi non l'abbia vista da piccolo non riuscirà mai ad apprezzarla pienamente.
La serie è bellissima, ottima la caratterizzazione dei personaggi, divertenti le trame degli episodi e autoironico al punto giusto (come la scena in cui un Megaborg si annoia mentre aspetta che il Daitarn completi la sua trasformazione prima del combattimento).
Paga un po' la storia semplice, caratteristica delle serie robotiche dell'epoca, ma gli episodi non sono mai monotoni.
Va comunque detto che resta fondamentalmente una serie orientata verso i più giovani e chi non l'abbia vista da piccolo non riuscirà mai ad apprezzarla pienamente.
Della serie: come innamorarsi delle serie dei robottoni. Anime che ha rappresentato i miei inizi e quelli di molti come otaku, che fonde azione, umorismo, robottoni, bellezze, eroe figone, pugni e armi a go-go in soli 25 minuti! Chi ormai non conosce la storia di Haran Banjio, chi non si è appassionato alle lotte e divertito con e facce del Daitarn 3? Impossibile non tributare un dieci e lode a questa serie, per noi italiani, storica.
Wow!! Uno dei robottoni più amati in Italia degli anni '80! L'autore Yoshiyuki 'Gundam' Tomino riprende lo schema del suo più antico (e tragico) Zambot 3 con questo prodotto che invece ha un aspetto del tutto ironico e divertente.
Il protagonista (il mitico Aran Banjo) è ricalcato sul profilo di un James Bond pieno di sarcasmo ed il suo invincibile robot che non lesina comiche espressioni facciali o buffi cerotti quando viene messo in difficoltà dal cattivo di turno. A rivederlo ora è uno dei pochi "robottoni" che non è invecchiato e, benché fosse orientato ad un pubblico abbastanza giovane, riesce ad essere gradevole ad un pubblico assolutamente eterogeneo. Un classicone imperdibile!
Il protagonista (il mitico Aran Banjo) è ricalcato sul profilo di un James Bond pieno di sarcasmo ed il suo invincibile robot che non lesina comiche espressioni facciali o buffi cerotti quando viene messo in difficoltà dal cattivo di turno. A rivederlo ora è uno dei pochi "robottoni" che non è invecchiato e, benché fosse orientato ad un pubblico abbastanza giovane, riesce ad essere gradevole ad un pubblico assolutamente eterogeneo. Un classicone imperdibile!