Giant Robo
Con "Giant Robot" ci troviamo davanti forse al più noto tentativo di emulare la perfezione dei film destinati al grande schermo. E per tale motivo la Amuse Video (costola della Bandai Visual) ha messo insieme uno staff stellare. Direttamente da "Nadia e il Mistero della Pietra Azzura" - fortunata e amata serie TV prodotta dalla Gainax -, arrivano Toshiyuki Kubooka e Akihiko Yamashita, che reinterpretano a loro modo il design della folta schiera di personaggi concepiti da Mitsuteru Yokoyama (mangaka che ha fatto dello stile tezukiano il suo marchio di fabbrica). E oltre a loro non sono pochi gli artisti che hanno partecipato ad entrambe le opere: citiamo solamente Hideaki Anno e Mahiro Maeda, creditati come special guest animator. Il risultato finale è una commistione di generi retro molto in voga in quegli anni (pensiamo solamente alla serie animata di Batman). L'atmosfera si fa subito hollywoodiana con treni sbuffanti di vapore dal tipico design tondeggiante degli anni '50 e fasci di luce che oltrepassano la coltre di smog e illuminano il cielo di Nanchino. Un dovuto omaggio al filone kaiju fa capolino quando le insegne in cima ai palazzi si spengono e si accendono al passaggio del robottone guidato da Daisaku (imbullonato dalla testa ai piedi come vuole la tradizione steampunk). I personaggi sembrano usciti da un picchiaduro di nuova generazione e ognuno di essi ha personalità e abilità ben definite. Una spruzzata di "Lupin" è presente nella (molto curata) versione italiana, grazie alle voci del compianto Roberto del Giudice e di Enzo Consoli che doppiano rispettivamente i folli agenti della OPI Taiso e Tetsugyu (a dir la verità, dai lineamenti già di per sé molto simili a quelli di Lupin e Zenigata). Il risultato finale è stupefacente. Il primo episodio è spettacolare: si era visto qualcosa di simile solo nei film di Hayao Miyazaki. Già dal secondo episodio si intravede però qualcosa che lascia presagire ad un futuro calo di qualità. Troppi flashback dell'episodio precedente e una durata inferiore fanno subito pensare a un taglio del budget da parte del comitato di produzione. Per fortuna con il terzo e il quarto episodio i disegnatori si sfogano, regalandoci scene d'azione da antologia. Nel frattempo lo studio cambia nome, ma poco male, dal momento che gran parte del personale rimane tale e quale. L'intera fase di pre-produzione (storyboard, layout, disegni chiave) rimane con base fissa in Giappone, ma alcune parti vengono spedite a studi cinesi e coreani per le rifiniture, con il chiaro intento di risparmiare e velocizzare i tempi (l'episodio 7 è stato colorato interamente in Corea). Questo perché nella seconda metà degli anni novanta i colossi non vedevano più nel mercato home-video le potenziaità degli anni passati (dalla prima all'ultima release passarono ben cinque anni). Poco importa comunque. La differenza è quasi impercettibile (ma la maestosità del primo capitolo non verrà più raggiunta) e il finale è quanto di più sorprendente e memorabile visto da sempre nella storia dell'animazione nipponica. Punto di forza è senza dubbio la trama, studiata nei minimi particolari, in contrasto con la stragrande maggioranza degli OAV in commercio fino a quel momento (leggi: principessa disinibita, tra tentacoli e demoni vari, sconfigge il malvagio e salva il proprio regno).
Giant Robo è una serie decisamente particolare già solo per l'ambientazione. La storia è sì ambientata in un futuro, ma un futuro come lo si sarebbe potuto immaginare negli anni '30, con macchinari di grande potenza ma nonostante questo azionati ancora da leve ed ingranaggi, evidentemente ispirati alla letterature steampunk. In questo contesto, Giant Robo è un robot decisamente fuori dagli schemi, non usa armi come una spada o raggi di energia e non possiede nemmeno l'agilità dei robot che siamo abituati a vedere. Infatti è piuttosto lento ed il suo punto di forza è la potenza; come armi usa missili e mitragliatori. La struttura massiccia e le bullonature a vista sono state realizzate per conferirgli un'aria di estrema forza.
I personaggi, tutti realizzati con un ottimo character design, si possono dividere principalmente in due gruppi: i membri dell'Organizzazione di Polizia Internazionale, molti dei quali sono ispirati alle leggende dell'antica mitologia cinese; e gli appartenenti alla società segreta Big Fire, che sono tratti dalle varie opere di Yokoyama. Un esempio lampante è proprio Big Fire, il capo dell'organizzazione segreta a cui da il nome, che non può non ricordare allo spettatore Babil Junior, specialmente dopo l'entrata in scena dei suoi tre Guardiani. Impossibile infatti, per chi ha visto l'anime, non identificare Neptune con Poseidon, Garuda con il preistorico Ropuros e Achilles con la pantera nera Roden.
I membri di entrambi i gruppi, sono inoltre dotati di capacità particolari, che vanno dai poteri psichici, alle capacità superumane, fino ai poteri magici. Queste caratteristiche vanno a creare delle scene d'azione e combattimenti davvero spettacolari. Infine il doppiaggio italiano è davvero ben realizzato (cosa che non sempre si può dire) e gli accostamenti voce/personaggio sono decisamente azzeccati. Una nota particolare si deve all'assegnazione delle voci di Taiso e Tetsugyu, doppiati rispettivamente da Roberto Del Giudice e da Enzo Consoli, ossia gli indimenticabili Lupin e Zenigata. Da notare anche la presenza di Romano Malaspina, storico doppiatore di Actarus di Goldrake, a cui è stato affidato il doppiaggio di Lord Albert.
I personaggi, tutti realizzati con un ottimo character design, si possono dividere principalmente in due gruppi: i membri dell'Organizzazione di Polizia Internazionale, molti dei quali sono ispirati alle leggende dell'antica mitologia cinese; e gli appartenenti alla società segreta Big Fire, che sono tratti dalle varie opere di Yokoyama. Un esempio lampante è proprio Big Fire, il capo dell'organizzazione segreta a cui da il nome, che non può non ricordare allo spettatore Babil Junior, specialmente dopo l'entrata in scena dei suoi tre Guardiani. Impossibile infatti, per chi ha visto l'anime, non identificare Neptune con Poseidon, Garuda con il preistorico Ropuros e Achilles con la pantera nera Roden.
I membri di entrambi i gruppi, sono inoltre dotati di capacità particolari, che vanno dai poteri psichici, alle capacità superumane, fino ai poteri magici. Queste caratteristiche vanno a creare delle scene d'azione e combattimenti davvero spettacolari. Infine il doppiaggio italiano è davvero ben realizzato (cosa che non sempre si può dire) e gli accostamenti voce/personaggio sono decisamente azzeccati. Una nota particolare si deve all'assegnazione delle voci di Taiso e Tetsugyu, doppiati rispettivamente da Roberto Del Giudice e da Enzo Consoli, ossia gli indimenticabili Lupin e Zenigata. Da notare anche la presenza di Romano Malaspina, storico doppiatore di Actarus di Goldrake, a cui è stato affidato il doppiaggio di Lord Albert.
Gli Shizuma Drive sono delle capsule in grado di produrre energia illimitata senza danneggiare l'ecosistema, e costituiscono la fonte energetica primaria utilizzata dall'umanità. Dieci anni prima degli eventi narrati nella serie, un team di scienziati guidato dal professor Shizuma creò questo oggetto rivoluzionario; tuttavia, durante un esperimento assolutamente necessario alla realizzazione di una nuova rivoluzione energetica, avvenne una catastrofe che per poco non distrusse il pianeta: una vera e propria apocalisse nella quale vennero uccise milioni di persone innocenti. Nel presente, il misterioso Gruppo BF intende ricreare l'evento, utilizzando una potente arma sepolta nel sottosuolo a forma di bulbo oculare: toccherà al robot gigante alimentato ad energia nucleare comandato dal giovane Daisaku difendere la terra da tale minaccia. Chi si nasconde dietro al Gruppo BF? Perché esso vuole innescare nuovamente l'arcana tragedia? I legami tra i personaggi e i risvolti della trama saranno imprevedibili: che lo spettacolo abbia inizio!
Nel panorama degli OAV per otaku di seconda generazione che andavano di moda dalla seconda metà degli anni ottanta alla prima metà degli anni novanta, "Giant Robo: The Day the Earth Stood Still" costituiva indubbiamente un fulmine a cielo sereno. Il suo creatore, Yasuhiro Imagawa, ignorò completamente le tendenze in voga al momento, e decise di rielaborare alcune opere degli anni settanta in modo molto personale ed eccentrico, stravolgendole completamente e creando un prodotto a tutti gli effetti mai visto prima. "Giant Robo: The Day the Earth Stood Still" è in primis un personalissimo omaggio a tutta la carriera del grande pionere dei manga fantascientifici Mitseru Yokoyama: la leggenda narra che a Imagawa fu proibito di utilizzare i personaggi del manga originale di "Giant Robo" a parte il protagonista Daisuke, il suo robot e il nome dell'antagonista, Big Fire; ciononostante, il regista chiese direttamente a Yokoyama il permesso per poter utilizzare come personaggi rimanenti tutti quelli appartenenti alle sue opere tranne "Giant Robo". Il resto è storia. Nasce "Giant Robo: The Day the Earth Stood Still", una rielaborazione postmoderna in cui tutta l'opera di Yokoyama - "Mars", "Akakage" e "Babil Junior" inclusi - viene citata in un pirotecnico delirio visuale d'avanguardia. La storia scritta da Imagawa riprende tutti i cliché tipici della vecchia scuola dell'animazione, come ad esempio l'ambivalenza nei confronti della scienza, il disastro nucleare e l'incombente apocalisse; ma tali tematiche vengono sviscerate in modo quanto mai distante dallo stile classico dei manga di Yokoyama: "Giant Robo: The Day the Earth Stood Still" è a tutti gli effetti una serie anni novanta, la quale appartiene ad un contesto in cui negli anime non era raro trovare postmodernismo, citazionismo, introspezione dei personaggi ed una certa dose di esistenzialismo; tutte caratteristiche le quali riflettevano i cambiamenti in corso nella società giapponese di allora.
Esplosioni, frenesia, trama intricatissima, regia farneticante - oserei dire da crisi epilettica -; ma allo stesso tempo sapore di tragedia greca, superpoteri, personaggi che spuntano fuori da tutte le parti e che distruggono tutto a colpi di Kung Fu... insomma, la magnum opus di Imagawa non può lasciare indifferenti. Il design riprende il tratto tipico di Yokoyama, reinterpretandolo in modo opportuno, con classe e stile; le scene d'azione, nella loro completa mancanza di realismo, sono in grado di annichilire lo spettatore con la loro inaudita esagerazione. Come precedentemente accennato, la regia è qualcosa di geniale, ed utilizza uno stile letteralmente psicopatico, in cui tutto è calcolato alla perfezione, a partire dai deliranti effetti di luce/buio iterati a oltranza sino alle inquadrature schizofreniche e ai primi piani intensi della dolce Ginrei - vera e propria eroina tragica dal grande carisma la quale, nonostante il suo status di sex symbol, non scade mai nel volgare.
"Giant Robo: The Day the Earth Stood Still " non è solo azione, ma anche sostanza. Uno dei temi principali dell'opera è il legame padre-figlio: i due principali protagonisti, Daisuke e Ginerei, hanno ricevuto una determinata eredità dal rispettivo padre scomparso - il primo il Giant Robo, la seconda lo Shizuma Drive - che non sanno impiegare nel modo oppurtuno, siccome non comprendono la volontà del genitore. Tutta l'opera si snoda attraverso drammi familiari dovuti alla mancanza di comunicazione tra genitore e figlio, sino al grande, ultimo, supremo e annichilente fraintendimento della volontà paterna che innescherà la tragedia finale. L'opera è altresì un viaggio di formazione del piccolo Daisuke: dall'iniziale comprensione della volontà paterna egli passerà alla totale indipendenza da essa, con conseguente maturazione e passaggio all'età adulta. Il punto chiave della serie, tuttavia, è un'altro: può esistere felicità senza alcun sacrificio?, può nascere una nuova era senza alcuna tragedia? Soltanto sacrificando la vita di milioni di persone gli scienziati guidati dal dottor Shizuma riuscirono ad inaugurare un'era di prosperità e benessere. La riflessione di Imagawa sull'ambivalenza della scienza e sulla sfortuna ontologica dell'uomo tornerà più volte su questo punto: lo stesso finale della serie fa intendere una visione dolce e allo stesso tempo amara della dicotomia distruzione/ricostruzione tanto cara al popolo giapponese del dopoguerra.
La colonna sonora di Masamichi Amano - tra l'altro interpretata dall'Orchestra Filarmonica di Varsavia - è a mio avviso sublime: tra i drammatici ed empatici brani spicca "Tragedy Occours Again", il "Dies Irae" dell'opera, un'inno cantato in latino medievale che descrive il Giorno del Giudizio secondo l'escatologia Cristiana - musica quanto mai adatta ai grigi e deliranti flashback apocalittici della grigia "Tragedia di Bashtarle", l'apocalisse che scoinvolse il mondo prima dell'avvento della "Terza Rivoluzione Energetica" indotta dagli Shizuma Drive. Oltre ai brani di Amano, la colonna sonora di "Giant Robo: The Day the Earth Stood Still " contiene lo splendido e malinconico brano "Una Furtiva Lagrima", proveniente da "L'elisir d'amore", un'opera lirica italiana di Gaetano Donizetti risalente al lontano 1832. Per il regista, l'aria incarna uno dei principali temi di "Giant Robo": la tristezza che gli altri non possano comprendere i tuoi veri sentimenti.
In conclusione, quest'opera è qualcosa di veramente maestoso, ed eccelle sia come profondità dei contenuti che come trama, aspetti tecnici, originalità stilistica e caratterizzazione dei personaggi principali. Si tratta di un must del robotico anni novanta a dir poco epico, il quale, tuttavia, come tutte le cose, non è esente da difetti: i personaggi sono veramente troppi, e spesso non hanno lo spazio per lasciare il segno come i protagonisti della storia, rivelandosi soltanto apparizioni casuali di cui si poteva tranquillamente fare a meno; inoltre, il finale della serie risulta aperto e incompleto, nonché fine a sé stesso, in quanto si tratta di un omaggio a "Babil Junior" che c'entra poco o nulla con la tragica storia di Ginrei e Daisuke.
Nel panorama degli OAV per otaku di seconda generazione che andavano di moda dalla seconda metà degli anni ottanta alla prima metà degli anni novanta, "Giant Robo: The Day the Earth Stood Still" costituiva indubbiamente un fulmine a cielo sereno. Il suo creatore, Yasuhiro Imagawa, ignorò completamente le tendenze in voga al momento, e decise di rielaborare alcune opere degli anni settanta in modo molto personale ed eccentrico, stravolgendole completamente e creando un prodotto a tutti gli effetti mai visto prima. "Giant Robo: The Day the Earth Stood Still" è in primis un personalissimo omaggio a tutta la carriera del grande pionere dei manga fantascientifici Mitseru Yokoyama: la leggenda narra che a Imagawa fu proibito di utilizzare i personaggi del manga originale di "Giant Robo" a parte il protagonista Daisuke, il suo robot e il nome dell'antagonista, Big Fire; ciononostante, il regista chiese direttamente a Yokoyama il permesso per poter utilizzare come personaggi rimanenti tutti quelli appartenenti alle sue opere tranne "Giant Robo". Il resto è storia. Nasce "Giant Robo: The Day the Earth Stood Still", una rielaborazione postmoderna in cui tutta l'opera di Yokoyama - "Mars", "Akakage" e "Babil Junior" inclusi - viene citata in un pirotecnico delirio visuale d'avanguardia. La storia scritta da Imagawa riprende tutti i cliché tipici della vecchia scuola dell'animazione, come ad esempio l'ambivalenza nei confronti della scienza, il disastro nucleare e l'incombente apocalisse; ma tali tematiche vengono sviscerate in modo quanto mai distante dallo stile classico dei manga di Yokoyama: "Giant Robo: The Day the Earth Stood Still" è a tutti gli effetti una serie anni novanta, la quale appartiene ad un contesto in cui negli anime non era raro trovare postmodernismo, citazionismo, introspezione dei personaggi ed una certa dose di esistenzialismo; tutte caratteristiche le quali riflettevano i cambiamenti in corso nella società giapponese di allora.
Esplosioni, frenesia, trama intricatissima, regia farneticante - oserei dire da crisi epilettica -; ma allo stesso tempo sapore di tragedia greca, superpoteri, personaggi che spuntano fuori da tutte le parti e che distruggono tutto a colpi di Kung Fu... insomma, la magnum opus di Imagawa non può lasciare indifferenti. Il design riprende il tratto tipico di Yokoyama, reinterpretandolo in modo opportuno, con classe e stile; le scene d'azione, nella loro completa mancanza di realismo, sono in grado di annichilire lo spettatore con la loro inaudita esagerazione. Come precedentemente accennato, la regia è qualcosa di geniale, ed utilizza uno stile letteralmente psicopatico, in cui tutto è calcolato alla perfezione, a partire dai deliranti effetti di luce/buio iterati a oltranza sino alle inquadrature schizofreniche e ai primi piani intensi della dolce Ginrei - vera e propria eroina tragica dal grande carisma la quale, nonostante il suo status di sex symbol, non scade mai nel volgare.
"Giant Robo: The Day the Earth Stood Still " non è solo azione, ma anche sostanza. Uno dei temi principali dell'opera è il legame padre-figlio: i due principali protagonisti, Daisuke e Ginerei, hanno ricevuto una determinata eredità dal rispettivo padre scomparso - il primo il Giant Robo, la seconda lo Shizuma Drive - che non sanno impiegare nel modo oppurtuno, siccome non comprendono la volontà del genitore. Tutta l'opera si snoda attraverso drammi familiari dovuti alla mancanza di comunicazione tra genitore e figlio, sino al grande, ultimo, supremo e annichilente fraintendimento della volontà paterna che innescherà la tragedia finale. L'opera è altresì un viaggio di formazione del piccolo Daisuke: dall'iniziale comprensione della volontà paterna egli passerà alla totale indipendenza da essa, con conseguente maturazione e passaggio all'età adulta. Il punto chiave della serie, tuttavia, è un'altro: può esistere felicità senza alcun sacrificio?, può nascere una nuova era senza alcuna tragedia? Soltanto sacrificando la vita di milioni di persone gli scienziati guidati dal dottor Shizuma riuscirono ad inaugurare un'era di prosperità e benessere. La riflessione di Imagawa sull'ambivalenza della scienza e sulla sfortuna ontologica dell'uomo tornerà più volte su questo punto: lo stesso finale della serie fa intendere una visione dolce e allo stesso tempo amara della dicotomia distruzione/ricostruzione tanto cara al popolo giapponese del dopoguerra.
La colonna sonora di Masamichi Amano - tra l'altro interpretata dall'Orchestra Filarmonica di Varsavia - è a mio avviso sublime: tra i drammatici ed empatici brani spicca "Tragedy Occours Again", il "Dies Irae" dell'opera, un'inno cantato in latino medievale che descrive il Giorno del Giudizio secondo l'escatologia Cristiana - musica quanto mai adatta ai grigi e deliranti flashback apocalittici della grigia "Tragedia di Bashtarle", l'apocalisse che scoinvolse il mondo prima dell'avvento della "Terza Rivoluzione Energetica" indotta dagli Shizuma Drive. Oltre ai brani di Amano, la colonna sonora di "Giant Robo: The Day the Earth Stood Still " contiene lo splendido e malinconico brano "Una Furtiva Lagrima", proveniente da "L'elisir d'amore", un'opera lirica italiana di Gaetano Donizetti risalente al lontano 1832. Per il regista, l'aria incarna uno dei principali temi di "Giant Robo": la tristezza che gli altri non possano comprendere i tuoi veri sentimenti.
In conclusione, quest'opera è qualcosa di veramente maestoso, ed eccelle sia come profondità dei contenuti che come trama, aspetti tecnici, originalità stilistica e caratterizzazione dei personaggi principali. Si tratta di un must del robotico anni novanta a dir poco epico, il quale, tuttavia, come tutte le cose, non è esente da difetti: i personaggi sono veramente troppi, e spesso non hanno lo spazio per lasciare il segno come i protagonisti della storia, rivelandosi soltanto apparizioni casuali di cui si poteva tranquillamente fare a meno; inoltre, il finale della serie risulta aperto e incompleto, nonché fine a sé stesso, in quanto si tratta di un omaggio a "Babil Junior" che c'entra poco o nulla con la tragica storia di Ginrei e Daisuke.
Giant Robo per me è un capolavoro, che riesce a rivelarsi imprevedibile e allo stesso tempo emozionante. All'inizio sembra una storia che segue un filo regolare, ma in seguito avverranno degli sconvolgimenti che cambieranno non solo la mentalità e le idee dei protagonisti, ma anche l'opinione di chi sta seguendo, in quel momento, la serie stessa.
I temi e le morali che sono presenti in questa serie possono risultare irreali (non tutti) nel nostro mondo, ma riescono a rivelarsi geniali nel contesto in cui vengono adottati, infatti ci sarà una forte connessione tra i personaggi e le loro morali. Tutto questo si rivelerà fondamentale nel determinare il carattere di alcuni e il cambiamento di altri.
La serie presenta un mondo molto simile al nostro, ma l'unica e sostanziale differenza che li divide è l'energia che viene usata per mandare avanti la vita di tutti i giorni. Infatti nella serie viene usato lo Shizuma drive, ovvero una fonte di energia non inquinante e completamente rinnovabile, ed è grazie a questa energia che si potrà giustificare non solo la presenza di molti "robot" nella serie, ma anche l'immagine di un mondo che ha seguito una corsia del progresso tecnologico completamente differente dalla nostra. Purtroppo c'è sempre una cosiddetta "altra faccia della medaglia" in tutto questo, dato che questa fonte di energia innovativa svolgerà un ruolo fondamentale nel proseguire della trama della serie.
I personaggi sono tanti e ognuno di loro non ha soltanto un carattere e un comportamento che lo definisce, ma anche un aspetto che lo rende difficile da dimenticare. Tuttavia come in ogni serie che si rispetti, il protagonista e qualche suo compagno possiedono "l'arma" che gli permette di affrontare qualsiasi pericolo che gli si presenti davanti.
Di solito gli altri personaggi tendono ad avere un ruolo nella vita "normale" che vive il personaggio principale ogni giorno, ma in Giant Robot tutto questo non esiste, dato che i personaggi secondari possiedono dei superpoteri che gli permettono di combattere sul campo di battaglia, il che contribuisce a non metterli mai in secondo piano, anzi si può dire che ognuno di loro avrà il suo "momento" proprio grazie ai superpoteri di cui è dotato. Inoltre bisogna far notare che il protagonista non è un superuomo, anzi è un normalissimo ragazzino che possiede la capacità di comandare il robot più potente del pianeta e nel corso della serie sarà costretto a maturare di fronte agli eventi che dovrà affrontare.
I disegni creano un contrasto particolare nella serie, infatti vedremo dei personaggi dallo stile molto "vintage", e alquanto semplice, che si muovono e vivono in un mondo molto dettagliato e pieno di particolari, dove la tecnologia ha fatto dei passi da gigante.
Le animazioni sono ottime e da un lato bisogna considerare che questo è un OAV che ha richiesto molti anni di lavoro per essere completato (beh, non tutti di seguito), mentre dall'altro lato c'è da dire che questi anni sono compresi tra il '92 e il '98 quindi, nonostante gli anni che la serie si porta dietro, quest'ultima riesce a rivelarsi sempre fresca e ben dettagliata nelle animazioni.
Inoltre bisogna considerare le inquadrature di Giant Robot stesso, infatti è grazie a esse che si riesce a percepire quella sensazione di forza e maestosità.
La OST è a dir poco incredibile, ci saranno moltissimi brani epici che sono stati composti attraverso un coro e un'orchestra, inoltre vi è presente un tema denominato "Una furtiva lagrima" che è preso dall'opera "L'elisir d'amore" del 1832 composta da Gaetano Donizetti. Questa composizione viene usata in uno dei momenti più particolari che si vedono nei primi episodi. infine resta da dire che attraverso l'appoggio della soundtrack, le scene riescono a rivelarsi ancora più epiche ed emozionanti.
Peccato per l'edizione italiana, che non è stata trattata con cura e precisione, infatti ci sono alcuni particolari che sono stati modificati, il che non ha permesso il completo apprezzamento del lavoro che hanno svolto i doppiatori dietro le quinte.
Non posso dire molto sulla trama, ma basta il primo episodio per mettere in chiaro le idee, infatti attraverso l'introduzione viene spiegato il mondo proposto dalla serie e cosa si nasconde dietro l'ombra di quella che sembra una pace apparente.
Il finale conclude alla perfezione la serie e allo stesso tempo propone dei temi che danno l'impressione di un possibile seguito. Giant Robo secondo me è una serie da vedere e da ammirare che consiglio vivamente.
I temi e le morali che sono presenti in questa serie possono risultare irreali (non tutti) nel nostro mondo, ma riescono a rivelarsi geniali nel contesto in cui vengono adottati, infatti ci sarà una forte connessione tra i personaggi e le loro morali. Tutto questo si rivelerà fondamentale nel determinare il carattere di alcuni e il cambiamento di altri.
La serie presenta un mondo molto simile al nostro, ma l'unica e sostanziale differenza che li divide è l'energia che viene usata per mandare avanti la vita di tutti i giorni. Infatti nella serie viene usato lo Shizuma drive, ovvero una fonte di energia non inquinante e completamente rinnovabile, ed è grazie a questa energia che si potrà giustificare non solo la presenza di molti "robot" nella serie, ma anche l'immagine di un mondo che ha seguito una corsia del progresso tecnologico completamente differente dalla nostra. Purtroppo c'è sempre una cosiddetta "altra faccia della medaglia" in tutto questo, dato che questa fonte di energia innovativa svolgerà un ruolo fondamentale nel proseguire della trama della serie.
I personaggi sono tanti e ognuno di loro non ha soltanto un carattere e un comportamento che lo definisce, ma anche un aspetto che lo rende difficile da dimenticare. Tuttavia come in ogni serie che si rispetti, il protagonista e qualche suo compagno possiedono "l'arma" che gli permette di affrontare qualsiasi pericolo che gli si presenti davanti.
Di solito gli altri personaggi tendono ad avere un ruolo nella vita "normale" che vive il personaggio principale ogni giorno, ma in Giant Robot tutto questo non esiste, dato che i personaggi secondari possiedono dei superpoteri che gli permettono di combattere sul campo di battaglia, il che contribuisce a non metterli mai in secondo piano, anzi si può dire che ognuno di loro avrà il suo "momento" proprio grazie ai superpoteri di cui è dotato. Inoltre bisogna far notare che il protagonista non è un superuomo, anzi è un normalissimo ragazzino che possiede la capacità di comandare il robot più potente del pianeta e nel corso della serie sarà costretto a maturare di fronte agli eventi che dovrà affrontare.
I disegni creano un contrasto particolare nella serie, infatti vedremo dei personaggi dallo stile molto "vintage", e alquanto semplice, che si muovono e vivono in un mondo molto dettagliato e pieno di particolari, dove la tecnologia ha fatto dei passi da gigante.
Le animazioni sono ottime e da un lato bisogna considerare che questo è un OAV che ha richiesto molti anni di lavoro per essere completato (beh, non tutti di seguito), mentre dall'altro lato c'è da dire che questi anni sono compresi tra il '92 e il '98 quindi, nonostante gli anni che la serie si porta dietro, quest'ultima riesce a rivelarsi sempre fresca e ben dettagliata nelle animazioni.
Inoltre bisogna considerare le inquadrature di Giant Robot stesso, infatti è grazie a esse che si riesce a percepire quella sensazione di forza e maestosità.
La OST è a dir poco incredibile, ci saranno moltissimi brani epici che sono stati composti attraverso un coro e un'orchestra, inoltre vi è presente un tema denominato "Una furtiva lagrima" che è preso dall'opera "L'elisir d'amore" del 1832 composta da Gaetano Donizetti. Questa composizione viene usata in uno dei momenti più particolari che si vedono nei primi episodi. infine resta da dire che attraverso l'appoggio della soundtrack, le scene riescono a rivelarsi ancora più epiche ed emozionanti.
Peccato per l'edizione italiana, che non è stata trattata con cura e precisione, infatti ci sono alcuni particolari che sono stati modificati, il che non ha permesso il completo apprezzamento del lavoro che hanno svolto i doppiatori dietro le quinte.
Non posso dire molto sulla trama, ma basta il primo episodio per mettere in chiaro le idee, infatti attraverso l'introduzione viene spiegato il mondo proposto dalla serie e cosa si nasconde dietro l'ombra di quella che sembra una pace apparente.
Il finale conclude alla perfezione la serie e allo stesso tempo propone dei temi che danno l'impressione di un possibile seguito. Giant Robo secondo me è una serie da vedere e da ammirare che consiglio vivamente.
Più ci avviciniamo ai giorni nostri e più vediamo una cura quasi maniacale per la realizzazione di trame con un senso alla base nella categoria dei mecha, un'innovazione dovuta sia per rimanere al passo coi tempi, che nel distaccarsi dalle opere che tra gli anni 70 e gli anni 80 si sono distinte con le loro storiche trame su questo genere.
Difatti assistiamo ad una trama più complessa e completa in più punti, laddove l'automa in questione si trova a dover affrontare e abbattere nemici sì dalla natura umana, ma dalle virtù davvero prodigiose.
Inoltre ogni nemico ha una sua storia come per quanto riguarda gli alleati, e qui l'esperienza di tutto l'arco degli anni 80 ha parecchio segnato il passo per questa nuova frontiera narrativa, dandoci così una visione in più punti più approfondita e mirata nella narrazione, dove difficilmente si perde in qualche "fermo", dove l'azione è un susseguirsi di emozioni continue e senza sosta.
L'idea comunque dell'autore di portare avanti un mecha dal gusto sicuramente antico ma dal progresso evidente è sicuramente quello di mantenere salde le vecchie tradizioni di opere di questo tipo, ma l'innovazione nasce nell'approfondimento "umano" dell'opera, ovvero di dare più spazio agli esseri umani che ai robot.
Tra l'altro ci troviamo in una situazione molto simile a quanto già visto in passato per babil Junior, ovvero uomini dotati di virtù sorprendenti, al servizio dell'umanità, oppure desiderosi del potere assoluto.
E questa è una partita a scacchi che si gioca al pari di una guerra fredda politica, dove grandi superpotenze per ingordigia di egemonia si muovono su un unico asse di battaglia: la conquista di ciò che si ritiene sia stato tolto con la forza ingiustamente.
E' indubbio che entrambe le fazioni in lizza hanno ragione, ma dimenticano a mio modo di vedere un particolare importante, non tengono assolutamente conto di cosa può fare la forza e l'intelligenza di un uomo giusto, che va oltre i piani di guerra e oltre le bramosie di una facile politica espansionistica mirata a ben pochi soddisfacimenti personali.
Questo quindi è il fulcro della trama, vuole insegnarci quest'opera che il progresso non sarà mai abbastanza utile fino a quando uomini senza scrupoli tenteranno in ogni modo di sfruttarlo per vantaggi dagli intenti oscuri, anche a costo di sacrificare dei poveri innocenti senza colpa, quindi anche noi nella realtà dobbiamo sempre porci davanti a questi "signori" come delle persone che combattono da tempo questa guerra contro di loro, dove il buonsenso e la fiducia verso il futuro saranno le migliori armi per far cadere queste assurde ideologie, che alla fine, ammazzano anche quelli che le mettono in piedi.
Difatti assistiamo ad una trama più complessa e completa in più punti, laddove l'automa in questione si trova a dover affrontare e abbattere nemici sì dalla natura umana, ma dalle virtù davvero prodigiose.
Inoltre ogni nemico ha una sua storia come per quanto riguarda gli alleati, e qui l'esperienza di tutto l'arco degli anni 80 ha parecchio segnato il passo per questa nuova frontiera narrativa, dandoci così una visione in più punti più approfondita e mirata nella narrazione, dove difficilmente si perde in qualche "fermo", dove l'azione è un susseguirsi di emozioni continue e senza sosta.
L'idea comunque dell'autore di portare avanti un mecha dal gusto sicuramente antico ma dal progresso evidente è sicuramente quello di mantenere salde le vecchie tradizioni di opere di questo tipo, ma l'innovazione nasce nell'approfondimento "umano" dell'opera, ovvero di dare più spazio agli esseri umani che ai robot.
Tra l'altro ci troviamo in una situazione molto simile a quanto già visto in passato per babil Junior, ovvero uomini dotati di virtù sorprendenti, al servizio dell'umanità, oppure desiderosi del potere assoluto.
E questa è una partita a scacchi che si gioca al pari di una guerra fredda politica, dove grandi superpotenze per ingordigia di egemonia si muovono su un unico asse di battaglia: la conquista di ciò che si ritiene sia stato tolto con la forza ingiustamente.
E' indubbio che entrambe le fazioni in lizza hanno ragione, ma dimenticano a mio modo di vedere un particolare importante, non tengono assolutamente conto di cosa può fare la forza e l'intelligenza di un uomo giusto, che va oltre i piani di guerra e oltre le bramosie di una facile politica espansionistica mirata a ben pochi soddisfacimenti personali.
Questo quindi è il fulcro della trama, vuole insegnarci quest'opera che il progresso non sarà mai abbastanza utile fino a quando uomini senza scrupoli tenteranno in ogni modo di sfruttarlo per vantaggi dagli intenti oscuri, anche a costo di sacrificare dei poveri innocenti senza colpa, quindi anche noi nella realtà dobbiamo sempre porci davanti a questi "signori" come delle persone che combattono da tempo questa guerra contro di loro, dove il buonsenso e la fiducia verso il futuro saranno le migliori armi per far cadere queste assurde ideologie, che alla fine, ammazzano anche quelli che le mettono in piedi.
Stupenda serie. Senza raccontare la meravigliosa storia mi è piaciuto il profondo rapporto che c’è tra Daisaku Kusama ed il robottone Giant Robot.
<b>SPOILER</b>
Bellissima la scena quando il robot sprofonda a terra e pur di salvare il ragazzo allunga il suo braccio meccanico, da lacrime.
E bellissime sono le scene dove muoiono i membri della Polizia Internazionale dove donano tutta la propria vita pur di riuscire nell’intento di proteggere l’umanità e sconfiggere i nemici della Società Segreta BF.
<b>FINE SPOILER</b>
Il mecha design pur trattandosi di un anime risalente al 1990 è veramente stupendo e ancora riesce degnamente a reggere il confronto con le produzioni odierne.
<b>SPOILER</b>
Bellissima la scena quando il robot sprofonda a terra e pur di salvare il ragazzo allunga il suo braccio meccanico, da lacrime.
E bellissime sono le scene dove muoiono i membri della Polizia Internazionale dove donano tutta la propria vita pur di riuscire nell’intento di proteggere l’umanità e sconfiggere i nemici della Società Segreta BF.
<b>FINE SPOILER</b>
Il mecha design pur trattandosi di un anime risalente al 1990 è veramente stupendo e ancora riesce degnamente a reggere il confronto con le produzioni odierne.
Trama ottima (il finale? Molti anime simili hanno conclusioni ben peggiori), fitta di avvenimenti e colpi di scena, ma mai pesante e confusa.
Musiche perfette (classica, epica, potente), degno accompagnamento a tutta la storia e in special modo ai combattimenti tra i ROBOT.
Charter retro` che pero` non stona e, soprattutto, un Mecha "STEAM STYLE" che ha fatto scuola: tutte le macchine e i robot (Giant in primis) sono ammassi di ferro rugginoso, che mostrano tutta la loro ingombrante massa in ogni istante (EVA, ad esempio, sembra una ballerina da quanto e` leggiadro in alcuni episodi, qui anche il solo camminare dei ROBOT esprime Potenza e pesantezza).
Animazioni dinamiche e pulite.
La caratterizzazione dei personaggi e`precisa e accurata, i dialoghi, grazie anche a un ottimo lavoro di traduzione, memorabili ("perchè la notte è bellissima").
Se devo trovargli un difetto direi la brevita`: altre serie avrebbero utilizzato almeno il doppio degli episodi (e molte lo hanno fatto).
In una sola parola: EPICO!
Musiche perfette (classica, epica, potente), degno accompagnamento a tutta la storia e in special modo ai combattimenti tra i ROBOT.
Charter retro` che pero` non stona e, soprattutto, un Mecha "STEAM STYLE" che ha fatto scuola: tutte le macchine e i robot (Giant in primis) sono ammassi di ferro rugginoso, che mostrano tutta la loro ingombrante massa in ogni istante (EVA, ad esempio, sembra una ballerina da quanto e` leggiadro in alcuni episodi, qui anche il solo camminare dei ROBOT esprime Potenza e pesantezza).
Animazioni dinamiche e pulite.
La caratterizzazione dei personaggi e`precisa e accurata, i dialoghi, grazie anche a un ottimo lavoro di traduzione, memorabili ("perchè la notte è bellissima").
Se devo trovargli un difetto direi la brevita`: altre serie avrebbero utilizzato almeno il doppio degli episodi (e molte lo hanno fatto).
In una sola parola: EPICO!
Grandioso, uno degli anime più belli e originali della storia dei robot! Grande musica, grandi animazioni, umorismo e sentimento, misteri e scontri a volontà. Qualche buchetto di trama ma a me le trame aperte non dispiacciono affatto e non è detto che siano così soltanto per le "dure leggi di mercato"... ti lasciano immaginare e sognare; invece quando tutto si risolve, tutto si dimentica e si passa all'anime successivo!
Ottimo remake con disegno retrò e psicologie modernissime. Colossi di metallo, intrighi spionistici, agenti con superpoteri e un oscuro segreto che lentamente stravolge la storia... il tutto condotto da una regia ineccepibile e incalzante, con una solenne colonna sonora dell'orchestra filarmonica di Varsavia: utilizzare Donizetti e un Requiem (di chi è?! non lo conosco!) rende un effetto veramente maestoso. Pensate a quanti anime, dopo Giant, hanno recuperato l'idea della rivoluzione tecnologica legata a una misteriosa catastrofe avvenuta X anni prima che ha sconvolto il mondo, ma di cui non si sa nulla... il bello è che per stupire Giant non ha bisogno di ricorrere alle solite storie su civiltà aliene ecc. ecc., perché i veri drammi si consumano nella violenza delle relazioni umane... Gin Rei, Ghenia e soprattutto lo scienziato Franken von Folken sono personaggi eccezionali, la cui profondità non viene svelata nelle elucubrazioni mentali, ma nella radicalità delle loro decisioni.
Anime eccezzionale. Avendo, tra l'altro, io acquistato la versione in DVD, devo dire che la grafica e il sonoro sono pazzesche. Concordo con le altre recensioni nell'affermare che il ritmo incalzante coinvolge l'ascoltatore senza mai annoiarlo. Il problema è il finale. Lascia veramente di sasso. Quando si pensa che tutto sia risolto, ecco che in realtà cominciano le faccende serie. Il tutto fa presagire una seconda serie che, da quel che ho capito, non esiste!! Come al solito, i Giapponesi creano degli anime stupendi ma con dei finali assolutamente discutibili che lasciano spazio a ipotetiche continuazioni...
E' la dura legge del mercato. Ahimé!
E' la dura legge del mercato. Ahimé!
Da piccoli, piccolissimi vi è mai capitato di guardare un'episodio di "Tetsujin 28" (alias "super robot 28)?
A me sì.
Per un bambino occidentale infarcito di perbenismi cattolici e qualunquismi all'italiana quale io sono stato vedere un bambino della mia stessa età comandare un colosso metallico di quelle proporzioni è stata veramente una liberazione!
Giant Robort ripercorre il medesimo filone (è basato su n fumetto assai vecchio, anni '70).
La realizzazione tecnica è alta, la colonna sonora splendida ("le luci di Parigi non brillano più" detto da Kenji Murasame con tanto di opera lirica in sottofondo è un grandissimo climax).
I personaggi sembrano usciti da una serie di ninja anni '60 ma riescono ugualmente ad essere credibili e ad esprimere sentimento (Taitso su tutti).
L'unica pecca è il finale, assurdo e pomposo al punto di sembrare un Wagner dell'animazione nipponica.
Ed è un vero peccato perchè fino alla fine Giant Robot riesce a mantenere un livello di coinvolgimento assai elevato.
E va detto anche che gli anime fan più recenti potrebbero storcere la bocca di fronte al protagonista Daisaku il quale, con il suo abbigliamento da bravo ragazzo di provincia e i suoi continui piagnistei, non rientra nella categoria dei protagonisti-stereotipo.
Imperdibili poi le citazioni da vecchi anime quali Babil Junior o il sopracitato Tetsujin 28.
Sicuramente avrebbe meritato un po' più d'attenzione.
Ma è solo un'opinione...
A me sì.
Per un bambino occidentale infarcito di perbenismi cattolici e qualunquismi all'italiana quale io sono stato vedere un bambino della mia stessa età comandare un colosso metallico di quelle proporzioni è stata veramente una liberazione!
Giant Robort ripercorre il medesimo filone (è basato su n fumetto assai vecchio, anni '70).
La realizzazione tecnica è alta, la colonna sonora splendida ("le luci di Parigi non brillano più" detto da Kenji Murasame con tanto di opera lirica in sottofondo è un grandissimo climax).
I personaggi sembrano usciti da una serie di ninja anni '60 ma riescono ugualmente ad essere credibili e ad esprimere sentimento (Taitso su tutti).
L'unica pecca è il finale, assurdo e pomposo al punto di sembrare un Wagner dell'animazione nipponica.
Ed è un vero peccato perchè fino alla fine Giant Robot riesce a mantenere un livello di coinvolgimento assai elevato.
E va detto anche che gli anime fan più recenti potrebbero storcere la bocca di fronte al protagonista Daisaku il quale, con il suo abbigliamento da bravo ragazzo di provincia e i suoi continui piagnistei, non rientra nella categoria dei protagonisti-stereotipo.
Imperdibili poi le citazioni da vecchi anime quali Babil Junior o il sopracitato Tetsujin 28.
Sicuramente avrebbe meritato un po' più d'attenzione.
Ma è solo un'opinione...
Robottone gigante diverso dai canoni nagaiani o sunrise (ovvero a parallelepipedo). Giant Robot di Mitsutero Yokohama (creatore tra l'altro di Babil Jr, Super Robot 28 e Mars) è ambientato in un ipotetico futuro prossimo, in cui l'umanità sembra conoscere una nuova Età dell'Oro grazie al sistema energetico del Sisma Drive. Un'energia perfetta, sicura e completamente riciclabile. Ma la pace luminosa è solo un'illusione; infatti, nell'ombra, la spietata società segreta BIG FIRE trama per conquistare il mondo. A contrastarla, però, vi è la Polizia Internazionale, composta da professionisti giunti da ogni parte del globo: tra loro, anche il Daisaku Kusama, pilota di GIANT ROBOT, "il robot più grande in assoluto".
Il bello di questo robot è l'aspetto "steam punk bullonato", ovvero un robot dove si vedono i giunti, le viti e i bulloni giganti con cui viene tenuto in piedi. Negli anni 60 è uscita anche una serie live del robottone, sugli stereotipi classici dei telefilm di mostri e supereroi giapponesi.
Yokohama usa i personaggi come facenti parte di un enorme mosaico e universo unico, permettendo ad alcuni di essi di comparire anche in serie diverse in quanto la stessa organizzazione ha collegamenti ovunque. E poi tra i protagonisti c'è Gin Rei, cinesina dagli abiti succinti e moooolto bonazza ;-)
Il bello di questo robot è l'aspetto "steam punk bullonato", ovvero un robot dove si vedono i giunti, le viti e i bulloni giganti con cui viene tenuto in piedi. Negli anni 60 è uscita anche una serie live del robottone, sugli stereotipi classici dei telefilm di mostri e supereroi giapponesi.
Yokohama usa i personaggi come facenti parte di un enorme mosaico e universo unico, permettendo ad alcuni di essi di comparire anche in serie diverse in quanto la stessa organizzazione ha collegamenti ovunque. E poi tra i protagonisti c'è Gin Rei, cinesina dagli abiti succinti e moooolto bonazza ;-)