Ghost in the Shell - The Rising
“Ghost in the Shell: The New Movie” (portato in Italia col titolo “Ghost in the Shell - The Rising”) è un film della durata di cento minuti circa proiettato nei cinema giapponesi nel giugno del 2015. Il lungometraggio, diretto da Kazuchika Kise e Kazuya Nomura e realizzato dalla Production I.G, conclude le vicende narrate nella miniserie “Arise”.
La storia qui narrata ruota attorno al misterioso attentato compiuto nei confronti del primo ministro giapponese: Motoko e la sua squadra dovranno indagare per scoprire chi c’è dietro l’assassinio del premier e in che modo si ricollega all’ormai famoso virus denominato “Firestarter”.
Una sceneggiatura complessa e intricata, in cui i numerosi sviluppi e le tante scoperte devono essere recepiti e messi in ordine con attenzione dallo spettatore: è questo l’ingrediente principale delle serie appartenenti al franchise, nonché il fulcro del film qui analizzato. Alla trama macchinata con la dovuta meticolosità si aggiungono, come di consueto, le questioni morali ed esistenziali che solo l’opera cyberpunk creata da Shirow è in grado di sollevare: a questo giro si rifletterà ancora una volta sulla separazione tra coscienza e corpo fisico, e sulle innumerevoli possibilità, come quella di vivere in eterno, offerte da quel vasto organismo denominato rete. I punti di forza del lungometraggio sono, a mio parere, essenzialmente due: da un lato il focus sui componenti della squadra di Motoko, considerati come facenti parte di un gruppo ben amalgamato e non solo come “parti di ricambio” del Maggiore; dall’altro la ciclicità dell’opera, il cui finale si ricollega perfettamente all’inizio del primo film diretto da Oshii.
Quanto al comparto tecnico, il livello di disegni e animazioni rimane pressoché invariato rispetto a quello della serie principale; stesso discorso vale per la regia di Kise, non geniale ma comunque all’altezza del soggetto trattato, e per le musiche di Cornelius, orecchiabili ma non memorabili.
In conclusione, “Ghost in the Shell - The Rising” è un film che si sviluppa sulla scia dei suoi predecessori, e che ha tra i vari meriti quello di risolvere tutte le incognite presenti in “Arise”.
La storia qui narrata ruota attorno al misterioso attentato compiuto nei confronti del primo ministro giapponese: Motoko e la sua squadra dovranno indagare per scoprire chi c’è dietro l’assassinio del premier e in che modo si ricollega all’ormai famoso virus denominato “Firestarter”.
Una sceneggiatura complessa e intricata, in cui i numerosi sviluppi e le tante scoperte devono essere recepiti e messi in ordine con attenzione dallo spettatore: è questo l’ingrediente principale delle serie appartenenti al franchise, nonché il fulcro del film qui analizzato. Alla trama macchinata con la dovuta meticolosità si aggiungono, come di consueto, le questioni morali ed esistenziali che solo l’opera cyberpunk creata da Shirow è in grado di sollevare: a questo giro si rifletterà ancora una volta sulla separazione tra coscienza e corpo fisico, e sulle innumerevoli possibilità, come quella di vivere in eterno, offerte da quel vasto organismo denominato rete. I punti di forza del lungometraggio sono, a mio parere, essenzialmente due: da un lato il focus sui componenti della squadra di Motoko, considerati come facenti parte di un gruppo ben amalgamato e non solo come “parti di ricambio” del Maggiore; dall’altro la ciclicità dell’opera, il cui finale si ricollega perfettamente all’inizio del primo film diretto da Oshii.
Quanto al comparto tecnico, il livello di disegni e animazioni rimane pressoché invariato rispetto a quello della serie principale; stesso discorso vale per la regia di Kise, non geniale ma comunque all’altezza del soggetto trattato, e per le musiche di Cornelius, orecchiabili ma non memorabili.
In conclusione, “Ghost in the Shell - The Rising” è un film che si sviluppa sulla scia dei suoi predecessori, e che ha tra i vari meriti quello di risolvere tutte le incognite presenti in “Arise”.