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Lomao

Episodi visti: 24/24 --- Voto 9,5
È un anime assurdo, tratta il tema dell'isolamento e dell'ansia sociale davvero bene: persone come me che ne sono affette trovano davvero tante cose in comune col protagonista, anche la semplice idea del complotto della NHK che riesce a fungere da capro espiatorio ai problemi sopraggiunti da eventi o azioni dei protagonisti, e che concettualmente ricorda molto il concetto di Dio, come poi Sato ha fatto capire a Misaki. Per me questa tipologia di tematica è davvero delicata, e averla trattata in modo così perfetto ritengo sia qualcosa di sorprendente, molte altre opere ci hanno provato senza successo. Sta di fatto che Sato dal suo stato di hikikomori non è guarito, ma viene solo alleviato dalla presenza di individui altrettanto feriti psicologicamente.
È un anime spettacolare, quasi capolavoro assoluto.


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OFDJ

Episodi visti: 24/24 --- Voto 9
Grazie alle positive recensioni lette, ho recuperato la visione di quest’anime tratto dal romanzo scritto da Tatsuhiko Takimoto (trasposto successivamente in manga e poi in anime nel 2006), che affronta una tematica conosciuta prevalentemente in Giappone all’epoca della realizzazione dell’opera, ma che con il passare degli anni è diventato un fenomeno diffuso anche in tutto il mondo occidentale.
Stiamo parlando degli “hikikomori”, che significa letteralmente “stare in disparte" o "staccarsi”, e indica la condizione di coloro che fuggono dalla vita sociale, spesso ricorrendo a livelli estremi di isolamento e confinamento.
Tatsuhiro Sato, il protagonista di “Welcome to the N.H.K.”, un giovane NEET di ventidue anni, è senza ombra di dubbio uno di loro.

Sato abbandona presto gli studi universitari e progressivamente inizia il suo viaggio verso l’isolamento e la fuga dalla realtà, che lo conduce in quattro anni a tagliare ogni rapporto sociale, ad eccezione degli sporadici rapporti con la famiglia che lo sostiene economicamente con una paghetta mensile. Tuttavia, suo malgrado e con non poche conseguenze, si ritroverà ad interagire con alcune conoscenze che riemergono dal passato e con una misteriosa ragazza, “Misaki Nakahara”, ossessionata dall’idea di “guarire” Sato dalla sua condizione.

“Welcome to the N.H.K” è un’opera di rara intensità, in grado di risucchiarti emotivamente e catapultarti dentro l’universo parallelo degli invisibili, dei perdenti, di coloro che non riescono a reggere il peso delle aspettative imposte da una società individualista e competitiva, o per debolezza o fragilità caratteriale, o perché portatori di una storia personale dura e traumatica, o perché incapaci di ribellarsi a scelte di vita imposte da altri e di seguire i propri desideri.

L’opera offre un punto di osservazione sulla moderna società giapponese, sulla realtà degli “otaku” e degli “hikikomori” (fenomeni spesso connessi tra loro) da una prospettiva ravvicinata, introspettiva, sorprendentemente realistica nella rappresentazione della condizione psicologica di fuga dalla realtà che diventa sempre più debilitante, passando tra stati depressivi, attacchi di panico, fasi di paranoia e di vero e proprio delirio (durante le quali Sato matura la teoria del complotto ordito dalla fantomatica società NHK, responsabile di ogni fallimento e della sua condizione di “hikikomori”).

“Welcome to the N.H.K” è un vero pugno allo stomaco, destabilizzante per la capacità di trasmettere allo spettatore la sensazione di impotenza e di angoscia nei confronti di una condizione dalla quale non sembra esservi via d’uscita, perché ogni tentativo di reazione fallisce miseramente di fronte alle avversità della vita, alimentando il circolo vizioso del fallimento e dell’autocommiserazione.
Per la sua capacità di raccontare tale condizione umana, l’anime mi ha riportato alla mente un’opera letteraria di grande intensità, “Lo squalificato”, opera sostanzialmente autobiografica di Osamu Dazai (scrittore giapponese decadente, morto suicida in giovane età), citato, non a caso, in “Welcome to the N.H.K.” nella scena delle frasi famose dette prima di morire...

La sceneggiatura e i dialoghi sono sempre all’altezza della situazione e degni delle migliori opere cinematografiche, sia per la graffiante ironia o per la sagace comicità che fa emergere l’aspetto grottesco delle debolezze umane (e quindi sempre intrisi di una certa tragicità) sia per maturità e intensità nei momenti più introspettivi o drammatici (senza però mai cadere nel melodramma).

Dal punto di vista tecnico, la parte grafica è tutt’altro che perfetta e in alcuni episodi appare addirittura "abbozzata", anche se, paradossalmente, in alcune scene ha messo in risalto il “mood” dei personaggi, esaltandone lo stato di angoscia, di smarrimento o di assenza di lucidità. Di grande qualità è invece è la parte musicale.

Per quanto riguarda il finale... Nonostante le dinamiche relazionali tra i personaggi sembrino nascere sempre da un’esigenza egoistica, da un proprio tornaconto personale - perché tutti sono affettivamente immaturi e tutti vivono una condizione di frustrazione, di disillusione e di perenne sfiducia verso l’umanità e il futuro - tali relazioni, tra equivoci, abbandoni, fughe nel mondo virtuale, rinascite e riappacificazioni, finiranno per coinvolgere inconsapevolmente la sfera emotiva e ad assumere la forma dei legami affettivi.
Infatti, anche se l’intera opera sembra essere pervasa da una visione pessimistica e disincantata della vita, “Welcome to the N.H.K” lascia aperto uno spiraglio di speranza e, pur mettendo a nudo gli aspetti meno edificanti della personalità dei protagonisti, concede loro almeno un momento di riscatto morale.
Molto astutamente l’opera sembra condurre lo spettatore verso un finale tragico e ad alto impatto emotivo. Si tratta di un espediente narrativo che alleggerisce il peso di un finale, meno drammatico del previsto ma dal sapore un po' amaro, che contiene, tuttavia, un messaggio positivo: non ci si salva da soli e, anche se non si vince, si può non perdere del tutto... semplicemente cercando di fare del proprio meglio e accettando il fallimento, il compromesso e la sofferenza come parti essenziali della vita.

In conclusione, credo che “Welcome to the N.H.K” possa decisamente rientrare tra i “cult” dell’animazione giapponese che gli appassionati di anime non dovrebbero assolutamente perdere.


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Koale2009

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
Scrivo questa recensione ascoltando "Welcome to Loneliness", parte della soundtrack di "Welcome to the N.H.K."

La serie è composta da ventiquattro episodi e tratta le vicende di un ragazzo di nome Tatsuhiro Sato, il quale, una volta lasciata l'università, si ritrova a vivere rintanato in casa, depresso, nello stato di hikikomori.
Parto col dire che ho iniziato quest'anime con aspettative abbastanza alte. Speravo in un'opera che mi potesse dare man forte e che mi avrebbe aiutato nei momenti difficili che mi capita di vivere pressoché ogni giorno. E chi avrebbe mai pensato che con questa premessa mi sarei trovato davanti a una serie che rispecchiava perfettamente le mie aspettative? Ci si affeziona ai personaggi in fretta. Con loro si riderà, si piangerà e, soprattutto, ci si rispecchierà. Questo perché "Welcome to the N.H.K." è un anime terribilmente realistico. Fa paura come tutto quello che vedremo nella serie potrebbe benissimo accadere nella realtà. E così, una volta che ci si affeziona alla storia e ai personaggi, i ventiquattro episodi passeranno veloci uno dietro l'altro, senza che nemmeno ce ne possiamo accorgere, per poi ritrovarsi in un enorme vuoto esistenziale una volta finito. Questo non è un anime per tutti. "Welcome to the N.H.K." fa male con il suo realismo, poiché riesce a colpire dritto dritto al cuore di tutti i suoi spettatori.

Anche dal punto di vista tecnico l'anime non pecca. I personaggi sono ben costruiti, la storia è ben scritta, il ritmo non annoia mai e non si trova nemmeno un singolo episodio debole. La qualità resta costante per tutta l'opera, eccetto qualche picco di qualità in alcuni punti. Ripensare di averlo già concluso mi fa scendere una lacrimuccia lungo il volto, poiché quest'opera può benissimo accompagnare chiunque per tutta la vita, ed è un peccato finisca.


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mick92

Episodi visti: 24/24 --- Voto 7,5
"Welcome to the N.H.K" segue le vicende di Tatsuhiro Satō, un ragazzo di ventidue anni che vive isolato nel suo appartamento di Tokyo da quattro anni. Un giorno incontra Misaki Nakahara, una ragazza che si offre di aiutarlo a uscire dalla sua condizione. La serie esplora i temi dell’alienazione sociale, della paranoia, del disagio esistenziale e della ricerca di un senso nella vita.

Misaki è una ragazzina molto misteriosa ed eccentrica, cattura l’attenzione dello spettatore, che si chiederà cosa nasconda dietro il suo sorriso e quali siano le sue vere intenzioni. Satō invece è un personaggio che rappresenta la condizione di molti giovani che si sentono persi e disadattati nella società moderna, un bel mix già con solo i primi due personaggi che appaiono a schermo.

Passando al reparto tecnico, la serie si presenta nella norma, considerando che è un anime del 2006. Il character design è semplice, i colori sono vivaci e le animazioni sono "ok".
La regia sa alternare momenti comici e drammatici con buon ritmo.
La colonna sonora in generale la trovo molto azzeccata, sia per le musiche che per le sigle. Le musiche sono varie e si adattano bene alle diverse situazioni, creando atmosfere divertenti e malinconiche. Le sigle sono orecchiabili e riflettono il tono della serie, la sigla di apertura esprime la speranza e l’affetto che lega i personaggi, mentre la sigla di chiusura manda un messaggio di disagio e di ribellione in generale.

La serie ha una durata di ventiquattro episodi e, se fosse stata più breve di circa sei episodi, il ritmo sarebbe stato più serrato e coinvolgente. Infatti, si sarebbero evitati alcuni momenti di stallo o di rallentamento, che hanno reso la visione meno fluida e interessante. Inoltre, si sarebbe dato più risalto ai momenti chiave della storia e ai personaggi principali, senza diluire troppo la trama e il messaggio che l'opera vuole darci.

In conclusione, "Welcome to the N.H.K." è un anime che mi ha lasciato una buona impressione, nonostante alcuni difetti. È un anime che sa affrontare temi che mescolano humor e dramma. È un anime che ha dei personaggi interessanti e complessi, che si evolvono nel corso della storia e mostrano le loro fragilità e aspirazioni. È un anime che offre una riflessione profonda e sincera sulle difficoltà di vivere in una società moderna e competitiva, senza però cadere nel pessimismo o nella banalità.

Consiglierei questo anime a chi ama le storie realistiche e psicologiche, a chi vuole scoprire il mondo degli hikikomori e a chi cerca un anime diverso dal solito.
Non consiglierei questo anime a chi non ama le storie drammatiche e angoscianti, a chi preferisce molta azione in scena e a chi si annoia facilmente con i dialoghi e le riflessioni.


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esseci

Episodi visti: 24/24 --- Voto 9
Attenzione: la recensione contiene spoiler

Non ho ancora avuto modo di leggere la novel del 2002 e il manga coevo alla trasposizione in anime del 2006, ma devo riconoscere che la serie “Welcome to the N.H.K.” mi ha colpito molto non solo per i contenuti, ma anche per la “forma” espressiva (non mi riferisco al comparto tecnico, sul quale avrei qualcosa da ridire), da intendersi come modalità con la quale gli autori hanno trattato temi tutto sommato “ostici” con una leggerezza struggente e diretta, tipica di quell’ ”approccio” tutto giapponese al contempo realista e poetico di vivere e raccontare la vita.

“Welcome to the N.H.K.” sembra un affresco di una parte di quella della gioventù rimasta ai margini, che vuole illustrarci la “follia della normalità” del modello di vita della società (giapponese e non solo) contrapposta alla “normalità della follia” di coloro che non possono o vogliono vivere nel “sistema”, da intendersi non tanto come modello di società, ma soprattutto come modello di vita, ideali e principi cui ispirarsi posto alla base delle società consumistiche moderne, la cui unica regola sembra essere il raggiungimento del successo.

In un certo senso, e fatte le debite proporzioni, mi ha ricordato un capolavoro della filmografia USA: “American Beauty”. In comune hanno la voglia di documentare, senza “giudicare” o “denunciare” in modo esplicito, uno spaccato della vita/realtà. Se nel film USA viene messa a nudo l'ipocrisia dei falsi miti di progresso raggiunti dal ceto medio americano, in “Welcome to the N.H.K.” vegono rappresentati i risultati deleteri ottenuti dall'esasperazione del sistema giapponese (società, istituzioni, famiglia) e dalla crisi dei valori che propone su un insieme variegato di soggetti che a vario titolo restano “alienati” o diventano “emarginati” per le cause più disparate.

Nel recensire l'anime, non ci si dovrebbe focalizzare solo sulle vicende di Tatsuhiro Sato e il suo dichiarato status di “hikikomori”, perché l'anime offre altre storie paradigmatiche del “disagio” di coloro che non riescono a inserirsi in modo vincente nella società: mi riferisco alla storia di Misaki Nakahara, con la sua affettività ed ego distrutti da una famiglia non più esistente, tanto da attaccarsi inutilmente a un fantomatico progetto di recupero di Tatsuhiro, per sentirsi utile e migliore; di Itomi Kashiwa, con la sua fissazione per i complotti (per giustificare la sua insoddisfazione perenne per quello che è diventata); di Kaoru Yamazaki, conoscente di Tatsuhiro, con la sua sindrome da otaku/Peter Pan contro le convenzioni sociali (salvo poi subirle/accettarle senza tante remore); di Megumi Kobayashi, cinica ex compagna di scuola di Tatsuhiro che non si fa scrupoli del suo “status” per circuirlo, salvo poi rivelare le reali motivazioni sottese alle sue azioni.

I protagonisti dell’anime sembrano in perenne lotta contro la realtà cinica, selettiva ed estremamente crudele della vita, subendola e uscendone sempre sconfitti, al punto che sembrano, a vent’anni, ormai dei totali disillusi, insicuri e pessimisti su tutto ciò che loro malgrado vivono, o meglio, subiscono senza riuscire a reagire come desidererebbero. Tutti loro si vedono costretti a cercare qualcosa di talmente importante e fondamentale che manca alla loro esistenza.

“Welcome to the N.H.K.” è un anime tutt’altro che felice: è intriso di malinconia disincantata, di valori che si sono sgretolati e di un profondo senso di disillusione, che è arrivato da tempo a travolgere i protagonisti della storia.
Vedendo tutte le puntate dell’anime, mi ha richiamato alla memoria il testo di una canzone del 2002 di un noto gruppo rock alternativo milanese che ritengo un piccolo capolavoro che si adatta un po’ al senso ultimo dell’anime: “Quello che non c’è”.
La ricerca della “chiave della felicità” nella canzone sarebbe “la disobbedienza in sé, a quello che non c’è”, riferendosi alla ribellione a tutte quelle cose in cui si crede (o ci viene richiesto di credere) e che poi non si rivelano reali, o anche solo fattibili.

Il dramma dei protagonisti principali consiste nell’accettare l’impossibilità di essere quello che pensano di dover essere, ma anche nel far pace con sé stessi e accettare anche la loro mediocrità, i loro limiti, la loro infelicità e sofferenza. Finché non ci riescono, continuano a cadere nei “sintomi” che vengono mirabilmente descritti nell’animazione: paranoie, complotti, pessimismo cosmico leopardiano (natura o Dio che sono estremamente maligni nei confronti dell’uomo), fuga dalla realtà per vivere in una parallela o “virtuale”, senza rendersi conto che, in fondo, così facendo, si avvitano su loro stessi come descrive mirabilmente la canzone citata: “Curo le foglie, saranno forti/Se riesco ad ignorare che gli alberi son morti”.

Ecco che “Welcome to the N.H.K.” è sia una commedia, perché riesce anche in modo comico a mostrarci la cruda realtà dei drammi esistenziali dei protagonisti (e lo fa con una ironia intelligente e tagliente sotto le mentite spoglie di un’opera “superficiale”), sia una tragedia, perché, in fondo, riesce a farci riflettere sui (e forse immedesimare nei) fallimenti, dolori, negatività dei personaggi, facendoci comprendere che nella vita “you can’t always get what you want”...

Non scriverei pertanto di un’opera di mera denuncia dei mali della società moderna e di assenza di valori e punti di riferimento per un’intera generazione di giovani (se non quello del successo attraverso la competizione più acerrima e senza scrupoli)... Sarebbe riduttivo per un’opera che colpisce (come tante altre che ho potuto leggere e visionare) per l’assenza delle figure di riferimento familiari, per la mancanza di valori trasmessi da quelle persone che dovrebbero essere in primis il sostegno per i ragazzi all’ingresso della vita “adulta” con l’assunzione delle responsabilità che ne conseguono.

Ma allora qual è la soluzione che propone l’anime? Non ne esiste una in particolare universalmente valida per tutti e non tutti pervengono alla soluzione definitiva.

Paradigmatica è la frase di Kaoru Yamazaki, quando saluta per l’ultima volta Tatsuhiro Sato alla stazione, prima di far ritorno dalla famiglia nell’isola di Hokkaido: “Sato, almeno tu non farti sconfiggere”... sembra il testamento di chi, obtorto collo, è costretto ad abdicare dai sogni da adolescente...

Idem per Itomi Kashiwa, la senpai del club di letteratura che rappresenta uno dei tanti punti deboli di Tatsuhiro Sato (portandolo prima quasi al suicidio e poi a proporgli di essere suo amante) e che alla fine si “rassegna” alla sua vita di moglie e di madre, dopo aver giustificato sé stessa e la sua insoddisfazione ai famigerati complotti... lasciando in pace Tatsuhiro Sato.

Per Megumi la soluzione è piuttosto casuale e fortuita, nonché inquietante: la società per cui lavorava viene messa sotto inchiesta (liberandola dai debiti contratti) e il fratello hikikomori per necessità (di alimentarsi) esce di casa e inizia a lavorare... proprio lei che è diversa dagli altri personaggi “fragili” dell’anime si ritrova lo stesso “ai margini”, sebbene abbia seguito le regole del gioco del sistema.

Per Tatsuhiro e Misaki il discorso si fa un po’ più complesso: nel finale dell’anime molto denso e drammatico, trovano una soluzione (o meglio, la trova più Misaki, bisognosa di prendersi cura di Tatsuhiro per sentirsi a sua volta amata) di compromesso che sembra ispirarsi a quanto ho avuto modo di leggere in una intervista di un noto attore romano che ha sintetizzato la sua esistenza: “Ho attraversato il dolore e il dolore mi ha cambiato. Ero più riservato, ma adesso che gli anni passano e la corda brucia da entrambi i lati è come se sentissi un’urgenza e avvertissi la fretta di non perdere tempo e di sbrigarmi: ad incontrare gli altri, a stringere rapporti, a vivere, se capitano, delle storie d’amore... La vita, dicono a Roma, è un mozzico” (Marco Giallini).

È un anime che ritengo un piccolo capolavoro con il giusto mix di lirismo (poco), comicità/ironia/sarcasmo (molto funzionale alla trama, e i monologhi di Tatsuhiro Sato sembrano vagamente ispirati all’umorismo “alla Woody Allen”) e tanto crudo disincanto sulla realtà che toglie ogni speranza consolatoria di un convenzionale happy ending.

Vimalakirti

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Vimalakirti

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
Un anime perfetto, meravigliosamente pensato e realizzato. È difficile immaginare come possa darsi una resa così equilibrata e armoniosa di una vicenda, in primo luogo psicologica, estremamente drammatica e veramente orribile. Non brutta, piuttosto angosciante e, in apparenza, senza via d'uscita.
Il mio gusto personale mi ha sempre e ripetutamente mostrato che solo la sensibilità giapponese può, almeno ai nostri giorni, trattare con un tatto e una sincerità assoluta i più profondi e scabrosi (non voglio dire osceni) sentimenti.
Tutto è e appare al posto giusto e al momento giusto. Sarebbe stato fin troppo facile e quasi inevitabile scadere nel dramma più tetro o nella banalizzazione di un tema attuale e molto più diffuso di quanto si voglia o abbia il coraggio di dire.

Il tema è la condizione di completa solitudine e frustrazione in cui cade anche chi è attorniato da amici e familiari. Qui però la solitudine è anche fisica, reale a tutti gli effetti.
La trama ha inizio con il primo di alcuni incontri che Sato, recluso in casa, ha con persone che entreranno nel circolo della sua esistenza.
Ma perché in Giappone sanno affrontare con tanta delicatezza tematiche come queste (ma io direi, senza esitazione: tutte le tematiche!) come nessuno altro? Una risposta riesco a darla e, anzi, sono convinto che sia 'la' risposta. La trovo nella prima Nobile Verità del Buddismo, secondo la quale la vita è dolore e sofferenza. Chi conosce questa splendida filosofia-religione sa che non è facile comprendere davvero questa prima Verità, ma sa anche che capirla a fondo e non proseguire con le altre quattro Nobili Verità è un rischio enorme che rischia di portare lo sventurato dritto verso pensieri autodistruttivi. Perché, appunto, è vero, è sotto gli occhi di tutti, che la vita presenta necessariamente un bilancio negativo (forse ben più del 90 per cento di essa è intrisa di sofferenze varie) e, se non percorriamo il Sentiero buddhista, rimaniamo invischiati senza scampo nel tormento. Non è affatto facile fare strada nell'Ottuplice Sentiero del Buddha, non è da tutti, le distrazioni sono troppe e troppo forti sono le nostre passioni. È il caso di Sato e dei suoi amici, se così possono definirsi. È chiaro però che il sottofondo culturale in cui si muovono è giapponese, dunque velato di buddhismo, che diventa fatalismo e accettazione della condizione insoddisfacente e a tratti intollerabile della vita.

Uno dei messaggi principali che si possono trarre da questo anime sta, a mio parere, nell'indicare chiaramente che la vita non dovrebbe essere semplicemente vissuta a tutti i costi, come un dovere imposto da un Dio malevolo, ma che, invece, deve essere vissuta a tutti i costi meglio.
Il finale è bellissimo, significativo e soprattutto coerente con il resto della storia e con la sua impostazione teorica e filosofica. La vita, al di là dei facili successi (che sono rari, ma, quando arrivano, sono ugualmente penosi da sopportare, in particolare quando declinano e svaniscono, come è inevitabile), al di là delle fortunate 'coincidenze', va presa così com'è, facendo del proprio meglio e senza aspettarsi meraviglie.
Chiunque sia incapace di vivere con il prosciutto sugli occhi trova in questa serie animata una quantità di spunti filosofici da approfondire con il massimo impegno. Il Buddhismo mi ha dato tutte le risposte che desideravo, compreso un metodo, intuitivo e razionale al tempo stesso, per saggiare e sperimentare in prima persona la realtà così com'è, non quella che i nostri amici continuano a fissare fino al termine della serie, bensì quella ben più reale e nascosta agli occhi dei superficiali e non risvegliati (quali siamo, perlopiù, ahimè, tutti). Il percorso è lungo, ma i frutti si vedono già dopo i primissimi passi, e non è poco. Mi sorprende e, quasi, mi dispiace che i protagonisti non abbiano trovato l'occasione di intraprendere un cammino spirituale a loro così prossimo. Eppure forse non è proprio così: chissà cosa faranno dopo? La domanda però dobbiamo porla a noi stessi, noi siamo Sato, Misaki, Yamazaki e Hitomi, tocca a noi scegliere il miglior percorso possibile. Sono nostri amici, alter ego che ci stimolano a delle scelte esistenziali autentiche, pur non dandoci indicazioni precise sul da farsi (non le hanno).

È una serie deprimente e pessimistica? Niente affatto, io trovo deprimenti i goliardici e festaioli che non sanno vedere a un palmo dal loro naso, peraltro ormai eroso dalle polveri del divertimento. La felicità esiste, eccome, bisogna cercarla, trovarla e impegnarsi intensamente per raggiungerla. Di questo si occupa il nostro anime e lo fa a partire dall'ultima, commovente, scena: la sua seconda parte è infatti la nostra vita, di tutti. Non fermiamoci a contemplare l'angoscia, quella che l'anime ci presenta; proseguiamo nel Cammino e giungeremo, prima o poi, alla liberazione.
Un appassionato di animazione e manga giapponese ha una via preferenziale allo scioglimento felice di ogni situazione penosa, tracciata dalla cultura buddhista, zen, che impregna ogni manifestazione culturale del Giappone.

Un'ultima considerazione: Sato ha un carattere diametralmente opposto a Joe Yabuki, eppure sono numerose le analogie, prima fra tutte il non attaccamento alla vita, per moltissimi di noi sconcertante. La disillusione è praticamente la stessa, cambiano le modalità di destreggiarsi fra le miserie del mondo. Modi diversi di affrontare l'orrore.
Un'opera profonda, quindi, filosofica ma senza pesantezza. Da vedere.


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Felpato12

Episodi visti: 24/24 --- Voto 8,5
Tutti noi sappiamo quanto sia complicata la vita, che ci mette in continuazione davanti a scelte difficili o in situazioni da cui è ardua venire a capo. Spesso capita di essere calpestati dalla vita che ci riduce ad uno straccio, motivo per il quale, nell'intimità di casa nostra, andiamo alla ricerca di una valvola di svago, che può essere un videogioco, un libro oppure un anime, insomma qualcosa che ci porti in un mondo fantastico e lontano dalla realtà che ci circonda. Nella maggior parte dei casi veniamo accontentati, ma poi ci può anche capitare uno di quegli anime, estremamente rari, che la realtà te la sbatte nuda e cruda davanti agli occhi. Questo è il caso di "Welcome to the N.H.K.", la serie animata del 2006 targata Gonzo e che negli anni ha avuto un discreto successo, tanto da godere oggi di una buona nomea.

La storia ruota intorno a Tatsuhiro Satou, un ragazzo di ventidue anni che non va più all'università dopo averla abbandonata quattro anni prima e che, non avendo un lavoro, vive sulle spalle dei genitori che gli versano un assegno mensile. L'unica cosa che gli riesce veramente bene è starsene chiuso in casa a non fare nulla, senza avere nessun tipo di rapporto sociale, atteggiamento da tipico hikikomori. Le cose per lui iniziano a cambiare quando conosce Misaki Nakahara, una ragazza misteriosa che si propone di salvarlo dalla sua condizione, e forse ancor di più quando scopre che il suo vicino di casa è una vecchia conoscenza delle superiori, Kaoru Yamazaki, un universitario appassionato di galge, con cui Satou stringe un rapporto di grande amicizia.

Questo è il punto di partenza, per quella che è una storia fatta di drammaticità e comicità che si alternano e mescolano continuamente, in cui l'autore tramite gli occhi e i pensieri di Satou ci mostra le difficoltà della vita. Innanzitutto i rapporti sociali, che ci portano al confronto con altre persone, risultano estremamente complicati quando si ha poca fiducia in sé stessi, mentre magari gli altri ci sembrano tutte persone felici e realizzate, e qui subentra il complesso di inferiorità che porta Satou a credere che tutti lo guardino dall'alto in basso in quanto hikikomori. Questo è sicuramente un problema anche della società moderna, ovvero quello del pregiudizio, del giudicare une persona negativamente ancor prima di conoscerla, che non si sa mai che effetto possa sortire nel diretto interessato, che a volte, vedendosi mal giudicato e insoddisfatto della propria vita, potrebbe arrivare a compiere un gesto estremo. Quella del suicidio è difatti un'altra tematica alquanto ostica toccata nell'opera, che ci mostra però che quella non è mai la soluzione migliore, ma solo una scappatoia fin troppo facile, perché di strade da prendere ce ne sono eccome, ma richiedono tutte impegno e sacrificio. Nonostante tutti questi temi siano molto seri, non manca assolutamente la comicità che riesce ad alleggerire enormemente l'intera serie, e questo fattore è dovuto soprattutto all'accoppiata Satou-Yamazaki, che è perfettamente assortita e che, seppur nella decadenza più totale, riesce a strappare una grassa risata allo spettatore. Ecco che la leggerezza diventa elemento indispensabile della serie animata.

Per quanto riguarda la grafica, non è di certo il punto forte dell'anime, dato che spesso e volentieri ha vacillato e in alcuni casi raggiunto dei livelli da anime di bassissimo rango, ma probabilmente è tutto legato a un problema di budget (o almeno è quello che mi auguro). Di tutt'altra pasta sono invece le musiche; l'OST rimasta invariata per tutte le puntate e le due ending sono di altissimo livello, così come le musiche dei Pearl Brothers, tra cui quella con la armonica a bocca che accompagna molte scene dell'anime.

In conclusione, un'opera sicuramente da vedere e che, oltre a strapparvi un sorriso, riuscirà anche a farvi riflettere.

Sporchez

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Sporchez

Episodi visti: 24/24 --- Voto 8,5
È un anime del 2006, che purtroppo ho visto solo ora grazie ad Amazon Prime.
Ne ho sentite molte riguardo a questo adattamento, passando dal capolavoro (il più delle volte) al troppo sopravvalutato. A mio parere l’anime ha sia pro che contro, ma nel complesso il messaggio che vuole trasmettere arriva eccome. Trattare il tema degli hikikomori, senza sfociare nel banale, non è affatto semplice. È vero, ventiquattro episodi possono essere un po’ troppi per l’anime, ma per fortuna oltre al tema principale vengono affrontate tematiche legate anche al mondo lavorativo e familiare, punto forte che permette di rompere quel ritmo abbastanza monotono che in alcune situazioni può venirsi a creare.

Ogni personaggio viene descritto in modo diverso, con una caratterizzazione umana, anche se a volte questa umanità si viene a perdere con scene un po’ surreali e inverosimili, ma ben apprezzate per sdrammatizzare alcune situazioni, che, per molti, possono risultare troppo pesanti e drammatiche. Ogni personaggio ha il suo ruolo nella trama, e il loro rapporto con il protagonista ci mostra che, oltre al fenomeno degli hikikomori, ogni persona ha il suo problema, che in qualche modo deve risolvere. Ce la faranno? La serie ci dimostra che per ogni inciampo sul nostro cammino ci si può rialzare, ma non sempre questo uscire dai problemi accade senza ripercussioni, difatti la serie ce lo dice in modo esplicito: la vita è piena zeppa di eventi che portano infelicità e condizioni difficili da superare (che sia il fenomeno degli hikikomori, che sia una vita infelice dove i pregiudizi altrui ci accompagnano ogni giorno, che sia un evento scatenante che può porre fine ai nostri sogni oppure che sia un passato traumatico dal quale facciamo fatica a distaccarci), ma al mondo non esiste solo questo, bensì anche momenti felici e persone pronte ad aiutarci in qualsiasi momento, basta tirarsi indietro le maniche e affrontare la realtà con sguardo alto.

Riguardo al piano tecnico, le OST e le musiche fanno il loro figurone, ma i disegni e le animazioni a volte son davvero pessimi; volti e sfondi a volte sono davvero grezzi e riduttivi.

Non penso che avrei mai dato 10 a questa serie, siccome i momenti noiosi ci sono eccome e le pessime animazioni che a volte ci sono giustificano il mio voto, ma trattare, come già detto, un tema del genere, non banalizzandolo, non è affatto facile. Ho apprezzato anche la giusta distinzione che si dà tra il termine hikikomori e otaku, spesso erroneamente eguagliati da molti di noi.

Attenzione: il seguente paragrafo contiene spoiler

Per chi ha trovato il finale sottotono, senza il bacio magico di una coppietta felice, vuol dire che non ha capito nulla della serie. Chi si aspettava che il gioco, creato da Sato e Yamazaki, avrebbe venduto e permesso all’amico del protagonista di ritornare a Tokyo, sfuggendo da quella sfera famigliare, ha sbagliato.
Il messaggio è proprio questo: la vita non va sempre come vogliamo, ma dobbiamo farci una ragione, perché i problemi sono dietro l’angolo, dobbiamo “solo” trovare la giusta motivazione per affrontarli. Ci segneranno questi eventi tristi e negativi, ma saranno una cicatrice che porteremo su di noi e che ci ricorderà di non cadere più nello stesso errore.

Gianni V

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Gianni V

Episodi visti: 25/24 --- Voto 8,5
L'anime tratta di un problema poco conosciuto in Italia, ma sempre più attuale.
Gli argomenti affrontati sono pesanti, ma affrontati con leggerezza, la crescita dei personaggi è molto interessante e approfondita. La trama non è scontata come si potrebbe supporre ad un primo impatto, come neppure il finale.
In breve, questo è un anime che ha un po' tutto, dalla parte riflessiva ai classici momenti imbarazzanti. Inoltre, potrebbe essere visto come uno stimolo a vivere e una riflessione sulla vita. Francamente, lo ritengo un genere un po' a sé, da vedere assolutamente.


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Kotaibushi

Episodi visti: 24/24 --- Voto 6
È un anime di cui ho sempre sentito parlare davvero bene, molto spesso accostato a un capolavoro, ma, a visione terminata, sinceramente non ne riesco veramente a capire il motivo, dato che personalmente ho trovato quest'opera piuttosto "normale", ovvero né nulla di straordinario né nulla di pessimo, insomma una serie nella media che propone una storia dai temi decisamente forti, ma che tuttavia vengono proposti e trattati sempre con una certa sufficienza e semplicità, condita da un'atmosfera più da commedia, piuttosto che da dramma (aspetto che a mio parere intacca la credibilità dell'intera storia). Infatti, secondo me, uno dei difetti principali dell'opera è proprio quello di non riuscire mai a trovare la propria dimensione, rivelandosi così per la maggior parte una vera e propria commedia, arricchita da sprazzi di dramma qua e là.

Detto ciò, è innegabile la buona riuscita dei personaggi, che tuttavia non riescono sempre a trainare nel giusto modo la storia, che difatti per me presenta un'eccessiva quantità di episodi; infatti diversi di questi, e non pochi, risultano piuttosto fiacchi e noiosi, come se non ci fosse più nulla di davvero concreto da raccontare. La serie prosegue solamente per inerzia, fino a traghettare lo spettatore al finale dell'opera, che a mio avviso non riceve il giusto spazio, e anche qui gestito sempre in modo semplicistico, e volendo anche banale, concludendosi con il solito lieto fine.

In conclusione, è un anime che a mio parere parte con delle buone idee di fondo, ma che tuttavia non vengono sfruttate al meglio, offrendo una visione sì piacevole, ma allo stesso tempo anche una visione troppo semplicistica e spesso troppo al limite del surreale di tematiche considerate davvero serie.

Voto finale: 6


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ilBiotecnologo

Episodi visti: 24/24 --- Voto 6,5
Sebbene molti, a quanto vedo, idolatrino quest'opera, io onestamente non ne capisco la ragione. Se da una parte abbiamo una caratterizzazione dei personaggi che in molti casi si avvicina alla realtà, quest'ultima sfocia spesso nel grottesco e nell'inconcepibile, a meno che ovviamente non si abbia un QI paragonabile a quello dei terrapiattisti.
Se da un lato posso perfettamente comprendere le ragioni che portino una persona a rinchiudersi in casa e non voler mettere più piede fuori, non ne capisco l'assurda paranoia e la maniacale assunzione di farmaci (che nell'anime non viene mai mostrata, sebbene sia sottointesa dalle allucinazioni), sino a pensare che il mondo giri talmente attorno a te dall'ordirti un complotto contro; quando nessuno sa chi tu sia, proprio perché non esci mai di casa. Ciò non solo denota un profondo egoismo, nonché egocentrismo, ma anche una mancanza di rispetto totale nei confronti di chiunque ti graviti attorno, sia esso vicino o lontano. Queste cose, nel complesso, non possono fare altro che denotare una stupidità non indifferente.
Onestamente mi sono sentito irritato dalla stupidità dei personaggi di quest'anime, e dalle loro contraddizioni che hanno del ridicolo; l'unico che salvo, e verso cui spezzo una lancia in favore, è Yamazaki, che tra tutti si conferma quello più vicino alla realtà.

Ho invece decisamente apprezzato di più le tematiche proposte nel loro complesso, che, indipendentemente da come vengano affrontate dal protagonista e comprimari, portano lo spettatore a riflettere, e soprattutto a capire come non doversi assolutamente comportare nel caso si dovesse affrontare un problema del genere (anche se in realtà, per capire certe cose, basterebbe anche un minimo di buonsenso, ma sorvoliamo...).

Per quanto riguarda il lato tecnico, nulla di eccezionale: le animazioni, così come i disegni, sono altalenanti, mentre il character design risulta decisamente semplice; semplicità che tuttavia si sposa bene con i temi affrontati.

Il mio voto nel complesso sarebbe un tiepido 6, ma lo alzo a 6,5 per l'ending dei primi dodici episodi, che ritengo fenomenale.

AnthonySoma-sensei

Episodi visti: 24/24 --- Voto 9
Ogni giorno l'essere umano compie un numero smisurato di azioni, talvolta in maniera così meccanica, da non rendersene neanche conto e attribuir loro il giusto peso e significato. Dalla nostra prospettiva può sembrare la cosa più normale del mondo uscire dalla porta di casa e costruire delle relazioni con altri individui nel mondo esterno. Con il termine giapponese "hikikomori" si intende la decisione consapevole da parte di un soggetto di ritirarsi dalla vita e dai legami sociali, preferendo l'isolamento o il confinamento tra le proprie mura di casa. Molteplici possono essere i fattori che stanno alla base di tale disturbo, i quali vanno naturalmente riscontrati all'interno dello stile di vita del soggetto e in modo particolare delle dinamiche psicologiche che lo caratterizzano.

Nel caso del nostro protagonista, Sato, l'ex-studente universitario è oramai recluso da ben quattro anni nel suo appartamento, avendo abbandonato di fatto l'università e sopravvivendo nel senso letterale del termine attraverso un assegno che i genitori gli inviano ogni mese. Quando si trova circondato da altre persone, Sato evita di entrare in contatto con gli altri e pensa che tutti lo guardino dall'alto verso il basso, manifestando delle chiare conseguenze dell'effetto spotlight, cioè la tendenza dell'individuo a sopravvalutare il grado di attenzione che gli altri rivolgono al nostro aspetto e al nostro comportamento. La vita dell'hikikomori comincia a cambiare drasticamente dopo l'incontro casuale con la giovane Nakahara, la quale decide di prendersi cura di Sato, aiutandolo attraverso delle fantomatiche sedute psicoanalitiche. Tuttavia, dietro la sua scelta si cela una precisa motivazione, la quale va analizzata all'interno dell'angosciante condizione psicologica che caratterizza la ragazza. Per salvaguardare il suo vuoto interiore e la sua profonda sfiducia in sé stessa, ha dovuto trovare un altro individuo che si trovasse in una condizione pari o inferiore alla sua. Il supporto di Nakahara ha due finalità: una corretta e una sbagliata. Quella corretta si identifica nell'aiutare Sato a uscire dalla sua condizione di hikikomori, mentre quella sbagliata è aspettarsi forzatamente che anche Sato facesse la stessa cosa per lei. Dunque Nakahara ha supportato per tutto questo tempo il ragazzo, semplicemente per ricevere qualcosa in cambio, esteriorizzando la sua natura egoistica e soprattutto non molto consona ai canoni dell'amicizia. Sebbene il comportamento di Nakahara possa sembrare spregevole, bisognerebbe scavare ancora più a fondo nella sua psiche, in quanto la concezione distorta e l'evidente insicurezza maturata sono due aspetti importanti scaturiti da un cagionevole rapporto con le figure genitoriali. Da una parte, una madre fin troppo debole a livello caratteriale, soggiogata continuamente dal potere coercitivo espresso dal padre; dall'altra, il padre adottivo stesso, il quale non è riuscito a trasmettere null'altro che egoismo e totale indifferenza alla propria figlia. Probabilmente i riflettori sono tutti o quasi indirizzati nei confronti del protagonista e del suo disturbo, ma, dal mio punto di vista, la figura instabile di Nakahara è ancora più complessa e difficile da analizzare, in quanto frutto di un percorso deviato iniziato sin dall'infanzia e le cui conseguenze negative si sono riversate inesorabilmente anche nel periodo adolescenziale. In fin dei conti, Sato ha avuto una famiglia e anche degli amici che lo hanno affiancato, Nakahara, invece, non riuscendo a superare il trauma subito da piccola, si è chiusa così tanto in sé stessa, da non legare emotivamente più con nessuno, neanche con gli zii che si sono presi cura di lei.

Il comparto grafico è forse l'unico vero e consistente contro della serie: ci sono alcuni spezzoni di episodi nei quali i produttori davvero mi chiedo cosa abbiano combinato, sperando che sia tutto dovuto a una mancanza di budget. I primissimi minuti del diciannovesimo episodio mi hanno davvero lasciato senza parole, il character design e soprattutto alcuni aspetti fisici dei personaggi sono stati approssimati in una maniera così imprecisa e poco realistica, che alcune parti del corpo erano chiaramente sproporzionate. Per il resto, le OST mi sono sembrate congruenti e adatte alla serie, inoltre ho seguito l'anime doppiato in italiano. Il doppiaggio tutto sommato mi è piaciuto, ritengo che il migliore sia stato Davide Garbolino nel ruolo di Yamazaki, difficilmente potrò dimenticarmi delle sue urla folli e talvolta inopportune.

Nel complesso, "NHK ni Youkoso" è un'opera che va guardata con molta attenzione, per comprendere l'amplio repertorio delle tematiche che vengono analizzate: l'alienazione causata dai videogiochi, il potere suggestivo che l'altro potrebbe utilizzare su di noi, il mondo di Internet oppure questioni delicate come il suicidio. Quelle appena citate sono tutte tematiche che avrebbero meritato di essere approfondite e discusse all'interno del mio discorso, tuttavia ho voluto ridurre il succo del discorso a ciò che mi ha veramente colpito quando ho guardato la serie, evitando di scrivere un lungo poema che non segue un filo logico e con argomenti sparsi qua e là. In fondo, credo che il messaggio trasmesso dell'autore sia unico e inequivocabile: il mondo reale non è un cartone animato, durante la nostra esistenza è piuttosto improbabile che qualcuno venga a bussare alla nostra porta per aiutarci nella missione utopica di cambiare la nostra vita. "NHK ni Youkoso" rappresenta il perfetto esempio di come l'individuo dovrebbe comprendere, attraverso i propri mezzi e la propria consapevolezza, la condizione in cui si trova, e provare di conseguenza a dare una svolta alla propria esistenza. Delle volte, però, non si possiede la forza interiore e la volontà necessaria a mettere in atto dei cambiamenti sostanziali rispetto a quanto accaduto in passato, ed è proprio per questo che esistono due strutture molto importanti: da una parte la famiglia, dall'altra gli amici. Entrambe devono essere sensibilizzate ad evitare di abbandonare un proprio figlio o un proprio amico per il semplice fatto che è diverso da noi o si trova in una particolare condizione. Nel caso di Sato, il merito del suo graduale cambiamento è dovuto proprio alla presenza e alla lungimiranza dei suoi due amici, Nakahara e Yamazaki, i quali si sono sempre preoccupati di andarlo a trovare e soprattutto di spronarlo a uscire dalla propria abitazione. Dopotutto non siamo soli, ci saranno sempre una o due persone, là fuori, nel mondo esterno, che ci vogliono bene e tengono davvero a noi. Di conseguenza, perché dovremmo rifiutare l'altro, se veramente vuole aiutarci a superare i nostri problemi?
Il mio voto finale è 9.


 1
Renton79

Episodi visti: 24/24 --- Voto 8
Questa serie dà spunto a parecchie riflessioni: "Welcome to the N.H.K." tratta di un problema sociale di una certa rilevanza in Giappone, ma che è riscontrabile in tutto il mondo.

Il protagonista "hikikomori" Sato Tatsuhiro vive rinchiuso in casa da quattro anni, uscendo sporadicamente (di notte) solo per fare la spesa, vive una condizione per cui è necessario solo mangiare, dormire e avere qualcuno che finanzi questo modo di vivere, nella fattispecie i suoi genitori. A sconvolgere questo status è una ragazza, Misaki, mossa da una innata volontà di aiutarlo. Sato come tutti gli hikikomori ha il terrore di trovarsi in posti affollati; le sue introspezioni durante l'anime aiutano a capire cosa gli passa per la testa e lo portano puntualmente a non agire o comunque ad arrivare a conclusioni errate. L'andamento della trama porta a chiedersi dove e se si voglia arrivare a una conclusione, oppure potrebbe sembrare semplicemente un'analisi delle vicende accadute; di certo c'è un avanzamento nella storia, anche se spesso sembra che si ritorni a un punto di partenza.
Sato si può considerare non solo un hikikomori ma un inetto coi fiocchi, spesso rimane impassibile anche di fronte a un angelo come Misaki, che fa l'impossibile per salvarlo, e questa è la parte più utopica da accettare nella trama.
Ho apprezzato anche il personaggio di Yamazaki, sicuramente quello con un carattere più marcato rispetto agli altri, e poi si apprezzano anche i riferimenti ad altri problemi della società come il marketing multi-livello che adesca le persone più deboli o comunque in una fase difficile della loro vita.

Dal punto di vista tecnico l'anime presenta disegni semplici ma secondo me che ben si sposano con la serie, le animazioni non sono tra le migliori, ma comunque restano più che accettabili.
La colonna sonora è molto carina, molto bella la melodia con la chitarra acustica che si ascolta spesso durante le puntate e che rimanda a sonorità anni '80, così come alcune scene e paesaggi che sembrano portare indietro nel tempo.

L'anime va sicuramente guardato da chi apprezza questo genere, essendo prima di tutto psicologico e drammatico; ci sono anche fasi molto divertenti, quello che manca è un attimo di sentimentalismo che affiora nella prima parte ma che scompare del tutto nel corso della serie, inaridendo un po' la storia.
Il voto finale è comunque buono, mi sento di promuovere questa serie.


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Gakuto25

Episodi visti: 24/24 --- Voto 8
È una cosa spettacolare vedere che hanno doppiato in italiano questa serie!
Mi sembra alquanto normale, visto che non è un anime come gli altri, dato che va a trattare degli argomenti delicati come solitudine e abbandono del contatto con gli altri. I disegni della serie, secondo la mia opinione, potevano farli meglio, perché ovviamente si andranno a vedere pochi personaggi e pochi posti, ma che hanno tanta importanza nell'anime. Inoltre questo anime può essere rinnovato ogni anno, perché ogni tanto si sentono in televisione nuovi casi di isolamento totale; inoltre ha un fine, ed è quello di educare le persone a cercare di non commettere certi errori e quindi ad abbandonarsi a loro stessi. L'opera è consigliata, visto che al suo interno, oltre al fattore serietà e solitudine, c'è anche della comicità, e a tratti anche del sentimento. Ultimo fattore importante è quello dell'immaginazione, infatti l'autore ce ne ha molta per inserire certe cose al suo interno.


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Ataru Moroboshii

Episodi visti: 14/24 --- Voto 4,5
Iniziando questo anime, ero molto interessato alla situazione in cui vivono gli hikikomori, cosa passi per la loro testa, perché decidano di rinchiudersi in casa e che profilo psicologico potrebbe avere un hikikomori.

Siccome l'anime è etichettato come seinen, ho pensato potesse avere la stessa profondità di altri titoli che parlano di seri problemi psicologici. Purtroppo, dopo avere visionato già più della metà della serie, devo constatare che "Welcome to the N.H.K." non solo non risponde a questa aspettativa, ma non riesce nemmeno a creare interesse in altri modi.
La colpa è di una sceneggiatura in cui i personaggi sono solo poco più che abbozzati, e che non decide mai che cosa vuole trasmettere davvero allo spettatore, avanzando timidamente pochi passi verso la commedia, tornando in modo incerto sul drammatico, per poi cambiare idea e concentrarsi sulla sotto-cultura otaku, e infine passare al genere sentimentale. Il peggio è che questo schema viene seguito anche in una situazione estremamente pesante che viene raccontata con una banalità e un buonismo tediosi: "Welcome to the N.H.K." è uno scialbo tentativo di fare "l'asso pigliatutto" e di parlare di numerosi argomenti, tutti trattati in modo superficiale, superficiale quanto la stessa caratterizzazione dei personaggi, a partire proprio dal protagonista.
Sato viene caratterizzato come un complottista, ma senza che il pubblico capisca come sia la sua visione del mondo. A che cosa crede Sato? Che cosa è nella sua testa il progetto N.H.K. e come effettivamente lui lo subisce? Scordatevi situazioni come l'inizio di "Steins:Gate", qui allo spettatore non è dato sapere nulla di tutto ciò. Sato è un agorafobico, ha paura delle folle, ma in realtà se ne va a zonzo continuamente, e anche in pieno centro città, senza mostrare segni di ansia o di attacchi di panico: anche qui la splendida caratterizzazione del disturbo evitante di personalità presente in "Watamote" è un lontano ricordo. Ci sono molte altre parti della storia di Sato che mi hanno lasciato perplesso, ma basti sapere che dopo quattordici puntate io non conosco quest'uomo, non capisco come ragiona e trovo improbabili e contraddittori diversi dei suoi comportamenti... in altre parole, per me Sato è irreale! Un difetto che un anime basato sulle interazioni fra quattro personaggi in tre location non si può proprio permettere.

In ultima analisi, devo fare un appunto anche alla regia, che in alcuni episodi assieme al disegno è sensibilmente inferiore allo standard.


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Seorth

Episodi visti: 6/24 --- Voto 7
Poche parole per questa recensione: Sato, ventidue anni, giapponese, ex-studente universitario, hikikomori da quattro anni.
La storia narrata è la sua, un ragazzo che trascorre le giornate chiuso nella propria cameretta, fino a che una misteriosa ragazza non busserà e aprirà lentamente le porte del suo carcere. Questo incontro fatidico porterà il nostro protagonista a compiere un passo dopo l'altro verso l'esterno, confrontandosi con sé stesso e il mondo esterno precocemente rigettato.

Ogni spettatore trova qualcosa di sé nelle debolezze e contraddizioni di Sato: le parti migliori dell'anime sono sicuramente i momenti di introspezione psicologica, di analisi del vissuto del protagonista, di descrizione del travaglio mentale ed emozionale che lo ha condotto prima ad escludersi dalla relazione con gli altri, e poi a tentare, dolorosamente, di riconquistare un rapporto - simboleggiato dalla imperscrutabile salvatrice.
Altro fattore che accresce l'empatia è il tono scanzonato e umano che assume spesso e volentieri la narrazione: Sato, prima di essere un hikikomori, è un ragazzo normale, con i vizi, i desideri e le necessità di qualsiasi coetaneo. Ricco di virtù e doti che lui stesso sottovaluta e svilisce.

La qualità dell'anime è buona, ma ha diverse problematiche: le animazioni sono spesso legnose e abbozzate, la camera e la regia lavorano per velocizzare i tempi dell'azione animata e per coprire le mancanze grafiche - ovviamente l'impressione è che mancasse un budget tale da realizzare un lavoro più attento e rifinito.
Inoltre, le scelte dei tempi di narrazione e le casistiche delle situazioni messe in scena sono alle volte banali, riciclate, poco intelligenti, usate insomma come mera cornice necessaria e giustificabile per l'azione del protagonista.
E' anche vero che i fotogrammi chiave sono quasi sempre ottimi, disegnati con garbo e gusto, come pure alcune soluzioni grafiche per ricreare esternamente lo stato d'animo del protagonista. Gli ambienti esterni e interni hanno delle oscillazioni, ma si mantengono su buoni standard, asettici e realistici.

Proseguirò la visione, ma già sento di consigliarla a chi è interessato al genere e al tema trattato.

Utente70577

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Utente70577

Episodi visti: 24/24 --- Voto 7
Come un marinaio che va controcorrente, scrivo questa recensione ponendomi lo scopo di demolire l'idea generale di capolavoro che si è formata per quest'opera.

"Welcome to the N.H.K." è una serie anime del 2006, essa è anche l'adattamento animato di una light novel che ebbe successo soprattutto in quegli anni non solo in patria ma un po' nel resto del mondo (compresa anche l'Italia).
Questa serie racconta di un ragazzo che, iniziata l'università e vivendo da solo, seppur mantenuto dai genitori in tutto e per tutto, diventa un "hikikomori" e rimane quattro anni rinchiuso nell'appartamento in cui abita senza quasi mai uscire.
Per scrivere questa recensione in modo tale che riesca a soddisfare e principalmente informare colui che legge, devo soffermarmi su due punti che compongono l'opera, per me di enorme importanza: il fatto che l'anime sia un adattamento di opera letteraria famosa e una parola.

Iniziamo con la parola.
"Hikikomori" è una parola totalmente giapponese che molte volte viene erroneamente accostata o resa intercambiabile con "otaku". Essa serve per indicare un individuo e un fenomeno sociale che, giorno dopo giorno, si sta espandendo nel Sol Levante e non solo. Un individuo identificato come hikikomori è un soggetto che presenta difficolta nel rapportarsi col mondo e con gli altri, generalmente si rinchiude in un luoghi per lui gradevoli (come il protagonista di questa storia) e si chiude in un guscio o realtà formata da elementi che soddisfano i vari bisogni, il cibo ad esempio, ma anche gli anime e i manga (da qui la legittima confusione con "otaku"). Questo fenomeno comportamentale può essere un tema di forte presa per il pubblico e di grande considerazione per un qualsiasi scrittore, sceneggiatore e regista, ma solo se tale comportamento e le cause che lo hanno originato sono raccontate nel modo o nei modi adatti, condizione che quest'opera non soddisfa. Qui vengo al secondo punto, cioè il fatto che l'opera sia un adattamento.

Io non ho mai letto il libro o il manga, pertanto non posso replicare di fronte a chi afferma che essi siano qualcosa che descrive in tutto e per tutto la vita di un hikikomori: magari è un capolavoro della letteratura moderna (e, osservando tutti gli apprezzamenti fatti nel corso degli anni verso questi due, il sospetto di ciò aumenta per me), ma l'anime è un media diverso, quindi un'opera diversa da giudicare e valutare in modo diverso, senza rifarsi in alcun modo agli altri media che trattano la stessa trama e personaggi (trama, personaggi, nient'altro), perciò posso scrivere col cuore leggero e conscio del fatto di avere ragione che quest'anime è un continuo di alti e bassi in cui i secondi sono molto più presenti. Una stanza è un ambiente stretto e sicuramente molto statico a livello narrativo, ma anch'esso può essere fonte di interesse se descritto in modo, appunto, interessante; in più ci sono i flashback, la lenta mutazione del protagonista, insomma carne da mettere al fuoco c'è, ma non viene cotta come si dovrebbe o ci si aspetta.

Prima d'iniziare l'anime, pensavo d'imbattermi in un'opera in cui il protagonista errava nella stanza, talmente vittima della solitudine e deteriorato dall'atteggiamento assunto per quasi quattro anni, da parlare con gli elettrodomestici; invece no.
Sicuramente la colpa è da imputare al regista e allo sceneggiatore, che hanno preferito concentrarsi su qualche inutilità e persino cambiare il destino di qualche personaggio, infischiandosene del romanzo, opera originale.

In definitiva, non so se consigliare questa serie, in fondo ventiquattro episodi sono anche molti, specie se si considera che solo dopo i primi cinque o sei la storia prende ritmo; infatti, non è un caso se l'ho votato con sette, un voto non alto, per nulla secondo me, ma nemmeno basso.
Insomma, con quest'anime bisogna portare pazienza e giustificarlo nei "momenti bassi"; se siete capaci di farlo e, soprattutto, se volete farlo, allora ve lo consiglio, altrimenti passate ad altro, rischiereste di slogarvi la mascella per i troppi sbadigli.


 1
Subarukun

Episodi visti: 24/24 --- Voto 9
Vorrei recensire questo anime, perché mi sento in dovere di farlo.
“Welcome to NHK” è un anime che ti aiuta a comprendere le persone e la vastità del mondo umano dai suoi squilibri. In questo anime è trattato un tema che non si può trovare né in un cartone animato né in un anime in generale. “Welcome to NHK” è la storia di questo ragazzo di nome Sato, un ragazzo che soffre della sindrome di hikikomori, dovuta ai suoi fallimenti (universitari, per garantirgli almeno una buona vita lavorativa) e alle vecchie ferite del passato. Allora Sato comincia a passare ben quattro anni senza un lavoro e rinchiuso dentro casa, senza aver messo mai i piedi fuori dal suo appartamento, per ben quattro anni pagato con l'affitto dei suoi genitori. Più avanti troverà Misaki, che lo salverà dalla sindrome di hikikomori.
Consiglio vivamente a tutti di guardare l'anime: è molto istruttivo, però a parer mio dovrebbe essere visto da una fascia d'età che va dai quattordici anni in poi, fatto dovuto ad alcune scene un po' troppo ambigue; per il resto è un anime strepitoso, soprattutto per la caratterizzazione del protagonista, che lo rende ingenuo e allo stesso tempo molto furbo. Un 9 ben meritato.


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DarkSoulRead

Episodi visti: 24/24 --- Voto 9
"Welcome to the N.H.K." è un anime tratto dall'omonimo romanzo di Tatshuiko Takimoto.
È la storia di Tatsuhiro Sato, un otaku che vive recluso nella sua stanza, sopravvivendo grazie alla pensione che gli mandano mensilmente i suoi genitori. Sato si è autoconvinto che le sue condizioni di hikikomori dipendano da un ente televisivo giapponese, l'N.H.K., il quale avrebbe ordito un complotto per isolarlo dal resto del mondo. Un giorno, mentre come da prassi ozia annoiato, una signora suona alla sua porta, consegnando al nostro protagonista una rivista relativa alle condizioni sociali dei NEET. A colpire Sato, però, sarà l'accompagnatrice della signora, una giovane ragazza dolce e timida che proporrà al ragazzo delle letture in un parco per uscire dalla sua condizione di hikikomori.
Questo è l'incipit, già di per sé molto originale. Considerato poi che la vicenda saprà svilupparsi molto bene e che, spesso, prenderà pieghe imprevedibili e geniali, direi che ci troviamo dinnanzi a un piccolo capolavoro.

Lo stile narrativo è uno dei punti forti della serie, che, nonostante ci sbatta in faccia temi duri e profondi, quali depressione, dipendenza, suicidio, paura dell'esterno, non risulta mai pesante come altre opere trattanti argomenti analoghi.
Un altro punto forte è, indubbiamente, la caratterizzazione dei personaggi. Pochi ma buoni, a partire dal protagonista. Tatsuhiko Takimoto ha vissuto un periodo da hikikomori, e si è ispirato a sé stesso nella realizzazione di Tatshuhiro Sato (come suggerisce il nome stesso). Questo ha indubbiamente contribuito a renderlo un personaggio coerente e credibile. Abbiamo poi Misaki, la ragazza delle letture al parco, una ragazza misteriosa la quale non vuole rivelare nulla del suo passato; pare che dietro la sua timidezza si nasconda qualche trauma inquietante (eccezionale il flashback sul promontorio). È Yamazaki, però, il mio personaggio preferito, un otaku a 360 gradi che frequentava la scuola di Sato. Il nostro protagonista lo salvò da un gruppetto di bulli (prendendo le botte al suo posto) e da lì divennero amici. Si persero di vista fin quando non scoprirono di abitare l'uno accanto all'altro. Si daranno manforte impegnandosi nella realizzazione di un videogioco. La paura di lasciarsi alle spalle il passato invece, è rappresentata dalla senpai, una ragazza di cui Sato si innamorò quando frequentava il club di letteratura: fu lei ad inculcargli le paranoie sui complotti. Per uno strano scherzo del destino i due si rincontreranno più volte, senza mai però riuscire a instaurare una relazione d'amore. Farà poi la sua ricomparsa anche Megumi, la rappresentante di classe di Sato quando frequentava il liceo. Una donna tutta d'un pezzo che a causa del fallimento dell'azienda del padre si è ritrovata costretta a lavorare, abbandonando gli studi. Così da mantenere il fratello, un hikikomori depresso che trascorre tutte le sue giornate a giocare ai videogame (particolarmente toccante la scena che lo ritrae nella sua stanza delirante e in preda al panico).

Straordinario il comparto sonoro, che alterna temi toccanti a motivetti che restano in testa. Buona anche la resa grafica, mai troppo dettagliata, ma, a mio avviso, consona al tipo di storia. Peccato solo per la forzatura di alcune vicende, che cozzano con la credibilità del contesto.

Attenzione: il seguente paragrafo contiene spoiler

Ad esempio gli episodi sull'isola: iniziano molto bene avvolti dal mistero e carichi di pathos, per poi concludersi nel modo più prevedibile e banale possibile. Stesso espediente utilizzato nel finale, quando Sato e Misaki si ritrovano sul promontorio, fallendo entrambi, in modo a dir poco scontato, il proprio suicidio.

Fine parte contenente spoiler

In definitiva, "Welcome to the N.H.K." è un anime che chiunque dovrebbe trovare il tempo di guardare. Un'opera unica e coinvolgente, a tratti anche visionaria, che porta una ventata di freschezza e originalità nel mercato dell'animazione giapponese.
Voto: 9


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Complotto Otaku

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
Qualcuno potrà definire questo voto irreale. Sarà che amo questa serie, sarà che anime di questo genere se ne vedono pochi, "Welcome to the N.H.K." è tra le opere che amo di più, anzi, forse quella che prediligo in assoluto. Chiuso questo sipario soggettivo, torniamo alla nostra recensione.

"Welcome to the N.H.K." è un anime tratto dall'omonimo manga, tratto a sua volta dal romanzo di Tatsuhiko Takimoto. Inoltre, forse, qualcuno non sa che la stessa opera è in parte autobiografica, in quanto lo stesso romanziere avrebbe trascorso un breve periodo della sua vita come un hikikomori.
Ho voluto fare questa precisazione perché, spesso, quando un prodotto audiovisivo è tratto da un romanzo, è sempre una spanna in su alla regia originale, senza tralasciare la componente autobiografica.

Tastuhiro Satou è un giovane che negli ultimi quattro anni vive confinato nel suo appartamento, evitando ogni forma di contatto sociale. In poche parole, un hikikomori. La sua vita: "All'epoca ero convinto che mantenere un atteggiamento cinico su tutto fosse fico. Cinico nello studio, nell'amore, nei rapporti con gli amici... ed ecco il risultato: sono un hikikomori."
Incastrato nelle sue abitudini e nelle sue convinzioni non riesce a reagire, ma un giorno si imbatte in una ragazza, Misaki. Lei sostiene di essere in grado di "curarlo", e così hanno inizio le vicissitudini del giovane Satou che, episodio dopo episodio, imparerà a percepire il mondo e capire che, anche se in contesti diversi, anche altri hanno problemi relazionali e "paralizzanti" come il suo.

"Welcome to the N.H.K." si presenta come una denuncia, o meglio critica, sociale, presentando differenti problematiche sotto la forma più cupa e intrigante. Ciò non toglie che in questa cruda drammaticità ci siano momenti divertenti ed emergano personalità interessanti e simpatiche.

"Welcome to the N.H.K." è quindi, senza ombra di dubbio, un must-see. Chiunque sia interessato nell'apprendere alcune delle realtà più tenebrose della cultura nipponica, questa è l'opera giusta.

Inquietante, deprimente ma illuminante.


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Anzu

Episodi visti: 23/24 --- Voto 8
"Welcome to the N.H.K." è il titolo di un anime che narra la storia di un hikikomori di nome Tatsuhiro Satō ormai recluso in casa da anni. N.H.K. è il nome dell'omonimo ente televisivo giapponese di cui possiamo trovare riferimenti in tutto l'anime, poiché il protagonista pensa di essere vittima di una cospirazione e di trovarsi nella condizione di hikikomori proprio per causa della N.H.K. Le cose iniziano a prendere una piega diversa quando un giorno per puro caso una ragazza di nome Misaki suona alla sua porta e misteriosamente inizia a interessarsi a lui, e lo costringe a siglare un accordo per poterlo guarire dal suo status di hikikomori. Perché questa ragazza inizia a interessarsi al nostro protagonista? Chi è veramente? Riuscirà Satō a guarire dalla sua condizione? Sono queste le domande che dovrebbero spingervi a guardare fino in fondo la serie. Ovviamente ci sono altri personaggi ad arricchire le vicende nel corso della serie, come una ex compagna di scuola di Satō, anche lei con problemi a inserirsi nella società, o il suo vicino di casa con cui stringe un ottimo rapporto, ma evito di aggiungere altro sulla trama per non incorrere in spoiler.

Il comparto grafico è la nota dolente di quest'anime: a parte rare inquadrature dei volti ben curate, in generale non mi ha convinto per niente. Inoltre in alcuni episodi cala drasticamente, con i volti dei personaggi che diventano quasi irriconoscibili.

In conclusione, vorrei dare un piccolo consiglio a chi comincia a guardarlo. Per quanto ci possano essere alcuni episodi sottotono che potrebbero annoiare o delle situazioni alquanto demenziali, vi chiedo, se non lo siete o se non avete mai avuto a che fare con qualche amico a cui è capitato, di immedesimarvi nella condizione di hikikomori senza criticare le loro azioni.
Penso sia stato l'anime che ha saputo trattare meglio la tematica degli hikikomori di tutti quelli che abbia visto e che mi abbia fatto riflettere su quello che comporta esserlo. Per me è un 8!


 1
Hatake Rufy

Episodi visti: 24/24 --- Voto 7
"Welcome to the NHK" è un anime prodotto nel 2006 che affronta un argomento molto noto in Giappone, ovvero quello degli "hikikomori", che non è altro che la definizione giapponese per definire chi sceglie di distaccarsi dalla vita sociale per preferire la realtà virtuale, confinandosi a livelli estremi nella propria stanza; il motivo può essere essenzialmente provocato da fattori sociali o personali.
Dato che la trama affronta un argomento significativo, l'anime ha riscosso molto successo, arrivando a conquistare molti; credo che molte altre persone in tutto il mondo si siano sentite coinvolte dall'anime, anche perché non solo in Giappone vi sono persone che si rinchiudono in casa, preferendo la realtà virtuale a quella fuori dalla loro stanza.

La trama si concentra su Sato Tatsuhiro, un ragazzo che da quattro anni è recluso da solo in casa sua, vivendo a malapena grazie a una piccola pensione dei genitori; Sato è quindi un hikikomori e NEET (nullafacente), senza lavoro o obiettivi. Un giorno una signora e una ragazzina bussano alla sua porta per proporre pubblicità, ed è qui che incontra Misaki, una ragazza che si interessa subito a Sato e decide di dover curarlo ad ogni costo, proponendogli un contratto che stabilisce che Sato deve recarsi ogni sera al parco per ricevere lezioni di psicoanalisi. Il protagonista accetta questo contratto e sembra stia per far progressi, ma ecco che si ripresenta una vecchia figura nella sua vita.

Lo sviluppo della trama è inizialmente molto interessante e si dimostra abbastanza lineare, infatti saremo rapiti da questa vicenda sin dalle prime puntate. In molti si rispecchieranno almeno un po' nel protagonista e questo porterà vantaggi alla visione, dandoci quell'input per affezionarci ai personaggi che a loro modo impersonano più o meno quelli che sono i ragazzi di oggi, pieni di problemi nella vita sociale e nel confrontarsi con le altre persone, che quindi preferiscono il mondo 2D a quello reale. Purtroppo, col passare degli episodi l'anime diventa anche un po' pesante e difficile da seguire, infatti ritengo personalmente che ventiquattro episodi sono un po' troppi; il finale mi ha deluso, visto che mi ero fatto delle aspettative, ma nel complesso è un finale coerente per una trama del genere, proponendoci il messaggio che una situazione sociale come quella dell'hikikomori può essere affrontata e recuperata.

Il comparto visivo non mi ha convinto molto per via dei disegni e delle animazioni che non sempre sono state precise e fluide, ma nel complesso è sufficientemente piacevole, così come il comparto sonoro, che ci regala una buona colonna sonora; purtroppo non ho gradito molto il doppiaggio in italiano, e consiglierei quindi la versione originale e sottotitolata.

Concludo qui la recensione, consigliando quest'anime davvero piacevole e significativo che credo sarà in grado di trasmettervi molto a livello non solo emotivo, ma anche personale.


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Hach.man

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
"Welcome to the N.H.K." è un anime del 2006 composto da ventiquattro episodi. La serie è basata sull'omonimo romanzo di Tatsuhiko Takimoto, dal quale è stato tratto anche un manga.

Trama
Tatsuhiro Sato è un NEET. Non studia, non lavora, non esce di casa. Non fa nulla. E' lo spettatore non pagante della propria vita. In una delle classiche giornate ricche di noia e trascorse tra letto, TV e computer, Sato riceve la visita di una vecchietta che fa propaganda... sul problema dei NEET. Quello che lo colpisce è però l'accompagnatrice della vecchia: una ragazza con un parasole bianco. Dopo aver negato l'evidenza e cacciato malamente le due, Sato trova un biglietto dove una certa Misaki, la ragazza col parasole, gli propone il suo aiuto e gli promette di "curarlo" dalla condizione di NEET. Comincia così la storia di Sato e Misaki, all'insegna della follia e dei mali dei nostri tempi.

Punti di forza
- I personaggi: in "Welcome to the N.H.K." le figure di spicco sono poche, tre o quattro, eppure sono la colonna portante dell'opera. Sato è un NEET e un fallito che non vede via d'uscita dalla vita che si è scelto, Misaki è una ragazza gentile, comprensiva, ma con tanti segreti e con un passato difficile, l'amico di Sato, Yamazaki, è un otaku innamorato che ha perso le speranze, rinchiudendosi nel 2D per evitare la crudeltà dell'umanità in tre dimensioni. Sono personaggi fuori dal comune, folli, così strani ma così semplici. Sembrano i classici protagonisti degli anime, irreali e impossibili, eppure sono normali in una società malata, sono gli attori del terzo millennio.
- I temi affrontati: le tematiche di "Welcome to the N.H.K." sono uniche e molto profonde: la solitudine, l'abuso di droghe e farmaci, il fenomeno degli otaku, l'influenza di Internet sulla società, l'amicizia tra reietti. Come si nota dall'assonanza tra i nomi, l'opera è in gran parte un'autobiografia delle esperienze dell'autore, Tatsuhiko Takimoto, il quale ha vissuto da hikikomori, isolato da tutto e tutti. Questo porta l'opera a una grande introspezione, a una caratterizzazione dei personaggi lodevole e a un'analisi del tessuto sociale dura e cruda.
- Il comparto tecnico: devo fare veramente i complimenti allo Studio Gonzo, che è riuscito a dare a quest'opera l'apparato tecnico che si merita. Ottime animazioni e chara, scenari ben costruiti e fantastici dialoghi. La punta di diamante sono però le OST: sublime la scelta di opening ed ending, così come degli altri pezzi musicali, che spaziano dal rock al jazz sino a sigle di ipotetici cartoni animati (Pururin sarà il vostro tormento fino alla fine!).

Punti di debolezza
- Le differenze tra anime, manga e romanzo: chi ha letto il manga avrà notato come, dopo circa dieci-quindici episodi, la storia cambi tra anime e manga. Entrambi i finali sono ottimi, emozionanti e riflessivi, tuttavia avrei apprezzato una totale fedeltà al testo scritto. Ciò non toglie il fatto che le ultime puntate dell'anime siano nel complesso le migliori, con colpi di scena e feel a profusione.

Voto: 10/10
E' qui che tutto è iniziato. Non nascondo che, se ora guardo anime e leggo manga, lo devo a "Welcome to the N.H.K.". E' stata la prima opera che ho visto con la consapevolezza di guardare un anime e il primo manga che ho letto per intero. Non sarò mai abbastanza grato a Tatsuhiko Takimoto per questa perla. Consigliatissimo a tutti, è una di quelle opere da guardare almeno una volta nella vita. Almeno che non pensiate sia tutto un complotto ordito dalla Nihon Hikikomori Kyoukai per farvi diventare otaku e NEET. In quel caso spero voi possiate trovare la vostra Misaki, e ricordate... siete sempre i benvenuti nell'NHK!


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_Protector_

Episodi visti: 24/24 --- Voto 7
"Welcome to the NHK" è un anime che ho trovato difficile valutare: da una parte abbiamo delle tematiche importanti e interessanti toccate negli episodi, che, nonostante la serietà delle tematiche, vengono affrontati in modo scherzoso e divertente, sicché non risultano pesanti, ma piacevoli.
Dall'altra parte abbiamo una qualità grafica pessima, disegni che a volte sembrano niente di più che bozze, e alcune scene che fanno storcere il naso perché viene da dire: "Ma se fosse successo a me io avrei reagito allo stesso modo? Mi pare che è un po' strana come reazione". Faccio degli esempi:

Attenzione: questa parte contiene spoiler

Nella scena dove quel gruppo di persone nell'incontro offline vogliono suicidarsi in gruppo ho notato diverse forzature:
1) Mentre ormai sei sull'isola capisci che questi vogliono suicidarsi, ma te vuoi sopravvivere e che fai? Dai una mano a versare la benzina (unica possibilità di salvezza) e invece non cerchi di convincerli? Ok, sei un hikikomori, ma di fronte alla prospettiva della morte credo che chiunque, anche la persona più chiusa del mondo, avrebbe cercato di salvarsi, se non voleva morire.
2) Fino alla fine Sato è l'unico che non vuole morire, quando poi tutti si tirano indietro e la senpai riceve la proposta di matrimonio, improvvisamente diventa l'unico che vuole farla finita. Non molto comprensibile come reazione, considerando che comunque sapeva di provare interesse per Misaki.

Oppure quando Satou decide di guadagnarsi da vivere coi videogame, altri giocatori aiutano Sato a uccidere un drago e, una volta finita, non chiedono nulla in cambio dell'aiuto. Nemmeno una percentuale sul tesoro ottenuto? Sono tutti dei buoni samaritani? Lasciano tutti i soldi a Sato che nemmeno conoscono? Bah...

Nella saga della MouseRoad invece vediamo che Sato capisce subito che è una truffa, e se ne sta andando. Ormai è praticamente scappato, ma si fa infinocchiare lo stesso... cacchio, ma lo avevi capito che era una truffa, perchè!?

Non ho apprezzato la scelta fatta da Yamazaki con Nanako. Avrei preferito un lieto fine, tipo che lui rimanesse sbalordito per la dichiarazione di Nanako e cambiasse idea... ma va beh, questi sono gusti personali. Invece ho apprezzato il fatto che non venga mai detto fino alla fine il perché Misaki fosse così ossessionata da Sato, ma venga sempre lasciato intuire fino alla fine.

Fine parte contenente spoiler

In conclusione, è un anime carino. Non imperdibile, ma si lascia guardare. Mi ha intrattenuto piacevolmente, ma non mi ha coinvolto più di tanto emotivamente.


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Ladystile

Episodi visti: 24/24 --- Voto 8
Tatsuhiro Satou, un ragazzo di ventidue anni, senza prospettive future di alcun tipo, vive da solo in un appartamento a Tokyo, tutto spesato dai suoi genitori. E' il classico soggetto che in Giappone viene chiamato "hikikomori": non esce quasi mai di casa e, di conseguenza, non sente né vede nessuno. E' un isolamento totale dalla società dettato da diversi fattori, come le grandi aspettative da parte di madre e padre, che mandano il proprio figlio all'università sperando che un giorno assuma un ruolo importante nel mondo del lavoro. Satou, oltre a sentirsi un fallito, pensa di essere inutile, è pigro, dorme spesso oppure trascorre molto tempo al computer.
Nel corso delle puntate incontrerà vecchie e nuove conoscenze, che man mano lo aiuteranno a uscire oppure a ricadere nuovamente nella condizione di "hikikomori". La vicenda mostra le paranoie e le insicurezze della personalità di Satou, che lotta tra depressione e voglia di riprendersi la propria vita. La storia estremizzata mostra, però, come questo fenomeno poco discusso si stia diffondendo a macchia d'olio non solo in Giappone, ma anche in continenti come Europa e America.

I disegni sono ben fatti: non c'è meticolosità in ogni dettaglio, ma possiamo dire che tra il massimo e il minimo a livello di grafica siamo nella media. Le espressioni dei personaggi sono talmente realistiche che si finisce per esserne coinvolti. Per quanto riguarda i vestiti l'autore dell'anime non si è dato molto da fare: soprattutto un personaggio, Misaki, indossa sempre gli stessi abiti.
Il doppiaggio in italiano è uno dei migliori. Il protagonista ha come doppiatore Alessandro Rigotti, poco conosciuto ma sicuramente già sentito in altri cartoon, come ad esempio per aver doppiato Sasuke Uchiha in "Naruto". Davide Garbolino, invece, è la voce di Yamazaki, famoso per aver doppiato Ash Ketchum ("Pokémon"), "Detective Conan", ecc.

I personaggi hanno tutti personalità con complessi: Yamazaki (amico di Satou) è il classico nerd-otaku che spende tutto il suo tempo a leggere manga e giocare ai videogame; anche lui ha difficoltà a socializzare con le persone. Misaki, ragazza sola e anonima, non racconta mai nulla della sua vita, ma conosce nel dettaglio tutto ciò che riguarda Satou. Hitomi è una ragazza triste e pessimista, perché a causa della sua bellezza è invidiata da tutte le sue coetanee, e per questo motivo non ha mai avuto amici, tranne Satou.

Lo consiglio a tutti!


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Marco Onizuka

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
Questo è uno degli anime che più mi ha colpito in questi anni. Il tema trattato è uno dei più delicati: l'essere hikikomori, che vuol dire chiudersi in casa e non uscirne per un periodo indeterminato, quindi una vera e propria autoreclusione. Premetto che sono un fan accanito di questa serie, e ho anche il romanzo; mi manca da comprare solo il manga (il motivo per cui mi piace tanto, tra i tanti, è anche perché Sato, il protagonista, mi rispecchia parecchio, quindi mi ci sono immedesimato al massimo).

Questo è un anime che vi farà capire cosa prova un hikikomori ogni giorno della sua vita, passato nel più totale ozio e nel disordine assoluto, incapace di fare quel passo in più che gli permetterebbe di uscire dalla sua condizione. Il non riuscire ad affrontare il mondo esterno pieno di problemi è il grande problema del protagonista che è chiuso in casa da quattro anni e passa le sue giornate al PC e ai videogame, disprezzando sé stesso per non riuscire a realizzarsi, ma d'altra parte non riesce a fare a meno di questo stile di vita, anche perché non ne vuole sapere niente di uscire fuori di casa. Vedremo il protagonista che tenterà di lottare contro sé stesso per cercare di uscire fuori da questa sua condizione, grazie all'aiuto di una ragazza che si interessa a lui, il cui scopo sembra proprio guarirlo.

I disegni sono ottimi e si amalgamano bene alla storia. La colonna sonora è stupenda, quasi tutte le tracce sono bellissime e molto profonde; la traccia "Gosui Ni Tarasu Tsuri Ito" è la mia preferita, con riff struggenti e malinconici accompagnati da una tastiera sempre in sottofondo, la prima e la seconda opening (la seconda opening non è altro che una versione alternativa della prima) e le due ending mi sono piaciute tantissimo, e sia melodicamente che testualmente si adattano all'anime.

Un anime che mi ha commosso, emozionato e divertito, un vero e proprio turbine di emozioni che non potrebbe lasciare indifferente nessuno. Sinceramente non ho mai trovato un anime che mi trasmettesse emozioni così intense come questo, per quanto mi riguarda è una pietra miliare. Inoltre per me ha un valore speciale perché ha letteralmente cambiato la mia vita in meglio, mi ha fatto maturare e mi ha trasmesso grandi insegnamenti. Un altro pregio di questo anime è che riesce a mischiare abilmente la componente comica con quella drammatica, creando un mix perfetto che tiene sempre alto l'interesse. Le risate sono assicurate, ma sono assicurati anche i momenti tristi, di profonde riflessioni e di forte malinconia, visto che di certo non si affrontano tematiche leggere in questo anime, anche se spesso vengono alleggerite grazie alla comicità. I personaggi sono tutti ben caratterizzati ma soprattutto umani, ognuno con i suoi drammi, le sue debolezze, le sue storie da raccontare, soprattutto Sato, che ovviamente è il mio personaggio preferito e a mio avviso uno dei personaggi più belli di sempre. Chi più, chi meno, un po' tutti noi ci possiamo rispecchiare in questi personaggi, e anche in parte in Sato, perché rappresenta la paura del mondo esterno, delle incognite che la vita presenta, del confronto con le altre persone, paure che purtroppo sono comuni a tante persone. Questo fattore permette un'empatia ancora maggiore con le vicende mostrate, tanto che ci si affeziona fortemente a questi personaggi e alle loro storie.

Consigliato a chi vuole una storia davvero seria e matura, ma che rimanga davvero dentro e che faccia riflettere ed emozionare, una di quelle storie così belle che anche a distanza di anni rabbrividirete e vi emozionerete soltanto ripensandoci. Indimenticabile.

darkman

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darkman

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
Anime profondo e introspettivo che con una leggera ironia racconta una vita particolare senza mai essere noioso o troppo lungo. Il siparietto comico spazia nell'analisi di tematiche "slice of life" quali l'alienazione, la solitudine e il rapporto con la società. Satou è come un personaggio pirandelliano. La psicanalisi, la commistione degli ingredienti e i personaggi tutti molto vivi fanno dell'opera uno specchio di vita. Una analisi a volte piuttosto cruda e impietosa, ma che non annoia e che diverte, lasciando allo spettatore più attento anche il tempo di riflettere. Un piccolo gioiello e una perfetta soundtrack.


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Zenzero

Episodi visti: 24/24 --- Voto 8
Il Giappone ha una cultura completamente diversa dalla nostra, sembra quasi che siamo due mondi lontani, non solo per la distanza in longitudine.
Questo "Welcome to the N.H.K." ci permette di scoprirne alcuni lati sconcertanti, che i più ignoranti come me conoscevano, ma non si sono mai presi la briga di approfondire. In questo caso l'argomento trattato è la vita, o meglio la voglia di vivere, visto che in Giappone sono molto diffusi gli hikikomori (persone senza lavoro né vita sociale) e purtroppo sono molto frequenti anche i suicidi. Premetto che non ho letto il fumetto, quindi non sono in grado di fare un dovuto confronto tra le due opere, che a quanto pare sono leggermente diverse.

La trama parla di un ragazzo di nome Sato che da molto tempo sta chiuso in casa senza lavorare e senza fare alcunché. Viene mantenuto dai genitori ed esce di casa (dal suo piccolo monolocale) solo per comprare da mangiare. Più o meno subito ci viene detto che non è uno stupido, perché si era diplomato e iscritto anche all'università prima di finire isolato, a causa di sue paranoie sulle cospirazioni. In qualche modo una ragazzina di nome Misaki e una sua vecchia conoscenza che abita proprio nella stanza a fianco alla sua cambieranno nel bene e nel male la sua visione del mondo, mentre una sua vecchia senpai e la capoclasse delle superiori giocheranno un ruolo diverso.
Possiamo quindi definire sia protagonista che coprotagonisti, cinque in totale, tutti caratterizzati in maniera splendida. Sono portate avanti le problematiche di tutti, con approfondimenti su ogni personaggio man mano che la storia procede. Non posso negare che non tutti i personaggi hanno avuto il mio interesse, perché se la senpai all'inizio era molto intrigante, col passare delle puntate ho persino sperato che non comparisse più; la capoclasse invece è piuttosto stereotipata, così come Sato, che l'ho trovato fin stroppo stupido in certe situazioni, anche se ha avuto una certa evoluzione nell'andare avanti. Una spalla sopra gli altri sono Yamazaki (il vecchio conoscente di Sato, nonché suo attuale vicino di casa) e Misaki, la ragazzina che si propone di aiutare Sato a risolvere la sua situazione. Il primo ha forse persino più casini nella testa del protagonista, ma conduce una vita semi-normale, seppure sia un otaku della peggior specie, mentre la seconda ha un carattere molto particolare e interessante, ma per saperne di più sul suo conto dovremo aspettare le ultime puntate. Io alla fine mi sono innamorato del suo personaggio, e forse anche per questo non ho troppo digerito alcuni modi di fare di Sato.

La trama di per sé non è il massimo dell'allegria, come si può capire, e il suo incedere fin troppo lentamente fa sì che spesso la visione diventi un'impresa. Per fortuna spesso partivano un bel giro di chitarra acustica che manteneva alto il livello di malinconia, oppure, come verso la fine, alcune canzoni perfettamente riuscite e ben integrate nelle puntate. Colonna sonora: voto 10. La grafica invece ha un brusco calo nella parte finale, nonostante parta su ottimi livelli.

In definitiva, è un anime che sicuramente mi è piaciuto abbastanza, ma non riesco a elevarlo a capolavoro, lo vedo più come una splendida idea sfruttata non appieno.


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Limbox

Episodi visti: 24/24 --- Voto 8
"Welcome to the N.H.K." è un titolo malato, ma in senso buono, ovviamente. Rappresenta senza tanti buonismi la follia della civiltà contemporanea, che porta alcune menti a chiudersi in sé stesse e a creare il proprio mondo. La cosa simpatica è che, dopo aver visto questo titolo, vedo negli altri anime e manga alcune cose più chiaramente, in quanto spiega esattamente il perché vengono utilizzati determinati stereotipi nella narrativa e nei giochi del Sol Levante. Basti pensare a come vengono descritte le eroine del videogioco che i protagonisti stanno realizzando e paragonarle ai vari "Chobits" o "DearS". L'opera nel complesso ha una grafica di tutto rispetto, senza eccellere, con una trama fluida, credibile e realistica. Anche il rapporto tra il Tatsuhiro Satou e Misaki Nakahara è originale e unico nel suo tipo.
Complessivamente un buon prodotto, ironico e profondo, da vedere.


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ivan180378

Episodi visti: 24/24 --- Voto 6
"Welcome to the N.H.K." è un anime di genere commedia dello studio Gonzo, che parla di un hikikomori, cioè di un soggetto che vive sempre chiuso in casa rifiutandosi di affrontare gli altri, la vita e il lavoro. Questo protagonista si chiama Sato ed è un ragazzo di ventidue anni. Sato sta sempre chiuso in casa senza studiare né lavorare, vivendo come un parassita con i soldi del bonifico mensile dei genitori.
Il fenomeno degli hikikomori è un fenomeno tipico del Giappone, Paese dove la vita è molto, molto stressante, tale per cui numerosi sono i suicidi e numerosi sono appunto gli hikikomori, ragazzi incapaci di affrontare la vita e la società. In situazione meno disagiata, ma comunque patologica, sono gli otaku, soggetti che adorano in forma morbosa gli anime e i videogame, collezionando poster e gadget e passando ore e ore davanti a TV e videogiochi: ricordano un po' i nostri nerd. Ma non voglio troppo divagare... dicevo che questo anime è una commedia che parla della vita di un hikikomori di nome Sato e dei suoi rapporti con una ragazzina depressa e sola di nome Misaki, e con un ragazzo più giovane che conduce una vita da otaku.
E' una commedia, e quindi non è presente azione né particolare movimento. Non vengono sviluppati numerosi argomenti, perciò ventiquattro episodi si rivelano troppi per questo anime. Non mancano le puntate noiose, ridondanti. Sarebbe bastato un lungometraggio o tutt'al più dodici episodi. Le musiche sono graziose, anche le sigle, ma niente di memorabile. L'animazione è fluida, ben fatta, anche se non viene certo messa alla prova, data la mancanza di scene di azione. Il character design è piacevole. Anche l'espressività dei personaggi è umana e si vede la bravura dello studio Gonzo.

"Welcome to the N.H.K." è quindi un anime più che sufficiente, ma che non vola, a causa appunto di una storia priva di sufficienti sviluppi da giustificare la lunghezza del cartone animato, e a causa di numerosi momenti noiosi. Il protagonista è un antieroe che spesso e volentieri si fa odiare e disprezzare, soprattutto nella fase terminale, quando rifiuta per l'ennesima volta le sue responsabilità. Vale la pena di essere visto da chi ama gli anime. Ma, se lo perdete, non è certo da strapparsi i capelli. Voto: 6++


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Atmozfear

Episodi visti: 24/24 --- Voto 9
"Welcome to the N.H.K." nasce inizialmente come light novel, ideata dallo scrittore Tatsuhiko Takimoto nel 2002. Viene riadattato a distanza di qualche anno rispettivamente in manga e in anime.

L'opera tratta la vita di Tatsuhiro Sato, un ragazzo ventiduenne che, dopo essersi convinto di essere caduto vittima di un enorme complotto, e subendo quindi una specie di trauma a livello psicologico, ha deciso di blindarsi in casa senza avere contatti col mondo esterno, diventando quindi un elemento della società nullafacente, o più specificatamente un neet o hikikomori. Nel giro dei ventiquattro episodi di cui è composta la serie, Sato incontrerà sia persone già conosciute in passato che totalmente nuove, tra cui un giovane otaku facilmente irascibile, una vecchia compagna di scuola rimasta vittima delle fasulle promesse di una società di vendita multilivello, una giovane donna con tendenze al suicidio e una ragazzina, nonostante le prime impressioni, alquanto titubante e insicura, che tenterà di aiutarlo. Tutti questi personaggi lo faranno pian piano venire a contatto con le più varie tematiche riguardanti la società e la vita stessa.
"Welcome to the N.H.K." affronta argomenti molto seri, tra cui il lavoro, il suicidio, lo status di nerd o hikikomori, la famiglia, le truffe e i vari imprevisti che possono stravolgere la vita di tutti i giorni; di conseguenza, a mio parere, per essere compreso pienamente dovrebbe essere visto preferibilmente da un pubblico dalla maggiore età in su. C'è da dire che gli argomenti trattati, nonostante siano come già detto alquanto seri, non diventano mai pesanti da seguire, in quanto nelle vicende che si svolgono spesso viene inserito un lato umoristico nei comportamenti dei personaggi.

A livello tecnico, le OST risultano piacevoli e adeguate alle situazioni; per quanto riguarda il disegno, si dimostra spesso ben riuscito e di qualità, ad eccezione di qualche scena che sembra stata creata da un artista completamente diverso e meno abile - sinceramente non ho ben capito se si tratti di una cosa voluta o una mancanza da parte dello staff. Direi che l'unica pecca per il voto massimo è quindi il disegno, complessivamente buono ma non eccellente.

Essendo amante del genere che tratta argomenti psicologici, posso dire che, nonostante un po' di incertezza appena iniziata la serie, "Welcome to the N.H.K." è riuscito piacevolmente a conquistarmi e allo stesso tempo farmi riflettere, mai in maniera pesante o noiosa, dato che per tutta la durata ha mantenuto un leggero lato comico. Lo consiglio a tutti gli amanti del genere e magari a coloro che hanno qualche dubbio riguardo al da farsi della propria vita.
Valutazione finale: 9 pieno.


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ciccubull

Episodi visti: 24/24 --- Voto 9
"Welome to the N.H.K." è un anime davvero bellissimo.
La grafica non è eccezionale, in una scala da 1 a 10 le darei 8, perché comunque sono stati curati molti dettagli; l'audio è abbastanza bello e molto azzeccato alle situazioni che si presentano. La trama è bellissima, si svolge regolarmente e incuriosisce, tanto da non riuscire più a staccarsi dallo schermo per sapere come continua la storia. I personaggi sono disegnati beni e caratterialmente belli, ci sono alcune scene in cui il protagonista si rende ridicolo, ma, ricoprendo la parte del neet, è anche costretto a comportarsi in un certo modo.
Il finale è un po' deludente, carino, ma diciamo che sarebbe potuto finire meglio.

Attenzione: questa parte contiene spoiler

Se il finale fosse terminato con un fidanzamento tra Sato e Misaki, oppure ci fosse stato un bacio o altro, sarebbe stato perfetto.

Fine parte contenente spoiler

In sintesi, un anime bellissimo di cui consiglio la visione a tutti.

Evangelion0189

Episodi visti: 24/24 --- Voto 8
Uno degli anime più popolari e apprezzati dell'ultimo decennio è senza ombra di dubbio Welcome to the N.H.K., serie del 2006 in ventiquattro puntate tratta da un manga e una light-novel omonimi, entrambi scritti da Tatsuhiko Takimoto ma disegnati da autori differenti. A occuparsi della trasposizione animata è lo Studio Gonzo, famoso anche per essere stato un pioniere nel largo utilizzo di "computer graphic" nelle sue serie. Parliamo un po' della storia e dei suoi personaggi.

Protagonista della vicenda è Satō, un ventiduenne che trascorre le sue giornate restando chiuso in casa: è il tipico hikikomori giapponese, un individuo che ha deciso di ritirarsi dalla società isolandosi completamente da ogni tipo di rapporto umano. Non studia (ha lasciato l'università da anni), non lavora (e non fa nulla per cercare un impiego), si fa mantenere mensilmente dai suoi genitori. Un giorno però l'esistenza di Sato subisce una svolta grazie all'incontro con Misaki, una ragazza che gli propone l'acquisto di una rivista inerente per l'appunto il problema degli hikikomori. Dal canto suo, Satō è ossessionato dall'idea che ci sia un complotto alle sue spalle ordito dalla N.H.K. (Nihon Hikikomori Kyōkai, "Organizzazione degli Hikikomori Giapponesi", acronimo che crea un'irresistibile ambiguità con la NHK, una delle reti televisive pubbliche di maggior rilievo del Giappone) e crede che anche la comparsa di Misaki faccia parte delle macchinazioni attuate contro di lui. Fatto sta che in un modo o nell'altro i due cominciano a frequentarsi, seppur in modo piuttosto atipico: infatti ogni sera Misaki, che misteriosamente conosce ogni particolare della vita di Satō, intrattiene una singolare "lezione" leggendo al ragazzo una serie di definizioni e "rimedi" per guarire dalla sua condizione e ricominciare una vita sociale normale. A riempire la vita di Satō è anche il suo vicino di casa, Yamazaki, uno studente con la fissa per il collezionismo di gashapon e in grado di progettare videogiochi. Proprio la possibilità di lavorare insieme a Yamazaki nel tentativo di sfondare sul mercato videoludico è l'input che darà inizio a una sequela di occasioni che permetteranno a Satō di cambiare; tuttavia, la strada verso la normalità è più ardua di quanto non sembri e l'enigma che si cela dietro a Misaki causerà non pochi problemi...

L'intreccio narrativo apparentemente semplice è un mero pretesto per divertire lo spettatore con gag esilaranti (una su tutte: Satō cerca di fare denaro a palate con un gioco di ruolo online e man mano che trascorrono i giorni si trascura sempre di più e dorme sempre meno, arrivando persino a innamorarsi di un personaggio virtuale e infine scoprire una verità "agghiacciante"...), invitandolo ciò nondimeno a riflettere su tematiche ostiche e mature, alcune delle quali particolarmente sentite in Giappone: oltre alla questione degli hikikomori e dei NEET (i "nullatenenti"), vengono trattate anche quella del suicidio in massa, del sopracitato giocare in modo ossessivo ai videogiochi online, dell'ingannevole giro di vendite multilivello e così via. Inoltre, assistiamo alla crescita di Satō in relazione agli altri personaggi, i quali però non sono privi di problemi personali. Per quanto riguarda il lato tecnico, le animazioni si attestano su buoni livelli; le musiche non risaltano per pregnanza o personalità, ma svolgono comunque il loro dovere.

In conclusione, consiglierei almeno una visione di Welcome to the N.H.K., anche solo per la sua capacità di intrattenere bene e di "lasciare qualcosa" allo spettatore, unendo quindi l'utile al dilettevole.

AkiraSakura

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
Sato è un debole: ha lasciato l'università e da quattro anni non esce mai di casa. Un giorno di apatia come un altro. Mentre se ne sta disteso con lo sguardo vacuo in mezzo alla sua disordinata camera, piena di cianfrusaglie e fetenti sacchi dell'immondizia, bussa alla sua porta una testimone di Geova. Aperta la porta, a fianco della vecchia brontolona, se ne sta in disparte una ragazza esile, dai lineamenti fini e dagli occhi neri come il diamante, la quale ripara dal sole la sua pelle, bianca come il latte, proteggendosi con un apposito ombrello. Ella è Misaki, una ragazza che stranamente sa tutto di Sato, e che vorrebbe aiutarlo a uscire dalla sua condizione di hikikomori attraverso la stipulazione di un grossolano contratto, consistente nell'obbligo di partecipazione a degli incontri serali nel parco tra i due: delle vere e proprie sedute psicoanalitiche improvvisate. All'alienato Sato la provvidenza farà reincontrare anche Yamazaki, un ex compagno di liceo dal carattere forte e dai nervi molto sensibili, il quale si è trasferito a Tokyo per perseguire il suo sogno otaku: diventare uno sviluppatore di giochi erotici. Questi sono i tre protagonisti di "Welcome to the N.H.K.", quello che personalmente reputo uno degli anime più significativi e impegnati degli ultimi anni. L'opera - apparentemente superficiale, ma in realtà molto intelligente e profonda - parla della condizione dei giovani giapponesi di adesso; della società giapponese di adesso - si potrebbe generalizzare -, presentando un ritratto realistico e quanto mai preoccupante. E' l'anime che rappresenta un'intera generazione di ragazzi senza valori, senza punti di riferimento da seguire, indeboliti da una società competitiva, sfacciatamente ipocrita e consumistica; uno slice of life che offre spunti di riflessione molto ampi colpendo perfettamente nel segno, con il suo stile godibile, tragicomico e introspettivo.

- E' tutto un complotto - dice la senpai Hitomi, l'ex compagnia di liceo dalle manie complottiste, ormai diventata un'impiegata come tante altre, insoddisfatta dal lavoro e dalla vita. Hitomi, che come Sato ricorre agli psicofarmaci e alle droghe leggere per fuggire dalla realtà. Lo status di alienati dei personaggi è reso magistralmente, con tanto di vere e proprie incursioni nelle loro paranoie, allucinazioni e complessi; il tutto avviene con modus operandi tragicomico, spesso alquanto spiazzante. Nessuno dei protagonisti si salva, e quello che sembrerà il più forte si ritroverà comunque a dover affrontare il duro scontro contro la spietata realtà. Urge quindi imputare la colpa di tutti i mali a qualcuno o a qualcosa, non importa se sia la N.H.K., la famiglia, la società o addirittura Dio - memorabile il discorso di Misaki su Dio, che quasi sembra assumere toni cosmici: Dio ci ha abbandonato; un mondo che tanto ci rende infelici è sicuramente il frutto di un essere malvagio; siamo soli nell'universo, abbandonati a noi stessi e nella più completa e ontologica solitudine.

"Welcome to the N.H.K." ha avuto un grande successo in tutto il mondo, e spesso molti occidentali si sono identificati nei protagonisti, nelle loro problematiche e nella loro alienazione. Ergo l'anime non si sofferma solamente su problematiche tipicamente giapponesi, le quali possono essere il definitivo fallimento del sogno otaku, oppure la presenza di una società competitiva e opprimente che soffoca l'identità dei più giovani. "Welcome o the N.H.K." si colloca perfettamente nel climax della post-modernità. Sato, così come Misaki e tutti gli altri personaggi dell'anime, sono individui in crisi i quali non riescono ad adattarsi a un mondo in continuo e repentino cambiamento, nel quale ogni certezza è perduta. Ogni riferimento è perduto. L'identità personale è perduta. La conoscenza umana è verso la via della totale saturazione. Il mostruoso ed esponenziale sviluppo di scienza e tecnica - sopratutto nel settore terziario -, congiunto alla tipica mentalità post-consumistica di massa, hanno distrutto l'individuo sul nascere, hanno stroncato i sogni e le speranze di molti giovani, i quali si ritrovano alienati e isolati, incapaci di identificarsi con qualcosa di solido in un mondo abnorme, mostruoso, ipocrita e basato esclusivamente sul profitto; una melassa in continuo e frenetico mutamento mascherata da "società civile". Il recente sviluppo del fenomeno hikikomori anche al di fuori del Giappone, testimoniato da recenti studi psicologici, dovrebbe far molto riflettere.

La frammentazione della personalità dei giovani protagonisti, le loro debolezze e incapacità di relazionarsi con gli altri - fino ad arrivare a casi estremi nei quali alcuni di essi riescono a comunicare solamente attraverso internet - parlano chiaro; il benessere economico non basta, anzi, possiede dall'altra faccia della medaglia il fattore isolamento totale. Isolamento spesso coadiuvato da un apatico individualismo narcisistico - sono diventato Dio - direbbe il nostro Sato.
Solamente quando finiscono i soldi si smette di essere hikikomori. Si esce di casa e si va a lavorare. Ma l'alienazione rimane, il sapore acerbo di una vita senza riferimenti persiste; anche l'amore ne esce sconfitto - l'amore in Giappone non è mai esistito: l'abbiamo importato dall'Occidente - afferma un nervoso e disilluso Yamazaki. L'agrodolce finale di "Welcome to the N.H.K." sta a simboleggiare questo: una vittoria che allo stesso tempo è una sconfitta. Perché è impossibile sconfiggere il grande mostro che vuole la nostra infelicità. Si può momentaneamente ignorare, ma egli, un giorno, potrebbe tornare a distruggere le nostre false convinzioni e sicurezze, quelle cose che ci permettono di sopravvivere al mondo frenetico e alienante che noi stessi abbiamo creato - o che gli altri, prima di noi, hanno creato per noi. O esclusivamente per loro stessi. Chi lo sa. Potrebbe essere stata la N.H.K., in fondo. Oppure Dio. L'incertezza è totale, così come la precarietà della nostra esistenza.

L'anime in sé è tecnicamente buono; musicalmente un po' 'zappiano', con tanto di sigla di apertura indelebile, sigla finale iconica e splendide musiche introspettive - "Hitori Bocchi" -, una delle quali fiorisce in un assolo di chitarra in grado di lasciare emozioni che non si cancellano - quello di sottofondo alla già citata scena del discorso di Misaki su Dio, scena che per me, assieme a molte altre, è già diventata un cult.
E' bello guardare "Welcome to the N.H.K.". Personalmente l'avrò rivisto almeno quattro volte. I personaggi, il mood che crea, le riflessioni a cui dà adito, il contesto in cui è uscito ne fanno a mio avviso un vero e proprio capolavoro. Peccato che molte cose siano state sviluppate con completezza inferiore al manga - si pensi al percorso di maturazione del fratello della capoclasse di Sato - e che animazioni e disegni in una certa parte della serie subiscano un calo visibile (per poi tuttavia riprendersi nelle battute finali). Per il resto, l'anime è abbastanza fedele alla novel originale, dalla quale riprende - pur essendo meno introspettivo - molti dialoghi e il finale, aggiungendo alcuni capitoli del manga, che ai tempi della realizzazione dell'anime era ancora in corso.

Questa visione la consiglio anche ai non appassionati di anime e manga. Chissà, forse anche loro, come molta gente che ho conosciuto e alla quale ho fatto vedere l'anime, in esso troveranno molti spunti di identificazione e molte problematiche che direttamente li coinvolgono.


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KillCurda_94

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
"Stai pur certo che una serie del genere ti cambierà", fu quello che disse un mio amico dopo aver visto quest'anime. All'inizio rimasi scettico nei confronti di questo commento, ma mi dovetti subito ricredere: aveva ragione.

"Welcome to the N.H.K.", prodotto dallo studio GONZO nel 2011 e trasmesso su Rai 4, tratta tematiche particolarmente delicate e conosciute in Giappone: i NEET e gli hikikomori. Il protagonista in questione, Tatsuhiro Satou, è un giovane ventiduenne affetto da entrambi i problemi da ben quattro anni. Egli ha abbandonato gli studi universitari e si è recluso nel suo piccolo appartamento, troncando tutte le comunicazioni con l'esterno. Fortunatamente, un giorno alla sua stanza bussa una ragazza di diciotto anni, Misaki Nakahara, che afferma di conoscere la giusta cura da utilizzare per la sua malattia. La storia in questione alterna efficacemente gag demenziali a momenti drammatici, anche se comunque prevalgono le prime. Dopotutto devo dire che è proprio la comicità il marchio di fabbrica di questa serie. Inoltre, ogni personaggio possiede una propria profondità psicologica in grado di trasmettere intensamente qualsiasi emozione provi. Io stesso in prima persona ho provato empatia e successivamente simpatia per ognuno di loro.

Per quanto riguarda la grafica ci ritroviamo di fronte a uno dei migliori lavori degli ultimi anni, sia per quanto riguarda le ambientazioni, il character design che il disegno. Pure il sonoro vanta opening, ending e OST degne di merito, adatte a ogni evenienza. Ultima nota di merito va anche alla sceneggiatura, che riesce a ricreare sapientemente la maggior parte delle atmosfere della light novel originale, riuscendo perfino a migliorarla.
Infine, anche se ho deciso di dare un bel 10, non me la sento di consigliare "Welcome to the N.H.K." a tutti: direi che è più adatto definirlo un anime di "culto", che non raggiungerà mai la notorietà di altre serie anime, ma che di sicuro avrà sempre una folta schiera di fan che lo elogerà per sempre (almeno spero).


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kaio1982

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
"Welcome to the N.H.K." è un anime capolavoro, uno di quelli che, una volta visti, ti rimane nel cuore e nella mente, lasciandoti la voglia di rivederlo svariate volte, nel corso degli anni, senza mai stufare.

La storia ruota attorno a Tatsuhiro Satō, un hikikomori di ventidue anni tappato in casa da ben quattro anni. Un hikikomori è l'evoluzione tragica ed estrema di un neet; ovvero ragazzi di età compresa tra i diciotto e i trentacinque anni, che, non essendo inseriti attivamente nella società, finiscono, oltre che rimanere senza lavoro, in uno stato autodetentivo casalingo fatto di computer, internet, videogiochi e anime, in quantità infinita, isolandosi dal resto del mondo, avvolti dalla solitudine più estrema e chiusi nel loro mondo immaginario. A interrompere l'agonia mentale di Satō, bussa alla porta della sua stanza (ripiena di ogni genere di immondizia e disordine) Misaki, una dolcissima e semplice ragazza di diciotto anni, che propone a Satō un contratto immaginario, per uscire dalla sua attuale condizione di hikikomori. Nel frattempo conosce anche Kaoru Yamazaki, un otaku suo vicino di casa, con cui stringerà un'amicizia collaborativa per un progetto, che potrebbe fruttare a entrambi soldi e successo. Altri personaggi importanti all'interno dell'anime sono: Hitomi, ex compagna di classe di Satō, decisamente instabile emotivamente, e Megumi, altra sua ex compagna, nonché rappresentante di classe, alle prese con un fratello hikikomori e vittima di vari disagi causatile da una grande quantità di truffe subite. La cosa importante che accomuna questi cinque personaggi, ottimamente caratterizzati, è che tutti e cinque, in situazioni e modi diversi, si trovano ad affrontare disagi che fanno parte anche della nostra società occidentale, toccando, nel corso degli episodi, momenti estremamente sconvolgenti, che danno parecchio da riflettere allo spettatore. L'enorme pregio di questo capolavoro è che, pur trattando e affrontando problemi di una pesantezza estrema, riesce sempre a non annoiare e risulta sempre godibile in ogni situazione, anche le più pesanti; merito di una regia eccelsa, da cui molti altri anime dovrebbero trarre spunto. Altro aspetto fondamentale è la quasi totale assenza di inutili personaggi antagonisti, di cui i protagonisti fanno ampiamente accenno, ma senza tirarli in mezzo alla storia principale, che si conclude con un finale tutto da vedere.

Sotto il profilo tecnico siamo su ottimi livelli, ma non al massimo. Se i fondali risultano sempre ricchi di dettagli, con oggetti ben definiti e splendidi riflessi (il parco di notte o sotto la neve crea un'atmosfera magica e unica), la stessa cosa non si può dire per il character design dei personaggi, che, pur vantando uno stile buono e piacevole, non rimane al massimo in ogni episodio. Inoltre, la cura per il dettaglio dei personaggi non è sempre costante, sia considerando il numero di episodi che l'anno di produzione (2006), abbastanza recente. Ho notato ad esempio che il riflesso dei capelli è poco sviluppato e, in alcuni episodi, la definizione dei visi e dei capelli è leggermente superficiale. Le animazioni sono sempre piuttosto fluide e adeguate, senza raggiungere l'eccellenza però. Le musiche, infine, contribuiscono in maniera adeguata a creare la giusta atmosfera in ogni situazione, specialmente quella presente all'inizio dell'ultimo episodio. Quest'anime è dunque un capolavoro, che consiglio a tutti di vedere.

VanDer Graaf90

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VanDer Graaf90

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
Grazie Animeclick.it! Grazie a te ho scoperto il mio anime preferito in assoluto!
Ma non è il primo che vedo; ovviamente, prima dell'illuminazione sono passato come tanti altri appassionati attraverso i vari "Gundam", "Evangelion", "Harlock", "Cowboy Bebop", ecc. ma per me (personalmente, si intende) "Welcome to the N.H.K." è il top. Adesso vi spiego perché.

Sato, il protagonista, è un ragazzo di ventitre anni che non esce mai di casa: non lavora, non studia, non riesce a inserirsi nella società ed è pieno di paranoie e manie complottiste. La presenza di altre persone lo terrorizza al punto che va a fare la spesa la notte, in modo da non incontrare nessuno. Misaki è una ragazza di diciotto anni molto riservata che, in seguito a un casuale (?) incontro, si prefiggerà l'obbiettivo di far guarire il protagonista dalla sua condizione di auto-isolamento e instabilità emotiva attraverso delle sedute di psicoanalisi improvvisata. Ma perché Misaki sceglie proprio Sato? Perché una bella ragazza perde tempo con un emarginato (pure drogato nella storia originale, ma questo particolare nell'anime non c'è) che la tratta a pesci in faccia? Yamazaki è il vicino di casa di Sato, l'archetipo dell'otaku con il complesso di lolita (pedofilo, insomma), che diventerà l'unico amico del protagonista. Insieme a quest'ultimo, infatti, dopo il loro casuale incontro, vuole creare un videogioco erotico con cui far quattrini a palate. Ma questo sogno si realizzerà o no?
Questi sono i tre personaggi principali che incarnano i problemi di una intera generazione, ovvero la mia, quindi non potrò mai essere imparziale su un'opera in cui rivedo me stesso; infatti, ho avuto anche io un periodo di auto-reclusione e sociofobia alle superiori, e gli stessi problemi che ha Misaki mi martellano ancora oggi che ho ventitre anni. Come potrò mai dimenticare un mio amico che, come il protagonista, si era chiuso in casa ventiquattro ore su ventiquattro per giocare ai giochi online e alla fine è dovuto passare alla droga, in quanto addirittura quel mondo virtuale e idilliaco non lo soddisfaceva più?
Ma questo discorso può valere per tutti, infatti l'anime potrà essere interpretato in un contesto filosofico e sociale più ampio, e le mitiche riflessioni di Misaki e Sato diventeranno le nostre riflessioni e troveranno subito riscontro nella nostra realtà interiore ed esteriore. E' la società a essere malata o è Sato, che è un suo prodotto, a esserlo? Perché spesso la vita è così difficile e si soffre così tanto? Bisogna per forza addossare a qualcuno, che sia Dio, Satana, la natura (Leopardi docet) o la N.H.K. (la Mediaset giapponese, per intenderci), la colpa delle nostre sofferenze per poter andare avanti? Bisogna credere in un grande complotto?

Se siete arrivati fin qui, adesso penserete: chissà che noia sarà questo anime! E invece no. Questi temi pesanti e la complessità dei personaggi verranno affrontati in modo scanzonato ma mai banale, con picchi emozionali vertiginosi. La trama è completamente imprevedibile e il finale (che è lo stesso della novel di Takimoto) non è affatto scontato.
La colonna sonora è una delle migliori mai viste in un anime e descrive perfettamente le sensazioni che provano i personaggi, tuttavia a livello grafico questo lavoro della Gonzo non è un granché. Ma a noi non interessa, perché guardiamo alla sostanza e sopratutto a noi stessi.


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Fudd

Episodi visti: 24/24 --- Voto 4
Se si parlasse di maionese, questa non sarebbe affatto venuta! La storia parla di un hikikomori (fenomeno a quanto pare abbastanza tipico del Giappone), ovvero di un ragazzo che sta recluso in casa incollato davanti al PC, vivendo in un mondo virtuale. Il protagonista si autoreclude perché crede di far parte di un complotto, però non si capisce bene quali hobby abbia sviluppato in quattro anni, tranne quello di accumulare spazzatura nel suo appartamento. Troverà a salvarlo una ragazza, Misaki, dal passato oscuro, che "casualmente" aiutava la zia durante un servizio porta a porta. Cosa dire, la trama pare alquanto scadente, i profili psicologici dei personaggi non compaiono come dovrebbero, ogni puntata è contraria alla precedente per quanto riguarda appunto la psicologia alla base dei personaggi; anche se ci vengono incontro per aiutarci musiche facilmente riconoscibili nei generi, ma comunque carine e di contorno, non ci si appassiona alla storia di Sato. La vita va vissuta, no? Beh, Sato cambia pensiero a proposito un sacco di volte; se questo è quello che ci voleva dire implicitamente l'autore, beh, poteva essere più diretto. I personaggi secondari appaiono e scompaiono proprio per aumentare l'idea della solitudine che si crea intorno a Sato. L'unica cosa passabile sono le animazioni, divertenti a tratti, soprattutto nelle fantasie del protagonista. La regia, cercando di parlare di un tema tanto complesso, come quello della bellezza della vita reale contro la bellezza finzionale, finisce per essere figlia del suo tempo, ovvero mediocre nelle azioni e lontana nelle voice-over.

Non capisco tutto il successo di un'opera del genere. Riassumendo: trama irreale e parodistica della vita reale; musiche passabili; animazione carina. Il character design, questo mi mancava: beh, questo gli va dato a favore, la fantasia nel denotare i vari personaggi è molto dirompente, non esce dagli schemi tradizionali, sia chiaro, però non ci sono personaggi non curati (persino nei giochi che imparerà ad amare Sato o nei vari posti dove si ritroverà a combattere col suo Io-hikikomori). Per quanto riguarda i colori, la tavolozza che viene usata sicuramente non è di una dozzina di tubetti di colore, e questo gioca sicuramente a suo vantaggio (vorrei ben vedere, è un'opera fatta completamente al PC!). Dei dialoghi non vorrei parlarne, però, dai, non sono così scontati come ho visto diverse volte, soprattutto nella trasposizione dal giapponese all'italiano.


 4
eracliano

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
In realtà è abbastanza difficile scrivere una recensione che abbia carattere di oggettività in questo caso, visto che - almeno per quanto mi riguarda - la visione di quello che non ho problemi a definire un capolavoro mi ha molto segnato. Mi ha dato motivo di riflettere parecchio, di riconsiderare alcune mie scelte passate, o altre che mettevo in conto di fare in futuro, nella mia vita reale. Il coinvolgimento emotivo è davvero molto forte, e più ci si avvicina alla fine, più la tensione e il bisogno di continuare la visione si fanno forti. Io le ultime dieci puntate le ho guardate tutte di fila, non sono riuscito a staccare.

Trama: è semplice, senza inutili contorsionismi o fili secondari superflui. Allo stesso tempo, però, non è così scontata, fino all'ultimo rimangono dei dubbi su ciò che sta per accadere, e non è mai pesante. È anche piuttosto varia. Voto: 10.
Finale: dico solo che è un finale molto, molto umano, cosa assai rara e dunque preziosa, particolare. Per niente banale, a ricordarci che questa non è una fiaba: è quella che potrebbe essere la storia vera di tanti giovani d'oggi. Voto: un meritatissimo 10 e lode.
Personaggi: tutti i personaggi hanno spessore, e nessuno di loro svolge solo la funzione di "mettere nei guai il protagonista". Le relazioni tra di loro sono molto realistiche, e il rischio di finire nello stereotipo, problema abbastanza comune, qui non sussiste minimamente. È perfettamente possibile immedesimarsi in più di un personaggio, perché sono "veri". Dunque, voto: 10 e lode.
Grafica: bella e piacevole, con disegni ben fatti e uno stile classico che non fa mai male. Voto: 10, nulla da dire.
Musica: molto piacevole, talvolta capita di saltare la sigla avviando la visione delle puntate, dopo un po' che è sempre la stessa. In questo caso, nonostante la sigla iniziale non cambi mai, me la sono ascoltata tutte le volte. Anche quella finale è molto bella. Direi un voto complessivo tra 9 e 10 qui.
Tematiche: sono quelle del mondo giovanile, la difficoltà di socializzare, la solitudine, l'importanza dell'amicizia, i problemi della transizione dalla giovinezza all'età adulta e alle sue responsabilità. Il valore della vita.
Messaggio: alla fine è un messaggio di speranza. C'è sempre modo di uscire dalle situazioni difficili della vita.

Per tutti questi motivi, non posso che assegnare il valore massimo.
Consigliatissimo, in particolare a chi si sente timido, introverso, solo, agli amanti dei giochi per PC e degli anime, agli studenti lontani da casa (come me, che ho sentito molto la vicinanza con le tematiche dell'anime).


 3
Crosta Terrestre

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
"Welcome to the N.H.K." è un anime del 2006 di ventiquattro episodi. La storia narra di un ragazzo hikikomori, ossia un recluso in casa con problemi sociali, che combatte ogni giorno con questo suo problema, con l'aiuto di una misteriosa ragazza di nome Misaki. La storia è molto coinvolgente e appassionante, la condizione del protagonista è portata agli estremi, ma, nonostante ciò, è facile identificarsi in lui. La psicologia è uno degli elementi chiave dell'intera storia, i pensieri dei vari personaggi rendono ognuno di loro unico e particolare, tanto che sembra incredibile come dei semplici "personaggi animati" possano essere così "veri e umani". I disegni sono realistici e curatissimi, per non parlare delle opening, delle ending e delle colonne sonore, perfette.
Ho deciso di dare il voto massimo a questo anime, poiché dieci non rappresenta per me necessariamente la perfezione, ma ci si avvicina. Un capolavoro dell'animazione giapponese e un must che consiglio a tutti coloro che cercano un qualcosa che, se seguita, lascia il segno.


 5
falcus92

Episodi visti: 24/24 --- Voto 8
"Welcome to the N.H.K." è una di quelle serie che, dopo averla vista, ti lascia segnato, credo, per sempre. Risulta essere una di quelle opere che ti riesce da un lato a divertire, visto il modo in cui vengono trattati gli argomenti, ma riesce anche a turbarti e rattristarti, in quanto ti fa riflettere sulle azioni e sui pensieri dei protagonisti. Questo strano connubio è dettato forse dal famoso concetto lucreziano "utilizzo la poesia, sebbene la odi, per addolcire le mie dure parole"; quindi, questa vena comica, in fondo, è molto più riflessiva di quanto un utente medio possa capire a una superficiale visione. Proprio per questo penso che "Welcome to the N.H.K." sia una serie stupenda, che merita di essere vista più volte per poter comprendere le varie sfaccettature che ci vengono proposte.

Satou Tatsuhiro è un giovane ventiduenne che da circa quattro anni vive recluso in casa; lui è il classico esempio, giapponese, di hikikomori. Ha abbandonato tutto: l'università, le sue ambizioni e la sua vita; se non fosse per i genitori che mensilmente lo sostengono economicamente, potrebbe anche morire di fame. Un giorno, però, alla sua porta bussano una strana signora e una ragazza, Misaki, con un ombrellino rosa; le due parlano, ignare, dell'esistenza di questi NEET e di conseguenza Sato dà di matto percependo con cognizione di causa la sua condizione. Misaki però decide di voler aiutare Satou, che, comunque, sarà restio e cercherà in tutti i modi di evitare la ragazza.

I temi trattati da questa serie sono profondi e ricercati: a differenza di quello che succede in altri anime, l'hikikomori non è un otaku, o perlomeno non necessariamente. Il nostro protagonista soffre nello stare insieme ad altri nella realtà, ma lo stesso avviene nel mondo virtuale: la sua è una condizione patologica a tutti gli effetti, ogni cambiamento lo percepisce come un problema per la propria esistenza. Tutto ciò lo conduce a pensare che qualcuno stia organizzando un complotto per condannarlo a vivere dentro casa: l' N.H.K. sarà il responsabile di ciò e lui riesce a trovare la forza di combatterlo o almeno ci proverà. Questa sua voglia di cambiamento è catalizzata dall'incontro con Misaki e con il vicino di casa con cui diventa amico. Un recluso che riesce a trovare qualcuno su cui contare porta una grandissima dinamicità all'anime e, infatti, sarà proprio questo il punto su cui si svilupperanno le varie vicende. Satou è un personaggio divertente, che scherza volentieri, ma che porta dentro di sé un grandissimo fardello di cui non riesce a disfarsi.
Una serie che preferisce ai toni torbidi dei toni comici, ma ricchi di significato, e risulta con un ritmo rapido e coinvolgente. Devo dire di essere molto soddisfatto di quello che ho visto.

Interessante è anche la filosofia che c'è dietro: nonostante il citatissimo Freud, i capisaldi di questa serie sono Goethe e Schopenhauer. La vita è sofferenza da cui non ci si riesce a salvare. Direi che tutta la filosofia di quest' opera si racchiuda in una famosa citazione del filosofo polacco: "La vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente tra dolore e noia, passando attraverso l'intervallo fugace, e per di più illusorio, del piacere".
Ma pensare che si è pessimisti quanto Schopenhauer è banale. La serie è buonista e, in un modo o nell'altro, tutto si riesce sempre a risolvere, anche se si presenteranno situazioni peggiori.

Il grande problema di "Welcome to the N.H.K." è il lato tecnico. Niente da ridire alle OST e alla regia, ma disegni e animazioni non sono sempre a ottimi livelli. Addirittura assisteremo a episodi estremamente insufficienti nella realizzazione; questa "altalena" lascia lo spettatore deluso e, spesso, anche irritato. Potenzialmente, se non ci fossero stati questi difetti, la serie avrebbe raggiunto l'eccellenza senza problemi.

Insomma, quest'opera va vista anche perché un po' noi appassionati di animazione giapponese ci sentiamo vicini al protagonista tanto da aver paura per certe sue azioni, reazioni e pensieri. Un piccolo encomio, si fa per dire, va fatto alla canzoncina "Pururin": è tipo una droga di cui non si riesce a fare a meno. Se fosse l'opening di un vero anime, lo guarderei solo per quella!


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RonnieHumboldt

Episodi visti: 24/24 --- Voto 9
La prima volta che decisi di vedere "N.H.K. ni Youkoso!" venni a vedere su Animeclick.it se ne valesse la pena, e dalle varie recensioni quasi osannanti credetti che si trattasse di uno di quei soliti anime osannatissimi e in realtà molto deludenti; quello che mi sono trovato davanti si è però rivelato un piccolo capolavoro. Chiariamoci, non stiamo parlando del miglior anime del decennio, ma è sicuramente qualcosa capace di coinvolgere lo spettatore a 360° gradi.

"Welcome to the N.H.K." parte da una trama semplice: Sato è un hikikomori, un NEET, o, per meglio dire, un recluso sociale. Le sue paure, le sue convinzioni, le sue manie complottistiche lo hanno spinto a chiudersi in casa e a rifiutare ogni contatto umano oramai da anni, quando alla sua porta bussa l'incantevole Misaki, la quale accompagna la zia casa per casa a professare un messaggio divino, come dei veri e propri Testimoni di Geova. Le teorie complottistiche di Sato iniziano a sconvolgerlo sempre più, e quando tenta una reazione, quando prova a trovarsi un lavoro, si trova davanti ancora la bella Misaki e crede che lei sia parte del complotto, che lei sia al servizio della N.H.K., la Nihon Hikikomori Kyoukai, e scappa. Un ulteriore incontro con Misaki al suo parco preferito lo spingerà però a cambiare la sua vita, sottoscrivendo con la ragazza un contratto di vera e propria consulenza.

Per come si sviluppa, "Welcome to the N.H.K." parrebbe nient'altro che un romanzo di formazione, uno slice of life tra i più classici, ma se si pensa che sia solo questo conviene riguardarsi la serie altre due o tre volte. "Welcome to the N.H.K.", attraverso la vita e i problemi di Sato, si propone come un fedele ritratto della società odierna.
Una società crudele coi più deboli: quella N.H.K., quella Nihon Hikikomori Kyoukai, altro non è che la società con cui l'individuo ha a che fare e con cui le persone fragili si scontrano senza successo. Sato è quella persona fragile, una persona che non riesce ad affrontare i piccoli problemi della vita quotidiana e, anzi, per darsi una motivazione li giganteggia, li rende più grandi di quanto lui potrà mai essere. La società è la sconfitta dell'uomo, è ciò che più al mondo rende la persona sottomessa e debole, e in questo anime ce ne rendiamo conto di puntata in puntata: più il tempo passa, più Sato non guarisce, anzi; per quanto Misaki si impegni, per quanto Sato provi a convincersi di voler uscire da quello stato, il nostro protagonista sprofonda nell'oblio, si dedica ai giochi online, si fa truffare perché crede di raggiungere la felicità, partecipa a un suicidio collettivo perché crede che così facendo potrà conquistare l'amata senpai.
Non c'è via di uscita per Sato, e lo spettatore se ne rende conto anche nell'ultima puntata, in quel finale che sa un po' di "ma si sapeva, dai", ma che fa rimanere anche qualche dubbio... ce la farà Sato a non tornare ad essere un hikikomori?
Consigliatissimo, davvero.


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elle96

Episodi visti: 24/24 --- Voto 7
"Welcome to the N.H.K." è un titolo interessante e innovativo, adatto a chiunque voglia trascorrere momenti di tranquillità e divertimento. Infatti, sebbene affronti tematiche piuttosto impegnative, gli episodi sono caratterizzati da una forte ironia e, spesso, anche gag demenziali. Tuttavia, non mancano le scene serie e introspettive, che riportano lo spettatore alla realtà, facendogli capire che i problemi trattati sono reali.
La prima cosa che mi aspettavo da quest'anime era un'ottima caratterizzazione dei personaggi, che ho ritrovato solo in parte, specialmente nel protagonista Sato. Il resto dei personaggi mi è sembrato invece piuttosto piatto, per cui da questo punto di vista non sono stato molto soddisfatto. L'aspetto tecnico è invece ottimo, anche se a volte alcuni disegni apparivano come bozze appena accennate.
Per concludere, "Welcome to the N.H.K." mi ha intrattenuto piacevolmente, ma non mi ha coinvolto più di tanto emotivamente, di certo molto meno di quanto mi aspettassi. Credo che qualcosa di più avrebbe anche potuto venirne fuori, soprattutto per quanto riguarda il finale, riguardo al quale non farò alcun commento per evitare spoiler. Comunque, è un anime che consiglio a tutti e che non vi annoierà.

Bradipo Lento

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
Se siete alla ricerca di una serie che vi faccia trascorrere dei momenti di relax e divertimento, passate oltre: "Welcome to the N.H.K." è uno di quei prodotti che dimostra che anche un anime può parlare di argomenti profondi. Molte delle situazioni proposte sono tipiche della società nipponica e a noi possono sembrare esagerate o impossibili da verificarsi: attenzione, perché il disagio sociale narrato - anche se non a questi livelli - si può riscontrare anche nei nostri giovani.

Sato, il protagonista, è un hikikomori - termine presente solo nella lingua giapponese, che indica le persone che si isolano ed evitano il contatto con gli altri - convinto di essere al centro di un temibile complotto contro di lui. La sua monotona esistenza viene sconvolta dall'incontro di due persone: il chiassoso vicino di casa Yamazaki - che si rivelerà una vecchia conoscenza di Sato - e soprattutto la misteriosa Misaki. Quest'ultima è una ragazzina che sembra conoscere molte cose di Sato che lui non le ha rivelato, e si offre come "tutor" per aiutarlo a uscire dal suo isolamento, proponendogli un contratto. Sato si impegna a partecipare a delle lezioni tenute quotidianamente da Misaki, dove vengono trattati temi a carattere psicologico, durante le quali il ragazzo prende degli spunti per tentare di cambiare le sua vita. La cura di Misaki sembra dare qualche risultato, ma per Sato le cose si complicano ulteriormente quando incontrerà vecchie conoscenze che lo coinvolgeranno nei loro problemi.

L'idea che il mondo sia pieno di complotti è molto diffusa al giorno d'oggi: di fronte a eventi straordinari (mi vengono in mente i complotti più gettonati, l'attentato dell'11/9/2001 o lo sbarco sulla luna) tanti preferiscono credere all'esistenza di una organizzazione a livello mondiale che ha messo in scena un falso clamoroso, piuttosto che all'evidenza scientifica. Non so cosa spinga le persone a voler dare una interpretazione complessa a eventi chiari, ma Tatsuhiko Takimoto ce l'ha spiegato bene nel romanzo da cui è stata tratta la serie.
Sato elabora la teoria che la N.H.K. - televisione pubblica giapponese - sia in realtà quella che lui definisce "Associazione degli Hikikomori Giapponesi" (le iniziali di queste tre parole in giapponese sono, per l'appunto, N.H.K.). La televisione, proponendo molti anime nel palinsesto, fa in modo che la gente si appassioni e finisca per costruirsi una visione del mondo più bella di quella reale. Chi segue gli anime tende a isolarsi e diventa un hikikomori, permettendo alla N.H.K. di raggiungere il suo scopo. Teoria affascinante, ma come spesso accade in questi casi serve solo a nascondere la realtà: Takimoto (lui stesso con un passato da hikikomori) ha avuto l'onestà di riconoscere che è molto più facile credere all'esistenza di un complotto che ammettere le proprie debolezze. Sato non riesce a capire che è lui stesso la causa del suo problema (non fa niente per tentare di spezzare il circolo vizioso che lo porta a isolarsi) e preferisce credere all'esistenza di un complotto ai suoi danni.

Nella serie si parla anche di un altro tema legato all'isolamento: il disagio e la sottile disperazione che affligge alcuni giovani, spingendoli a rifugiarsi nelle droghe o a tentare il suicidio. Takimoto, forse perché parte in causa, non giudica, ma si limita a esporre i fatti accompagnandoli con riflessioni sulla inutilità di questi comportamenti. Ricordo alcune belle citazioni dei protagonisti che sottolineano il fatto che c'è sempre la possibilità di vedere le cose da un altro punto di vista, più positivo, che permetta di affrontare le difficoltà con maggiore serenità.
La serie, però, non è pesante, perché nella narrazione vengono inseriti dei momenti molto divertenti. Tra questi, impossibile non ricordare il tormentone Pururin, la protagonista dell'anime che Yamazaki segue in maniera ossessiva. Lo studio Gonzo ha avuto la geniale idea di dare importanza alla protagonista di un anime... che non esiste! Credo che se un giorno decidessero di produrre veramente "Purin the metamorphosis" una buona parte degli ammiratori di "Welcome to the N.H.K." lo comprerebbe a scatola chiusa, pur di vedere le avventure di questa annoiata ragazzina a cavallo di un aspirapolvere.

Dal punto di vista tecnico il livello è sicuramente molto elevato: la parte grafica è ricca e coinvolgente, con una piccola caduta in un solo episodio; anche le musiche sono molto valide e coinvolgenti, che sottolineano adeguatamente i vari momenti della narrazione. Le sigle iniziali e finali variano a metà della storia, quando gli eventi iniziano a prendere una svolta. Molto buona quella iniziale, proposta in due versioni; la prima sigla finale è, per me, troppo movimentata e quasi psichedelica, ma riconosco che è perfetta per il ritmo incalzante degli eventi nei primi dodici episodi. Più tranquilla e melodica la seconda, anche questa perfettamente intonata con la storia narrata.

"Welcome to the N.H.K." è stata una piacevole scoperta, una serie che rasenta la perfezione e che per me si merita un voto altissimo per l'importanza dei temi trattati. Un cartone "da grandi", da vedere con molta attenzione, ma che è capace di dare grandissime emozioni.


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Tsukime;

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
Mi sento obbligata a dare a questa serie 10: l'ho trovata davvero magnifica, da tutti i punti di vista.
La trama narra di Sato, un hikikomori che vive rinchiuso nel suo appartamento e viene mantenuto dai suoi genitori. A dare una svolta decisiva alla sua esistenza sarà Misaki, una ragazza dal passato misterioso (svelato solo a fine serie) che lo aiuterà, tramite un corso notturno, a passare il suo stato da NEET, per inserirlo in una vita normale. Ad accompagnarli ci saranno Yamazaki (il vicino di casa otaku di Sato, che finirà con il crearci un gioco assieme), la capoclasse del vecchio liceo di Sato, la sua senpai (con la quale ha creato il suo concetto di "complotto della N.H.K") e altri personaggi che daranno svolte e colpi di scena alla storia.
Parlando di personaggi, hanno una caratterizzazione insolita e poco diffusa: sono ricchi di particolari e di una psicologia dettagliata, ciò l'ho apprezzato molto. E' molto difficile trovarne di originali, solitamente ci si basa su stereotipi, invece in questo anime sono imprevedibili e difficilmente si riuscirà a capire le loro decisioni, le azioni che faranno e le strade che prenderanno. Tutto ciò viene espresso tramite il loro pensiero e i loro concetti sulla vita e l'universo. Alcuni di loro, insoddisfatti della vita, cercheranno di suicidarsi, ma alla fine tutti si convinceranno che ci sono momenti belli e momenti brutti in tutte le esistenze umane, e che quindi è meglio continuare a vivere con quel poco che si ha e aspettare risvolti positivi che ti daranno quel motivo per andare avanti (infatti tutti alla fine troveranno la felicità). Come ho già detto prima, questo anime al valore psicologico merita l'eccellenza, fa capire l'importanza della vita e il desiderio di morte che in "periodi neri" essa provoca. E' un mix bilanciato di comicità e dramma, è completo da tutti i lati, anche il finale non mi è dispiaciuto affatto, dice il giusto indispensabile e lascia tutte le risposte necessarie, senza creare il tipico "amaro in bocca". Che dire, promosso a pieni voti!


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Mikoto

Episodi visti: 24/24 --- Voto 7
"Welcome to the N.H.K." è un anime del 2006 realizzato dallo studio Gonzo e narra le vicende di Tatsuhiro Sato, un giovane hikikomori che vive recluso nel suo appartamento a Tokyo da circa quattro anni. Non ha un lavoro e ha mollato l'università, è un fallito, ma la sua vita verrà presto sconvolta da Misaki Nakahara, dolce ragazza che ha come obiettivo quello di guarire Sato e far sì che possa avere una vita normale.

Devo dire che, dopo aver letto la trama di "Welcome to the N.H.K.", le mie aspettative verso quest'anime erano piuttosto alte. Mi aspettavo eccellenti caratterizzazioni dei personaggi, approfondimenti psicologici, momenti di riflessione, frasi profonde e/o ad effetto, temi duri e pesanti. Invece, mi sono ritrovata di fronte tante scenette comiche, gag e giusto qualche momento più vagamente introspettivo. Per carità, non dico che tutto questo non mi sia piaciuto, anzi, la serie è coinvolgente e divertente, ma non posso negare di essere rimasta un po' delusa.
Nel corso dei ventiquattro episodi l'anime ci mostrerà tutti i vari problemi della società, in particolare di quella giapponese. Oltre agli hikikomori verranno trattati i temi dei suicidi di gruppo, delle vendite multilivello, in parte anche della droga, della dipendenza dai videogiochi, degli otaku, ecc. Queste tematiche non verranno esaminate in maniera superficiale, ma nemmeno con chissà quale profondità; il che potrebbe essere anche un pregio, visto che l'atmosfera di ogni episodio non è mai troppo pesante e seria, ma viene alleggerita sempre dalle varie gag.

I personaggi sono tutti (o quasi) simpatici e ben caratterizzati, ma anche qui si poteva fare decisamente di più. Alcuni vengono liquidati nel giro di un paio di episodi, in maniera troppo sbrigativa, mentre altri, come Misaki, approfonditi in maniera inadeguata, secondo me. Saranno le scelte di Misaki a portare al finale dell'opera, un finale allegro ma forse troppo buonista, che rende inutili le ventitre puntate precedenti, dato che la risoluzione di tutto avviene per una serie puramente fortuita di coincidenze.
Le animazioni sono abbastanza curate, anche in questo caso non eccezionali, con alti e bassi. Ottima invece la colonna sonora e veramente azzeccata l'opening "Puzzle". Ottimo anche il doppiaggio italiano, in particolare le performance di Alessandro Rigotti (voce di Sato) e di Jolanda Granato (voce di Misaki), soprattutto di quest'ultima.

In definitiva, "Welcome to the N.H.K." è un anime adatto a tutti, con vari alti e bassi, che pecca a mio avviso di incisività e talvolta di profondità. Non è una serie superficiale, è divertente, ma non ci si può aspettare troppo. Voto 7/7,5.

humanhero92

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humanhero92

Episodi visti: 24/24 --- Voto 9
Prima di vedere quest'anime avrò visto sì e no cinque o sei anime provenienti da manga shonen. Cercavo qualcosa di molto stimolante tipo "Death Note" (di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata) e, tramite un motore di ricerca, mi sono imbattuto in questo sito: ho notato che "Welcome to the N.H.K." era l'anime psicologico più votato, così, mosso un po' per curiosità e un po' per noia, ho deciso di visionare quest'anime, doppiato in italiano. Questa è stata la prima volta che ho visto un anime diverso dai miei soliti canoni... e ne sono felicissimo!
E' la lotta interiore di un ragazzo, quasi mio coetaneo, che vive ai margini della società e che, grazie all'aiuto del prossimo, riesce a riscattarsi da questa sua condizione sociale, ovvero quella di "hikikomori". Ammetto di essermi immedesimato, a volte, nella vita del giovane Sato, il protagonista, nei suoi incubi, nelle sue paure, nelle sue paranoie; molto di lui mi sembrava familiare, mi sembrava di vedere un vecchio me stesso. Spesso mi sono chiesto se fossi l'unico al mondo nell'aver affrontato questo genere di lotte interiori con sé stessi... Sono sollevato nell'aver scoperto che non è così.
Tutto nell'anime è realizzato accuratamente: vengono rese, solo con questi disegni, le infinite sfaccettature della mente umana, viene mostrato quanto possano essere contorte le nostre idee. Anche i luoghi in cui vivono i personaggi sono stati resi benissimo: spesso uno stesso luogo veniva mostrato diversamente, a seconda dello stato d'animo in cui si trovava un personaggio in quel momento. Inoltre è un anime che apre gli occhi su molte problematiche, che a mio parere sono più che attuali; non dico altro sulla storia, altrimenti vi rovinerei la sorpresa! E' tutto molto realistico, iniziando dalle paranoie e dagli schizzi di pazzia del protagonista, per finire ai pensieri e ai monologhi dello stesso e alle situazioni che si trova ad affrontare.
Consigliato ad un pubblico adulto, non tanto per quelle scene che potrebbero essere "osé", ma più per la particolare attenzione all'analisi delle singole scene e dei singoli comportamenti di ogni personaggio. Consiglio di vederlo assolutamente: ventiquattro puntate non sono molte, ma raccontano davvero tantissimo!
Il mio voto è 9, e non 10, per il solo motivo che avrei voluto vedere il seguito del finale (magari un finale che sfocia in una situazione più "amorosa"), ma è abbastanza intuibile. Bellissimo, nient'altro da dire!


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Kekku

Episodi visti: 24/24 --- Voto 9
"Welcome to the N.H.K.", anime del 2006, parla della storia di Tatsuhiro Sato, un giovane hikikomori che ha abbandonato l'università e vive da quattro anni chiuso in casa. Una giovane, Misaki Nakahara, entra nella sua vita per aiutarlo a uscire dalla sua condizione, ma oltre a lei incontra anche altri vecchi compagni di liceo, e il ritorno alla normalità risulta essere molto faticoso…

Ebbene, scrivo questa recensione ora che ho appena finito di vedere l'anime; credo che sia uno dei migliori che ho visto, e per una serie di ragioni. La prima, perché la storia è molto realistica, profonda, ed è stata sfruttata nel migliore dei modi: ci sono molti momenti drammatici, ma il tutto è sapientemente spezzato da gag comiche che non riescono a non strappare un sorriso. La storia è stata mandata avanti in modo che non riesca mai ad annoiare, infatti non mancano colpi di scena e situazioni anche assurde, del tipo che ho guardato lo schermo con aria allucinata. C'è una sottilissima vena romantica che non fa mai male, inoltre ogni situazione paradossale, ogni fantasia, ogni piccola scena, non è mai affidata al caso. Seconda, i personaggi sono unici: gli anime di ultima produzione cadono nei soliti cliché, è difficile che i protagonisti lascino il segno. In questo caso, invece, tutti, nessuno escluso, riescono in qualche modo ad emergere e a farsi ricordare. Terza, il finale: certo, è anche l'unico possibile, ma non l'ho trovato per nulla banale, perché prima di arrivare a una conclusione del genere l'anime sorprende fino alla fine, con colpi di scena e sviluppi inimmaginabili. Quarta, la grafica e la sigla di chiusura: personalmente avrei continuato a guardare l'anime anche solo per la sua sigla di chiusura.
Che dire, lo consiglio vivamente a tutti quelli che vogliono vedere qualcosa di nuovo e di diverso, e che lasci il segno. Provate a guardarlo, non ve ne pentirete, e sarete d'accordo anche voi che questo è uno dei migliori anime in circolazione.


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klunk

Episodi visti: 24/24 --- Voto 8
Sato è un giovane hikikomori, ossia una persona che vive segregata in casa, senza lavorare né studiare, sfruttando il sussidio mandatogli dai genitori mensilmente. Il solo uscire di casa gli crea disagio e passa le sue giornate senza far nulla, finchè un giorno fa per caso comparsa alla sua porta, e nella sua vita, una giovane, Misaki, la quale si proporrà, misteriosamente, di aiutare Sato a venir fuori dalla sua situazione di hikikomori. Iniziano così le disavventure narrate in "Welcome to the N.H.K.", che raccontano, inutile a dirlo, le difficoltà, oltre che del protagonista e dei personaggi che lo accompagnano, anche di coloro che vivono nella realtà dell'attuale società nipponica, e argomenti come la capacità di relazionarsi con il prossimo, la solitudine e temi delicati come il suicidio e la forza di vivere e sopravvivere.
Si tratta quindi sì di una commedia, a tratti divertente, a tratti drammatica, ma di una commedia che non va presa mai alla leggera per quello che rappresenta e denuncia.
Per quello che concerne invece la parte grafica, bisogna ammettere che i disegni sono molto carini, e rappresentano bene i personaggi, dall'otaku Yamazaki, all'innocenza di Misaki, alla faccia di Sato sempre con le occhiaie. Mi ha divertito molto anche la colona sonora nella ending dei primi dodici episodi, mentre le musiche si sono rivelate sempre opportune e all'altezza.
Per concludere, non posso che raccomandare a tutti la visione di questo anime, un anime che non annoia mai e ti fa venir voglia di guardare subito l'episodio successivo.


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Marco23111988

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
"Quando le persona nascono sono nude e dovrebbero essere tutte uguali ma chissà perché, nel corso della vita, il distacco da questo destino è a dir poco crudele, a volte si vedono gli occhi delle persone, a volte sono invisibili, a volte si conosce l'amore, altre volte è sconosciuto. A questo punto ho deciso: voglio diventare un uomo bambino fin quando morirò!"
questo piccolo pezzo della prima eding descrive perfettamente tutti i personaggi di quest'anime e, in qualche modo, descrive anche me.

'Welcome To The NHK' ci parla di persone che non riescono per vari motivi a inserirsi nella società: Sato è un hikikkomori, così in Giappone vengono chiamate le persone che decidono di rimanere rinchiuse in casa per tutta la vita, uscendo solo per comprare da mangiare. Ben presto Sato conoscerà Misaki, una strana ragazza che, senza alcun motivo apparente, ha deciso di salvarlo dalla sua situazione di jikikomori. Altro personaggio molto importante è Yamazaki, un otaku, che, mentre in altri paesi ha preso il semplice significato di appassionato di anime e manga, in Giappone significa ossessionato da un'interesse (anime, manga, videogiochi, figurine, calcio ecc.) tanto da finire per dipendere da esso e non aprirsi più ad altre cose o persone che non riguardano quel mondo specifico.

Questi sono solo i tre protagonisti di una storia che con un pizzico d'ironia ci mostra un Giappone in cui la gente non sempre riesce ad adattarsi alla società: vuoi perché non ha il carattere giusto, vuoi perché è pigra, vuoi perché ha subito dei traumi. Alcune di queste persone sono disperate al punto da cercare di suicidarsi.
Ma alla fine vedendo i personaggi ci si rende conto che nella vita si è perduti se non si impara a convivere con la società, pure io sono un po' un adulto bambino, non sto tutto il giorno in casa ma anche se vado fuori rimango comunque solo senza quasi mai rivolgere la parola alla gente.
Condito con disegni tutto sommato non male e con un ottimo doppiaggio, 'Welcome to the NHK' è un anime ironico che fa riflettere e divertire.


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Turboo Stefo

Episodi visti: 24/24 --- Voto 9
Tatsuhiko Takimoto è l'autore che si cela dietro al marchio "Welcome to the NHK". Nel 2002 decide di trasferire la sua esperienza da hikikomori su carta, sperando di trovare nel crescente aumento del fenomeno tra i giovani giapponesi lo spunto per raggiungere il successo. L'idea e la sua forma vengono accolti con calore dal pubblico, permettendo così all'opera di venire trasposta in manga (nel 2004, disegni di Kendo Oiwa) e in anime, nel 2006, grazie allo studio Gonzo.

Il giovane Tatsuhiro Sato vive da quattro anni nel suo piccolo appartamento, dopo aver abbandonato la scuola e senza avere alcun lavoro. Questo è comunemente definito NEET (acronimo inglese che indica una persona che non studia e non lavora) ma sul ragazzo pesa un gravoso e delicato stato psicologico, profondamente radicato nelle debolezze dell'ego, che gli impedisce di uscire dalle protettive mura del suo appartamento: questo lo rende un hikikomori, un ragazzo che vive in uno stato di auto-confinamento per tenere lontano il dolore procuratogli dal mondo esterno. Come se questo non bastasse, nella mente di Sato si sta profilando l'ipotesi di una cospirazione che si nasconde dietro la tv nazionale Giapponese, la NHK, che sfrutta gli anime per creare falsi ideali nelle menti dei più giovani, facendo in modo che da grandi sbattano contro la dura realtà diventando così degli hikikomori.

I primi episodi servono a mostrare - per sommi capi - lo stile della serie, contraddistinto da una vena tragicomica e da un protagonista dalla psiche fragile, in grado di passare da stati d'euforia a profonde crisi di depressione, mentre fanno la loro comparsa i personaggi comprimari e vengono illustrate diverse "fissazioni" tipiche degli otaku - le più frequenti vittime del fenomeno - passando da "normali" passioni per i maho-shoujo e le sction figure alla sfrenata smania per i MMORPG, arrivando anche a toccare argomenti che smuovono l'opinione pubblica, come il lolicon e gli "off-line meeting".
In questo modo la serie cerca di trovare con efficacia dei punti di contatto con lo spettatore, sia attraverso le tematiche offerte sia nei personaggi e nelle loro dolorose esperienze di vita, in modo da coinvolgerlo maggiormente a livello emotivo.
In tutto questo le risate ovviamente non sono la raison d'être dell'opera, sono solamente un abile sotterfugio per raggiungere facilmente lo spettatore e alleggerire in modo incisivo un'atmosfera che altrimenti sarebbe risultata fin troppo pesante e distruttiva.

Infine, in questo scenario ben studiato e architettato, si muovono i personaggi che permettono a "Welcome to the NHK" di sfoggiare tutta la sua profonda natura psicologica e riflessiva, ben dosata ed orchestrata. Attraverso le disavventure di Sato si potranno scoprire piccoli frammenti del passato e della vita attuale dei comprimari, e verranno mostrate le problematiche comuni di cui soffrono rendendo la loro caratterizzazione incredibilmente umana. Ma ovviamente lo scettro per la fragilità e le complessate riflessioni va a Sato e alla comprimaria Misaki la quale, grazie al suo aspetto delicato e al parzialmente intuibile passato tragico, va a inserirsi nel cuore del protagonista quanto dello spettatore, risvegliando un istinto protettivo grazie all'empatia creatasi.
Queste ricercate mentalità si offrono facilmente a pensieri contorti e disturbati, oltre che ossessivi, e a uno spettatore comune potrebbero apparire forzati. In realtà questa capacità di farsi ossessionare dalle cose più assurde e le elucubrazioni mentali contorte, in grado di dare vita a sali-scendi emotivi estremi e rapidi nel loro cambiamento, rappresentano in modo crudelmente fedele ed efficace il delicato stato mentale che difficilmente potrebbe comprendere chi non conosce queste problematiche da vicino.
A suggellare le profonde caratterizzazioni con la storia non basta il lento svelarsi dei personaggi e dei loro passati, ma è la lenta ma continua crescita personale di ognuno degli stessi, che si mostra più congrua e lineare per i comprimari e più travagliata e disconnessa per il protagonista, sottolineando così anche la maggiore delicatezza psichica di quest'ultimo. Le situazioni che permettono questa crescita danno vita anche a importanti riflessioni sulla vita e sui propri comportamenti, rendendo così il tutto ancora più profondo e radicato in modo differente per ogni spettatore.

La serie, a differenza della novel e del manga, adotta ritmi meno frenetici ed elettrici abbracciando un'atmosfera più tranquilla da "slice of life". In questo modo si ha un "Welcome to the NHK" leggermente diverso rispetto a quello degli altri media. Si perde quel pizzico di brio ma viene sottolineata con efficacia l'atipica quotidianità vissuta dagli hikikomori.
Il finale è particolarmente fedele alla novel originale, a differenza del manga, tuttavia la volontà di esaltare maggiormente le visionarie idee di Sato potrebbe fare storcere il naso, ma rimane comunque un'ottima conclusione, relativamente sobria e in linea con la serie e il suo cinico idealismo.

Lo studio Gonzo non eccelle nemmeno in quest'occasione, dando un comparto tecnico discutibile. I disegni semplicistici mascherano una cura minima, mentre le animazioni sono sfruttate poco dallo stile registico, ma quando richiedono una maggiore cura si nota immediatamente la bassa qualità complessiva. A sopperire a questa mediocre qualità ci pensa l'ottima regia che sfrutta uno stile pacato e tranquillo che ben abbraccia lo stile dell'anime, esaltando l'atmosfera da "slice of life" grazie alle ampie inquadrature e agli stacchi sui profili urbani, adattandosi in egual misura nelle scene più deliranti nella loro commedia.
Ad arricchire le introspezioni e le riflessioni scendono in campo sia i visionari mostriciattoli che rappresentano la "cospirazione" sia le strane visioni che accompagnano le divagazioni psicotiche del protagonista, dando un senso di irrealtà che sottolinea la natura tragicomica e offre al contempo gradite metafore.
Un ultimo elogio è d'obbligo verso il superbo character design che ben reincarna i personaggi: Sato è piuttosto sobrio e comune - ciò permette allo spettatore di calarsi al meglio nei panni del protagonista - mentre Misaki è fragile e delicata per colpire lo spettatore, infine i comprimari risultano ben affini ai luoghi comuni dei loro status sociali.

La colonna sonora vanta delle sigle che ben si allineano all'opera - un elogio va fatto alla prima ending, esilarante e psicotica - tra cui l'opening, il cui sapore estivo va a porre nello spettatore il giusto e atipico stato d'animo per godere appieno dell'atipica quotidianità offerta. I brani leggeri che arricchiscono le arie degli episodi sono delicati e semplici, ben affini all'atmosfera da "slice of life" riflessiva e intimista.
L'adattamento italiano è ben fatto e affine all'opera originale - i cui contenuti leggermente più soft rispetto alla novel e al manga sono da legare alla natura televisiva della produzione - e il doppiaggio risulta ben eseguito, seppur non perfetto, soprattutto se si considera la difficile interpretazione richiesta per i volubili personaggi.

Chi ha già avuto modo di approcciare "Welcome to the NHK" in versione novel o manga potrà comunque godersi appieno l'anime senza avvertire la minima ripetitività, grazie soprattutto all'atmosfera più tranquilla che dona nuova linfa al tutto. Invece a chi non ha ancora avuto modo di conoscere nessuna di queste trasposizioni non deve mancare quest'anime perché, grazie alla regia, all'atmosfera e alle delicate musiche che l'accompagnano, risulta una via di mezzo tra le altre due rivisitazioni offrendo temi leggermente meno violenti e una maggiore semplicità di comprensione.
Chiunque ha dentro di sé un piccolo hikikomori, in grado di condizionare in modo più o meno pesante la nostra esistenza. La paura verso il domani e il timore di rimanerne feriti sono delle cose naturale, presenti in tutti noi, e "Welcome to the NHK" propone di aiutarci a riflettere su queste tematiche con lasciti importanti e profondi.

SilvAnime

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SilvAnime

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
Attenzione: la recensione contiene spoiler

Quest'anime è stupendo. Potrebbe essere la mia conclusione a tutto in maniera affrettata e schiaffargli un bel 10 che ritengo più che meritato. Ma mi sento in dovere di commentare, per fare capire a chi leggerà le recensioni (anche se non sono molto sicuro che verranno lette tutte, perché ahimè scriviamo dei papiri) che questo è un anime non stupendo, di più.
Secondo me non ci sono imperfezioni in quest'anime, forse al mio occhio, c'è tutto, lo sfruttamento della gente come a un certo punto della storia fa la senpai, ma poi si dimostra un amica vera. Anche i sentimenti veri ma non dimostrati tra Misaki e Sato, comparsi solo alla fine dell'anime: mi è piaciuto che gli autori non abbiano voluto rendere la storia interamente d'amore, altrimenti non sarebbe stata più incentrata sullo stato degli hikikomori. Grazie a quest'anime ho scoperto molte cose in più sulla realtà del mondo, che ci sono delle persone che, molto deluse dalla società, cercano di evaderla, chiudendosi in casa. Quest'opera oltre a possedere tutti questi principali requisiti, per almeno la metà è anche abbastanza divertente, nascondendo dietro l'ironia la grande inquietudine di un giovane ragazzo.

Passiamo alla caratterizzazione dei personaggi principali. Tatsuhiro Sato è un giovane ragazzo di 22 anni ormai recluso in casa da 4 anni, da quando cominciò a vedere all'università che la maggior parte della gente lo derideva. Questa era solo una sua impressione, perché in realtà lui era già solo da quando la senpai aveva finito la scuola. Non fa altro che stare in casa al computer e, quando Misaki gli propone di guarire da questo problema, lui, all'inizio un po' scettico, poi non esita a voler uscire da questo suo gravissimo problema. Nel corso della storia affronterà vari problemi che verranno a crearsi con vecchie conoscenze, ritroverà la voglia di vivere, per poi perderla nuovamente, e poi quel che succede, succede. Non faccio spoiler.
Misaki Nakahara è una ragazza di 18 anni, molto timida e riservata. Questo è un personaggio che all'inizio non sembra avere molto carattere, ma poi ne viene fuori che durante la sua infanzia ne ha subite tante, quando era appena nata suo padre morì, e quando era una bambina assistette al suicidio di sua madre, che veniva maltrattata dal suo patrigno, che dopo la morte di sua madre cominciò a maltrattare lei. Misaki è un personaggio davvero interessante sotto molti punti di vista e alla fine della storia, conoscendo la sua reale identità, mi ha fatto molta pena e tenerezza, provavo una certa compassione per lei e mi è sembrata essere davvero una vera amica, una come lei non si trova facilmente.
Yamazaki, l'eccentrico e direi quasi schizofrenico amico di Sato, è un ragazzo di 20 anni, che rischia anche lui di cadere nell'oblio dello stato di hikikomori, perché è deluso dalla carriera scolastica, dalle prese in giro dei suoi compagni, ed è diventato un otaku. Cercherà di auto-aiutarsi anche grazie all'aiuto di Sato, e insieme creeranno un videogioco, che ovviamente non andrà a buon fine, ma mai arrendersi. Purtroppo poco prima della fine della serie, va via. E questo è un chiaro segno anche che la serie sta diventando un po' più drammatica.

Per quanto riguarda la fotografia, il character design e le tecniche di disegno, ho trovato tutto molto buono, i personaggi hanno delle caratteristiche molto singolari, che li distinguono da altri personaggi di anime. Infatti, hanno tutti volti abbastanza diversi. Le ambientazioni, le ho trovate molto buone, mettendo conto che l'anime è ambientato nella città di Tokyo, i personaggi vivono in degli appartamenti molto ristretti, e questo è anche un segno dello stato di hikikomori di Sato, recluso praticamente in una stanza.
Le OST le ho trovate tutte bellissime, più volte le ho riascoltate, mentre le opening e le ending non le ho ascoltate perché gli episodi che ho visto non le avevano, ma credo che andrò a vederle - anche se l'ho visto a metà maggio ed è passato un bel po'.
Insomma, concludo consigliando caldamente questa serie a tutti, e che ne possano trarre insegnamenti e vantaggi dalla vita: riuscendo a capire le situazioni degli altri senza mai giudicare le apparenze di una persona, se non si sa quali sono stati i motivi che l'ha condotta ad essere così. Voto finale: 10.


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GeassOfLelouch

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
"Welcome to the NHK" è un'anime del 2006 in 24 episodi prodotto dallo studio Gonzo e basato su una celebre light novel avente il medesimo nome. La storia racconta di Sato, un hikikomori che si è rinchiuso di propria volontà in un monolocale senza mai uscirne da ben 4 anni, eccetto una volta al mese per fare compere e gettare la spazzatura.
Il contesto è di disadattamento, di deviazione mentale causata da forti traumi nella società, di autostima pressoché nulla, di paura, odio e rigetto del contatto con il prossimo, di evasione totale ed eremitica dal mondo per inseguire le proprie passioni allo stremo. Questi sono già elementi preoccupanti e seri che permettono d'inquadrare una visione di sopraffazione del mondo nei confronti del protagonista già di per sé grave, seria e discutibile. Le premesse sono quindi tutt'altro che rincuoranti e ci portano ad addentrarci con pungente ironia ma al contempo cruda realtà in mondi deviati e portati all'eccesso da sembrare paradossali, pur trovando applicazione nella vita di tutti i giorni.
Questo fenomeno, degli hikikomori appunto, in Giappone è abbastanza diffuso ma è uno dei tanti mondi assurdi in cui una persona fragile e con poca autostima può ficcarsi. Certo si fa presto a parlare e a criticare una situazione che non stiamo vivendo, non abbiamo vissuto o che noi avremmo affrontato in modo diverso. Bisognerebbe invece analizzare con freddezza le cause che hanno portato a questo comportamento estremo cercando quindi di entrare insieme alla persona in quel mondo, risoluti e senza farsi deviare o affascinare, e con delicatezza dare stimoli diretti o indiretti a uscire da quella condizione. Allo stesso modo ogni situazione andrebbe analizzata volta per volta e contestualizzata visto che i drammi e i labirinti della mente sono infiniti, in modo da cercare di uscire da questa non-vita ma con metodi differenti da un individuo all'altro.

Ma NHK non parla solo di hikokomori visto che questo è solo l'inizio, ci racconta di uno spaccato di società, aberrata o emarginata, che fa paura. NHK parla anche di otaku ovvero appassionati solitamente di videogiochi, cosplay, anime, manga, action figures, hentai e altro, o di una parte di essi, che trascorre la propria vita e la immola alle proprie passioni al punto da deviarsi e dimenticare tutto il resto che circonda una vita "sana" e normale. NHK ci racconta anche di maniaci, guardoni che fanno foto a biancheria intima o fanno la posta alle ragazzine delle scuole medie o superiori. NHK ci fa vedere che esistono anche persone frustrate dalla vita che li ha massacrati, umiliati, vessati e gli ha tolto tutto (soldi, amore, famiglia, amici) che al culmine di tutto si incontrano su internet raccontandosi i propri drammi per poi trovarsi in gruppo e porre termine alla propria esistenza suicidandosi in massa.
NHK ci mostra anche esistenze di gente frodata da subdoli truffatori quanto abili oratori, in grado di spacciare ruggine per polvere d'oro, che non riescono a uscire dalla propria condizione in seguito ai debiti accumulati in cui sono inguaiati fino al collo. Società fantasma, scatole cinesi, vendite multi-livello e catene di Sant'Antonio insomma. NHK parla anche del fenomeno dei cosiddetti "guadagni facili" su internet in cui praticamente si guadagna pochissimo, ma ciò richiede un enorme dispendio di tempo passato magari a giocare per poi vendere oggetti virtuali in cambio di soldi veri, piuttosto che compiere altre attività quali spamming e così via. Il problema è quando ciò diventa un comportamento compulsivo e cronico, che spinge a sprecare la totalità del proprio tempo in questo genere di pseudo-lavoro.

Ma NHK non ha una visione cupa, unidirezionale e immodificabile della vita e dei suoi innumerevoli drammi: infatti a questi reietti della società è sempre possibile concedere un'altra possibilità perché si riscattino. Perché in fondo la vita è così: si "muore" molte volte in seguito a drammi, eventi e imprevedibilità dell'esistenza, spesso ci vuole molto tempo per attutire, assorbire e lenire il colpo, prima di rinascere nuovamente, magari con una concezione differente della vita, più provati ma più forti di prima. Un continuo ciclo di vita, "morte" e rinascita fino al giorno in cui la nostra candela si spegnerà.
Certo molte persone spesso non ce la fanno, chiudendosi in se stesse o in seguito a guai più grandi di loro, ma bisogna credere che esista sempre un'alternativa, una seconda possibilità per quanto piccola possa essere, e avere "fede" in ciò, perché per quanto noi possiamo stare male c'è sempre qualcuno che sta peggio di noi. Le avversità del vivere spesso sono crude e ci mettono all'angolo senza via di uscita, ma bisogna credere che anche nei momenti più bui ci sia sempre qualcuno che ci aiuterà e avere fiducia in sé stessi, perché spesso ci sottovalutiamo e non ci rendiamo conto di quel che potremmo fare, del nostro immenso potenziale e di quanto siamo belli.
Vivere non è facile per nessuno: ognuno ha i suoi piccoli, grandi o immensi problemi e grattacapi, ma a volte sfogarsi, fare una passeggiata, prendersi una pausa di riflessione più o meno lunga, fare un esame di coscienza o valutare la situazione sotto un altro punto di vista aiutano a districarsi dal fango in cui siamo immersi.
Il tema del complotto di sovente affrontato non sembra nient'altro che un palliativo, una scusa per giustificare la condizione che si sta vivendo, che si è cercata facendo ricadere tutte le colpe sul prossimo quando invece non si vogliono vedere e accettare le proprie debolezze.

A corredo di quanto detto va sottolineato che molti episodi non erano presenti nel concept originario dell'opera e quindi alcune situazioni vanno a intaccare la credibilità del finale e di alcuni comportamenti che paiono insensati o comunque non troppo coerenti. Però ciò consiglio la lettura del manga e della novel, l'opera prima, che forniscono differenti chiavi di lettura della medesima storia spesso con un finale dal contesto differente.
Infine un breve commento sul lato tecnico: la grafica risulta spesso povera, le animazioni sono sufficienti, la scelta di colori discreta e nel comparto sonoro spiccano la splendida opening "Puzzle" dei Round Table feat. Nino e molte BGM tra cui s'innalza su tutte "Tenshi wa Namida to Tsubasa wo Otosu" eseguita nella seconda parte dai Pearl Kyoudai.
Consiglio a tutti di addentrarsi nel mondo della Nihon Hikikomori Kyoukai (N.H.K.), come Sato chiama l'organizzazione che secondo lui tiene le fila di questo fantomatico complotto, per i tanti spunti di riflessione che offre e nel quale l'utente verrà coinvolto in primis. Voto: 10.


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pein_perversus

Episodi visti: 8/24 --- Voto 8
Trama & Commento: 7,5 - "Provavo una rabbia sconsolata. Eppure non riuscivo a trovare nessuno con cui prendermela. La gigantesca organizzazione. Dio, ti prego, fa che esista una gigantesca e malvagia organizzazione. Era questo il nostro desiderio ma... C'erano troppe cose brutte. Il mondo era avvolto da un'infelicità e da una tristezza complessa, disordinata, senza senso ed incomprensibile."
Apro la recensione con una citazione dal romanzo da cui l'anime è tratto e che dovrebbe riassumerne al meglio i contenuti. Non mi piace fare paragoni poiché in una recensione non dovrebbero mai esserci vincitori e perdenti, tuttavia è doveroso ammettere che, rispetto al libro, l'anime è decisamente su un altro tono, molto più buonista e corretto.
La trama racconta di Satou Tatsuhiro, un ragazzo che ha fatto la scelta di diventare un hikikomori, che vive a Tokyo completamente solo in una piccolo appartamento. Come ogni hikikomori che si rispetti, Satou passa la giornata a oziare evitando il più possibile contatti con il resto del mondo. Tuttavia l'incontro con Misaki, una ragazza che vuole aiutarlo, e la scoperta che un amico di vecchia data abita nella stanza accanto alla sua spingeranno il protagonista a tentare di uscire da questo mal di vivere nel quale si è trovato.

La trama procede a piccole saghe di 3-4 episodi che raccontano le varie avventure urbane di Satou e dei suoi nuovi compagni, anche se è sempre presente il filo conduttore di tutta la vicenda: la ricerca della fuga da parte di Satou dalla sua condizione. I colpi di scena non sono all'ordine del giorno, essendo l'anime più incentrato sulla psicologia dei personaggi, ma la narrazione è comunque scorrevole e abbastanza piacevole affrontando con leggerezza anche argomenti di un certo peso.
Facendo il parallelo con il libro, la trama è più ricca, non si riduce a un mero racconto di tipiche giornate da hikikomori, ma si arricchisce con nuovi personaggi e nuove situazioni.

Personaggi: 8,5 - La nota dolente dell'anime, rispetto al romanzo, sono proprio i personaggi. L'atmosfera che si respira in entrambi è si di disperazione, ma i drammi dei personaggi non vengono enfatizzati come allo stesso modo: mancano alcuni elementi fondamentali: una su tutti la droga. Tutti i personaggi che aiutano Satou hanno un doppio scopo, mentre nell'anime aleggia un buonismo e una correttezza che nel libro non è minimamente accennata. Lo stesso rapporto utilitaristico tra Misaki e Satou è stato accantonato così come la misoginia di Miazaki.
Considerando solo l'anime, in realtà, la caratterizzazione è superiore a molti altri prodotti ed è il maggior pregio della serie, soprattutto le allucinazione che ha Satou sono ben realizzate e interessanti.

Grafica: 7 - La grafica di "Welcome to the NHK" è media, non si distingue molto per i particolari che raramente sono presenti. La semplicità domina la scena. I design dei personaggi è improntato sul reale, in modo da far sembrare veritiera questa storia umana; è molto apprezzabile come vengono realizzati i manga e gli anime all'interno dell'anime stesso. Per il resto spesso gli interni dei luoghi o altri elementi vengono realizzati con una grafica 3D abbastanza basilare.
Musiche: 8 - La colonna sonora mi è piaciuta molto, è adatta, d'impatto, e ben utilizzata nelle varie scene. L'opening è orecchiabile e le due ending entrambe piacevoli
Animazione: 7 - L'animazione, come la grafica, è un po' carente. La serie è in realtà abbastanza statica, per cui non necessita di grandi effetti animati. Solo a volte il livello tecnico si alza percettibilmente, in scene di particolare emozione.

Tot: 7,5
"Welcome to the N.H.K." è una serie che non gode di un grande reparto tecnico, tuttavia s'impegna sul piano dei dialoghi e dei personaggi. Peccato per le divergenze che ha con il libro, che reputo superiore all'anime.


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Musso92

Episodi visti: 24/24 --- Voto 8
Con "Welcome to the NHK", abbiamo modo di vedere il difficile compito che è rappresentare la vita di tutti i giorni. E non stiamo parlando di un semplice slice of life, come tanti altri; qui affrontiamo la realtà nuda e cruda della vita di un giovane emarginato dalla società, detto anche NEET, o in lingua originale Hikikomori.

Satou Tatsuhiro è un giovane ventiduenne, che sentendosi improvvisamente preso di mira da giudizi e frecciatine altrui, per la maggior parte inventate dallo stesso Satou, decide di rinchiudersi in casa, per la bellezza di 4 anni a questa parte. Il tutto finché non incontra una strana ragazza, Misaki, che si offre di aiutarlo a risolvere il suo problema di isolamento. E, semplicemente con l'entrata in scena di questa ragazza, il mondo di Satou comincia a cambiare: dall'incontro con un suo vecchio Kohai, alla riconciliazione con una Senpai, piano piano la sua condizione di NEET cambia, senza che lui se ne renda neanche conto.

L'intero anime viene vissuto attraverso i pensieri di Satou, che a ogni avvenimento sente che la propria fortezza di pensieri e di convinzioni crolla sotto il peso della realtà che ha sempre negato.
Non penso di trattenermi dicendo che "Welcome to the N.H.K." è veramente un'opera ben riuscita.

Ma c'è un ma. Le vicende di Satou vengono vissute nella malinconia, e nella drammaticità più totale; gli stessi personaggi e l'ambientazione sono cupi, e mai vivaci, ciononostante vengono ostentate scene di umorismo che secondo me non sono particolarmente azzeccate, visto il carattere dei personaggi con cui abbiamo a che fare. Tra suicidi, violenze e altri temi tutt'altro che ironici, queste, sebbene poche, scene di umorismo, le trovo abbastanza superflue. Perlomeno nel manga i personaggi hanno un tratto meno serio, e le battute sono più ricorrenti, rendendo meno cupa e triste l'atmosfera. Ma questo è un difetto che riscontro solo nell'anime.

Ma il problema principale, relativo a tutta la trama è il protagonista della serie, ovvero lo stesso Satou. Questo dovrebbe essere un anime che rispecchia la realtà, per quanto tragica e inverosimile sia; perché allora Satou è cosi infinitamente e patologicamente stupido? Non mi è mai capitato di trovare un protagonista che cada puntualmente in ogni inganno, o trappola, o dipendenza che gli viene posta sotto gli occhi. Andiamo, non esiste una persona così ottusa e condizionabile in tutto il mondo. Durante tutta la storia, Satou imparerà la lezione sempre dopo che è stato puntualmente fregato, o illuso, e questo è quantomeno inverosimile.

Nonostante tutto, "Welcome to the NHK" è un anime che merita veramente di essere visto, soprattutto per chi cerca una fedele rappresentazione del lato oscuro della società Giapponese.

Ginko
Ginko

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
Attenzione: la recensione contiene spoiler

"Welcome to NHK" è un anime memorabile, una gemma che mi ha letteralmente conquistato. Poche cose mi hanno mai preso così tanto come quest'anime, che ho seguito settimana dopo settimana con il suo ottimo doppiaggio in italiano su Rai4. L'ho finito giusto stasera, e tanto mi è piaciuto che ho intenzione di rivederlo nuovamente nel suo doppiaggio originale, per poi seguirlo anche nella sua versione cartacea e scritta.
Comunque non intendo scrivere la trama o cose del genere a riguardo, prediligo usare questo spazio per esprimere giusto le mie opinioni. Al di là dell'aspetto meramente tecnico, che risulta comunque di primissimo ordine, tra ottima regia, splendide OST (per forza di cose devo menzionare Hitori Bocchi, la mia prediletta), animazioni e disegni buonissimi, NHK vince e stravince per i suoi personaggi e le relative efficacissime introspezioni psicologiche, per le sue atmosfere, per i temi che tratta e per come li tratta, e in particolar modo per gli spunti di riflessione che concede.

La storia offre tantissimi momenti caratterizzati da un impatto emotivo davvero forte, ma almeno per me quello che si è rivelato essere il più significativo c'è stato nella puntata 21 quando Sato inizia a credersi il Dio di tutto, rimasto solo nell'intero universo dopo la partenza di Yamazaki.
A parer mio questo che ho appena citato è un momento grandioso, è il culmine della disperazione del protagonista, che proprio in questo momento raggiunge il suo grado di umanità più alto. La sua riflessione ha un sapore tanto tragico, ingenuo e assurdo che non si può far altro che immedesimarsi nella sua situazione, e ammettere che molto probabilmente anche noi saremmo andati a pensare la stessa identica cosa se ci fossimo trovati al posto suo.

Comunque la trama, che inizialmente parte un pelo lenta (ma si tratta giusto delle prime puntate), dopo avere posto le basi per gli argomenti che si tratteranno lungo tutta l'opera e con l'entrata in scena dei vari personaggi acquista un ritmo costante e regge senza problemi fino alla fine non annoiando mai.
E proprio i personaggi sono un trionfo, ognuno di essi si rivela essere calibrato efficacemente e caratterizzato in modo encomiabile. Quelli principali si trovano tutti in un grave problema, che spesso porta a risvolti sociali negativi e che fanno poi da cardine per il loro modo di agire.
Il mio favorito rimane sempre e comunque Yamazaki, l'otaku che non solo sa uscirsene con discorsi molto coincisi e significativi nel momento del bisogno - quello molto toccante che fa alla fine della puntata 13 per esempio -, ma che sa pure dare delle efficacissime lezioni di vita a Sato in modi davvero insospettabili. Mi riferisco soprattutto al riuscitissimo colpo di scena che avviene quando si rivela essere la Mia del gioco online che aveva creato dipendenza in Sato.

Insomma, NHK può da una parte essere inteso come il semplicissimo resoconto della tragedia quotidiana di un essere umano qualunque, dall'altra come un'esperienza morale di validissimo spessore. Il suo trattare temi tanto delicati come il suicidio, l'alienazione e via discorrendo in modo ironico non fa altro che rendere i suoi messaggi più efficaci che mai, e spesso il giocare sul contrasto "dramma/ironia" porta a un forte coinvolgimento emotivo che rende certe scene di inaspettato spessore.
La forte accentuazione erotica che viene manifestata molto spesso nel corso della storia può benissimo dare fastidio (io tollero davvero poco l'ecchi smodato), eppure in questo contesto ci sta bene, tenendo conto che il protagonista stesso, abbandonato com'è nella totale solitudine, inizia ad avere anche dei desideri perversi, che diventano dei veri e propri sogni illusori a lungo andare: esempio lampante è la puntata 22.

"Welcome to NHK" non è perfetto, anzi: ci sono volte in cui i personaggi sono disegnati un po' alla buona, squadrati come nemmeno fossero i bozzetti a matita, mentre certi dialoghi sembrano un poco troppo innaturali vista la situazione in cui avvengono; ma la capacità di rendere il suo mondo così reale, così vivo e di fare emozionare e immedesimare il suo pubblico non fa altro che renderlo un anime, a mio parere, di valore assoluto. E' difficile dire addio a quella che è stata una vera e propria "convivenza" con Tatsuhiro Sato, iniziata da settembre e durata a cadenza settimanale fino ad oggi, che mi ha portato a conoscere fin nei più profondi meandri della sua persona questo personaggio che, teoricamente un semplice ammasso di tratti disegnati, malgrado ciò sembra così reale. Questa sorta di "vicino di casa" resterà per sempre impresso nella mia mente e nel mio cuore, e mi sento onorato per questo.
Ringrazio Rai 4 per avere trasmesso quest'opera, di cui altrimenti non avrei mai fatto la conoscenza. Questa è la mia prima recensione, ma non desisto nel mettere un 10 tondo tondo a quest'anime, che per me se lo merita senza dubbio alcuno per tutto quello che mi ha regalato, come le lacrime che mi ha fatto versare ripensando a come ogni essere umano non sia altro che un ammasso di carne che pensa e prova emozioni.


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Lina

Episodi visti: 24/24 --- Voto 7
"Welcome to the N.H.K." è un anime di 24 episodi incentrato sulla vita di tutti i giorni di Tatsuhiro Sato, un ragazzo giapponese che, dopo avere lasciato l'università, si è rinchiuso in casa per quattro anni diventando a tutti gli effetti ciò che la gente definisce un "hikkikomori", ovvero una persona che per propria volontà vive segregata in casa. Influenzato dai discorsi di una sua compagna ai tempi delle superiori, Sato vive con l'ossessione di essere vittima di un complotto architettato da un'organizzazione malvagia che agisce in segreto e di cui solo lui conosce la vera identità. Tale associazione risponde al nome di NHK, conosciuta ufficialmente come l'emittente televisiva "Nippon Hōsō Kyōkai", ma che Sato identifica come "Nihon Hikkikomori Kyokai" ovvero "Associazione Giapponese Hikkikomori". Trasmettendo anime e programmi televisivi di vario genere, l'associazione NHK intende far sì che tutti i giapponesi diventino dipendenti dalla televisione e decidano di rinchiudersi in casa trasformandosi così in hikkikomori.

Ovviamente l'esistenza di questa organizzazione è solo frutto della fantasia di Sato, che nel corso degli anni ha sviluppato un atteggiamento paranoico nei confronti della gente al punto che non è più in grado nemmeno di uscire dalla propria abitazione. La situazione inizia però a cambiare quando un giorno arriva alla sua porta Misaki, una ragazza più giovane di lui, che accompagnando la zia in un'opera di volontariato scopre che Sato è un hikkikomori.
Il giorno seguente, senza fornire alcuna motivazione, Misaki propone a Sato di partecipare ad un progetto, ideato e condotto da lei stessa, che gli permetterà di guarire dal suo stato di hikkikomori. Anche se di malavoglia Sato si lascia convincere e finisce per partecipare a una serie di "sedute" quotidiane con Misaki, che non solo lo costringono a uscire di casa, ma costituiscono il punto di partenza per fargli vivere numerose altre esperienze.

"Welcome to the N.H.K" è un anime di tipo psicologico, che alterna situazioni drammatiche a momenti di comicità.
La narrazione ci viene proposta principalmente dal punto di vista di Sato, che all'evento puro e semplice aggiunge spesso una sua reinterpretazione dei fatti in chiave paranoica, individuando complotti immaginari e sinistre intenzioni nell'agire delle persone che lo circondano. Sfortunatamente per lui, Sato tende a dubitare delle persone sbagliate: diffida di Misaki che vorrebbe aiutarlo, scappa dalla folla che gli pare rida di lui, ma poi segue senza problemi persone inaffidabili che lo coinvolgono immancabilmente in qualche guaio. Per colpa di questa sua abitudine Sato incontra persone affette dai problemi più disparati, anche se quasi sempre in ambito sociale, e in questo modo assistiamo a un'analisi di gravi problematiche che affliggono i giapponesi nel Giappone moderno.
Uno dei pregi di quest'anime è appunto quello di fornire, attraverso le storie dei suoi personaggi, un quadro sulle situazioni vissute da queste persone, offrendoci il loro punto di vista e le loro motivazioni, descrivendo con drammaticità le loro sofferenze, senza però mancare di aggiungere poi un'opinione esterna a commentare il tutto, che ci fa capire che, in fondo, nessuna di queste situazioni è davvero senza uscita come appare a chi la vive.


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M3talD3v!lG3ar

Episodi visti: 24/24 --- Voto 7
NHK ni Youkoso!: "Benvenuti alla NHK". Il titolo, che riprende la sigla di una delle più importanti emittenti televisive del Sol Levante, fa già intuire il nesso che lega questo prodotto targato GONZO all'immaginario nipponico. E a proposito di 'immaginario', la storia propone una serie di fantasiose ma brillanti teorie sui complotti che alcune organizzazioni compirebbero ai danni della società più distratta. Una di queste idee è elaborata dall'incorreggibile protagonista, Tatsuhiro Sato, che per N.H.K. intende "Nippon Hikikomori Kyoukai", ovvero una "Associazione degli hikikomori giapponesi" che spingerebbe persone come lui a isolarsi e rifugiarsi in un mondo parallelo costituito da manga, videogiochi e così via.
Nel corso della serie, paranoie simili suggestioneranno non solo il nostro giovane NEET, ma anche alcune delle persone che gli sono intorno, che a una a una si riveleranno imbrigliate in determinate patologie psicologiche o loschi affari.

La storyline di NHK ni Youkoso! vede quindi intrecciarsi interessanti e spesso sconvenienti esperienze di individui come Sato, intrappolati nella soffocante rete societaria che in modo nudo e crudo, pur con venature umoristiche, va a riflettersi in quella contemporanea giapponese. Ed è bello notare come il fenomeno degli hikikomori, trampolino di lancio per un'apertura a tematiche di valore man mano più universale, venga preso in considerazione proprio da un manga/anime. Certo, NHK non costituisce il primo tentativo (vedi Otaku no Video o Genshiken), ma di certo quello più ricercato e soprattutto critico, fatto testimoniato da un'atmosfera che, lasciata alle spalle una prima manciata d'episodi molto leggeri, si fa carica di asprezza, senza mai rinunciare al grottesco.

Gli argomenti considerati sono veramente molti, ma forse proprio l'abbondanza di contenuti teorici non ne assicura una altrettanto elaborata messa in pratica: la trama si apre in modo allettante, ma assume presto una struttura lineare, che sarà ancora spezzettata in vari blocchi, riguardanti il protagonista o altri personaggi alle prese con l'ennesima 'fregatura', per poi chiudersi riproponendo qualche ottima deviazione. L'attesa per qualche sviluppo particolare viene quasi completamente tradita: ad esempio, il 'complottismo' tanto scongiurato ha infine una mera valenza astratta, così come la figura di Misaki, che sembrerebbe essere a conoscenza di qualcosa di grande, non esporrà altro se non le sue debolezze. Il trattamento di materie anche spinose finisce per divenire semplice routine già a partire da metà serie, tra un susseguirsi di episodi medio-buoni.
Dal lato artistico NHK avrebbe buone carte da giocarsi, peccato che le sprechi continuamente, tra sbavature che colpiscono indistintamente animazioni, colori, design, e una regia a tratti originale ma non all'altezza di un adattamento come si deve; meno deludente è la colonna sonora, che risulta quasi sempre azzeccata.


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~Hina

Episodi visti: 24/24 --- Voto 9
"Welcome to the N.H.K." è un anime tratto dall'omonima novel, trasmesso anche da noi su Rai 4. Narra la storia di Tatsuhiro Satou, un hikikomori di 22 anni, ormai convinto che ogni cosa gli accada sia frutto di una cospirazione del malvagio ente NHK (Nihon Hikikomori Kyokai).
Per fare fronte ai loschi piani della compagnia, il protagonista cercherà un modo per poter smettere di essere un hikikomori. E qui incontrerà Misaki, giovane ragazza che sembra avere scelto proprio Satou per il suo progetto, consistente proprio nell'aiutare chi come lui non riesce a uscire di casa senza sentirsi a disagio, ad affrontare la realtà di tutti i giorni.

Questa trama, che già di per sé è originale e interessante, si sviluppa costantemente, toccando tematiche diverse, ma ugualmente forti. Il tutto viene però condito con umorismo, senza mai lasciarsi alla totale tragicità, spesso abusata negli anime.
Né l'umorismo né la trama sono però la miglior caratteristica del titolo.
Sinceramente non so cosa fra tutto si possa preferire. I personaggi, in particolar modo quelli principali, sono caratterizzati molto bene. Si capisce quindi ciò che li spinge a comportarsi in un dato modo, anche se magari solo alla fine dell'anime. Il bello dei personaggi, specie Satou e Yamazaki, è che rappresentano la realtà. I due sono degli otaku, appassionati di eroge e un po' pervertiti, esattamente come la maggior parte delle persone appartenenti a quella categoria. Guardandoli, a volte, ci si sente schifati, cosa che ogni tanto sentono loro stessi. Sono reali, quasi vivi.

Dal punto di vista grafico, niente da dire. Il chara design è ottimo, personalmente lo preferisco sia alla versione novel sia a quella manga.
Il comparto musicale spicca particolarmente, le musiche di sfondo non cozzano quasi mai con le scene e l'opening e le ending sono bellissime, in particolar modo la prima ending, assolutamente strepitosa.
In conclusione, "Welcome to the N.H.K." è un'ottima visione per chi cerca un anime dalle tematiche forti, trattate non con leggerezza, ma con umorismo, senza quindi indebolirne il messaggio.
Lo consiglio anche a chi vorrebbe farsi una cultura su come vengono visti gli otaku in Giappone.

Micerino

Episodi visti: 24/24 --- Voto 8
"Welcome to NHK". La Gonzo, grazie anche all'abile regia di Yamamoto, è riuscita con questo anime a creare qualcosa di nuovo, di diverso, di inimmaginabile forse, lasciando di certo meravigliati davanti una serie di immagini che… ma partiamo dall'inizio.
E' bastata la prima puntata per farmi pensare di trovarmi davanti a un anime particolarmente leggero, un po' idiota, fresco, disimpegnato, stupido se vogliamo proprio dirla tutta… pensavo male, ovviamente.

Con "NHK ni Youkoso!" invece mi sono trovato a guardare un anime sì fresco, leggero, a tratti idiota, ma anche fortemente impegnato e con tematiche difficili e toccanti che, con una grande fantasia e sensibilità, sono state affrontate e narrate, sempre al limite del grottesco, del sorriso, lasciando le verità del mondo depositarsi pian piano sulle strette scie della serietà e delle paure toccate.

Parliamo infatti, di temi che al giorno d'oggi sono cari ai giovani moderni, temi che parlano sia della mancanza di prospettive, sia dell'anoressica atarassia che spesso pervade chi, come purtroppo capita, non riesce a emergere e non riesce, o non vuole, trovare sbocchi seri e concreti alla propria situazione. Riassumendo, l'anime affronta un fenomeno particolarmente diffuso, vera piaga sociale, nell'impero nipponico, quello degli hikkikomori. Con questo termine si identifica quella classe di persone, giovani, che si chiudono in casa per fuggire dagli orrori del mondo esterno, si isolano e diventano parassiti della società, delle proprie famiglie. Ovviamente l'hikkikomori è anche NEET, a volte otaku, ma sempre persona socialmente dissociata con gravi problemi di autostima e fiducia.

Tema scottante e molto pesante, dicevo, che l'anime riesce ad affrontare in modo leggero, brillante, facendoci ridere delle disgrazie del personaggio principale, delle sue angosce, dei drammi psichici sia suoi sia delle persone che incontra lungo il suo "non" cammino. In quello che potrebbe sembrare a prima vista un vero e proprio caos ideologico e che, invece, diventa man mano una ricerca disperata della felicità. Ricerca che ogni singolo personaggio incontrato segue strenuamente, accompagnando il povero Sato in quella caccia al tesoro, consapevole, a volte, che il tesoro non c'è.
Ecco quindi come pervade la malinconia, come il quotidiano si sussegua cercando di non modificarsi, di non variare, inconsapevole, invece, del mondo che freneticamente corre e avanza.

Ed è con questi eventi, con queste descrizioni, con questo disegno beffardo e così in contrasto con ciò che si potrebbe attendere, che sempre più dettagliatamente vengono delineati i profili caratteriali di tutti i personaggi, lasciando che vivano le loro vite di sconfitti, di perdenti della società, schiacciati dal grande complotto mondiale che trama contro di loro.
Ovviamente nessuna giustificazione è valida, nessuna parola è sufficiente, l'hikkikumori è tale per sua scelta, per sue paure, e non perché realmente la società lo spinge a esserlo. Eppure anche il finale della serie non ci dice molto. Ci dà forse lo spunto per sperare, per credere nel futuro, ma in ultima analisi ci dice semplicemente che, fintanto non si tocca il fondo più fondo, non c'è la possibilità di risalire… e se si è troppo in fondo forse non si vuole più risalire.

Le musiche, le ho trovate davvero ben studiate, complete, degne di un anime d'alto livello, come i disegni, in cui il dettaglio della claustrofobica esistenza dell'hikkikumori compensa la ristrettezza degli ambienti. Tutto studiato e curato, dai primi piani al panorama chiuso delle città.
"Welcome to the N.H.K." offre drammaticità pura, riassunta in appena 24 episodi, che alla fine sono esattamente quelli necessari. Vorrei un OAV ambientato dopo 10 anni per sapere cosa Misaki e Tatsuhiro hanno combinato, cosa il mondo abbia riservato loro. Ma forse non lo voglio, perché la sospensione che mi ha regalato quest'anime è davvero un'emozione che porterò a lungo dentro di me.

bob71

Episodi visti: 24/24 --- Voto 8
Graffiti of NEET* generation

"Non studio, non lavoro, non guardo la tv, non vado al cinema, non faccio sport…"
Il brano "Io sto bene", inciso nel 1986 dai punk rockers CCCP, stigmatizza in modo pittoresco lo status di disadattato istituzionalizzato descritto in "Welcome to the NHK", serie in 26 episodi tratta dal romanzo autobiografico di Tatsuhito Takimoto e prodotta dallo studio Gonzo nel 2006.

Tatsuhiro Sato è un 'hikikomori' che da anni vegeta in uno stato di totale solitudine e annichilimento, recluso nel suo mini-appartamento nei sobborghi di Tokyo e sostenuto unicamente dal mensile dei suoi genitori. Quando sembra aver toccato il fondo dell'abiettezza, incapace di reagire, Sato s'imbatte nella dolce Misaki, una ragazza gentile e risoluta che lo convince a seguire un improvvisato percorso rieducativo da lei stessa ideato allo scopo di sollevarlo dal limbo della sua alienante condizione. Ma l'angelo sceso dal cielo per la redenzione si rivelerà tanto fragile e insicura quanto colui che vorrebbe salvare…

L'anime ci offre una visione impietosa della gioventù giapponese mettendone a nudo ansie e debolezze in un variegato campionario di casi clinici: l'otaku schizofrenico con il complesso 'lolicon', la vittima del multi-level marketing, la depressa cronica aspirante suicida… anelli deboli di una fauna metropolitana in disperata lotta evolutiva (o involutiva) per la sopravvivenza nel sottobosco della società contemporanea.
La puntuale sceneggiatura esplora il disagio e le inquietudini con un tocco leggero ed estroso, a tratti ironico e pungente, mentre la regia attenua l'impatto disturbante con lo squallore della realtà filtrandolo con una patina di frizzante brio. Ma le derive surreali e le allucinazioni da droghe in cui gli elettrodomestici prendono vita hanno un retrogusto amaro e tragicomico.
Il racconto raggiunge i livelli più alti quando ripiega nella sua fonte letteraria: i caustici monologhi fuori campo del protagonista sono ossessive elucubrazioni interiorizzate che ci proiettano direttamente nel riservato e personale dramma dell'hikikomori.

La realizzazione tecnico/artistica, spartana e funzionale, riesce a sorprendere con soluzioni semplici ma efficaci. Più che sull'apparato scenico, l'anime punta sull'attualità delle problematiche, sull'analisi psicologica e sui dialoghi moderni e fioriti di slang.
La colonna sonora dei Pearl Brothers resta garbatamente sullo sfondo, uscendo dall'anonimato in rare occasioni in cui rivela un carattere deciso attraverso una vivace cifra rock. Degna di nota la delirante ending con un sound energico ed eclettico dal sapore vagamente 'zappiano'.

"Welcome to the NHK" è un titolo profondo che affronta tematiche complesse e insidiose con un approccio spigliato e disinvolto.
Se "Otaku no video" (1991) è il simbolo di una generazione che tentava di emanciparsi attraverso la realizzazione di un sogno, "Welcome to the NHK" sancisce la definitiva morte di quel sogno, l'illusione è finita… welcome to reality.

(*) Acronimo inglese di: Not in Education, Employment or Training.


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OMEGA_BAHAMUT

Episodi visti: 24/24 --- Voto 8
Tatsuhiro Satō è un ragazzo che, ormai ritiratosi definitivamente dall'università frequentata a causa della propria paranoia riguardo all'idea che gli altri potrebbero avere di lui vedendolo, vive da tempo recluso nel suo appartamento come Hikkikomori, perennemente tormentato dalla propria coscienza.
Un giorno il ragazzo, aprendo ad una adepta di una setta religiosa, incontra Misaki Nakahara, una ragazza dall'aspetto gentile che si è offerta di accompagnare la zia nel suo giro casa per casa. I due, pur non scambiandosi altro che un fugace sguardo, finiscono per il gioco delle coincidenze (Satō in uno dei suoi raptus di follia decide di uscire di casa per trovare un lavoro, finendo nel Manga Kissa dove lavora appunto Misaki) per rincontrarsi, stabilendo un contratto formale secondo cui la ragazza si impegnerà con tutta sé stessa per far uscire Satō dalla sua condizione di emarginazione sociale.
Inizia in questo modo il rapporto tra i due protagonisti, allo stesso tempo così diversi ed eppure così simili tra loro.

Trasposizione non certo fedele della novel di Tatsuhiko Takimoto, "Welcome to NHK" racconta, attraverso la struttura di una commedia un po' atipica, tutte le debolezze di un sistema sociale come quello giapponese che, al di là della sua forza complessiva, è spesso responsabile di forti alienazioni a livello individuale (le cui declinazioni sono appunto rappresentate dai personaggi che appaiono nell'anime).
Fondamentali nel delineare la narrazione sono quindi ancora una volta i vari personaggi facenti parte del cast, il cui passato è delineato in modo pressoché completo, fornendone una caratterizzazione perfettamente plausibile (quindi non abbiamo a che fare con dei drammi gratuiti, ma con delle crisi personali dovute a fatti dalle dinamiche piuttosto realistiche).
Versante narrativo di tutto rispetto, sebbene la scelta, come già detto, sia stata quella di distaccarsi in modo netto praticamente sin da subito dall'andamento della storia originale e presentandone una variante più "soft", ma allo stesso tempo forse un po' più adatta ad una trasmissione televisiva (se devo essere sincero ho infatti i miei dubbi sul fatto che una storia come quella della novel avrebbe effettivamente funzionato se trasposta in anime, soprattutto a causa del finale). Bella la conclusione della storia, sebbene persista sempre un certo surrealismo nel modo in cui i due protagonisti affrontano le loro debolezze.

A riguardare l'opera dopo un paio d'anni, senz'altro la prima pecca che salta all'occhio è la qualità grafica complessiva della serie, purtroppo molto povera di particolari e spesso anche abbastanza approssimativa per quanto riguarda il character design; insomma, per una volta è una vera fortuna che il genere di riferimento non richieda chissà che in tal senso, altrimenti sarebbe inevitabile una penalizzazione sul risultato finale.
Buona colonna sonora, sebbene non irresistibile a parte qualche pezzo tra cui la seconda ending.

Voto: 8 - Un'ottima commedia, non divertentissima ma comunque molto originale e coinvolgente nell'atto di voler parlare di tematiche non proprio comuni nel mondo degli anime. Consigliato senz'altro a chi è alla ricerca di un qualcosa di nuovo.


 2
God87

Episodi visti: 24/24 --- Voto 7
Tatsuhiro Sato ha 22 anni e da quattro è un hikikomori, un disadattato incapace di uscire di casa perché terrorizzato dai rapporti sociali. Vive in un mondo tutto suo, convinto che il canale nazionale NHK faccia parte di una cospirazione governativa per trasformare gli spettatori di anime in individui come lui. Scoperto nel suo rumoroso vicino di casa un suo ex compagno di classe, Sato riallaccerà con lui i rapporti e insieme inizieranno a realizzare un videogioco erotico, finendo sempre più in un abisso di squallore da cui il ragazzo sembra non poter uscire. Un giorno una pura casualità lo porterà a conoscere la bella Misaki: colpita dalla condizione miserabile di Sato, la ragazza si legherà subito a lui e, con un apposite sedute di un suo fantomatico "programma di riabilitazione", tenterà di guarirlo...

Molto è stato detto su Welcome to the NHK: nata nel 2002 sotto forma di romanzo (recentemente pubblicato in Italia da J-Pop), la storia di Tatsuhiko Takimoto rappresenta tutt'ora una delle più celebri opere dedicate al deprimente mondo degli hikikomori, il cui numero, sebbene non quantificabile, rimane drammaticamente alto nella realtà giapponese. Chiave del suo successo è l'incredibile bravura con cui l'autore stesso, ex hikikomori, ha reso partecipe della solitudine e della disperazione che coglie questi reietti, consci della loro orribile stile di vita ma impossibilitati, per loro debolezza, a uscirne.

Una lettura forte nel quale l'utilizzo di droghe, da parte di Sato, e il suo disturbante complesso lolicon sono la punta dell'iceberg di un processo di autodistruzione che sconvolgerà lui quanto il lettore. Il successo del romanzo porterà alla creazione di un omonimo manga, serializzato nell'arco di quattro anni dalle matite del bravissimo Kendi Oiwa e con testi sempre di Takimoto. Di nuovo Sato e Misaki, ma questa volta in una storia che, invece di ricercare l'effetto disturbo, preme maggiormente sui toni della commedia surreale per creare un'opera delicatamente ironica e amara, con intermezzi comici e drammatici ben bilanciati. I protagonisti, che stringeranno amicizia con persone non messe certo meglio di loro, attraverseranno insieme gli stadi più distruttivi della vita prima di trovare finalmente una speranza di guarire dalla loro condizione.

Il grande successo del fumetto porterà, come spesso accade, alla trasposizione animata con manga ancora in corso di serializzazione: vede così la luce il famigerato Welcome to the NHK versione GONZO, amato dalle masse e odiato a morte da chi non sopporta reinterpretazioni audaci di opere originali. Ragione di tante polemiche sta nel fatto, e qui molte incazzature sono comprensibili, che lo studio animato reintepreterà l'opera di Takimoto per darle un altro senso e un'altra morale, enfatizzando le parentesi cupe e seriose della storia unicamente per ricavare, nel finale, un classico, tranquilizzante, catartico, mainstream e inverosimile "e vissero felici, contenti e guariti". In termini pratici GONZO banalizzerà la storia per renderla più commestibile al grande pubblico, e questo si vedrà nelle pesanti modifiche alle caratterizzazioni di Misaki, Yamazaki e Hitomi (la fiamma scolastica di Sato), aggiungendo, togliendo o addirittura modificando importanti dettagli della loro vita. Per quanto l'anime NHK risulterà decisamente inferiore al manga originale, affossarlo come hanno fatto molti solo per le discrepanze e le commercialate sarebbe ingeneroso: preso come una storia a sé e senza alcun collegamento, l'anime di Yusuke Yamamoto è decisamente riuscito e godibile, anche a fronte di diversi nei.

Tra questi indubbiamente il peggiore è la parte tecnica, che di buono ha solo le animazioni: la regia è mediocre e poco più che funzionale e il chara, adulto e spigoloso (clamorosamente bocciato se rapportato al tratto veloce, leggero e giovanile di Oiwa), è così discontinuo da scioccare per la cura intermittente tra disegni intriganti e altri approssimativi a livelli bambineschi. Fortunatamente per lui NHK trae la sua forza da altro.

Come nell'originale, un punto a favore sono i personaggi, simpatici e ottimamente caratterizzati: troppo facile affezionarsi alla ingenua e riservata Misaki; alla bella e ambigua Hitomi; a Yamazaki, otaku incallito e sorta di grillo parlante di Sato e, infine, a quest'ultimo. La squallida vita dell'eroe, alle prese con la creazione del videogioco e le riunioni di Misaki, terrà fin da subito col fiato in sospeso nelle sue molteplici manifestazioni: che stia a fantasticare sui complotti dell'NHK, a morire di seghe coi videogiochi erotici, a stare mesi su un MMORPG (bellissima l'idea di rappresentare le sue partite come se lui stesso combattesse dentro il mondo fantasy), a ripensare alla sua fiamma, o a partecipare alle sedute del progetto di rieducazione di Misaki, Sato strapperà sempre sia sorriso che amarezza con la sua malinconica figura di "fallito che vorrebbe cambiare ma non ci riesce".

In questo senso, la parte dell'anime che segue ancora fedelmente il manga è ben realizzata. Con pochissimi cambiamenti, realizzati oltretutto con notevole cura, lo sceneggiatore Nishizono dona più profondità e spessore ai momenti drammatici originali (apice l'intermezzo del meeting forumistico suicida), che risultano più espressivi anche grazie anche all'ottimo accompagnamento sonoro, misto di sound heavy e alternative rock, dei Pearl Brothers. E così i primi 3/4 volumi originali del manga possono godere di una trasposizione decisamente di ottimo spessore, meno ironica e surreale e maggiormente seriosa. I famosi "problemi", tanto causa di mal di pancia per gli amanti del fumetto, risiedono per l'appunto nella parte successiva: se gli ultimi retaggi del manga sono liquidati sbrigativamente (la vicenda del fratello di Megumi), il corso creativo che prenderà la storia nel finale darà adito a diverse perplessità.

Il finale, allacciandosi per buona parte a quello originale del romanzo, è comunque realizzato bene e riesce a commuovere. Il problema però sta a monte, nel cosa s'è dovuto sacrificare per giungervi. La risposta la si trova ripensando agli episodi visti precedentemente e che seguivano fedelmente il manga: parlavano di personaggi assenti nella novel, che nella "fusione" tra i due format risulteranno completamente inutili ai fini di trama. Atroce invece l'epilogo made in GONZO, così politically correct da far venire il latte alle ginocchia, che mostra hikikomori e disadattati guarire dalla loro condizione grazie a un semplice evento fortuito, di punto in bianco. Cosa francamente ridicola che in nome dell'happy ending offende l'intelligenza.
Welcome to the NHK, romanzo e fumetto, sono opere importanti perché offrono uno spaccato terrificante, ma veritiero, della vita giapponese (il disagio degli hikikomori è probabilmente dovuto all'oppressivo, frenetico e alienante stile di vita nipponico): sono opere intelligenti,perché hanno sì elementi comici e surreali, ma si tratta sempre di un umorismo che fa riflettere. La versione animata non è orribile, anzi presa a sé è visione avvincente e gustosa, drammatica e commovente, con molto ritmo. Solo, le manca il coraggio di essere qualcosa di più di un semplice adattamento commerciale, lineare e perbenista di un'opera d'autore come quella di Takimoto.

Assolutamente da recuperare il manga, più lungo, meglio sviluppato, molto più completo: un capolavoro che meriterebbe di stare in qualsiasi collezione di un appassionato di fumetto, anche per merito dell'impeccabile edizione italiana, sempre a cura di J-Pop.


 1
Mak15

Episodi visti: 24/24 --- Voto 8
Sato è un hikikomori, ovvero un ragazzo che volontariamente decide di isolarsi completamente dalla vita sociale per un lungo periodo. Passa tutto il giorno nella sua stanza ridotta ad una discarica, dormendo e fantasticando una vita che non sta vivendo realmente. Una mattina, per caso, incrocia il suo sguardo con una ragazza, Misaki, che era passata con la nonna a distribuire una rivista sugli Hikikomori, appunto. Lei capisce immediatamente lo stato in cui Sato sta vivendo e si propone di aiutarlo. Lui è scettico, ma in qualche modo si lascia convincere a partecipare ad una serie di incontri.

Il modo in cui ho scoperto quest'anime è piuttosto anomalo. Mi sono interessato prima al fenomeno degli Hikikomori, e, cercando materiale su internet, ho scoperto Welcome to the NHK; da appassionato di anime non ho potuto fare a meno di guardarlo.
I disegni non sono il punto forte di questo prodotto: troppi deformed, troppi volti simili. Non ci sono tanti paesaggi impegnativi da disegnare, considerato che la maggior parte delle scene si svolgono all'interno della camera di Sato, dunque potevano concentrarsi di più sui personaggi.
Opening e ending abbastanza anonime. Ben lontane dai contenuti profondi e importanti che l'anime si propone di trasmettere. Sembrano quasi buttate lì, con una serie di immagini sconnesse.
La trama è interessante, ma la storia presenta troppi alti e bassi; c'erano puntate che finivano e subito volevi guardare quella successiva, mentre altre ti facevano quasi venir voglia di lasciar perdere.
Il voto alto che mi sento di dare è giustificato dalla difficoltà del tema trattato. Non è affatto facile parlare di un qualcosa di così delicato senza scadere nel retorico o nel banale. A tratti sembra quasi un reportage che si propone di informare e sensibilizzare, non solo intrattenere. Inoltre, il personaggio di Sato è incredibilmente complesso dal punto di vista psicologico, e ciò lo rende praticamente reale.
Una cosa che però mi ha lasciato perplesso è il finale, in particolare il modo in cui Sato riesce a superare la sua condizione di Hikikomori. Avrei preferito che fosse passato un messaggio più profondo e intenso nel caso in cui un ragazzo che si trovasse nelle medesime condizioni del protagonista avesse intrapreso la visione dell'anime per convincersi che si può uscire.

Consigliato a tutti perché fa riflettere, e tutti ne abbiamo un gran bisogno.


 2
hanamici

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
Welcome to the NHK è un capolavoro, un capolavoro sotto molti punti di vista.
La storia si occupa di un serio problema della società giapponese moderna, quello degli "hikikomori", ovvero persone che scelgono di isolarsi socialmente recludendosi in casa per lunghi periodi di tempo che possono variare dai mesi ai molti anni, infatti il protagonista Sato è uno di questi.
Il tema viene affrontato mostrando l'insieme delle paure, delle ossessioni e dell'insicurezza del protagonista, trasmettendo quel senso di impotenza e rassegnazione che ne caratterizza la vita. Tuttavia, sebbene la problematica sia resa perfettamente, la storia non risulta drammatica, anzi l'ironia e le situzioni comiche (tragicomiche) caratterizzano la narrazione, e il risultato è una riuscitissima commedia in un contesto serio.
Il cast dei personaggi non è numeroso, ma questi sono sicuramente il punto di forza dell'anime, infatti la caratterizzazione di ognuno è curata in maniera eccelsa. L'anime stesso è incentrato sulla delicata situazione psicologica di Sato, e altrettanto bene è resa la figura di Misaki (personaggio davvero ben riuscito secondo me), in apparenza una ragazza normale di cui non ci viene detto molto, il cui carattere si svela pian piano lungo la storia.
I disegni e le animazioni made in Gonzo rendono al meglio la singolarità dell'anime, e certe inquadrature, marchio di fabbrica della casa di produzione, sono spesso esplicative degli stati d'animo dei personaggi; il tutto affiancato da un godibilissimo chara design.
Un'altra cosa che mi ha colpito è l'atmosfera, quella sensazione di malinconia che certe scene regalano, e che rende unico questo anime; e ciò è dovuto sia alle ambientazioni, in primis il claustrofobico appartamento di Sato che sembra isolarlo al di fuori del tempo e dello spazio, ma soprattutto grazie alle musiche, infatti la colonna sonora, davvero azzeccatissima, riesce a trasmettere in maniera unica l'emozione della storia. Da evidenziare inoltre le due ending, la prima assolutamente geniale, e la seconda davvero molto bella. Infine una nota speciale per la sigla dell'anime nell'anime Mysterious Purupuru Pururin, stupenda perfino per essere usata come suoneria per il cellulare, proprio come fa Sato.
Insomma mi sento di consigliare quest'opera a tutti, ma proprio a tutti, grandi e piccini, belli e brutti, alti e bassi, grassi e magri.. appassionati di anime e non!
Benvenuti alla NHK!!

Bonney

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Bonney

Episodi visti: 24/24 --- Voto 8
Non so che dire, perché di questo anime è stata già estrapolata l'essenza.

L'hikikomori è sicuramente una figura che in Italia non viene mai trattata, e sono felice che questo anime venga trasmesso presto anche nel nostro paese, perché è una figura esistente e totalmente ignorata, purtroppo.

Sato non è il classico personaggio perfetto o che, comunque, ha qualcosa in più. Non è bellissimo né orrendo, ha tutti i vizi possibili come il fumo, i videogiochi, la pornografia e la pigrizia, insomma se vi aspettate il solito personaggio che ha quella marcia in più che lo farà diventare il migliore, cercate un altro anime.
Sato è convinto di vivere dentro una cospirazione, e, nel suo mondo elettronico/immaginario tra frigoriferi e computer parlanti, non riesce ad uscirne, in tutti i sensi.
Mostra quella fragilità che è difficile esprimere, ed inizialmente sembra quasi ucciderlo dentro, se non fosse per l'apparizione di una misteriosa ragazza.
Tra giri e rigiri, bugie ed altro, Sato finirà per scontrarsi a sua volta con altre tristi sfaccettature odierne e situazioni ambigue - per me c'è stata troppa perversione a livello visivo, certe immagini non mi sono piaciute - come quelle degli Otaku, o come quelle molto più serie connesse ai maltrattamenti, alla depressione, al bullismo, alla discriminazione, e al suicidio... il tutto con una leggerezza e, al contempo, anche una serietà unica.

I personaggi sono tutti caratterizzati al meglio, ognuno ha un carattere e quella crepa che prima o poi si ingrandisce fino a far cadere il muro.
Non farò spoiler perché la recensione di un anime per me vuol dire invogliare o no il lettore a vedere qualcosa senza fargli capire l'andamento di esso.
I disegni non sono perfetti, ma per un contesto alla fin fine drammatico è perfetto, come la colonna sonora.
L'unica pecca di tutto, come già detto, è l'accentuazione quasi maniacale della perversione di Sado e le sue fantasie.
C'è a chi piace e chi no, e nel dubbio avrei alleggerito questo lato.
Ho sempre apprezzato quei personaggi che non hanno problemi a tirare fuori il lato perverso e divertente, ma questo si è spinto oltre, facendomi tentennare dopo una decina di episodi, per poi riprenderlo successivamente dopo vari convincimenti.

Che dire, alla fine Welcome to the NHK è un anime da vedere, uno di quelli che ti lascia il segno e ti fa riflettere su questo mondo che sembra rose e fiori, ma non lo è affatto.


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Crashis

Episodi visti: 24/24 --- Voto 9
Me lo stavo chiedendo da un po'. Come mai non ho recensito quest'anime!?
Welcome to the NHK è un programma che parte con argomenti comici per poi toccare cose molto più profonde, come i sentimenti dell'uomo, e quanto soli si possano sentire questi esseri viventi.

Trama
La trama tratta di Satou, un uomo che si sente solo contro il mondo, e quindi vive in casa uscendo pochissime volte. Soffre della sindrome di hikikomori, una sindrome che ha colpito gran parte della popolazione giapponese odierna. Ci si sente oppressi, come se qualcuno ridesse alle nostre spalle, ed è per questo che ci si rinchiude in casa. Satou però sarà contattato molto presto da Misaki, una ragazza che sembra volerlo salvare. Ma ancora non sa che molto presto sarà vincolato da un contratto molto complesso.

Lato Tecnico
Tecnicamente il titolo si presenta molto curato. Parliamo soprattutto del lato grafico: l'animazione è a livelli molto alti, i personaggi sono tutti ben caratterizzati e carismatici, e viene usato uno stile "semi retrò" che mai fa male. L'OST e le sigle sono di prima scelta, e si sposano perfettamente coi momenti più concitati dell'anime.

Commento finale
Non per cadere troppo nel personale, ma ho visto quest'anime mesi fa e me ne innamorai. L'ho rivisto ad Agosto e me ne sono innamorato nuovamente. È un anime da vedere, dai "veterani" spettatori degli anime, adatto a chiunque voglia vedere qualcosa di divertente ma profondo allo stesso tempo.
Voto Finale: 9


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Aquaryus

Episodi visti: 24/24 --- Voto 9
In questo anime viene affrontato un grande problema sociale che riguarda il Giappone: gli Hikikomori, ovvero persone (spesso molto giovani) che si isolano dalla società al punto da non uscire per anni interi dalla propria casa, a volte queste persone non escono nemmeno dalla loro stanza, nella quale passano gran parte del tempo a giocare con i videogiochi online. In questa commedia drammatica, guarderemo il mondo attraverso gli occhi di un ragazzo con forti disagi esistenziali, a causa dei quali avrà difficoltà perfino ad uscire dalla propria stanza, ma verrà aiutato da un amico e da una ragazza che nasconde un segreto.
La grafica è molto curata, il doppiaggio è buono, mentre alcune musiche non risultano molto adeguate, ma in linea di massima si tratta di una storia di grande valore, in grado di far divertire e riflettere al tempo stesso.


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manu88

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
Questo è un'anime dello studio Gonzo di 24 episodi acquistato in Italia da Yamato Video, che verrà trasmesso nella serata anime di Rai 4 a settembre. Racconta delle vicende di Sato Tatsuhiro, uno dei classici hikikomori giapponesi, una condizione molto comune nella società giapponese di oggi. In particolare l'anime parla di come egli pensi che il mondo sia una grossa cospirazione (definita proprio da lui NHK, ovvero Associazione degli Hikikomori Giapponesi) volta a far diventare le persone hikikomori, finendo per diventare egli stesso così. Comunque grazie all'aiuto di Misaki - una ragazza che, sentendosi profondamente infelice credendosi una fallita e volendo credere che ci siano altri esseri umani al mondo più falliti di lei, si sente in dovere di aiutare il ragazzo al punto di innamorarsi di lui - ed altre vicissitudini, Sato riesce definitivamente ad uscire da questa sua condizione.

In questo anime però non manca il tema comico, caratterizzato dalla presenza del vicino di casa Yamazaki, otaku e maniaco dei gal games - giochi con componente erotica. Quanto alle animazioni sono ottime e non sfigurano affatto l'opera. In definitiva merita dieci perché è un anime consigliatissimo, che insegna a chi non ha un lavoro come me ad esempio o chi in generale si trova in difficoltà, di provarci sempre e di non arrendersi mai perché prima o poi l'occasione di avere una vita realizzata dal punto di vista professionale e familiare capiterà, bisogna solo avere pazienza. Non vedo l'ora quindi di gustarmelo in italiano su Rai 4, sperando in un ottimo doppiaggio da parte di Yamato.


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Dargath

Episodi visti: 24/24 --- Voto 9
"NHK Ni Youkoso", noto anche come "Welcome to the NHK", è un anime composto da 24 episodi realizzato dallo studio GONZO. La serie narra le (dis)avventure di Tatsuhiro Sato, uno hikikomori (ragazzo rinchiuso in casa senza lavorare né studiare) di 22 anni che cercherà in molti modi di migliorare la propria condizione sociale.
Posso tranquillamente definirlo il mio anime preferito ma non gli do dieci solo perché avrei preferito qualche episodio in più. Infatti, sebbene 24 episodi non siano pochi, pare che ognuno di essi duri pochissimo per quanto appassiona.

L'anime presenta temi molto attuali non solo per la società giapponese. Sono temi che spesso inducono a riflettere come ad esempio la disoccupazione, il suicidio, Dio, il male nel mondo, il disagio psicologico e molti altri. Ma "Welcome to the NHK" non è solo questo. È anche un anime con situazioni divertenti e spensierate. Può essere classificato come appartenente al genere Commedia, ma non c'è dubbio che spesso se ne discosti ampiamente.
Insomma, "Welcome to the NHK" è un capolavoro. Consigliato non solo agli amanti del genere Commedia, ma a tutti coloro che cercano un anime divertente e che allo stesso tempo faccia riflettere e talvolta anche commuovere.


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Ryu88

Episodi visti: 24/24 --- Voto 9
Un anime VERO, inteso nel vero e proprio senso della parola.
Benvenuti alla NHK è una di quelle storie che ti rapiscono e ti fanno riflettere: qui non sono presenti storie assurde di scolaretti innamorati o combattimenti mozzafiato, al contrario questa è una storia reale che trasporta lo spettatore in un mondo fatto di paranoie, drammi familiari e pessimismo.
E allora molti di voi si chiederanno: "Ma allora perchè lo dovremmo vedere?"
Semplice, perchè è un anime che fa molto riflettere, un viaggio nella vita e nella mente di un hikikomori (colui che ha scelto di ritirarsi dalla vita sociale) che lo porterà, infine, alla sua guarigione.
E in tutta questa vicenda si intrecciano altre tre storie che catapultano lo spettatore in vite caratterizzate più da dolori che gioie ma tutte a lieto fine.
Trama avvincente, mai noiosa che cattura lo spettatore nel circuito della narrazione spingendolo a vedere un episodio dietro l'altro.
I caratteri psicologici dei personaggi sono il vero punto forte di quest'anime: sia i due protagonisti (Sato e Misaki), sia i due coprotagonisti (Yamazaki e Hitomi) hanno dei caratteri che cambiano radicalmente nel corso della narrazione grazie a tutte quelle circostanze e sfide che il destino (o le cospirazioni, secondo Hitomi) metterà loro davanti.
Il finale è aperto e devo dire che questa cosa lascia un po' l'amaro in bocca, in quanto lo spettatore, dopo tutta la serie di vicissitudini incerte, si aspetta qualcosa di certo.
I disegni sono molto semplici e questo è un bene in quanto creano un forte contrasto con i caratteri psicologici dei personaggi.
Le musiche sono un vero e proprio capolavoro: sia musicalmente che testualmente si accordano magistralmente con le situazioni creando un'atmosfera unica che contribuisce ancora di più, insieme ad un magnifico doppiaggio (versione giapponese), a coinvolgere lo spettatore nella trama.
Consigliatissimo.

marco

 1
marco

Episodi visti: 24/24 --- Voto 8
Sicuramente un gran bell'anime. Ho iniziato a guardarlo perché ero curioso di scoprire qualcosa di più sul mondo degli Hikikomori. Tutti i protagonisti vivono, per cause e ragioni diverse, una sorta di disagio sociale, di paura di vivere. Mentre la storia di Sato si scopre lentamente lungo tutte le puntate dell'anime, quella di Misaki irrompe prepotentemente solo nel finale.
Si alternano scene divertenti a episodi drammatici, che trattano anche domande esistenziali e sul senso della vita stessa. Di sicuro è un cartone che contiene un messaggio positivo a tutti coloro che dovessero trovarsi nelle medesime condizioni dei protagonisti: le cose cambiano, ma non da sole. Bisogna impegnarsi perché ciò accada.

Attenzione: la seguente parte contiene spoiler

Una delle poche cose che mi ha lasciato perplesso è un po' il modo con cui alla fine Sato è riuscito a sconfiggere (almeno in parte) la sua condizione di Hikikomori, ovvero, per la necessità di procurarsi del cibo. Non vorrei che passasse il messaggio che l'unico modo per uscire dall'isolamento cronico sia quello del soddisfacimento delle funzioni primarie, poiché non è così: i modi sono tanti, ma passano tutti dalla voglia di reagire e di vivere.


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elvis93

Episodi visti: 24/24 --- Voto 9
Si tratta di un anime introspettivo, psicologico, carico di una moderna drammaticità. Il tema prevalente dell'opera è la solitudine, la quale viene dipinta dagli autori come tragico sfondo dell'esistenza umana.
“Sono solo perché tutti mi odiano, sono solo perché ho paura, perché l'unico modo di sentirsi al sicuro è stare chiuso dentro quattro pareti, sono solo perché non sono pronto a vivere”. Queste sono solo alcune delle motivazioni che spingono un “hikikomori” ad isolarsi dal resto di una società, controllata dalle cospirazioni.

Un'altra tematica collegata alla solitudine si basa su un'interessante, seppur discutibile, filosofia di vita che delinea lo stimolo che spinge gli esseri umani a vivere: “L'unico fattore che ci spinge a vivere, è sapere che esistono persone più fallite di noi”.
È una delle poche opere contemporanee che hanno anche intento didascalico poiché attraverso i suoi episodi offre diverse “lezioni di vita” riguardo a ciò che dovremmo perseguire ed evitare.

L'anime è realizzato in modo molto accurato e i disegni sono davvero sorprendenti in quanto si manifestano come una vivace esplosione di colori, racchiusi all'interno di delicati lineamenti.
Per quanto riguarda la trama, sarebbe lecito dire che pur essendo a tratti “lenta”, attrae ed affascina lo spettatore verso il destino di un uomo che scoprì l'essenza della solitudine, vivendola, amandola, odiandola, dominandola ma allo stesso tempo essendone eterna vittima.
Tutto ciò viene accompagnato dalla colonna sonora “Kyou Wa Yuuhi Yarou”, avvincente e malinconica che ti trasporta insieme al protagonista all'interno di un ozioso pomeriggio dominato da un sole cocente.
Detto ciò, sono molto contento di proporlo a tutti coloro che vogliono vedere qualcosa di particolare, interessante ed originale.


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NeoSephiroth92

Episodi visti: 24/24 --- Voto 9
Profondo e impressionante. Sono questi i due aggettivi che attribuirei a quest'anime. Welcome to the N.H.K. narra di un hikikimori e della sua dubbiosa guarigione. È tutta una cospirazione: è questa la frase che l'ha condotto all'isolamento cronico, celato dal resto del mondo nel suo monolocale, è mantenuto dai genitori, è un nullafacente, un vero e proprio fallito. L'indifferenza, l'alienazione, la pigrizia sono i mali del suo isolamento che si identificano nell'anime con le visioni degli elettrodomestici della sua stanza che prendono vita e che cercano di corrompere il protagonista. L'amore è la miscela esplosiva che risveglia anche gli animi più addormentati, più pigri, più soli. L'amore di Sato è un'emozione che non si rivela repentinamente, è qualcosa che lentamente si risveglia, come se d'un tratto un pesce palla a causa della pressione risalisse dal fondo marino per arrivare in superficie.

Qualità sonora ottima e inquadrature divertenti, trama ben realizzata. Personalmente penso che l'unica pecca di quest'anime si è rivelata solo dopo pochi giorni averlo concluso, la nostalgia è stata forte e lo è tuttora, mi piacerebbe rivivere ancora qualche altro episodio di Sato e delle sue piccole manie e delle sue lezioni su Freud. Un finale soddisfacente, l'amore prevale, prevale sempre. Probabilmente senza amore saremmo tutti degli hikikimori.

VictorLD

 1
VictorLD

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
Welcome to the N.H.K. (NHK ni Youkoso!) è un anime che racconta la storia di un hikikomori, quegli individui che, spaventati dalla società, si isolano completamente nelle proprie abitazioni. Questa premessa potrebbe farvi pensare a qualcosa di noioso. Tutt'altro: il protagonista viene aiutato nel combattere questa suo "problema psicologico" da una misteriosa ragazza. A partire dal loro incontro, il corso degli eventi permette allo spettatore di rimanere incollato allo schermo fino alla fine. L'OST è semplicemente perfetto, riesce ad accompagnare in maniera perfetta ogni situazione in cui capitano i nostri protagonisti. Per la grafica, basta dire che è dello studio GONZO. A molti magari non può piacere, ma riesce a esprimere benissimo quello che vuole descrivere l'anime. Assolutamente consigliato (e ci mancherebbe).


 2
AmarantaKiller

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
Welcome to the N.H.K. è un anime eccezionale e sicuramente destinato a un pubblico più maturo.
Ironico, cinico e drammatico allo stesso tempo, racconta la storia di Sato, un giovane che da 4 anni ha abbandonato l'università e non riesce a trovare un lavoro. Vive come un hikikomori trascorrendo tutto il giorno nel suo minuscolo appartamento disseminato di cianfrusaglie a dormire o ad irritarsi per la musica shojo ad alto volume che proviene dalla stanza del suo vicino, Yamazaki. Vive rintanato e conduce una vita sregolata e priva di stimoli all'insegna della trascuratezza, subendo inerte le conseguenze del suo non riuscire a fare nulla di concreto quotidianamente.

Credo che l'autore Takimoto abbia studiato a fondo la condizione dell'hikikomori, poiché fa una rappresentazione del protagonista molto articolata e precisa, quasi da manuale. Sato non riesce a inserirsi nel contesto sociale e vive totalmente isolato dal mondo, al punto tale che le frustrazioni che ne derivano sfociano in una sindrome depressiva reale. La paranoia per esempio è uno degli effetti della solitudine forzata, ma volontaria di Sato. Infatti tutte le volte che esce dalla sua casa-rifugio o si rapporta a una/o sconosciuta/o è estremamente nervoso e preoccupato, perché teme di essere schernito e messo in ridicolo. Questa sua ossessione per gli altri e per quello che pensano viene in qualche modo sublimata, attraverso la fantasia, nell'idea dell'esistenza di una cospirazione che opera contro di lui. Questa non è che una sorta di palliativo che Sato rifila alla sua coscienza, già abbastanza provata e tormentata come mostrano gli incubi e le manie di persecuzione. Allo stesso modo, questa fantasia della cospirazione, dalla quale intende difendersi, serve a Sato per fuggire dal faccia a faccia con la realtà.

Tuttavia l'incontro con la dolcissima Misaki, una ragazzina della quale non si sa praticamente nulla fino a poco prima della fine, si offre di aiutarlo ad abbondare la sua condizione di hikikomori grazie a delle "lezioni serali"; occasione che potrebbe rappresentare una vera e propria svolta per lui. Così come lo stesso progetto di realizzare un "gal game" in veste di sceneggiatore con Yamazaki, il suo vicino. In realtà, in entrambi i casi, Sato si mostra abulico e senza convinzione.

Bisogna anche considerare tra l'altro che sia Misaki che Yamazaki sono altri due personaggi altrettanto problematici a modo loro: l'una con un passato difficile alle spalle; l'altro un otaku che ha subito ogni sorta di angheria nella sua vita e che è un disastro in amore. Si tratta insomma di 3 personaggi complessi e accomunati dallo stesso sentimento, ovvero quello della paura di vivere, di esporsi e di mettersi in gioco. Essa, a mio parere, spiegherebbe in parte la nevrosi di Sato, la resa di Yamazaki e l'infelicità di Misaki.
Ciò che davvero mi ha davvero colpito e allo stesso tempo turbato è quanto Takimoto, insieme alla Gonzo, sia riuscito a rendere molto palpabile il senso di vuoto, di apatia e di malessere di Sato, che pare una sorta di cadavere ambulante, il quale rinnega se stesso e la propria identità lasciandosi travolgere dagli eventi e dalle attività occasionali più o meno gradevoli che gli capitano. Davvero inquietante!

Alla fine dopo tante peripezie non si arriva proprio ad un "happy ending", piuttosto a una constatazione, secondo cui l'unica medicina che assicura un seppur flebile equilibrio in una condizione così difficile è il sostegno emotivo ed affettivo di un'altra persona. Non importa che tipo di persona sia, ma purché ci sia, perché la condivisione del dolore e dell'affetto sono sempre meglio della solitudine, che al contrario amplifica in modo esponenziale ogni disagio rendendolo insopportabile; come dimostra il tenero rapporto tra Misaki e Sato.
Visione consigliatissima a coloro che cercano un anime piuttosto impegnativo che offra seri spunti di riflessioni.


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npepataecozz

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
Un hikkikomori è una persona che ha deciso di ritirarsi dalla vita sociale, in quanto è in grado di provare uno stato di sicurezza solo attraverso un livello estremo di isolamento e confinamento. In genere il soggetto in questione si rifiuta quasi completamente di uscire dalle mura di casa nel timore di trovare nel mondo esterno fattori di paura e/o forte disagio.
Hikkikomori è certamente un termine giapponese ma il fenomeno, purtroppo, non può essere considerato come una stramberia tutta nipponica: chiunque abbia messo piede almeno una volta nello studio di uno psicologo sa benissimo di cosa si sta parlando; forse, anzi, non c'è nemmeno bisogno di arrivare a tanto per saperlo.
Il protagonista di questo anime è Sato che è, per l'appunto, un hikkikomori; trasferitosi a Tokyo per frequentare l'università, non parteciperà invece nemmeno ad una lezione, barricandosi in casa e sopravvivendo grazie ai soldi che mensilmente riceve dalla sua famiglia. Il monotono scorrere delle sue giornate verrà, però, sconvolto dall'incontro con Misako, una misteriosa ragazza che lo coinvolgerà in uno strano contratto attraverso il quale ella si impegnerà a salvarlo dall'isolamento cronico.

Inutile ripetere che questo anime è un vero capolavoro sotto tutti i punti di vista: già altrove la cosa è stata abbondantemente rilevata per cui ritengo inutile soffermarmi troppo nel ribadirlo.
Ciò che invece ritengo importante sottolineare sono gli aspetti che rendono quest'anime così speciale. Welcome to the N.H.K. è lo specchio dei nostri tempi: in una società che ha trovato nel consumismo la sua principale ragione d'essere, condurre una vita socialmente considerata "normale" è diventato dannatamente complicato. Ognuno genera aspettative in relazione alle sue capacità di produzione: tali aspettative finiranno per esaltare i più forti e i più competitivi ma anche per schiacciare i più deboli o sensibili. Ed ecco che cominciano a nascere fenomeni di rifiuto verso il mondo esterno, portatore di cumuli di stress ritenuti intollerabili. Sato, in particolare, diventa un Hikkikomori in quanto avverte la sua inadeguatezza alla vita universitaria; la società, però, sembra imporgli il perseguimento di questa strada e la sua incapacità lo spinge ad accettare il suo presunto fallimento ed a scegliere la reclusione. Nessuno stimolo esterno riuscirà a distoglierlo dall'insano proposito, segno che tutto ciò che la società offre è sterile e quindi "rinunciabile"; non è un caso che la sua rinascita avverrà quando non gli saranno più garantiti i bisogni primari (e quindi irrinunciabili) di ogni uomo: il cibo e l'amore.

Welcome to the N.H.K. non è però solo questo. I personaggi secondari raccontano altre storie di disagio peculiari dei nostri tempi, tutti a sfondo psicologico: dalla senpai che si imbottisce di antidepressivi, all'otaku che cerca inutilmente di ribellarsi ad un destino già scritto, alla ragazza con un passato difficile. Se non bastasse descrive con grande cura nei dettagli alcuni fenomeni nati negli ultimi anni che sono origine di nuovi fenomeni di devianza sociale rispetto a quelli già conosciuti: da quello dei maniaci dei manga a quello dei videogiochi on-line. Per non parlare del miraggio del guadagno facile attraverso internet o col sistema delle compagnie a piramide. L'autore di questo anime si premura di mostrare che si tratta solo di un miraggio e che solo coi metodi tradizionali (il lavoro cioè) è possibile condurre una vita almeno decente; ma allo stesso tempo fa capire che una potenziale minaccia si nasconde anche in fenomeni all'apparenza innocui.
Welcome to the N.H.K. nasce come una critica a taluni aspetti della società giapponese ma finisce per bacchettare l'intero modello sociale creato dal capitalismo: un modello che produce ambizione e aspettative ma anche ansia di arrivare e paura del fallimento. È il rovescio della medaglia che ancora in troppi preferiscono ignorare, troppo presi da quelle smanie consumistiche di cui essi stessi potrebbero restar vittime.
Inutile sottolineare, infine, che questo anime è un "must", tutti dovrebbero guardarlo. E poi riflettere.

YaoiLove

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YaoiLove

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
Assolutamente un anime da non perdere. Anzi, un capolavoro.
Welcome to the NHK fa riflettere parecchio sui problemi che affliggono la società giapponese. Tratta la realtà in maniera tragicomica e questo è un enorme pregio: si ride quanto si piange. Sì, ci si diverte e ci si commuove durante la visione di suddetto anime. I problemi elencati, che non si limitano solo a quello dell'hikikomori, colpiscono, in quanto vicini anche a molti di noi. Originalissima l'idea della NHK e delle cospirazioni.

I disegni li ho trovati molto buoni, fantastici nei momenti di maggior comicità. Le musiche sono belle e calzano a pennello con i momenti alle quali sono associate. Rendono il tutto più fortemente espressivo.
I personaggi sono ben delineati. Ognuno è particolare e ognuno ha i suoi problemi, che vanno a incrociarsi con quelli dell'altro. Sono portati a volte al limite dell'aspetto problematico e questo dà un incentivo in più per far riflettere.

Consiglio vivamente quest'anime, ma non a coloro che si aspettano una trama o uno svolgimento stile Dragon Ball o Sailo Moon. Da vedere.


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KenzoTenma

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
Questo anime è roba tosta! Uno spaccato della società giapponese moderna, con tutte le sue manie perversioni e problematiche. L
La vicenda ruota intorno ad un ragazzo di nome Tatsuhiro Satō, da quattro anni recluso nella suo piccolo appartamento di Tokyo. Satō si trova in una condizione psicologica che gli impedisce di uscire da quell'abitazione e di aver contatti con il mondo esterno, si sente costantemente vittima di fantomatiche cospirazioni che lo costringerebbero a rimanere in questa condizione di isolamento nella quale egli si sente al riparo, sicuro, coccolato dalla routine di quel piccolo mondo. Tale condizione in Giappone e molto diffusa, talmente diffusa che è stata categorizzata come una vera e propria patologia, le persone che ne sono colpite vengono chiamate Hikikomori. Ma la vita di Satō sta per essere sconvolta, il suo piccolo mondo oblioso è minato dall'irrompere di una ragazza misteriosa che cercherà di guidarlo verso un percorso di guarigione.

L'evolversi degli eventi è tutto da gustare, le vicissitudini dei personaggi vengono narrate in modo fluido. L'alternanza di emozioni ha quasi del paradossale, mentre lo si guarda ci si sorprende di come è semplice passare da risate a crepapelle a veri e propri "pugni allo stomaco". Lo stile è una mescolanza ben archittettata che personalmente non stona mai, si va dal realismo al surrealismo, a volte si sfiora il grottesco. Il disegno e la regia fanno emergere delle ottime trovate tecniche che sottolineano una bella originalità.
Insomma, da vedere assolutamente.

Crashis

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Crashis

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
Profondo, lungo quanto basta, un anime importante che almeno una volta va visto. Anche se questo tipo di anime ha molto della cultura Giapponese (dal punto di vista degli hikikomori e come uscirne), devo dire che rimane molto attuale nonostante sia del 2006, con un'animazione fluidissima, facce molto espressive, doppiatori di prim'ordine e una profondità dei personaggi mai vista. In conclusione? Anime di questo tipo se ne vedono una volta ogni 30 anni. Da vedere assolutamente. Io ho letteralmente divorato questa serie in 2 giorni, e devo dire che ne sono rimasto piuttosto soddisfatto. Preparate i fazzoletti per le scene più forti, si va in scena!


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deathmetalsoul

Episodi visti: 24/24 --- Voto 9
NHK ni yokoso!, prodotta dallo studio Gonzo nel 2006, è una commedia animata dalle tinte drammatiche nata dal romanzo di Tatsuhiko Takimoto, dal quale è stato tratto anche l'omonimo manga.
La serie è ambientata a Tokyo, dove il protagonista, Tatsuhiro Sato, ha lasciato l'università ed è disoccupato, vive con il denaro dei genitori stando perennemente nel suo appartamento, e non ha rapporti con il mondo esterno, tradotto in una parola è un hikikomori. Improvvisamente (proprio all'inizio dell'anime) giunge alla conclusione che tutto questo è causato da una cospirazione della NHK, da lui chiamata "Nippon Hikikomori Kyokai", ovvero "Associazione degli hikikomori giapponesi", che con il suo business dà vita proprio agli hikikomori. Nel momento più buio però Sato ha un incontro casuale con una bella ragazza di nome Misaki, che afferma che lei può guarirlo da questa "malattia". Questa ragazza sarà la sua salvezza o un diabolico agente della NHK? Questo lo saprete solo guardando l'anime.

Qui è ben messo in evidenza un primo punto: la scelta del nome NHK (che è una rete televisiva giapponese), evidente riferimento al mezzo di comunicazione più importante, la TV, rappresentante nel caso in questione qualcosa di malefico. L'anime ha comunque bisogno di un'analisi abbastanza profonda, poiché alle apparenze sembra una commedia scolastica come tante altre, con personaggi bizzarri e situazioni insolite, caratterizzata da personaggi studiati e portati al limite nei loro rispettivi ruoli. Ci possiamo subito rifare all'esempio del protagonista, anche se non è esattamente quello portato più al limite, ma anche a tanti altri.
Più approfonditamente, parallelo alla commedia NHK fornisce una visione di alcuni dei problemi che affliggono la società giapponese (e non solo), arrivando a parlare di otaku, di persone che vivono solo per i giochi online e di altro, fino a parlare di matrimoni combinati e suicidio.
Infine c'è un'analisi introspettiva di alcuni personaggi, che si interrogano sulla loro funzione all'interno della società, sulla solitudine ecc. Queste accurate riflessioni fanno trapelare un senso di amarezza di fondo che attraversa l'intera opera, e non si placa con il finale.

Tecnicamente l'anime è buono, ed anche se le animazioni hanno alti e bassi, non danneggiano minimamente lo spessore del prodotto, il chara dei personaggi mi è piaciuto molto e lo trovo molto azzeccato, inoltre la colonna sonora è veramente bella.
Welcome to the NHK è una piccola perla dell'animazione, pertanto lo consiglio a tutti.

ReiRan->--@

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
Questo è un anime ironico e pungente che castiga le aberrazioni della società moderna giapponese, attraverso un’analisi lucida e impietosa, che però lascia delle speranze nel finale. Vengono presi in considerazione: hikokomori, traumi da abusi famigliari, otaku, suicidio e dissociazione, alienazione, l’importanza della carriera del successo, l’importanza dello status, le truffe piramidali, l’ossitone per gli eroge, i giochi di ruolo e il fenomeno di chi crea i personaggi e li vende passando giorni e giorni attaccato al PC (in Cina è successo davvero), l’incapacità di distinguere tra reale e virtuale e così via…

Misaki, una ragazza carina e simpatica che prende come progetto personale far uscire dalla sua condizione psicofisica un hikikomori, tanto da firmare con lui un contratto per la sua “terapia di guarigione”, a ben guardare si intuisce dall’inizio, che dietro le sue intenzioni si cela dell’altro, un suo ben diverso dramma personale…

Ho bisogno di te perché ho bisogno di qualcuno che sia ad un livello di disperazione peggiore del mio” o di inutilità sociale, una nullità peggiore di me. Due individui ai margini della società, si aiutano e finiscono per salvarsi vicendevolmente, in un processo graduale e e reciproco.
Sono stata colpita anche dal personaggio della “senpai”, e dalle sue manie di persecuzione, vedeva ovunque cospirazioni. È una donna giovane, bella, intelligente e di successo, ma profondamente infelice, fondamentalmente non ama se stessa e non pensa che gli altri la posano amare, cade nel più doloroso dei problemi del Giappone moderno: il vortice della depressione che in ultima analisi porta a rinunciare alla vita e a considerare il suicidio, come unica via di fuga dalla sofferenza.
Sono in un certo senso divertenti e quindi introducono un elemento tragicomico: gli elettrodomestici che prendono vita e interloquiscono con il protagonista; la figura dell’amico otaku; ma ancor di più le ricadute di Sato, ogni volta quando sembra che migliori fa il passo del granchio e ci ricasca, magari trovando una nuova ossessione inutile, per perdere tempo e non affrontare la realtà… qual è la realtà? È abbastanza lineare: il hikikomori esiste come parassita, egli è un prodotto della società opulenta, infondo è un pigro, che si permette di avere questo stile di vita perché c’è qualcuno che lo mantiene, se la fonte di mantenimento viene a mancare, il soggetto dovrà rimboccarsi le maniche, e noi ne abbiamo 2 esempi, quando ti tagliano i finanziamenti e si comincia a sentire i morsi della fame, si è costretti ad uscire dalla stanza affrontare il mondo e lavorare, la chiave è la fame: il bisogno fisico primario.


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Dattebayo93

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
Cosa si può fare con un irrecuperabile? Come si possono salvare coloro che sono ormai irrecuperabili? Così scrive Takimoto, l'autore del manga Welcome To NHK da cui la serie è tratta.

La prima cosa che colpisce nei primi episodi è la demenza dei personaggi, però con l'avanzare della serie si nota che non è solo un anime spassoso ma è molto di più, è la storia di un 23enne che non è ancora diventato un uomo e prova in tutti i modi di riuscirci. È vero, Tatsushiro sbaglierà molte volte, e spesso dopo due passi avanti ne farà tre indietro, però grazie al supporto delle poche persone che lo circondano riuscirà a combinare qualcosa nella propria miserabile vita. Non voglio anticipare nulla perché è davvero ricco di colpi di scena, chiunque ne rimarrebbe colpito quindi svelarne alcuni sarebbe un omicidio alla serie.

Oltre la storia e la caratterizzazione dei personaggi ho adorato i disegni, è uno dei pochissimi cartoni che, oltre ad essere veramente realistico come atteggiamenti dei personaggi e come sviluppo della storia, è anche realistico come disegni, non è presente nessun personaggio con i capelli viola verdi o dei più disparati colori.
Le sigle sono molto belle in particolare l'opening e la seconda ending, sono molto inerenti come canzoncine.

Cosa aggiungere? Beh io consiglierei questo anime a chiunque, tutti abbiamo le nostre paranoie, come la paura di cambiare o la paura di essere inferiori agli altri.
Per questo ritengo che sia consigliabile ad un pubblico piuttosto vasto, perché in fondo, come dicevano già nel 1600, l'animo umano è sempre il medesimo, quindi lo consiglio a tutti!


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Darksasori

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
Welcome to the N.H.K. affronta una tematica molto attuale nella società giapponese, il problema degli hikikomori, ma nel farlo riesce comunque a strappare un sorriso, intervallando profonde riflessioni a situazioni esilaranti. Uno dei maggiori punti di forza di questo anime sono i suoi protagonisti che, oltre ad essere ben caratterizzati, si rivelano molto realistici sia per quanto riguarda il loro aspetto fisico (niente pettinature fisicamente impossibili o capelli di colori assurdi) sia per il lato psicologico. La trama non è da meno, infatti, nonostante il tono realistico possa far pensare alla noia, lo svolgimento è avvincente e ci si troverà a guardare un episodio di seguito all'altro. Unico nel suo genere, profondo e ben curato sotto ogni punto di vista, andrebbe visto da chiunque apprezzi i capolavori dell'animazione.

AlessandroFrà

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AlessandroFrà

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
È un anime bellissimo, cattura gli occhi dall'inizio alla fine, è stupendo, davvero stupendo.
Le tematiche trattate rispecchiano, seppur iperbolicamente, una realtà che talvolta ha preso di mira proprio l'utenza che suole guardare gli anime: gli adolescenti.
Sebbene infatti il protagonista sia comunque prossimo alla fine dell'università, sarebbe ipocrita dire che la sua situazione non abbia ricordato a noi almeno uno o due giorni della nostra vita, tra paranoie (ahimé, per lo più ingiustificate) e problemi di timidezza con le ragazze.
Quando lo si finisce di vedere lascia il vuoto e per i più sensibili anche una lacrima sul viso. Da vedere, assolutamente.

Dattebayo

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Dattebayo

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
Era da molto tempo che non trovavo un anime così bello, forse l'ultimo che mi ha dato un senso di empatia simile è stato Clannad After Story, però ho trovato NHK Ni Youkoso molto più completo. Affronta uno di quei temi che colpisce, anche se in modo diverso tutti, tuttavia quasi nessuno ha mai dato molta importanza a questi temi. La difficoltà nel relazionarsi con gli altri, i pregiudizi, la paranoia, la paura di cambiare... Sono i classici problemi di cui siamo consapevoli, ma preferiamo autogiustificarci e non pensarci più.

In ogni caso speravo non finisse mai, mi sarebbe piaciuto che i giorni spensierati di Sato, Yamazaki e Misaki non finissero mai, ma in fondo, come la piccola Misaki insegna, ogni cosa che assume una data forma è destinata a sparire.
Do 10 perché questo anime mi è piaciuto molto, e ritengo che davvero sia da guardare.


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m@njii

Episodi visti: 24/24 --- Voto 9
L'anime affronta un tema sociale molto presente e importante nel Giappone, il problema degli "hikikomori", cioè ragazzi, principalmente otaku, che decidono di non affrontare più la società, e per questo, ma anche per altri generi di problema sociale come bullismo, disoccupazione o povertà, si chiudono nelle loro camere o appartamenti senza mai uscirne. Sato, il protagonista, si trova senza rendersene conto sulla via per diventare un hikikomori. Si è appena diplomato, si è trasferito da casa dei genitori a un appartamento, è in cerca di lavoro, ma ha qualche difficoltà. Quando tutto sembra andare storto e si ritrova da solo, senza amici e persone che gli vogliono bene, il campanello suona. Sato conoscerà una ragazza misteriosa, che lo porterà per mano fuori da quella via senza uscita che è l'isolamento cronico (hikikomori), la ragazza non sarà sola, ma avrà al suo fianco una serie di personaggi interessanti, mai banali, originali e vincolanti al dipanarsi della storia.

Devo dire che da quando ero piccolo, e ciò risale a i tempi di "Kimagure Orange Road", non provavo sensazioni così intime e così forti guardando un anime. NHK invece è in grado di colpire dritto nel cuore e nella testa gli amanti di qualsiasi genere di manga o anime. Trovo che la storia, proprio per il tipo di pubblico a cui si rivolge, sia ricca di elementi che subito ti fanno avere una catarsi immediata, e ti portano ad avere voglia e curiosità di vedere subito un'altra puntata. Per me è un capolavoro di introspezione personale, l'anime riesce a farti entrare nella testa e nel pensiero di tutti i personaggi, naturalmente un po' di più nel protagonista, Sato. Ad un certo punto, ti sembra di vivere con lui dentro quel miniappartamento, o nel residence. L'autore è stato geniale, riesce a infilare come in una strada piena di curve ogni sorta di emozione, dal pianto alla risata, dalla paranoia alla serenità, amore e amicizia, odio e pazzia, azione, giallo, poesia e ricordi d'infanzia, senza far mai scendere l'interesse. Quando è finito non volevo crederci, se ci fossero state altre 10 serie le avrei viste l'una dietro l'altra. Per me è un capolavoro.


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Pan Daemonium

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
Che dire: una delle serie animate che ho più amato nella mia vita. Essendo una persona che vive in uno stato mentale e fisico molto vicino a quello degli hikikomori ho apprezzato in modo maggiore quest'opera. L'ho amata tanto che ho comprato subito il relativo manga, che è ancora migliore della serie animata stessa, perché più lungo e con un finale decisamente differente, ma affine.

Dal punto di vista tecnico la serie è ottima: grafica dinamica, colorata quando serve e scura quando serve; un OST che io ascolto come se fosse un album di canzoni, per quant'è bello. Opening ed ending bellissime.

Davvero da guardare, se si vuole comprendere un tema, quello degli hikikomori e dei problemi estremi del relazionarsi in un mondo caotico e fatto solo per chi vuole sgomitare, attraverso un'opera ironica, ma realistica.


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Sunheart

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
Welcome to the N.H.K. parla di un "Hikikomori" cioè di una persona che non riesce a relazionarsi con le persone che ha attorno e che non riesce a uscire di casa isolandosi dalla società. Come trama è molto originale in quanto unica nel suo genere. Uno dei punti forti dell'opera sono i personaggi ben caratterizzati e tutti con un passato che ci viene poi descritto man mano che si va avanti negli episodi. Possiamo dividere gli episodi in varie saghe in cui si discutono di vari problemi dei personaggi. Le tematiche sono: gli hikikomori, depressi cronici e instabili mentalmente, il suicidio, internet, le relazioni interpersonali, gli otaku e altro ancora.

La tecnica narrativa è innovativa e gli eventi si creano in modo forse un po' forzato ma rendono il racconto piacevole e scorrevole, senza troppi alti e bassi. I disegni sono semplici e piacevoli. Le varie tematiche della storia vengono trattate in modo ironico e satirico così come tutte le varie paranoie e i problemi che i personaggi si creano durante il racconto. Ciò finisce per divertire chi le guarda ma, allo stesso tempo, per creare anche importanti spunti di riflessione. Opening e Ending sono fatte molto bene. La colonna sonora è ottima e sempre adatta alla storia. Consigliato a tutti dunque. E' infatti adatto sia a chi volesse divertirsi un po' sia a chi volesse riflettere su certi problemi della società.


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FedeII

Episodi visti: 24/24 --- Voto 8
Un anime sorprendente. Anzitutto, per la tematica trattata: quello degli hikikkomori, o isolati cronici, è un grave e dilagante fenomeno sociale in Giappone, dove sta cominciando a essere davvero sentito come questione pubblica. Quindi se colpisce già qui il fenomeno, figuriamoci là dov'è stato prodotto. Lode al coraggio. Sono riusciti a stigmatizzare gli hikikkomori, sia dal lato affettivo (i parenti disperati) sia dal lato economico (l'isolamento è un lusso), ma non in modo troppo evidente, smaccato: la condanna è lasciata al pubblico che vede la situazione da più punti di vista. Ecco, questo, è un anime psicologico fino in fondo; non è esagerato dire che gli avvenimenti siano insignificanti e quando ci sono, sembrano un pretesto per analizzare le reazioni dei protagonisti (es. gli incontri fortuiti con la senpai o le stesse "lezioni" serali). Infatti si può riassumere la trama dicendo che un hikikkomori da quattro anni incontra una ragazza che, firmato un contratto, lo aiuterà a uscire alla sua condizione. Nel frattempo l'hikikkomori sperimenterà vari periodi di alti e bassi, più fuori e più dentro dall'isolamento.

I personaggi sono pochi, ma, per forza di cose, molto ben caratterizzati, sia in quanto a background, sia in quanto a reazioni nello svolgimento attuale dell'anime. Nota particolare di merito per Misaki, che si svela solo alla fine, con un indizio a metà (meeting offline), gettando una luce di realismo al suo atteggiamento "da santa" con l'hikikkomori Sato. Prima parlavo dell'approccio non banale, ed in effetti colpisce la varietà di generi e atteggiamenti raccolti in pochi minuti di pensiero: si va dallo psichedelico (Sato e gli elettrodomestici, gli strani folletti e la folla sogghignanti), al morboso (appartamento di Sato, Torotoro), al grottesco (Sato è un idiota e non reagisce mai, quando lo fa, è esagerato), al drammatico (meeting offline, incontri con la senpai, passato di misaki, capoclasse e fratello) alla commedia (ci sono parecchie parti divertenti o buffe). Insomma, già solo questa varietà è raggiunta da pochissimi anime, specie mantenendo un equilibrio credibile.

Ci sono comunque dei difetti, pur non eccessivi; anzitutto, per quanto realistico, e la realtà non è sempre piena d'avvenimenti. L'anime perde un po' nella fase centrale, soprattutto se confrontata con il buon inizio e l'eccellente finale (le ultime tre puntate), infatti rallenta e si dilata, ripetendo troppo i temi iniziali, dove forse avrebbe giovato introdurre nuovi sviluppi, qualche altro personaggio o contesto. Inoltre trovo sbagliato, ma è credo una scelta degli autori, abbandonare completamente personaggi passati (gli aspiranti suicida, la capoclasse) una volta esaurita la loro funzione principale (dando la sensazione di quadri, espediente poco realistico, per un anime che vuole esserlo).

Detto questo, ci troviamo davanti ad un eccellente anime psicologico, con un'ottica variegata, buoni personaggi e bei disegni (pur con qualche sporadica caduta), che induce a riflettere sul fenomeno dell'isolamento, dell'hikikkomori in grande, ma anche quotidiano in piccolo. Caldamente consigliato, a patto di capirne il genere.


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Edo

Episodi visti: 24/24 --- Voto 9
La trama dell'opera gira attorno alle disavventure di Satou Tatsuhiro, un'hikikomori ormai da diversi anni che vive da solo in un piccolo appartamento di Tokyo, senza lavorare nè studiare, e che tira avanti economicamente soltanto con le "paghette" mensili dei genitori.
La sua situazione sembra prendere una svolta quando incontra prima il suo vecchio kohai delle superiori Yamazaki, ma soprattutto in seguito, quando fa la conoscenza di una giovane ragazza di nome Misaki, che, per motivi inizialmente ignoti, gli propone il suo aiuto per venire fuori dal suo status di hikikomori.
Gli episodi si susseguono così uno dopo l'altro tra i vari tentativi del povero Satou di uscire dall'isolamento, che porteranno al crearsi di scene veramente divertentissime, ma, al contempo, cosparse anche da una velata malinconia per la situazione veramente triste del protagonista.
Allora, descritta in breve la trama, premetto che l'anime è in assoluto uno dei miei preferiti, e non soltanto per il suo modo di trattare in maniera così ironica un argomento serio come quello degli hikikomori, che già personalmente apprezzo particolarmente, quanto più che altro per la straordinaria psicologia che caratterizza i personaggi principali; li ho trovati tutti estremamente realistici, con pensieri ed azioni tutti molto coerenti alle varie situazioni.
Prendiamo per esempio Misaki: all'inizio sembra la solita ragazza senza volontà o un minimo di materia grigia, già vista e rivista in moltissimi anime, e che poi, chissà un po' perché, finisce con l'invaghirsi del protagonista, ma invece non è assolutamente così. Il personaggio in questione, proseguendo con la visione, mostra i suoi perché e delle motivazioni più che plausibili e coerenti, staccandosi così da tutti gli stereotipi del genere.
Anche Satou, sempre psicologicamente parlando, l'ho trovato davvero intrigante; una linea di pensiero ed un itinerario psicologico molto credibile, considerata la sua situazione, ma soprattutto ho apprezzato particolarmente il suo punto di vista riguardo quella che, secondo lui, è l'origine di tutti i suoi mali: l'NHK. Infatti, secondo lui, l'NHK (per chi non lo sapesse è una stazione radio televisiva giapponese, che trasmette molti anime) è la diretta responsabile della sua situazione di hikikomori, visto che, trasmettendo molti anime, porta le persone a divenire otaku e a venire così sempre meno ai rapporti sociali con gli altri, con il portare in conclusione all'isolamento cronico.
Secondo me definire geniale una trovata del genere è un eufemismo. Sì, tecnicamente è una teoria poco credibile, ma il suo utilizzo è ovviamente una scusa per sviare dalla sua persona la colpa di tutti i suoi insuccessi, onde evitare di impazzire. Che poi questo capro espiatorio sia l'NHK, Dio, o la società stessa, poco cambia. In sin dei conti, chi non si comporterebbe così, in una situazione simile?
Per ultimo, un altro aspetto che ho apprezzato moltissimo, è l'atmosfera di rassegnazione, o impotenza nei confronti degli eventi se vogliamo, che caratterizza ogni azione dei protagonisti, che seppur ce la mettano tutta, non riescono mai a risolvere i loro problemi, ritrovandosi sempre al punto di partenza.
Semplicemente indimenticabile la frase conclusiva pronciata da Misaki, che, più che voler dire ciò che esprimono le testuali parole, pare un ilarico invito ad arrendersi verso quello che è l'inevitabile decorso della vita.
Un anime che consiglio a chiunque, che sia per farsi quattro risate o che sia per altro di ben più profondo.


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kuroikenshi

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
Lo metto sicuramente sul podio degli anime più belli che abbia mai visto; sa far ridere, commuovere, emozionare e riflettere. I personaggi sono fantastici e costituiscono il punto forte della serie. Sono caratterizzati con grandissima cura e sono ben approfonditi, anche perché non è che ci sia una trama principale ben definita. La storia infatti è completamente costruita attorno a loro, cioè a quello che provano nella vita di tutti i giorni, agli ostacoli che gli si parano davanti e che poi, il più delle volte, vengono creati da loro stessi.

Pandaemonium

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Pandaemonium

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
Esprimersi a parole è difficile.
E' un Anime con la A maiuscola.
Personaggi stupendi, ben caratterizzati, psicologico, con una morale, affronta temi tabù, parla di suicidio, di Dio... Insomma, se mischiamo tutto ciò a risate grasse (almeno nella 1° metà della serie, poi la tristezza prende maggiore spazio) e ad una colonna sonora davvero apprezzabile... vien fuori proprio "Welcome to the NHK".



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Onnivoro88

Episodi visti: 24/24 --- Voto 9
Considero questa una vera chicca. Tra le miriadi di anime e manga, questa spicca perché parla di qualcosa che per i nipponici è un tabù. I ragazzi che ogni anno tendono sempre più a stare in casa e non uscire per paura dei grandi spazi, agoràfobia, cresce. L'anime che io ho visto interamente, anche se alcune volte mi lasciava perplesso per delle scelte riguardo la trama, mi ha coinvolto in pieno. Il protagonista lo senti così vicino, perché vero in tutta la sua vulnerabilità, onesto in tutta la sua debolezza, nonostante le bugie ai genitori che non sanno nulla della sua situazione. I personaggi sono ben delineati. Non sono molti. Visto che il protagonista della serie è un Hikikomori, asociale in sostanza, le persone che lo circondano si contano sulle dita di una mano.
Vi confido che ad un certo punto ho creduto anche che ci fosse il finale che speravo. Tutto mi portava a crederlo, invece no. Anche se non banale, mi aspettavo altro. Il manga di 8 volumi è uscito anche in Italia, e personalmente dopo aver visto l'anime devo pensare se prenderlo o meno. Non sono certo sulle differenze tra i due.

Credo che, comunque, siano 24 episodi da vedere, che non appesantiscono, ma che fanno riflettere su un problema sociale serio in Giappone, ma chissà magari anche italiano, con la chiave del tragicomico. Infatti, molte situazioni, sei li che guardi e non sai se ridere e mandarlo a quel paese o rimanerci seriamente male e commuoverti.

Lo consiglio a tutti. Non ci sono scene che piccoli non possano vedere. Anche se spero che a nessuno, guardandolo, venga in mente di rimanere dentro a oziare tanto da assomigliargli.

bittersweetele

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bittersweetele

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
Ho appena finito di vedete la serie e penso che sia veramente bella, non solo per i disegni ben curati ma per la sua profondità nel descrivere il disagio, la depressione e la difficoltà dei ragazzi giapponesi (e non solo giapponesi, anche perchè questa crisi avviene in tutto il mondo) nel rapportarsi con la società odierna.
Dietro a questo anime dal risvolto "tragi-comico"si cela una sensibilità molto complessa.
Quindi lo consiglio a tutte quelle persone desiderose di vedere un anime intelligente, ben curato visivamente e nella musica... mi sono divertita molto nel vedere la sigla finale.
Rimane solo da dire GUARDATELOOOOOO!


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Limbes

Episodi visti: 24/24 --- Voto 8
Ce ne vuole di coraggio per fare alcune cose. Ce ne vuole tanto. Ma soprattutto ci vuole sensibilità, e pochissimi ce l’hanno. Mi ha ricordato tanto Vonnegut, NHK ni Youkoso. Mi ha ricordato tantissimo lo stile allegro, leggerissimo, limpido, con cui trattare drammi umani terribili: in “Mattatoio N.5” il fronte tedesco alla fine della II guerra mondiale, in NHK ni Youkoso, nel suo “piccolo”, il fenomeno hikkikomori. Il risultato, se si accetta il paragone con le proporzioni dovute, è identico: paradossalmente si vede tutto nella sua luce reale, durissima, e a prendere tutto con ilarità si accentua il distacco e ci si ferma a riflettere molto più che forzando i termini verso il lato drammatico delle cose. È un’operazione intelligente ma soprattutto molto bella e toccante, per prima ideata da Takimoto nella sua novella, e poi ripresa dal manga dello stesso Takimoto e Oiwa e dalla Gonzo con appunto questa serie, unica, di Yamamoto (regia) e Nishizono (script e composizione della serie).

Tutta l’opera è in contrasto con l’argomento trattato, e il modo di trattarlo è del tutto fuori da qualsiasi schema tracciato dall’animazione per contesti del genere. Le tinte sono vivaci, le situazioni e soprattutto il modo di proporle sono esilaranti, i personaggi divertentissimi e a tratti strampalati. Si sarebbe potuto chiudere tutto in una paranoia claustrofobica, e invece si è spezzata qualsiasi sovrastruttura e remora morale, sdoganando in modo geniale, freschissimo e costruttivo quella che in Giappone sta diventando ultimamente una piaga sociale. Non era facile, e si poteva cadere nella caricatura e nel cattivo gusto, e il valore di NHK ni Youkoso e di chi l’ha realizzato sta proprio nel non esserci cascato, e soprattutto nell’indagine tutta sua, tutta bizzarra ma vera in modo sconcertante, sul problema di chi per un motivo o per un altro, soprattutto per paura di crescere e abbandonare le sicurezze che si hanno, si rifugia in se stesso e rifugge dall’esterno, e non riesce più a uscirne. NHK ni Youkoso ne esplora ogni aspetto, umano, sociale, mediatico, lo fa in modo spietato, e benché ammortizzi alcuni contenuti del manga, i campi e i fenomeni che esplora sono tanti, fra i più attuali e proprio per questo difficili da trattare, e ognuno diventa paradigmatico di un sistema al quale alla fine non è poi così difficile soccombere, e dal quale invece è difficilissimo uscire.

E passi se a volte i disegni si storpiano un po’, o se graficamente c’è qualche sbavatura qua e là; molti ambienti – soprattutto l’appartamento di Satou – sono splendidi, e i pochi difetti paragonati al resto contano poco o niente. D’altronde visivamente e musicalmente si è fatto un buonissimo lavoro, soprattutto a livello di chara design, molto bello e decisamente indovinato. I personaggi ti rimangono dentro da subito (Satou-kun e Misaki-chan su tutti), la loro psicologia è tratteggiata alla perfezione, con realismo, evidenziandone tutte le debolezze, perché nell’anime di forti non ce ne sono, tutti i protagonisti sono dei deboli, e questo li porta ad agire in modo mai politically correct, mai buonista e mai scontato. Come mai scontata è la trama e fin dove questa porta attraverso tutti i suoi passaggi, compreso il finale-non-finale, che in realtà è anch’esso un passaggio e che non è risolutivo e non poteva esserlo, ma ci lascia con almeno la conciliazione di un tentativo per il futuro. E in fondo, alla prospettiva di un avvenire per Satou e Misaki noi mescoliamo la nostalgia per l’epilogo di una storia che in ogni suo passaggio sembra sottintendere “Così va la vita”.


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sintetico82

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
Bello! Bello! Bello! Non ho parole...
Un anime di introspezione molto profondo che racconta in modo così semplice le difficoltà di rapportarsi agli altri e a se stessi. Non ci sono vicende irreali o forzate per compiacere lo spettatore, tutto è pura realtà delle cose per quanto dura sia. Tra vicende allegre e tristi l'opera lancia sempre uno spunto di riflessione e non diviene mai banale. Animazione fluida e curata, colonna sonora gradevolissima, personaggi non banali.
Assolutamente da vedere.


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Franzelion

Episodi visti: 24/24 --- Voto 9
Quest'anime è tratto da un libro, di cui ne hanno realizzato anche il manga.
Scelsi di vedere quest'anime per la trama che mi attirava molto, ovvero quella di un ragazzo hikikomori neet (gente che in giapponese sta sempre chiusa in casa senza lavorare nè studiare, vivendo a sbafo con la paghetta dei genitori) che conducendo questa vita in maniera regolare un giorno incontra una ragazza che dice di conoscere il suo problema e che vuole aiutarlo. E così pensavo che si sarebbe svolta la trama: piano piano, passo dopo passo lui grazie alla ragazza (di cui magari si innamora) avrebbe risolto il suo problema, diventando così un anime da 8 per la trama avvincente e ben sviluppata.
MI SBAGLIAVO DI GROSSO.
Partendo dalla storia esse è ricca di colpi di scena (a differenza di come si possa pensare leggendo la trama) e tutt'altro che banale, anzi...ancora mi stupisco ripensando alla genialità dell'autore nello sviluppare la vicenda in maniera fluida e leggera senza essere monotona o scontata, con tratti veramente molto divertenti e comici (ma che fanno comunque riflettere molto) e altri altrettanto tragici e drammatici, fino a commuovere.
Insomma quest'anime parte benissimo e finisce meglio, con un finale stupendo ma soprattutto uno dei più azzeccati di sempre, fra tutti gli anime, che rientra appunto in perfetta armonia con tutta la serie, commuovendo per la semplicità e profondità allo stesso tempo con cui viene rappresentato l'intero anime.
Parliamo dei personaggi poi, veramente perfetti, realizzati in maniera impeccabile (direi divina), con uno sviluppo interiore perfetto (scusate se mi ripeto, ma purtroppo in quest'anime è tutto perfetto :) così come le decisioni prese da ogni singolo personaggio, le espressioni del viso...praticamente il tutto non poteva essere realizzato meglio.
Senza contare che poi ci sono personaggi dai tratti tutti diversi, c'è il simpatico, il timido, la fissata, il depresso ecc...un quadro magnifico, un Picasso.
Altro elogio va al character design: bello, pulito, originale, molto espressivo e anche molto divertente nelle situazioni umoristiche; parlando anche dell'umorismo esso è frequente abbastanza quanto serve senza cadere mai nel banale, o nel "giapponese".
La colonna sonora è davvero deliziosa e adatta a ogni situazione che si viene a creare.
Opening bella e ending bellissime (soprattutto la seconda, leggendo anche la traduzione è veramente commovente...), sia per l'armonia ma in particolare per il testo.
Tirando le somme io mi sono profondamente innamorato di questo anime e dei personaggi (ehm...letteralmente anche si Misaki u.u), per le tematiche che racconta ma soprattutto IL MODO in cui le affronta, con leggerezza, spontaneità e realismo, riesce a infonderti dentro una voglia di vivere e molti ideali senza giramenti di testa e pippe mentali, cosa che nessun altro anime è riuscito a fare fino ad adesso.
Difetti? Neanche la minima ombra, anzi invito chiunque guardi quest'anime a cercarli per poi comunicarmeli magari :)
Si tratta indubbiamente di uno degli anime migliori di sempre, sicuramente tra i migliori del terzo millennio... Visione obbligatoria per chiunque si ritenga appassionato di anime, senza eccezioni.

albi93

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albi93

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
Davvero qualcosa di eccezionale. Ho finito giusto qualche minuto fa di vedere gli ultimi episodi e posso dire senza problema che questa è certamente una delle serie più belle che mi sia capitato di incontrare. Per prima cosa sin dall'inizio sono stato colpito dall'eccezionale realismo dei personaggi (particolare non irrilevante che abbiano quasi tutti i capelli neri, ero stanco di colori assolutamente innaturali tipo rosa, verde, viola...). Questo aiuta molto a vedere la storia come qualcosa di verosimile, effetto non da poco in un cartone animato. Inoltre viene descritto il carattere dei vari personaggi tanto bene che alla fine sembra quasi di conoscerli per davvero, e durante la visione capita di tifare per il successo dell'uno o dell'altro (almeno a me è successo così...). Altro aspetto che mi ha colpito è il disegno, piuttosto semplice ma molto espressivo e anche i colori (anche se un po' tetri, soprattutto nelle stanze degli isolati cronici) aiutano a sentire la drammaticità delle varie situazioni. Delle musiche non mi sono quasi accorto e considero questa un cosa positiva, dato che secondo me significa che calzavano a pennello con l'atmosfera in cui venivano inserite. Ho trovato anche le sigle molto belle. Che dire ancora, non sono molto esperto di recensioni dato che questa è la prima che faccio, infatti ho forse tralasciato di riassumere la trama, ma spero di avervi in qualche modo invogliato a vedere questo anime, a mio giudizio assolutamente da non perdere.


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Robocop XIII

Episodi visti: 24/24 --- Voto 7
Eviterò di scrivere cose già ripetute all'esasperazione, sarò sintetico come un indumento di fibra acrilica.
Il protagonista è un hikkikomori, questo è lo scheletro dell’opera; l’anime procede con alti e bassi, lo fanno padrone brevi vicende tenute in piedi da un collante comune: l’isolamento e quello che ne consegue.
Finalmente un anime che parla di “deboli”, ma non finti deboli, come i classici protagonisti di shonen-manga un po’ sfigatelli che riescono però con l’impegno a realizzare il loro sogno.
Deboli nel senso letterale del termine, persone egoiste, spregevoli, ingenue, disturbate, profittatrici.
Questo non vuol dire che l’anime sia il pessimismo fatto animazione, vengono solo raccontati fatti, vicende, spesso anche con molta "leggerezza", tanto che uno pensa sempre che come un fuoco d’artificio l’opera continui linearmente per farci apprezzare protagonisti e vicende per poi concludersi in un fragoroso botto colmo di emozioni e colpi di scena.
No, l’anime comincia lineare, continua linearmente, si conclude linearmente; un anime leggero che si fa vedere.
E lo fa benissimo.

Un anime leggero, racconta la "realtà" senza troppi espedienti.
In parole povere, un ottimo anime.


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Aioria2

Episodi visti: 24/24 --- Voto 9
Benvenuti alla NHK nel suo genere è un esempio di perfezione semplice, immediato, che non ha bisogno di false situazioni per imporsi all'attenzione di tutti. Si limita semplicemente a rappresentare la realtà così com'è: banale e magnifica al tempo stesso.
Il giovane Sato vive isolato da quattro anni in un monolocale, è agorafobico, odia gli altri e se stesso e non ha alcuna aspettativa per il futuro. Rifiuta a tal punto il confronto con la realtà da attribuire la causa del suo isolamento ad una cospirazione di portata nazionale organizzata dalla più importante emittente televisiva giapponese: la NHK. La situazione si sblocca dopo un incontro fortuito con una ragazza, Misaki, che decide di aiutarlo, e con un vecchio compagno di scuola, Yamazaki, che lo coinvolge in un progetto particolare.
La trama che lentamente si sviluppa nei 24 episodi è in realtà un pretesto per raccontare la società giapponese nei suoi particolari, nelle sue dinamiche sociali e culturali, e nella vita quotidiana in questo nuovo, pazzo, millennio. Sato e i suoi compagni sono un mezzo, uno specchio che riflette frustrazioni e problemi dei giovani disillusi che trovano difficoltà a trovare spazio nel mondo. I giapponesi hanno ritrovato loro stessi in questa serie, per noi occidentali è un'occasione di avvicinamento e di scoperta di grandi valori e piccole nevrosi comuni a entrambe le culture.
I temi sono tantissimi, alcuni banali forse ma mai trattati con retorica o superficialità. Nessun personaggio è inutile o fine a se stesso, ognuno ha la sua storia da raccontare e colpisce come i protagonisti. La stessa società, che stando alla teoria di Sato è alla base della formazione degli Hikikomori, gli asociali, in fondo svolge proprio questo compito, anche se non coscientemente. Si parla di crisi economica, marketing truffaldino, etica del lavoro, giochi online, ma anche di solitudine, depressione, suicidio, voglia di riscatto.
La GONZO ha prodotto questo gioiello uscito nel 2006 e ancora inedito in Italia. Il disegno è in linea con la serie, niente di incredibile a vedersi ma assolutamente godibile. Le musiche invece hanno un ruolo di primo piano, soprattutto la opening Puzzle è davvero carina.


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Frenky

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
Prima di vedere questo anime non sapevo neanche chi o cosa fossero gli hikikomori o i NEET né come vivessero o venissero considerati dalla società; avevo una vaga idea di chi fossero gli otaku, ma anche su questo fronte NHK Ni Youkoso! mi ha davvero aperto un mondo.
E' il mondo dell'isolamento, della paura degli altri, del rifugio nella Rete, della volontà di autodistruzione, ma anche il mondo della speranza e dell'ironia, della straordinaria capacità di raccontare fenomeni terribilmente drammatici con leggerezza e simpatia, velate però da una leggera malinconia.
Welcome to the NHK è, in breve, uno dei migliori anime degli ultimi anni, se non forse il migliore.
Un anime che fa riflettere prima, dopo e durante la visione di ogni singolo episodio.
Da vedere.

Kenshin88

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Kenshin88

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
Grandioso, geniale, innovativo, intelligente, divertentissimo, Welcome to the N.H.K. racchiude in se tutte queste qualità.
Un'opera diversa, sofisticata e realizzata in maniera esemplare.
I temi che vengono trattati sono tutti delicati e ostili, difficilmente analizzabili in chiave ironica. Ebbene questa serie ha abbattuto questa grande difficoltà riuscendo in un impresa veramente molto ardua: far capire le difficoltà di un paese in crisi(difficoltà poi che potrebbero benissimo non limitarsi al solo Giappone) in maniera folle e allegra e assolutamente senza giudicare chi da questi problemi è afflitto.
Potrebbe sembrare che N.H.K sottovaluti queste tematiche tanto delicate, ma la realtà è ben diversa. N.H.K è lontana milioni di anni luce dal sottovalutare questi gravi disagi, bensì li analizza in maniera leggera in modo tale che il tutto possa essere metabolizzato dallo spettatore con maggiore facilità(con un poco di zucchero la pillola va giù!).
E questo a mio parere è fantastico perchè ci si trova a poter capire le difficoltà del mondo con una risata, proprio li dove normalmente non ci sarebbe nulla da ridere, senza retoriche fittizie e blandi moralismi da boys scouts.
Passando alla chiave realizzativa, l'anime è di livello altissimo.
Voto massimo per le musiche che ricordano molto quelle dei film inglesi e americani (a me la colonna sonora ha ricordato molto quella di About a boy).
La sceneggiatura e i dialoghi sono stupefacenti, ogni personaggio ha una proprio perchè approfondito, nulla è lasciato al caso come succede molto spesso negli anime.
L'animazione è particolare, a tratti molto sperimentale cosa che potrebbe far storcere il naso agli amanti dell'animazione tradizionale.
In conclusione un capolavoro e i capolavori non hanno bisogno di troppe parole, dire imperdibile risulta quasi riduttivo.
Voto 10 perchè non c'è di più.

Pov Jackoski

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Pov Jackoski

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
NHK è un'opera di primo livello, senza dubbio la migliore serie animata che abbia mai visto (lo metto tranquillamente davanti a Death Note, Ghost in the Shell Sac, Conan, Cowboy Bebop... per intenderci). Eccezionale nella sceneggiatura, nelle musiche, nel disegno, nel ritmo, nelle atmosfere, nella caratterizzazione dei personaggi. Alterna sapientemente il registro drammatico a quello comico senza mai forzare la mano, portando ogni volta lo spettatore ad emozionarsi in modo spontaneo. Lungi dall'essere di nicchia come si potrebbe supporre, le problematiche affrontate sono attualissime e coinvolgono qualsiasi ragazzo/a di oggi almeno in qualche aspetto, finendo per catturare lo spettatore grazie al realismo e alla franchezza con cui vengono trattate. Ognuno dei personaggi ha una biografia amaramente realistica nella quale è facile identificare se stessi o qualche persona che si conosce, e lo sviluppo degli eventi è altrettanto verosimile.

Il coinvolgimento è massimo, nessun episodio delude (sono anzi tutti memorabili a mio avviso, ricchi di tocchi di classe e di idee) e il desiderio di vedere l'episodio seguente ve lo farà durare pochissimo (si presta comunque bene a una seconda o terza visione, magari a qualche tempo di distanza).

Davvero, guardate questo anime.


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Aduskiev

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
Geniale. Davvero geniale. Di questo anime si può dire che mi è piaciuto tutto, praticamente non ci sono critiche apportabili da parte mia. Premessa: io non conosco per niente il mondo degli hikikomori giapponesi, quindi, se la storia non rispecchiasse la realtà di sicuro non sarei la persona adatta a farlo notare.
La trama ruota attorno a Sato Tatsuhiro, un hikikomori (un recluso volontario) che da 4 anni vive barricato nel suo monolocale. A smuovere la situazione ci penserà Nakahara Misaki, una giovane ragazza appena diciottenne che si è scelta una missione: salvarlo. Da questa premessa il mondo di Tatsuhiro si evolve, muta gradualmente e compaiono altri due personaggi che porteranno avanti la serie al suo fianco. Uno è Yamazaki Kaoru un otaku che vive vicino a Tastuhiro e che era stato suo kohai ai tempi delle superiori. L’altra è praticamente l’unica donna che abbia mai smosso i sentimenti di Tastuhiro nei suoi 22 anni di vita: Kashiwa Hitomi. È lei a indurre Tatsuhiro a crere che vi siano delle cospirazioni internazioni volte a danneggiare la sua felicità e che lui identificherà nella NHK (Nihon Hikikomori Kyokai). La psicologia dei personaggi è snocciolata in modo talmente accurato da risultare di un realismo davvero eccellente. Il dramma che il protagonista vive è tangibile, in una società competitiva come quella nipponica un isolato senza lavoro ne scopo nella vita è considerato da tutti un rifiuto sociale ed è questo lo stato d’animo che pervade la mente di Tastuhiro sin dal primo episodio. Al contrario di quanto uno si aspetti però gli autori non delineano gli altri personaggi come allegri e spensierati. La vita, fuori dal contesto delle superiori (a cui Tastuhiro ripenserà spesso), ai margini di quello che è il confine tra l’essere bambini e l’essere adulti, è davvero dura. Corsi di laurea inconcludenti, lavori umilianti e soprattutto, fregature dietro ogni angolo. Questo è il Giappone che Tatsuhiko Takimoto descrive nel suo romanzo e che viene ripreso nell’anime. Un paese che conta ben 2 milioni di hikikomori, di emarginati senza scopo nella vita, reclusi nei loro appartamenti che tremano di paura al solo pensiero di uscire. Il messaggio che Takimoto offre su questa situazione è piuttosto shockante : “Gli hikikomori esistono perché c’è chi li mantiene”. E nel dire ciò dipinge genitori e parenti apprensivi che per l’amore dei loro figli pagano affitti e bollette, senza chiedersi cosa questi combinino effettivamente nella grane città. Direi che la situazione non è molto diversa dal panorama italiano. Certo in Italia i reclusi sono pochi ma i mantenuti negli “studi” restano comunque parecchi e, ne sono convinto, anche all’estero questo è l’andazzo. Geniale la soluzione che Takimoto propone tra le righe a questo problema. La capirete di certo guardando la serie, e mi ha spinto a riflettere parecchio. Insomma, un anime di sicuro spessore, che spinge con la sua drammaticità (a volte palese a volte velata) a riflettere su quella che è l’umana condizione e sul fatto che sia davvero difficile per un’adolescente vincere la paura di diventare a tutti gli effetti adulto e responsabile senza che questi venga spronato nel modo migliore. Una paura che, come ho già detto, non è solo giapponese. I disegni di Yoshitoshi Abe sono belli. I personaggi appaiono spesso con connotati leggermente deformi ma questo credo sia parte integrante della sceneggiatura: tanto più la realtà viene distorta dai protagonisti tanto più questi vengono disegnati deformati. Gli sfondi e i paesaggi sono curatissimi. La luce, che gioca un ruolo fondamentale soprattutto nell’appartamento di Tatsuhiro, è dosata in modo sapiente.
Geniale la colonna sonora e la scelta delle musiche. Spesso infatti vengono proposte canzoni dai testi che sottolineano lo stato d’animo di Tastuhiro. Davvero una trovata intelligente.
Quindi, come ho già detto in incipit, di questo anime mi è piaciuto praticamente tutto. Un prodotto che va visto, a tutti i costi, che spinge a riflessioni importanti, soprattutto quelle persone che si trovano proprio in quella fascia d’età tra i 20 e i 25 anni e che stanno lavorando sodo per lavarsi via le ultime piume dell’infanzia ed essere considerati adulti a tutti gli effetti. Dieci, lode e bacio accademico.


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ostyle

Episodi visti: 24/24 --- Voto 9
E' una serie molto bella, riesce davvero a essere un anime-guida per chi si chiude in se stesso e non riesce a vivere nel mondo; la psicologia è di quella più incisiva che ci spinge ad amare la vita e a provare la più totale disarmonia con i pensieri di Sato e ad odiarlo per la sua mancanza di amore: se ci fate caso lui non riesce mai a esprimere sentimenti positivi con dei gesti semplici come degli abbracci per esempio...
Disegni semplici ma belli da vedere, trama azzeccatissima: da guardare assolutamente!


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Yabuki

Episodi visti: 24/24 --- Voto 8
Tatsuhiro Satō è un giovane che da quattro anni vive praticamente recluso nel suo piccolo appartamento di Tokyo e incarna perfettamente lo stereotipo dell'hikikomori giapponese: si mantiene a malapena con i soldi che gli inviano i genitori e ha interrotto qualsiasi legame con il mondo esterno. Un giorno mentre è occupato a non fare nulla nel suo appartamento bussa alla porta un'anziana accompagnata da una giovane ragazza. Questa successivamente si mette in contatto con Satō affermando di conoscere il modo per curarlo dalla sua malattia. Misaki, questo il suo nome, gli porge quindi un contratto e lo invita a seguire alcune lezioni private che terrà per lui la sera, al parco.

Sebbene il giovane inizialmente provi diffidenza e tenti in tutti i modi di cancellare l'offerta dalla sua mente, alla fine accetta e ogni sera si reca al parco vicino per ascoltare le lezioni della ragazza. Misaki appare timida e introversa almeno quanto Satō, ma si rifiuta di fornire al ragazzo informazioni su di sé, soprattutto perché si interessi tanto a lui e come fa a conoscere tutti i particolari della sua vita. I giorni si susseguono e Satō sembra effettivamente sollevarsi dalla sua condizione di hikikomori, almeno finché vecchie conoscenze dal passato non tornano a farsi vive scaricando i loro problemi sul ragazzo e mettendolo nuovamente con le spalle al muro.

Ben disegnato e colorato, racconta ironicamente la condizione degli Hikikomori giapponesi senza cadere nel demenziale o nello scialbo. La prima parte (fino alla 14 circa) si mantiene su un ottimo livello, ben dosando humour e momenti più seri. Nella seconda parte si perde un po' il filo della storia iniziale e ne comincia un'altra, dove si scoprono i segreti dei personaggi principali. Da lì in poi perde quel fascino iniziale e diventa quasi un anime come un altro, sempre però mantenendo quell'accezione e quel confine tra i due stili narrativi (comico e drammatico) il più sottile possibile. Il finale da un lato è ottimo solo a metà, perché sebbene Sato e Misaki abbiano una buona conclusione, la storia di Yamazaki poteva essere meglio sviluppata e non relegata allo sfondo.

Qdoot

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Qdoot

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
Un anime scanzonato, per raccontare un tema cupissimo, quello degli hikikomori e del disagio giovanile, più in generale. La storia ruota intorno ai legami tra il protagonista, Sato, un hikikomori, e ai legami che stabilisce con gli altri due personaggi fondamentali della vicenda, Misaki e Yamazaki. Il tutto è realizzato alla perfezione: momenti di sana follia e risate, si alternano (in maniera equilibrata), a tratti di disperazione e sofferenza psicologica dei personaggi, che apparentemente paiono normali, ma, che in realtà, nascondono gravi problematiche. Da vedere assolutamente, saprà rapirvi.

pta

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pta

Episodi visti: 24/24 --- Voto 9
Non mi dilungo con le recensioni visto che in molti hanno riassunto efficacemente la trama, quindi passo direttamente al commento.
Un anime molto, ma molto carino che rimarrà sicuramente tra i miei preferiti. Tecnicamente bello, animazione e disegni curati e OST eccellenti (Degna di nota 'Youkuso! Hitori Bocchi', veramente una bella schitarrata malinconica).
Molto profondo, si circonda di quell'analisi introspettiva-psicologica dei personaggi che è poi la caratteristica di molti anime del genere, con la differenza che 'Welcome to NHK' è un ottimo lavoro. Lo consiglio a tutti, a me è piaciuto molto :]

A quando il doppiaggio e la pubblicazione dei romanzi qui in Italia? I'm a dreamer, plrin :P


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Furtive Tears

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
Il protagonista, Sato Thatsuhiro è un hikikomori da due anni, cioè una persona che vive in isolamento cronico e non riesce ad uscire di casa, se non per stretta necessità. Vive a Tokyo, dove si è trasferito per l'Università, ma dopo averla abbandonata si è rinchiuso in isolamento totale. Vive in un monolocale grazie ad i soldi inviati dalla sua famiglia e si ciba principalmente di cibi in scatola.
Nel più completo abbandono si è auto convinto di essere vittima di una cospirazione della NHK (Nihon Hikikomori Kyoukai": società giapponese per l'isolamento cronico!). Preda di strampalati pensieri e visioni di mobili ed elettrodomestici animati si ritrova ormai a vivere una vita senza obbiettivi.
La storia inizia quando una giovane ragazza, che accompagna una donna più anziana, bussa alla sua porta distribuendo un giornale per aiutare gli hikikomori ad uscire dall'isolamento. Qualche giorno dopo la ragazza, di nome Misaki, si farà nuovamente viva con Sato e gli proporrà un contratto che prevede una serie di sedute per uscire dalla propria condizione.
Il protagonista pur negando in tutti i modi i propri problemi alla ragazza finisce per partecipare alla prima seduta, che si tiene nel parco lì vicino di sera. La ragazza sembra sapere molte cose di lui, ma Sato cerca in ogni modo di sembrare una persona normale. Il morale del protagonista è preda di sbalzi e frequenta solo saltuariamente gli incontri.
A vivacizzare ancora di più la sua vita entra in gioco il suo vicino di appartamento, un ragazzo più piccolo di cui era sempai ai tempi del liceo. Yamazaki, è un otaku (in breve sono patiti di anime, manga e collezionisti di modellini del genere) che ha tra le sue passioni i Gal-Games (giochi erotici, ecchi per lo più con bellissime ragazze).
I due decidono di porre fine alla loro condizione e di mettersi in proprio, creando un gal game destinato ad avere successo. La vita di Sato scorre fra nuove prospettive e le lezioni di Misaki, ragazza a cui si lega sempre di più. Con il tempo comincerà ad uscire e incontrare personaggi che lo porteranno a vivere situazioni al limite, tra giochi di ruolo online, suicidi collettivi, truffe economiche, un vecchio amore che sembra tornare.
Riuscirà alla fine Sato a riscattarsi e uscire dal suo isolamento cronico grazie a Misaki?
In un alternarsi di crisi depressive e di momenti di euforia pura ci viene raccontato quello che è realmente uno dei problemi più gravi in Giappone.
Proprio per questo osservato ad un primo livello si potrebbe parlare di un anime divertente e a tratti demenziale, ma in parecchi momenti si verrà colpiti da un senso di tristezza e pietà per quello che è il protagonista. Si tratta fondamentalmente di un anime psicologico in cui i pensieri di Sato sono molto spesso rappresentati da visioni e dove quasi tutti i personaggi risultano poi essere in qualche modo terribilmente depressi. I temi forti di fondo ci vengono narrati con simpaticissime gag e il ritmo è sempre abbastanza veloce.
I personaggi principali sono pochissimi e tutti quanti sono perfettamente caratterizzati anche se non da subito. La ricerca ossessiva di mostrare agli altri solamente un aspetto di se è uno dei temi fondamentali ed è anche quello che caratterizza tutti i personaggi. Mentre Sato ci viene presentato subito nella sua totalità, tutti gli altri hanno qualcosa da nascondere che verrà svelato pian piano.
Assolutamente consigliato a coloro che apprezzano gli anime maturi, gli anime che fanno riflettere ma assolutamente non noiosi e agli appassionati del Giappone in generale.


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HaL9000

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
E' un anime veramente molto bello. Le tematiche affrontate sono tutt'altro che banali, e non sono certo facili da trasporre in un cartone animato; occorre molta delicatezza nel trattare situazioni e stati d'animo da cui scaturisce così tanta sofferenza. Perché alla fine di questo tratta la serie: di sofferenza; non si tratta di personaggi strambi od eccentrici che decidono liberamente di vivere la loro vita in un certo modo, che può apparire assurdo od incomprensibile, ma di persone che, per vari motivi, hanno enormi difficoltà ad affrontare la vita e la quotidianità. Ogni personaggio di questa opera reagisce come può (si badi bene, non come vuole) ad una situazione di grande disagio e di solitudine. E così Saito si isola dal mondo, ma anche Yamazaki, a modo suo, lo fa (è un otaku, nel senso più estremo del termine) ed anche Misaki si comporta in un certo modo con Saito, non per altruismo, ma per "egoismo", ovvero nella speranza di superare i propri traumi e problemi.
Alla fine, la situazione per i due protagonisti più importanti (Saito e Misaki) non va incontro ad una svolta radicale, ma ad una sorta di nuovo equilibrio. Sono entrambi consapevoli che ci sarà ancora tanto da lavorare su se stessi.

deathspongenot

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deathspongenot

Episodi visti: 24/24 --- Voto 7
Welcome to NHK è un'opera coraggiosa. Non certo la prima opera del genere: già altri manga e anime hanno affrontato il tema degli otaku e dei loro disagi nei confronti della società, spesso riportandoli in chiave ironica, ma sempre con un inquietante fondo di verità.
NHK tuttavia porta agli estremi la visione di questo modo di vivere e delle sue conseguenze, e sebbene le disavventure dei vari protagonisti portano senza dubbio a diverse situazioni ilari, l’attenzione di fondo ai problemi di questo tipo di persone e la preoccupazione stessa dell’autore nei loro confronti è palese.
Il protagoniste della storia è Tatsuhiro Sato, di ventidue anni.
Abbandonata l’università dopo appena il primo anno, si è ritrovato presto nella condizione dell’Hikikomori, ovvero del giovane disadattato sociale che passa la stragrande maggioranza del proprio tempo in casa, senza studiare o lavorare e senza avere pressoché alcun contatto col mondo esterno.
Stimolato dalla misteriosa Misaki - che lo prende come soggetto di studio - a reagire, Tatsuhiro reincontra due vecchi compagni del liceo, Kaoru Yamazaki (un lolitomane all’ultimo stadio fissato coi bishojo game), e Hitomi Kashiwa, una maniaca depressiva fanatica delle teorie del complotto (una di queste, assolutamente maniacale, dà infatti il titolo al manga).

Nighthawk

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Nighthawk

Episodi visti: 24/24 --- Voto 8
All'inizio ero un po' titubante, sembrava abbastanza statico e la situazione non cambiava molto, ma dopo, con l'introduzione di personaggi (vecchie conoscenze del protagonista) e di qualche improbabile situazione, la storia diventa molto bella e interessante. Inoltre analizza molti aspetti sociali importanti (il tema principale è quello degli hikikomori, gli isolati cronici), che vengono presentati per come sono e non trattati con distacco o pregiudizio. Osando un po', si potrebbe che è un anime istruttivo.
Last but not least, il sonoro è stupendo! Le musiche (comprese opening e ending - "Odoru Akachan Ningen" è fenomenale) sono una delle cose che ho apprezzato di più in questo lavoro: veramente una OST pienamente in sintonia con l'anime.

Melany

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Melany

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
Serie molto particolare soprattutto dal punto di vista della trama. La storia è molto originale perché tratta argomenti attuali della società giapponese quali: l'isolamento cronico, truffe, giovani otaku e tentati suicidi di massa. Anche i protagonisti sono caratterizzati in modi differenti; in questo caso abbiamo un hikikomori che passa il tempo chiuso in casa, un otaku appassionato con i gal game, la senpai debole che non riesce a vivere, la ragazza ingannata e piena di debiti e infine Misaki che nasconde un tragico passato.
Nonostante siano tematiche difficili da affrontare, tutto è narrato in modo leggero e ironico al punto giusto senza cadere troppo sul lato drammatico della vicenda.
I disegni sono realizzati molto bene e le musiche anche (adoro la sigla finale!).
Insomma è una serie che merita di essere vista, inoltre ci sono molti riferimenti alla cultura e agli usi del Giappone di oggi.

Berserko

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Berserko

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
Beh, che dire? Questa è un'opera d'arte, per cui si possono spendere solo belle parole! Ha tutti i requisiti che deve contenere un capolavoro, e poi, nonostante tratti un tema molto serio e triste, non mancano i momenti da spaccarsi dalle risate. Guardandolo, mi sono appassionato ogni puntata sempre di più, e finito me lo sarei rivisto subito molto volentieri. Il tema trattato è molto delicato, ma secondo me molto ben affrontato e rappresentato. I personaggi sono favolosi e ben caratterizzati, e Sato (il protagonista) con la sua storia mi ha veramente colpito troppo e fatto anche parecchio pensare, perché quello che viene raccontato ormai rappresenta la realtà. Infine, c'è da dire che soprattutto la prima decina di puntate sono veramente fantastiche, ma anche il finale vale. Quindi lo consiglio vivamente a tutti, anzi, dovete assolutamente guardarlo!

conteabba

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conteabba

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
Disegni semplicissimi sono lo sfondo per personaggi dalla psicologia complicata. I loro (ed i nostri vizi) vengono messi in tavola con crudezza e sarcasmo, pur mantenedo un innocenza di fondo che porta ad empatizzare con ciascuno di loro. Dietro ciascuna delle contorte elucubrazioni mentali del protagonista, dalle premesse folli, è sempre presente un filo logico che rende i suoi pensieri indiscutibilmente "umani". Nell'assurdo dipanarsi di eventi e situazioni si cela una perfetta traduzione della realtà vista attraverso un gioco di specchi deformanti .
La serietà dei temi trattati contrasta con la resa grafica giocosa e deformata.
La colonna sonora è adir poco azzeccatissima, delicata mai invasiva con temi che nel progredire della storia diventano veri e propri tormentoni.
Un anime poliedrico, impossibile da definire con poche parole, godibile ad una prima "leggera" visione, sconvolgente ad una seconda.

Nikessj3

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Nikessj3

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
Questo è sicuramente uno degli anime più belli che ho visto negli ultimi tempi. Riesce a risvegliare diverse emozioni, si può ridere e si può piangere e ci si affeziona molto ai personaggi, personalmente a Misaki.
La storia tratta di un problema abbastanza serio della società giapponese: quello degli hikikomori, persone che non riescono a vivere se non chiusi in casa lontano dalla società (e altri come i suicidi collettivi). Sato è uno di questi, e per tutta la serie vive i disagi della sua condizione, ma tenta più o meno di uscirne grazie ad un vecchio amico vicino di casa e otaku, Yamazaki, e soprattutto alla dolce Misaki. Durante la serie vi sono molti momenti tristi e di riflessione ma non mancano anche alcuni episodi divertenti che strappano facilmente una risata, anche se dovuti alla sfortuna o alla incapacità di Sato.
Col tempo si scoprirà sempre di più sui personaggi e ce ne si affezionerà soprattutto per le loro debolezze.
Riuscirà Sato a uscire dalla sua condizione? O è tutta una "cospirazione"?
Guardatelo perché ne vale veramente la pena... sperando che presto arrivi in Italia.

fabriziobadux

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fabriziobadux

Episodi visti: 24/24 --- Voto 9
Trama molto originale. Non si tratta del solito anime. NHK è un'analisi di un problema abbastanza diffuso in Giappone, l'agorafobia, portata avanti con comicità e allo stesso tempo drammaticità. Non sono pochi i momenti in cui non si sa se ridere o piangere. I disegni sono semplici, alle volte deformati, mentre la colonna sonora non è male. Il protagonista, Sato, è un hikikomori chiuso in casa da mesi, che viene aiutato da una ragazza e da un vecchio amico delle superiori. La comicità sta tutta nelle paranoie dei personaggi e nella particolarità di ognuno di essi. Il 9 è meritato.

kuroikenshi

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kuroikenshi

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
Anime veramente stupendo, tratta dei temi delicati con ironia e apparente leggerezza, ma è molto di più di una commedia divertente; riesce a cogliere con sorprendente efficacia l'essenza del disagio e della sofferenza umana. Si prova, assieme a Tastuhiro, un ventaglio di emozioni profonde che portano sull'orlo della disperazione ed alla rassegnazione, la voglia di farla finita, ma poi la speranza si riaccende.
Un'opera pregna di un'intensissima umanità.
10, se si potesse anche 100.

Papillon

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Papillon

Episodi visti: 24/24 --- Voto 9
Gli anime con questo tipo di animazioni non li ho mai apprezzati molto e, anche con questo ritmo lento (rammentando l'esperienza con un anime visto non molto tempo fa), mi faceva sperare ben poco sulla sua bellezza. In più anime senza azione non sono mai riusciti a coinvolgermi più di tanto e spesso ne interrompevo la visione dopo pochi episodi.
L'unica cosa che un po' mi intrigava era la trama probabilmente unica nel suo genere; così un giorno di pura noia ho deciso di iniziare a seguire questa serie speranzoso (grazie soprattutto alle recensioni positive) e imprevedibilmente mi sono appassionato fin da subito alla storia dei protagonisti con i loro problemi a volte tragi-comici e i loro rapporti con gli altri.
Un anime che seppur non sfocia nella vera drammaticità racconta vicende realistiche che ti fanno anche riflettere sulla società di oggi soprattutto (e ovviamente) su quella nipponica.
Volevo dargli un 10 ma sul finale ho cambiato idea scendendo sul 9-9.5 perché mi aspettavo qualcosa di più, non mi ha soddisfatto completamente; speravo forse che il rapporto tra i due alla fine avesse uno sviluppo maggiore. Chissà magari così è più vicino alla realtà ma io avrei preferito un finale un po' diverso anche se sarebbe divenuto simile a quello già visto in molti altri anime.

Onda

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Onda

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10

Volete un Anime che vi coinvolga dolcemente facendovi ridere, sorridere con tristezza e scorrere qualche lacrima? Welcome to the NHk è tutto questo e magari anche qualcosa in più, come in ogni opera di ottimo livello ciascuno può trovarvi cose particolari per sè stesso, tante sono le sfaccettature che copre.
Il tema affrontato è impegnativo, ma la sceneggiatura mai banale lo gestisce alla perfezione incentrandosi sui lati oscuri e sulle capacità di rinnovamento della vita.
I protagonisti sono tratteggiati ottimamente, colpisce in particolare la dolcezza con cui sono affrontate le loro sofferenze, debolezze e speranze e allo stesso tempo la forza delle emozioni trasmesse; menzione speciale per come sono rese, nelle vicende di Sato e Misaki, grazie a colori, musiche e testi, le richieste di aiuto mai dette, le grida interiori di dolore che poi solo alcuni riescono a sentire.
Un pezzetto di un vivido e delicato color pastello nel puzzle della vita ;)

Raharu

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Raharu

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
La serie è quanto di meglio ci si possa aspettare. Una storia avvincente, spettacolare, resa in pieno stile Gonzo. Come tutte le opere di questa ottima casa d'animazione nipponica, la serie raggiunge il culmine e diventa trascinante allo scoccare del quindicesimo - sedicesimo episodio, in concomitanza con una gestione di supspence/emozioni/situazioni a dir poco stupefacente.
I disegni sono a mio avviso veramente di alta qualità, limati, dai colori brillanti, con uno stile che aborrisce le sfumature in favore delle tinte unite, che personalmente adoro (vedasi PlanetES, The Girl who Leapt through Time, The Cat Returns etc.), in cui è il contrasto puro dei colori a creare le ombre, o altrimenti dei sapienti tratti di nero.
La storia si concentra su una fantomatica cospirazione mondiale ordita dalla NHK (guarda caso acronimo della stessa rete televisiva esistente che la trasmette), tesa a infondere pessimismo, sofferenza, a trasformare e mantenere persone in hikikomori a vita (studenti falliti, isolatisi volontariamente dal mondo nel guscio dei loro complessi e fobie, ormai sociopatici), e sulle vite di due protagonisti, più alcune figure di contorno sapientemente sviluppate.

Satou-kun è il tipico hikikomori, ormai ritiratosi nella propria casa da 3 anni, senza speranza di salvezza.
Misaki-chan è invece una ragazza a dir poco misteriosa, che fulmineamente inchioda Satou, e lo inquadra in un progetto di recupero per hikikomori, teso a stimolare Satou a dimostrarle come lui sia perfettamente normale (che andrà quindi a fare ciò che rende effettivamente normali le persone, per puro spirito di ripicca).
Le situazioni di lui e lei (ok, dovevo dirla, e allora?) sono sempre accattivanti, interessanti, coinvolgenti. Oltretutto, per fortuna la serie vanta molti episodi "lunghi", a cavallo fra più puntate, che annientano la monotonia che spesso insorge negli anime eternamente autoconclusivi. La sensazione "devo vedere la prossima puntata, devo vedere..., devo...," non sarà mai estranea, anzi, andando avanti sarà sempre più pressante.
Questo anime vanta situazioni di tensione a momenti ironico/comici (aspettate di vedere CHE cosa si mette in testa di preparare Satou), che tuttavia non ledono il corso della trama, ma anzi si integrano e la rendono più scorrevole, mimando l'alternarsi quotidiano di momenti gioiosi o meno.

Da scaricatore inveterato, questa è una delle pochissime serie che comprerei in italiano su DVD, come fu per Last exile e Cowboy Bebop. (avrei preso anche Evangelion e Kare Kano, ma un cofanetto che dopo 5 anni resta fisso a 50 euro, si merita la polvere e gli scaffali).
Consiglio VIVAMENTE la visione di questo anime: fidatevi, riservatevi un po' di ore e gustatevelo fino in fondo.

DarkPunk

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DarkPunk

Episodi visti: 24/24 --- Voto 8
Anime decisamente originale, sia nella realizzazione tecnica che nella storia da esso narrata.
Vengono esplorate molte delle deviazioni e degli eccessi dell'odierna società giapponese, come il fenomeno degli otaku, l'assuefazione in cui cadono molti appassionati di giochi di ruolo on-line piuttosto che di giochi erotici, i siti internet per aspiranti suicidi, e molto altro. Il tutto attraverso il lento processo di crescita interiore di un hikikomori, un ragazzo che vive in isolamento cronico da molto tempo.
Solitudine, suicidio, perversioni, incomunicabilità, paranoia, complessi di persecuzione...
Quest'anime è una feroce critica sociale, in grado di coinvolgere e appassionare lo spettatore con un mix riuscito di momenti comici e momenti altamente drammatici. E potrebbe aiutare più di una persona a tentare di fuggire da una delle tante trappole in cui a volte nella vita si rischia di cadere. Anime importante, utile, intelligente. E perché no, coraggioso.
Infine, una dolce storia d'amore.
Do "solo" otto (che comunque è un'ottima valutazione), per via dei disegni e delle animazioni. Con anime come Last Exile lo studio Gonzo ci aveva abituati a ben altri standard qualitativi. Tuttavia in questo Welcome to the NHK è la sceneggiatura, la storia, la parte assolutamente più importante.

sato

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sato

Episodi visti: 24/24 --- Voto 9
Veramente bello quest'anime! Fa riflettere molto su alcuni dilemmi della società in cui viviamo, su quanto puo essere amara la vita, o sul valore che ognuno gli puo' attribuire, ecc... Per il resto è tutto ottimo. L'anime sopprattuto all' inizio è per molti versi divertente (o almeno a me alcune scene hanno fattot molto ridere), ma piu avanti diventa un po piu' serio. Divertente, commovente, ben realizzato, riflessivo... insomma è da guardare, sconsigliato pero' a chi cerca solo anime del tipo dragonball ecc... NHK e tutta un'altra pasta. Comunque per me rimane un capolavoro, credo che quest'anime deluda difficilmente.

Spaikerio

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Spaikerio

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
Chi riuscirebbe mai a trascinare via Sato, un giovane di appena 23-4 anni, dal suo stato di hikikomori se non una ragazza Misaki, di bellezza acqua e sapone, che appare tanto misteriosa quasi a non voler rivelare nulla riguardo la propria vita privata. Appare fragile e sola quanto il protagonista, sembra a tratti infatti di guardare la sua di storia. Col tempo il rapporto tra i due poteva mai non sfociare in qualcosa di simile all'amore. Misaki entra nel cuore delle persone in punta di piedi, ma è come se urlasse dal di dentro nel disperato tentativo di trovare se stessa. Lo consiglio a tutti, buona visione!!!

Siddharta

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Siddharta

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
Un interessante e divertente lente d'ingrandimento su Sato, uno dei tanti giapponesi (1.2milione nel 2005) rinchiusi in camera da se' stessi, gli "hikikomori". Nonostante la sagace comicità (qua a volte si ride davvero), NhK non si riserva dal mostrare il disagio (e la sfiga?) di un giovane hikky, che in un turbine di eventi tipici del romanzo di formazione, riuscerà a ritrovare la forza in stesso (poca eh). Imperdibile.

buakaw

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buakaw

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
E' un bellissimo anime che lascia il segno, consiglio la visione a tutti, è un capolavoro, impegnato sotto ogni punto di vista trama originale e mai scontata, vengono toccati degli argomenti tristi come l'isolamento cronico dalla società sffeontandone le problematiche derivanti da ciò sotto tutti gli aspetti. I personaggi sono caratterizzati divinamente, oltre ad essere un anime intelligente per gli argomenti e per il modo in cui vengono trattati, è anche molto divertente e godibile.
Insomma è un vero capolavoro.

Zart

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Zart

Episodi visti: 23/24 --- Voto 9
Ottimo titolo della casa d'animazione GONZO. Il ritmo è incalzante, analizza vari comportamenti più o meno coerenti per affrontare la vita (sofferenze?) di tutti i giorni. (chi si rifiguia nella propria casa, chi nei videogiochi/anime/manga, chi cerca una via di elusione nel suicido ecc.) Particolarità della serie è quella di poter sembrare, ad occhio inesperto, una piacevole commedia giapponese, quando invece una più profonda lettura dell'opera dà spazio a numerosi momenti di riflessione e ad un clima malinconico. Bello, realizzato in modo altalenante (alcune animazioni non si possono proprio vedere) per quanto riguarda un paio di puntate, si mantiente comunque su un livello più che discreto. Splendide le sigle di apertura e chiusura, occhio ai testi di entrambe: NON FATEVI INGANNARE DALL'APPARENTE SEMPLICITA' e LEGGEREZZA! Questo anime è una critica intelligente e ben realizzata ad una società, quella giapponese, (e perchè no? Anche quella di noi occidentali..) fondata sulle apparenze, l'immagine e il desiderio personale di autorealizzazione. (vogliamo parlare dei numerosi suicidi da parte di studenti giapponese?)
UNA PERLA!
Attenzione: Tratto da una serie manga, il finale della versione animata è stato SCRITTO appositamente per essa, se siete fan di Sato e co. procuratevi il fumetto! :D

mast

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mast

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
Ottimo lavoro antoropologico che mostra una delle tante inconguruenze della società giapponese. Ma il punto secondo me non stà tanto nel dimstrare come l'isolamento di Sato si in un certo senso spontaneo,ma più che altro siano le persone, anche le quelle che lo vogliono aiutare vedi yamazaki, ma anche la stessa mizuki, che di continuo gli ripetono di essere un hikkimori una persona diversa da qulle "normali" che poi come si vede chiaramente non lo sono affatto. Voglio anche aggiungere che NHK non mi è sembrato per niente una commedia anzi le parti, per così dire, da ridrere sono molto amare e tristi. Come stile quest'anime si avvicina molto a quello di Paranoia Agent ed infatti vi sono elementii come le allucinazioni di Sato e le piccole o grandi ossessioni dei protagonisti che si riscontaro anche nel capolavoro di Kon... anzi sarei stato veramente curioso se l'avesse diretto Kon in persona. Le musiche sono strepitose soprattuto i pezzi accustici, capaci di sintonizzarsi perfettamente con i sintimenti di Sato. Spero vivamente un arrivo prossimo in Italia lo merita veramente e poi il finale e coerente e ralistico come tutta la serie altro che solito finale gonzesco.

Arcady80

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Arcady80

Episodi visti: 24/24 --- Voto 9
Decisamente bello. Affronta una delle realtà più tristi della società Giapponese e molte volte accennata (vedi anche Rozen Maiden): gli Hikikomori. L'isolamento cronico dalla società. Un fenomeno che nella serie viene descritto e scomposto in tutte le sue problematiche. Quello che più mi ha colpito in questo anime è l'assoluta armonia del dramma e della comicità con il quale viene fatto crescere il nostro protagonista e poi la figura di Misaki... misteriosa fino all'ultimo per poi svelarsi in una STUPENDA CONCLUSIONE!

?!?

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?!?

Episodi visti: 4/24 --- Voto 7
Un tratto dei disegni e una caratterizzazione dei personaggi diversi dalla norma, questa e' la prima cosa che mi ha attratto. Lo stesso anime nel suo complesso e' diverso dal solito. Ma attenzione, il fatto di mettere al centro della storia un hikkimori e' anche una scusa per mostrare tutte le piccole e grandi perversioni, debolezze che caratterizzano la societa' moderna (in particolare quella giapponese) e che in fondo almeno una volta nella vita ognuno di noi ha avuto, magari senza rendersene conto, come capita al protagonista.

Mumba

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Mumba

Episodi visti: 24/24 --- Voto 10
Davvero un'ottima serie. L'ho seguita tutta subbata in inglese, ho riso pianto e riflettuto parecchio. Gli ultimi episodi completano ed anzi umanizzano (nella loro forza e nelle loro debolezze) tutti i personaggi, non solo il protagonista. E' uno sfogo contro il dolore intimo dell'essere umano abbandonato a sè stesso, un chiedersi il perchè della sofferenza che forse non ha risposta o forse ne ha più d'una.
Insomma, consigliatissimo. 10 e lode.

Kami

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Kami

Episodi visti: 2/24 --- Voto 8
Il protagonista della serie è un hikikomori: un giovane che vive rintanato in casa ed esce di rado. Nella sua vita fa poi la comparsa una misteriosa ragazza che asserisce di volerlo salvare, invitandolo a firmare un contratto con lei per tentare di vincere il suo isolamento. Nonostante l'argomento non sia dei più allegri (gli hikikomori sono in continua crescita in giappone), l'anime è molto ben riuscito -produzione GONZO- è divertente e rappresenta bene l'alienazione che caratterizza le persone che finiscono con l'isolarsi dalla società per un motivo o per l'altro. Naturalmente è sempre rischioso dare un voto ad una serie di cui si sono visionati solo i primi episodi, diciamo che la partenza promette molto bene,speriamo si mantenga all'altezza delle aspettative.
Jaa ne :)