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Focasaggia

Episodi visti: 13/13 --- Voto 8
«Yami Shibai 3» è la terza parte dei racconti brevi, inquietanti e autoconclusivi a cura dello studio di animazione Ilca, che ha curato anche le serie precedenti.

Adattando in chiave moderna e originale uno stile di narrazione diffuso nel Giappone nella prima metà del XX secolo, riesce, considerando la brevità di esecuzione (ogni episodio dura meno di quattro minuti, volendo escludere la sigla finale), a incutere inquietudine, e paura a tratti, allo spettatore.

Si differenzia molto dalle serie precedenti, già dall'inizio si noteranno evidenti differenze: non compare più come nelle precedenti il narratore che ci introduceva nella storia di turno con una minima descrizione, ma vedremo un bambino intento a disegnare, mentre si sente in sottofondo una specie di filastrocca, identica ad ogni episodio. Poi subito parte la storia: nessun narratore, nessuna intromissione esterna, solo la storia, almeno apparentemente. Al termine si vedrà cosa stesse dipingendo il bambino all'inizio. Ogni episodio si conclude senza mai continuare il precedente, senza mai essere ripreso, gli unici elementi in comune saranno la presenza del bambino e dei suoi disegni.

Mostri ovunque, a differenza delle serie precedenti dove quasi sempre era la situazione che si viveva ad essere disturbante, soffocante sino alla follia: qui ciò che spaventa sarà sempre ben definito, tangibile. Da segnalare l'undicesimo episodio, il più inquietante nella narrazione; in generale non si riscontrano episodi deboli per idee e intenzioni, che siano episodi riusciti o meno dipende dal gusto personale. Buono il finale che fornisce, per la prima volta, alcune spiegazioni sull'intera serie.

La particolare grafica potrebbe infastidire, ma con la visione di più episodi ci si abitua velocemente alla visione. Si è voluto aggiungere rispetto alle serie precedenti un particolare effetto visivo che ricrea i disturbi tipici che si vedevano nelle vecchie VHS. L'ending, molto ritmata e inquietante, si intitola "Nā? Nā? Nā?", ed è cantata dal gruppo The Mirraz.

Consigliato a chi ama le storie horror e a coloro a cui non dispiace la particolare grafica utilizzata.