Gundam: Thunderbolt
Delle sei serie di "Gundam" che ad oggi ho visto questa è quella che ho preferito, la qualità dei disegni e dell'animazione è altissima ed elegante, tanto che basterebbe questo.
Ma è ottima anche la trama, breve e incisiva, ho apprezzato il modo più adulto con cui viene rappresentata la guerra, senza essere didascalici nei dialoghi, che anzi sono asciutti e funzionali, o indugiando sui pianti per i morti, ma al contrario lavorando per immagini con le varie situazioni, amputazioni, morte, ferimenti, tradimenti, ipocrisie, senza però incedere eccessivamente in nessuno di questi aspetti.
La narrazione è incalzante e cruda, si muore facilmente e alla svelta.
Avere due protagonisti su due fazioni opposte costringe lo spettatore ad essere emotivamente distaccato, evidenziando ancor più l'assurdità del conflitto.
I personaggi tra l'altro sono caratterizzati molto bene, Fleming fa pensare al classico pilota di caccia alla "Top Gun", giovane, esaltato, che vive al massimo anche perché rischia di campare poco.
Ma è ottima anche la trama, breve e incisiva, ho apprezzato il modo più adulto con cui viene rappresentata la guerra, senza essere didascalici nei dialoghi, che anzi sono asciutti e funzionali, o indugiando sui pianti per i morti, ma al contrario lavorando per immagini con le varie situazioni, amputazioni, morte, ferimenti, tradimenti, ipocrisie, senza però incedere eccessivamente in nessuno di questi aspetti.
La narrazione è incalzante e cruda, si muore facilmente e alla svelta.
Avere due protagonisti su due fazioni opposte costringe lo spettatore ad essere emotivamente distaccato, evidenziando ancor più l'assurdità del conflitto.
I personaggi tra l'altro sono caratterizzati molto bene, Fleming fa pensare al classico pilota di caccia alla "Top Gun", giovane, esaltato, che vive al massimo anche perché rischia di campare poco.
Probabilmente la più bella serie dell'universo regolare di "Gundam" (lo "Universal Century", per capirci). Cruda, fredda, spietata. Con i personaggi e con gli spettatori. Raccontata dal lato non dell'eroe coraggioso, ma del soldato reso disumano dalla guerra, sia in senso letterale (lo psicozaku) sia in senso metaforico, con Io Fleming.
Il disegno, aggressivo e "perfetto", è perfetto accompagnamento di una storia senza sbavature, fredda, che trasmette un senso di spaesamento e durezza, lasciando allo spettatore un senso di disagio.
Paragonabile, come intenti, al film "Fury", è un'opera da recuperare, specialmente in questi tempi.
Il disegno, aggressivo e "perfetto", è perfetto accompagnamento di una storia senza sbavature, fredda, che trasmette un senso di spaesamento e durezza, lasciando allo spettatore un senso di disagio.
Paragonabile, come intenti, al film "Fury", è un'opera da recuperare, specialmente in questi tempi.
Quando si entra nel mondo di "Gundam Thunderbolt", sembra di entrare in un episodio di "Cowboy Bebop" o "Sakamichi no Apollon": sarà la musica jazz a guidarci, ad accompagnarci per tutta la durata della visione e a dare il ritmo alle sfrenate scene d'azione. Il tema musicale, però, per quanto interessante e ben riuscito (è la prima volta che una serie 'gundamiana' ha una colonna sonora simile), passa presto in secondo piano, perché il punto centrale di ogni serie di "Gundam" resta sempre e solo uno: l'uomo in guerra.
La serie "Thunderbolt" gioca le carte vincenti della saga: il dramma della guerra, il tema della perdita, l'umanità (intesa nella sua fragilità), la difficoltà di scegliere se uccidere per sopravvivere o morire per non trasformarsi in assassini. E poi il classico binomio tra "buoni" e "cattivi", che in "Gundam" esiste solo relativamente, e che qui viene rappresentato dai due protagonisti: Io Fleming, il pilota del Gundam di turno, un uomo apparentemente insensibile e con un malsano gusto per la guerra; e Daryl Lorenz, un cecchino dell'esercito di Zion, tormentato dal dramma della perdita degli arti. Questa coppia di protagonisti ci mostrerà ancora una volta come in guerra non esistano buoni o cattivi, ma semplicemente fazioni diverse composte da uomini, ognuno con la sua storia, con le proprie ferite, con il proprio passato da dimenticare, con le proprie scelte, giuste o sbagliate che siano. Nell'ambientazione terribile della guerra, l'uomo, al bivio tra la vita e la morte, viene spesso mosso non dalle proprie virtù, bensì dalla paura e da istinti irrazionali. E nessuno può giudicare l'altro.
A far la differenza dalle altre serie di "Gundam", però, questa volta è la crudezza delle storie raccontate: in primo luogo le menomazioni fisiche (ho trovato tristemente poetico come sia stata espressa tutta la disperazione di Daryl per la propria disabilità e come riesca a sentirsi di nuovo sé stesso soltanto attraverso le gambe di un Mobile Suit), e poi a seguire rancori, inganni, ingiustizie, droga, amore, morte. Se tutto questo ha sempre fatto parte di "Gundam", stavolta "Thunderbolt" presenta questi temi con una disinibizione che forse le precedenti serie non potevano permettersi.
"Gundam Thunderbolt" è una visione che consiglio a tutti, ne vale la pena, anche per la sua breve durata (quattro ONA da diciotto minuti), ma senza aspettative che siano diverse da questa: guardare questa serie significa entrare in un dramma, approfondire un lato oscuro dell'umanità.
Per quanto riguarda le note tecniche, la colonna sonora è una chicca per gli amanti del jazz, il chara design è unico, il mecha e le animazioni possono vantare tutti i pregi della tecnica moderna.
La serie "Thunderbolt" gioca le carte vincenti della saga: il dramma della guerra, il tema della perdita, l'umanità (intesa nella sua fragilità), la difficoltà di scegliere se uccidere per sopravvivere o morire per non trasformarsi in assassini. E poi il classico binomio tra "buoni" e "cattivi", che in "Gundam" esiste solo relativamente, e che qui viene rappresentato dai due protagonisti: Io Fleming, il pilota del Gundam di turno, un uomo apparentemente insensibile e con un malsano gusto per la guerra; e Daryl Lorenz, un cecchino dell'esercito di Zion, tormentato dal dramma della perdita degli arti. Questa coppia di protagonisti ci mostrerà ancora una volta come in guerra non esistano buoni o cattivi, ma semplicemente fazioni diverse composte da uomini, ognuno con la sua storia, con le proprie ferite, con il proprio passato da dimenticare, con le proprie scelte, giuste o sbagliate che siano. Nell'ambientazione terribile della guerra, l'uomo, al bivio tra la vita e la morte, viene spesso mosso non dalle proprie virtù, bensì dalla paura e da istinti irrazionali. E nessuno può giudicare l'altro.
A far la differenza dalle altre serie di "Gundam", però, questa volta è la crudezza delle storie raccontate: in primo luogo le menomazioni fisiche (ho trovato tristemente poetico come sia stata espressa tutta la disperazione di Daryl per la propria disabilità e come riesca a sentirsi di nuovo sé stesso soltanto attraverso le gambe di un Mobile Suit), e poi a seguire rancori, inganni, ingiustizie, droga, amore, morte. Se tutto questo ha sempre fatto parte di "Gundam", stavolta "Thunderbolt" presenta questi temi con una disinibizione che forse le precedenti serie non potevano permettersi.
"Gundam Thunderbolt" è una visione che consiglio a tutti, ne vale la pena, anche per la sua breve durata (quattro ONA da diciotto minuti), ma senza aspettative che siano diverse da questa: guardare questa serie significa entrare in un dramma, approfondire un lato oscuro dell'umanità.
Per quanto riguarda le note tecniche, la colonna sonora è una chicca per gli amanti del jazz, il chara design è unico, il mecha e le animazioni possono vantare tutti i pregi della tecnica moderna.