Scum's Wish
Avendolo visto con estremo ritardo rispetto all'uscita, eviterò di soffermarmi sulla trama, già ampiamente raccontata nel dettaglio da tanti utenti e dal sito.
Questo anime ti lascia qualcosa di strano, qualcosa di diverso da tutti gli altri con medesima ambientazione. Quello che ti regala è un sentimento per nulla positivo, anzi molto malinconico.
È una storia per nulla scanzonata, decisamente introspettiva e con una visione dell'amore un po' inquietante e disturbante. E non riguarda solo la protagonista, ma prende e avvolge tutti. Ogni personaggio di questo anime vive l'amore in modo molto cupo, non corrisposto, dove il sesso è il solo sfogo per arginare la tristezza.
È un anime che anche solo dal tratto rappresentativo fa capire la tristezza e il lato oscuro dei sentimenti: gli occhi di tutti sono privi di vita, sono opachi, senza quasi riflessi e con la sclera grigia. Le emozioni sono rappresentate esclusivamente dalle lacrime e ogni pensiero è avvolto da macchie nere che si espandono, come un acquarello marcito. I momenti più importanti avvengono durante giornate piovose, e anche alla fine, quando ogni personaggio a suo modo "risolve" i propri drammi, non arriva quel sentimento positivo che ci si aspetta.
Come sottolineato da altri utenti, questo prodotto soffre di alti e bassi, spesso con delle piccole banalità che forse non capiamo in quanto Occidentali, ma è un anime che spacca (lo si vede anche solo dalle votazioni date dagli utenti con un continuo passare da 3 a 9).
Personalmente, lo consiglio se siete alla ricerca di qualcosa di introspettivo e cupo.
Tecnica: lo stile è sublime e poetico per tanti versi, soprattutto per la protagonista. Il tratto accennato e mai netto sembra un legame stretto con la storia, dove le decisioni son labili come i sentimenti.
Questo anime ti lascia qualcosa di strano, qualcosa di diverso da tutti gli altri con medesima ambientazione. Quello che ti regala è un sentimento per nulla positivo, anzi molto malinconico.
È una storia per nulla scanzonata, decisamente introspettiva e con una visione dell'amore un po' inquietante e disturbante. E non riguarda solo la protagonista, ma prende e avvolge tutti. Ogni personaggio di questo anime vive l'amore in modo molto cupo, non corrisposto, dove il sesso è il solo sfogo per arginare la tristezza.
È un anime che anche solo dal tratto rappresentativo fa capire la tristezza e il lato oscuro dei sentimenti: gli occhi di tutti sono privi di vita, sono opachi, senza quasi riflessi e con la sclera grigia. Le emozioni sono rappresentate esclusivamente dalle lacrime e ogni pensiero è avvolto da macchie nere che si espandono, come un acquarello marcito. I momenti più importanti avvengono durante giornate piovose, e anche alla fine, quando ogni personaggio a suo modo "risolve" i propri drammi, non arriva quel sentimento positivo che ci si aspetta.
Come sottolineato da altri utenti, questo prodotto soffre di alti e bassi, spesso con delle piccole banalità che forse non capiamo in quanto Occidentali, ma è un anime che spacca (lo si vede anche solo dalle votazioni date dagli utenti con un continuo passare da 3 a 9).
Personalmente, lo consiglio se siete alla ricerca di qualcosa di introspettivo e cupo.
Tecnica: lo stile è sublime e poetico per tanti versi, soprattutto per la protagonista. Il tratto accennato e mai netto sembra un legame stretto con la storia, dove le decisioni son labili come i sentimenti.
Quando un’opera riesce a scatenare reazioni forti e molto contrastanti, generalmente significa che qualcosa da dire ce l’ha. È il caso di “Scum’s Wish”.
La premessa è interessante: Hanabi e Mugi sono due adolescenti che vivono segretamente sin da piccoli un amore senza speranza per Narumi e Akane, giovani insegnanti della loro scuola. Trovandosi nella stessa situazione, si mettono insieme, un po’ per sostenersi a vicenda, e da lì cominciano vari intrecci accomunati da una lenta discesa nella corruzione.
Come suggerisce il titolo stesso, i personaggi sono persone confuse e disperate, che quasi come sorta di autopunizione tendono inconsciamente a sporcare la propria anima. Non potendo avere ciò che desiderano, sfogano da altre parti, si usano a vicenda, si concedono per evadere un momento dalla loro vita. Gli stessi intermezzi grafici al termine delle scene significative ci ricordano continuamente il tema, con una specie di alone nero che avvolge le immagini, come fosse il marcio che avanza inesorabilmente sulla loro vita. L’immagine di una società allo sbando in cui ben pochi si salvano, forse nessuno.
La maggior parte dei personaggi li ho trovati molto azzeccati, alcuni anche accuratamente fastidiosi e disturbanti, eppure realistici, perché sì, queste persone in giro esistono e sono meno rare di quanto pensiate. In particolare ho trovato molto interessante il personaggio di Akane.
Anche il finale è sicuramente divisivo, ma per me è giusto così, bisogna accettare come va il mondo e che alcune persone cascano sempre in piedi.
Per il resto, “Scum’s Wish” non è esente da difetti e da forzature, e se dovessi dare un giudizio oggettivo, gli darei 7, ma aumento di un voto per premiare l’audacia nel trattare temi che raramente ho visto toccati in passato.
In definitiva: se cercate la storiella romantica, lasciate perdere; se invece cercate una storia particolare, sui generis, con toni cupi e talvolta anche disturbanti, allora siete nel posto giusto.
La premessa è interessante: Hanabi e Mugi sono due adolescenti che vivono segretamente sin da piccoli un amore senza speranza per Narumi e Akane, giovani insegnanti della loro scuola. Trovandosi nella stessa situazione, si mettono insieme, un po’ per sostenersi a vicenda, e da lì cominciano vari intrecci accomunati da una lenta discesa nella corruzione.
Come suggerisce il titolo stesso, i personaggi sono persone confuse e disperate, che quasi come sorta di autopunizione tendono inconsciamente a sporcare la propria anima. Non potendo avere ciò che desiderano, sfogano da altre parti, si usano a vicenda, si concedono per evadere un momento dalla loro vita. Gli stessi intermezzi grafici al termine delle scene significative ci ricordano continuamente il tema, con una specie di alone nero che avvolge le immagini, come fosse il marcio che avanza inesorabilmente sulla loro vita. L’immagine di una società allo sbando in cui ben pochi si salvano, forse nessuno.
La maggior parte dei personaggi li ho trovati molto azzeccati, alcuni anche accuratamente fastidiosi e disturbanti, eppure realistici, perché sì, queste persone in giro esistono e sono meno rare di quanto pensiate. In particolare ho trovato molto interessante il personaggio di Akane.
Anche il finale è sicuramente divisivo, ma per me è giusto così, bisogna accettare come va il mondo e che alcune persone cascano sempre in piedi.
Per il resto, “Scum’s Wish” non è esente da difetti e da forzature, e se dovessi dare un giudizio oggettivo, gli darei 7, ma aumento di un voto per premiare l’audacia nel trattare temi che raramente ho visto toccati in passato.
In definitiva: se cercate la storiella romantica, lasciate perdere; se invece cercate una storia particolare, sui generis, con toni cupi e talvolta anche disturbanti, allora siete nel posto giusto.
Premetto che non amo il genere scolastico, spesso banale, ripetitivo e stereotipato.
L’anime in questione, pur presentando degli evidenti limiti, nel complesso non mi ha lasciata indifferente.
I due protagonisti, Hanabi e Mugi, innamorati rispettivamente di due giovani insegnanti, ma non ricambiati, condividono la stessa frustrazione e lo stesso bisogno di colmare il proprio vuoto affettivo. Intraprendono, dunque, una relazione intima, fisica, ma che, per accordo espresso, deve lasciare fuori i sentimenti. Giurano che non si innamoreranno l’uno dell’altra e si promettono che, nel caso uno dei due avesse avuto successo con la persona amata, la relazione avrebbe avuto termine.
Quella dei due diciassettenni è l’inizio di una discesa verso il fondo, un viaggio nel torbido delle loro anime, nell’oscurità della loro solitudine, dove trovano spazio squallidi compromessi, dove la scoperta dell’eros diventa un surrogato dell’affettività e dove lo sfruttamento del corpo e dei sentimenti altrui diventa un modo per placare il proprio ego mortificato.
L’atmosfera dell’intero anime è cupa, a tratti disturbante, ma perfettamente coerente con lo stato emotivo dei personaggi, con la sensazione di solitudine e con il disagio che i loro comportamenti disfunzionali esprimono.
L’opera ci consegna una rappresentazione cinica, cruda e nichilista dell’universo adolescenziale. Dietro all’apparente normalità della vita di alcuni studenti diciassettenni, si nasconde un profondo disagio, un enorme vuoto esistenziale, un’immaturità affettiva ed emotiva che, per alcuni personaggi, rischia di restare irrisolta e di condizionare anche l’età adulta. Tuttavia, tale rappresentazione della condizione giovanile, che appare così confusa e fragile, seppur potenzialmente realistica e attuale, rischia di non essere credibile se slegata da qualsiasi contesto. L’anime si concentra, in maniera quasi claustrofobica, sull’introspezione psicologica dei personaggi e sulle relazioni tra gli stessi (spesso indugiando sulla sfera sessuale delle relazioni stesse), senza allargare l’orizzonte su tutto ciò che li circonda. Non ci sono riferimenti ai condizionamenti della società in cui i personaggi si muovono, al ruolo della scuola, alle aspettative sul proprio futuro professionale; non vengono indagati i rapporti con gli adulti, i genitori, gli insegnanti...
Anche con riferimento agli altri personaggi, che ruotano intorno ad Hanabi e Mugi, essi sembrano esistere solo funzionalmente ai due protagonisti, per enfatizzarne la dinamica relazionale, con estremizzazioni nella rappresentazione dei loro comportamenti e nella caratterizzazione delle loro personalità al limite della realtà.
Attenzione: la parte seguente contiene spoiler
Il finale dell’anime, a mio avviso, rappresenta il maggiore punto di forza, il momento dal respiro più ampio, che restituisce un senso e un equilibrio a tutta l’opera. Un finale amaro, malinconico, ma, allo stesso tempo, poetico e catartico. I personaggi mostrano la loro evoluzione, maturano attraverso i propri errori, imparano l’amor proprio e il rispetto per gli altri. Hanabi e Mugi, incontrandosi dopo diversi mesi, in un momento che lei definisce “al contempo eterno e fugace”, in cui sono i loro cuori a toccarsi e non i loro corpi, realizzano di aver perduto il loro momento per sempre... Per ricominciare, dovranno cercare altrove il sentimento puro, l’amore genuino, senza temere di ferirsi, senza temere la solitudine e senza cercare qualcuno che li salvi.
Altro punto di forza riguarda il comparto tecnico: belli i disegni e ed estremamente fluida e piacevole l’animazione, perciò il mio voto finale è 7.
L’anime in questione, pur presentando degli evidenti limiti, nel complesso non mi ha lasciata indifferente.
I due protagonisti, Hanabi e Mugi, innamorati rispettivamente di due giovani insegnanti, ma non ricambiati, condividono la stessa frustrazione e lo stesso bisogno di colmare il proprio vuoto affettivo. Intraprendono, dunque, una relazione intima, fisica, ma che, per accordo espresso, deve lasciare fuori i sentimenti. Giurano che non si innamoreranno l’uno dell’altra e si promettono che, nel caso uno dei due avesse avuto successo con la persona amata, la relazione avrebbe avuto termine.
Quella dei due diciassettenni è l’inizio di una discesa verso il fondo, un viaggio nel torbido delle loro anime, nell’oscurità della loro solitudine, dove trovano spazio squallidi compromessi, dove la scoperta dell’eros diventa un surrogato dell’affettività e dove lo sfruttamento del corpo e dei sentimenti altrui diventa un modo per placare il proprio ego mortificato.
L’atmosfera dell’intero anime è cupa, a tratti disturbante, ma perfettamente coerente con lo stato emotivo dei personaggi, con la sensazione di solitudine e con il disagio che i loro comportamenti disfunzionali esprimono.
L’opera ci consegna una rappresentazione cinica, cruda e nichilista dell’universo adolescenziale. Dietro all’apparente normalità della vita di alcuni studenti diciassettenni, si nasconde un profondo disagio, un enorme vuoto esistenziale, un’immaturità affettiva ed emotiva che, per alcuni personaggi, rischia di restare irrisolta e di condizionare anche l’età adulta. Tuttavia, tale rappresentazione della condizione giovanile, che appare così confusa e fragile, seppur potenzialmente realistica e attuale, rischia di non essere credibile se slegata da qualsiasi contesto. L’anime si concentra, in maniera quasi claustrofobica, sull’introspezione psicologica dei personaggi e sulle relazioni tra gli stessi (spesso indugiando sulla sfera sessuale delle relazioni stesse), senza allargare l’orizzonte su tutto ciò che li circonda. Non ci sono riferimenti ai condizionamenti della società in cui i personaggi si muovono, al ruolo della scuola, alle aspettative sul proprio futuro professionale; non vengono indagati i rapporti con gli adulti, i genitori, gli insegnanti...
Anche con riferimento agli altri personaggi, che ruotano intorno ad Hanabi e Mugi, essi sembrano esistere solo funzionalmente ai due protagonisti, per enfatizzarne la dinamica relazionale, con estremizzazioni nella rappresentazione dei loro comportamenti e nella caratterizzazione delle loro personalità al limite della realtà.
Attenzione: la parte seguente contiene spoiler
Il finale dell’anime, a mio avviso, rappresenta il maggiore punto di forza, il momento dal respiro più ampio, che restituisce un senso e un equilibrio a tutta l’opera. Un finale amaro, malinconico, ma, allo stesso tempo, poetico e catartico. I personaggi mostrano la loro evoluzione, maturano attraverso i propri errori, imparano l’amor proprio e il rispetto per gli altri. Hanabi e Mugi, incontrandosi dopo diversi mesi, in un momento che lei definisce “al contempo eterno e fugace”, in cui sono i loro cuori a toccarsi e non i loro corpi, realizzano di aver perduto il loro momento per sempre... Per ricominciare, dovranno cercare altrove il sentimento puro, l’amore genuino, senza temere di ferirsi, senza temere la solitudine e senza cercare qualcuno che li salvi.
Altro punto di forza riguarda il comparto tecnico: belli i disegni e ed estremamente fluida e piacevole l’animazione, perciò il mio voto finale è 7.
Il titolo in inglese mi aveva suscitato un po' di perplessità ma anche incuriosito alla visione.
Al termine della visione dei dodici episodi (alcuni dei quali li ho rivisti in alcuni passaggi dei dialoghi tra i protagonisti - mi riferisco soprattutto a quelli che mi sono sembrati più introspettivi), posso scrivere che la trama è un po' fuori dagli schemi di altre opere che ho avuto modo di visionare in questo periodo in cui mi sono avvicinato (“tardivamente”) agli anime.
Mi spiego: c’è una discreta dose di introspezione psicologica dei personaggi (anche se limitata alla sfera dell’affettività e della autodeterminazione e non svolta in modo uniforme per tutti) senza alcun messaggio più o meno subliminale di morale o giudizio dove si possono distinguere i cosiddetti “buoni” dai “cattivi”, e una altrettanto significativa presenza di dettagli “fisici” delle interazioni intime tra i personaggi.
Parto da questo secondo aspetto che rappresenta un elemento di novità rispetto al livello medio comune di altre produzioni simili che ho avuto modo di vedere. L’interazione intima tra i vari personaggi a mio avviso completa il loro quadro di caratterizzazione e rende ancora più forte il messaggio che vorrebbe trasmettere l’anime, ma potrebbe essere visto come un ostacolo alla visione di tutti o urtare la sensibilità di qualcuno. Premesso che la sensibilità su tale tema sia molto “relativa” e affidata alla percezione del singolo, posso solo scrivere che non mi sembra di aver visto immagini estremamente esplicite: sicuramente i baci e alcuni passaggi lasciano solo sottintendere la situazione, senza tuttavia scadere nell’anatomia medica...
La relazione tra persone è anche “fisicità”, contatto e soprattutto all’inizio dell’anime l’erotismo serve come “cura” per i personaggi per lenire il loro disagio, le loro paure o il loro vuoto o... come mi piacerebbe scrivere, realizzare di esistere e affermare il proprio valore nell’interazione con un’altra persona.
Tale approccio comunque non è omogeneo per tutti i personaggi: è sviluppato con più profondità per alcuni (Hanabi, Akane, E-Chan), ma molto meno per altri (Mugi, Narumi, Moka) e per alcuni per nulla (come Mei, Atsuya o Takuya).
E tale aspetto genera squilibrio nello svolgimento della trama, rendendola non organica e talvolta scoordinata o incoerente, talvolta al limite dell’irrealtà: e così si è poco inclini (se non con sommo sforzo e immaginazione per integrare le lacune narrative) ad immedesimarsi nei personaggi, a comprenderne le azioni e reazioni, avendo la sensazione che siano assurdi e troppo caratterizzati, nella eterna diatriba/contrapposizione tra il bene e il male interiore.
Questo è solo un primo limite della storia. Atteso che questo anime ambirebbe a rappresentare un elemento di “rottura” con i classici cliché delle storie d’amore ambientate a scuola, mancano tutti quegli elementi di contorno della vita reale (alludo all’importanza dei soldi e della posizione sociale, rapporto con il mondo degli adulti, gli “incidenti di percorso” - alias sostanze stupefacenti, fumo, alcool, vita notturna, ecc. -, le interazioni con gli insegnanti e gli altri compagni di scuola, la salute e la malattia, ecc.) che avrebbero reso la trama più aderente al reale e forse anche più avvincente, visto che rientra nella categoria seinen. Mi rendo conto che l’anime deve essere più o meno “coerente” al manga per lo sviluppo narrativo, e probabilmente le lacune che ho evidenziato caratterizzano anche il manga stesso...
Per come è sviluppato l’anime, a parte le scene di sesso (che quindi potrebbero rappresentare solo un espediente per attirare l’attenzione morbosa), la storia non si discosta tantissimo da altre dove tutti i personaggi sono comunque dei cosiddetti “bravi ragazzi e ragazze” dediti allo studio, ecc., ad eccezione, in apparenza, di Akane...
Al termine della visione ho avuto la netta sensazione che l’opera abbia un andamento disomogeneo tra la prima parte (fino all’episodio 10) e la seconda (gli ultimi due).
Se la prima rappresenta uno spaccato a tinte più o meno fosche della psicologia dei vari protagonisti ispirata al contrasto tra la visione dell’amore romantico e il nichilismo più spinto e sofferto (dove sembra prevalere quest’ultimo sotto tanti aspetti), la seconda va in contrasto e introduce il “solito” messaggio positivo, ossia il percorso più o meno doloroso della maturazione attraverso le esperienze che la vita ci costringe ad affrontare e della “catarsi” per liberarsi dalle esperienze negative e far emergere la coscienza individuale in tutta la sua completezza, sebbene tale percorso mi sembra evidente e parzialmente credibile solo per alcuni dei personaggi: Hanabi, E-chan e, anticipato nella settima puntata, Moko. Tutte e tre realizzano e se ne fanno una ragione dell’amore “impossibile”.
Sugli altri, si tratta perlopiù di una occasione “persa” (Mogi, Narumi e Akane), al pari della trama che termina con un finale agrodolce o di “dolce tristezza”.
Dal punto di vista grafico, sebbene non sia un esperto, l’animazione sembra molto dettagliata, fluida e consona per disegni e ritmo ai continui monologhi interiori: ritengo di grande impatto alcuni effetti quali l’offuscamento delle inquadrature quando i personaggi sono o vanno in crisi in preda ai loro “dubbi amletici” o quando soffrono amaramente, o quale lo spezzettamento delle immagini per visualizzare in contemporanea più aspetti rilevanti della storia, permettendone il confronto immediato. Anche la cura della “comunicazione non verbale” è significativa e, al pari del ritmo lento della narrazione, rende ancora più realistico l’anime. Altra nota di pregio: il disegno degli occhi e della espressività degli sguardi (paragonabili per l’animazione quasi di impronta di Sergio Leone nei suoi classici western).
In conclusione: “Scum’s Wish” merita di essere visto e, al netto di alcuni limiti, dimostra il coraggio di tentare di uscire dai soliti schemi degli anime... è un primo tentativo che tuttavia resta nel limbo del “già e non ancora”...
Al termine della visione dei dodici episodi (alcuni dei quali li ho rivisti in alcuni passaggi dei dialoghi tra i protagonisti - mi riferisco soprattutto a quelli che mi sono sembrati più introspettivi), posso scrivere che la trama è un po' fuori dagli schemi di altre opere che ho avuto modo di visionare in questo periodo in cui mi sono avvicinato (“tardivamente”) agli anime.
Mi spiego: c’è una discreta dose di introspezione psicologica dei personaggi (anche se limitata alla sfera dell’affettività e della autodeterminazione e non svolta in modo uniforme per tutti) senza alcun messaggio più o meno subliminale di morale o giudizio dove si possono distinguere i cosiddetti “buoni” dai “cattivi”, e una altrettanto significativa presenza di dettagli “fisici” delle interazioni intime tra i personaggi.
Parto da questo secondo aspetto che rappresenta un elemento di novità rispetto al livello medio comune di altre produzioni simili che ho avuto modo di vedere. L’interazione intima tra i vari personaggi a mio avviso completa il loro quadro di caratterizzazione e rende ancora più forte il messaggio che vorrebbe trasmettere l’anime, ma potrebbe essere visto come un ostacolo alla visione di tutti o urtare la sensibilità di qualcuno. Premesso che la sensibilità su tale tema sia molto “relativa” e affidata alla percezione del singolo, posso solo scrivere che non mi sembra di aver visto immagini estremamente esplicite: sicuramente i baci e alcuni passaggi lasciano solo sottintendere la situazione, senza tuttavia scadere nell’anatomia medica...
La relazione tra persone è anche “fisicità”, contatto e soprattutto all’inizio dell’anime l’erotismo serve come “cura” per i personaggi per lenire il loro disagio, le loro paure o il loro vuoto o... come mi piacerebbe scrivere, realizzare di esistere e affermare il proprio valore nell’interazione con un’altra persona.
Tale approccio comunque non è omogeneo per tutti i personaggi: è sviluppato con più profondità per alcuni (Hanabi, Akane, E-Chan), ma molto meno per altri (Mugi, Narumi, Moka) e per alcuni per nulla (come Mei, Atsuya o Takuya).
E tale aspetto genera squilibrio nello svolgimento della trama, rendendola non organica e talvolta scoordinata o incoerente, talvolta al limite dell’irrealtà: e così si è poco inclini (se non con sommo sforzo e immaginazione per integrare le lacune narrative) ad immedesimarsi nei personaggi, a comprenderne le azioni e reazioni, avendo la sensazione che siano assurdi e troppo caratterizzati, nella eterna diatriba/contrapposizione tra il bene e il male interiore.
Questo è solo un primo limite della storia. Atteso che questo anime ambirebbe a rappresentare un elemento di “rottura” con i classici cliché delle storie d’amore ambientate a scuola, mancano tutti quegli elementi di contorno della vita reale (alludo all’importanza dei soldi e della posizione sociale, rapporto con il mondo degli adulti, gli “incidenti di percorso” - alias sostanze stupefacenti, fumo, alcool, vita notturna, ecc. -, le interazioni con gli insegnanti e gli altri compagni di scuola, la salute e la malattia, ecc.) che avrebbero reso la trama più aderente al reale e forse anche più avvincente, visto che rientra nella categoria seinen. Mi rendo conto che l’anime deve essere più o meno “coerente” al manga per lo sviluppo narrativo, e probabilmente le lacune che ho evidenziato caratterizzano anche il manga stesso...
Per come è sviluppato l’anime, a parte le scene di sesso (che quindi potrebbero rappresentare solo un espediente per attirare l’attenzione morbosa), la storia non si discosta tantissimo da altre dove tutti i personaggi sono comunque dei cosiddetti “bravi ragazzi e ragazze” dediti allo studio, ecc., ad eccezione, in apparenza, di Akane...
Al termine della visione ho avuto la netta sensazione che l’opera abbia un andamento disomogeneo tra la prima parte (fino all’episodio 10) e la seconda (gli ultimi due).
Se la prima rappresenta uno spaccato a tinte più o meno fosche della psicologia dei vari protagonisti ispirata al contrasto tra la visione dell’amore romantico e il nichilismo più spinto e sofferto (dove sembra prevalere quest’ultimo sotto tanti aspetti), la seconda va in contrasto e introduce il “solito” messaggio positivo, ossia il percorso più o meno doloroso della maturazione attraverso le esperienze che la vita ci costringe ad affrontare e della “catarsi” per liberarsi dalle esperienze negative e far emergere la coscienza individuale in tutta la sua completezza, sebbene tale percorso mi sembra evidente e parzialmente credibile solo per alcuni dei personaggi: Hanabi, E-chan e, anticipato nella settima puntata, Moko. Tutte e tre realizzano e se ne fanno una ragione dell’amore “impossibile”.
Sugli altri, si tratta perlopiù di una occasione “persa” (Mogi, Narumi e Akane), al pari della trama che termina con un finale agrodolce o di “dolce tristezza”.
Dal punto di vista grafico, sebbene non sia un esperto, l’animazione sembra molto dettagliata, fluida e consona per disegni e ritmo ai continui monologhi interiori: ritengo di grande impatto alcuni effetti quali l’offuscamento delle inquadrature quando i personaggi sono o vanno in crisi in preda ai loro “dubbi amletici” o quando soffrono amaramente, o quale lo spezzettamento delle immagini per visualizzare in contemporanea più aspetti rilevanti della storia, permettendone il confronto immediato. Anche la cura della “comunicazione non verbale” è significativa e, al pari del ritmo lento della narrazione, rende ancora più realistico l’anime. Altra nota di pregio: il disegno degli occhi e della espressività degli sguardi (paragonabili per l’animazione quasi di impronta di Sergio Leone nei suoi classici western).
In conclusione: “Scum’s Wish” merita di essere visto e, al netto di alcuni limiti, dimostra il coraggio di tentare di uscire dai soliti schemi degli anime... è un primo tentativo che tuttavia resta nel limbo del “già e non ancora”...
Finalmente un anime con un po' di componente yuri come si deve, con bellissimi disegni, bei personaggi (alcuni davvero unici) e una colonna sonora meravigliosa, uniti a una narrazione molto originale (l'autore fa parlare apertamente tutti i personaggi, per mostrarci contemporaneamente il perché delle loro azioni ma anche delle loro incapacità).
La storia è molto forte, e le scene di baci e sesso aggiungono intensità ai personaggi e alle loro scelte. Ma la cosa che apprezzo maggiormente è che, una volta tanto, la, storia ha una fine. Nel manga ci sarebbe dell'altro, ma l'anime è stato chiuso perfettamente. Semmai il problema ci può essere se siete alla ricerca di uno yuri allegro e positivo. E invece no. Come si evince già dal titolo, questa è una storia di incapacità e di dolore. I protagonisti fanno tante scelte pessime per debolezza, desiderio carnale, inadeguatezza.
Se avete vissuto esperienze che vi faranno identificare con le scelte di uno o più dei protagonisti, difficilmente questo anime vi lascerà sereni. Nonostante questo, resta uno dei migliori anime che io abbia visto.
La storia è molto forte, e le scene di baci e sesso aggiungono intensità ai personaggi e alle loro scelte. Ma la cosa che apprezzo maggiormente è che, una volta tanto, la, storia ha una fine. Nel manga ci sarebbe dell'altro, ma l'anime è stato chiuso perfettamente. Semmai il problema ci può essere se siete alla ricerca di uno yuri allegro e positivo. E invece no. Come si evince già dal titolo, questa è una storia di incapacità e di dolore. I protagonisti fanno tante scelte pessime per debolezza, desiderio carnale, inadeguatezza.
Se avete vissuto esperienze che vi faranno identificare con le scelte di uno o più dei protagonisti, difficilmente questo anime vi lascerà sereni. Nonostante questo, resta uno dei migliori anime che io abbia visto.
"Kuzu no Honkai", o "Scum's Wish", tratta dall'omonimo manga seinen, è una serie d'animazione giapponese prodotta dallo studio Lerche e andata in onda nell'inverno del 2017. La trama vede come protagonisti Hanabi e Mugi, due studenti liceali che, consapevoli del fatto che il loro vero amore non sarà mai realmente ricambiato, decidono di incominciare una relazione tra loro, così da contrastare la solitudine.
Oltre ai protagonisti, troviamo E-chan, Moka, Akane e Narumi. Non posso assolutamente lamentarmi della loro caratterizzazione, ma certe volte, purtroppo, risultano essere un po' troppo incoerenti e le loro decisioni senza logica, un difetto che fa perdere punti a questa serie. Colei che, secondo me, ha maggiormente risentito di ciò, è E-chan (che conferisce un tocco di yuri all'anime), un personaggio che mi è piaciuto fin dalla sua presentazione e che risulta essere abbastanza interessante, ma che viene "ammazzato" proprio per la sua incoerenza, un po' come tutti...
Comunque, quasi tutti i personaggi vengono man mano approfonditi tramite monologhi interiori molto ben sviluppati e che riescono a non annoiare, infatti, seppur si faccia leva sul "carattere" psicologico dei personaggi, lo sviluppo risulta essere interessante.
Si tratta di una serie composta da dodici episodi, nella quale si approfondiscono le relazioni tra i personaggi principali e, anche se potrebbe sembrare scontata, non sempre lo è. Non ho letto l'opera originale, per cui non so se l'anime rispetti o meno gli avvenimenti, ma la conclusione che viene proposta nella serie è davvero azzeccata, altrimenti sarebbe risultata davvero troppo forzata. In generale, piccoli buchi di trama e forzature si trovano durante gli episodi, ma una differente conclusione avrebbe costituito la "ciliegina sulla torta" dell'illogicità!
Il comparto tecnico è molto buono: i disegni sono belli e le animazioni molto ben realizzate. Ben utilizzati anche i colori, che creano l'atmosfera giusta al momento giusto, supportati anche da ottime OST. Per quel che riguarda l'opening "Uso no Hibana", bella, ma una nota di merito va all'ending "Heikousen", davvero ottima.
In conclusione, posso dire che si tratta di una serie che intrattiene bene, ma che comunque possiede i propri difetti (perfettamente passabili). Da una parte l'introspezione a cui ogni personaggio va incontro costituisce un punto di forza, ma l'incoerenza e le forzature a lungo andare si fanno sentire...
Voto: 8/10
Oltre ai protagonisti, troviamo E-chan, Moka, Akane e Narumi. Non posso assolutamente lamentarmi della loro caratterizzazione, ma certe volte, purtroppo, risultano essere un po' troppo incoerenti e le loro decisioni senza logica, un difetto che fa perdere punti a questa serie. Colei che, secondo me, ha maggiormente risentito di ciò, è E-chan (che conferisce un tocco di yuri all'anime), un personaggio che mi è piaciuto fin dalla sua presentazione e che risulta essere abbastanza interessante, ma che viene "ammazzato" proprio per la sua incoerenza, un po' come tutti...
Comunque, quasi tutti i personaggi vengono man mano approfonditi tramite monologhi interiori molto ben sviluppati e che riescono a non annoiare, infatti, seppur si faccia leva sul "carattere" psicologico dei personaggi, lo sviluppo risulta essere interessante.
Si tratta di una serie composta da dodici episodi, nella quale si approfondiscono le relazioni tra i personaggi principali e, anche se potrebbe sembrare scontata, non sempre lo è. Non ho letto l'opera originale, per cui non so se l'anime rispetti o meno gli avvenimenti, ma la conclusione che viene proposta nella serie è davvero azzeccata, altrimenti sarebbe risultata davvero troppo forzata. In generale, piccoli buchi di trama e forzature si trovano durante gli episodi, ma una differente conclusione avrebbe costituito la "ciliegina sulla torta" dell'illogicità!
Il comparto tecnico è molto buono: i disegni sono belli e le animazioni molto ben realizzate. Ben utilizzati anche i colori, che creano l'atmosfera giusta al momento giusto, supportati anche da ottime OST. Per quel che riguarda l'opening "Uso no Hibana", bella, ma una nota di merito va all'ending "Heikousen", davvero ottima.
In conclusione, posso dire che si tratta di una serie che intrattiene bene, ma che comunque possiede i propri difetti (perfettamente passabili). Da una parte l'introspezione a cui ogni personaggio va incontro costituisce un punto di forza, ma l'incoerenza e le forzature a lungo andare si fanno sentire...
Voto: 8/10
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Quando mi sono iscritto ad AnimeClick.it, avevo in mente di recensire solamente gli anime che mi avessero colpito in maniera positiva, e di non andare a fare recensioni negative, in maniera tale da non deludere l'eventuale lettore in procinto di approcciarsi alla visione dell'opera o infastidire chi invece aveva trovato il prodotto gradevole. Sfortunatamente, per un senso di giustizia, quasi mosso a pietà nei confronti di chi dovesse avere la malsana idea di iniziare questo anime, mi ritrovo qui a fare non una brutta recensione, ma una pessima recensione.
Questo anime è il più brutto che io abbia mai visto.
Il comparto tecnico è l'unica cosa che salva l'opera da un quasi inevitabile 1 in pagella. I disegni e le musiche sono decisamente apprezzabili.
Mi permetto di storpiare un detto per proseguire: "Tolto il dente, ora passiamo al dolore"...
Ho iniziato a macinare puntate colpito dall'aver trovato finalmente un anime sentimentale più maturo, dove non ci fossero i soliti adolescenti imbarazzati che arrossiscono e svengono anche solo per lo sfioramento di una mano. In realtà, ciò che si va a trovare invece è solo una illusione. Sfioriamo tranquillamente il genere hentai con un continuo fanservice mal celato e riproposto in più salse. È come se l'opera volesse passare per impegnata e superiore rispetto alle altre, ma finisse per risultare solamente deplorevole: vuole essere un film di Sorrentino con scene di sesso che sono naturali e crude, ma invece ne esce un "American Pie" dalle tinte fosche.
I personaggi sono surreali e per niente realistici, e la cosa non mi darebbe nemmeno fastidio di norma, visto che guardo gli anime per evadere dalla realtà e quindi sono portato quasi sempre ad accettarne le logiche, per quanto bizzarre o strane. Purtroppo qui a farla da padrona è l'incoerenza dei personaggi che aleggia dall'inizio alla fine. Tutti i personaggi, nessuno escluso, sono cervellotici, psicopatici e ti portano a vivere il prodotto con un senso di angoscia e turbamento.
La protagonista è una ragazza con un palese irrisolto problema di abbandono da parte della figura paterna, che ricerca costantemente una figura maschile di riferimento che possa salvarla dal baratro nel quale si ritrova.
Il protagonista non ha un reale motivo per essere turbato. È un ragazzo normalissimo che decide di non godersi la propria adolescenza in maniera normale, ma di farsi usare dalle donne più grandi di lui in maniera imbarazzante e sadica, e la cosa peggiore è che lui ne è costantemente consapevole. Non è un personaggio stupido e ingenuo che si ritrova a subire un torto dagli altri personaggi, no... lui è semplicemente masochista e, per alleviare il suo senso di frustrazione, concede lo stesso trattamento a quelle che ragazze che invece potrebbero provare per lui qualcosa di più genuino.
Sanae... Non so nemmeno cosa dire su di lei. Buttiamoci dentro dell'omosessualità gratuita per rendere ancora più di impatto l'opera con qualcosa di più accattivante. Come buttare dell'olio santo in una minestra che sa già solo di peperoncino. Rimane probabilmente l'unico personaggio che rimane fedele a sé stesso e prende delle decisioni al limite del normale.
Akane... Che dire, signori? Il personaggio più disturbante che si possa trovare in un anime. Non è una donna, ma un mostro che si ciba della gelosia delle altre donne e dei sentimenti dei vari partner con cui ha a che fare.
Del professore francamente non mi ricordo il nome, tanto è insulso. Mi limito a dire che è noioso tanto quanto dice di essere.
Giungiamo al finale.
Tutti gli episodi sembrano portare ad una crescita e maturazione dei personaggi, peccato che essa sia raffazzonata, incoerente, inconcludente e delirante.
Non so se a farmi più rabbia sia il professore che decide di sposare una donna che lo ha esplicitamente reso edotto sul fatto che lo tradirà di continuo e che di fatto non ha nessun reale motivo di sposarla (classico amore senza presupposto da anime... gote rosse e dichiarazioni sdolcinate con ovvio balbettamento incluso) o il destino dei protagonisti che si riscoprono innamorati l'uno dell'altra, ma che decidono di rifiutarsi, perché il loro amore è nato come reciproco sfruttamento e quindi non è puro e genuino come dovrebbe essere. In pratica, l'autore, dopo averti ammansito con una quantità indecente di fanservice, ti mostra il suo più grosso dito medio e ti invita a...
Voto: 2
Quando mi sono iscritto ad AnimeClick.it, avevo in mente di recensire solamente gli anime che mi avessero colpito in maniera positiva, e di non andare a fare recensioni negative, in maniera tale da non deludere l'eventuale lettore in procinto di approcciarsi alla visione dell'opera o infastidire chi invece aveva trovato il prodotto gradevole. Sfortunatamente, per un senso di giustizia, quasi mosso a pietà nei confronti di chi dovesse avere la malsana idea di iniziare questo anime, mi ritrovo qui a fare non una brutta recensione, ma una pessima recensione.
Questo anime è il più brutto che io abbia mai visto.
Il comparto tecnico è l'unica cosa che salva l'opera da un quasi inevitabile 1 in pagella. I disegni e le musiche sono decisamente apprezzabili.
Mi permetto di storpiare un detto per proseguire: "Tolto il dente, ora passiamo al dolore"...
Ho iniziato a macinare puntate colpito dall'aver trovato finalmente un anime sentimentale più maturo, dove non ci fossero i soliti adolescenti imbarazzati che arrossiscono e svengono anche solo per lo sfioramento di una mano. In realtà, ciò che si va a trovare invece è solo una illusione. Sfioriamo tranquillamente il genere hentai con un continuo fanservice mal celato e riproposto in più salse. È come se l'opera volesse passare per impegnata e superiore rispetto alle altre, ma finisse per risultare solamente deplorevole: vuole essere un film di Sorrentino con scene di sesso che sono naturali e crude, ma invece ne esce un "American Pie" dalle tinte fosche.
I personaggi sono surreali e per niente realistici, e la cosa non mi darebbe nemmeno fastidio di norma, visto che guardo gli anime per evadere dalla realtà e quindi sono portato quasi sempre ad accettarne le logiche, per quanto bizzarre o strane. Purtroppo qui a farla da padrona è l'incoerenza dei personaggi che aleggia dall'inizio alla fine. Tutti i personaggi, nessuno escluso, sono cervellotici, psicopatici e ti portano a vivere il prodotto con un senso di angoscia e turbamento.
La protagonista è una ragazza con un palese irrisolto problema di abbandono da parte della figura paterna, che ricerca costantemente una figura maschile di riferimento che possa salvarla dal baratro nel quale si ritrova.
Il protagonista non ha un reale motivo per essere turbato. È un ragazzo normalissimo che decide di non godersi la propria adolescenza in maniera normale, ma di farsi usare dalle donne più grandi di lui in maniera imbarazzante e sadica, e la cosa peggiore è che lui ne è costantemente consapevole. Non è un personaggio stupido e ingenuo che si ritrova a subire un torto dagli altri personaggi, no... lui è semplicemente masochista e, per alleviare il suo senso di frustrazione, concede lo stesso trattamento a quelle che ragazze che invece potrebbero provare per lui qualcosa di più genuino.
Sanae... Non so nemmeno cosa dire su di lei. Buttiamoci dentro dell'omosessualità gratuita per rendere ancora più di impatto l'opera con qualcosa di più accattivante. Come buttare dell'olio santo in una minestra che sa già solo di peperoncino. Rimane probabilmente l'unico personaggio che rimane fedele a sé stesso e prende delle decisioni al limite del normale.
Akane... Che dire, signori? Il personaggio più disturbante che si possa trovare in un anime. Non è una donna, ma un mostro che si ciba della gelosia delle altre donne e dei sentimenti dei vari partner con cui ha a che fare.
Del professore francamente non mi ricordo il nome, tanto è insulso. Mi limito a dire che è noioso tanto quanto dice di essere.
Giungiamo al finale.
Tutti gli episodi sembrano portare ad una crescita e maturazione dei personaggi, peccato che essa sia raffazzonata, incoerente, inconcludente e delirante.
Non so se a farmi più rabbia sia il professore che decide di sposare una donna che lo ha esplicitamente reso edotto sul fatto che lo tradirà di continuo e che di fatto non ha nessun reale motivo di sposarla (classico amore senza presupposto da anime... gote rosse e dichiarazioni sdolcinate con ovvio balbettamento incluso) o il destino dei protagonisti che si riscoprono innamorati l'uno dell'altra, ma che decidono di rifiutarsi, perché il loro amore è nato come reciproco sfruttamento e quindi non è puro e genuino come dovrebbe essere. In pratica, l'autore, dopo averti ammansito con una quantità indecente di fanservice, ti mostra il suo più grosso dito medio e ti invita a...
Voto: 2
“Scum’s Wish”, ovvero “Kuzu no Honkai”, ovvero l’anime dove non si capisce se sono più confusi i personaggi della storia o gli spettatori stessi.
Eccoci di fronte a una love-story scolastica che di classico, però, ha ben poco. L’ambiente didattico basta e avanza per dare sfondo a questa vicenda dal titolo quantomeno discutibile: letteralmente, significa “il desiderio della feccia”. Ok, non che sia una delle denominazioni più ispirate ed eleganti che si siano lette; ad ogni modo, anche le motivazioni da cui deriva scoprirete essere in linea con tale titolo.
Feccia, esseri umani di bassa lega, persone miserabili e di nulli princìpi, ecco cosa s’intende. Hanabi e Mugi, coloro che inizialmente sembrano gli unici protagonisti, frequentano la stessa scuola e hanno diciassette anni. Sono innamorati di due differenti professori del loro istituto (Mugi è innamorato di Akane, professoressa di musica, e Hanabi di Narumi, giovanissimo professore di letteratura e amico di famiglia sin dall’infanzia), ma nessuno dei due ha il coraggio di dichiararsi per vari motivi. Ne scaturisce una torbida situazione di compensazione, dove i due studenti decidono di frequentarsi fingendosi fidanzati, in modo da riempire i vuoti che hanno dentro, e apparire quantomeno “felici” in pubblico, talvolta tentando di piacersi e sfruttandosi a vicenda, in un rapporto che ondeggia dal “sOpportiamoci” al “sUpportiamoci”, ma in fondo è semplicemente uno “sfruttiamoci”.
Il problema principale di questo prodotto è che mischia eventi ed emozioni assolutamente veritiere, spaccati di difficoltà adolescenziali e adulte, a momenti surreali e poco credibili. Talvolta le situazioni in scena appaiono insensate e ridicole, pretesti di vario genere che conducono quasi sempre al sesso. L’erotismo domina i primi episodi, ma non sempre lo fa in modo naturale: la situazione promiscua, triste e squallida che i protagonisti si trovano a vivere non la si percepisce come si dovrebbe, poiché fra tira e molla mentali, voli pindarici sfrenati e dialoghi criptici e contorti, ne scaturisce qualcosa di davvero surreale e poco realistico. Si ha la sensazione che le loro reazioni siano in alcuni momenti istintive, in altri esageratamente ponderate, e questo altalenare, che potrebbe anche essere plausibile, risulta a tratti assurdo, per la poca chiarezza della sceneggiatura.
In ogni caso, la confusione sentimentale di questi adolescenti non è niente di strano, poiché sono spaccati di vita quotidiana che accadono ogni giorno, in tutto il mondo.
La paura della solitudine, la mancanza di qualcuno accanto, che per alcuni diventa una nociva necessità: questi sono tutti punti a favore di quest’anime. I disegni sono ben curati, i fondali sono un perfetto palcoscenico di luci e ombre accattivanti, i volti, gli occhi, gli sguardi di ogni personaggio trasmettono le giuste emozioni e sensazioni, senza fuorviare.
Vuole essere un anime drammatico, adulto e romantico, e vi riesce, ma solo in parte. Per fuggire dalla realtà (o semplicemente sopravvivere), i protagonisti ricorrono ad espedienti autolesionistici che, purtroppo, possiamo riscontrare nel comportamento di tante persone anche nel mondo reale.
Fra tutti i caratteri, quello più originale e folle è senza dubbio quello della professoressa Akane: indossa una maschera (come tutti), una metafora pirandelliana iperbolizzata all’assurdo, sfaccettata quanto basta per risultare intrigante, ma demoniaca e disumana, per quanto spietata, egoista ed egocentrica.
È il festival della commiserazione. Questa auto-flagellazione non sempre si riesce a percepire reale. Un minestrone di emozioni, anche stereotipate: non manca la tediosa, scontata presenza di una giovane “loli” invaghita di uno dei protagonisti (ma che si rivelerà più “vera” e umana di tanti altri soggetti), e anche lo spazio per la presenza di una “vecchia amica” lesbica, giusto per mettere in “dolce” crisi i gusti sessuali della povera Hanabi.
Considerando questi fattori nell’insieme, lo spettatore è inevitabilmente dirottato verso costanti momenti di puro erotismo (mai esplicito, sia chiaro), che però è sufficientemente funzionale al contesto. Così, i monologhi interiori, le riflessioni personali e l’onestà di alcuni personaggi sono caratteristiche che rendono “Kuzu no Honkai” più apprezzabile e profondo di quanto si percepisce nei primi episodi. La parte centrale non regala grandi sorprese, mentre il finale è di gran lunga il momento migliore di tutto l’anime, con un epilogo fuori dalle aspettative, poco clemente e decisamente realistico, che tuttavia lascia intravedere un futuro agrodolce, un filo di speranza dopo una ragnatela di disagio. Ivi s’avverte l’evoluzione finale dei personaggi coinvolti nelle vicende: il cambiamento è palpabile. È una giostra di sentimenti sempre in movimento, una battaglia ormonale difficile da placare, talvolta poco realistica, talvolta sofferta e curiosa.
La colonna sonora è piacevole, decisamente suggestiva in alcuni momenti, in altri invece un po' spartana e monotona.
In definitiva, “Kuzu no Honkai” è un’occasione sprecata: poteva venirne fuori una storia meravigliosa, matura, sfaccettata e sofisticata, ma è stato prediletto l’appeal grafico e una narrazione che ha puntato più sul torbido e sugli eccessi, che sulla psicologia dei personaggi - cosa che arriva - ma troppo in ritardo rispetto alle necessità della trama.
Piacevole, sufficiente.
Eccoci di fronte a una love-story scolastica che di classico, però, ha ben poco. L’ambiente didattico basta e avanza per dare sfondo a questa vicenda dal titolo quantomeno discutibile: letteralmente, significa “il desiderio della feccia”. Ok, non che sia una delle denominazioni più ispirate ed eleganti che si siano lette; ad ogni modo, anche le motivazioni da cui deriva scoprirete essere in linea con tale titolo.
Feccia, esseri umani di bassa lega, persone miserabili e di nulli princìpi, ecco cosa s’intende. Hanabi e Mugi, coloro che inizialmente sembrano gli unici protagonisti, frequentano la stessa scuola e hanno diciassette anni. Sono innamorati di due differenti professori del loro istituto (Mugi è innamorato di Akane, professoressa di musica, e Hanabi di Narumi, giovanissimo professore di letteratura e amico di famiglia sin dall’infanzia), ma nessuno dei due ha il coraggio di dichiararsi per vari motivi. Ne scaturisce una torbida situazione di compensazione, dove i due studenti decidono di frequentarsi fingendosi fidanzati, in modo da riempire i vuoti che hanno dentro, e apparire quantomeno “felici” in pubblico, talvolta tentando di piacersi e sfruttandosi a vicenda, in un rapporto che ondeggia dal “sOpportiamoci” al “sUpportiamoci”, ma in fondo è semplicemente uno “sfruttiamoci”.
Il problema principale di questo prodotto è che mischia eventi ed emozioni assolutamente veritiere, spaccati di difficoltà adolescenziali e adulte, a momenti surreali e poco credibili. Talvolta le situazioni in scena appaiono insensate e ridicole, pretesti di vario genere che conducono quasi sempre al sesso. L’erotismo domina i primi episodi, ma non sempre lo fa in modo naturale: la situazione promiscua, triste e squallida che i protagonisti si trovano a vivere non la si percepisce come si dovrebbe, poiché fra tira e molla mentali, voli pindarici sfrenati e dialoghi criptici e contorti, ne scaturisce qualcosa di davvero surreale e poco realistico. Si ha la sensazione che le loro reazioni siano in alcuni momenti istintive, in altri esageratamente ponderate, e questo altalenare, che potrebbe anche essere plausibile, risulta a tratti assurdo, per la poca chiarezza della sceneggiatura.
In ogni caso, la confusione sentimentale di questi adolescenti non è niente di strano, poiché sono spaccati di vita quotidiana che accadono ogni giorno, in tutto il mondo.
La paura della solitudine, la mancanza di qualcuno accanto, che per alcuni diventa una nociva necessità: questi sono tutti punti a favore di quest’anime. I disegni sono ben curati, i fondali sono un perfetto palcoscenico di luci e ombre accattivanti, i volti, gli occhi, gli sguardi di ogni personaggio trasmettono le giuste emozioni e sensazioni, senza fuorviare.
Vuole essere un anime drammatico, adulto e romantico, e vi riesce, ma solo in parte. Per fuggire dalla realtà (o semplicemente sopravvivere), i protagonisti ricorrono ad espedienti autolesionistici che, purtroppo, possiamo riscontrare nel comportamento di tante persone anche nel mondo reale.
Fra tutti i caratteri, quello più originale e folle è senza dubbio quello della professoressa Akane: indossa una maschera (come tutti), una metafora pirandelliana iperbolizzata all’assurdo, sfaccettata quanto basta per risultare intrigante, ma demoniaca e disumana, per quanto spietata, egoista ed egocentrica.
È il festival della commiserazione. Questa auto-flagellazione non sempre si riesce a percepire reale. Un minestrone di emozioni, anche stereotipate: non manca la tediosa, scontata presenza di una giovane “loli” invaghita di uno dei protagonisti (ma che si rivelerà più “vera” e umana di tanti altri soggetti), e anche lo spazio per la presenza di una “vecchia amica” lesbica, giusto per mettere in “dolce” crisi i gusti sessuali della povera Hanabi.
Considerando questi fattori nell’insieme, lo spettatore è inevitabilmente dirottato verso costanti momenti di puro erotismo (mai esplicito, sia chiaro), che però è sufficientemente funzionale al contesto. Così, i monologhi interiori, le riflessioni personali e l’onestà di alcuni personaggi sono caratteristiche che rendono “Kuzu no Honkai” più apprezzabile e profondo di quanto si percepisce nei primi episodi. La parte centrale non regala grandi sorprese, mentre il finale è di gran lunga il momento migliore di tutto l’anime, con un epilogo fuori dalle aspettative, poco clemente e decisamente realistico, che tuttavia lascia intravedere un futuro agrodolce, un filo di speranza dopo una ragnatela di disagio. Ivi s’avverte l’evoluzione finale dei personaggi coinvolti nelle vicende: il cambiamento è palpabile. È una giostra di sentimenti sempre in movimento, una battaglia ormonale difficile da placare, talvolta poco realistica, talvolta sofferta e curiosa.
La colonna sonora è piacevole, decisamente suggestiva in alcuni momenti, in altri invece un po' spartana e monotona.
In definitiva, “Kuzu no Honkai” è un’occasione sprecata: poteva venirne fuori una storia meravigliosa, matura, sfaccettata e sofisticata, ma è stato prediletto l’appeal grafico e una narrazione che ha puntato più sul torbido e sugli eccessi, che sulla psicologia dei personaggi - cosa che arriva - ma troppo in ritardo rispetto alle necessità della trama.
Piacevole, sufficiente.
Un anime che fa ribollire il sangue, ma non per l'entusiasmo o per le emozioni trasmesse, bensì per il senso di frustrazione che trasmettono i personaggi.
La trama di fondo è nota: due amori impossibili che danno vita a un tourbillon di passioni e tradimenti. Il problema sono i protagonisti: vediamoli, cercando di evitare spoiler.
Hanabi: ha la straordinaria capacità di fare sempre, sempre la scelta peggiore. Incredibile la sua attitudine ad andare contro ogni logica, buon senso e buon gusto.
Mugi: è il co-protagonista, psicologicamente costruito davvero male, a volte tratteggiato come lungimirante, altre come del tutto miope. Incomprensibile, non ne reggerei la vicinanza per più di un minuto, non è un reietto solo perché belloccio.
Narumi: è un demente. Vista la sua caratura morale, non oso immaginare i risultati della sua azione come docente. Riesce a strappare il titolo di peggior docente della storia del Giappone all'alcoolizzata di "Amagami SS" e al picchiatore seriale di "Attacker You!".
Akane: se Narumi vince il premio di peggior docente, Akane conquista a mani basse quello di personaggio più odioso tra le decine di anime che io abbia visto. Il fatto che le cose per lei vadano a finire come vanno è il fattore principale che ha contribuito a rendermi intollerabile tutta la serie.
Sanae: è l'unico personaggio positivo dell'anime, insieme allo sventurato cugino Atsuya. Tiravo un sospiro di sollievo quando apparivano loro in scena, quantomeno riuscivo per qualche minuto a distogliermi dal desiderio di lanciare il portatile dal balcone.
Takuya: è la versione maschile di Akane. Credo non serva altro.
Il fatto che ad ogni puntata vengano versati ettolitri di lacrime credo sia la giusta punizione per dei personaggi che sono davvero uno peggio dell'altro. Ognuno di loro insomma potrebbe davvero dire "Kuzu c'est moi"...
La trama di fondo è nota: due amori impossibili che danno vita a un tourbillon di passioni e tradimenti. Il problema sono i protagonisti: vediamoli, cercando di evitare spoiler.
Hanabi: ha la straordinaria capacità di fare sempre, sempre la scelta peggiore. Incredibile la sua attitudine ad andare contro ogni logica, buon senso e buon gusto.
Mugi: è il co-protagonista, psicologicamente costruito davvero male, a volte tratteggiato come lungimirante, altre come del tutto miope. Incomprensibile, non ne reggerei la vicinanza per più di un minuto, non è un reietto solo perché belloccio.
Narumi: è un demente. Vista la sua caratura morale, non oso immaginare i risultati della sua azione come docente. Riesce a strappare il titolo di peggior docente della storia del Giappone all'alcoolizzata di "Amagami SS" e al picchiatore seriale di "Attacker You!".
Akane: se Narumi vince il premio di peggior docente, Akane conquista a mani basse quello di personaggio più odioso tra le decine di anime che io abbia visto. Il fatto che le cose per lei vadano a finire come vanno è il fattore principale che ha contribuito a rendermi intollerabile tutta la serie.
Sanae: è l'unico personaggio positivo dell'anime, insieme allo sventurato cugino Atsuya. Tiravo un sospiro di sollievo quando apparivano loro in scena, quantomeno riuscivo per qualche minuto a distogliermi dal desiderio di lanciare il portatile dal balcone.
Takuya: è la versione maschile di Akane. Credo non serva altro.
Il fatto che ad ogni puntata vengano versati ettolitri di lacrime credo sia la giusta punizione per dei personaggi che sono davvero uno peggio dell'altro. Ognuno di loro insomma potrebbe davvero dire "Kuzu c'est moi"...
Durante il corso della nostra esistenza è impossibile piacere o interessare allo stesso modo a tutti gli individui con cui entriamo in contatto e ci relazioniamo. Di conseguenza diviene molto difficile gestire quelle emozioni che ci pervadono quando la persona dalla quale bramiamo attenzioni e reciprocità è pressappoco irraggiungibile. Tale condizione è ancora più complessa da analizzare, se si fa riferimento a degli adolescenti che frequentano le superiori e che sono ancora alla ricerca della propria identità e di ciò a cui mirano nella vita.
I due protagonisti, Mugi e Hanabi, sono entrambi soggiogati da questo impetuoso vincolo, il quale li ha costretti ad alleviare uno le pene dell'altro. Tuttavia il problema è che non si può colmare il proprio vuoto interiore con un semplice "sostituto" di ciò che all'apparenza ci fa star bene o essere felici. Quel profondo vuoto verrà sicuramente colmato in qualche maniera, ma mai del tutto, mai nel senso letterale del termine, in quanto il nostro benessere non può dipendere da qualcosa che non è reale; si tratta di un meccanismo di difesa che viene messo in atto per evitare di pensare a chi desideriamo veramente e soprattutto per giustificare gli atteggiamenti e i comportamenti che non riusciamo proprio a spiegarci.
I monologhi interiori hanno permesso di comprendere appieno gli stati d'animo dei protagonisti, di come Hanabi rappresenti in maniera perfetta la figura dell'adolescente, attraverso i suoi repentini cambiamenti di umore e la sua profonda maturazione a livello psicologico, la quale le ha permesso di sviluppare nuove prospettive di sé stessa e degli altri. Hanabi ha compreso che le persone che la circondano non sono oggetti che possono mitigare la sua solitudine e il suo malessere, l'egoismo e lo sfruttamento dell'altro non sono gli strumenti adatti a renderti felice e a riempire adeguatamente quel vuoto interiore di cui abbiamo discusso in precedenza. Probabilmente la protagonista è l'unica a non esserne uscita con le ossa rotte da questa spirale intensa e complessa di relazioni tra i vari personaggi che si intersecano in maniera impeccabile fra loro. D'altra parte, viene descritta una figura più classica e immatura di adolescente, Mugi, un ragazzo piatto e statico, il cui unico obbiettivo è quello di entrare nelle grazie della libertina professoressa Akane. Sebbene abbia frequentato diverse ragazze, non è riuscito in alcun modo a dimenticare la sua amata insegnante, la quale è riuscita ad accecarlo e illuderlo a tal punto, che il ragazzo non ha colto neanche minimamente il suo graduale cambiamento, preferendo il suo lato lussurioso piuttosto che quello rinnovato.
Il comparto grafico ha permesso l'esaltazione dello spazio labirintico che l'autore ha costruito intorno ai personaggi principali, in effetti poche volte lo spettatore ha assistito a dei dialoghi con caratteri secondari se non terziari della serie; è come se gran parte delle vicende fosse racchiusa nel mondo interiore dei personaggi, dove è possibile non solo cogliere i pensieri e i dubbi che li affliggono, ma soprattutto comprendere le motivazioni per le quali prendono proprio quelle specifiche decisioni piuttosto che altre.
Anche i doppiatori sono stai bravi nell'immedesimarsi nei loro rispettivi personaggi e nel trasmettere tutta quella negatività e solitudine che caratterizzano alcuni personaggi della serie. In generale, la grafica non mi è dispiaciuta, sicuramente non un capolavoro da ricordare, ma interessante in alcune delle sue caratteristiche (mi è piaciuta la configurazione originale e dettagliata degli occhi); le OST rappresentano in maniera adeguata il ritmo pacato e riflessivo dell'anime.
Tutto sommato, "Kuzu no Honkai" è un prodotto da seguire, se si è alla ricerca di qualcosa di interessante da guardare e con delle belle tematiche su cui riflettere. Probabilmente alcune delle scelte fatte dei personaggi possono sembrare poco credibili nella realtà e prive di alcuna logica; su questo aspetto non posso far altro che essere d'accordo, ma vi assicuro che non sempre i problemi che ci affliggono possono essere risolti attraverso delle decisioni le quali possono sembrarci comuni e giuste, soprattutto poi se si tratta di cambiare degli individui che difficilmente si fanno raggirare da belle parole e dalle solite frasi fatte. Dunque, alle volte, anche delle scelte all'apparenza prive di senso possono consentirci di cambiare le persone e soprattutto supportarle ad acquisire una nuova visione di loro stesse e di chi li circonda. Narumi, in qualche maniera, è riuscito a fare proprio questo, pertanto non riesco proprio a considerarlo come un personaggio banale e piatto. Solo l'essere riuscito a far riflettere un altro individuo sulla propria condizione è un traguardo molto importante e da non sottovalutare. Come dico sempre, cambiare chi ci circonda non è facile, e quindi chi riesce a farlo ha tutta la mia stima e il mio rispetto.
Il mio voto finale è 8.
I due protagonisti, Mugi e Hanabi, sono entrambi soggiogati da questo impetuoso vincolo, il quale li ha costretti ad alleviare uno le pene dell'altro. Tuttavia il problema è che non si può colmare il proprio vuoto interiore con un semplice "sostituto" di ciò che all'apparenza ci fa star bene o essere felici. Quel profondo vuoto verrà sicuramente colmato in qualche maniera, ma mai del tutto, mai nel senso letterale del termine, in quanto il nostro benessere non può dipendere da qualcosa che non è reale; si tratta di un meccanismo di difesa che viene messo in atto per evitare di pensare a chi desideriamo veramente e soprattutto per giustificare gli atteggiamenti e i comportamenti che non riusciamo proprio a spiegarci.
I monologhi interiori hanno permesso di comprendere appieno gli stati d'animo dei protagonisti, di come Hanabi rappresenti in maniera perfetta la figura dell'adolescente, attraverso i suoi repentini cambiamenti di umore e la sua profonda maturazione a livello psicologico, la quale le ha permesso di sviluppare nuove prospettive di sé stessa e degli altri. Hanabi ha compreso che le persone che la circondano non sono oggetti che possono mitigare la sua solitudine e il suo malessere, l'egoismo e lo sfruttamento dell'altro non sono gli strumenti adatti a renderti felice e a riempire adeguatamente quel vuoto interiore di cui abbiamo discusso in precedenza. Probabilmente la protagonista è l'unica a non esserne uscita con le ossa rotte da questa spirale intensa e complessa di relazioni tra i vari personaggi che si intersecano in maniera impeccabile fra loro. D'altra parte, viene descritta una figura più classica e immatura di adolescente, Mugi, un ragazzo piatto e statico, il cui unico obbiettivo è quello di entrare nelle grazie della libertina professoressa Akane. Sebbene abbia frequentato diverse ragazze, non è riuscito in alcun modo a dimenticare la sua amata insegnante, la quale è riuscita ad accecarlo e illuderlo a tal punto, che il ragazzo non ha colto neanche minimamente il suo graduale cambiamento, preferendo il suo lato lussurioso piuttosto che quello rinnovato.
Il comparto grafico ha permesso l'esaltazione dello spazio labirintico che l'autore ha costruito intorno ai personaggi principali, in effetti poche volte lo spettatore ha assistito a dei dialoghi con caratteri secondari se non terziari della serie; è come se gran parte delle vicende fosse racchiusa nel mondo interiore dei personaggi, dove è possibile non solo cogliere i pensieri e i dubbi che li affliggono, ma soprattutto comprendere le motivazioni per le quali prendono proprio quelle specifiche decisioni piuttosto che altre.
Anche i doppiatori sono stai bravi nell'immedesimarsi nei loro rispettivi personaggi e nel trasmettere tutta quella negatività e solitudine che caratterizzano alcuni personaggi della serie. In generale, la grafica non mi è dispiaciuta, sicuramente non un capolavoro da ricordare, ma interessante in alcune delle sue caratteristiche (mi è piaciuta la configurazione originale e dettagliata degli occhi); le OST rappresentano in maniera adeguata il ritmo pacato e riflessivo dell'anime.
Tutto sommato, "Kuzu no Honkai" è un prodotto da seguire, se si è alla ricerca di qualcosa di interessante da guardare e con delle belle tematiche su cui riflettere. Probabilmente alcune delle scelte fatte dei personaggi possono sembrare poco credibili nella realtà e prive di alcuna logica; su questo aspetto non posso far altro che essere d'accordo, ma vi assicuro che non sempre i problemi che ci affliggono possono essere risolti attraverso delle decisioni le quali possono sembrarci comuni e giuste, soprattutto poi se si tratta di cambiare degli individui che difficilmente si fanno raggirare da belle parole e dalle solite frasi fatte. Dunque, alle volte, anche delle scelte all'apparenza prive di senso possono consentirci di cambiare le persone e soprattutto supportarle ad acquisire una nuova visione di loro stesse e di chi li circonda. Narumi, in qualche maniera, è riuscito a fare proprio questo, pertanto non riesco proprio a considerarlo come un personaggio banale e piatto. Solo l'essere riuscito a far riflettere un altro individuo sulla propria condizione è un traguardo molto importante e da non sottovalutare. Come dico sempre, cambiare chi ci circonda non è facile, e quindi chi riesce a farlo ha tutta la mia stima e il mio rispetto.
Il mio voto finale è 8.
Trama: due giovani liceali innamorati perdutamente dei loro professori cercano conforto l'uno nelle braccia dell'altro, poiché i loro amori non sono corrisposti. Sembra una trama banale, ma al tempo stesso è più avvincente di quanto sembri, e ricca di dettagli e sfumature.
Personaggi: la cosa che ho amato più di tutti è infatti come hanno elaborato i personaggi, poiché nessun dettaglio è lasciato al caso, ogni scena e modo di agire sono stati perfetti.
E' un anime con un'ambientazione scolastica molto sentimentale, con forti valori e molto profondi. Potrà sembrare molte volte un ecchi, per via dei baci appassionati e molti momenti focosi, cosa che inizialmente mi aveva fatto dubitare della serietà dell'anime. Sono rimasta spiazzata da quanto invece l'anime si sia rivelato più potente di molti altri.
Finale: ho pianto e pianto, e ri-piangerei ancora e ancora, poiché anche a malincuore non penso possa esserci finale più bello e giusto, a mio parere.
Personaggi: la cosa che ho amato più di tutti è infatti come hanno elaborato i personaggi, poiché nessun dettaglio è lasciato al caso, ogni scena e modo di agire sono stati perfetti.
E' un anime con un'ambientazione scolastica molto sentimentale, con forti valori e molto profondi. Potrà sembrare molte volte un ecchi, per via dei baci appassionati e molti momenti focosi, cosa che inizialmente mi aveva fatto dubitare della serietà dell'anime. Sono rimasta spiazzata da quanto invece l'anime si sia rivelato più potente di molti altri.
Finale: ho pianto e pianto, e ri-piangerei ancora e ancora, poiché anche a malincuore non penso possa esserci finale più bello e giusto, a mio parere.
Attirata dal tratto, mi sono convinta a guardare questa serie, che stava facendo parlare molto di sé.
Non potevo fare errore più grande. "Scum", ossia feccia, è la parola giusta per descrivere questo anime che rasenta l'imbarazzo in tutte le sue parti.
Tutti i personaggi sono afflitti da paranoie, frustrazioni e desideri sessuali che non sono per niente realistici per l'età che hanno. Ciò che servirebbe a tutti è solo un bravo psicologo, se non psichiatra (roba che Freud ci sguazzerebbe).
L'intera serie mi ha lasciato un profondo senso di disagio e ansia, che, se ci penso, ancora mi viene. Leggo yaoi, e di conseguenza ho trovato del tutto inutile e soprattutto senza senso la risvolta yuri tra le due amiche. Fanservice? Per attirare l'attenzione maschile? Rendere ancora più assurda l'intera trama? Ho trovato volgari tutte le scene di sesso/erotismo tra le diverse coppie che riempiono le diverse puntate: volgari non nell'atto in sé (leggo ben di peggio), ma per appunto quel senso di ansia e disperazione che aleggia (il giudizio dipende sempre dalla percezione che abbiamo delle cose che dalla cosa in sé).
Gli do 3, perché da ragazza non lo consiglierei davvero a nessun'altra, ma, come detto all'inizio, il tratto è l'unica cosa che salvo di questo scempio.
Non potevo fare errore più grande. "Scum", ossia feccia, è la parola giusta per descrivere questo anime che rasenta l'imbarazzo in tutte le sue parti.
Tutti i personaggi sono afflitti da paranoie, frustrazioni e desideri sessuali che non sono per niente realistici per l'età che hanno. Ciò che servirebbe a tutti è solo un bravo psicologo, se non psichiatra (roba che Freud ci sguazzerebbe).
L'intera serie mi ha lasciato un profondo senso di disagio e ansia, che, se ci penso, ancora mi viene. Leggo yaoi, e di conseguenza ho trovato del tutto inutile e soprattutto senza senso la risvolta yuri tra le due amiche. Fanservice? Per attirare l'attenzione maschile? Rendere ancora più assurda l'intera trama? Ho trovato volgari tutte le scene di sesso/erotismo tra le diverse coppie che riempiono le diverse puntate: volgari non nell'atto in sé (leggo ben di peggio), ma per appunto quel senso di ansia e disperazione che aleggia (il giudizio dipende sempre dalla percezione che abbiamo delle cose che dalla cosa in sé).
Gli do 3, perché da ragazza non lo consiglierei davvero a nessun'altra, ma, come detto all'inizio, il tratto è l'unica cosa che salvo di questo scempio.
Ho visto questo anime tempo fa dietro consiglio di mio fratello, che me ne consigliava caldamente la visione con toni entusiastici.
L'opera in sé è godibile, grazie alla buona animazione e a un buon comparto sonoro. Ciononostante non ho apprezzato l'opera al punto da considerarla ottima.
Le ragioni sono plurime: in primis il non realismo delle situazioni vissute; sembrano quasi voler fornire allo spettatore l'immedesimazione di sentimenti che magari alcuni di noi non vivranno mai. Ciononostante, l'aspetto emotivo e quello più intimo dei sentimenti non vengono affatto trattati in maniera intensa, piuttosto in maniera superficiale. Vero è che ognuno di voi vive i sentimenti in maniera diversa, ma sicuramente mi aspettavo dialoghi molto più profondi o coinvolgenti. Infatti i dialoghi sono quanto di più banale possa esistere in un anime che in un modo o nell'altro tratta dell'amore. A prescindere da come vogliamo qualificare questo complicato sentimento, per me è scontata la pretesa che debba essere affrontato diversamente; quei dialoghi sono tutto ciò che potrebbe dire qualsiasi adolescente che soffra quei sentimenti. Se da un lato questo da alcuni è stato apprezzato, da parte mia ciò "non mi dà nulla di nuovo". Cosa dovrebbe lasciarmi un anime che tratta dell'amore, se i dialoghi sono così "scontati"?
Un'altra ragione è il soft porn: se da un lato alcune scene sono effettivamente importanti per dare l'idea della corrosività del rapporto sentimentale, altre sono un regalo agli appassionati di hentai. Assolutamente inutili.
Per cui non consiglierei di vederne la visione. Ovviamente la mia rimane una opinione assolutamente personale, ben potendo alcuni di voi apprezzare invece i caratteri predominanti dell'anime (e che invece da me qui sono criticati). Alla fine il giudizio ultimo dipende dalle nostre personali sensibilità...
L'opera in sé è godibile, grazie alla buona animazione e a un buon comparto sonoro. Ciononostante non ho apprezzato l'opera al punto da considerarla ottima.
Le ragioni sono plurime: in primis il non realismo delle situazioni vissute; sembrano quasi voler fornire allo spettatore l'immedesimazione di sentimenti che magari alcuni di noi non vivranno mai. Ciononostante, l'aspetto emotivo e quello più intimo dei sentimenti non vengono affatto trattati in maniera intensa, piuttosto in maniera superficiale. Vero è che ognuno di voi vive i sentimenti in maniera diversa, ma sicuramente mi aspettavo dialoghi molto più profondi o coinvolgenti. Infatti i dialoghi sono quanto di più banale possa esistere in un anime che in un modo o nell'altro tratta dell'amore. A prescindere da come vogliamo qualificare questo complicato sentimento, per me è scontata la pretesa che debba essere affrontato diversamente; quei dialoghi sono tutto ciò che potrebbe dire qualsiasi adolescente che soffra quei sentimenti. Se da un lato questo da alcuni è stato apprezzato, da parte mia ciò "non mi dà nulla di nuovo". Cosa dovrebbe lasciarmi un anime che tratta dell'amore, se i dialoghi sono così "scontati"?
Un'altra ragione è il soft porn: se da un lato alcune scene sono effettivamente importanti per dare l'idea della corrosività del rapporto sentimentale, altre sono un regalo agli appassionati di hentai. Assolutamente inutili.
Per cui non consiglierei di vederne la visione. Ovviamente la mia rimane una opinione assolutamente personale, ben potendo alcuni di voi apprezzare invece i caratteri predominanti dell'anime (e che invece da me qui sono criticati). Alla fine il giudizio ultimo dipende dalle nostre personali sensibilità...
Questo è uno di quegli anime che ti lascia con la sensazione di aver appena ricevuto un pugno in faccia. Di quelli potenti.
Il tema principale è l'analisi dell'amore, il sentimento per eccellenza, in tutte le sue sfaccettature. Ovviamente possono esistere tanti tipi di relazione, a seconda delle persone coinvolte e della loro indole. Questo anime prende in considerazione una buona fetta di queste: si parla di amori non corrisposti, tradimenti, desiderio di vendetta, possessività, egocentrismo...
Ma, soprattutto, questo anime ci racconta come, in amore, sia normale sbagliare. Quante volte abbiamo baciato la persona sbagliata? Quante volte ci siamo sentiti tristi per aver rifiutato qualcuno che ci amava profondamente? Eppure, tutto questo è normalissimo, e non c'è nulla di male nel ferirsi a vicenda in questo gioco terribile ma del quale nessuno vuole fare a meno.
L'aspetto fondamentale in tutto questo è uno solo: essere sé stessi. Ci sono volte in cui non riusciamo a fare a meno di seguire i nostri impulsi, e altre volte in cui è la ragione a prevalere, e ciò ci consente di "sistemare le cose". Cos'è giusto e cos'è sbagliato? L'anime non dà una risposta, si astiene da qualsiasi giudizio.
L'unico messaggio che passa, alla fine di tutta una serie di intrecci, baci "sbagliati" e cuori spezzati, è che l'amore è un enorme casino, e il cuore spesso segue vie del tutto inaspettate. Proprio per questo la cosa migliore è non avere preconcetti, non giudicare né gli altri né noi stessi, ma cercare di capirli (e capirsi) il più possibile. Perché prima di trovare la persona giusta, dobbiamo trovare noi stessi. E' attraverso gli errori, e i nostri strampalati tentativi di rimediare, che forse un giorno riusciremo a trovare chi fa al caso nostro.
Il tema principale è l'analisi dell'amore, il sentimento per eccellenza, in tutte le sue sfaccettature. Ovviamente possono esistere tanti tipi di relazione, a seconda delle persone coinvolte e della loro indole. Questo anime prende in considerazione una buona fetta di queste: si parla di amori non corrisposti, tradimenti, desiderio di vendetta, possessività, egocentrismo...
Ma, soprattutto, questo anime ci racconta come, in amore, sia normale sbagliare. Quante volte abbiamo baciato la persona sbagliata? Quante volte ci siamo sentiti tristi per aver rifiutato qualcuno che ci amava profondamente? Eppure, tutto questo è normalissimo, e non c'è nulla di male nel ferirsi a vicenda in questo gioco terribile ma del quale nessuno vuole fare a meno.
L'aspetto fondamentale in tutto questo è uno solo: essere sé stessi. Ci sono volte in cui non riusciamo a fare a meno di seguire i nostri impulsi, e altre volte in cui è la ragione a prevalere, e ciò ci consente di "sistemare le cose". Cos'è giusto e cos'è sbagliato? L'anime non dà una risposta, si astiene da qualsiasi giudizio.
L'unico messaggio che passa, alla fine di tutta una serie di intrecci, baci "sbagliati" e cuori spezzati, è che l'amore è un enorme casino, e il cuore spesso segue vie del tutto inaspettate. Proprio per questo la cosa migliore è non avere preconcetti, non giudicare né gli altri né noi stessi, ma cercare di capirli (e capirsi) il più possibile. Perché prima di trovare la persona giusta, dobbiamo trovare noi stessi. E' attraverso gli errori, e i nostri strampalati tentativi di rimediare, che forse un giorno riusciremo a trovare chi fa al caso nostro.
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Quando ci si trova dinanzi a un'opera d'arte due sono le reazioni: o la si ammira o si prova profonda repulsione. "Scum's Wish" ("Kuzu no Honkai") rientra appieno in tale categoria di opere.
Tratto dall'omonimo manga di Mengo Yokoyari, "Scum's Wish" potrebbe essere erroneamente inserito in quel filone denominato NTR (acronimo di "Netorare", ovvero tutte quelle opere che hanno come tema principale il tradimento o l'infedeltà coniugale), ma diventa subito palese come questo anime si distacchi da tale filone e nasconda nel proprio racconto qualcosa di molto più profondo e introspettivo. "Scum's Wish" difatti non si limita a raccontare di tradimenti e menzogne, ma è un complesso, quanto affascinante, viaggio nella crescita emotiva e caratteriale dei vari personaggi che verranno messi in ballo nell'arco dei suoi dodici episodi.
Hanabi Yasuraoka è una giovane liceale alle prese con un amore impossibile quanto tormentato. Il suo cuore batte infatti per Narumi Kanai, un docente della sua scuola che la ragazza conosce sin dall'infanzia e con cui ha condiviso alcuni drammi familiari. Una situazione simile viene vissuta anche da Mugi Awaya, compagno di scuola di Hanabi innamorato perso della propria sensei Akane Minagawa. Questi amori impossibili porteranno Hanabi e Mugi ad avvicinarsi, iniziando così una storia priva di sentimenti volta a quietare le ferite emotive che lacerano i loro cuori.
Da qui in poi la storia comincia a prendere una piega molto pesante, morbosa per certi versi, che mostra un lato dei rapporti sentimentali che spesso ignoriamo e/o facciamo finta di non vedere. Un lato cattivo, meschino, volto a compensare le proprie insicurezze attraverso l'infedeltà. Un lato che mostra quanto l'animo umano, in particolar modo quello di un adolescente, possa essere fragile e confuso.
Sono difatti le scappatelle dei due ragazzi a mostrare questo lato tanto disprezzato, sacrificando sull'altare del caos emotivo prima Sanae Ebato (compagna di classe di Hanabi con la quale nasce una sorta di rapporto saffico) e Noriko "Moka" Kamomebata poi (amica d'infanzia innamorata persa di Mugi e per il quale sarebbe pronta a perdere la propria verginità).
Il quartetto però non è l'unico ad avere qualche problema sul piano emotivo, e anche i due sensei, Akane e Narumi, hanno le loro belle gatte da pelare. Akane è difatti una cosiddetta "mangiauomini", una donna priva di sentimenti che gode nel rubare gli uomini altrui, mentre Narumi ha un profondo complesso di Edipo che lo porta a innamorarsi di Akane per il solo fatto che esteticamente le ricorda la madre scomparsa anni addietro.
Questo sestetto di personaggi emotivamente disfunzionali intrecceranno le proprie storie in modo contorto, distruttivo, masochistico e autolesionista gli uni verso gli altri, creando così un marasma di negatività e insicurezza.
Nonostante questa pessima facciata, "Scum's Wish" è in realtà un racconto che parla di catarsi, ossia la ricerca di quel "qualcosa" che possa purificare agli animi tormentati dei vari personaggi.
Per trovare una soluzione a questo caos c'è dunque bisogno di risalire al cosiddetto "bandolo della matassa", ed è grazie alla geniale narrazione della sensei Yokoyari (l'autrice del manga - l'anime segue fedelmente l'opera originale) che capiamo come tutto ruoti attorno al desiderio di un singolo individuo corrotto fin nel midollo, uno scarto della società le cui azioni scuotono le sicurezze di tutti coloro che ha attorno. Per l'appunto, il desiderio di un reietto (in inglese, "Scum's Wish").
Con una profonda introspezione di ogni singolo personaggio, e delle motivazioni che portano ognuno di loro a soddisfare le proprie egoistiche insicurezze, capiamo come la vera protagonista della storia non sia in raltà Hanabi (che alla fine risulterà, insieme a Moka, il personaggio più stabile e coerente), bensì la sensei Akane e il suo desiderio di colmare il vuoto emotivo che si porta dietro sin dall'infanzia e che la spinge a fare del male agli altri in modo indiscriminato e spietato. Un vuoto che la spinge a convincersi di non meritare l'amore altrui, ma di essere destinata a vivere una vita misera fatta di rapporti occasionali e solitudine emotiva. Tale convinzione spinge la sensei a rubare il primo amore di Hanabi in modo sfacciato e provocatorio: Akane non risparmierà provocazioni verso la liceale che accuserà pesantemente il colpo, alimentando così il circolo vizioso della sensei.
Un circolo vizioso che verrà spezzato dallo stesso Narumi, per certi versi il vero eroe di questa storia, il cui amore verso Akane è talmente assoluto da sbriciolare l'oscurità che avvolge da tempo immemore il cuore della donna. Nasce così una speranza capace di dare vita a quel desiderio di amore a cui Akane aveva oramai rinunciato, una catarsi che travolgerà tutti i protagonisti che, fra chiarimenti e lacrime di sofferenza, risolveranno i propri tormenti, volgendo lo sguardo verso nuovi lidi con maturità e consapevolezza.
Questo racconto, tanto contorto quanto affascinante, trova però in questa sua versione animata la propria forma definitiva, unendo la forte componente psicologica a quello che, a mio modesto parere, può essere considerato un vero e proprio capolavoro di tecnica animata.
Il lavoro di Studio Lerche è di alto livello e lo si capisce sin da subito grazie alle ottime animazioni (che non calano mai di qualità dall'inizio alla fine), coadiuvate dalla visionaria regia del maestro Andou Masaomi. La scelta dei colori, il tratto fra il pastello e l'acquerello, le inquadrature a mosaico e la centralità dei monologhi riescono a rappresentare perfettamente la fragilità emotiva dei personaggi e il caos che ognuno di loro si porta dentro.
Il pezzo forte però è il comparto sonoro che vede nel doppiaggio la propria punta di diamante (in particolar modo l'interpretazione di Chika Anzai, seiyuu di Hanabi), con le musiche del maestro Masaru Yokoyama a fare da perfetto accompagnamento. Menzione d'onore anche per l'accattivante opening ("Uso no Hibana" dei 96neko) e la sublime ending ("Heikousen" di Sayuri).
"Scum's Wish" è dunque un lavoro di altissima caratura, un capolavoro nel suo genere sia a livello narrativo che tecnico, che va visto però con la premessa di avere la mente quanto più aperta possibile, mettendo da parte il castigato e antiquato moralismo che caratterizza soprattutto noi Italiani.
Quando ci si trova dinanzi a un'opera d'arte due sono le reazioni: o la si ammira o si prova profonda repulsione. "Scum's Wish" ("Kuzu no Honkai") rientra appieno in tale categoria di opere.
Tratto dall'omonimo manga di Mengo Yokoyari, "Scum's Wish" potrebbe essere erroneamente inserito in quel filone denominato NTR (acronimo di "Netorare", ovvero tutte quelle opere che hanno come tema principale il tradimento o l'infedeltà coniugale), ma diventa subito palese come questo anime si distacchi da tale filone e nasconda nel proprio racconto qualcosa di molto più profondo e introspettivo. "Scum's Wish" difatti non si limita a raccontare di tradimenti e menzogne, ma è un complesso, quanto affascinante, viaggio nella crescita emotiva e caratteriale dei vari personaggi che verranno messi in ballo nell'arco dei suoi dodici episodi.
Hanabi Yasuraoka è una giovane liceale alle prese con un amore impossibile quanto tormentato. Il suo cuore batte infatti per Narumi Kanai, un docente della sua scuola che la ragazza conosce sin dall'infanzia e con cui ha condiviso alcuni drammi familiari. Una situazione simile viene vissuta anche da Mugi Awaya, compagno di scuola di Hanabi innamorato perso della propria sensei Akane Minagawa. Questi amori impossibili porteranno Hanabi e Mugi ad avvicinarsi, iniziando così una storia priva di sentimenti volta a quietare le ferite emotive che lacerano i loro cuori.
Da qui in poi la storia comincia a prendere una piega molto pesante, morbosa per certi versi, che mostra un lato dei rapporti sentimentali che spesso ignoriamo e/o facciamo finta di non vedere. Un lato cattivo, meschino, volto a compensare le proprie insicurezze attraverso l'infedeltà. Un lato che mostra quanto l'animo umano, in particolar modo quello di un adolescente, possa essere fragile e confuso.
Sono difatti le scappatelle dei due ragazzi a mostrare questo lato tanto disprezzato, sacrificando sull'altare del caos emotivo prima Sanae Ebato (compagna di classe di Hanabi con la quale nasce una sorta di rapporto saffico) e Noriko "Moka" Kamomebata poi (amica d'infanzia innamorata persa di Mugi e per il quale sarebbe pronta a perdere la propria verginità).
Il quartetto però non è l'unico ad avere qualche problema sul piano emotivo, e anche i due sensei, Akane e Narumi, hanno le loro belle gatte da pelare. Akane è difatti una cosiddetta "mangiauomini", una donna priva di sentimenti che gode nel rubare gli uomini altrui, mentre Narumi ha un profondo complesso di Edipo che lo porta a innamorarsi di Akane per il solo fatto che esteticamente le ricorda la madre scomparsa anni addietro.
Questo sestetto di personaggi emotivamente disfunzionali intrecceranno le proprie storie in modo contorto, distruttivo, masochistico e autolesionista gli uni verso gli altri, creando così un marasma di negatività e insicurezza.
Nonostante questa pessima facciata, "Scum's Wish" è in realtà un racconto che parla di catarsi, ossia la ricerca di quel "qualcosa" che possa purificare agli animi tormentati dei vari personaggi.
Per trovare una soluzione a questo caos c'è dunque bisogno di risalire al cosiddetto "bandolo della matassa", ed è grazie alla geniale narrazione della sensei Yokoyari (l'autrice del manga - l'anime segue fedelmente l'opera originale) che capiamo come tutto ruoti attorno al desiderio di un singolo individuo corrotto fin nel midollo, uno scarto della società le cui azioni scuotono le sicurezze di tutti coloro che ha attorno. Per l'appunto, il desiderio di un reietto (in inglese, "Scum's Wish").
Con una profonda introspezione di ogni singolo personaggio, e delle motivazioni che portano ognuno di loro a soddisfare le proprie egoistiche insicurezze, capiamo come la vera protagonista della storia non sia in raltà Hanabi (che alla fine risulterà, insieme a Moka, il personaggio più stabile e coerente), bensì la sensei Akane e il suo desiderio di colmare il vuoto emotivo che si porta dietro sin dall'infanzia e che la spinge a fare del male agli altri in modo indiscriminato e spietato. Un vuoto che la spinge a convincersi di non meritare l'amore altrui, ma di essere destinata a vivere una vita misera fatta di rapporti occasionali e solitudine emotiva. Tale convinzione spinge la sensei a rubare il primo amore di Hanabi in modo sfacciato e provocatorio: Akane non risparmierà provocazioni verso la liceale che accuserà pesantemente il colpo, alimentando così il circolo vizioso della sensei.
Un circolo vizioso che verrà spezzato dallo stesso Narumi, per certi versi il vero eroe di questa storia, il cui amore verso Akane è talmente assoluto da sbriciolare l'oscurità che avvolge da tempo immemore il cuore della donna. Nasce così una speranza capace di dare vita a quel desiderio di amore a cui Akane aveva oramai rinunciato, una catarsi che travolgerà tutti i protagonisti che, fra chiarimenti e lacrime di sofferenza, risolveranno i propri tormenti, volgendo lo sguardo verso nuovi lidi con maturità e consapevolezza.
Questo racconto, tanto contorto quanto affascinante, trova però in questa sua versione animata la propria forma definitiva, unendo la forte componente psicologica a quello che, a mio modesto parere, può essere considerato un vero e proprio capolavoro di tecnica animata.
Il lavoro di Studio Lerche è di alto livello e lo si capisce sin da subito grazie alle ottime animazioni (che non calano mai di qualità dall'inizio alla fine), coadiuvate dalla visionaria regia del maestro Andou Masaomi. La scelta dei colori, il tratto fra il pastello e l'acquerello, le inquadrature a mosaico e la centralità dei monologhi riescono a rappresentare perfettamente la fragilità emotiva dei personaggi e il caos che ognuno di loro si porta dentro.
Il pezzo forte però è il comparto sonoro che vede nel doppiaggio la propria punta di diamante (in particolar modo l'interpretazione di Chika Anzai, seiyuu di Hanabi), con le musiche del maestro Masaru Yokoyama a fare da perfetto accompagnamento. Menzione d'onore anche per l'accattivante opening ("Uso no Hibana" dei 96neko) e la sublime ending ("Heikousen" di Sayuri).
"Scum's Wish" è dunque un lavoro di altissima caratura, un capolavoro nel suo genere sia a livello narrativo che tecnico, che va visto però con la premessa di avere la mente quanto più aperta possibile, mettendo da parte il castigato e antiquato moralismo che caratterizza soprattutto noi Italiani.
E' un anime Innovativo nella trama, nel senso che una trama del genere di solito la trovi negli hentai, non in anime destinati a chiunque. "Scum" è la parola giusta per definire questa serie.
Capisco l'intenzione di voler parlare di cose vere che succedono spesso tra gli adolescenti: rapporti effimeri, relazioni di ripiego, sogni proibiti e così via, quindi capisco l'hype di qualche verginello/a nel vedere questa roba, ma certe situazioni non sono affatto realistiche. E' un mix tra "I Cesaroni" e un hentai senza parte hentai, sconsigliatissimo.
Capisco l'intenzione di voler parlare di cose vere che succedono spesso tra gli adolescenti: rapporti effimeri, relazioni di ripiego, sogni proibiti e così via, quindi capisco l'hype di qualche verginello/a nel vedere questa roba, ma certe situazioni non sono affatto realistiche. E' un mix tra "I Cesaroni" e un hentai senza parte hentai, sconsigliatissimo.
Un mio nuovo amico mi ha detto che avrebbe steso un velo pietoso nei confronti di un personaggio di quest'anime, io invece sarei pronto a stenderlo sull'intera opera, con nera delusione aggiungerei.
"Kuzu no Honkai", conosciuto perlopiù all'estero col nome inglese "Scum's Wish", racconta la vita di una diciassettenne e del suo amore non ricambiato verso un giovane insegnante con cui, fin da piccola, ha sempre avuto un rapporto molto confidenziale, poiché amico di famiglia, tanto da poterlo chiamare persino "fratello".
Iniziando la narrazione in "medias res", l'opera ci mostra l'inizio del rapporto tra la protagonista e il co-protagonista, anche lui innamorato di una sua ex-insegnante, con un ritmo tediosamente lento. Rapporto sulla cui natura non mi dilungherò per nulla, poiché già spiegata nel riassunto della trama del sito.
"Scum's Wish" ci offre un repertorio di drammi, paranoie, brame, perversioni psicologiche niente male. Desiderio di apparire, quello di avere una vita tranquilla, complessi e quasi automatiche estraneazioni sulla diversità del desiderio sessuale, addirittura chiacchierate con l'ego infantile, insomma tutti elementi che potrebbero costituire un quasi capolavoro della narrativa introspettiva e psicologica vista specificamente dal punto di vista del socializzare umano, ma anche da un punto di vista esistenzialistico. Ma allora perché non funziona un bel nulla? (e ri-sottolineo "non funziona"). Perché, se questo cartone animato è divenuto un po' famoso, è dovuto esclusivamente alle sue scene "più spinte"? (da sottolineare il fatto che le scene che possono, anzi, che sono proprio state incriminate da una organizzazione di censura giapponese sono, in realtà, delle semplici scene di baci e lievi orgasmi, che comunque sono disgustosamente fatte male, poiché ogni volta che si baciano sembra quasi che si stiano strozzando con la lingua dell'altro). Non possiedo le risposte a quest'interrogativi, l'unica che potrei aggiungere è il fatto che durante la sua visione ho avuto più volte l'impressione che l'autore non sapesse dove andare a parare.
In definitiva, credo che bollare quest'anime come un hentai non riuscito sia un grave errore; sono convinto, invece, che sia più corretto ritenerlo come un tentativo maldestro di portare nel mondo degli anime tematiche sociali e psicologiche "profonde", non riuscendoci per nulla.
Consiglio quest'opera? Rispondo con un no secco, senza aggiungere altro.
"Kuzu no Honkai", conosciuto perlopiù all'estero col nome inglese "Scum's Wish", racconta la vita di una diciassettenne e del suo amore non ricambiato verso un giovane insegnante con cui, fin da piccola, ha sempre avuto un rapporto molto confidenziale, poiché amico di famiglia, tanto da poterlo chiamare persino "fratello".
Iniziando la narrazione in "medias res", l'opera ci mostra l'inizio del rapporto tra la protagonista e il co-protagonista, anche lui innamorato di una sua ex-insegnante, con un ritmo tediosamente lento. Rapporto sulla cui natura non mi dilungherò per nulla, poiché già spiegata nel riassunto della trama del sito.
"Scum's Wish" ci offre un repertorio di drammi, paranoie, brame, perversioni psicologiche niente male. Desiderio di apparire, quello di avere una vita tranquilla, complessi e quasi automatiche estraneazioni sulla diversità del desiderio sessuale, addirittura chiacchierate con l'ego infantile, insomma tutti elementi che potrebbero costituire un quasi capolavoro della narrativa introspettiva e psicologica vista specificamente dal punto di vista del socializzare umano, ma anche da un punto di vista esistenzialistico. Ma allora perché non funziona un bel nulla? (e ri-sottolineo "non funziona"). Perché, se questo cartone animato è divenuto un po' famoso, è dovuto esclusivamente alle sue scene "più spinte"? (da sottolineare il fatto che le scene che possono, anzi, che sono proprio state incriminate da una organizzazione di censura giapponese sono, in realtà, delle semplici scene di baci e lievi orgasmi, che comunque sono disgustosamente fatte male, poiché ogni volta che si baciano sembra quasi che si stiano strozzando con la lingua dell'altro). Non possiedo le risposte a quest'interrogativi, l'unica che potrei aggiungere è il fatto che durante la sua visione ho avuto più volte l'impressione che l'autore non sapesse dove andare a parare.
In definitiva, credo che bollare quest'anime come un hentai non riuscito sia un grave errore; sono convinto, invece, che sia più corretto ritenerlo come un tentativo maldestro di portare nel mondo degli anime tematiche sociali e psicologiche "profonde", non riuscendoci per nulla.
Consiglio quest'opera? Rispondo con un no secco, senza aggiungere altro.
Trovo molto lodevole il fatto che, quando si parla di opere "realiste", qualcuno ogni tanto decida di uscire dai soliti comodi schemi tradizionali per trattare fenomeni e comportamenti umani diffusi ma generalmente poco considerati o addirittura ritenuti pericolosi. La società umana è in continua evoluzione; e sebbene ogni tanto, come dice una canzone molto famosa di questi tempi, "l'evoluzione inciampa", il modo di pensare delle persone continua a cambiare col passare del tempo, fino a rivelare apertamente lati dell'animo umano a cui prima si cercava almeno di porre un freno. E' giusto, quindi, prendere in considerazione questi nuovi fenomeni a cui stiamo assistendo quotidianamente e farli diventare argomento di riflessione.
Dal punto di vista delle intenzioni, quindi, "Kuzu no Honkai" rappresenta senza dubbio un esempio da seguire per il futuro; però spero proprio che chi deciderà di percorrere questa strada prenda da questo anime solo le intenzioni e nulla dalla sua sceneggiatura. Questa, infatti, finisce per cedere a tentazioni che definirei 'megalomanistiche' e decide di mettere troppi galli nello stesso pollaio, fino a rendere il tutto troppo inverosimile.
Mugi e Hanabi sono due ragazzi che condividono lo stesso problema: l'infelicità per il non essere contraccambiati dalle persone che amano. Per cercare di riempire il vuoto che si è formato nel loro cuore decidono di comportarsi come una coppia: tutti e due sanno di non amare l'altro né di essere amati dall'altro; però sperano di riuscire, attraverso una comprensione reciproca che spesso e volentieri sfocia nella sessualità, di rendere il rifiuto meno doloroso. Ma la vita è sempre piena di sorprese: i due ragazzi, infatti, dovranno fare i conti con una serie di persone che dimostreranno di avere una personalità molto diversa rispetto a quella che esibiscono in società.
Il difetto principale di "Kuzu no Honkai" è quello di essere un anime realista... poco realista. In precedenza ho affermato l'innegabilità del diffondersi di alcune nuove forme comportamentali (anzi in realtà forse non sono nemmeno nuove, ma in passato si svolgevano con modi e forme diverse); però pensare di ritrovarle tutte assieme in un unico ambiente narrativo è abbastanza inverosimile. E' accettabile l'idea che un uomo o una donna a seguito di una delusione d'amore possa cercare un sostegno emotivo (e non solo emotivo) in un'altra persona; anzi credo che come reazione sia abbastanza automatica. Ma ritengo che le probabilità che tutte (e, quando dico tutte, intendo proprio tutte) le persone che li circondano abbiano inclinazioni così anticonvenzionali ed estremizzate sia molto vicina allo zero. Per questo motivo credo che l'autore avrebbe fatto meglio a concentrarsi sull'evoluzione del rapporto tra Hanabi e Mugi piuttosto che creare una serie di altri personaggi e situazioni particolari che, messi assieme, risultano troppo inverosimili. Alla fine lo spettatore guarderà con interesse questo show fino alla fine, ma per motivi molto diversi rispetto a quelli che sarebbe stato lecito aspettarsi: più che guardare un anime e perdersi nella riflessione, si prova la stessa sensazione che si proverebbe andando al circo per farsi due risate guardando le varie attrazioni proposte.
In molti hanno affermato che le troppe scene a sfondo sessuale non abbiano motivo di essere e che rappresentino soltanto un veicolo pubblicitario per questo prodotto. Sul punto sono d'accordo a metà: credo, infatti, che un minimo di verità in queste affermazioni ci sia; ma è anche vero che già da tempo si assiste a una certa insofferenza verso l'annullamento sessuale a cui vengono sottoposti i protagonisti dei vari anime. E questa insofferenza, a mio avviso, è giustificata: in un mondo in cui è possibile avere porno facendo un semplice click sul mouse e in cui il cinema non si fa problemi a mostrare nudità e sesso, che il divieto debba interessare solo gli anime è un fatto abbastanza anacronistico. Se non si è volgari (e questo anime non lo è), non vedo perché non lo si possa fare. Si dirà: ma i bambini? Evitare che vengano troppo presto a contatto con certe scene è compito dei genitori. Se si distraggono troppo, troveranno i loro figli a guardare pornografia in rete, altro che "Kuzu no Honkai".
Passiamo agli aspetti tecnici: e qui nulla da dire. La grafica è curata e gradevole, la colonna sonora è molto bella e le due sigle sono davvero fantastiche. Nel complesso è stato fatto davvero un ottimo lavoro.
Riassumendo il tutto, non credo sia possibile per me assegnare a questo "Kuzu no Honkai" un giudizio favorevole. L'intento di esplorare le zone grigie dell'animo umano è sicuramente lodevole e, almeno inizialmente, aveva ottenuto il mio favore; poi però si è voluto strafare, cercando di parlare di troppe cose in un'unica storia. Peccato, bastava non lasciarsi prendere la mano e adesso staremmo tutti parlando di un anime fresco, profondo e intrigante.
Dal punto di vista delle intenzioni, quindi, "Kuzu no Honkai" rappresenta senza dubbio un esempio da seguire per il futuro; però spero proprio che chi deciderà di percorrere questa strada prenda da questo anime solo le intenzioni e nulla dalla sua sceneggiatura. Questa, infatti, finisce per cedere a tentazioni che definirei 'megalomanistiche' e decide di mettere troppi galli nello stesso pollaio, fino a rendere il tutto troppo inverosimile.
Mugi e Hanabi sono due ragazzi che condividono lo stesso problema: l'infelicità per il non essere contraccambiati dalle persone che amano. Per cercare di riempire il vuoto che si è formato nel loro cuore decidono di comportarsi come una coppia: tutti e due sanno di non amare l'altro né di essere amati dall'altro; però sperano di riuscire, attraverso una comprensione reciproca che spesso e volentieri sfocia nella sessualità, di rendere il rifiuto meno doloroso. Ma la vita è sempre piena di sorprese: i due ragazzi, infatti, dovranno fare i conti con una serie di persone che dimostreranno di avere una personalità molto diversa rispetto a quella che esibiscono in società.
Il difetto principale di "Kuzu no Honkai" è quello di essere un anime realista... poco realista. In precedenza ho affermato l'innegabilità del diffondersi di alcune nuove forme comportamentali (anzi in realtà forse non sono nemmeno nuove, ma in passato si svolgevano con modi e forme diverse); però pensare di ritrovarle tutte assieme in un unico ambiente narrativo è abbastanza inverosimile. E' accettabile l'idea che un uomo o una donna a seguito di una delusione d'amore possa cercare un sostegno emotivo (e non solo emotivo) in un'altra persona; anzi credo che come reazione sia abbastanza automatica. Ma ritengo che le probabilità che tutte (e, quando dico tutte, intendo proprio tutte) le persone che li circondano abbiano inclinazioni così anticonvenzionali ed estremizzate sia molto vicina allo zero. Per questo motivo credo che l'autore avrebbe fatto meglio a concentrarsi sull'evoluzione del rapporto tra Hanabi e Mugi piuttosto che creare una serie di altri personaggi e situazioni particolari che, messi assieme, risultano troppo inverosimili. Alla fine lo spettatore guarderà con interesse questo show fino alla fine, ma per motivi molto diversi rispetto a quelli che sarebbe stato lecito aspettarsi: più che guardare un anime e perdersi nella riflessione, si prova la stessa sensazione che si proverebbe andando al circo per farsi due risate guardando le varie attrazioni proposte.
In molti hanno affermato che le troppe scene a sfondo sessuale non abbiano motivo di essere e che rappresentino soltanto un veicolo pubblicitario per questo prodotto. Sul punto sono d'accordo a metà: credo, infatti, che un minimo di verità in queste affermazioni ci sia; ma è anche vero che già da tempo si assiste a una certa insofferenza verso l'annullamento sessuale a cui vengono sottoposti i protagonisti dei vari anime. E questa insofferenza, a mio avviso, è giustificata: in un mondo in cui è possibile avere porno facendo un semplice click sul mouse e in cui il cinema non si fa problemi a mostrare nudità e sesso, che il divieto debba interessare solo gli anime è un fatto abbastanza anacronistico. Se non si è volgari (e questo anime non lo è), non vedo perché non lo si possa fare. Si dirà: ma i bambini? Evitare che vengano troppo presto a contatto con certe scene è compito dei genitori. Se si distraggono troppo, troveranno i loro figli a guardare pornografia in rete, altro che "Kuzu no Honkai".
Passiamo agli aspetti tecnici: e qui nulla da dire. La grafica è curata e gradevole, la colonna sonora è molto bella e le due sigle sono davvero fantastiche. Nel complesso è stato fatto davvero un ottimo lavoro.
Riassumendo il tutto, non credo sia possibile per me assegnare a questo "Kuzu no Honkai" un giudizio favorevole. L'intento di esplorare le zone grigie dell'animo umano è sicuramente lodevole e, almeno inizialmente, aveva ottenuto il mio favore; poi però si è voluto strafare, cercando di parlare di troppe cose in un'unica storia. Peccato, bastava non lasciarsi prendere la mano e adesso staremmo tutti parlando di un anime fresco, profondo e intrigante.
Attenzione: la recensione contiene lievi spoiler
Le primissime puntate mi avevano fatto un'ottima impressione.
Nella vita reale non è infrequente che in risposta a un amore non ricambiato si vada in cerca di consolazioni sentimentali o sessuali presso persone da cui normalmente non le vorremmo. L'incipit è proprio questo: Hanabi e Mugi cercano conforto l'una nell'altro per superare il dolore di non essere ricambiati da chi vorrebbero. Questa faccia dell'amore un po' scomoda e viziosa non l'ho vista trattare spesso nelle serie, e pensavo che avrebbe introdotto un elemento di realismo assolutamente piacevole, abituata come sono a imbattermi perlopiù in storie estremamente romanzate, pure, dolciastre e stucchevoli.
Purtroppo però hanno voluto strafare, hanno esagerato e il tutto si è ridotto a personaggi che agiscono in modo estremizzato in due possibili direzioni: chi si muove spinto da un amore incontrollato, irrazionale, ma anche stupido, cieco e ridicolo, e chi invece ha come unica guida il sesso. E, nonostante già dopo pochi episodi le linee di condotta dei personaggi si siano disposte su questi stereotipati binari, a tratti la serie riesce a far crollare l'unico pregio che la stereotipia offre: la coerenza, completamente abbandonata per almeno un paio di personaggi.
La protagonista, Hanabi, si dichiara follemente innamorata del proprio professore, ma per la stragrande maggioranza della serie questo elemento viene completamente accantonato. L'iniziale e naturale ricerca di affetto tra le braccia di Mugi degenera ben presto, trasformandola ben presto in una ragazza che accetta le attenzioni sessuali di chiunque, uomo, donna, vecchia conoscenza, quasi sconosciuti. Sebbene sia plausibile una certa sperimentazione sessuale nell'adolescenza, qua si sfiora il ridicolo. Mai una volta che lei mostri del turbamento, del dubbio, della riflessione in seguito ad esperienze fisiche (dal bacio fino al sesso) con una persona dello stesso sesso o con un ragazzo appena conosciuto. Il tema della sperimentazione omosessuale in particolare viene trattato con una superficialità propria di boys love e yuri di scarso livello. Ma, soprattutto, la mente di Hanabi non corre mai all'amato. Episodi interi in cui non lo pensa neanche un istante.
Discorso analogo per il protagonista maschile, Mugi. Dalla finta relazione con Hanabi passa a un volo di fiore in fiore. Il momento più assurdo è senza dubbio quello in cui si avvicina all'amica di infanzia innamorata di lui, per la quale fino a un momento prima sembrava provare solo irritazione e fastidio. La filosofia del "ogni buco è una via" lo descrive esaustivamente per gran parte della serie, almeno fino a quando non decide di perdere ogni rimasuglio di spina dorsale e trasformarsi in un pupazzetto nelle mani di una strega, Akane.
Akane è un altro personaggio che parte bene, prosegue male e finisce disastrosamente. Presentata inizialmente come una donna che si crogiola nella soddisfazione di avere tutti gli uomini ai propri piedi, per il semplice gusto di vederli strisciare e di potersi beare dell'invidia delle altre donne, diventa poi talmente arpia, estrema e crudele da essere irrealistica e stereotipata. Un'estremizzazione tale che, quando verso fine serie si cerca di fare dell'introspezione e giustificare il suo comportamento, il risultato è un patetico tentativo di toppare. La conclusione è infine disarmante: bastano due parole dette da un uomo per cui aveva la considerazione e il disgusto riservati a uno scarafaggio per tramutarla da mostruosa 'stronza e sgualdrina' (termine, ricordiamolo, usato da lei stessa) a fanciulla delicata e tenera sposina.
Infine, stereotipo opposto, il professore. Innamorato in modo cieco e ottuso della collega, se all'inizio risulta perlomeno vagamente tenero, commovente nella sua devozione, sempre di più con l'andare avanti delle puntate suscita incredulità e irritazione: mai visto uomo tanto ansioso di essere usato e fatto cornuto. Qui si confonde l'accettare e perdonare i difetti dell'altro in nome dell'amore, ma pretendendo il cambiamento e lo sforzo reciproco, con il chiudere occhi e orecchie e sorridere mentre ci si riduce a zerbino. Il tutto viene pallidamente giustificato con un qualche complesso di Edipo a metà tra l'inquietante e il ridicolo, buttato lì per salvare capra e cavoli.
Una serie di caratterizzazioni inizialmente convincenti poi deformate all'eccesso, snaturate ed estremizzate, come se si volesse far passare per naturale e perdonabile la perversione.
Si salva solo la povera Sanae, un po' inquietante verso la fine, ma coerente per tutta la durata della serie, innamorata dell'amica, combattiva e che gode degli intensi momenti con lei, pur conscia che la sta solo usando.
Breve commento sulla confezione: disegni molto gradevoli all'occhio e delicati, alcune scelte di inquadratura e regia simpatiche, ma eccessivo il soft porn.
Le primissime puntate mi avevano fatto un'ottima impressione.
Nella vita reale non è infrequente che in risposta a un amore non ricambiato si vada in cerca di consolazioni sentimentali o sessuali presso persone da cui normalmente non le vorremmo. L'incipit è proprio questo: Hanabi e Mugi cercano conforto l'una nell'altro per superare il dolore di non essere ricambiati da chi vorrebbero. Questa faccia dell'amore un po' scomoda e viziosa non l'ho vista trattare spesso nelle serie, e pensavo che avrebbe introdotto un elemento di realismo assolutamente piacevole, abituata come sono a imbattermi perlopiù in storie estremamente romanzate, pure, dolciastre e stucchevoli.
Purtroppo però hanno voluto strafare, hanno esagerato e il tutto si è ridotto a personaggi che agiscono in modo estremizzato in due possibili direzioni: chi si muove spinto da un amore incontrollato, irrazionale, ma anche stupido, cieco e ridicolo, e chi invece ha come unica guida il sesso. E, nonostante già dopo pochi episodi le linee di condotta dei personaggi si siano disposte su questi stereotipati binari, a tratti la serie riesce a far crollare l'unico pregio che la stereotipia offre: la coerenza, completamente abbandonata per almeno un paio di personaggi.
La protagonista, Hanabi, si dichiara follemente innamorata del proprio professore, ma per la stragrande maggioranza della serie questo elemento viene completamente accantonato. L'iniziale e naturale ricerca di affetto tra le braccia di Mugi degenera ben presto, trasformandola ben presto in una ragazza che accetta le attenzioni sessuali di chiunque, uomo, donna, vecchia conoscenza, quasi sconosciuti. Sebbene sia plausibile una certa sperimentazione sessuale nell'adolescenza, qua si sfiora il ridicolo. Mai una volta che lei mostri del turbamento, del dubbio, della riflessione in seguito ad esperienze fisiche (dal bacio fino al sesso) con una persona dello stesso sesso o con un ragazzo appena conosciuto. Il tema della sperimentazione omosessuale in particolare viene trattato con una superficialità propria di boys love e yuri di scarso livello. Ma, soprattutto, la mente di Hanabi non corre mai all'amato. Episodi interi in cui non lo pensa neanche un istante.
Discorso analogo per il protagonista maschile, Mugi. Dalla finta relazione con Hanabi passa a un volo di fiore in fiore. Il momento più assurdo è senza dubbio quello in cui si avvicina all'amica di infanzia innamorata di lui, per la quale fino a un momento prima sembrava provare solo irritazione e fastidio. La filosofia del "ogni buco è una via" lo descrive esaustivamente per gran parte della serie, almeno fino a quando non decide di perdere ogni rimasuglio di spina dorsale e trasformarsi in un pupazzetto nelle mani di una strega, Akane.
Akane è un altro personaggio che parte bene, prosegue male e finisce disastrosamente. Presentata inizialmente come una donna che si crogiola nella soddisfazione di avere tutti gli uomini ai propri piedi, per il semplice gusto di vederli strisciare e di potersi beare dell'invidia delle altre donne, diventa poi talmente arpia, estrema e crudele da essere irrealistica e stereotipata. Un'estremizzazione tale che, quando verso fine serie si cerca di fare dell'introspezione e giustificare il suo comportamento, il risultato è un patetico tentativo di toppare. La conclusione è infine disarmante: bastano due parole dette da un uomo per cui aveva la considerazione e il disgusto riservati a uno scarafaggio per tramutarla da mostruosa 'stronza e sgualdrina' (termine, ricordiamolo, usato da lei stessa) a fanciulla delicata e tenera sposina.
Infine, stereotipo opposto, il professore. Innamorato in modo cieco e ottuso della collega, se all'inizio risulta perlomeno vagamente tenero, commovente nella sua devozione, sempre di più con l'andare avanti delle puntate suscita incredulità e irritazione: mai visto uomo tanto ansioso di essere usato e fatto cornuto. Qui si confonde l'accettare e perdonare i difetti dell'altro in nome dell'amore, ma pretendendo il cambiamento e lo sforzo reciproco, con il chiudere occhi e orecchie e sorridere mentre ci si riduce a zerbino. Il tutto viene pallidamente giustificato con un qualche complesso di Edipo a metà tra l'inquietante e il ridicolo, buttato lì per salvare capra e cavoli.
Una serie di caratterizzazioni inizialmente convincenti poi deformate all'eccesso, snaturate ed estremizzate, come se si volesse far passare per naturale e perdonabile la perversione.
Si salva solo la povera Sanae, un po' inquietante verso la fine, ma coerente per tutta la durata della serie, innamorata dell'amica, combattiva e che gode degli intensi momenti con lei, pur conscia che la sta solo usando.
Breve commento sulla confezione: disegni molto gradevoli all'occhio e delicati, alcune scelte di inquadratura e regia simpatiche, ma eccessivo il soft porn.
"Kuzu No Honkai" arriva come una ventata d'aria fresca nel panorama degli anime sentimentali. Innanzitutto perché tratta l'amore adolescenziale in maniera piuttosto matura, non fermandosi al primo bacio come la maggior parte delle serie di questo tipo, ma mostrandoci anche i normali impulsi sessuali che hanno i ragazzi di giovane età. Sono nate anche delle polemiche per delle scene troppo spinte. Polemiche secondo me sterili, perché le scene a sfondo sessuale non sono mai volgari o per puro fanservice, ma hanno sempre una logica e servono per far evolvere la storia in una determinata direzione.
Passiamo alla trama. Hanabi è da sempre innamorata di suo fratello maggiore acquisito, anche Mugi è innamorato della sua professoressa Akane da molto tempo. Entrambi gli amori non sono corrisposti, così Hanabi e Mugi decidono di frequentarsi per riempire in qualche modo il vuoto di un amore che non possono raggiungere.
La trama in sé è molto semplice, chiunque abbia un po' di esperienza con gli anime sentimentali può anche immaginare come si evolverà. E vi dirò, in questo riuscirà anche a stupirvi. Più che la storia il pregio principale di "Kuzu no Honkai" sono i personaggi. Perché tutti, sia quelli principali che quelli secondari, sono caratterizzati benissimo. Non c'è nessun personaggio stereotipato, sebbene alcuni lo potrebbero sembrare a primo impatto. Ognuno ha un suo ruolo e una sua evoluzione nel corso della storia. Una menzione d'onore va sicuramente alla professoressa Akane, che monopolizzerà quasi interamente la seconda parte dell'anime, oscurando la nostra protagonista. Akane ci verrà presentata prima in un certo modo, per poi sconvolgere interamente il suo carattere e mostrarcela per quella che è davvero. E infine verrà approfondita, ci verranno mostrati tutti gli aspetti migliori e peggiori del suo carattere, e la sua evoluzione attraverso le relazioni amorose che intraprenderà nel corso dell'anime. Come vedete, ho preferito rimanere sul vago, per non rovinarvi il piacere di scoprire da soli questo personaggio. In pratica diventerà quasi lei la protagonista e ruberà la scena un po' a tutti.
Poi vorrei fare i miei complimenti anche al reparto tecnico. La grafica dell'anime è davvero sublime, i personaggi sembrano colorati con un tocco di pastello leggero, e la scelta registica di trasformare alcune scene quasi in pagine di un manga shojo dà all'anime quell'aria leggera e spensierata della gioventù, nonostante la storia tratti di primi amori dolorosi.
L'anime non è comunque privo di difetti, a volte i personaggi sono un po' troppo spenti e malinconici, alcuni dialoghi e monologhi allungano e appesantiscono qualche puntata. Nonostante queste piccole imperfezioni rimane un anime davvero gradevole, e difficilmente troverete un altro anime sull'amore adolescenziale che riesca anche a parlare di sesso senza scadere in gratuito fanservice.
Passiamo alla trama. Hanabi è da sempre innamorata di suo fratello maggiore acquisito, anche Mugi è innamorato della sua professoressa Akane da molto tempo. Entrambi gli amori non sono corrisposti, così Hanabi e Mugi decidono di frequentarsi per riempire in qualche modo il vuoto di un amore che non possono raggiungere.
La trama in sé è molto semplice, chiunque abbia un po' di esperienza con gli anime sentimentali può anche immaginare come si evolverà. E vi dirò, in questo riuscirà anche a stupirvi. Più che la storia il pregio principale di "Kuzu no Honkai" sono i personaggi. Perché tutti, sia quelli principali che quelli secondari, sono caratterizzati benissimo. Non c'è nessun personaggio stereotipato, sebbene alcuni lo potrebbero sembrare a primo impatto. Ognuno ha un suo ruolo e una sua evoluzione nel corso della storia. Una menzione d'onore va sicuramente alla professoressa Akane, che monopolizzerà quasi interamente la seconda parte dell'anime, oscurando la nostra protagonista. Akane ci verrà presentata prima in un certo modo, per poi sconvolgere interamente il suo carattere e mostrarcela per quella che è davvero. E infine verrà approfondita, ci verranno mostrati tutti gli aspetti migliori e peggiori del suo carattere, e la sua evoluzione attraverso le relazioni amorose che intraprenderà nel corso dell'anime. Come vedete, ho preferito rimanere sul vago, per non rovinarvi il piacere di scoprire da soli questo personaggio. In pratica diventerà quasi lei la protagonista e ruberà la scena un po' a tutti.
Poi vorrei fare i miei complimenti anche al reparto tecnico. La grafica dell'anime è davvero sublime, i personaggi sembrano colorati con un tocco di pastello leggero, e la scelta registica di trasformare alcune scene quasi in pagine di un manga shojo dà all'anime quell'aria leggera e spensierata della gioventù, nonostante la storia tratti di primi amori dolorosi.
L'anime non è comunque privo di difetti, a volte i personaggi sono un po' troppo spenti e malinconici, alcuni dialoghi e monologhi allungano e appesantiscono qualche puntata. Nonostante queste piccole imperfezioni rimane un anime davvero gradevole, e difficilmente troverete un altro anime sull'amore adolescenziale che riesca anche a parlare di sesso senza scadere in gratuito fanservice.
Quella di "Kuzu no Honkai" è una parabola che si esplica in due momenti, sempre presenti sulla scena, con pesatura diversa e variabile: l’immagine e la vacuità. La prima è la maschera necessaria a far passare la seconda per quello che non è: matura; l’immagine, d’altro canto, è il classico strumento che in un’opera pretenziosa come quella in questione riveste il ruolo, estremamente delicato, di traghettatore di sensazioni e amplificatore di carica patetica. Dietro alla grafica estremamente semplice e delicata di "Kuzu no Honkai", dietro ai colori tenui e alla poetica dell’evanescenza c’è questo, la necessità di decorare, atta a cristallizzare un messaggio altrimenti troppo debole e irrealistico per essere apprezzato. Il desiderio è quello di spogliare la perversione dell’animo umano del senso di impurità che comunemente le si attribuisce e raccontare una storia che, similmente, riesca a dare la parvenza che anche un cartone animato possa trasmettere contenuti maturi, se non addirittura sofisticati.
Il protagonista indiscusso della serie, a dispetto di quanto uno possa credere, non è un personaggio in carne e ossa, ma la frustrazione: la frustrazione di Hanabi Yasuraoka e Mugi Awaya, le maschere della solitudine; la frustrazione di Akane Minagawa, la maschera dell’insoddisfazione; la frustrazione di Sanae Ebato, la maschera dell’inadeguatezza. I primi sono i personaggi principali, una coppia apparentemente perfetta che si regge sulla necessità di colmare il vuoto lasciato dalla persona amata con un rimpiazzo di carne.
Hanabi e Mugi, due figure apatiche, sospese nella malinconia di una vita che non riesce a concedere loro l’accettazione del proprio amore da parte delle persone che stanno loro più a cuore. Essi consumano una passione che dovrebbe essere rivolta ad altri, immaginando di essere altrove, tra le braccia del proprio tutto, sperimentando, ancora inesperti, i piaceri della carne. Due reietti dall’amore. Vi si contrappone Akane, insegnante di musica e femme fatale incapace di rinunciare al desiderio di essere desiderata; non concede il proprio cuore a nessuno, ma arde e fa terra bruciata di chiunque, incrociata la sua strada, cada ai suoi piedi. Accortasi del debole di Hanabi per il suo professore, nonché amico di infanzia, decide di farlo suo al solo scopo di essere odiata dalla ragazzina e gettarla nella disperazione. Le premesse di "Kuzu no Honkai" sono ora servite: un racconto che vuole trasmettere frustrazione, fisica e psicologica, al fine di far riflettere sulla dicotomia intrinseca che contraddistingue l’amore: miraggio di salvezza e crudele fonte di sofferenza.
La mentalità contorta di cui tutti personaggi fanno sfoggio è la materializzazione di quel vuoto che aleggia, etereo, in tutti gli episodi e che la sceneggiatura, tramite dialoghi approssimativi, fintamente profondi e spesso inconsistenti, tenta di mascherare. La frustrazione e la perversione sono necessarie per enfatizzare, fino alla mitizzazione, sensazioni normali che ogni persona passata sotto il torchio dell’amore ha provato almeno una volta. In questo modo il coinvolgimento diventa più facile, come una sorta di Sturm und Drang distorto che prova disperatamente a travolgere lo spettatore, proprio come fa con i suoi personaggi, attraverso l’iperbole e l’estremizzazione dei sentimenti.
La manchevolezza più imperdonabile è dunque quella delle pretese prive di contenuto, troppo pesante per mantenere intatta la maschera dell’immagine, che ben presto si spezza e rivela a tutti - o quasi - la carenza di idee del soggetto originale e dell’adattamento. Le vicende della seconda metà della serie costringono a un cambiamento di punto di vista radicale, focalizzandosi sull’antagonista e sulla sua progressiva umanizzazione, e accantonando i veri personaggi principali. È lapalissiano che il soggetto attiri di più, che possa dare adito a tutta una serie di situazioni piccanti e ben più appetibili agli occhi del pubblico; tuttavia queste finiscono, a causa della già citata sceneggiatura lacunosa, per mettere ancora in ridicolo una psicologia dei personaggi già in partenza spiccia, ora ben oltre il limite del credibile. Rimangono l’involucro grafico e un sonoro gradevoli, magra consolazione a fronte di una mancata occasione di dire effettivamente qualcosa di diverso, come a suo tempo "Aku no Hana" aveva provato a fare, che invece sfocia in una banalità e un’inconsistenza di cui il panorama dell’animazione attuale, in tutta onestà, non sente ulteriore necessità.
Il protagonista indiscusso della serie, a dispetto di quanto uno possa credere, non è un personaggio in carne e ossa, ma la frustrazione: la frustrazione di Hanabi Yasuraoka e Mugi Awaya, le maschere della solitudine; la frustrazione di Akane Minagawa, la maschera dell’insoddisfazione; la frustrazione di Sanae Ebato, la maschera dell’inadeguatezza. I primi sono i personaggi principali, una coppia apparentemente perfetta che si regge sulla necessità di colmare il vuoto lasciato dalla persona amata con un rimpiazzo di carne.
Hanabi e Mugi, due figure apatiche, sospese nella malinconia di una vita che non riesce a concedere loro l’accettazione del proprio amore da parte delle persone che stanno loro più a cuore. Essi consumano una passione che dovrebbe essere rivolta ad altri, immaginando di essere altrove, tra le braccia del proprio tutto, sperimentando, ancora inesperti, i piaceri della carne. Due reietti dall’amore. Vi si contrappone Akane, insegnante di musica e femme fatale incapace di rinunciare al desiderio di essere desiderata; non concede il proprio cuore a nessuno, ma arde e fa terra bruciata di chiunque, incrociata la sua strada, cada ai suoi piedi. Accortasi del debole di Hanabi per il suo professore, nonché amico di infanzia, decide di farlo suo al solo scopo di essere odiata dalla ragazzina e gettarla nella disperazione. Le premesse di "Kuzu no Honkai" sono ora servite: un racconto che vuole trasmettere frustrazione, fisica e psicologica, al fine di far riflettere sulla dicotomia intrinseca che contraddistingue l’amore: miraggio di salvezza e crudele fonte di sofferenza.
La mentalità contorta di cui tutti personaggi fanno sfoggio è la materializzazione di quel vuoto che aleggia, etereo, in tutti gli episodi e che la sceneggiatura, tramite dialoghi approssimativi, fintamente profondi e spesso inconsistenti, tenta di mascherare. La frustrazione e la perversione sono necessarie per enfatizzare, fino alla mitizzazione, sensazioni normali che ogni persona passata sotto il torchio dell’amore ha provato almeno una volta. In questo modo il coinvolgimento diventa più facile, come una sorta di Sturm und Drang distorto che prova disperatamente a travolgere lo spettatore, proprio come fa con i suoi personaggi, attraverso l’iperbole e l’estremizzazione dei sentimenti.
La manchevolezza più imperdonabile è dunque quella delle pretese prive di contenuto, troppo pesante per mantenere intatta la maschera dell’immagine, che ben presto si spezza e rivela a tutti - o quasi - la carenza di idee del soggetto originale e dell’adattamento. Le vicende della seconda metà della serie costringono a un cambiamento di punto di vista radicale, focalizzandosi sull’antagonista e sulla sua progressiva umanizzazione, e accantonando i veri personaggi principali. È lapalissiano che il soggetto attiri di più, che possa dare adito a tutta una serie di situazioni piccanti e ben più appetibili agli occhi del pubblico; tuttavia queste finiscono, a causa della già citata sceneggiatura lacunosa, per mettere ancora in ridicolo una psicologia dei personaggi già in partenza spiccia, ora ben oltre il limite del credibile. Rimangono l’involucro grafico e un sonoro gradevoli, magra consolazione a fronte di una mancata occasione di dire effettivamente qualcosa di diverso, come a suo tempo "Aku no Hana" aveva provato a fare, che invece sfocia in una banalità e un’inconsistenza di cui il panorama dell’animazione attuale, in tutta onestà, non sente ulteriore necessità.
<b>Attenzione: la recensione contiene spoiler</b>
L’amore ha tante sfaccettature, può nascere come una favola e finire come un pugno nello stomaco.
“Kuzo no Honkai” è un anime della stagione invernale 2017, tratto dall’omonimo manga di Mengo Yokohari. La trama segue le vicende di Mugi e Hanabi, due liceali innamorati a tempo perso di due professori della loro scuola, che decideranno di instaurare una relazione fisica tra loro per appagare il senso di solitudine che il loro amore impossibile ha lasciato.
Già dalla trama è facile notare come non siamo di fronte al più classico degli shojo romantici, tanto è vero che il target è seinen, e dalle tematiche trattate si capisce subito come l’autore voglia sondare le profondità dei sentimenti. Premetto che ho seguito la serie leggendo, di volta in volta, i commenti ad ogni episodio, ma soltanto quelli negativi. Inutile dire che mi sono trovata quasi totalmente discorde da molte delle persone che hanno valutato l’opera. Ma cominciamo dal principio.
La trama, come dicevo, non è banale e, anzi, si divincola tra scene emozionanti e monologhi introspettivi che i vari personaggi fanno su loro stessi e su quali siano i loro sentimenti. Interessante è l’evoluzione che prende la storia e il modo in cui vengono affrontati temi delicati, in maniera diretta e, a volte, brutale (detto assolutamente non in senso negativo). L’amore è la tematica principale, ma non viene minimamente analizzata nei classici modi cui siamo abituati guardando anime sentimentali: l’amore diventa il vero protagonista della storia, che viene accettato, odiato, calpestato o addirittura non riconosciuto.
Il turbinio di emozioni che la serie genera è dato dalle varie sfaccettature con cui viene mostrato un sentimento che, per alcuni dei personaggi, sembra troppo scontato: passiamo dall’amore saffico all’autoerotismo, all’amore canonico, ma, nonostante il modo diretto (sia di frasi che di scene) con cui il sesso viene rappresentato, non si cade mai in inutile fanservice o nell’hentai più sgradito, tutt’altro. Anche quando il sesso viene mostrato come un mezzo di autocompiacimento per egoistici desideri (come nel caso di Akane) o come tentativo di auto-accettarsi (come lo è inizialmente per Hanabi), tutto è rappresentato in maniera delicatissima, quasi dolce, quasi struggente. Paradossalmente viene da dire che, anche se la serie parte con la totale assenza di romanticismo vero e proprio, è proprio la presenza di sesso, di frasi dirette, di arrossamenti e imbarazzi a conferire peso all’amore stesso che viene maturando a poco a poco nel corso degli episodi.
Ma il punto forte, secondo me, sono i personaggi. L’evoluzione di tutti è incredibile, anche se a livello personale non ho apprezzato particolarmente la velocità con cui Akane cambi la propria personalità, mi è sembrata troppo frettolosa. I personaggi, anche quelli che sembrano inizialmente inseriti come contorno, hanno tutti una loro funzione, una loro ragion d’essere.
Hanami è una ragazza giovane, carina, ha apparentemente successo coi ragazzi (e non solo), anche se ha pochissimi amici. E’ innamorata da sempre del suo vicino, ora suo professore, ma sa perfettamente che lui non la ricambia. Inizialmente è una ragazza insicura, non conosce l’amore, non l’ha mai provato in maniera diretta, si vergogna della propria verginità e vorrebbe perderla col protagonista, pur sapendo di non amarlo. Ricorda un po’ un uccello in gabbia che crede che la gabbia sia tutto il suo mondo. Non conosce tutto il resto, non sa niente dell’infinito mondo delle emozioni. A un certo punto si domanda quale sia la differenza tra essere desiderati e voler possedere qualcuno. Anche nel momento in cui sfida la sua odiata rivale, provando a sedurre tutti gli uomini da lei conquistati, rifiuta però di gettare il suo corpo. Sa che vorrebbe avere l’amore, non soltanto il sesso. Interessante, a questo punto, la frase che dice: “Ogni volta che mi toccano capisco di essere vuota dentro”. Ed è così. Lei non ha nessuno che la ami per quello che è dentro. Pian piano si rende conto di voler cambiare la propria vita, apre la sua gabbia e spicca finalmente il suo volo. Accetta l’idea che non le serva nessuno, neanche una finta relazione... Lei è l’unica, per il momento, in grado di completarsi. Molto bello, a questo proposito, il modo in cui si rapporta a una dichiarazione. A inizio storia, lei rifiuta un ragazzo dopo una settimana di attesa, dicendogli che “sarebbe disgustoso restare con qualcuno che non ci piace”, mentre nell’ultima puntata, dopo aver rifiutato lo spasimante, lo ringrazia ugualmente per i suoi sentimenti.
Moka è una ragazza energica, da sempre innamorata di Mugi. Anche lei inizialmente è disposta a gettare via il proprio corpo per un sogno che lei sa impossibile. Fin da bambina ha maturato l’idea di essere una principessa e di dover essere degna del suo principe azzurro, Mugi. Ma sa che lui non la ama, la rispetta sì, ma non la ama. Ed è in fondo grazie a quel briciolo di rispetto che lui le regala, non “sporcandola”, che lei capisce di dover prendere in mano le redini della sua vita.
Akane è uno dei personaggi più interessanti. Certo genera parecchio odio, credo sia normale, ma è grazie al fatto che ci lasci così tanto, che si capisce quanto bene sia caratterizzata. Ci viene presentata come una professoressa gentile e accondiscendente, ma scopriamo presto che la sua non è che una maschera per nascondere una donna fredda e senza scrupoli. E’ lei che ci dice: “Non capisco come si possa amare qualcuno al di là di sé stessi”. Straziante come presa di posizione. Per lei esiste solo il piacere: il piacere del sesso, il piacere del rubare il fidanzato ad altre ragazze, il piacere di vedere altre donne soffrire. E’ quella che cambia meno, tuttavia prende anche lei consapevolezza che esistono persone che non la giudicheranno per quello che è.
Ecchan, la migliore amica di Hanabi, è il personaggio più sofferente. Lei ama l’amica, la vuole per sé, ma è consapevole di essere solo il suo rimpiazzo momentaneo. La sua scelta di tagliare i capelli, nel finale della serie, è un modo per dirci che vuole cambiare vita, ricominciare da zero, e farsi ri-accettare come nuova persona.
Mugi è invece il personaggio più statico e, verrebbe da dire, il più stupido. Lui sa benissimo che il grande amore della sua vita non lo ama, non lo accetta... eppure continua a lasciarsi gettare nel baratro di un amore impossibile, a senso unico, in un continuo di sofferenza auto-inflitta. Ed è lui quello che viene lasciato indietro, a cui non resta più niente.
Tutti partono come gusci vuoti, incapaci di riconoscere l’amore vero da quello finto, fino al momento in cui, anche inconsapevolmente, l’un l’altro si danno la forza di andare ben oltre.
E’ una serie che, come dicevo all’inizio, a volte può apparire come una favola, a volte lascia l’amaro in bocca. Sì, perché il lieto fine non è scontato, e anzi… non è contemplabile, viste le premesse.
Forse verrà considerata un’eresia da alcuni, ma ho trovato il finale una sorta di perfetto connubio tra le storie della Ayzawa (“Nana” in particolare) e quelle di Shinkai, dove i protagonisti devono sbattere contro il muro della realtà, devono soffrire, devono piangere, devono ferirsi... e poi rialzarsi per rendersi conto che è un dolore necessario a diventare più forti.
Anche i disegni e le OST li ho trovati davvero piacevoli, ci sono un paio di musiche che accompagnano in maniera delicatissima i momenti di più grande fragilità dei vari protagonisti.
In conclusione, mi viene da dire che siamo di fronte a un anime vero, che non nasconde niente dietro a giri di parole o scene campate per aria. E che, nonostante alcuni difetti li presenti, resta una serie veramente bella, da vedere assolutamente, consapevoli che rappresenti l’amore in maniera più reale e brutale.
L’amore ha tante sfaccettature, può nascere come una favola e finire come un pugno nello stomaco.
“Kuzo no Honkai” è un anime della stagione invernale 2017, tratto dall’omonimo manga di Mengo Yokohari. La trama segue le vicende di Mugi e Hanabi, due liceali innamorati a tempo perso di due professori della loro scuola, che decideranno di instaurare una relazione fisica tra loro per appagare il senso di solitudine che il loro amore impossibile ha lasciato.
Già dalla trama è facile notare come non siamo di fronte al più classico degli shojo romantici, tanto è vero che il target è seinen, e dalle tematiche trattate si capisce subito come l’autore voglia sondare le profondità dei sentimenti. Premetto che ho seguito la serie leggendo, di volta in volta, i commenti ad ogni episodio, ma soltanto quelli negativi. Inutile dire che mi sono trovata quasi totalmente discorde da molte delle persone che hanno valutato l’opera. Ma cominciamo dal principio.
La trama, come dicevo, non è banale e, anzi, si divincola tra scene emozionanti e monologhi introspettivi che i vari personaggi fanno su loro stessi e su quali siano i loro sentimenti. Interessante è l’evoluzione che prende la storia e il modo in cui vengono affrontati temi delicati, in maniera diretta e, a volte, brutale (detto assolutamente non in senso negativo). L’amore è la tematica principale, ma non viene minimamente analizzata nei classici modi cui siamo abituati guardando anime sentimentali: l’amore diventa il vero protagonista della storia, che viene accettato, odiato, calpestato o addirittura non riconosciuto.
Il turbinio di emozioni che la serie genera è dato dalle varie sfaccettature con cui viene mostrato un sentimento che, per alcuni dei personaggi, sembra troppo scontato: passiamo dall’amore saffico all’autoerotismo, all’amore canonico, ma, nonostante il modo diretto (sia di frasi che di scene) con cui il sesso viene rappresentato, non si cade mai in inutile fanservice o nell’hentai più sgradito, tutt’altro. Anche quando il sesso viene mostrato come un mezzo di autocompiacimento per egoistici desideri (come nel caso di Akane) o come tentativo di auto-accettarsi (come lo è inizialmente per Hanabi), tutto è rappresentato in maniera delicatissima, quasi dolce, quasi struggente. Paradossalmente viene da dire che, anche se la serie parte con la totale assenza di romanticismo vero e proprio, è proprio la presenza di sesso, di frasi dirette, di arrossamenti e imbarazzi a conferire peso all’amore stesso che viene maturando a poco a poco nel corso degli episodi.
Ma il punto forte, secondo me, sono i personaggi. L’evoluzione di tutti è incredibile, anche se a livello personale non ho apprezzato particolarmente la velocità con cui Akane cambi la propria personalità, mi è sembrata troppo frettolosa. I personaggi, anche quelli che sembrano inizialmente inseriti come contorno, hanno tutti una loro funzione, una loro ragion d’essere.
Hanami è una ragazza giovane, carina, ha apparentemente successo coi ragazzi (e non solo), anche se ha pochissimi amici. E’ innamorata da sempre del suo vicino, ora suo professore, ma sa perfettamente che lui non la ricambia. Inizialmente è una ragazza insicura, non conosce l’amore, non l’ha mai provato in maniera diretta, si vergogna della propria verginità e vorrebbe perderla col protagonista, pur sapendo di non amarlo. Ricorda un po’ un uccello in gabbia che crede che la gabbia sia tutto il suo mondo. Non conosce tutto il resto, non sa niente dell’infinito mondo delle emozioni. A un certo punto si domanda quale sia la differenza tra essere desiderati e voler possedere qualcuno. Anche nel momento in cui sfida la sua odiata rivale, provando a sedurre tutti gli uomini da lei conquistati, rifiuta però di gettare il suo corpo. Sa che vorrebbe avere l’amore, non soltanto il sesso. Interessante, a questo punto, la frase che dice: “Ogni volta che mi toccano capisco di essere vuota dentro”. Ed è così. Lei non ha nessuno che la ami per quello che è dentro. Pian piano si rende conto di voler cambiare la propria vita, apre la sua gabbia e spicca finalmente il suo volo. Accetta l’idea che non le serva nessuno, neanche una finta relazione... Lei è l’unica, per il momento, in grado di completarsi. Molto bello, a questo proposito, il modo in cui si rapporta a una dichiarazione. A inizio storia, lei rifiuta un ragazzo dopo una settimana di attesa, dicendogli che “sarebbe disgustoso restare con qualcuno che non ci piace”, mentre nell’ultima puntata, dopo aver rifiutato lo spasimante, lo ringrazia ugualmente per i suoi sentimenti.
Moka è una ragazza energica, da sempre innamorata di Mugi. Anche lei inizialmente è disposta a gettare via il proprio corpo per un sogno che lei sa impossibile. Fin da bambina ha maturato l’idea di essere una principessa e di dover essere degna del suo principe azzurro, Mugi. Ma sa che lui non la ama, la rispetta sì, ma non la ama. Ed è in fondo grazie a quel briciolo di rispetto che lui le regala, non “sporcandola”, che lei capisce di dover prendere in mano le redini della sua vita.
Akane è uno dei personaggi più interessanti. Certo genera parecchio odio, credo sia normale, ma è grazie al fatto che ci lasci così tanto, che si capisce quanto bene sia caratterizzata. Ci viene presentata come una professoressa gentile e accondiscendente, ma scopriamo presto che la sua non è che una maschera per nascondere una donna fredda e senza scrupoli. E’ lei che ci dice: “Non capisco come si possa amare qualcuno al di là di sé stessi”. Straziante come presa di posizione. Per lei esiste solo il piacere: il piacere del sesso, il piacere del rubare il fidanzato ad altre ragazze, il piacere di vedere altre donne soffrire. E’ quella che cambia meno, tuttavia prende anche lei consapevolezza che esistono persone che non la giudicheranno per quello che è.
Ecchan, la migliore amica di Hanabi, è il personaggio più sofferente. Lei ama l’amica, la vuole per sé, ma è consapevole di essere solo il suo rimpiazzo momentaneo. La sua scelta di tagliare i capelli, nel finale della serie, è un modo per dirci che vuole cambiare vita, ricominciare da zero, e farsi ri-accettare come nuova persona.
Mugi è invece il personaggio più statico e, verrebbe da dire, il più stupido. Lui sa benissimo che il grande amore della sua vita non lo ama, non lo accetta... eppure continua a lasciarsi gettare nel baratro di un amore impossibile, a senso unico, in un continuo di sofferenza auto-inflitta. Ed è lui quello che viene lasciato indietro, a cui non resta più niente.
Tutti partono come gusci vuoti, incapaci di riconoscere l’amore vero da quello finto, fino al momento in cui, anche inconsapevolmente, l’un l’altro si danno la forza di andare ben oltre.
E’ una serie che, come dicevo all’inizio, a volte può apparire come una favola, a volte lascia l’amaro in bocca. Sì, perché il lieto fine non è scontato, e anzi… non è contemplabile, viste le premesse.
Forse verrà considerata un’eresia da alcuni, ma ho trovato il finale una sorta di perfetto connubio tra le storie della Ayzawa (“Nana” in particolare) e quelle di Shinkai, dove i protagonisti devono sbattere contro il muro della realtà, devono soffrire, devono piangere, devono ferirsi... e poi rialzarsi per rendersi conto che è un dolore necessario a diventare più forti.
Anche i disegni e le OST li ho trovati davvero piacevoli, ci sono un paio di musiche che accompagnano in maniera delicatissima i momenti di più grande fragilità dei vari protagonisti.
In conclusione, mi viene da dire che siamo di fronte a un anime vero, che non nasconde niente dietro a giri di parole o scene campate per aria. E che, nonostante alcuni difetti li presenti, resta una serie veramente bella, da vedere assolutamente, consapevoli che rappresenti l’amore in maniera più reale e brutale.
L'amore non è sempre dolce e con un lieto fine, come la maggior parte delle serie (animate e non) tendono a rappresentare, proprio per questo non riesco a farmi piacere le opere romantiche.
"Kuzu no Honkai", però, è una grande eccezione, e soprattutto innovazione: quando lessi la trama, capii subito che non si trattava di un anime come gli altri.
La trama, in breve, narra della relazione tra due adolescenti, Mugi e Hanabi, entrambi innamorati di altre due persone che non possono avere: per fuggire alla solitudine e al dolore emotivo, perciò, decidono entrambi di frequentarsi e di trovare conforto l'uno nell'altra, in particolare grazie al piacere fisico. La prima cosa che pensai fu: "Beh, alla fine si innamoreranno l'uno dell'altra e staranno insieme felici e contenti"... e invece non è proprio così. Il finale di "Kuzu no Honkai" vi lascerà sorpresi (sia in negativo che in positivo).
Hanabi e Mugi non sono gli unici personaggi ad avere un amore non corrisposto: un'amica di Hanabi, infatti, è innamorata di lei, e un'amica d'infanzia di Mugi è innamorata di lui sin da quando erano bambini.
Ci sarebbero parecchie cose da dire su questa serie, ma ovviamente voglio che ve la guardiate, soprattutto perché è una delle pochissime opere originali e interessanti di questa stagione.
I pro di questa serie sono, come già detto, la storia: originale e drammatica, capace di coinvolgerti fino alle lacrime, poiché, purtroppo, l'amore non corrisposto è una cosa che succede quasi a tutti, e proprio per questo riesci a immedesimarti nelle situazioni e nei personaggi. I personaggi sono realistici e apprezzabili, soprattutto grazie all'introspezione data a ognuno nel corso degli episodi.
Una cosa (forse l'unica) che mi trattiene dal dare un voto pieno è la mancanza, invece, di approfondimento nella psicologia della ragazza innamorata di Mugi e nel professore per cui Hanabi ha una cotta: la prima è stata usata solo per un episodio, mentre l'altro pecca di caratterizzazione, ma forse perché è in sé un personaggio semplice; per certi versi anche Mugi, purtroppo, è stato caratterizzato abbastanza poco.
“Kuzu no Honkai”, alla fine, è consigliato a tutti: è realistico, interessante e originale, e soprattutto emozionante come pochissime serie.
Attenzione: il seguente paragrafo contiene spoiler
Il finale è stato inaspettato, ma anche il migliore che potessero scegliere. Avevo sperato, dopo tutto quello che Mugi e Hanabi avevano passato, che potessero mettersi insieme, ma invece il finale è stato spiazzante e allo stesso tempo perfetto per una storia del genere; entrambi hanno deciso di dirsi addio e di continuare con le loro vite, hanno deciso di farsi nuovi amici e di provare cose nuove, perché la loro relazione era basata sul darsi supporto reciproco, nulla di più, e adesso non ne hanno più bisogno: il finale di “Kuzu no Honkai” ha dato un messaggio di speranza, con entrambi i protagonisti che percorrono la loro strada sorridendo, ed è questo messaggio, nel modo in cui viene raccontato, che ho apprezzato veramente tanto.
"Kuzu no Honkai", però, è una grande eccezione, e soprattutto innovazione: quando lessi la trama, capii subito che non si trattava di un anime come gli altri.
La trama, in breve, narra della relazione tra due adolescenti, Mugi e Hanabi, entrambi innamorati di altre due persone che non possono avere: per fuggire alla solitudine e al dolore emotivo, perciò, decidono entrambi di frequentarsi e di trovare conforto l'uno nell'altra, in particolare grazie al piacere fisico. La prima cosa che pensai fu: "Beh, alla fine si innamoreranno l'uno dell'altra e staranno insieme felici e contenti"... e invece non è proprio così. Il finale di "Kuzu no Honkai" vi lascerà sorpresi (sia in negativo che in positivo).
Hanabi e Mugi non sono gli unici personaggi ad avere un amore non corrisposto: un'amica di Hanabi, infatti, è innamorata di lei, e un'amica d'infanzia di Mugi è innamorata di lui sin da quando erano bambini.
Ci sarebbero parecchie cose da dire su questa serie, ma ovviamente voglio che ve la guardiate, soprattutto perché è una delle pochissime opere originali e interessanti di questa stagione.
I pro di questa serie sono, come già detto, la storia: originale e drammatica, capace di coinvolgerti fino alle lacrime, poiché, purtroppo, l'amore non corrisposto è una cosa che succede quasi a tutti, e proprio per questo riesci a immedesimarti nelle situazioni e nei personaggi. I personaggi sono realistici e apprezzabili, soprattutto grazie all'introspezione data a ognuno nel corso degli episodi.
Una cosa (forse l'unica) che mi trattiene dal dare un voto pieno è la mancanza, invece, di approfondimento nella psicologia della ragazza innamorata di Mugi e nel professore per cui Hanabi ha una cotta: la prima è stata usata solo per un episodio, mentre l'altro pecca di caratterizzazione, ma forse perché è in sé un personaggio semplice; per certi versi anche Mugi, purtroppo, è stato caratterizzato abbastanza poco.
“Kuzu no Honkai”, alla fine, è consigliato a tutti: è realistico, interessante e originale, e soprattutto emozionante come pochissime serie.
Attenzione: il seguente paragrafo contiene spoiler
Il finale è stato inaspettato, ma anche il migliore che potessero scegliere. Avevo sperato, dopo tutto quello che Mugi e Hanabi avevano passato, che potessero mettersi insieme, ma invece il finale è stato spiazzante e allo stesso tempo perfetto per una storia del genere; entrambi hanno deciso di dirsi addio e di continuare con le loro vite, hanno deciso di farsi nuovi amici e di provare cose nuove, perché la loro relazione era basata sul darsi supporto reciproco, nulla di più, e adesso non ne hanno più bisogno: il finale di “Kuzu no Honkai” ha dato un messaggio di speranza, con entrambi i protagonisti che percorrono la loro strada sorridendo, ed è questo messaggio, nel modo in cui viene raccontato, che ho apprezzato veramente tanto.
Il primo e più importante elemento che attrae, riguardo “Kuzu no Honkai”, è sicuramente la sua intensità emozionale. E' il suo tratto distintivo, la qualità che lo contraddistingue, e bisogna riconoscere che nello specifico segna un distacco piuttosto corposo dai suoi simili. Ad attrarre maggiormente di questo vigore emotivo sono le sue diverse declinazioni, la tipologia, la magnitudine e la continuità con le quali viene diffuso per la durata della serie.
Fin dall'inizio si resta colpiti dalla particolarità scelta per narrare le vicende dei personaggi: a differenza del solito i protagonisti non hanno successo in amore, consci di provare emozioni non dichiarate all'oggetto delle loro attenzioni ma ugualmente non corrisposte. E' quindi una decisione veramente originale, differente dalla prassi, che implica una tipologia di sentimenti sconosciuti e raramente esplorati in anime del genere; una scelta che a mio parere paga, perché, oltre ad essere distante dalla consuetudine, risulta essere ben curata e dettagliata per la grandissima parte della durata della serie.
Soffermiamoci ora sul ventaglio di emozioni portate alla luce nell'anime, ricollegandoci quindi alla seconda caratteristica emozionale di cui parlavo inizialmente, la magnitudine, ossia la grandezza assoluta del complesso. Siamo di fronte ad emozioni e sensazioni non tipiche di prodotti scolastico-sentimentali; tutt'altro, si tratta di materiale maturo e decisamente adulto, inerente il sesso (sotto diverse connotazioni, dall'autoerotismo all'amore fisico saffico a quello canonico), che viene trattato sottintendendolo non troppo bene, quindi palesandolo spesso, badando però a non scadere nell'hentai senza freni inibitori e senza limitazioni.
Senza dubbio è una scelta audace, che sicuramente farà discutere a causa delle sue allusioni neanche tanto velate, ma che personalmente trovo ancora una volta azzeccata. Mostrare il lato carnale dei personaggi e le loro necessità fisiche potrà sembrare gratuito ai più, una cosetta morbosa messa lì per compiacere e provocare eccitamento negli spettatori; secondo me contribuisce invece a rendere più complete le vicende e gli interpreti, dando loro una nuova e più complessa dimensione. Introdurre nei personaggi questo genere di pulsioni permette di comprendere il loro stato emotivo con maggiore accuratezza, arrivando a fare davvero propri la confusione, l'afflizione, l'amarezza, l'insoddisfazione e la mestizia dei protagonisti che, in mancanza del vero amore, decidono di ripiegare su un palliativo facile e accessibile, appagando solo momentaneamente il proprio bisogno di affetto, ma proseguendo a sentire quel vuoto, quel buco, che solo una persona davvero speciale può colmare.
Arriviamo alla costanza della grande ondata emozionale che monopolizza la serie. E arriviamo a parlare di quello che, secondo me, rappresenta il primo e unico difetto dell'anime. Di dodici puntate complessive, parlando in termini di intensità emozionale, solamente le prime dieci per me sono su standard obiettivamente elevati; le ultime due, invece, mi sembrano ben al di sotto dei livelli mantenuti per tutte le precedenti. Quel bagaglio emotivo che ci aveva accompagnati fino quasi alla fine di colpo sparisce, ricomparendo solamente in un brevissimo momento nell'episodio undici (la crisi del “rifiuto” maschio alla rivelazione dell'amante), senza però trovare ulteriore continuità. Certamente, però, di queste ultime due battute piacciono l'originalità e la singolarità pure e semplici del progetto: benché non sempre ci si trovi concordi alle ideologie e alle azioni di questo o di quel personaggio (basti pensare all'episodio undici e alla volontà del professore), allontanarsi dai dettami e dai finali tipici di questo genere di prodotto è sicuramente un bene, in linea con l'ideale di originalità che costituisce la vera e propria colonna portante della serie. Insomma, non si apprezza per niente la mancanza di tensione e di intensità che permeano le ultime due puntate, ma si apprezzano la loro atipicità e le loro peculiarità; sui piatti della bilancia, però, a mio avviso il contributo maggiore lo dà la carenza di mordente, andando quindi a limare punti dal giudizio complessivo.
Di altri grandi difetti non ne trovo; piccolo neo, diciamo non si resta colpiti da alcuni personaggi minori che, nonostante abbiano alcuni meriti nell'aprire gli occhi ad altri interpreti, fungendo quindi da sorgente di epifanie, sono marginali per tutta la durata della serie. Mi riferisco al viveur Terauchi e all'affascinante Moka: personalmente non capisco il senso di creare personaggi così poco presenti nell'intera storia e al contempo assegnare loro un compito decisamente importante. Non è certo questo un elemento così indigesto come il calo negli ultimi due episodi di cui parlavo prima, ma un pelo di irritazione la provoca ugualmente. Del resto, la serie mi risulta azzeccatissima in tutto, dalla veste grafica al comparto sonoro.
Voto finale 8,5: perfetta fino alla decima puntata, quella flessione però mi ha davvero stroncato, soprattutto l'undicesimo episodio l'ho trovato di una vacuità e di una improbabilità bestiali, che seriamente hanno compromesso il mio giudizio.
Fin dall'inizio si resta colpiti dalla particolarità scelta per narrare le vicende dei personaggi: a differenza del solito i protagonisti non hanno successo in amore, consci di provare emozioni non dichiarate all'oggetto delle loro attenzioni ma ugualmente non corrisposte. E' quindi una decisione veramente originale, differente dalla prassi, che implica una tipologia di sentimenti sconosciuti e raramente esplorati in anime del genere; una scelta che a mio parere paga, perché, oltre ad essere distante dalla consuetudine, risulta essere ben curata e dettagliata per la grandissima parte della durata della serie.
Soffermiamoci ora sul ventaglio di emozioni portate alla luce nell'anime, ricollegandoci quindi alla seconda caratteristica emozionale di cui parlavo inizialmente, la magnitudine, ossia la grandezza assoluta del complesso. Siamo di fronte ad emozioni e sensazioni non tipiche di prodotti scolastico-sentimentali; tutt'altro, si tratta di materiale maturo e decisamente adulto, inerente il sesso (sotto diverse connotazioni, dall'autoerotismo all'amore fisico saffico a quello canonico), che viene trattato sottintendendolo non troppo bene, quindi palesandolo spesso, badando però a non scadere nell'hentai senza freni inibitori e senza limitazioni.
Senza dubbio è una scelta audace, che sicuramente farà discutere a causa delle sue allusioni neanche tanto velate, ma che personalmente trovo ancora una volta azzeccata. Mostrare il lato carnale dei personaggi e le loro necessità fisiche potrà sembrare gratuito ai più, una cosetta morbosa messa lì per compiacere e provocare eccitamento negli spettatori; secondo me contribuisce invece a rendere più complete le vicende e gli interpreti, dando loro una nuova e più complessa dimensione. Introdurre nei personaggi questo genere di pulsioni permette di comprendere il loro stato emotivo con maggiore accuratezza, arrivando a fare davvero propri la confusione, l'afflizione, l'amarezza, l'insoddisfazione e la mestizia dei protagonisti che, in mancanza del vero amore, decidono di ripiegare su un palliativo facile e accessibile, appagando solo momentaneamente il proprio bisogno di affetto, ma proseguendo a sentire quel vuoto, quel buco, che solo una persona davvero speciale può colmare.
Arriviamo alla costanza della grande ondata emozionale che monopolizza la serie. E arriviamo a parlare di quello che, secondo me, rappresenta il primo e unico difetto dell'anime. Di dodici puntate complessive, parlando in termini di intensità emozionale, solamente le prime dieci per me sono su standard obiettivamente elevati; le ultime due, invece, mi sembrano ben al di sotto dei livelli mantenuti per tutte le precedenti. Quel bagaglio emotivo che ci aveva accompagnati fino quasi alla fine di colpo sparisce, ricomparendo solamente in un brevissimo momento nell'episodio undici (la crisi del “rifiuto” maschio alla rivelazione dell'amante), senza però trovare ulteriore continuità. Certamente, però, di queste ultime due battute piacciono l'originalità e la singolarità pure e semplici del progetto: benché non sempre ci si trovi concordi alle ideologie e alle azioni di questo o di quel personaggio (basti pensare all'episodio undici e alla volontà del professore), allontanarsi dai dettami e dai finali tipici di questo genere di prodotto è sicuramente un bene, in linea con l'ideale di originalità che costituisce la vera e propria colonna portante della serie. Insomma, non si apprezza per niente la mancanza di tensione e di intensità che permeano le ultime due puntate, ma si apprezzano la loro atipicità e le loro peculiarità; sui piatti della bilancia, però, a mio avviso il contributo maggiore lo dà la carenza di mordente, andando quindi a limare punti dal giudizio complessivo.
Di altri grandi difetti non ne trovo; piccolo neo, diciamo non si resta colpiti da alcuni personaggi minori che, nonostante abbiano alcuni meriti nell'aprire gli occhi ad altri interpreti, fungendo quindi da sorgente di epifanie, sono marginali per tutta la durata della serie. Mi riferisco al viveur Terauchi e all'affascinante Moka: personalmente non capisco il senso di creare personaggi così poco presenti nell'intera storia e al contempo assegnare loro un compito decisamente importante. Non è certo questo un elemento così indigesto come il calo negli ultimi due episodi di cui parlavo prima, ma un pelo di irritazione la provoca ugualmente. Del resto, la serie mi risulta azzeccatissima in tutto, dalla veste grafica al comparto sonoro.
Voto finale 8,5: perfetta fino alla decima puntata, quella flessione però mi ha davvero stroncato, soprattutto l'undicesimo episodio l'ho trovato di una vacuità e di una improbabilità bestiali, che seriamente hanno compromesso il mio giudizio.
La serie parte senza la pretesa di essere un capolavoro ma, accompagnata da un comparto grafico e uno musicale azzeccatissimi, riesce a sviluppare al meglio i pochi personaggi su cui si concentra.
Mai scontato, anche quando sarebbe davvero semplice: le occasioni di cadere nei cliché tipici degli slice of life non mancano, eppure la regia fa uscire la storia sempre indenne. Niente false speranze, buonismi o banalità: l'anime sa far riflettere su tante tematiche importanti (strettamente sentimentali e non) e si accompagna costantemente di una maturità davvero apprezzabile.
Mai scontato, anche quando sarebbe davvero semplice: le occasioni di cadere nei cliché tipici degli slice of life non mancano, eppure la regia fa uscire la storia sempre indenne. Niente false speranze, buonismi o banalità: l'anime sa far riflettere su tante tematiche importanti (strettamente sentimentali e non) e si accompagna costantemente di una maturità davvero apprezzabile.
Non è la prima volta che faccio la recensione di un anime, ma è la prima volta che ho veramente difficoltà a dare un voto a un'opera.
“Kuzu no Honkai” è un anime della stagione invernale 2017 tratto dall'omonimo manga di Mengo Yokoyari. Di solito nelle recensioni che faccio inserisco la trama, ma questa volta voglio evitare, per andare subito ad analizzare la serie.
Ci troviamo davanti a un prodotto veramente insolito, che nel corso delle puntate trasmette una moltitudine di sentimenti contrastanti. Negli ultimi anni, purtroppo, l'animazione giapponese ha preferito puntare più sulla quantità che sulla qualità delle opere: in ogni stagione ci siamo trovati davanti a non meno di quaranta titoli diversi quasi tutti composti da dodici/tredici episodi (ovviamente non prendendo in considerazione i seguiti di serie già uscite negli anni passati), che però non hanno mai attirato l'attenzione più di tanto. Io sono anni che seguo anime, nel corso della mia vita ho visto più di mille serie, e in questi ultimi anni ho visto sempre un continuo ripetersi di temi, situazioni, trame, ambientazioni, cliché, personaggi stereotipati che non mi hanno trasmesso niente di particolarmente emozionante.
“Kuzu no Honkai”, invece, è proprio il prodotto che cercavo e di cui, a mio parere, l’animazione giapponese moderna aveva bisogno: strano, irriverente, che non ha paura di affrontare temi "scomodi" che raramente vengono trattati in un anime scolastico. Più del 90% delle serie che troviamo in giro si soffermano solo sulla parte romantica di un rapporto: questo di romantico non ha niente, o quasi. È più incentrato sulla sessualità, e anche qui riesce a toccare le varie sfaccettature di questo argomento: dal sesso vero e proprio ai rapporti sia con l'altro che con lo stesso sesso. È un mix originale e innovativo della superficialità e della profondità che si può trovare in un rapporto tra due persone.
È l'anime che un attimo prima ti fa commuovere e un attimo dopo ti colpisce con un pugno allo stomaco con temi e sentimenti completamente contrastanti e fuori da ogni logica. Per identificarlo e per inquadrarlo con un'unica parola, posso dire che è un anime vero. Non ha fronzoli, non usa giri di parole, non maschera niente. Mostra solo quello che è e quello che deve essere. Ma allo stesso tempo è un anime contorto, difficile da inquadrare e da apprezzare per chi si approccia da poco all'animazione giapponese e anche per qualcuno che di titoli ne ha visti non pochi.
Troviamo una quantità immane di profili psicologici di cui è impossibile farne l'analisi in una recensione; a volte è anche difficile riuscire a comprendere fino in fondo ciò che spinge i personaggi a comportarsi in un certo modo. A prima vista sembra semplice e scontato, ma, analizzando per bene ogni singolo comportamento, ci si accorge che ci troviamo davanti a qualcosa di molto più complicato e intricato. Ogni singolo episodio ci mette davanti a qualcosa di inedito, o meglio... a prima vista può sembrare già visto, ma ci sono elementi, anche minuscoli, che danno quel qualcosa che stravolge completamente il senso della scena.
È un anime emozionante che ti tiene incollato allo schermo dall'inizio alla fine. Parte abbastanza lento, ma piano piano inizia a sviluppare la trama in un crescendo di situazioni ed emozioni; anche se alcune scene sono effettivamente lente, non annoia e non stanca mai, anzi invoglia sempre di più a continuare a vedere la puntata successiva.
Il finale è un qualcosa di veramente inaspettato. Durante il corso della serie, si prova in tutti i modi a immaginarsi il finale, ma, quando si arriva all’ultima puntata, questa spiazza completamente lo spettatore, distruggendo tutte le certezze che si era creato fino a quel momento.
Ottima la regia e buone le animazioni, anche se non eccellenti, ma con una trama del genere non si sente la mancanza di un comparto tecnico e visivo superiore. Ottimo il doppiaggio, che aiuta a rimanere incollati allo schermo e a “vivere” i personaggi come se ci trovassimo veramente tra di loro, lì a fianco a loro, e vivessimo con loro tutte le scene e le situazioni che affrontano in prima persona.
L’opera non è di certo un capolavoro, né una serie che verrà ricordata in futuro come “must watch”, ma è comunque un prodotto molto, ma molto notevole in un momento in cui l'animazione non sta dando grandi risultati, come già detto in precedenza.
Mi sento di consigliare il prodotto non a tutti, ma solo a chi ha una certa esperienza con l'animazione giapponese, perché è probabile che chi non ha mai avuto a che fare con certi temi possa non comprenderlo fino in fondo e, vedendolo solo con un’ottica superficiale, possa abbandonarlo già alla fine del primo episodio, quando in realtà ha moltissimo da offrire.
“Kuzu no Honkai” è un anime della stagione invernale 2017 tratto dall'omonimo manga di Mengo Yokoyari. Di solito nelle recensioni che faccio inserisco la trama, ma questa volta voglio evitare, per andare subito ad analizzare la serie.
Ci troviamo davanti a un prodotto veramente insolito, che nel corso delle puntate trasmette una moltitudine di sentimenti contrastanti. Negli ultimi anni, purtroppo, l'animazione giapponese ha preferito puntare più sulla quantità che sulla qualità delle opere: in ogni stagione ci siamo trovati davanti a non meno di quaranta titoli diversi quasi tutti composti da dodici/tredici episodi (ovviamente non prendendo in considerazione i seguiti di serie già uscite negli anni passati), che però non hanno mai attirato l'attenzione più di tanto. Io sono anni che seguo anime, nel corso della mia vita ho visto più di mille serie, e in questi ultimi anni ho visto sempre un continuo ripetersi di temi, situazioni, trame, ambientazioni, cliché, personaggi stereotipati che non mi hanno trasmesso niente di particolarmente emozionante.
“Kuzu no Honkai”, invece, è proprio il prodotto che cercavo e di cui, a mio parere, l’animazione giapponese moderna aveva bisogno: strano, irriverente, che non ha paura di affrontare temi "scomodi" che raramente vengono trattati in un anime scolastico. Più del 90% delle serie che troviamo in giro si soffermano solo sulla parte romantica di un rapporto: questo di romantico non ha niente, o quasi. È più incentrato sulla sessualità, e anche qui riesce a toccare le varie sfaccettature di questo argomento: dal sesso vero e proprio ai rapporti sia con l'altro che con lo stesso sesso. È un mix originale e innovativo della superficialità e della profondità che si può trovare in un rapporto tra due persone.
È l'anime che un attimo prima ti fa commuovere e un attimo dopo ti colpisce con un pugno allo stomaco con temi e sentimenti completamente contrastanti e fuori da ogni logica. Per identificarlo e per inquadrarlo con un'unica parola, posso dire che è un anime vero. Non ha fronzoli, non usa giri di parole, non maschera niente. Mostra solo quello che è e quello che deve essere. Ma allo stesso tempo è un anime contorto, difficile da inquadrare e da apprezzare per chi si approccia da poco all'animazione giapponese e anche per qualcuno che di titoli ne ha visti non pochi.
Troviamo una quantità immane di profili psicologici di cui è impossibile farne l'analisi in una recensione; a volte è anche difficile riuscire a comprendere fino in fondo ciò che spinge i personaggi a comportarsi in un certo modo. A prima vista sembra semplice e scontato, ma, analizzando per bene ogni singolo comportamento, ci si accorge che ci troviamo davanti a qualcosa di molto più complicato e intricato. Ogni singolo episodio ci mette davanti a qualcosa di inedito, o meglio... a prima vista può sembrare già visto, ma ci sono elementi, anche minuscoli, che danno quel qualcosa che stravolge completamente il senso della scena.
È un anime emozionante che ti tiene incollato allo schermo dall'inizio alla fine. Parte abbastanza lento, ma piano piano inizia a sviluppare la trama in un crescendo di situazioni ed emozioni; anche se alcune scene sono effettivamente lente, non annoia e non stanca mai, anzi invoglia sempre di più a continuare a vedere la puntata successiva.
Il finale è un qualcosa di veramente inaspettato. Durante il corso della serie, si prova in tutti i modi a immaginarsi il finale, ma, quando si arriva all’ultima puntata, questa spiazza completamente lo spettatore, distruggendo tutte le certezze che si era creato fino a quel momento.
Ottima la regia e buone le animazioni, anche se non eccellenti, ma con una trama del genere non si sente la mancanza di un comparto tecnico e visivo superiore. Ottimo il doppiaggio, che aiuta a rimanere incollati allo schermo e a “vivere” i personaggi come se ci trovassimo veramente tra di loro, lì a fianco a loro, e vivessimo con loro tutte le scene e le situazioni che affrontano in prima persona.
L’opera non è di certo un capolavoro, né una serie che verrà ricordata in futuro come “must watch”, ma è comunque un prodotto molto, ma molto notevole in un momento in cui l'animazione non sta dando grandi risultati, come già detto in precedenza.
Mi sento di consigliare il prodotto non a tutti, ma solo a chi ha una certa esperienza con l'animazione giapponese, perché è probabile che chi non ha mai avuto a che fare con certi temi possa non comprenderlo fino in fondo e, vedendolo solo con un’ottica superficiale, possa abbandonarlo già alla fine del primo episodio, quando in realtà ha moltissimo da offrire.