Gintama
Quando una qualche compagnia si pone l'obiettivo di realizzare una trasposizione live action di un'opera manga, il primo scoglio a pararglisi davanti è sempre "sarà possibile riuscire a ricreare l'atmosfera originale, legata a doppio filo allo stile narrativo ed estetico dell'autore?".
Scoglio che, effettivamente, rischia di trasformarsi nell'iceberg del Titanic qualora l'opera originale in questione fosse dotata di un carattere estremamente marcato, con molte soluzioni e situazioni tanto impossibili nel mondo reale, quanto ricorrenti tra le piccole pagine in bianco e nero di riviste settimanali e tankobon; figuriamoci che razza di mulino a vento si saranno trovati davanti gli impavidi eroi che hanno regalato al mondo la trasposizione dal vivo di Gintama, serie notoriamente ricca di soluzioni visive e narrative fuori da ogni canone e limite.
Come sarà andata?
Per cominciare, la trama di fondo: la storia ha luogo vent'anni dopo l'invasione del Giappone da parte degli stranieri, con tutti i cambiamenti sociali e culturali che ne derivano; solo che in questo universo narrativo gli "stranieri" non sono il popolo occidentale, ma razze aliene provenienti dallo spazio!
Il protagonista, Gintoki Sakata, è un ex combattente per l'espulsione dei barbari, ora squattrinato tuttofare insieme a Shinpachi Shimura, un giovane orfano che lavora per mantenere il dojo lasciato a lui e alla sorella in eredità dal padre, Kagura, un'aliena appartenente a una razza di guerrieri fortissimi, e Sadaharu, un cane gigante dal carattere giocoso ma irruento.
In questo film si ripropone, nello specifico, la saga della spada Benizakura: ai membri dell'agenzia viene dato l'incarico di recuperare una spada particolare, proprio nel periodo in cui una misteriosa serie di aggressioni all'arma bianca ha inizio in tutta Edo (cioè Tokyo)...
Il primo impatto col mondo "antico/alternativo" di Gintama è un mix di sensazioni: se da un lato i costumi e le ambientazioni sono azzeccate, dall'altro è palese una carenza d'impegno (causata forse dallo scarso budget?) dal punto di vista degli effetti speciali.
Gli Amanto, gli alieni che ormai vivono abitualmente per le strade di Edo, sono realizzati con costumi simili a quelli utilizzati per i mostri del telefilm Super Sentai, senza l'uso di computer grafica alcuna, e per una serie fondamentalmente di fantascienza, questa soluzione ormai vetusta risulta strana a vedersi.
L'unico uso intenso di computer grafica indirizzato alla realizzazione di un personaggio si ha per Sadaharu, che però risulta un po' troppo "finto", un po' come Korosensei nel primo adattamento dal vivo di Assassination Classroom.
Tuttavia, da buon eroe shounen, Gintama mette il cuore dove non arriva la forza bruta, e i risultati si vedono.
La trama originale viene ampliata un po' e modificata leggermente in un paio di punti, per poter portare sul grande schermo una trasposizione migliore dell'opera stessa in linea generale: viene dato, ad esempio, più spazio alla Shinsengumi, polizia dello shogunato che nel manga ha molto spesso i riflettori puntati contro, ma non in questa saga specifica, e sarebbe stato un peccato mettere in secondo piano personaggi così popolari per volersi attenere strettamente all'opera originale.
Allo stesso modo, personaggi che un ruolo in questa saga non l'avevano proprio (come Gengai, anziano inventore) vengono qui aggiunti per dare vita a nuove scenette, che fortunatamente mantengono lo spirito goliardico e citazionista dell'opera originale, rendendo il film ancor più "fedele" pur aggiungendo parti inedite.
Estremamente azzeccato è il cast di attori: Shun Oguri, ormai veterano delle trasposizioni dal vivo di opere di fantasia giapponesi, è un Gintoki perfettamente in parte e "compreso" dal suo attore, cosa non facile visto il carattere scostante, ma saldo, del personaggio.
Masaki Suda riesce perfettamente a riprodurre dal vivo il "megane di nome e di fatto" Shinpachi Shimura, il più assennato e realista del gruppo, ma anche il più insicuro caratterialmente, la voce della ragione che molto spesso diventa voce alta durante le gag.
Kanna Hashimoto, poi, sorprende per come la sua incredibile bellezza (forse eccessiva per Kagura) sia equilibrata da un'espressività comica marcatissima, in grado di ricreare per bene il carattere di questa sgraziata, fortissima ragazza del clan Yato.
L'ottima interpretazione dei tre attori non deve, però, adombrare il lavoro del resto del cast, tutto perfettamente azzeccato, dalla Shinsengumi al malefico Takasugi, tenendo soprattutto in considerazione la presenza del celebre Jiro Sato.
Dal punto di vista musicale il film non spicca particolarmente, probabilmente anche perché di contro, la colonna sonora dell'anime è estremamente ben riuscita, ed è un peccato che non siano stati chiamati i Does a realizzare il brano ufficiale del film, ma d'altronde ciò è probabilmente legato anche alla loro inattività.
Effetti speciali a parte, dunque, Gintama risulta essere un live action estremamente divertente, realizzato, soprattutto, con grande cuore e grande coscienza dello spirito (argentato) del manga e anime originale.
Un prodotto indirizzato prettamente ai fan, ma che potrebbe benissimo avvicinare all'opera anche chi, Gintama, non lo conosce affatto.
Scoglio che, effettivamente, rischia di trasformarsi nell'iceberg del Titanic qualora l'opera originale in questione fosse dotata di un carattere estremamente marcato, con molte soluzioni e situazioni tanto impossibili nel mondo reale, quanto ricorrenti tra le piccole pagine in bianco e nero di riviste settimanali e tankobon; figuriamoci che razza di mulino a vento si saranno trovati davanti gli impavidi eroi che hanno regalato al mondo la trasposizione dal vivo di Gintama, serie notoriamente ricca di soluzioni visive e narrative fuori da ogni canone e limite.
Come sarà andata?
Per cominciare, la trama di fondo: la storia ha luogo vent'anni dopo l'invasione del Giappone da parte degli stranieri, con tutti i cambiamenti sociali e culturali che ne derivano; solo che in questo universo narrativo gli "stranieri" non sono il popolo occidentale, ma razze aliene provenienti dallo spazio!
Il protagonista, Gintoki Sakata, è un ex combattente per l'espulsione dei barbari, ora squattrinato tuttofare insieme a Shinpachi Shimura, un giovane orfano che lavora per mantenere il dojo lasciato a lui e alla sorella in eredità dal padre, Kagura, un'aliena appartenente a una razza di guerrieri fortissimi, e Sadaharu, un cane gigante dal carattere giocoso ma irruento.
In questo film si ripropone, nello specifico, la saga della spada Benizakura: ai membri dell'agenzia viene dato l'incarico di recuperare una spada particolare, proprio nel periodo in cui una misteriosa serie di aggressioni all'arma bianca ha inizio in tutta Edo (cioè Tokyo)...
Il primo impatto col mondo "antico/alternativo" di Gintama è un mix di sensazioni: se da un lato i costumi e le ambientazioni sono azzeccate, dall'altro è palese una carenza d'impegno (causata forse dallo scarso budget?) dal punto di vista degli effetti speciali.
Gli Amanto, gli alieni che ormai vivono abitualmente per le strade di Edo, sono realizzati con costumi simili a quelli utilizzati per i mostri del telefilm Super Sentai, senza l'uso di computer grafica alcuna, e per una serie fondamentalmente di fantascienza, questa soluzione ormai vetusta risulta strana a vedersi.
L'unico uso intenso di computer grafica indirizzato alla realizzazione di un personaggio si ha per Sadaharu, che però risulta un po' troppo "finto", un po' come Korosensei nel primo adattamento dal vivo di Assassination Classroom.
Tuttavia, da buon eroe shounen, Gintama mette il cuore dove non arriva la forza bruta, e i risultati si vedono.
La trama originale viene ampliata un po' e modificata leggermente in un paio di punti, per poter portare sul grande schermo una trasposizione migliore dell'opera stessa in linea generale: viene dato, ad esempio, più spazio alla Shinsengumi, polizia dello shogunato che nel manga ha molto spesso i riflettori puntati contro, ma non in questa saga specifica, e sarebbe stato un peccato mettere in secondo piano personaggi così popolari per volersi attenere strettamente all'opera originale.
Allo stesso modo, personaggi che un ruolo in questa saga non l'avevano proprio (come Gengai, anziano inventore) vengono qui aggiunti per dare vita a nuove scenette, che fortunatamente mantengono lo spirito goliardico e citazionista dell'opera originale, rendendo il film ancor più "fedele" pur aggiungendo parti inedite.
Estremamente azzeccato è il cast di attori: Shun Oguri, ormai veterano delle trasposizioni dal vivo di opere di fantasia giapponesi, è un Gintoki perfettamente in parte e "compreso" dal suo attore, cosa non facile visto il carattere scostante, ma saldo, del personaggio.
Masaki Suda riesce perfettamente a riprodurre dal vivo il "megane di nome e di fatto" Shinpachi Shimura, il più assennato e realista del gruppo, ma anche il più insicuro caratterialmente, la voce della ragione che molto spesso diventa voce alta durante le gag.
Kanna Hashimoto, poi, sorprende per come la sua incredibile bellezza (forse eccessiva per Kagura) sia equilibrata da un'espressività comica marcatissima, in grado di ricreare per bene il carattere di questa sgraziata, fortissima ragazza del clan Yato.
L'ottima interpretazione dei tre attori non deve, però, adombrare il lavoro del resto del cast, tutto perfettamente azzeccato, dalla Shinsengumi al malefico Takasugi, tenendo soprattutto in considerazione la presenza del celebre Jiro Sato.
Dal punto di vista musicale il film non spicca particolarmente, probabilmente anche perché di contro, la colonna sonora dell'anime è estremamente ben riuscita, ed è un peccato che non siano stati chiamati i Does a realizzare il brano ufficiale del film, ma d'altronde ciò è probabilmente legato anche alla loro inattività.
Effetti speciali a parte, dunque, Gintama risulta essere un live action estremamente divertente, realizzato, soprattutto, con grande cuore e grande coscienza dello spirito (argentato) del manga e anime originale.
Un prodotto indirizzato prettamente ai fan, ma che potrebbe benissimo avvicinare all'opera anche chi, Gintama, non lo conosce affatto.