Kei x Yaku
Inferiore alle aspettative.
Mi aspettavo molto di più, non so perché, visto che i drama giapponesi mi hanno delusa già diverse volte.
La storia di "Kei×Yaku: Abunai Aibou" (2022), almeno in partenza, prende le mosse da un poliziotto, orbato dei genitori in tenera età, che cerca di ritrovare una collega scomparsa presunta morta tre anni prima e, per vari motivi, finisce per allearsi con un giovane capoccia della yakuza. Sullo sfondo del mistero relativo ad un attentato dinamitardo risalente a vent'anni prima, quello in cui morirono i genitori del poliziotto, si dipaneranno le successive vicende.
A partire dalla storia, è andato tutto benissimo fin verso la metà dello show: c'era l'adrenalina, c'era un mistero da scoprire, c'erano dei personaggi interessanti. Il giocattolo però si è rotto man mano che si andava avanti negli episodi, mentre tutto diventava abbastanza caricaturale, compresa la recitazione del finto biondo, che in diverse scene non mi è piaciuto per niente. Forse il problema nasce dal fatto che questo drama è in realtà la trasposizione del manga omonimo, ancora in corso, per la storia e i disegni di Yoshie Kaoruhara.
In linea generale, a parte l'eccezione appena citata, gli attori hanno fatto tutti un buon lavoro. C'è da dire che, probabilmente, l'eccesso di recitazione di Atsushiro Inukai, nel suo ritratto del giovane yakuza, è dovuto ad una scelta registica, anche perché non è costante. Ottima prova invece, a mio modesto giudizio, per Nobuyuki Suzuki, che ha ottimamente interpretato le varie sfaccettature del tormentato poliziotto, senza mai strabuzzare gli occhi.
Ma se c'è una cosa che veramente odio, è quando si continua a suggerire che esista un rapporto romantico fra due personaggi, senza mai portare il discorso a fruizione. "Bromance" è una parola che non dovrebbe esistere: o quella che mi descrivi è un'amicizia, oppure andiamo a sconfinare direttamente nel "Boy Love". "Bromance" è una presa in giro nei confronti dello spettatore, tanto più che questo non è un drama cinese dove si deve aggirare una censura soffocante, siamo in Giappone, dove "yaoi" è una parola sdoganata da molto tempo, anche nei drama, e non solo in manga e anime.
Detto questo, ho dovuto purtroppo constatare come, per l'ennesima volta, la storia ad un certo punto cominci a procedere per coincidenze, ingenuità, comportamenti poco intelligenti, combattimenti improbabili e così via. I vari show down che ci sono stati durante i dieci episodi sono stati abbastanza eccessivi e portati esageratamente per le lunghe.
Non parliamo neppure dell'ultimo episodio, che non ha alcuna logica, se non forse quella di lasciare spazio aperto per una eventuale seconda stagione. Una colonna sonora ottima ha contribuito non poco ad alzare il punteggio che ho assegnato.
Certo, se dovessero fare una seconda serie la guarderei, ma ormai senza aspettarmi più di tanto.
Mi aspettavo molto di più, non so perché, visto che i drama giapponesi mi hanno delusa già diverse volte.
La storia di "Kei×Yaku: Abunai Aibou" (2022), almeno in partenza, prende le mosse da un poliziotto, orbato dei genitori in tenera età, che cerca di ritrovare una collega scomparsa presunta morta tre anni prima e, per vari motivi, finisce per allearsi con un giovane capoccia della yakuza. Sullo sfondo del mistero relativo ad un attentato dinamitardo risalente a vent'anni prima, quello in cui morirono i genitori del poliziotto, si dipaneranno le successive vicende.
A partire dalla storia, è andato tutto benissimo fin verso la metà dello show: c'era l'adrenalina, c'era un mistero da scoprire, c'erano dei personaggi interessanti. Il giocattolo però si è rotto man mano che si andava avanti negli episodi, mentre tutto diventava abbastanza caricaturale, compresa la recitazione del finto biondo, che in diverse scene non mi è piaciuto per niente. Forse il problema nasce dal fatto che questo drama è in realtà la trasposizione del manga omonimo, ancora in corso, per la storia e i disegni di Yoshie Kaoruhara.
In linea generale, a parte l'eccezione appena citata, gli attori hanno fatto tutti un buon lavoro. C'è da dire che, probabilmente, l'eccesso di recitazione di Atsushiro Inukai, nel suo ritratto del giovane yakuza, è dovuto ad una scelta registica, anche perché non è costante. Ottima prova invece, a mio modesto giudizio, per Nobuyuki Suzuki, che ha ottimamente interpretato le varie sfaccettature del tormentato poliziotto, senza mai strabuzzare gli occhi.
Ma se c'è una cosa che veramente odio, è quando si continua a suggerire che esista un rapporto romantico fra due personaggi, senza mai portare il discorso a fruizione. "Bromance" è una parola che non dovrebbe esistere: o quella che mi descrivi è un'amicizia, oppure andiamo a sconfinare direttamente nel "Boy Love". "Bromance" è una presa in giro nei confronti dello spettatore, tanto più che questo non è un drama cinese dove si deve aggirare una censura soffocante, siamo in Giappone, dove "yaoi" è una parola sdoganata da molto tempo, anche nei drama, e non solo in manga e anime.
Detto questo, ho dovuto purtroppo constatare come, per l'ennesima volta, la storia ad un certo punto cominci a procedere per coincidenze, ingenuità, comportamenti poco intelligenti, combattimenti improbabili e così via. I vari show down che ci sono stati durante i dieci episodi sono stati abbastanza eccessivi e portati esageratamente per le lunghe.
Non parliamo neppure dell'ultimo episodio, che non ha alcuna logica, se non forse quella di lasciare spazio aperto per una eventuale seconda stagione. Una colonna sonora ottima ha contribuito non poco ad alzare il punteggio che ho assegnato.
Certo, se dovessero fare una seconda serie la guarderei, ma ormai senza aspettarmi più di tanto.
«Kei x Yaku», è una serie del 2022 composta da 10 episodi da 46 minuti; si tratta della trasposizione di un manga che narra una crime story in salsa boys love, con otto volumi all’attivo e ancora in corso.
I due protagonisti sono: Ichiro Kunishita, giovane e determinato investigatore della sicurezza pubblica della Polizia Metropolitana di Tokyo che, per ordine del suo superiore, si ritrova a indagare su Shiro Hanabusa, giovane capo di una famiglia criminale, la cui ascesa è stata molto rapida. I due ragazzi scopriranno di avere un forte interesse in comune: entrambi sono determinati a scoprire cosa è accaduto a Rion, sorella maggiore di Shiro e senpai di Ichiro, misteriosamente scomparsa tre anni prima. I due ragazzi capiscono che allearsi potrà aiutarli ad avanzare nelle loro indagini segrete; così faranno e, per non destare sospetti e occultare il loro accordo, fingono di essere amanti.
La serie parte con toni da vero e proprio giallo: riesce subito a creare della suspense, anche accennando a scene dure, adatte all’ambientazione che porta lo spettatore ad assistere alle attività della famiglia criminale cui è affiliato Shiro. È un prodotto ben confezionato: ben scritto, ben recitato, belle ambientazioni, una regia solida. Si notano però piccoli difetti come qualche ingenuità nelle scene d’azione e nel trucco a raffigurare le ecchimosi sui volti.
Gli attori protagonisti superano ampiamente la prova: Nobuyuki Suzuki è molto ben calato nel ruolo di Ichiro, brillante, che ha una routine di disciplina fisica che lo aiuta a mantenere la calma, ingenuo a tratti, con una cupezza di fondo ben spiegata dal suo passato e Atsuhiro Inukai (che già avevo apprezzato in “A Man Who Defies the World of BL”) riesce a rendere bene le sfaccettature del complesso personaggio di Shiro, ragazzo determinato e capace, ma anche fragile e irrisolto. Interessante come è inserito l’elemento della bisessualità di Shiro nelle dinamiche dell’ambiente criminale, tipicamente improntato a modelli di mascolinità molto tradizionale e tossica: soprattutto per il fatto che sembra essere accettata non in quanto normale variabile del comportamento umano, un atteggiamento troppo sano per l’ambiente, ma reputata strumento utile a dare vantaggi in termini di influenza della famiglia su determinati personaggi (e mi fermo per non fare spoiler), un punto di vista che ho trovato realistico.
I primi episodi giocano molto sui flashback che servono a presentare una serie di storie passate che sembrano scollegate, ma -intuiamo piuttosto presto- che andranno a comporre un disegno unico, dando una gradevole patina di coralità. Mentre si fanno congetture sui misteri, si teme per Shiro e Ichiro (che hanno una certa tendenza a cercare di farsi uccidere ogni due per tre) e per le persone a loro vicine, la serie si prende il tempo per una serie di momenti da slice of life in cui ci si gode la routine nella casa condivisa e momenti “romantici” (tecnicamente forse sarebbe più corretto parlare di bromance) fra i due ragazzi. I due attori sono bravi nel rappresentare la crescita del rapporto fra i due, e anche gli estimatori dei dolci avranno qualche soddisfazione grazie al personaggio di Chika, amica di infanzia di Ichiro. Nota piacevole sono i personaggi minori che, nonostante siano poco approfonditi per mancanza di tempo, hanno per lo più una bella tridimensionalità, rivelandosi spesso interessanti.
Anche dal punto di vista musicale è una serie curata: apprezzabili le theme songs “IT'S A BOP” e “ Be with You” della boyband OCTPATH.
«Kei x Yaku» la definirei come un’efficace via di mezzo fra il thriller o l’action e lo slice of life, con sotto-trama romantica: una storia interessante e tutto sommato ben gestita, che non eccede in “pucciosità” risultando gradevole per un pubblico variegato. Il finale, soddisfacente, chiude un filone e ne lascia sospeso un secondo, aprirebbe quindi a una seconda stagione, che guarderei con piacere.
I due protagonisti sono: Ichiro Kunishita, giovane e determinato investigatore della sicurezza pubblica della Polizia Metropolitana di Tokyo che, per ordine del suo superiore, si ritrova a indagare su Shiro Hanabusa, giovane capo di una famiglia criminale, la cui ascesa è stata molto rapida. I due ragazzi scopriranno di avere un forte interesse in comune: entrambi sono determinati a scoprire cosa è accaduto a Rion, sorella maggiore di Shiro e senpai di Ichiro, misteriosamente scomparsa tre anni prima. I due ragazzi capiscono che allearsi potrà aiutarli ad avanzare nelle loro indagini segrete; così faranno e, per non destare sospetti e occultare il loro accordo, fingono di essere amanti.
La serie parte con toni da vero e proprio giallo: riesce subito a creare della suspense, anche accennando a scene dure, adatte all’ambientazione che porta lo spettatore ad assistere alle attività della famiglia criminale cui è affiliato Shiro. È un prodotto ben confezionato: ben scritto, ben recitato, belle ambientazioni, una regia solida. Si notano però piccoli difetti come qualche ingenuità nelle scene d’azione e nel trucco a raffigurare le ecchimosi sui volti.
Gli attori protagonisti superano ampiamente la prova: Nobuyuki Suzuki è molto ben calato nel ruolo di Ichiro, brillante, che ha una routine di disciplina fisica che lo aiuta a mantenere la calma, ingenuo a tratti, con una cupezza di fondo ben spiegata dal suo passato e Atsuhiro Inukai (che già avevo apprezzato in “A Man Who Defies the World of BL”) riesce a rendere bene le sfaccettature del complesso personaggio di Shiro, ragazzo determinato e capace, ma anche fragile e irrisolto. Interessante come è inserito l’elemento della bisessualità di Shiro nelle dinamiche dell’ambiente criminale, tipicamente improntato a modelli di mascolinità molto tradizionale e tossica: soprattutto per il fatto che sembra essere accettata non in quanto normale variabile del comportamento umano, un atteggiamento troppo sano per l’ambiente, ma reputata strumento utile a dare vantaggi in termini di influenza della famiglia su determinati personaggi (e mi fermo per non fare spoiler), un punto di vista che ho trovato realistico.
I primi episodi giocano molto sui flashback che servono a presentare una serie di storie passate che sembrano scollegate, ma -intuiamo piuttosto presto- che andranno a comporre un disegno unico, dando una gradevole patina di coralità. Mentre si fanno congetture sui misteri, si teme per Shiro e Ichiro (che hanno una certa tendenza a cercare di farsi uccidere ogni due per tre) e per le persone a loro vicine, la serie si prende il tempo per una serie di momenti da slice of life in cui ci si gode la routine nella casa condivisa e momenti “romantici” (tecnicamente forse sarebbe più corretto parlare di bromance) fra i due ragazzi. I due attori sono bravi nel rappresentare la crescita del rapporto fra i due, e anche gli estimatori dei dolci avranno qualche soddisfazione grazie al personaggio di Chika, amica di infanzia di Ichiro. Nota piacevole sono i personaggi minori che, nonostante siano poco approfonditi per mancanza di tempo, hanno per lo più una bella tridimensionalità, rivelandosi spesso interessanti.
Anche dal punto di vista musicale è una serie curata: apprezzabili le theme songs “IT'S A BOP” e “ Be with You” della boyband OCTPATH.
«Kei x Yaku» la definirei come un’efficace via di mezzo fra il thriller o l’action e lo slice of life, con sotto-trama romantica: una storia interessante e tutto sommato ben gestita, che non eccede in “pucciosità” risultando gradevole per un pubblico variegato. Il finale, soddisfacente, chiude un filone e ne lascia sospeso un secondo, aprirebbe quindi a una seconda stagione, che guarderei con piacere.