Karakuri Circus
Questo manga è veramente superiore in tutto a Dragon Ball, superiore in tutto tranne in una cosa, l’età anagrafica… Dragon Ball è nato quasi quindici anni prima ed è il manga che ha reso universalmente famosi i battle manga… certo in precedenza è arrivato nel mondo Hokuto no Ken (non dappertutto) ma alcuni distinguono i combattimenti semi realistici di arti marziali dai colpi fantasiosi dei personaggi di Akira Toriyama.
Karakuri Circus è un misto dei due grandi miti precedenti… purtroppo come in Ken il guerriero ci affezioneremo a personaggi che moriranno durante l’epico racconto.
I primi personaggi che conosceremo sono tre personaggi che in breve ameremo Masaru, il ricco e sfortunato protagonista, e i due suoi comprimari Narumi, esperto di arti marziali, e Shirogane, artista circense e marionettista. Attorno a tutti e tre questi personaggi ruoteranno gli altri ed essi creeranno dei veri harem, con sentimenti vivi fino alla morte (non mi oso spoilerare di più).
Il circo sarà un altro protagonista con storie di umanità incredibile ma anche di di terrore. Il circo vagante delle marionette meccaniche diffonde nel mondo una strana malattia, ma anche li non tutti i personaggi saranno per forza malvagi al cento per cento come capiremo vedendo le storie singole e plurali, l’odierno e il passato fondersi in un racconto, un affresco, d’insieme che riesce a confonderci, commuoverci e stupirci.
Kazuhita Fujita ha imparato la lezione di Akira Toriyama riguardo alla spettacolarità dei combattimenti ma riesce a mettere nel suo manga una superiorità che gli viene dal non volere stupire dei bambini ma colpire l’immaginario di lettori già più grandicelli.
Ciò poteva essere un azzardo su Shonen Sunday? In parte ma in parte no: ricordiamo che anche Ken il guerriero è stato pubblicato su Shonen Jump anche se era più adatto ad un pubblico adulto. Le riviste shonen (per ragazzi quindi) pubblicano spesso le cose più disperate e a volte questi titoli sono borderline e potrebbero essere messi in una rivista seinen.
Un esempio fra le mie recensioni recenti è "Black Angels" altro titolo anni ‘80 pubblicato su Shonen Jump ed ora considerato un seinen.
Comunque dicevo che Dragon Ball è un opera per bambini e Karakuri Circus no, come mai? Perché sin dall’inizio Karakuri Circus è più cupa, il sangue viene sparso e tranne alcune eccezioni la gente non resuscita. I sentimenti quindi sono più forti perché legano persone che possono, stanno per morire con i desideri di chi si ribella a tale scelta e sogna qualcosa di meglio.
Quindi Karakuri Circus è il battle shonen perfetto? No, ma è il migliore che, con i suoi piccoli difetti, ho letto finora.
Voto? Nove e mezzo.
Karakuri Circus è un misto dei due grandi miti precedenti… purtroppo come in Ken il guerriero ci affezioneremo a personaggi che moriranno durante l’epico racconto.
I primi personaggi che conosceremo sono tre personaggi che in breve ameremo Masaru, il ricco e sfortunato protagonista, e i due suoi comprimari Narumi, esperto di arti marziali, e Shirogane, artista circense e marionettista. Attorno a tutti e tre questi personaggi ruoteranno gli altri ed essi creeranno dei veri harem, con sentimenti vivi fino alla morte (non mi oso spoilerare di più).
Il circo sarà un altro protagonista con storie di umanità incredibile ma anche di di terrore. Il circo vagante delle marionette meccaniche diffonde nel mondo una strana malattia, ma anche li non tutti i personaggi saranno per forza malvagi al cento per cento come capiremo vedendo le storie singole e plurali, l’odierno e il passato fondersi in un racconto, un affresco, d’insieme che riesce a confonderci, commuoverci e stupirci.
Kazuhita Fujita ha imparato la lezione di Akira Toriyama riguardo alla spettacolarità dei combattimenti ma riesce a mettere nel suo manga una superiorità che gli viene dal non volere stupire dei bambini ma colpire l’immaginario di lettori già più grandicelli.
Ciò poteva essere un azzardo su Shonen Sunday? In parte ma in parte no: ricordiamo che anche Ken il guerriero è stato pubblicato su Shonen Jump anche se era più adatto ad un pubblico adulto. Le riviste shonen (per ragazzi quindi) pubblicano spesso le cose più disperate e a volte questi titoli sono borderline e potrebbero essere messi in una rivista seinen.
Un esempio fra le mie recensioni recenti è "Black Angels" altro titolo anni ‘80 pubblicato su Shonen Jump ed ora considerato un seinen.
Comunque dicevo che Dragon Ball è un opera per bambini e Karakuri Circus no, come mai? Perché sin dall’inizio Karakuri Circus è più cupa, il sangue viene sparso e tranne alcune eccezioni la gente non resuscita. I sentimenti quindi sono più forti perché legano persone che possono, stanno per morire con i desideri di chi si ribella a tale scelta e sogna qualcosa di meglio.
Quindi Karakuri Circus è il battle shonen perfetto? No, ma è il migliore che, con i suoi piccoli difetti, ho letto finora.
Voto? Nove e mezzo.
È un peccato vedere poche recensioni su questo manga.
Prima di iniziare, vorrei informare che le tavole originali misurano 13x18 cm, mentre i volumi Goen misurano 12x17 cm! Ciò vuol dire che potrebbero non leggersi certe parole se, sfortunatamente, dovessero trovarsi vicino al margine. Fatta questa premessa, che mi sembrava doverosa, possiamo passare alla recensione vera e propria.
Attenzione: presenza di spoiler.
Il protagonista della storia è Masaru Saiga, un bambino delle elementari che, seppur figlio illegittimo, alla morte del padre si ritrova, suo malgrado, a ereditare 18 miliardi di yen (poco più di 127 milioni di euro del cambio attuale); ciò attira le ire dei suoi fratellastri nonché dello zio. Bramosi di impossessarsi del patrimonio paterno, essi non si faranno scrupoli ad ingaggiare famiglie di assassini con lo scopo di rapire e uccidere il piccolo Masaru. Per raggiungere questi scopi, i malviventi si serviranno di mezzi non convenzionali come le Karakuri: enormi marionette meccanizzate dalle sembianze umane, molto flessibili e resistenti, dotate di una gran forza fisica. A proteggere Masaru dai Killer ci sarà Narumi Kato, un giovane uomo che pratica le arti marziali, affetto dalla rarissima sindrome di Zonapha, contratta in precedenza dal padre e prima ancora dal nonno, che lo porta ad avere attacchi di panico seguiti da gravi crisi respiratorie mortali. Narumi sceglie di intraprendere la carriera del clown: infatti, solo facendo ridere gli altri ha la possibilità di sopravvivere. Oltre a Narumi, in soccorso del piccolo Masaru arriverà Shirogane, un'abile marionettista fortemente legata a Masaru che, per proteggerlo, si servirà di Arlequin, una potente marionetta costruita dal nonno del bambino.
Se si pensa a Kazuhiro Fujita, il primo pensiero va alla sua opera più famosa, ovvero Ushio e Tora. Chi ha amato quel capolavoro saprà bene che la particolarità dei suoi disegni è quella di trasmettere un messaggio, a volte persino più chiaro delle parole; a volte non vuole trasmettere nulla, ma solo portarci a vivere un'emozione, e a mio parere ci riesce sempre. Leggendo Karakuri Circus, la prima impressione è che i tratti siano duri e grezzi, i personaggi spigolosi e gli scenari disordinati e sporchi. Solo quando ne sei stato completamente immerso, e totalmente coinvolto, ti rendi conto della magia dell'artista: i disegni sono vivi e parlano!
Una frase del genere potrebbe lasciare perplessi, ma è facilmente constatabile: se a ogni tavola fossero rimosse le nuvolette, il lettore non si ritroverebbe minimamente smarrito. Le immagini parlano e sono funzionali, estro che ben pochi disegnatori possano dire di possedere.
Prendendo come esempio uno scenario caotico e movimentato, questo non sarà solo l'ambiente in cui si ritroveranno catapultati i protagonisti; fungerà da introduzione a come si svolgeranno le cose da lì in avanti, e soprattutto descriverà lo stato d'animo dei nostri beniamini, che guarda caso coinciderà con il nostro. Ciò vale e varrà sempre, ad ogni pagina, indipendentemente da ciò che verrà "messo in scena", siano situazioni impervie con emozioni forti, siano momenti spensierati vissuti felicemente.
Queste particolarità presenti anche in Ushio e Tora, accompagnano un'altra caratteristica presente nell'opera, ovvero l'evoluzione dei protagonisti. Man mano che si andrà avanti nella storia i personaggi acquisiranno maggior spessore, muteranno in meglio pur mantenendo la loro identità iniziale.
Il trio che verrà a formarsi, diventerà così affiatato da sembrare un qualsiasi gruppo di amici cresciuti insieme fin dall'infanzia, portandoci a scordare che è stato solo il caso a farli incontrare, e che prima di quel momento fossero così diversi e distanti da pensare che fosse impossibile che le loro strade s'incrociassero. Eppure ognuno di loro sarà fondamentale per la crescita degli altri, e il forte affiatamento sarà la forza che li porterà a superare le situazioni più avverse, e chissà che questa forza abbia origini ben più lontane dell'inizio della storia…
In conclusione, consiglio vivamente quest'opera perché non è per nulla simile agli shōnen odierni, e questo è solamente un bene. La consiglio nonostante, come ho detto a inizio recensione, il formato dei volumi scelto dalla Goen sia diverso da quello originale. La consiglio perché è un capolavoro, come lo "scomodo" predecessore; chiunque penserebbe a un naturale calo di qualità rispetto a Ushio e Tora, io invece vi dico che è persino migliore, ed essere migliore del massimo è roba da pochi.
Prima di iniziare, vorrei informare che le tavole originali misurano 13x18 cm, mentre i volumi Goen misurano 12x17 cm! Ciò vuol dire che potrebbero non leggersi certe parole se, sfortunatamente, dovessero trovarsi vicino al margine. Fatta questa premessa, che mi sembrava doverosa, possiamo passare alla recensione vera e propria.
Attenzione: presenza di spoiler.
Il protagonista della storia è Masaru Saiga, un bambino delle elementari che, seppur figlio illegittimo, alla morte del padre si ritrova, suo malgrado, a ereditare 18 miliardi di yen (poco più di 127 milioni di euro del cambio attuale); ciò attira le ire dei suoi fratellastri nonché dello zio. Bramosi di impossessarsi del patrimonio paterno, essi non si faranno scrupoli ad ingaggiare famiglie di assassini con lo scopo di rapire e uccidere il piccolo Masaru. Per raggiungere questi scopi, i malviventi si serviranno di mezzi non convenzionali come le Karakuri: enormi marionette meccanizzate dalle sembianze umane, molto flessibili e resistenti, dotate di una gran forza fisica. A proteggere Masaru dai Killer ci sarà Narumi Kato, un giovane uomo che pratica le arti marziali, affetto dalla rarissima sindrome di Zonapha, contratta in precedenza dal padre e prima ancora dal nonno, che lo porta ad avere attacchi di panico seguiti da gravi crisi respiratorie mortali. Narumi sceglie di intraprendere la carriera del clown: infatti, solo facendo ridere gli altri ha la possibilità di sopravvivere. Oltre a Narumi, in soccorso del piccolo Masaru arriverà Shirogane, un'abile marionettista fortemente legata a Masaru che, per proteggerlo, si servirà di Arlequin, una potente marionetta costruita dal nonno del bambino.
Se si pensa a Kazuhiro Fujita, il primo pensiero va alla sua opera più famosa, ovvero Ushio e Tora. Chi ha amato quel capolavoro saprà bene che la particolarità dei suoi disegni è quella di trasmettere un messaggio, a volte persino più chiaro delle parole; a volte non vuole trasmettere nulla, ma solo portarci a vivere un'emozione, e a mio parere ci riesce sempre. Leggendo Karakuri Circus, la prima impressione è che i tratti siano duri e grezzi, i personaggi spigolosi e gli scenari disordinati e sporchi. Solo quando ne sei stato completamente immerso, e totalmente coinvolto, ti rendi conto della magia dell'artista: i disegni sono vivi e parlano!
Una frase del genere potrebbe lasciare perplessi, ma è facilmente constatabile: se a ogni tavola fossero rimosse le nuvolette, il lettore non si ritroverebbe minimamente smarrito. Le immagini parlano e sono funzionali, estro che ben pochi disegnatori possano dire di possedere.
Prendendo come esempio uno scenario caotico e movimentato, questo non sarà solo l'ambiente in cui si ritroveranno catapultati i protagonisti; fungerà da introduzione a come si svolgeranno le cose da lì in avanti, e soprattutto descriverà lo stato d'animo dei nostri beniamini, che guarda caso coinciderà con il nostro. Ciò vale e varrà sempre, ad ogni pagina, indipendentemente da ciò che verrà "messo in scena", siano situazioni impervie con emozioni forti, siano momenti spensierati vissuti felicemente.
Queste particolarità presenti anche in Ushio e Tora, accompagnano un'altra caratteristica presente nell'opera, ovvero l'evoluzione dei protagonisti. Man mano che si andrà avanti nella storia i personaggi acquisiranno maggior spessore, muteranno in meglio pur mantenendo la loro identità iniziale.
Il trio che verrà a formarsi, diventerà così affiatato da sembrare un qualsiasi gruppo di amici cresciuti insieme fin dall'infanzia, portandoci a scordare che è stato solo il caso a farli incontrare, e che prima di quel momento fossero così diversi e distanti da pensare che fosse impossibile che le loro strade s'incrociassero. Eppure ognuno di loro sarà fondamentale per la crescita degli altri, e il forte affiatamento sarà la forza che li porterà a superare le situazioni più avverse, e chissà che questa forza abbia origini ben più lontane dell'inizio della storia…
In conclusione, consiglio vivamente quest'opera perché non è per nulla simile agli shōnen odierni, e questo è solamente un bene. La consiglio nonostante, come ho detto a inizio recensione, il formato dei volumi scelto dalla Goen sia diverso da quello originale. La consiglio perché è un capolavoro, come lo "scomodo" predecessore; chiunque penserebbe a un naturale calo di qualità rispetto a Ushio e Tora, io invece vi dico che è persino migliore, ed essere migliore del massimo è roba da pochi.
Perchè l'hanno interrotto? T_T La Play Press ha meritato proprio di fallire!
Questo titolo mi è piaciuto tantissimo (almeno fin dove ho potuto leggerlo) a vedere la copertina del numero 3 qui nella scheda non so cosa mi viene, visto che mi ricorda un momento importantissimo e commovente della storia.
Fujita sa essere davvero un gran narratore: anche se magari non dice nulla di originale (inevitabile ormai), quello che ci racconta lo fa benissimo... non so neanche io come spiegarla questa cosa. Fujita potrebbe anche riutilizzare e rielaborare vecchie idee e stereotipi, ma ne trarrebbe sempre e comunque un'opera pregevole, una lettura appassionante come poche.
Ricordo che quando iniziai a leggere Karakuri non mi piacevano tanto i disegni, non so perchè, ma semplicemente all'epoca per me un disegno che non fosse ordinato era da considerare di conseguenza come fatto male. Solo ultimamente mi son resa conto che Fujita sa comunicare emozioni magnificamente anche grazie al suo disegno così sporco e poco rifinito, diversamente credo si perderebbe molto del fascino di questo autore.
L'idea della marionette da combattimento credo fosse, al tempo della pubblicazione del manga, originale ed innovativa (l'unico altro esempio lontanamente simile che mi viene in mente è Genzo); Arlequin ha uno stile molto affascinante, ma sicuramente anche altre marionette (tutte diversissime) che apparivano durante la narrazione non erano da meno. Tutte presentano delle caratteristiche originali e delle peculiarità che innalzavano di molto il livello di strategia nei combattimenti. Ottimo fattore questo.
La storia di questo ragazzino che si ritrova a fuggire dai suoi famigliari perchè vogliono assassinarlo per questioni economiche è coinvolgente, gli assassini assoldati utilizzano proprio queste letali marionette da combattimento, ma fortunatamente ci sarà chi verrà in aiuto del ragazzo... ed è così che si scatena una battle senza esclusioni di colpi!
A livello emotivo tutto funziona benissimo, il manga fa ridere, coinvolge e fa anche scappare la lacrima quando necessario.
Insomma, concludendo, spero proprio che qualche editore coraggioso (ma neanche tanto poi) ci faccia il bel regalo (ri)portando questo capolavoro da noi, ci son stroppi misteri che la storia deve ancora sviscerare! Le potenzialità di questo titolo sono altissime, spero qualcuno se ne accorga prima o poi... non mi va di leggere le scan in inglese!
Questo titolo mi è piaciuto tantissimo (almeno fin dove ho potuto leggerlo) a vedere la copertina del numero 3 qui nella scheda non so cosa mi viene, visto che mi ricorda un momento importantissimo e commovente della storia.
Fujita sa essere davvero un gran narratore: anche se magari non dice nulla di originale (inevitabile ormai), quello che ci racconta lo fa benissimo... non so neanche io come spiegarla questa cosa. Fujita potrebbe anche riutilizzare e rielaborare vecchie idee e stereotipi, ma ne trarrebbe sempre e comunque un'opera pregevole, una lettura appassionante come poche.
Ricordo che quando iniziai a leggere Karakuri non mi piacevano tanto i disegni, non so perchè, ma semplicemente all'epoca per me un disegno che non fosse ordinato era da considerare di conseguenza come fatto male. Solo ultimamente mi son resa conto che Fujita sa comunicare emozioni magnificamente anche grazie al suo disegno così sporco e poco rifinito, diversamente credo si perderebbe molto del fascino di questo autore.
L'idea della marionette da combattimento credo fosse, al tempo della pubblicazione del manga, originale ed innovativa (l'unico altro esempio lontanamente simile che mi viene in mente è Genzo); Arlequin ha uno stile molto affascinante, ma sicuramente anche altre marionette (tutte diversissime) che apparivano durante la narrazione non erano da meno. Tutte presentano delle caratteristiche originali e delle peculiarità che innalzavano di molto il livello di strategia nei combattimenti. Ottimo fattore questo.
La storia di questo ragazzino che si ritrova a fuggire dai suoi famigliari perchè vogliono assassinarlo per questioni economiche è coinvolgente, gli assassini assoldati utilizzano proprio queste letali marionette da combattimento, ma fortunatamente ci sarà chi verrà in aiuto del ragazzo... ed è così che si scatena una battle senza esclusioni di colpi!
A livello emotivo tutto funziona benissimo, il manga fa ridere, coinvolge e fa anche scappare la lacrima quando necessario.
Insomma, concludendo, spero proprio che qualche editore coraggioso (ma neanche tanto poi) ci faccia il bel regalo (ri)portando questo capolavoro da noi, ci son stroppi misteri che la storia deve ancora sviscerare! Le potenzialità di questo titolo sono altissime, spero qualcuno se ne accorga prima o poi... non mi va di leggere le scan in inglese!
<b>Karakuri Circus</b> è la più recente serie lunga di <i>Kazuhiro Fujita</i>, già noto in Italia per <i>Ushio e Tora</i>, la sua opera precedente.
Masaru Saiga è un bambino delle elementari, un figlio illegittimo, ma, nonostante il suo status, si ritrova inaspettatamente erede universale di tutta la fortuna economica della famiglia paterna, che fino ad allora l’aveva ignorato. Ovviamente i suoi parenti non sono per nulla disposti a cedergli le proprie ricchezze. I fratellastri, e in particolare lo zio, non si fanno scrupoli ad assoldare dei killer per farlo fuori utilizzando delle gigantesche bambole meccaniche derivate dall'antica tradizione artigiana giapponese dei <i>karakuri ningyo</i>, bambole dall’aspetto mostruoso e inquietante manovrate per mezzo di speciali guanti. Ma perché usare mezzi così distruttivi per eliminare un bambino inoffensivo?
Intanto, perché non è così semplice: Masaru è protetto dalla bella Shirogane, una ragazza francese addestrata fin dalla nascita a padroneggiare Harlequin, una tra le marionette da combattimento più potenti! Inoltre, Masaru ha dalla sua parte il <i>fratellone</i> Narumi, un energumeno campione di arti marziali che l'ha salvato dai primi sicari e al quale si è molto affezionato. Narumi soffre di una strana malattia che lo costringe a far ridere il suo prossimo, pena un attacco che lo condurrebbe alla morte. Poiché Masaru ha sempre un gran sorriso stampato in faccia, nonostante le sue disavventure, tra i due si crea una sorta di rapporto simbiotico: Narumi lo difende e Masaru, ridendo, gli evita la morte. Il bambino è un personaggio molto solare e spesso è la fonte del coraggio e della forza di chi gli sta attorno. In questo senso interpreta un ruolo molto simile a quello di Ushio, l’eroe della precedente opera di <i>Fujita</i>.
Il collegamento col circo risulta, negli unici dodici numeri pubblicati da <b>Play Press</b>, corrispondenti ai primi sei volumi originali, come binario principale. Shirogane è un ex-circense, il nonno di Narumi era un pagliaccio ed egli stesso fa il saltimbanco in strada per sopravvivere. Altri comprimari, che arriveranno in seguito al primo ciclo di storie, fanno o hanno fatto parte del circo. Una componente importante del manga è l'aura di mistero che circonda le bambole meccaniche e le origini stesse della famiglia Saiga. Come in <i>Ushio e Tora</i>, la madre del protagonista sembra avere un ruolo importante ai fini della storia e, se <i>Fujita</i> non si smentisce, le tetre e angoscianti atmosfere che si sono viste nei primi capitoli della storia, rese alla perfezione grazie al suo tratto sporco, non sono che un assaggio.
In patria il manga, iniziato nel 1997, si è concluso nel 2006 a 43 volumi dopo aver ottenuto un grande seguito, che ha permesso all’autore di andare avanti con la storia per quasi dieci anni. Ma è chiaro che non tutto quello che vende in Giappone vende anche in Italia: stranamente, qui da noi i manga di <i>Fujita</i> non hanno mai ottenuto grande successo, e pertanto la loro pubblicazione procede sempre in maniera piuttosto travagliata, come già avvenuto per <i>Ushio e Tora</i>.
Personalmente credo che le colpe di questo insuccesso siano imputabili essenzialmente agli stessi editori italiani, i primi a non credere a fondo nelle potenzialità delle opere di questo eccellente autore. Non si spiega altrimenti. I manga di <i>Fujita</i> contengono tutti gli elementi che hanno reso dei bestseller opere ben più famose. Forse per via di uno stile di disegno poco convenzionale, poco commerciale, vengono sottovalutati o snobbati dal pubblico italiano, che poi va ad acquistare prodotti veramente mediocri, ma più alla moda. Al di là dello stile e dei disegni, che possono piacere o non piacere, non si può non riconoscere a <i>Kazuhiro Fujita</i> la capacità di abilissimo narratore, mai banale, un vero autore di storie di sentimenti. Alla fine, infatti, tolti tutti gli elementi pirotecnici e le scene d'azione che servono per attirare l'attenzione del lettore, le sue rimangono solo storie di sentimenti, raccontate come pochi altri mangaka sanno fare, provocando nel lettore emozioni che spaziano dalla commozione all’allegria con infinita immediatezza. <i>Fujita</i> è davvero un maestro!
Ma peccato, perché <b>Karakuri Circus</b> era uno dei pochi manga validi rimasti da comprare.
Masaru Saiga è un bambino delle elementari, un figlio illegittimo, ma, nonostante il suo status, si ritrova inaspettatamente erede universale di tutta la fortuna economica della famiglia paterna, che fino ad allora l’aveva ignorato. Ovviamente i suoi parenti non sono per nulla disposti a cedergli le proprie ricchezze. I fratellastri, e in particolare lo zio, non si fanno scrupoli ad assoldare dei killer per farlo fuori utilizzando delle gigantesche bambole meccaniche derivate dall'antica tradizione artigiana giapponese dei <i>karakuri ningyo</i>, bambole dall’aspetto mostruoso e inquietante manovrate per mezzo di speciali guanti. Ma perché usare mezzi così distruttivi per eliminare un bambino inoffensivo?
Intanto, perché non è così semplice: Masaru è protetto dalla bella Shirogane, una ragazza francese addestrata fin dalla nascita a padroneggiare Harlequin, una tra le marionette da combattimento più potenti! Inoltre, Masaru ha dalla sua parte il <i>fratellone</i> Narumi, un energumeno campione di arti marziali che l'ha salvato dai primi sicari e al quale si è molto affezionato. Narumi soffre di una strana malattia che lo costringe a far ridere il suo prossimo, pena un attacco che lo condurrebbe alla morte. Poiché Masaru ha sempre un gran sorriso stampato in faccia, nonostante le sue disavventure, tra i due si crea una sorta di rapporto simbiotico: Narumi lo difende e Masaru, ridendo, gli evita la morte. Il bambino è un personaggio molto solare e spesso è la fonte del coraggio e della forza di chi gli sta attorno. In questo senso interpreta un ruolo molto simile a quello di Ushio, l’eroe della precedente opera di <i>Fujita</i>.
Il collegamento col circo risulta, negli unici dodici numeri pubblicati da <b>Play Press</b>, corrispondenti ai primi sei volumi originali, come binario principale. Shirogane è un ex-circense, il nonno di Narumi era un pagliaccio ed egli stesso fa il saltimbanco in strada per sopravvivere. Altri comprimari, che arriveranno in seguito al primo ciclo di storie, fanno o hanno fatto parte del circo. Una componente importante del manga è l'aura di mistero che circonda le bambole meccaniche e le origini stesse della famiglia Saiga. Come in <i>Ushio e Tora</i>, la madre del protagonista sembra avere un ruolo importante ai fini della storia e, se <i>Fujita</i> non si smentisce, le tetre e angoscianti atmosfere che si sono viste nei primi capitoli della storia, rese alla perfezione grazie al suo tratto sporco, non sono che un assaggio.
In patria il manga, iniziato nel 1997, si è concluso nel 2006 a 43 volumi dopo aver ottenuto un grande seguito, che ha permesso all’autore di andare avanti con la storia per quasi dieci anni. Ma è chiaro che non tutto quello che vende in Giappone vende anche in Italia: stranamente, qui da noi i manga di <i>Fujita</i> non hanno mai ottenuto grande successo, e pertanto la loro pubblicazione procede sempre in maniera piuttosto travagliata, come già avvenuto per <i>Ushio e Tora</i>.
Personalmente credo che le colpe di questo insuccesso siano imputabili essenzialmente agli stessi editori italiani, i primi a non credere a fondo nelle potenzialità delle opere di questo eccellente autore. Non si spiega altrimenti. I manga di <i>Fujita</i> contengono tutti gli elementi che hanno reso dei bestseller opere ben più famose. Forse per via di uno stile di disegno poco convenzionale, poco commerciale, vengono sottovalutati o snobbati dal pubblico italiano, che poi va ad acquistare prodotti veramente mediocri, ma più alla moda. Al di là dello stile e dei disegni, che possono piacere o non piacere, non si può non riconoscere a <i>Kazuhiro Fujita</i> la capacità di abilissimo narratore, mai banale, un vero autore di storie di sentimenti. Alla fine, infatti, tolti tutti gli elementi pirotecnici e le scene d'azione che servono per attirare l'attenzione del lettore, le sue rimangono solo storie di sentimenti, raccontate come pochi altri mangaka sanno fare, provocando nel lettore emozioni che spaziano dalla commozione all’allegria con infinita immediatezza. <i>Fujita</i> è davvero un maestro!
Ma peccato, perché <b>Karakuri Circus</b> era uno dei pochi manga validi rimasti da comprare.