Poppoya - Il Ferroviere
Una volta, il mio professore di storia del Giappone contemporaneo mi disse che ai giapponesi piace tantissimo piangere. Più piangono e più ne sono contenti, per questo motivo producono di continuo romanzi, film o sceneggiati televisivi che spingono parecchio sull'interruttore delle ghiandole lacrimali di chi ne fruisce.
"Poppoya - Il ferroviere", volume a fumetti tratto dall'omonima raccolta di racconti di Jiro Asada, rende ben onore ai giapponesi e al gran pathos di cui impregnano le loro storie, volto a commuovere chi ne fruisce.
I due racconti contenuti nel volume, "Poppoya" e "Love Letter", sono infatti due storie molto toccanti. Ad accomunare le due storie è la presenza di un protagonista maschile solitario, intriso di malinconia e molto sensibile, che nasconde un grande cuore e profondi tormenti dietro un'apparenza un po' burbera, scanzonata o inflessibile.
Il primo racconto, ambientato nella vecchia ferrovia di una piccola cittadina immersa nella neve, indaga nei tormenti di un vecchio ferroviere ormai prossimo alla pensione, che da decenni è sempre lì, inflessibile, sulla banchina, a fischiare per i treni che partono e salutare con lo sventolio di una bandiera quelli che arrivano. Un uomo solo e malinconico, che ha dedicato a quella ferrovia e a quei treni tutta la sua vita, e nonostante il calore e il rispetto dei colleghi, dei vecchi amici e dei passeggeri dei treni che accoglie giorno dopo giorno, sente dentro di sé un grande vuoto, dovuto all'aver sacrificato, a causa dell'inflessibile dedizione al lavoro, i suoi affetti più cari.
In mezzo al bianco e al gelo della neve che, copiosa e perenne, cade fra i binari della ferrovia, "Poppoya" è, tuttavia, una storia che sprigiona un grande calore e una forte umanità. Nella magistrale caratterizzazione del personaggio principale, un uomo onesto, ligio al dovere, chiuso in se stesso per quanto riguarda i propri pensieri ma sempre pronto a rivolgere un sorriso ai bambini e un gesto d'affetto agli amici, mi è sembrato, personalmente, di rivedere mio nonno, anche lui ferroviere, che per tutta la vita non ha mai smesso di dedicarsi al lavoro, ai suoi cari e di raccogliere memorie della sua vita mediante fotografie, poesie, appunti o pagine di diari e album.
"Poppoya" è una storia matura, intrisa di una grande sensibilità, in cui l'uso del sovrannaturale come deus ex machina si mescola con dei sentimenti estremamente umani, credibili e molto forti.
Il ritmo è lento, rilassato, malinconico. Si indugia molto sui ricordi, siano essi tristi o allegri, e sui piccoli gesti, sulle piccole cose: spalare la neve dalle rotaie, preparare la cena, gustare un bicchierino di sake brindando all'anno nuovo, ricordare i vecchi tempi con gli amici di gioventù, giocare con una ragazzina. E' un modo di raccontare estremamente giapponese, che punta molto sul realismo delle azioni per creare atmosfera, e ci riesce perfettamente, coinvolgendo il lettore in un mondo reale e quasi tangibile e spingendolo fino alle lacrime.
"Love Letter", il secondo racconto del volume, è diverso per atmosfere e personaggi, ma anche in questo caso spicca la sensibilità del personaggio protagonista, stavolta uno yakuza apparentemente poco di buono che, uscito di prigione, viene a sapere della morte di un'immigrata cinese con cui era stato virtualmente fatto sposare in modo da regolarizzarle il permesso di soggiorno e il lavoro.
"Love Letter", lo dice il titolo, è una storia d'amore, un amore etereo, eppure fortissimo, fra due persone che non si sono mai viste ma sono accomunate da un sentimento assolutamente straordinario. E' un racconto strano, sicuramente poco reale, ma smuove il cuore del lettore in maniera incredibile, caratterizzandosi nell'arco di poche pagine come una delle storie d'amore più belle mai apparse sulle pagine di un fumetto giapponese. Un viaggio alla scoperta di un sentimento strano, purissimo e meraviglioso, che farà scoprire al lettore un teppista dal cuore d'oro e una ragazza di una bellezza e un candore straordinari.
La delicatezza della penna di Jiro Asada viene celebrata e sublimata dai bellissimi disegni di Takumi Nagayasu: di un realismo maniacale nel rappresentare paesaggi, treni, neve e pioggia, ferrovie, moli, onde che si infrangono sugli specchi, cibi e oggetti di uso comune, rende splendidi e reali anche i personaggi, di cui è possibile ammirare nel dettaglio ogni espressione, ogni pelo della barba, ogni piega dei vestiti, ogni lacrima che sgorga dai loro visi. Solo elogi, inoltre, si possono spendere per le meravigliose tavole a colori che aprono le due storie.
"Poppoya - Il ferroviere" è un gioiello. Due storie dalla trama semplice, ma narrata in maniera coinvolgente, e illustrate in maniera eccezionale. Un volume d'autore, di grande sensibilità, che non mostra sbavature, ma solo la pura voglia di raccontare storie che puntino dritte dritte al cuore del lettore, e che, molto probabilmente, riusciranno anche a raggiungerlo, smuovendogli qualcosa dentro, fino a farlo piangere.
"Poppoya - Il ferroviere", volume a fumetti tratto dall'omonima raccolta di racconti di Jiro Asada, rende ben onore ai giapponesi e al gran pathos di cui impregnano le loro storie, volto a commuovere chi ne fruisce.
I due racconti contenuti nel volume, "Poppoya" e "Love Letter", sono infatti due storie molto toccanti. Ad accomunare le due storie è la presenza di un protagonista maschile solitario, intriso di malinconia e molto sensibile, che nasconde un grande cuore e profondi tormenti dietro un'apparenza un po' burbera, scanzonata o inflessibile.
Il primo racconto, ambientato nella vecchia ferrovia di una piccola cittadina immersa nella neve, indaga nei tormenti di un vecchio ferroviere ormai prossimo alla pensione, che da decenni è sempre lì, inflessibile, sulla banchina, a fischiare per i treni che partono e salutare con lo sventolio di una bandiera quelli che arrivano. Un uomo solo e malinconico, che ha dedicato a quella ferrovia e a quei treni tutta la sua vita, e nonostante il calore e il rispetto dei colleghi, dei vecchi amici e dei passeggeri dei treni che accoglie giorno dopo giorno, sente dentro di sé un grande vuoto, dovuto all'aver sacrificato, a causa dell'inflessibile dedizione al lavoro, i suoi affetti più cari.
In mezzo al bianco e al gelo della neve che, copiosa e perenne, cade fra i binari della ferrovia, "Poppoya" è, tuttavia, una storia che sprigiona un grande calore e una forte umanità. Nella magistrale caratterizzazione del personaggio principale, un uomo onesto, ligio al dovere, chiuso in se stesso per quanto riguarda i propri pensieri ma sempre pronto a rivolgere un sorriso ai bambini e un gesto d'affetto agli amici, mi è sembrato, personalmente, di rivedere mio nonno, anche lui ferroviere, che per tutta la vita non ha mai smesso di dedicarsi al lavoro, ai suoi cari e di raccogliere memorie della sua vita mediante fotografie, poesie, appunti o pagine di diari e album.
"Poppoya" è una storia matura, intrisa di una grande sensibilità, in cui l'uso del sovrannaturale come deus ex machina si mescola con dei sentimenti estremamente umani, credibili e molto forti.
Il ritmo è lento, rilassato, malinconico. Si indugia molto sui ricordi, siano essi tristi o allegri, e sui piccoli gesti, sulle piccole cose: spalare la neve dalle rotaie, preparare la cena, gustare un bicchierino di sake brindando all'anno nuovo, ricordare i vecchi tempi con gli amici di gioventù, giocare con una ragazzina. E' un modo di raccontare estremamente giapponese, che punta molto sul realismo delle azioni per creare atmosfera, e ci riesce perfettamente, coinvolgendo il lettore in un mondo reale e quasi tangibile e spingendolo fino alle lacrime.
"Love Letter", il secondo racconto del volume, è diverso per atmosfere e personaggi, ma anche in questo caso spicca la sensibilità del personaggio protagonista, stavolta uno yakuza apparentemente poco di buono che, uscito di prigione, viene a sapere della morte di un'immigrata cinese con cui era stato virtualmente fatto sposare in modo da regolarizzarle il permesso di soggiorno e il lavoro.
"Love Letter", lo dice il titolo, è una storia d'amore, un amore etereo, eppure fortissimo, fra due persone che non si sono mai viste ma sono accomunate da un sentimento assolutamente straordinario. E' un racconto strano, sicuramente poco reale, ma smuove il cuore del lettore in maniera incredibile, caratterizzandosi nell'arco di poche pagine come una delle storie d'amore più belle mai apparse sulle pagine di un fumetto giapponese. Un viaggio alla scoperta di un sentimento strano, purissimo e meraviglioso, che farà scoprire al lettore un teppista dal cuore d'oro e una ragazza di una bellezza e un candore straordinari.
La delicatezza della penna di Jiro Asada viene celebrata e sublimata dai bellissimi disegni di Takumi Nagayasu: di un realismo maniacale nel rappresentare paesaggi, treni, neve e pioggia, ferrovie, moli, onde che si infrangono sugli specchi, cibi e oggetti di uso comune, rende splendidi e reali anche i personaggi, di cui è possibile ammirare nel dettaglio ogni espressione, ogni pelo della barba, ogni piega dei vestiti, ogni lacrima che sgorga dai loro visi. Solo elogi, inoltre, si possono spendere per le meravigliose tavole a colori che aprono le due storie.
"Poppoya - Il ferroviere" è un gioiello. Due storie dalla trama semplice, ma narrata in maniera coinvolgente, e illustrate in maniera eccezionale. Un volume d'autore, di grande sensibilità, che non mostra sbavature, ma solo la pura voglia di raccontare storie che puntino dritte dritte al cuore del lettore, e che, molto probabilmente, riusciranno anche a raggiungerlo, smuovendogli qualcosa dentro, fino a farlo piangere.
Memore dello splendido character design a cura di Takumi Nagayasu in The Legend of Mother Sarah di Katsuhiro Ōtomo, ho deciso di recuperare un'altra opera del suddetto autore, ovvero Poppoya - Il ferroviere di Jiro Asada, un volume unico contenente due racconti ed edito in Italia dalla Planet Manga all'epoca del passaggio dalla lira all'euro. Il titolo del manga ricalca proprio quello del primo dei due racconti, tratto da uno scritto dello stesso Asada popolarissimo in Giappone, tanto che nel 1999 fu persino trasposto in una pellicola cinematografica "live action".
Il primo racconto, il cui titolo è traducibile come "signore del ciuf ciuf" (infatti 'poppo' è un'onomatopea), ruota proprio attorno alla figura evocativa e malinconica di Otomatsu, uno stoico ferroviere d'altri tempi ormai prossimo alla pensione che a causa dello suo instancabile stacanovismo ha spesso avuto grossi problemi con la sua famiglia. Durante le feste natalizie, l'incontro con tre strane ragazzine lo farà tuffare nei ricordi della sua giovinezza e delle persone a lui care.
Il secondo invece è incentrato sulla bizzarra vicenda occorsa a Goro, un giovane yakuza appena uscito di carcere la cui moglie, sposata a distanza e quindi mai vista prima, è morta da poco. Il viaggio per andare a recuperarne la salma e celebrare il tradizionale rito funebre, trascorso leggendo le lettere lasciategli dalla ragazza, risveglierà nell'animo di Goro qualcosa che neanche lui avrebbe potuto immaginare...
Purtroppo non posso sondare ulteriormente l'intreccio delle due storie, onde evitare di rovinare la sorpresa e le emozioni che esse trasmettono. La prima in particolare è da brividi, la seconda ha leggermente meno mordente, ma è comunque incredibilmente evocativa e malinconica a modo suo. Da un punto di vista tecnico mi sento di lodare nuovamente il character design a tratti retrò (e per questo assolutamente irresistibile) ma strapieno di dettagli e cura anche nei fondali. La presenza di pagine a colori all'inizio dei due racconti è più gradevole e le tavole sono semplici ma adatte al tipo di storia raccontata. Purtroppo il volume è reperibile soltanto sul mercato dell'usato. Chissà che un giorno non ne verrà proposta una ristampa... Ad ogni modo, in un presente recente dominato da serie interminabili, ogni tanto fa piacere fiondarsi su storie brevi ma densissime di emozioni. Poppoya è una delle migliori storie di genere "slice of life" che abbia mai letto. A dir poco consigliato.
Il primo racconto, il cui titolo è traducibile come "signore del ciuf ciuf" (infatti 'poppo' è un'onomatopea), ruota proprio attorno alla figura evocativa e malinconica di Otomatsu, uno stoico ferroviere d'altri tempi ormai prossimo alla pensione che a causa dello suo instancabile stacanovismo ha spesso avuto grossi problemi con la sua famiglia. Durante le feste natalizie, l'incontro con tre strane ragazzine lo farà tuffare nei ricordi della sua giovinezza e delle persone a lui care.
Il secondo invece è incentrato sulla bizzarra vicenda occorsa a Goro, un giovane yakuza appena uscito di carcere la cui moglie, sposata a distanza e quindi mai vista prima, è morta da poco. Il viaggio per andare a recuperarne la salma e celebrare il tradizionale rito funebre, trascorso leggendo le lettere lasciategli dalla ragazza, risveglierà nell'animo di Goro qualcosa che neanche lui avrebbe potuto immaginare...
Purtroppo non posso sondare ulteriormente l'intreccio delle due storie, onde evitare di rovinare la sorpresa e le emozioni che esse trasmettono. La prima in particolare è da brividi, la seconda ha leggermente meno mordente, ma è comunque incredibilmente evocativa e malinconica a modo suo. Da un punto di vista tecnico mi sento di lodare nuovamente il character design a tratti retrò (e per questo assolutamente irresistibile) ma strapieno di dettagli e cura anche nei fondali. La presenza di pagine a colori all'inizio dei due racconti è più gradevole e le tavole sono semplici ma adatte al tipo di storia raccontata. Purtroppo il volume è reperibile soltanto sul mercato dell'usato. Chissà che un giorno non ne verrà proposta una ristampa... Ad ogni modo, in un presente recente dominato da serie interminabili, ogni tanto fa piacere fiondarsi su storie brevi ma densissime di emozioni. Poppoya è una delle migliori storie di genere "slice of life" che abbia mai letto. A dir poco consigliato.
Questo albo autoconclusivo sembra rispettare in maniera quasi didattica tutto ciò che un albo del genere debba avere. Analizziamone assieme pregi e difetti:
GRAFICA
Takumi Nagayasu classe 1949, dopo nove +anni di silenzio da "The Legend of Mother Sarah" rientra timidamente in punta di piedi nell'universo manga con questa chicca dal sapore amaro e drammatico. L'abilità di usare tecniche diverse nel disegnare le due storie che compongono l'albo non è da tutti ed è segno di una grande maturità stilistica. Meritano una menzione speciale gli sfondi e i paesaggi finemente definiti che seppur da contorno sono i veri protagonisti di questo manga. Voto: 4/5.
TRAMA
Jiro Asada è abile in questo caso a ricamare un dittico di storie che si sposa con il carattere drammatico che caratterizza il tratto di Nagayasu. Gli intrecci molto semplici, quasi scolastici, ma assolvono al loro compito e dopo un po' ci si abitua ai continui flashback ed esami di coscienza dei due protagonisti. Le situazioni sono scontate ma è ciò che ci si aspetta da una storia autoconclusiva di carattere drammatico, dopotutto. Voto: 3,5/5.
RAPPORTO QUALITA'/PREZZO
I prezzi per gli autoconclusivi sono di norma alti e questo non è da meno, 288 pagine a £ 23.900 (€ 12,34), ma le sediici pagine a colori, la lettura occidentale e la sovraccoperta sono valori aggiunti che un fan del genere non si dovrebbe far scappare. Voto: 3,5/5.
Riassumendo: La media dei voti è di 7,33, quindi arrotondato per difetto ecco giustificato il mio 7.
GRAFICA
Takumi Nagayasu classe 1949, dopo nove +anni di silenzio da "The Legend of Mother Sarah" rientra timidamente in punta di piedi nell'universo manga con questa chicca dal sapore amaro e drammatico. L'abilità di usare tecniche diverse nel disegnare le due storie che compongono l'albo non è da tutti ed è segno di una grande maturità stilistica. Meritano una menzione speciale gli sfondi e i paesaggi finemente definiti che seppur da contorno sono i veri protagonisti di questo manga. Voto: 4/5.
TRAMA
Jiro Asada è abile in questo caso a ricamare un dittico di storie che si sposa con il carattere drammatico che caratterizza il tratto di Nagayasu. Gli intrecci molto semplici, quasi scolastici, ma assolvono al loro compito e dopo un po' ci si abitua ai continui flashback ed esami di coscienza dei due protagonisti. Le situazioni sono scontate ma è ciò che ci si aspetta da una storia autoconclusiva di carattere drammatico, dopotutto. Voto: 3,5/5.
RAPPORTO QUALITA'/PREZZO
I prezzi per gli autoconclusivi sono di norma alti e questo non è da meno, 288 pagine a £ 23.900 (€ 12,34), ma le sediici pagine a colori, la lettura occidentale e la sovraccoperta sono valori aggiunti che un fan del genere non si dovrebbe far scappare. Voto: 3,5/5.
Riassumendo: La media dei voti è di 7,33, quindi arrotondato per difetto ecco giustificato il mio 7.