Tokyo Mew Mew - Amiche Vincenti
Premessa: sono appassionata delle mew mew fin da piccola, quando trasmettevano l’anime su Italia1, così alla mia veneranda età ho deciso di comprarne il manga. Solitamente, quando apprezzo un’opera animata mi vien voglia di leggerne il manga, soprattutto perché risulta esserci qualche dettaglio in più o scena che nell’anime non mettono, quindi soddisfa di più le mie aspettative. Purtroppo questo non è stato il caso di Tokyo Mew Mew… acquistai il manga su Vinted ad un prezzo stratosferico, dovuto al fatto che è ormai fuori catalogo, ma quel prezzo non vale il manga. Sono rimasta molto delusa dalla lettura di questo, perché tutta l’azione, tutte le emozioni che ho provato guardando l’anime non ci sono state. È una fortuna che abbiano prodotto l’anime, perché le puntate regalano un approfondimento dei personaggi che nel manga NON esiste!
Partiamo dal fatto che Ichigo è l’unica di cui si parla; il manga si concentra solo su di lei, sul suo amore per Mark che io non ho mai capito, lo detestavo da piccola e anche da grande, ho sempre fatto il tifo per Ghish (Alexa play Toxic by Britney Spears lol). Comunque, Ichigo attira l’attenzione di tutti, ma proprio tutti: anche le sue amiche pensano solo in sua funzione e hanno zero caratterizzazione. La cosa buffa è che presentano Pam in una vignetta microscopica e di lei non si sa nulla: è una fortuna che nell’anime le abbiano invece dedicato un episodio filler per farcela conoscere meglio, mostrarci il suo carattere forte e risoluto. Tutto questo nel manga non esiste. Prendiamo poi Paddy, Lory: anche di loro non si sa nulla; la prima viene utilizzata per qualche scena che ha l’intento di strappare qualche risata al lettore e poi viene liquidata come niente fosse, Lory idem, anche per quanto riguarda lei è una fortuna che nell’anime le venga dedicato qualche episodio perché nel manga non leggerete nulla su di lei. Mi piacerebbe dire che le loro caratterizzazioni sono appena accennate, ma non è così, sono veramente INESISTENTI, sono personaggi con funzione di contorno, che non aggiungono ne tolgono nulla alla storia (anche quella superficiale). Per non parlare degli antagonisti che vengono battuti come se niente fosse, succede così anche nell’anime ma almeno nelle puntate percepisci più adrenalina.
Che dire quindi? Ho fatto fatica a finire di leggerlo, a volte mentre leggevo pensavo “ma cosa sto leggendo? È veramente il manga che mi sarei aspettata di leggere guardando il mio amato anime?” Il valore affettivo che attribuisco a quest’opera mi permette di dargli 5, ma solo per l’affetto, altrimenti il voto sarebbe più basso. Mi sono pentita di aver letto e acquistato il manga. Se siete fan dell’opera e volete sempre averne un ricordo bello e sentimentale, limitatevi all’anime del 2002.
Partiamo dal fatto che Ichigo è l’unica di cui si parla; il manga si concentra solo su di lei, sul suo amore per Mark che io non ho mai capito, lo detestavo da piccola e anche da grande, ho sempre fatto il tifo per Ghish (Alexa play Toxic by Britney Spears lol). Comunque, Ichigo attira l’attenzione di tutti, ma proprio tutti: anche le sue amiche pensano solo in sua funzione e hanno zero caratterizzazione. La cosa buffa è che presentano Pam in una vignetta microscopica e di lei non si sa nulla: è una fortuna che nell’anime le abbiano invece dedicato un episodio filler per farcela conoscere meglio, mostrarci il suo carattere forte e risoluto. Tutto questo nel manga non esiste. Prendiamo poi Paddy, Lory: anche di loro non si sa nulla; la prima viene utilizzata per qualche scena che ha l’intento di strappare qualche risata al lettore e poi viene liquidata come niente fosse, Lory idem, anche per quanto riguarda lei è una fortuna che nell’anime le venga dedicato qualche episodio perché nel manga non leggerete nulla su di lei. Mi piacerebbe dire che le loro caratterizzazioni sono appena accennate, ma non è così, sono veramente INESISTENTI, sono personaggi con funzione di contorno, che non aggiungono ne tolgono nulla alla storia (anche quella superficiale). Per non parlare degli antagonisti che vengono battuti come se niente fosse, succede così anche nell’anime ma almeno nelle puntate percepisci più adrenalina.
Che dire quindi? Ho fatto fatica a finire di leggerlo, a volte mentre leggevo pensavo “ma cosa sto leggendo? È veramente il manga che mi sarei aspettata di leggere guardando il mio amato anime?” Il valore affettivo che attribuisco a quest’opera mi permette di dargli 5, ma solo per l’affetto, altrimenti il voto sarebbe più basso. Mi sono pentita di aver letto e acquistato il manga. Se siete fan dell’opera e volete sempre averne un ricordo bello e sentimentale, limitatevi all’anime del 2002.
Come credo quasi tutti quelli della mia età, o giù di lì, quando hanno cominciato a trasmettere la serie televisiva tratta da questo manga il primo pensiero è andato alla "mamma" del genere, ovvero Sailor Moon. Tokyo Mew Mew non è né più né meno di tanti altri prodotti, usciti nello stesso periodo, che cercano, e non riescono, di copiare la celebre guerriera nata dalla mente della Takeuchi. Con questo non sto dicendo che il prodotto sia una ciofeca, ma certamente esiste di meglio.
Il messaggio di fondo è ottimo; le altre serie che hanno voluto riproporre il format già citato, di base non ne avevano di tali da renderli così originali... tuttavia la cosa si perde poi un po' per la strada.
Io rimango fedele all'anime. Mi spiace dirlo, ma l'ho preferito. I disegni del manga non mi hanno convinta poi così tanto.
La storia narrata è quella che vede protagonista Ichigo Momomiya, classica adolescente alle prese coi primi amori. È una ragazza gentile ma terribilmente imbranata (mi ricorda qualcosa tutto questo), ed è innamorata di un belloccio, tale Masaya Aoyama. Durante il loro primo appuntamento, qualcosa succede, e la vita di Ichigo verrà sconvolta: merito di due simpaticoni che corrispondono ai nomi di Ryo Shirogante, ricco liceale un po' arrogante, e Keiichiro Akasaka, il maggiordomo/amico/aiutante di lui.
I due ragazzi sono una specie di scienziati che, venuti a conoscenza di una invasione aliena alcuni anni prima, si sono mossi per cercare un modo per stoppare questa avanzata. E come hanno pensato di fermare dei pericolosi alieni? Con delle armi al plutonio? Parlando con le forze della NASA o giù di lì? No! Facendo esperimenti e infondendo il DNA di alcuni animali a rischio di estinzione in cinque ragazze idonee a ricevere tale dono. Così, tramite un oggetto tecnologico che i ragazzi doneranno alle gentili donzelle, esse potranno trasformarsi nelle supereroine che potranno salvare il mondo.
L'idea di usare gli animali in via d'estinzione è originale, e credo che il messaggio di fondo sia quello di salvaguardare tutte queste creature, finché siamo ancora in tempo. Questo è buono, ma il resto è davvero uno stereotipo unico. Avrebbe potuto impegnarsi davvero di più.
Se prendiamo le singole protagoniste non c'è nulla di originale: quella svampita e imbranata, la riccona raffinata e snob, l'occhialuta timida e dolce, la bambina scassabalote iperattiva e la tenebrosa bellissima.
I personaggi maschili sono trascurabili, servono perché ci vuole l'elemento di romanticismo. Ichigo poi attira le attenzioni di tutti i maschi della serie, o quasi. Ah giusto, dimenticavo: ci sono anche i tre alieni cattivi che ostacoleranno le protagoniste, ma che non sono poi così cattivi.
Non è del tutto da buttare ma c'è di meglio.
Il messaggio di fondo è ottimo; le altre serie che hanno voluto riproporre il format già citato, di base non ne avevano di tali da renderli così originali... tuttavia la cosa si perde poi un po' per la strada.
Io rimango fedele all'anime. Mi spiace dirlo, ma l'ho preferito. I disegni del manga non mi hanno convinta poi così tanto.
La storia narrata è quella che vede protagonista Ichigo Momomiya, classica adolescente alle prese coi primi amori. È una ragazza gentile ma terribilmente imbranata (mi ricorda qualcosa tutto questo), ed è innamorata di un belloccio, tale Masaya Aoyama. Durante il loro primo appuntamento, qualcosa succede, e la vita di Ichigo verrà sconvolta: merito di due simpaticoni che corrispondono ai nomi di Ryo Shirogante, ricco liceale un po' arrogante, e Keiichiro Akasaka, il maggiordomo/amico/aiutante di lui.
I due ragazzi sono una specie di scienziati che, venuti a conoscenza di una invasione aliena alcuni anni prima, si sono mossi per cercare un modo per stoppare questa avanzata. E come hanno pensato di fermare dei pericolosi alieni? Con delle armi al plutonio? Parlando con le forze della NASA o giù di lì? No! Facendo esperimenti e infondendo il DNA di alcuni animali a rischio di estinzione in cinque ragazze idonee a ricevere tale dono. Così, tramite un oggetto tecnologico che i ragazzi doneranno alle gentili donzelle, esse potranno trasformarsi nelle supereroine che potranno salvare il mondo.
L'idea di usare gli animali in via d'estinzione è originale, e credo che il messaggio di fondo sia quello di salvaguardare tutte queste creature, finché siamo ancora in tempo. Questo è buono, ma il resto è davvero uno stereotipo unico. Avrebbe potuto impegnarsi davvero di più.
Se prendiamo le singole protagoniste non c'è nulla di originale: quella svampita e imbranata, la riccona raffinata e snob, l'occhialuta timida e dolce, la bambina scassabalote iperattiva e la tenebrosa bellissima.
I personaggi maschili sono trascurabili, servono perché ci vuole l'elemento di romanticismo. Ichigo poi attira le attenzioni di tutti i maschi della serie, o quasi. Ah giusto, dimenticavo: ci sono anche i tre alieni cattivi che ostacoleranno le protagoniste, ma che non sono poi così cattivi.
Non è del tutto da buttare ma c'è di meglio.
Ancora oggi mi chiedo perché io abbia guardato l'anime e letto il manga, perché io mi sia persa dietro a queste ragazzine in abiti colorati che vogliono proteggere la Terra. Poi rammento che all'epoca ero una ragazzina e riesco a perdonarmi e a dare un senso a tutto ciò.
Passiamo alla recensione.
Questo manga è un majokko, e fin qui niente da dire, visto che è stato un genere molto di moda e che io ho seguito assiduamente da bambina. Il suo problema è che per molti versi è uguale a Sailor Moon. Ora, io non sono un grandissima fan di Sailor Moon, ma ritengo che un'autrice dovrebbe anche farsi abbastanza furba da non copiare in modo tanto palese un'opera più famosa.
Certo, non hanno in comune solo lo stile, ma alcuni punti della trama e persino il carattere dei personaggi. Addirittura la relazione saffica tra due delle ragazze (in Sailor Moon erano Haruka e Michiru, qui sono Minto e Zakuro) e il nemico innamorato della protagonista.
Parliamo di lei, a proposito. Chi è? Una ragazzina impacciata, timida, innamorata del più bello della scuola, ed anche molto carina. Originalità saltami addosso che mi scanso, mi viene da dire.
Non posso dire molto degli altri personaggi, a loro sono dedicate sì e no due pagine quindi per me potrebbero anche essere sostituiti da degli alberi in minigonna. Per non parlare del ragazzo di cui è innamorata la protagonista.
<b>[Attenzione spoiler!]</b>Io sono stata fan di Kisshu, perciò il mio astio verso Masaya è quasi automatico ma, davvero, non capisco cosa abbia di così affascinante (certo, meglio nel manga che nell'anime ) da dare addirittura la propria vita per lui <b>[Fine degli spoiler]</b>.
I disegni, mi duole moltissimo dirlo, ma mi piacciono. Li trovo carini, adatti al genere, e adoro anche i colori delle copertine; potrei dire che questo manga non ha ricevuto 4 soltanto per questi ultimi e per il ruolo che ha comunque avuto nella mia infanzia.
Ha meno spessore di un foglio di carta finito sotto una macchina più volte.
Passiamo alla recensione.
Questo manga è un majokko, e fin qui niente da dire, visto che è stato un genere molto di moda e che io ho seguito assiduamente da bambina. Il suo problema è che per molti versi è uguale a Sailor Moon. Ora, io non sono un grandissima fan di Sailor Moon, ma ritengo che un'autrice dovrebbe anche farsi abbastanza furba da non copiare in modo tanto palese un'opera più famosa.
Certo, non hanno in comune solo lo stile, ma alcuni punti della trama e persino il carattere dei personaggi. Addirittura la relazione saffica tra due delle ragazze (in Sailor Moon erano Haruka e Michiru, qui sono Minto e Zakuro) e il nemico innamorato della protagonista.
Parliamo di lei, a proposito. Chi è? Una ragazzina impacciata, timida, innamorata del più bello della scuola, ed anche molto carina. Originalità saltami addosso che mi scanso, mi viene da dire.
Non posso dire molto degli altri personaggi, a loro sono dedicate sì e no due pagine quindi per me potrebbero anche essere sostituiti da degli alberi in minigonna. Per non parlare del ragazzo di cui è innamorata la protagonista.
<b>[Attenzione spoiler!]</b>Io sono stata fan di Kisshu, perciò il mio astio verso Masaya è quasi automatico ma, davvero, non capisco cosa abbia di così affascinante (certo, meglio nel manga che nell'anime ) da dare addirittura la propria vita per lui <b>[Fine degli spoiler]</b>.
I disegni, mi duole moltissimo dirlo, ma mi piacciono. Li trovo carini, adatti al genere, e adoro anche i colori delle copertine; potrei dire che questo manga non ha ricevuto 4 soltanto per questi ultimi e per il ruolo che ha comunque avuto nella mia infanzia.
Ha meno spessore di un foglio di carta finito sotto una macchina più volte.
Essendo nata alla fine degli anni '90 non sono cresciuta con Sailor Moon come tante persone, bensì con gli anime di Mew Mew e Mermaid Melody. Perciò quando al tempo visionai le due serie non potei fare un confronto con Sailor Moon, perciò i voti che ho dato alle serie potrebbe essere di parte. Anzi, lo è quasi sicuramente.
Tokyo Mew Mew è una serie di 7 volumi di Mia Ikumi (storia) e Reiko Yoshida (disegni), in Italia per Play Press.
Vediamo come protagonista Strawberry (Ichigo) Momomiya, allegra liceale perdutamente innamorata del compagno di classe Mark (Aoyama). Durante un appuntamento tra i due, il DNA della ragazza viene mescolato a quello di una rara razza di gatto in via d'estinzione. Strawberry diventa così una Mew Mew, una paladina della giustizia! Ma la ragazza non è l'unica: insieme a lei, altre quattro compagne dovranno combattere gli alieni. Ichigo dovrà perciò trovare le sue compagne Mina (Mint), Lory (Lettuce), Paddy (Pudding) e Pam (Zakuro), riscontrando in loro il segno identificativo delle combattenti Mew, aiutate da Ryan (Ryo Shirogane) e Kyle (Keiichiro Akasaka), coloro che stavano facendo gli studi sulle razze in via d'estinzione il cui DNA è mescolato a quello delle Tokyo Mew Mew! Le ragazze dovranno inoltre sconfiggere gli alieni Quiche (Kisshu), Pai e Tart, che tentano di conquistare il pianeta.
Riusciranno le Tokyo Mew Mew a sconfiggere gli alieni ma, prima di tutto, ad andare d'accordo tra di loro? E chi si cela dietro Deep Blue, il capo degli alieni?
La storia sviluppata abbastanza bene e i disegni sono bellissimi. Stessa cosa per le relazioni tra i personaggi, e per la loro caratterizzazione. A differenza di Mermaid Melody infatti, non è solo la protagonista a godere di storie d'amore e di un minimo di fama.
Solo... Non ho apprezzato come siano finite le relazioni amorose. Ma preferisco non fare spoiler, chi ha letto l'opera mi capirà (spero).
L'edizione è buona. La Playpress ci offre a 3,90€ un formato standard con rilegatura e colla che tengono.
Se come me siete nati alla fine degli anni '90 e avete amato l'anime di Mew Mew, non potete lasciarvi perdere il manga!
Tokyo Mew Mew è una serie di 7 volumi di Mia Ikumi (storia) e Reiko Yoshida (disegni), in Italia per Play Press.
Vediamo come protagonista Strawberry (Ichigo) Momomiya, allegra liceale perdutamente innamorata del compagno di classe Mark (Aoyama). Durante un appuntamento tra i due, il DNA della ragazza viene mescolato a quello di una rara razza di gatto in via d'estinzione. Strawberry diventa così una Mew Mew, una paladina della giustizia! Ma la ragazza non è l'unica: insieme a lei, altre quattro compagne dovranno combattere gli alieni. Ichigo dovrà perciò trovare le sue compagne Mina (Mint), Lory (Lettuce), Paddy (Pudding) e Pam (Zakuro), riscontrando in loro il segno identificativo delle combattenti Mew, aiutate da Ryan (Ryo Shirogane) e Kyle (Keiichiro Akasaka), coloro che stavano facendo gli studi sulle razze in via d'estinzione il cui DNA è mescolato a quello delle Tokyo Mew Mew! Le ragazze dovranno inoltre sconfiggere gli alieni Quiche (Kisshu), Pai e Tart, che tentano di conquistare il pianeta.
Riusciranno le Tokyo Mew Mew a sconfiggere gli alieni ma, prima di tutto, ad andare d'accordo tra di loro? E chi si cela dietro Deep Blue, il capo degli alieni?
La storia sviluppata abbastanza bene e i disegni sono bellissimi. Stessa cosa per le relazioni tra i personaggi, e per la loro caratterizzazione. A differenza di Mermaid Melody infatti, non è solo la protagonista a godere di storie d'amore e di un minimo di fama.
Solo... Non ho apprezzato come siano finite le relazioni amorose. Ma preferisco non fare spoiler, chi ha letto l'opera mi capirà (spero).
L'edizione è buona. La Playpress ci offre a 3,90€ un formato standard con rilegatura e colla che tengono.
Se come me siete nati alla fine degli anni '90 e avete amato l'anime di Mew Mew, non potete lasciarvi perdere il manga!
Il solito gruppo di paladine della giustizia, con la relativa protagonista, gli alieni da combattere e tre bei ragazzi che amano la suddetta ragazza.
Sembra il solito maho shojo ma è molto più avvincente, i disegni non sono bellissimi ma i personaggi principali si estendono anche all'infuori delle cinque ragazze e sono ben caratterizzati questo aumenta il fattore appassionante della storia.
Se riuscite a trovare questo manga, ormai poco reperibile perché edito dalla Play Press, prendetelo perché forse vi ricorderà la vostra infanzia nella quale lo guardavate e scoprirete che il manga è ancora meglio!
Il tutto nel primo volume è presentato molto velocemente e la protagonista conosce le altre quattro ragazze in modo abbastanza inverosimile praticamente in un giorno solo.
Tuttavia con l'andare dei volumi la storia si fa più avvincente e meno confusionaria e anche le scene di combattimento non sono rese male. Comunque sia la trama è piacevole e invoglia la lettura sopratutto perché non è solo uno shojo ma anche un po' shonen e vengono presentati sentimenti importanti come l'amore e l'amicizia o il coraggio e la determinazione.
Inoltre ciò che rende ancora più scorrevole la lettura è l'alone di mistero che si aggira su i Ryo e Keiichiro che per capirci nell'anime sono il ragazzo biondo e quello moro coi capelli lunghi.
Le protagoniste sono simpatiche, solari e determinate ma anche spaventate nei momenti cruciali più pericolosi rivelando comunque la loro umanità nonostante i poteri che non le rende delle eroine imbattibili.
L'antagonista principale inoltre diventa quasi più simpatico del ragazzo di cui è innamorata la protagonista perché è sì crudele e spietato ma ha anche tratti di compassione o di paura e anche di amore che lo rendono umano e con un forte carisma a cui ci si può affezionare.
Il finale è anche abbastanza inaspettato rispetto allo svolgersi dei fatti che sembra sempre lo stesso pieno di stereotipi.
Sembra il solito maho shojo ma è molto più avvincente, i disegni non sono bellissimi ma i personaggi principali si estendono anche all'infuori delle cinque ragazze e sono ben caratterizzati questo aumenta il fattore appassionante della storia.
Se riuscite a trovare questo manga, ormai poco reperibile perché edito dalla Play Press, prendetelo perché forse vi ricorderà la vostra infanzia nella quale lo guardavate e scoprirete che il manga è ancora meglio!
Il tutto nel primo volume è presentato molto velocemente e la protagonista conosce le altre quattro ragazze in modo abbastanza inverosimile praticamente in un giorno solo.
Tuttavia con l'andare dei volumi la storia si fa più avvincente e meno confusionaria e anche le scene di combattimento non sono rese male. Comunque sia la trama è piacevole e invoglia la lettura sopratutto perché non è solo uno shojo ma anche un po' shonen e vengono presentati sentimenti importanti come l'amore e l'amicizia o il coraggio e la determinazione.
Inoltre ciò che rende ancora più scorrevole la lettura è l'alone di mistero che si aggira su i Ryo e Keiichiro che per capirci nell'anime sono il ragazzo biondo e quello moro coi capelli lunghi.
Le protagoniste sono simpatiche, solari e determinate ma anche spaventate nei momenti cruciali più pericolosi rivelando comunque la loro umanità nonostante i poteri che non le rende delle eroine imbattibili.
L'antagonista principale inoltre diventa quasi più simpatico del ragazzo di cui è innamorata la protagonista perché è sì crudele e spietato ma ha anche tratti di compassione o di paura e anche di amore che lo rendono umano e con un forte carisma a cui ci si può affezionare.
Il finale è anche abbastanza inaspettato rispetto allo svolgersi dei fatti che sembra sempre lo stesso pieno di stereotipi.
Tokyo Mew Mew è un manga di genere majokko di Mia Ikumi e Reiko Yoshida.
Le protagoniste sono cinque ragazze, che come al solito da un giorno all'altro, ricevono un misterioso potere che permette loro di trasformarsi in paladine della giustizia e salvare la Terra. Nulla di nuovo insomma.
Tokyo Mew Mew attinge a piene mani da quello che è stato già disegnato e animato, e trovare elementi di originalità è difficile. In Tokyo Mew Mew sa tutto di già visto, la trama non è originalissima, i personaggi sono stereotipati, le protagoniste per prime. Ichigo è solare e tutto quello che viene appresso, Mint è la snob del gruppo, Pudding è la casinista, Lettuce è la timidona occhialuta, e Zakuro è il personaggio del tipo che nelle foto di gruppo sta in disparte guardando altrove.
I personaggi maschili sono i classici bellocci che parlano a frasi fatte, che dovrebbero far colpo sulle ragazzine lettrici, e ronzano tutti intorno alla protagonista.
Questi personaggi non sono nemmeno approfonditi caratterialmente. Non crescono né maturano, ma rimangono sempre gli stessi fino alla fine.
Un grosso difetto del manga è che è incentrato solo ed esclusivamente su Ichigo. Le sue quattro compagne sono solo dei riempitivi nelle varie vignette, e oltre ad occupare le cover dei vari volumi nel manga non fanno realmente nulla di utile. Quindi "eliminando" loro, di Ichigo dovremmo sapere vita, morte e miracoli, giusto? Sbagliato.
Nemmeno di lei sappiamo nulla, oltre vederla "combattere" (ci torno dopo su questo aspetto) non la vedremo far altro. Niente vita scolastica, niente famiglia, niente di niente, tranne la troppo sdolcinata storia d'amore con il bel Masaya.
La storia è fin troppo lineare, presentando pochi colpi di scena, che oltre a essere comunque facilmente intuibili, vengono svelati dopo sole poche pagine, eliminando la possibilità di qualche ulteriore sviluppo.
Le battaglie presenti nel manga… non ci sono. I combattimenti si limitano ai nemici che evocano un mostro, che nella vignetta successiva ruggisce, e poi le ragazze che urlano i nomi dei colpi speciali in pose kawaii. Fine, nemico battuto. Anche la battaglia finale si conclude così.
I disegni invece mi sono piaciuti molto, almeno quelli. Le ragazze, e Ichigo in particolare, sono molto carine, e lo stile di disegno usato è adatto al tipo di storia raccontato, per quanto le pagine siano alcune volte troppo piene di fronzoli e ghirigori inutili, quali fiori, frutti, ecc.
Comunque, chiudendo un occhio, nonostante tutti questi evidenti difetti, il manga mi è piaciuto. La storia, semplice ma comunque molto positiva, mi ha fatto passare momenti di spensieratezza, e la lettura mi rilassava.
Tokyo Mew Mew non è di certo il meglio che il genere offre, ma per il pubblico a cui è indirizzato è più che sufficiente. Ci sono le trasformazioni, c'è l'amore, c'è l'happy end.
Le protagoniste sono cinque ragazze, che come al solito da un giorno all'altro, ricevono un misterioso potere che permette loro di trasformarsi in paladine della giustizia e salvare la Terra. Nulla di nuovo insomma.
Tokyo Mew Mew attinge a piene mani da quello che è stato già disegnato e animato, e trovare elementi di originalità è difficile. In Tokyo Mew Mew sa tutto di già visto, la trama non è originalissima, i personaggi sono stereotipati, le protagoniste per prime. Ichigo è solare e tutto quello che viene appresso, Mint è la snob del gruppo, Pudding è la casinista, Lettuce è la timidona occhialuta, e Zakuro è il personaggio del tipo che nelle foto di gruppo sta in disparte guardando altrove.
I personaggi maschili sono i classici bellocci che parlano a frasi fatte, che dovrebbero far colpo sulle ragazzine lettrici, e ronzano tutti intorno alla protagonista.
Questi personaggi non sono nemmeno approfonditi caratterialmente. Non crescono né maturano, ma rimangono sempre gli stessi fino alla fine.
Un grosso difetto del manga è che è incentrato solo ed esclusivamente su Ichigo. Le sue quattro compagne sono solo dei riempitivi nelle varie vignette, e oltre ad occupare le cover dei vari volumi nel manga non fanno realmente nulla di utile. Quindi "eliminando" loro, di Ichigo dovremmo sapere vita, morte e miracoli, giusto? Sbagliato.
Nemmeno di lei sappiamo nulla, oltre vederla "combattere" (ci torno dopo su questo aspetto) non la vedremo far altro. Niente vita scolastica, niente famiglia, niente di niente, tranne la troppo sdolcinata storia d'amore con il bel Masaya.
La storia è fin troppo lineare, presentando pochi colpi di scena, che oltre a essere comunque facilmente intuibili, vengono svelati dopo sole poche pagine, eliminando la possibilità di qualche ulteriore sviluppo.
Le battaglie presenti nel manga… non ci sono. I combattimenti si limitano ai nemici che evocano un mostro, che nella vignetta successiva ruggisce, e poi le ragazze che urlano i nomi dei colpi speciali in pose kawaii. Fine, nemico battuto. Anche la battaglia finale si conclude così.
I disegni invece mi sono piaciuti molto, almeno quelli. Le ragazze, e Ichigo in particolare, sono molto carine, e lo stile di disegno usato è adatto al tipo di storia raccontato, per quanto le pagine siano alcune volte troppo piene di fronzoli e ghirigori inutili, quali fiori, frutti, ecc.
Comunque, chiudendo un occhio, nonostante tutti questi evidenti difetti, il manga mi è piaciuto. La storia, semplice ma comunque molto positiva, mi ha fatto passare momenti di spensieratezza, e la lettura mi rilassava.
Tokyo Mew Mew non è di certo il meglio che il genere offre, ma per il pubblico a cui è indirizzato è più che sufficiente. Ci sono le trasformazioni, c'è l'amore, c'è l'happy end.
Premessa.
Aprile 2004, mentre l'anime giunge in Italia, anche il manga fa la sua apparizione in edicola. Una copertina rosa, una ragazza gatto in primo piano, la curiosità di scoprire cos'è un fumetto giapponese. "Tokyo Mew Mew" fu il primo manga che comprai. Quindi capirete bene che sarò di parte con l'assegnazione del voto sebbene scorgendo fra le altre recensioni, noto un altro 8, proprio il voto che avrei dato, ma che non darò. Andiamo per ordine.
Mia Ikumi ci trasporta durante 7 volumi nella Tokyo di tutti i giorni, con protagoniste simpatiche, solari, serie. Il manga inizia con Ichigo (Strawberry, adattamento italiano) in compagnia di Aoyama (Mark) in visita ad una mostra sugli "animali in via d'estinzione". La ragazza è davvero emozionata di essere in sua compagnia, è pur sempre il ragazzo più carino della scuola. Pagina per pagina ecco comparire altre 4 ragazze, tutte lì chiamate dal destino per diventare Mew Mew, protettrici della Terra! Una forte luce, un terremoto, ed ecco che davanti a Ichigo si presenta un gatto, che le entra in corpo, modificando il suo DNA. Al suo risveglio tutto sembra essere passato e delle 4 ragazze che hanno assisto con lei al falso terremoto, non c'è più traccia. "Che strano giorno", commenta. Nei giorni successivi ecco gli effetti di quella strana giornata: mangia più pesce del solito, è diventata agile e dormigliona... ed è capace di trasformarsi in MewIchigo, comparendo orecchie e coda da gatto!
Questo è solo il prologo di una storia davvero bella, accompagnata da disegni che tuttora amo.
La protagonista è una ragazza ordinaria come le altre, semplice, gioiosa e anche un po' pasticciona, come Usagi di "Sailor Moon", però mi sono scocciata di sentire sempre paragoni fra le serie. Ovvio, "Sailor Moon" è il "non plus ultra" del genere majokko, ma non possiamo sempre denigrare le serie ispirate a Usagi & Co.
Ogni Mew Mew ha un suo carattere ben inquadrato. Mint (Mina) è altezzosa e precisa; Lettuce (Lory) è timida; Pudding (Paddy) è una forza della natura; Zakuro (Pam) è fredda e glaciale. Le nostre cinque eroine pian piano sapranno conoscersi e sapersi apprezzare. Anche gli antagonisti della storia, gli alieni, sono particolari. Quello più riuscito è senz'altro Kisshu (Ghish), protagonista di un'evoluzione notevole, interessante e sorprendente.
Il tratto della Ikumi sebbene semplice e accademico, per quanto mi riguarda, mi dà sensazioni piacevoli, enfatizzanti. La divisa scolastica è divina. I vestiti usati nelle trasformazioni sono carini.
Dato che "Tokyo Mew Mew" rimane uno shoujo, è ovvio che la parte "amorosa" vi sia sempre presente. Anzi, verso il finale ci saranno davvero grandi sorprese. Io ho sempre preferito la coppia Ichigo/Ryo (Ryan), il fondatore del "progetto Mew", o persino Kisshu, perché Aoyama non mi ha mai proprio dato emozioni così esaltanti, sono molto interessanti gli altri due.
Per concludere, questo manga per i motivi detti all'inizio mi rimarrà sempre nel cuore, ci sono troppo affezionata. La storia può piacere e non piacere. I disegni sono comunque di qualità, quindi per chi ha intenzione di leggere uno shoujo carino, egregiamente argomentato, può benissimo prenderlo.
Il mio voto è un 9. Potrete trovare mille difetti, ma non cambierò idea. "Tokyo Mew Mew" è un manga che mi ha fatto fantasticare ed emozionare. Se cercate emozioni gradevoli, sorprese, cose inaspettate, leggete la storia di Ichigo Momomiya.
Ah, dimenticavo, per i più appassionati, esiste una seconda serie: "Mew Mew a la mode", di soli due volumi.
Aprile 2004, mentre l'anime giunge in Italia, anche il manga fa la sua apparizione in edicola. Una copertina rosa, una ragazza gatto in primo piano, la curiosità di scoprire cos'è un fumetto giapponese. "Tokyo Mew Mew" fu il primo manga che comprai. Quindi capirete bene che sarò di parte con l'assegnazione del voto sebbene scorgendo fra le altre recensioni, noto un altro 8, proprio il voto che avrei dato, ma che non darò. Andiamo per ordine.
Mia Ikumi ci trasporta durante 7 volumi nella Tokyo di tutti i giorni, con protagoniste simpatiche, solari, serie. Il manga inizia con Ichigo (Strawberry, adattamento italiano) in compagnia di Aoyama (Mark) in visita ad una mostra sugli "animali in via d'estinzione". La ragazza è davvero emozionata di essere in sua compagnia, è pur sempre il ragazzo più carino della scuola. Pagina per pagina ecco comparire altre 4 ragazze, tutte lì chiamate dal destino per diventare Mew Mew, protettrici della Terra! Una forte luce, un terremoto, ed ecco che davanti a Ichigo si presenta un gatto, che le entra in corpo, modificando il suo DNA. Al suo risveglio tutto sembra essere passato e delle 4 ragazze che hanno assisto con lei al falso terremoto, non c'è più traccia. "Che strano giorno", commenta. Nei giorni successivi ecco gli effetti di quella strana giornata: mangia più pesce del solito, è diventata agile e dormigliona... ed è capace di trasformarsi in MewIchigo, comparendo orecchie e coda da gatto!
Questo è solo il prologo di una storia davvero bella, accompagnata da disegni che tuttora amo.
La protagonista è una ragazza ordinaria come le altre, semplice, gioiosa e anche un po' pasticciona, come Usagi di "Sailor Moon", però mi sono scocciata di sentire sempre paragoni fra le serie. Ovvio, "Sailor Moon" è il "non plus ultra" del genere majokko, ma non possiamo sempre denigrare le serie ispirate a Usagi & Co.
Ogni Mew Mew ha un suo carattere ben inquadrato. Mint (Mina) è altezzosa e precisa; Lettuce (Lory) è timida; Pudding (Paddy) è una forza della natura; Zakuro (Pam) è fredda e glaciale. Le nostre cinque eroine pian piano sapranno conoscersi e sapersi apprezzare. Anche gli antagonisti della storia, gli alieni, sono particolari. Quello più riuscito è senz'altro Kisshu (Ghish), protagonista di un'evoluzione notevole, interessante e sorprendente.
Il tratto della Ikumi sebbene semplice e accademico, per quanto mi riguarda, mi dà sensazioni piacevoli, enfatizzanti. La divisa scolastica è divina. I vestiti usati nelle trasformazioni sono carini.
Dato che "Tokyo Mew Mew" rimane uno shoujo, è ovvio che la parte "amorosa" vi sia sempre presente. Anzi, verso il finale ci saranno davvero grandi sorprese. Io ho sempre preferito la coppia Ichigo/Ryo (Ryan), il fondatore del "progetto Mew", o persino Kisshu, perché Aoyama non mi ha mai proprio dato emozioni così esaltanti, sono molto interessanti gli altri due.
Per concludere, questo manga per i motivi detti all'inizio mi rimarrà sempre nel cuore, ci sono troppo affezionata. La storia può piacere e non piacere. I disegni sono comunque di qualità, quindi per chi ha intenzione di leggere uno shoujo carino, egregiamente argomentato, può benissimo prenderlo.
Il mio voto è un 9. Potrete trovare mille difetti, ma non cambierò idea. "Tokyo Mew Mew" è un manga che mi ha fatto fantasticare ed emozionare. Se cercate emozioni gradevoli, sorprese, cose inaspettate, leggete la storia di Ichigo Momomiya.
Ah, dimenticavo, per i più appassionati, esiste una seconda serie: "Mew Mew a la mode", di soli due volumi.
Carino e leggibile vista anche la brevità, ma non mi ha entusiasmato più di tanto. La storia viene incentrata sui personaggi principali trascurando gli altri, che a questo punto sembrano inseriti solo per bellezza. In ogni caso la storia è un'idea carina e alcuni personaggi sono molto azzeccati, tipo Ichigo. In ogni caso ho notato che il manga in questione ha avuto molto successo, infatti nella mia zona è molto difficile trovarne i numeri.
Un cinque è secondo me un voto giustissimo, non gli darei né di più né di meno! È una storia passabile se amate il genere, ma nulla di eccezionale anche per un pubblico molto giovane. La seconda serie è stata ancora peggio, davvero squalliduccia. L'autrice secondo me tende troppo a mettere sotto i riflettori i soli personaggi principali facendo cadere nell'ombra gli altri, magari più interessanti, che passano per "gli sconosciuti" della situazione.
Un cinque è secondo me un voto giustissimo, non gli darei né di più né di meno! È una storia passabile se amate il genere, ma nulla di eccezionale anche per un pubblico molto giovane. La seconda serie è stata ancora peggio, davvero squalliduccia. L'autrice secondo me tende troppo a mettere sotto i riflettori i soli personaggi principali facendo cadere nell'ombra gli altri, magari più interessanti, che passano per "gli sconosciuti" della situazione.
Tokyo Mew Mew - Amiche Vincenti è la prima delle due serie che Mia Ikumi ha dedicato a queste eroine molto speciali.
Questo è stato in assoluto il primo manga che ho comprato e all’epoca l’avrei osannato, portandolo su un piedistallo dorato…
Per fortuna ho avuto modo di leggere anche altre cose e così mi sono fatta un’idea più precisa di cos’è un manga, se non fatto in modo eccezionale, almeno modestamente realizzato. C’è da dire che il manga in Italia non è stato per niente apprezzato, come invece è accaduto alla serie televisiva trasmessa su Italia1.
Tokyo Mew Mew riprende quella che è la moda delle guerriere che, con abitini fashion all’inverosimile, difendono la Terra dai temutissimi alieni. Così ci troviamo ancora una volta il classico gruppo di almeno cinque ragazzine alle quali vengono appioppati i super poteri per caso. A fare l’orribile scherzetto sono stati Ryo Shirogane e Keiichiro Akasaka, il primo un esempio di buone maniere con lunghi capelli castani, mentre il secondo è il biondino, pieno di sé, ma dal passato molto triste.
La prima ad essere presa nel sacco è Ichigo Momomiya, che altri non è che la nostra allegra e spensierata protagonista. Positiva e piena di vitalità, Ichigo, è il solito stereotipo di paladina, dedita al suo lavoro, ma divisa dai sentimenti per il suo ragazzo, che non sa ovviamente della sua doppia identità. Ma aspettate un attimo! Anche lui, Aoyama, ha qualcosa di parecchio importante da nascondere! Quindi non c’è nulla di cui preoccuparsi.
Le altre ragazze invece, più stereotipate e scopiazzate che mai, sono:
- Minto Aizawa, la riccona con la puzza sotto il naso.
- Retasu Midorikawa, l’impedita intelligente con gli occhiali.
- Purin, la bimbetta scimmia di turno.
- Zakuro Fujiwara, l’indipendente star matura che adora lavorare per conto suo.
Le cinque paladine combatteranno quindi unite contro il male, senza però accorgersi della realtà dei fatti che si nasconde dietro l’invasione e l’enorme errore commesso dagli umani.
Insomma, dal punto di vista dell’originalità e dello svolgimento della storia, questa serie è parecchio carente, ma lo stesso vale anche per i disegni, i quali sono frettolosi e poco proporzionati, infantili e non troppo piacevoli. Se le figure sono prive di particolari e proporzioni, lo stesso vale anche per le ambientazioni, quasi irrilevanti e mal costruite.
In definitiva, è sicuramente un manga carino, ma non mi prendo il diritto di consigliarlo.
Questo è stato in assoluto il primo manga che ho comprato e all’epoca l’avrei osannato, portandolo su un piedistallo dorato…
Per fortuna ho avuto modo di leggere anche altre cose e così mi sono fatta un’idea più precisa di cos’è un manga, se non fatto in modo eccezionale, almeno modestamente realizzato. C’è da dire che il manga in Italia non è stato per niente apprezzato, come invece è accaduto alla serie televisiva trasmessa su Italia1.
Tokyo Mew Mew riprende quella che è la moda delle guerriere che, con abitini fashion all’inverosimile, difendono la Terra dai temutissimi alieni. Così ci troviamo ancora una volta il classico gruppo di almeno cinque ragazzine alle quali vengono appioppati i super poteri per caso. A fare l’orribile scherzetto sono stati Ryo Shirogane e Keiichiro Akasaka, il primo un esempio di buone maniere con lunghi capelli castani, mentre il secondo è il biondino, pieno di sé, ma dal passato molto triste.
La prima ad essere presa nel sacco è Ichigo Momomiya, che altri non è che la nostra allegra e spensierata protagonista. Positiva e piena di vitalità, Ichigo, è il solito stereotipo di paladina, dedita al suo lavoro, ma divisa dai sentimenti per il suo ragazzo, che non sa ovviamente della sua doppia identità. Ma aspettate un attimo! Anche lui, Aoyama, ha qualcosa di parecchio importante da nascondere! Quindi non c’è nulla di cui preoccuparsi.
Le altre ragazze invece, più stereotipate e scopiazzate che mai, sono:
- Minto Aizawa, la riccona con la puzza sotto il naso.
- Retasu Midorikawa, l’impedita intelligente con gli occhiali.
- Purin, la bimbetta scimmia di turno.
- Zakuro Fujiwara, l’indipendente star matura che adora lavorare per conto suo.
Le cinque paladine combatteranno quindi unite contro il male, senza però accorgersi della realtà dei fatti che si nasconde dietro l’invasione e l’enorme errore commesso dagli umani.
Insomma, dal punto di vista dell’originalità e dello svolgimento della storia, questa serie è parecchio carente, ma lo stesso vale anche per i disegni, i quali sono frettolosi e poco proporzionati, infantili e non troppo piacevoli. Se le figure sono prive di particolari e proporzioni, lo stesso vale anche per le ambientazioni, quasi irrilevanti e mal costruite.
In definitiva, è sicuramente un manga carino, ma non mi prendo il diritto di consigliarlo.
Cominciamo col dire che da piccola ero un assidua fan delle Mew Mew, più che altro per i colori sgargianti e gli alieni carini. Crescendo mi sono resa conto di essere di fronte a una delle più grandi cavolate della storia. Ma parlo dell'anime, a cui ho dato 2. Il manga ha degli aspetti positivi a differenza di quest'ultimo: lo stile di disegno che, odio ammetterlo, mi piace molto e i colori leggeri delle copertine. Il manga ovviamente non ha suoni o altro, e quindi niente voci orribili e doppiaggi italiani ancora peggiori, quello che dicono è il minimo indispensabile, il che può essere sia un pregio che un difetto. C'è da dire che nel manga è praticamente impossibile conoscere la storia delle altre 4 Mew Mew, nessun episodio che si interessi a loro o che parli della loro storia, almeno nell'anime un pochettino si erano sprecati, l'unica e vera Mew Mew è solo Ichigo. Nel manga è molto più sopportabile (e stranamente lo è anche Mark) e nei confronti di Kisshu molto più dolce, la cosa mi è piaciuta.
Ma in sostanza 5 è già un voto alto.
Ma in sostanza 5 è già un voto alto.
Il 2004 fu un ottimo anno per i fans italiani del majokko sentai. Oltre alla furtiva replica del capostipite Sailor Moon Classic e alla pubblicazione del manga di Wedding Peach, è da ricordare anche l'arrivo nel nostro paese, dapprima dell'anime, a cui sarebbe seguito immediatamente il manga, di Tokyo Mew Mew.
Il primo impatto con questa serie fu per me straordinario: E' tornata Sailor Moon, mi dicevo. E ritrovare una serie che mi desse le stesse sensazioni di Sailor Moon - che amai da studente di scuola elementare e che poi, dopo un periodo di dimenticanza, riscoprii e amai (e amo) ancora da studente universitario - fu una cosa bellissima.
Tokyo Mew Mew all'epoca mi appassionò davvero tanto, sia come manga sia come anime. Seguii con trepidazione le puntate televisive e divorai i volumetti in un sol boccone.
Ad una seconda rilettura del fumetto, però, mi resi conto che la magia si era in qualche modo spezzata...
Tra i pregi di Tokyo Mew Mew è da annoverare una protagonista particolarmente azzeccata. Non sarà originalissima, ma Ichigo/Mewberry è molto simpatica, pasticciona e divertente, ma anche molto dolce, e sicuramente d'impatto a livello di design. Particolarmente ben riusciti, poi, sono i vari elementi "gatteschi" che la contraddistinguono, dalle sue attitudini ai sonnellini, alle pose, fino al campanellino che porta al collo.
Purtroppo i personaggi ben riusciti di questo manga terminano con la protagonista.
Il protagonista maschile, Aoyama, è poco originale e poco interessante sul piano caratteriale, oltre ad essere troppo (volutamente) inespressivo nei suoi atteggiamenti, e non riesce a farsi amare al pari di un Mamoru o di un Yosuke, i quali perlomeno avevano in primis una bella amicizia con la loro amata, mentre Aoyama sembra lo stuoino di Ichigo e viceversa.
Le altre compagne di Ichigo sono state create in maniera abbastanza stereotipata e tendono ad agire secondo schemi prestabiliti: Mint è un po' Sailor Mars e un po' Hinagiku, Lettuce è un clone fin troppo spudorato di Sailor Mercury, Zakuro è Scarlet e Sailor Uranus/Neptune. L'unica che riesce a spiccare, nonchè a far spesso e volentieri sbragare dalle risate il lettore, è Purin, ma viene usata quasi unicamente per scene comiche e non spicca mai come personaggio in sé.
Nelle reiterate scene comiche di vita quotidiana che affollano i primi volumi per poi affievolirsi via via, queste ragazze funzionano, ma non vengono mai approfondite dall'autrice. Mai un episodio dedicato, mai un approfondimento sulle loro famiglie o sulla loro vita scolastica, mai un power up realmente motivato, mai un'indagine psicologica, mai un combattimento realmente avvincente, mai un'azione di gruppo degna di tale nome.
Mint, Lettuce, Purin e Zakuro servono unicamente da spalla, agiscono seguendo un copione prestabilito che prevede sempre le stesse scenette comiche (il tè di Mint, Lettuce che fa cadere i piatti, le uscite circensi di Purin, Zakuro che se ne frega) e i loro bei colpetti di scarso valore in combattimento.
In uno dei volumi centrali troviamo la storia breve che l'autrice realizzò come prototipo: la storia di una studentessa-paladina della giustizia che combatte gli alieni e si trova a dover difendere il suo segreto dal ragazzo amato.
L'idea era buona, seppur non particolarmente originale (Sailor V della Takeuchi anyone?), e questa storiella regge meglio che l'intero Tokyo Mew Mew. Tanto valeva realizzare una storia con una sola protagonista, invece che farne cinque e poi non usarne quattro.
E' surreale il fatto che opere come "Bishoujo Senshi Sailor Moon" o "Ai Tenshi Densetsu Wedding Peach", il cui titolo si riferisce alla protagonista, riescano a rendere l'idea di gruppo e a caratterizzare l'intero cast, mentre questo "Tokyo Mew Mew", il cui nome si riferisce al gruppo di guerriere, si concentri poi unicamente sulla protagonista, tanto da chiedersi come mai non l'abbiano chiamato "Neko Senshi Mewberry" o qualcosa del genere.
La caratterizzazione grafico-nomastica delle protagoniste non ha un decimo della cura spesa da Naoko Takeuchi per le sue guerriere Sailor o anche degli stessi Sukehiro Tomita e Nao Yazawa per i loro angeli dell'amore.
Spariscono tutti i simbolismi: niente più pianeti, elementi di astrologia, di mitologia greco-romana e di filosofia orientale, cristianesimo o parallellismi col linguaggio dei fiori. Le protagoniste prendono i loro poteri da ben più banali animali, e il loro colore simbolico nulla c'entra con l'animale in questione (tanto per dirne una, che cavolo c'entra il rosa coi gatti?), inoltre i loro nomi sono stati scelti sulla base di frutti, dolci o verdure (il che sarebbe già triste di suo, ma almeno scegli una tipologia sola o fai dei parallelismi coi colori e gli animali che hai già scelto, e non prenderli a casaccio!).
I costumi di battaglia delle protagoniste, oltretutto, sono particolarmente pacchiani da vedere, e spesso e volentieri fanno passare le protagoniste per delle cosplayers sconce, piuttosto che per delle paladine della giustizia.
Le differenze d'età, oltretutto, non aiuta a caratterizzare i personaggi, che così non mostrano quasi mai scene scolastiche, ben poco interagiscono tra loro o ci dicono qualcosa di sè (la più grande incognita, ad esempio, è Zakuro, che c'è o non c'è è uguale). Inoltre, i piccoli tentativi di attrarre il pubblico maschile con loschi mezzucci come costumi provocanti, una idol sensuale nel cast e un tentativo malriuscito di inserire la tematica omosessuale, non sono affatto graditi e, anzi, risultano spesso fastidiosi e fuori luogo.
Passando dalla parte maschile della barricata, la situazione non migliora. Se, più o meno, per quanto stereotipato e irritante per un lettore maschile che sia, Ryo funziona, di Keiichiro si sa poco e niente e ci si chiede per quale motivo sia lì, a parte permettere insinuazioni yaoi da parte delle lettrici.
Uguale trattamento è riservato agli avversari: con Quiche si è tentato maldestramente un approfondimento psicologico, ma il risultato appare di una banalità sconcertante: Quiche si innamora di Ichigo, ma senza che il percorso che ce lo faccia vedere ci venga mostrato a dovere, e non fa altro che tentare di sedurla con frasi fatte per tutto il manga.
Si è tentato malamente un approfondimento psicologico di Tart, ma il tutto dura al massimo due pagine, ed è un po' poco, mentre Pie è completamente inutile.
Letta la prima volta, la storia funziona e presenta un paio di colpi di scena particolarmente ben riusciti e capaci di strappare un sonoro "Wow! Chi l'avrebbe mai detto! " ai lettori meno esperti, ma poi scopri che sono cose che già erano presenti in Wedding Peach anni e anni prima, e narrate pure meglio, e allora Tokyo Mew Mew ti cala.
In ogni caso, rileggendolo si nota come anche questi colpi di scena siano mal giostrati dall'autrice del manga (mentre risultano già ben più avvincenti nella versione animata).
Ad una seconda rilettura, apparirà lampante come la storia sia narrata troppo in fretta, togliendo il giusto pathos alle scene che lo richiederebbero, togliendo il giusto spazio ai personaggi di contorno, togliendo il pathos ai combattimenti per approfondire solamente l'aspetto romantico della storia (e nemmeno tanto, dato che le scene d'amore dei due protagonisti sono abbastanza teatrali, costruite e artificiose).
Si salva, con alti e bassi, il comparto grafico: la Ikumi ci regala, di tanto in tanto, delle scene particolarmente belle, soprattutto le trasformazioni, ma non sa disegnare i combattimenti, che si riducono a un solo colpo, tra l'altro lasciato intendere e mai fatto vedere davvero, lanciato da un'arma scarna dal punto di vista grafico. Tra l'altro, spesso e volentieri, vengono rovinati dall'onnipresente e infantile vignetta a doppia pagina con la presentazione delle sorridenti guerriere (state combattendo, che cavolo sorridete o fate le pose da gattine?!).
La Ikumi si impegna a rendere gli occhi, disegnandoli di volta in volta con accorgimenti sempre diversi, e questo è apprezzabile, ma nelle scene serie, soprattutto in quelle romantiche, i personaggi hanno degli sguardi fin troppo languidi, inespressivi e ben poco calzanti con la scena in questione o con ciò che vogliono esprimere in quel dato momento. Graficamente è una cosa bella da vedere, ma mina parecchio il coinvolgimento del lettore.
Bocciata anche la caratterizzazione grafica dei mostri minori, che sono semplici animali giganti e vengono colorati in maniera soffusa, probabilmente proprio per mascherare l'incapacità della disegnatrice di realizzarli. Siamo enormemente lontani dai dettagliatissimi demoni disegnati da Nao Yazawa per Wedding Peach.
Tra i tanti emuli di Sailor Moon, Tokyo Mew Mew è uno di quelli di maggior successo ma anche di minor carisma. Se non esistesse, nessuno ne soffrirebbe. Non apporta assolutamente nulla di nuovo al genere (l'unico elemento innovativo è la trasformazione accidentale di Ichigo in gatto, ma le sue varie traversie da gatta, con annessi incontri con gattone ciccione innamorato sono, toh, ripresi pari pari da un episodio della prima serie di Sailor Moon) e risulta spesso e volentieri persino irritante da leggere, in certi momenti, per via della trama frettolosa e malamente raccontata e dei personaggi malamente utilizzati, anche per il più appassionato divoratore di majokko sentai. Per fortuna parecchi di questi difetti sono stati leggermente aggiustati nella versione animata, ma la pochezza del tutto rende anche quella una serie "usa e getta" e non particolarmente degna di essere ricordata dai posteri.
Se siete in cerca di un buon majokko sentai che possa rimpiazzare Sailor Moon, sappiate che Wedding Peach gli è superiore (e peraltro parecchi risvolti della trama di Tokyo Mew Mew sono banalmente plagiati da lì), ma probabilmente le ragazzine di 11/12 anni lo adoreranno.
Approposito: la versione italiana del manga è malamente adattata e utilizza i nomi anglofili della versione animata, che stridono terribilmente con l'ambientazione nipponica della storia e, oltretutto, sono scelti a caso e fanno perdere del tutto la già debolissima cura che le autrici hanno riposto nella scelta dei nomi originali dei personaggi. Questo non gioca di certo a favore della lettura del fumetto, la cui quotazione era comunque già di per sè bassa...
Il primo impatto con questa serie fu per me straordinario: E' tornata Sailor Moon, mi dicevo. E ritrovare una serie che mi desse le stesse sensazioni di Sailor Moon - che amai da studente di scuola elementare e che poi, dopo un periodo di dimenticanza, riscoprii e amai (e amo) ancora da studente universitario - fu una cosa bellissima.
Tokyo Mew Mew all'epoca mi appassionò davvero tanto, sia come manga sia come anime. Seguii con trepidazione le puntate televisive e divorai i volumetti in un sol boccone.
Ad una seconda rilettura del fumetto, però, mi resi conto che la magia si era in qualche modo spezzata...
Tra i pregi di Tokyo Mew Mew è da annoverare una protagonista particolarmente azzeccata. Non sarà originalissima, ma Ichigo/Mewberry è molto simpatica, pasticciona e divertente, ma anche molto dolce, e sicuramente d'impatto a livello di design. Particolarmente ben riusciti, poi, sono i vari elementi "gatteschi" che la contraddistinguono, dalle sue attitudini ai sonnellini, alle pose, fino al campanellino che porta al collo.
Purtroppo i personaggi ben riusciti di questo manga terminano con la protagonista.
Il protagonista maschile, Aoyama, è poco originale e poco interessante sul piano caratteriale, oltre ad essere troppo (volutamente) inespressivo nei suoi atteggiamenti, e non riesce a farsi amare al pari di un Mamoru o di un Yosuke, i quali perlomeno avevano in primis una bella amicizia con la loro amata, mentre Aoyama sembra lo stuoino di Ichigo e viceversa.
Le altre compagne di Ichigo sono state create in maniera abbastanza stereotipata e tendono ad agire secondo schemi prestabiliti: Mint è un po' Sailor Mars e un po' Hinagiku, Lettuce è un clone fin troppo spudorato di Sailor Mercury, Zakuro è Scarlet e Sailor Uranus/Neptune. L'unica che riesce a spiccare, nonchè a far spesso e volentieri sbragare dalle risate il lettore, è Purin, ma viene usata quasi unicamente per scene comiche e non spicca mai come personaggio in sé.
Nelle reiterate scene comiche di vita quotidiana che affollano i primi volumi per poi affievolirsi via via, queste ragazze funzionano, ma non vengono mai approfondite dall'autrice. Mai un episodio dedicato, mai un approfondimento sulle loro famiglie o sulla loro vita scolastica, mai un power up realmente motivato, mai un'indagine psicologica, mai un combattimento realmente avvincente, mai un'azione di gruppo degna di tale nome.
Mint, Lettuce, Purin e Zakuro servono unicamente da spalla, agiscono seguendo un copione prestabilito che prevede sempre le stesse scenette comiche (il tè di Mint, Lettuce che fa cadere i piatti, le uscite circensi di Purin, Zakuro che se ne frega) e i loro bei colpetti di scarso valore in combattimento.
In uno dei volumi centrali troviamo la storia breve che l'autrice realizzò come prototipo: la storia di una studentessa-paladina della giustizia che combatte gli alieni e si trova a dover difendere il suo segreto dal ragazzo amato.
L'idea era buona, seppur non particolarmente originale (Sailor V della Takeuchi anyone?), e questa storiella regge meglio che l'intero Tokyo Mew Mew. Tanto valeva realizzare una storia con una sola protagonista, invece che farne cinque e poi non usarne quattro.
E' surreale il fatto che opere come "Bishoujo Senshi Sailor Moon" o "Ai Tenshi Densetsu Wedding Peach", il cui titolo si riferisce alla protagonista, riescano a rendere l'idea di gruppo e a caratterizzare l'intero cast, mentre questo "Tokyo Mew Mew", il cui nome si riferisce al gruppo di guerriere, si concentri poi unicamente sulla protagonista, tanto da chiedersi come mai non l'abbiano chiamato "Neko Senshi Mewberry" o qualcosa del genere.
La caratterizzazione grafico-nomastica delle protagoniste non ha un decimo della cura spesa da Naoko Takeuchi per le sue guerriere Sailor o anche degli stessi Sukehiro Tomita e Nao Yazawa per i loro angeli dell'amore.
Spariscono tutti i simbolismi: niente più pianeti, elementi di astrologia, di mitologia greco-romana e di filosofia orientale, cristianesimo o parallellismi col linguaggio dei fiori. Le protagoniste prendono i loro poteri da ben più banali animali, e il loro colore simbolico nulla c'entra con l'animale in questione (tanto per dirne una, che cavolo c'entra il rosa coi gatti?), inoltre i loro nomi sono stati scelti sulla base di frutti, dolci o verdure (il che sarebbe già triste di suo, ma almeno scegli una tipologia sola o fai dei parallelismi coi colori e gli animali che hai già scelto, e non prenderli a casaccio!).
I costumi di battaglia delle protagoniste, oltretutto, sono particolarmente pacchiani da vedere, e spesso e volentieri fanno passare le protagoniste per delle cosplayers sconce, piuttosto che per delle paladine della giustizia.
Le differenze d'età, oltretutto, non aiuta a caratterizzare i personaggi, che così non mostrano quasi mai scene scolastiche, ben poco interagiscono tra loro o ci dicono qualcosa di sè (la più grande incognita, ad esempio, è Zakuro, che c'è o non c'è è uguale). Inoltre, i piccoli tentativi di attrarre il pubblico maschile con loschi mezzucci come costumi provocanti, una idol sensuale nel cast e un tentativo malriuscito di inserire la tematica omosessuale, non sono affatto graditi e, anzi, risultano spesso fastidiosi e fuori luogo.
Passando dalla parte maschile della barricata, la situazione non migliora. Se, più o meno, per quanto stereotipato e irritante per un lettore maschile che sia, Ryo funziona, di Keiichiro si sa poco e niente e ci si chiede per quale motivo sia lì, a parte permettere insinuazioni yaoi da parte delle lettrici.
Uguale trattamento è riservato agli avversari: con Quiche si è tentato maldestramente un approfondimento psicologico, ma il risultato appare di una banalità sconcertante: Quiche si innamora di Ichigo, ma senza che il percorso che ce lo faccia vedere ci venga mostrato a dovere, e non fa altro che tentare di sedurla con frasi fatte per tutto il manga.
Si è tentato malamente un approfondimento psicologico di Tart, ma il tutto dura al massimo due pagine, ed è un po' poco, mentre Pie è completamente inutile.
Letta la prima volta, la storia funziona e presenta un paio di colpi di scena particolarmente ben riusciti e capaci di strappare un sonoro "Wow! Chi l'avrebbe mai detto! " ai lettori meno esperti, ma poi scopri che sono cose che già erano presenti in Wedding Peach anni e anni prima, e narrate pure meglio, e allora Tokyo Mew Mew ti cala.
In ogni caso, rileggendolo si nota come anche questi colpi di scena siano mal giostrati dall'autrice del manga (mentre risultano già ben più avvincenti nella versione animata).
Ad una seconda rilettura, apparirà lampante come la storia sia narrata troppo in fretta, togliendo il giusto pathos alle scene che lo richiederebbero, togliendo il giusto spazio ai personaggi di contorno, togliendo il pathos ai combattimenti per approfondire solamente l'aspetto romantico della storia (e nemmeno tanto, dato che le scene d'amore dei due protagonisti sono abbastanza teatrali, costruite e artificiose).
Si salva, con alti e bassi, il comparto grafico: la Ikumi ci regala, di tanto in tanto, delle scene particolarmente belle, soprattutto le trasformazioni, ma non sa disegnare i combattimenti, che si riducono a un solo colpo, tra l'altro lasciato intendere e mai fatto vedere davvero, lanciato da un'arma scarna dal punto di vista grafico. Tra l'altro, spesso e volentieri, vengono rovinati dall'onnipresente e infantile vignetta a doppia pagina con la presentazione delle sorridenti guerriere (state combattendo, che cavolo sorridete o fate le pose da gattine?!).
La Ikumi si impegna a rendere gli occhi, disegnandoli di volta in volta con accorgimenti sempre diversi, e questo è apprezzabile, ma nelle scene serie, soprattutto in quelle romantiche, i personaggi hanno degli sguardi fin troppo languidi, inespressivi e ben poco calzanti con la scena in questione o con ciò che vogliono esprimere in quel dato momento. Graficamente è una cosa bella da vedere, ma mina parecchio il coinvolgimento del lettore.
Bocciata anche la caratterizzazione grafica dei mostri minori, che sono semplici animali giganti e vengono colorati in maniera soffusa, probabilmente proprio per mascherare l'incapacità della disegnatrice di realizzarli. Siamo enormemente lontani dai dettagliatissimi demoni disegnati da Nao Yazawa per Wedding Peach.
Tra i tanti emuli di Sailor Moon, Tokyo Mew Mew è uno di quelli di maggior successo ma anche di minor carisma. Se non esistesse, nessuno ne soffrirebbe. Non apporta assolutamente nulla di nuovo al genere (l'unico elemento innovativo è la trasformazione accidentale di Ichigo in gatto, ma le sue varie traversie da gatta, con annessi incontri con gattone ciccione innamorato sono, toh, ripresi pari pari da un episodio della prima serie di Sailor Moon) e risulta spesso e volentieri persino irritante da leggere, in certi momenti, per via della trama frettolosa e malamente raccontata e dei personaggi malamente utilizzati, anche per il più appassionato divoratore di majokko sentai. Per fortuna parecchi di questi difetti sono stati leggermente aggiustati nella versione animata, ma la pochezza del tutto rende anche quella una serie "usa e getta" e non particolarmente degna di essere ricordata dai posteri.
Se siete in cerca di un buon majokko sentai che possa rimpiazzare Sailor Moon, sappiate che Wedding Peach gli è superiore (e peraltro parecchi risvolti della trama di Tokyo Mew Mew sono banalmente plagiati da lì), ma probabilmente le ragazzine di 11/12 anni lo adoreranno.
Approposito: la versione italiana del manga è malamente adattata e utilizza i nomi anglofili della versione animata, che stridono terribilmente con l'ambientazione nipponica della storia e, oltretutto, sono scelti a caso e fanno perdere del tutto la già debolissima cura che le autrici hanno riposto nella scelta dei nomi originali dei personaggi. Questo non gioca di certo a favore della lettura del fumetto, la cui quotazione era comunque già di per sè bassa...
Tokyo Mew Mew è un manga che ho apprezzato moltissimo per vari motivi. Inizialmente lo acquistai perché era della Ikumi, di cui avevo già letto e apprezzato Superdoll Rika chan e a cui ero abbastanza affezionata, ma il manga ha saputo comunque farsi valere di suo.
Bisogna dire che la storia non è particolarmente originale e va a inserirsi nel classico filone majokko: cinque ragazze vengono dotate, a loro insaputa, di poteri particolari provenienti dal DNA di animali in via d'estinzione e si troveranno a difendere la Terra da un pericolo alieno. Niente di nuovo, ma non per questo non apprezzabile, anche perché i personaggi e le varie vicende sono strutturate in modo da risultare sempre interessanti e accattivanti.
I personaggi sono a modo loro tutti interessanti e ben caratterizzati, sia sul lato del design che su quello della personalità, anche se molti di essi risultano piuttosto stereotipati (la ragazza raffinata e snob, il lupo solitario, la protagonista esuberante ovviamente innamorata del belloccio bravo in tutto e idolatrato da tutte, la timida e pasticciona); in compenso ci sono altri personaggi, come Ryan o l'alieno Quiche, che risultano un po' più freschi e accattivanti. Uno dei difetti del manga è però la troppa concentrazione sulla protagonista Strawberry e sulla sua situazione sentimentale, che specie nelle battute finali lascia spesso in ombra le altre ragazze (Pam ad esempio, nonostante sia una delle protagoniste, viene approfondita veramente poco nel corso della storia). Questa situazione sentimentale abbastanza intricata di amori non corrisposti o semplicemente incompresi è tuttavia una delle cose che più mi è piaciuta. Vabbe', io sono una romantica a livelli estremi per cui tendo ad apprezzare sempre la romance quando c'è!
Qualcuno potrebbe storcere un po' il naso di fronte alla solita protagonista bramata da tutti (tre personaggi in questo caso), però c'è anche da dire che la cosa non è gestita male in quanto, nonostante si sappia fin dall'inizio che alla fine la protagonista riuscirà a coronare il suo sogno d'amore, è sempre divertente e interessante vederla interagire con gli altri ragazzi; Quiche è senza speranza fin dall'inizio, nonostante il suo personaggio riservi comunque diverse sorprese soprattutto verso la fine, ma Ryan poteva avere sul serio qualche chances. Anche il rapporto con Mark, il ragazzo di cui Strawberry è innamorata, è gestito molto bene, portando i due da un legame di apparente semplice amicizia a quello più profondo di innamorati.
Il finale in sé non mi è affatto dispiaciuto, non è il massimo dell'originalità ma è comunque godibile, anche se un paio di cosettine mi hanno fatto storcere il naso.
Infine veniamo al disegno: a me, sinceramente, il tratto della Ikumi piace tantissimo, con tutti i suoi pro e contro: è molto semplice e kawaii, soprattutto per quanto riguarda i vestiti e i volti dei personaggi, ma è tutt'altro che perfetto, questo sì; si nota un netto miglioramento e perfezionamento da Superdoll Rika chan, ma la Ikumi rimane comunque ancora un po' acerba per quanto riguarda l'anatomia e i piccoli dettagli.
Ok, tutto questo sproloquio per dire: è un manga che consiglio a chi è avvezzo al genere majokko o cerca una storia leggera da leggere senza pensieri (TMM potrà appassionarvi, ma di certo non vi farà fare le ore piccole per sapere come finisce) o anche a chi, come me, è un fan della Ikumi.
Bisogna dire che la storia non è particolarmente originale e va a inserirsi nel classico filone majokko: cinque ragazze vengono dotate, a loro insaputa, di poteri particolari provenienti dal DNA di animali in via d'estinzione e si troveranno a difendere la Terra da un pericolo alieno. Niente di nuovo, ma non per questo non apprezzabile, anche perché i personaggi e le varie vicende sono strutturate in modo da risultare sempre interessanti e accattivanti.
I personaggi sono a modo loro tutti interessanti e ben caratterizzati, sia sul lato del design che su quello della personalità, anche se molti di essi risultano piuttosto stereotipati (la ragazza raffinata e snob, il lupo solitario, la protagonista esuberante ovviamente innamorata del belloccio bravo in tutto e idolatrato da tutte, la timida e pasticciona); in compenso ci sono altri personaggi, come Ryan o l'alieno Quiche, che risultano un po' più freschi e accattivanti. Uno dei difetti del manga è però la troppa concentrazione sulla protagonista Strawberry e sulla sua situazione sentimentale, che specie nelle battute finali lascia spesso in ombra le altre ragazze (Pam ad esempio, nonostante sia una delle protagoniste, viene approfondita veramente poco nel corso della storia). Questa situazione sentimentale abbastanza intricata di amori non corrisposti o semplicemente incompresi è tuttavia una delle cose che più mi è piaciuta. Vabbe', io sono una romantica a livelli estremi per cui tendo ad apprezzare sempre la romance quando c'è!
Qualcuno potrebbe storcere un po' il naso di fronte alla solita protagonista bramata da tutti (tre personaggi in questo caso), però c'è anche da dire che la cosa non è gestita male in quanto, nonostante si sappia fin dall'inizio che alla fine la protagonista riuscirà a coronare il suo sogno d'amore, è sempre divertente e interessante vederla interagire con gli altri ragazzi; Quiche è senza speranza fin dall'inizio, nonostante il suo personaggio riservi comunque diverse sorprese soprattutto verso la fine, ma Ryan poteva avere sul serio qualche chances. Anche il rapporto con Mark, il ragazzo di cui Strawberry è innamorata, è gestito molto bene, portando i due da un legame di apparente semplice amicizia a quello più profondo di innamorati.
Il finale in sé non mi è affatto dispiaciuto, non è il massimo dell'originalità ma è comunque godibile, anche se un paio di cosettine mi hanno fatto storcere il naso.
Infine veniamo al disegno: a me, sinceramente, il tratto della Ikumi piace tantissimo, con tutti i suoi pro e contro: è molto semplice e kawaii, soprattutto per quanto riguarda i vestiti e i volti dei personaggi, ma è tutt'altro che perfetto, questo sì; si nota un netto miglioramento e perfezionamento da Superdoll Rika chan, ma la Ikumi rimane comunque ancora un po' acerba per quanto riguarda l'anatomia e i piccoli dettagli.
Ok, tutto questo sproloquio per dire: è un manga che consiglio a chi è avvezzo al genere majokko o cerca una storia leggera da leggere senza pensieri (TMM potrà appassionarvi, ma di certo non vi farà fare le ore piccole per sapere come finisce) o anche a chi, come me, è un fan della Ikumi.