La finestra di Orfeo
Ho conosciuto la mangaka Riyoko Ikeda con "Orpheus no Mado" e non avevo mai letto sue precedenti opere.
Come riporta chi mi precede e la recensione dell'editore, l'incipit è coinvolgente, dolce e ruvido allo stesso tempo: "Corre voce che chi si affaccia alla finestra di Orpheus e guarda verso il basso sia destinato a innamorarsi della prima ragazza su cui posa lo sguardo. Anche se il loro amore finirà in tragedia, come quello di Orpheus ed Euridice".
E quindi cosa accade se lo sguardo che stai incrociando da quella finestra è quello di un uomo e non di una donna? E se non fossi tu l'unico uomo ad aver incrociato il suo sguardo? In qualsiasi modo andrà, sarai destinato a conoscere il privilegio di amare con intensità e lasciarti demolire da esso nel tempo, con ardore, pazienza e sacrificio.
Il sacrificio è il gesto di Julius, protagonista donna che veste da sempre i panni di un uomo per salvaguardare un patto con la madre. Questa identità le permetterà di accedere all'eredità del padre e di avere priorità rispetto alle due sorellastre e figlie legittime del padre. Il dramma di Julius è ancora più intenso quando la rinuncia della propria identità sessuale sarà accompagnata a quella del sentimento da donna non esprimibile agli occhi del mondo degli uomini. Un sentimento destinato a travolgerla completamente mettendone in moto il coraggio del cambiamento.
E' difficile restare indifferenti o non prendere posizione di fronte al carattere dei personaggi: ciascuno con una propria personalità e un ruolo di peso nella storia. L'articolazione della trama e la sua capillarità, che evolverà in più scenari, favoriscono l'entrata e l'uscita dalla scena dei personaggi proprio come gli attori in un teatro. Affezionatevi ma non troppo, potrebbero creare delle aspettative non appagate. Tutto questo avviene in una cornice storica in cui i personaggi sono fortemente influenzati dalle dinamiche politiche. E' un contesto che impone di prendere delle decisioni, costruire delle alleanze e saper distinguere i propri traditori. Così quella che inizia come la storia di fanciulli che condividono la passione per la musica e i primi tormenti amorosi, evolve in un romanzo maturo, tormentato, magnifico.
Il mio voto è alto perché risaltano degli elementi di oggettivo valore, tuttavia non trattandosi del mio genere preferito ho faticato a stare al passo dei drammi e degli intrecci. Non sono riuscita ad approcciarmi con serenità a questa lettura: mi ha lasciata in sospeso e in continuo tormento per 14 volumi e subito dopo la lettura avevo bisogno di distrarmi con un'attività o lettura "cuscinetto" per rimettermi in pace con le mie emozioni. Mi dispiace non concedere un voto pieno ma sono certa che per lo stesso motivo da altri lettori riceverà tanti onori.
Come riporta chi mi precede e la recensione dell'editore, l'incipit è coinvolgente, dolce e ruvido allo stesso tempo: "Corre voce che chi si affaccia alla finestra di Orpheus e guarda verso il basso sia destinato a innamorarsi della prima ragazza su cui posa lo sguardo. Anche se il loro amore finirà in tragedia, come quello di Orpheus ed Euridice".
E quindi cosa accade se lo sguardo che stai incrociando da quella finestra è quello di un uomo e non di una donna? E se non fossi tu l'unico uomo ad aver incrociato il suo sguardo? In qualsiasi modo andrà, sarai destinato a conoscere il privilegio di amare con intensità e lasciarti demolire da esso nel tempo, con ardore, pazienza e sacrificio.
Il sacrificio è il gesto di Julius, protagonista donna che veste da sempre i panni di un uomo per salvaguardare un patto con la madre. Questa identità le permetterà di accedere all'eredità del padre e di avere priorità rispetto alle due sorellastre e figlie legittime del padre. Il dramma di Julius è ancora più intenso quando la rinuncia della propria identità sessuale sarà accompagnata a quella del sentimento da donna non esprimibile agli occhi del mondo degli uomini. Un sentimento destinato a travolgerla completamente mettendone in moto il coraggio del cambiamento.
E' difficile restare indifferenti o non prendere posizione di fronte al carattere dei personaggi: ciascuno con una propria personalità e un ruolo di peso nella storia. L'articolazione della trama e la sua capillarità, che evolverà in più scenari, favoriscono l'entrata e l'uscita dalla scena dei personaggi proprio come gli attori in un teatro. Affezionatevi ma non troppo, potrebbero creare delle aspettative non appagate. Tutto questo avviene in una cornice storica in cui i personaggi sono fortemente influenzati dalle dinamiche politiche. E' un contesto che impone di prendere delle decisioni, costruire delle alleanze e saper distinguere i propri traditori. Così quella che inizia come la storia di fanciulli che condividono la passione per la musica e i primi tormenti amorosi, evolve in un romanzo maturo, tormentato, magnifico.
Il mio voto è alto perché risaltano degli elementi di oggettivo valore, tuttavia non trattandosi del mio genere preferito ho faticato a stare al passo dei drammi e degli intrecci. Non sono riuscita ad approcciarmi con serenità a questa lettura: mi ha lasciata in sospeso e in continuo tormento per 14 volumi e subito dopo la lettura avevo bisogno di distrarmi con un'attività o lettura "cuscinetto" per rimettermi in pace con le mie emozioni. Mi dispiace non concedere un voto pieno ma sono certa che per lo stesso motivo da altri lettori riceverà tanti onori.
Storia, amore, musica e sofferenza sono alcuni dei temi che la Ikeda abilmente tratta in Orpheus, probabilmente una delle sue opere più ambiziose.
Il personaggio principale, attorno al quale si muovono tutti gli altri è Julius von Alensmeier, figlia illegittima di un capofamiglia dell’antica nobiltà tedesca. La giovane è costretta a travestirsi da ragazzo per poter ereditare il patrimonio di famiglia, che sarebbe altrimenti passato alle sorelle maggiori. Nonostante alcuni elementi possano ricordare il più noto fumetto della Ikeda "Le Rose di Versailles", non aspettatevi la versione tedesca di Lady Oscar! Per quanto la chioma bionda di Julius e il suo abbigliamento maschile rimandino, neanche troppo velatamente, all’aspetto di Oscar, quest’ultima è coraggiosa, corretta e “tutta d’un pezzo” quanto Julius è insicura, incoerente e caratterizzata da un agire spesso discutibile e irrazionale che ne rivela tutta la fragilità umana.
È praticamente impossibile rendere la complessità dell’intreccio in poche righe. Nell’opera tuttavia possono essere distinte tre sequenze narrative. La prima, quella ambientata nella Germania post-bismarckiana narra le vicende di Julius al conservatorio di Ratisbona. Il tratto è simile a quello de "Le Rose di Versailles" e la narrazione è incentrata principalmente su Julius e i personaggi a lei immediatamente connessi. La seconda sequenza segue invece lo sviluppo della carriera pianistica di Isaac (amico intimo di Julius, legato a lei dall’enigmatica finestra di Orfeo) a Vienna. La narrazione assume qui una dimensione più corale, che giunge alla sua piena espressione nella terza parte dell’opera, che illustra le peripezie di Julius in Russia, dove fugge in cerca del suo amato Klaus (anche lui incontrato alla finestra di Orfeo), alias Alekseij Mihailovich, attivista rivoluzionario russo. Personaggi e vicende si moltiplicano e la storia irrompe prepotentemente nella trama. Il tratto si fa più affilato e barocco, quasi a riflettere la crescente drammaticità e durezza di una trama nella quale quasi tutti i protagonisti sono sopraffatti dagli eventi individuali e storici e sono spinti ad agire da una sorta di irrimediabile titanismo, pur presentendo il loro inevitabile fallimento. E forse la grandezza dei personaggi di Orpheus sta proprio qui: nel riconoscere la loro fallibilità e inadeguatezza.
Orpheus è insomma quello che si può definire il manga della maturità di Ryoko Ikeda, sia per quanto riguarda trama e sceneggiatura, sia per il tratto e l’organizzazione delle tavole. L’intreccio è sviluppato abilmente e struttura e temi dell’opera mi hanno ricordato quelli dei grandi romanzi ottocenteschi. Forse la Ikeda si è un po’ fatta prendere la mano per quanto riguarda gli intrecci amorosi, talvolta un po’ improbabili e molto idealizzati, ma d’altra parte questo costituisce il suo marchio di fabbrica e, oserei dire, il fascino delle sue opere. L’unica vera pecca: l’edizione italiana della Panini Comics non è proprio eccellente – la carta porosa non trattiene bene l’inchiostro, per dirne una – nonché difficilmente reperibile.
Il personaggio principale, attorno al quale si muovono tutti gli altri è Julius von Alensmeier, figlia illegittima di un capofamiglia dell’antica nobiltà tedesca. La giovane è costretta a travestirsi da ragazzo per poter ereditare il patrimonio di famiglia, che sarebbe altrimenti passato alle sorelle maggiori. Nonostante alcuni elementi possano ricordare il più noto fumetto della Ikeda "Le Rose di Versailles", non aspettatevi la versione tedesca di Lady Oscar! Per quanto la chioma bionda di Julius e il suo abbigliamento maschile rimandino, neanche troppo velatamente, all’aspetto di Oscar, quest’ultima è coraggiosa, corretta e “tutta d’un pezzo” quanto Julius è insicura, incoerente e caratterizzata da un agire spesso discutibile e irrazionale che ne rivela tutta la fragilità umana.
È praticamente impossibile rendere la complessità dell’intreccio in poche righe. Nell’opera tuttavia possono essere distinte tre sequenze narrative. La prima, quella ambientata nella Germania post-bismarckiana narra le vicende di Julius al conservatorio di Ratisbona. Il tratto è simile a quello de "Le Rose di Versailles" e la narrazione è incentrata principalmente su Julius e i personaggi a lei immediatamente connessi. La seconda sequenza segue invece lo sviluppo della carriera pianistica di Isaac (amico intimo di Julius, legato a lei dall’enigmatica finestra di Orfeo) a Vienna. La narrazione assume qui una dimensione più corale, che giunge alla sua piena espressione nella terza parte dell’opera, che illustra le peripezie di Julius in Russia, dove fugge in cerca del suo amato Klaus (anche lui incontrato alla finestra di Orfeo), alias Alekseij Mihailovich, attivista rivoluzionario russo. Personaggi e vicende si moltiplicano e la storia irrompe prepotentemente nella trama. Il tratto si fa più affilato e barocco, quasi a riflettere la crescente drammaticità e durezza di una trama nella quale quasi tutti i protagonisti sono sopraffatti dagli eventi individuali e storici e sono spinti ad agire da una sorta di irrimediabile titanismo, pur presentendo il loro inevitabile fallimento. E forse la grandezza dei personaggi di Orpheus sta proprio qui: nel riconoscere la loro fallibilità e inadeguatezza.
Orpheus è insomma quello che si può definire il manga della maturità di Ryoko Ikeda, sia per quanto riguarda trama e sceneggiatura, sia per il tratto e l’organizzazione delle tavole. L’intreccio è sviluppato abilmente e struttura e temi dell’opera mi hanno ricordato quelli dei grandi romanzi ottocenteschi. Forse la Ikeda si è un po’ fatta prendere la mano per quanto riguarda gli intrecci amorosi, talvolta un po’ improbabili e molto idealizzati, ma d’altra parte questo costituisce il suo marchio di fabbrica e, oserei dire, il fascino delle sue opere. L’unica vera pecca: l’edizione italiana della Panini Comics non è proprio eccellente – la carta porosa non trattiene bene l’inchiostro, per dirne una – nonché difficilmente reperibile.
Storia, amore, musica, sofferenza sono alcuni dei temi che la Ikeda abilmente tratta in Orpheus, probabilmente una delle sue opere più ambiziose.
Il personaggio principale, attorno al quale si muovono tutti gli altri è Julius von Alensmeier, figlia illegittima di un capofamiglia dell’antica nobiltà tedesca. La giovane è costretta a travestirsi da ragazzo per poter ereditare il patrimonio di famiglia, che sarebbe altrimenti passato alle sorelle maggiori. Nonostante alcuni elementi possano ricordare il più noto fumetto della Ikeda "Le Rose di Versailles", non aspettatevi la versione tedesca di Lady Oscar. Per quanto la chioma bionda di Julius e il suo abbigliamento maschile rimandino, neanche troppo velatamente, all’aspetto di Oscar, quest’ultima è coraggiosa, corretta e “tutta d’un pezzo” quanto Julius è insicura, incoerente e caratterizzata da un agire spesso discutibile e irrazionale che ne rivela tutta la fragilità umana.
È praticamente impossibile rendere la complessità dell’intreccio in poche righe. Nell’opera tuttavia possono essere distinte tre sequenze narrative. La prima, quella ambientata nella Germania post-bismarckiana narra le vicende di Julius al conservatorio di Ratisbona. Il tratto è simile a quello de "Le Rose di Versailles" e la narrazione è incentrata principalmente su Julius e i personaggi a lei immediatamente connessi. La seconda sequenza segue invece lo sviluppo della carriera pianistica di Isaac (amico intimo di Julius, legato a lei dall’enigmatica finestra di Orfeo) a Vienna. La narrazione assume qui una dimensione più corale, che giunge alla sua piena espressione nella terza parte dell’opera, che illustra le peripezie di Julius in Russia, dove fugge in cerca del suo amato Klaus (anche lui incontrato alla finestra di Orfeo), alias Alekseij Mihailovich, attivista rivoluzionario russo. Personaggi e vicende si moltiplicano e la storia irrompe prepotentemente nella trama. Il tratto si fa più affilato e barocco, quasi a riflettere la crescente drammaticità e durezza di una trama nella quale quasi tutti i protagonisti sono sopraffatti dagli eventi individuali e storici e sono spinti ad agire da una sorta di irrimediabile titanismo, pur presentendo il loro inevitabile fallimento. E forse la grandezza dei personaggi di Orpheus sta proprio qui: nel riconoscere la loro fallibilità e inadeguatezza.
Orpheus è insomma quello che si può definire il manga della maturità di Ryoko Ikeda, sia per quanto riguarda trama e sceneggiatura, sia per il tratto e l’organizzazione delle tavole. L’intreccio è sviluppato abilmente e struttura e temi dell’opera mi hanno ricordato quelli dei grandi romanzi ottocenteschi. Forse la Ikeda si è un po’ fatta prendere la mano per quanto riguarda gli intrecci amorosi, talvolta un po’ improbabili e molto idealizzati, ma d’altra parte questo costituisce il suo marchio di fabbrica e, oserei dire, il fascino delle sue opere. L’unica vera pecca: l’edizione italiana della Panini Comics non è proprio eccellente – la carta porosa non trattiene bene l’inchiostro, per dirne una – nonché difficilmente reperibile.
Il personaggio principale, attorno al quale si muovono tutti gli altri è Julius von Alensmeier, figlia illegittima di un capofamiglia dell’antica nobiltà tedesca. La giovane è costretta a travestirsi da ragazzo per poter ereditare il patrimonio di famiglia, che sarebbe altrimenti passato alle sorelle maggiori. Nonostante alcuni elementi possano ricordare il più noto fumetto della Ikeda "Le Rose di Versailles", non aspettatevi la versione tedesca di Lady Oscar. Per quanto la chioma bionda di Julius e il suo abbigliamento maschile rimandino, neanche troppo velatamente, all’aspetto di Oscar, quest’ultima è coraggiosa, corretta e “tutta d’un pezzo” quanto Julius è insicura, incoerente e caratterizzata da un agire spesso discutibile e irrazionale che ne rivela tutta la fragilità umana.
È praticamente impossibile rendere la complessità dell’intreccio in poche righe. Nell’opera tuttavia possono essere distinte tre sequenze narrative. La prima, quella ambientata nella Germania post-bismarckiana narra le vicende di Julius al conservatorio di Ratisbona. Il tratto è simile a quello de "Le Rose di Versailles" e la narrazione è incentrata principalmente su Julius e i personaggi a lei immediatamente connessi. La seconda sequenza segue invece lo sviluppo della carriera pianistica di Isaac (amico intimo di Julius, legato a lei dall’enigmatica finestra di Orfeo) a Vienna. La narrazione assume qui una dimensione più corale, che giunge alla sua piena espressione nella terza parte dell’opera, che illustra le peripezie di Julius in Russia, dove fugge in cerca del suo amato Klaus (anche lui incontrato alla finestra di Orfeo), alias Alekseij Mihailovich, attivista rivoluzionario russo. Personaggi e vicende si moltiplicano e la storia irrompe prepotentemente nella trama. Il tratto si fa più affilato e barocco, quasi a riflettere la crescente drammaticità e durezza di una trama nella quale quasi tutti i protagonisti sono sopraffatti dagli eventi individuali e storici e sono spinti ad agire da una sorta di irrimediabile titanismo, pur presentendo il loro inevitabile fallimento. E forse la grandezza dei personaggi di Orpheus sta proprio qui: nel riconoscere la loro fallibilità e inadeguatezza.
Orpheus è insomma quello che si può definire il manga della maturità di Ryoko Ikeda, sia per quanto riguarda trama e sceneggiatura, sia per il tratto e l’organizzazione delle tavole. L’intreccio è sviluppato abilmente e struttura e temi dell’opera mi hanno ricordato quelli dei grandi romanzi ottocenteschi. Forse la Ikeda si è un po’ fatta prendere la mano per quanto riguarda gli intrecci amorosi, talvolta un po’ improbabili e molto idealizzati, ma d’altra parte questo costituisce il suo marchio di fabbrica e, oserei dire, il fascino delle sue opere. L’unica vera pecca: l’edizione italiana della Panini Comics non è proprio eccellente – la carta porosa non trattiene bene l’inchiostro, per dirne una – nonché difficilmente reperibile.
Un'opera matura, o meglio "in evoluzione", in cui si intrecciano i vari temi cari all'autrice: l'amore, l'arte e il destino.
Un'opera "realistica", dal punto di vista dell'analisi dell'animo umano, che parte dal raccontare le vicende di un trio e che finisce per dar voce a un coro.
Per chi decidesse di cimentarsi in questa lettura suggerisco di mettere da parte "Le Rose di Versailles". Infatti, nonostante le somiglianze fisiche e per certi versi sicuramente anche di carattere, Julius non è Oscar. Tanto Oscar richiama un modello di virtù e valori, tanto Julius appare molto più umana, nella sua fragilità e (a volte) meschinità. Tanto Oscar affronta le sue difficoltà e ritrova una dimensione eroica, tanto Julius annaspa nel tentativo di trovare la sua felicità, fino a naufragare del tutto. Lo stesso dicasi per gli altri personaggi, sia principali che secondari, i quali, tra dolori e lotte, sperimentano i fallimenti della vita. Questo però non basta a definire "Orpheus" un manga pessimista. La dimensione tragica di molte vicende infatti trova il suo giusto contrappeso nel sacrificio e nell'amore che portano a rivalutare le azioni dei personaggi, viste in una dimensione storica di più ampio respiro.
Particolarmente suggestivo lo stile narrativo, dove abbiamo una prima parte che dura circa tre anni, in cui vengono a definirsi le relazioni dei tre personaggi principali (Julius, Isaac e Klaus); e poi nella seconda la storia è incentrata su Isaac e copre un arco temporale molto più lungo, fino alla fine della Prima Guerra Mondiale. Poi nella terza parte c'è un salto temporale indietro per seguire lo stesso arco temporale, stavolta dal punto di vista di Julius e Klaus. Poi c'è la parte conclusiva, in cui i nodi vengono al pettine.
Splendide le ambientazioni: Regensburg, Vienna, poi la Russia. Diversi sono gli stili. Nella prima parte lo stile è ancora quello de "Le Rose di Versailles", mentre nella terza parte il tratto somiglia più a quello di "Eroica", i paesaggi e gli ambienti sono più carichi e ricchi di dettagli.
Non vorrei fare paragoni impropri, ma quando ho letto "Orpheus" la mente correva alle atmosfere di "Delitto e castigo" e "Il dottor Zivago".
Invito a leggere questo manga a chi ama la Storia, la musica e i drammi forti.
Un'opera "realistica", dal punto di vista dell'analisi dell'animo umano, che parte dal raccontare le vicende di un trio e che finisce per dar voce a un coro.
Per chi decidesse di cimentarsi in questa lettura suggerisco di mettere da parte "Le Rose di Versailles". Infatti, nonostante le somiglianze fisiche e per certi versi sicuramente anche di carattere, Julius non è Oscar. Tanto Oscar richiama un modello di virtù e valori, tanto Julius appare molto più umana, nella sua fragilità e (a volte) meschinità. Tanto Oscar affronta le sue difficoltà e ritrova una dimensione eroica, tanto Julius annaspa nel tentativo di trovare la sua felicità, fino a naufragare del tutto. Lo stesso dicasi per gli altri personaggi, sia principali che secondari, i quali, tra dolori e lotte, sperimentano i fallimenti della vita. Questo però non basta a definire "Orpheus" un manga pessimista. La dimensione tragica di molte vicende infatti trova il suo giusto contrappeso nel sacrificio e nell'amore che portano a rivalutare le azioni dei personaggi, viste in una dimensione storica di più ampio respiro.
Particolarmente suggestivo lo stile narrativo, dove abbiamo una prima parte che dura circa tre anni, in cui vengono a definirsi le relazioni dei tre personaggi principali (Julius, Isaac e Klaus); e poi nella seconda la storia è incentrata su Isaac e copre un arco temporale molto più lungo, fino alla fine della Prima Guerra Mondiale. Poi nella terza parte c'è un salto temporale indietro per seguire lo stesso arco temporale, stavolta dal punto di vista di Julius e Klaus. Poi c'è la parte conclusiva, in cui i nodi vengono al pettine.
Splendide le ambientazioni: Regensburg, Vienna, poi la Russia. Diversi sono gli stili. Nella prima parte lo stile è ancora quello de "Le Rose di Versailles", mentre nella terza parte il tratto somiglia più a quello di "Eroica", i paesaggi e gli ambienti sono più carichi e ricchi di dettagli.
Non vorrei fare paragoni impropri, ma quando ho letto "Orpheus" la mente correva alle atmosfere di "Delitto e castigo" e "Il dottor Zivago".
Invito a leggere questo manga a chi ama la Storia, la musica e i drammi forti.
Corre voce che chi si affaccia alla finestra di Orpheus e guarda verso il basso, sia destinato a innamorarsi dalla prima ragazza su cui si posa il suo sguardo. Anche se il loro amore finirà in tragedia come quello di Orpheus e Euridice.
Ci troviamo negli ultimi anni del 1800 a Regensburg, Germania, tra l'alta borghesia tedesca. I nostri protagonisti frequentano il conservatorio maschile San Sebastiano, nel quale si tramanda da ben quattrocento anni la leggenda della finestra di Orpheus.
Incontriamo Jullius Leonhart von Alensmeier, una ragazza costretta dalla madre a nascondere la propria natura con abiti maschili fin da bambina. La madre, sposata in seconda nozze al nobile del casato dei von Alensmeier, di cui in passato era l'amante, cerca di ingannare il marito e le sue due figlie per far ereditare all'unico primogenito maschio Julius l'intero patrimonio della ricca famiglia.
Isaac Gotthilfe Weisheit, un giovane ragazzo del popolo a cui è permesso studiare presso il prestigioso istituto per merito delle sue capacità artistiche e grazie ad una borsa di studio.
Klaus zon Mashmidt figlio di un nobile casato, il cui passato rimane oscuro e il cui cuore batte per la libertà della propria madre patria.
Inoltre ai tre protagonisti si trovano una serie di personaggi secondari i quali sono legati agli stessi e al girare della ruota del loro destino.
L'opera si può dividere in tre parti con altrettanti luoghi.
Il primo in Germania negli ultimi anni del 1800 all'interno dell'istituto scolastico San Sebastiano e all'interno dei misteri e gli eventi di Julius e la famiglia Von Alensmeier. Nella difficoltà della lotta della giovane tra il suo cuore femminile e tra il dovere maschile per la famiglia.
Il secondo in Austria tra gli anni a cavallo del 1800 e il 1900 a seguire le orme del promettente pianista Isaac.
Il terzo in Russia nei primi anni del 1900, quelli che precedono la rivoluzione russa, dove si combatte, nel vero senso della parola, la vita di Klauss, ovvero Alexeij Mihailovic.
Considerando la sua pubblicazione nel lontano 1976 si trova una crescita del disegno e della narrazione impressionante rispetto a Versailles no bara. Inoltre vi si trova una perfetta armonia tra i contenuti, i personaggi carismatici e ben definiti, lo studio documentato e curato di fatti storici e dei personaggi realmente esistiti.
Narrazione impeccabile, disegni semplicemente perfetti la rendono a mio avviso un'opera matura, intrigante e dai contenuti che la rendono una lettura piacevole ancora oggi.
Una buona pubblicazione della Planet, che offre una discreta qualità dell'albo ad un prezzo contenuto ed onesto.
Voto 10 pieno. A mio avviso da possedere assolutamente.
CIT: "A volte penso che l'incontro tra due esseri umani sia una forma di illusione. Soprattutto perché l'anima dell'uno non potrà mai arrivare a comprendere pienamente quella dell'altro, che non le appartiene.
Se non si è disposti ad accettare la delusione che ne consegue è meglio non sperare fin dall'inizio.
Se non si vuole rischiare di essere feriti, è meglio rinunciare fin dall'inizio a possedere ciò che non vogliamo perdere.
È meglio non amare.
È meglio non sperare.
È meglio non provare sentimenti.
Proprio così.
Per essere ragionevole, non mi dovrei aspettarmi neppure di vivere oltre questo istante, in cui sono certo di essere vivo. Eppure, così facendo l'anima smarrisce la strada e finisce per restare imprigionata in un mondo di follia. Proprio per evitare che questo accada, gli uomini non possono fare a meno di amare, di sperare e di provare sentimenti, pur essendo consapevoli della delusione che potrebbe conseguirne.
A volte mi viene addirittura da pensare che l'anima umana sia fatta apposta per essere ferita."
Ci troviamo negli ultimi anni del 1800 a Regensburg, Germania, tra l'alta borghesia tedesca. I nostri protagonisti frequentano il conservatorio maschile San Sebastiano, nel quale si tramanda da ben quattrocento anni la leggenda della finestra di Orpheus.
Incontriamo Jullius Leonhart von Alensmeier, una ragazza costretta dalla madre a nascondere la propria natura con abiti maschili fin da bambina. La madre, sposata in seconda nozze al nobile del casato dei von Alensmeier, di cui in passato era l'amante, cerca di ingannare il marito e le sue due figlie per far ereditare all'unico primogenito maschio Julius l'intero patrimonio della ricca famiglia.
Isaac Gotthilfe Weisheit, un giovane ragazzo del popolo a cui è permesso studiare presso il prestigioso istituto per merito delle sue capacità artistiche e grazie ad una borsa di studio.
Klaus zon Mashmidt figlio di un nobile casato, il cui passato rimane oscuro e il cui cuore batte per la libertà della propria madre patria.
Inoltre ai tre protagonisti si trovano una serie di personaggi secondari i quali sono legati agli stessi e al girare della ruota del loro destino.
L'opera si può dividere in tre parti con altrettanti luoghi.
Il primo in Germania negli ultimi anni del 1800 all'interno dell'istituto scolastico San Sebastiano e all'interno dei misteri e gli eventi di Julius e la famiglia Von Alensmeier. Nella difficoltà della lotta della giovane tra il suo cuore femminile e tra il dovere maschile per la famiglia.
Il secondo in Austria tra gli anni a cavallo del 1800 e il 1900 a seguire le orme del promettente pianista Isaac.
Il terzo in Russia nei primi anni del 1900, quelli che precedono la rivoluzione russa, dove si combatte, nel vero senso della parola, la vita di Klauss, ovvero Alexeij Mihailovic.
Considerando la sua pubblicazione nel lontano 1976 si trova una crescita del disegno e della narrazione impressionante rispetto a Versailles no bara. Inoltre vi si trova una perfetta armonia tra i contenuti, i personaggi carismatici e ben definiti, lo studio documentato e curato di fatti storici e dei personaggi realmente esistiti.
Narrazione impeccabile, disegni semplicemente perfetti la rendono a mio avviso un'opera matura, intrigante e dai contenuti che la rendono una lettura piacevole ancora oggi.
Una buona pubblicazione della Planet, che offre una discreta qualità dell'albo ad un prezzo contenuto ed onesto.
Voto 10 pieno. A mio avviso da possedere assolutamente.
CIT: "A volte penso che l'incontro tra due esseri umani sia una forma di illusione. Soprattutto perché l'anima dell'uno non potrà mai arrivare a comprendere pienamente quella dell'altro, che non le appartiene.
Se non si è disposti ad accettare la delusione che ne consegue è meglio non sperare fin dall'inizio.
Se non si vuole rischiare di essere feriti, è meglio rinunciare fin dall'inizio a possedere ciò che non vogliamo perdere.
È meglio non amare.
È meglio non sperare.
È meglio non provare sentimenti.
Proprio così.
Per essere ragionevole, non mi dovrei aspettarmi neppure di vivere oltre questo istante, in cui sono certo di essere vivo. Eppure, così facendo l'anima smarrisce la strada e finisce per restare imprigionata in un mondo di follia. Proprio per evitare che questo accada, gli uomini non possono fare a meno di amare, di sperare e di provare sentimenti, pur essendo consapevoli della delusione che potrebbe conseguirne.
A volte mi viene addirittura da pensare che l'anima umana sia fatta apposta per essere ferita."
Nel 1972, dopo il successo che la consacrò nella sfera mondiale con Versailles no bara, Ryoko Ikeda pubblicò un altro manga altrettanto affascinante anche se meno conosciuto: si tratta di Orpheus no mado, edito in Italia con il nome di Orpheus. Come sempre Ryoko ci incanta per la sua capacità di ricostruzione storica incredibilmente dettagliata; a fare da sfondo alle vicende questa volta è il periodo della Prima Guerra Mondiale e i personaggi si muovono tra la Germania, l’Austria e la Russia sconvolta dalla Rivoluzione rincorrendo i loro desideri, amori, ambizioni.
Orpheus è una storia di speranza, mistero, passione, rabbia, sangue in cui ritroviamo molti dei temi tanto cari alla sua autrice: la crisi di identità della protagonista costretta a vivere come un uomo per ragioni socio-economiche (Julius assomiglia tantissimo a Oscar), la musica (la cui descrizione qui raggiunge dei livelli sublimi), il contesto storico problematico.
Non ho volutamente parlato della trama perché non voglio anticiparvi nulla. Però vale davvero la pena di essere letto e vi terrà con il fiato sospeso fino alla fine. Buona lettura!
"Vi sono persone a questo mondo che pur essendo consapevoli dei propri ideali, non hanno la forza necessaria per tradurli in pratica, e si lasciano sballottare dai cambiamenti di quest'era turbolenta. Anche se sono gli altri a giudicare il valore delle nostre azioni, in fin dei conti spetta a ciascuno di noi decidere autonomamente quali intraprendere. "Riyoko Ikeda - Orpheus no mado
Orpheus è una storia di speranza, mistero, passione, rabbia, sangue in cui ritroviamo molti dei temi tanto cari alla sua autrice: la crisi di identità della protagonista costretta a vivere come un uomo per ragioni socio-economiche (Julius assomiglia tantissimo a Oscar), la musica (la cui descrizione qui raggiunge dei livelli sublimi), il contesto storico problematico.
Non ho volutamente parlato della trama perché non voglio anticiparvi nulla. Però vale davvero la pena di essere letto e vi terrà con il fiato sospeso fino alla fine. Buona lettura!
"Vi sono persone a questo mondo che pur essendo consapevoli dei propri ideali, non hanno la forza necessaria per tradurli in pratica, e si lasciano sballottare dai cambiamenti di quest'era turbolenta. Anche se sono gli altri a giudicare il valore delle nostre azioni, in fin dei conti spetta a ciascuno di noi decidere autonomamente quali intraprendere. "Riyoko Ikeda - Orpheus no mado
Per più di sei mesi il mio unico tormento è stato quello di recuperare quest'opera, che inspiegabilmente non ha avuto il favore dei lettori e soprattutto delle lettrici di manga.
Personalmente ritengo Orpheus un'opera intensa sia per il vissuto storico in cui l'autrice ha deciso di far vivere la sua eroina, che per la profondità di ogni personaggio che pian piano prende forma.
Probabilmente è un'opera che "soffre" il paragone con le avventure di Oscar. Già solo il contesto storico è molto complesso rispetto a quello francese, ed abbraccia un arco di tempo molto lungo che si districa tra la Germania, l'Austria e la Russia. Nonostante ciò, la storia scorre e intriga il lettore tra i complotti messi in atto dal potere del tempo e gli amori tormentati dei protagonisti.
Personalmente apprezzo tantissimo che anche in Orpheus le attenzioni amorevoli dell'autrice sono rivolte ai più deboli ai quali i protagonisti offrono tutto, anche la propria vita.
Orpheus è un manga stupendo che non ha nulla da invidiare alle storie nate da grandi autori russi ed europei, anzi, il contrario. Per l'emozione che prova Julius quando incrocia lo sguardo di Alexeij, serviva il tratto della Ikeda.
Personalmente ritengo Orpheus un'opera intensa sia per il vissuto storico in cui l'autrice ha deciso di far vivere la sua eroina, che per la profondità di ogni personaggio che pian piano prende forma.
Probabilmente è un'opera che "soffre" il paragone con le avventure di Oscar. Già solo il contesto storico è molto complesso rispetto a quello francese, ed abbraccia un arco di tempo molto lungo che si districa tra la Germania, l'Austria e la Russia. Nonostante ciò, la storia scorre e intriga il lettore tra i complotti messi in atto dal potere del tempo e gli amori tormentati dei protagonisti.
Personalmente apprezzo tantissimo che anche in Orpheus le attenzioni amorevoli dell'autrice sono rivolte ai più deboli ai quali i protagonisti offrono tutto, anche la propria vita.
Orpheus è un manga stupendo che non ha nulla da invidiare alle storie nate da grandi autori russi ed europei, anzi, il contrario. Per l'emozione che prova Julius quando incrocia lo sguardo di Alexeij, serviva il tratto della Ikeda.
A <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Regensburg">Regensburg</a>, in Germania, circola una leggenda: essa vuole che qualunque ragazzo si affacci da una certa finestra, la cosiddetta Finestra di Orfeo dell’istituto musicale di San Sebastiano, si innamori della prima giovane donna su cui posi lo sguardo, benché, sulla falsa riga del mito ellenico di Orfeo ed Euridice, il loro amore sia destinato a essere reciso violentemente assieme alle loro esistenze.
<b>Orpheus</b>, <b>la finestra di Orfeo</b> (オルフェウスの窓 <i>Orufueusu no mado</i>, contratto in オル窓 <i>Orumado</i>, il titolo originale) è la monografia, come la definisce anche lo stesso editore italiano <b>Panini Comics</b>, più ambiziosa di <i>Riyoko Ikeda</i>, che l’ha così commentata:
<center><font color="red"><b>«Se Versailles no bara è un'opera giovanile, Orpheus no mado è l'opera di una vita»</b></font></center>
Serializzato inizialmente sulla rivista <i>Margaret Settimanale</i> dal numero 4-5 del 1975 fino al 32 del 1976, è poi passato sulle pagine di <i>Seventeen Mensile</i> dal numero 1 del 1977 all’ottavo del 1981, per un totale di 18 <i>tankoubon</i> che formano il manga più esteso della <i>Ikeda</i> in merito del quale si è aggiudicata la nona edizione del <i>Premio per Scrittori Giapponesi di Manga</i>.
<b>Orpheus</b> è impreziosito da ben tre riedizioni, la prima del 1988 in quattro uscite a cura della casa editrice <b>Chuo-Koronsha</b>, la seconda del 1995 in nove uscite e la terza in quattordici del 2003, entrambe per <b>Shueisha</b>.
In aggiunta, nel 1999 <i>Ikeda-Sensei</i> riprende in mano il manga svelando passaggi rimasti insoluti in <i>Orpheus no mado gaiden</i>, disegnato da <i>Erika Miyamoto</i>.
La storia de <b>La finestra di Orfeo</b> copre un periodo che va all’incirca dal 1870 al 1923 includendo la <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_russo_giapponese">Guerra Russo-Giapponese del 1904-1905</a>, conclusasi per via della <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Rivoluzione_russa_del_1905">Rivoluzione Russa</a> del medesimo anno, la <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Prima_guerra_mondiale">Prima Guerra Mondiale</a> e la <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Rivoluzione_russa">Rivoluzione del 1917</a>, un arco temporale ampio abbastanza da permettere un ottimo affresco storico e generazionale. In confronto a <a href="http://www.animeclick.it/manga.php?xtit=Lady+Oscar">Le rose di Versailles</a>, qui gli avvenimenti storici singoli, quali l'<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Affare_Dreyfus">Affare Dreyfus</a> e la comparsa della sedicente <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Anastasija_Nikolaevna_Romanova">Principessa Anastasia</a>, sono collegati più sottilmente e i personaggi esistiti realmente rivestono un ruolo subordinato e costituiscono un universo sospeso tra un’accorta cronaca culturale e un vivace adattamento <i>for art’s sake</i>.
La narrazione può essere suddivisa in due filoni principali e uno minore intermedio: la prima parte coincide con quella proposta su <i>Margaret</i> e introduce le vicende e i personaggi principali, ovvero Julius Leonhart von Alensmeier, Isaac Gotthilfe Weischeit e Klaus zon Maschmidt, tutti e tre studenti del San Sebastiano.
Ispirata all’attore svedese <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Bj%C3%B6rn_Andr%C3%A9sen">Björn Andrésen</a>, Julius von Alensmeier è figlia illegittima del capofamiglia di una delle casate più antiche e potenti di Regensburg e costretta a indossare panni maschili per poter accedere insieme alla madre Renate alla casa paterna bisognosa di un erede, vantando un fasullo diritto di successione sul patrimonio familiare a discapito delle due figlie avute in prime nozze dal padre, l’equilibrata e giusta Maria Barbara e la <i>femme fatale</i> Annelotte.
Isaac Weischeit è uno studente orfano serio e inflessibile che frequenta il prestigioso conservatorio in qualità di vincitore di una borsa di studio messa in palio dai Kippenberg, il casato più facoltoso della cittadina, il cui invidioso e gretto rampollo Moritz non fa che rimarcare il debito di riconoscenza che Isaac dovrebbe nutrire nei loro confronti.
Isaac scorge per primo Julius dalla famigerata finestra, ed entrambi studiano pianoforte.
Klaus è un virtuoso del violino, anche lui vede Julius tramite la Finestra di Orfeo ed è lui l’uomo a cui la fanciulla si lega indissolubilmente. La permanenza di Klaus in Germania è peraltro una copertura: in realtà, egli è di origini russe, terra da cui è dovuto fuggire in quanto braccato dalla polizia segreta, reo di essere diretto consanguineo di un altolocato rivoluzionario russo, Dimitrij Mihailovic. Il suo nome di battesimo è Alexeij.
Quest’introduzione occupa circa la metà del fumetto, arrestandosi al volumetto 6. Il suo scopo è avviare le trame relative ai tre eroi: quella di Julius riguardante il mistero della sua eredità e di uno o più individui intenti a perseguitare e sterminare i membri del suo parentado; di Isaac, che si incammina lungo la via maestra dell’Arte nonostante le gravi preoccupazioni finanziarie e per sua sorella Friederike; e infine Klaus che fornisce sostegno ai rivoltosi rifugiatisi all’estero allo stesso tempo in cui progetta il rientro in patria per combattere attivamente al fianco dei militanti menscevichi e della ex-fidanzata del fratello Arlaune.
La seconda frazione è incentrata sulla carriera da professionista di Isaac a Vienna e va dal volume 6 all’8.
Nella terza parte il racconto si sposta ancora più a Nord-Est, nell’algida Russia, in cui Klaus/Alexeij è tornato e Julius si è a sua volta recata sulle sue tracce dopo l’annientamento quasi totale dei suoi cari. Qua si svolgono gli avvenimenti <i>clou</i> del <i>manga</i>, con acuti e frequenti accenni storici e il breve coronamento del sogno d’amore di Julius e Alexeij.
Infine, nel fatidico volumetto 14 Julius fa ritorno a Regensburg, dove respira aria di nostalgia per la trascorsa giovinezza e dove tutti gli enigmi vengono finalmente risolti e conclusi.
Tre protagonisti, tre storie correlate e al contempo indipendenti, tre differenti Stati a fare da sfondo, la Germania, l’Austria, e la Russia, non a caso le grandi protagoniste del primo conflitto mondiale: <b>è come se la <i>Ikeda</i> avesse affidato a ognuno un componente del suo trinomio prediletto</b>: <b>l’<i>Amore</i> a Julius</b>, <b>l’<i>Arte</i> a Isaac</b>, <b>e il <i>Compimento del Destino</i> a Klaus</b>, <i>Leitmotive</i> in grado di mondare i peccati nonché elevare l’animo a vette altrimenti irraggiungibili.
In numerosi aspetti, Julius richiama la protagonista dell’altra famosa creazione ikediana: Oscar.
Lei e Julius risultano complementari: obbligate a dissimulare il proprio sesso, sono ambedue irruenti e impetuose; malgrado ciò, Oscar ha una ferma virilità di spirito che la sostiene fino agli ultimi istanti, Julius, all’opposto, risponde a una natura estremamente fragile e instabile che non anela che a rivelare il suo vero ego e concedersi alle gioie dei legami amorosi, gioie per le quali non esita ad accorrere nella lontana e ostile Russia in una ricerca cieca del suo partner decretato dalla Sorte. In più, Julius adempie alle sue prerogative materne dando alla luce una bambina, un epilogo inconcepibile per Oscar.
Difatti, <b>in Orpheus non viene elaborata</b>, a differenza che ne <i>Le rose di Versailles</i>, <b>una possibile rilettura delle identità di genere</b>, bensì l’ambiguità sessuale di Julius, a cui tutti gli alunni del San Sebastiano sono attratti incuranti del divieto di allacciare rapporti omosessuali all’interno di un ambiente di rigida fede cattolica, è gradatamente ricondotta nei più classici stilemi dello Shoujo Manga anni ’70, che esigono dame la cui unica ancora di salvezza è il sorreggersi disperato al proprio compagno, e non instauranti la relazione di mutua stima e soccorso peculiare di André e Oscar.
<i>Riyoko Ikeda</i> dissemina lungo le tavole dei presagi, degli indizi di ciò che avverrà in seguito, come se volesse comunicarci la sua convinzione secondo cui l’intelligenza dormiente, sopita, il lato dionisiaco di ciascuno di noi sa cogliere i suggerimenti della fortuna ma, stoltamente, non ne fa un uso adeguato per insorgere e liberarsi dalle sue strette maglie, e l’avverarsi delle aspirazioni si rivela essere l’autentica dannazione, mentre quando esse rimangono tali sono pure, nobili, incontaminate, si può ancora avvertire speranza e fiducia in un futuro radioso, una verità questa rappresentata dal bambino di Isaac Jubel. D’altro canto, l’unico mezzo di affrontare la vita che la mangaka pare voglia indicarci è tentare il tutto per tutto per affetto.
Quando in <i>Berubara</i> le persone appaiono vittime maggiormente innocenti, in <b>Orfeo</b> si sottolinea come le fatalità siano in parte assolute e in parte messe in moto dalle azioni dei personaggi; “<i>per cacciare via lo spirito infernale che gravava su di noi</i>, <i>era necessario che mi trasformassi io stessa in uno spirito infernale</i>” afferma Renate al termine del primo numero.
Oltre a ciò, in <i>Berubara</i> i personaggi debbono dapprima confrontarsi con la società per prendere cognizione delle regole che, quantunque ingiustamente, la governano, invece tutti gli attori di <b>Orpheus</b> custodiscono innata questa conoscenza: ne sono dunque idealmente i continuatori, gli eredi spirituali.
In virtù di queste considerazioni, <b>Orpheus si configura sotto forma di una moderna tragedia greca i cui eroi incarnano il titanismo</b>, ossia sono mossi da passioni e sventure così soverchianti da rimanerne completamente succubi: ad esempio, Julius è talmente scossa da determinati avvenimenti da ricorrere inconsciamente a perdite di memoria volontarie al fine di proteggere la propria psiche, in maniera analoga a Oscar che oblia per un istante la scomparsa di André.
Notevole è la capacità della <i>Ikeda</i> di caratterizzare i suoi personaggi, così diversi nel profilo e estetico e psicologico, ma allo medesimo tempo capaci di rapportarsi gli uni con gli altri quasi autonomamente, con una complessità e uno spessore psicologico degni di autentici esseri umani, con il proprio bagaglio di ideali, paure, traumi, pregi.
Il tutto a un ritmo narrativo serrato, incalzante, costellato di <i>flashbacks</i>, <i>flash-forwards</i> e passaggi cronologicamente paralleli che rende <b>Orpheus</b> assimilabile a un giallo, il cui unico difetto è forse un’accelerazione eccessivamente vertiginosa nella sezione ambientata in Russia.
Il comparto grafico si adatta al Paese e all’epoca in esame, perciò lasciandoci alle spalle la barocca Reggia di Versailles siamo ora proiettati in un film in bianco e nero di inizio secolo.
Lo stile di disegno di <i>Lady Oscar</i> e <i><a href="http://www.animeclick.it/manga.php?xtit=Caro+Fratello">Caro fratello</a></i> è ricalcato nel character design e l’uso abbondante di retini ed effetti scenici è riservato alle scene di maggior impatto sentimentale.
In generale, in <b>Orumado</b> esso è più asciutto, più sobrio e si nota un evidente stacco nella saga sovietica durante cui assume un tocco più realistico e maturo, a illustrare il cambiamento sopraggiunto nei personaggi, divenendo particolareggiato e carico di dettagli, e unito all’attenzione maniacale nella resa architettonica preannuncia l’impostazione delle sue opere più tarde come <i><a href="http://www.animeclick.it/manga.php?xtit=Eroica">Eroica</a></i> raggiungendo in <b>Orpheus</b> un’immaginaria fase di transizione.
L’edizione nostrana è di formato 13x18 ed è firmata <b>Planet Manga</b>, la quale ha suddiviso la produzione in 14 volumi basati su quella in soli 4 della <b>Chuo-Koronsha</b>.
Sebbene sia migliore delle consuete stampe <b>Panini</b> mediante il formato maggiore, le circa 250 pagine, e un prezzo competitivo - € 4,00 quello lancio e € 4,50 per i restanti libretti -, l’ordine è ribaltato in accordo all’uso occidentale e questo talvolta ostacola la lettura, per non parlare della carta di qualità mediocre, scura e porosa. <b>Orpheus</b> non si redime nemmeno da problemi tecnici tipici della <b>Planet</b> come un’impaginazione, una sfogliabilità e una reperibilità che lasciano assai a desiderare e l’editoriale si limita a un succinto riassunto e a una non sempre presente rubrica della posta.
Per fornire un giudizio globale, sento il bisogno di avvertire il potenziale lettore di non cercare in <b>Orpheus</b>, come in molti hanno tentato, una rediviva <i>Lady Oscar</i>. Certamente i punti di contatto sono presenti e corposi, ma è altrettanto logico che la <i>mangaka</i> abbia attraversato un’evoluzione estetica e di pensiero nei 3 anni che separano la lavorazione dei due prodotti: pertanto, <i>Riyoko Ikeda</i> dimostra ulteriormente in <b>Orpheus</b> di essere una meticolosa narratrice confezionando un’opera più monumentale e psicologica de <i>Le Rose</i>. D’altra parte, <i>Berubara</i> veicola un afflato esteriore e un’energia, un vigore giovanile che in <b>Orpheus</b> si sono venuti indebolendo sulla spinta di una conquistata maturità dell’autrice. È per questa motivazione che <b>personalmente considero Versailles no bara e Orfeo due estremi di un’ideale parabola di sviluppo dell’artista</b>, <b>due momenti di irripetibile lirismo nella sua maturazione artistica e umana</b>.
<b>Orpheus</b>, <b>la finestra di Orfeo</b> (オルフェウスの窓 <i>Orufueusu no mado</i>, contratto in オル窓 <i>Orumado</i>, il titolo originale) è la monografia, come la definisce anche lo stesso editore italiano <b>Panini Comics</b>, più ambiziosa di <i>Riyoko Ikeda</i>, che l’ha così commentata:
<center><font color="red"><b>«Se Versailles no bara è un'opera giovanile, Orpheus no mado è l'opera di una vita»</b></font></center>
Serializzato inizialmente sulla rivista <i>Margaret Settimanale</i> dal numero 4-5 del 1975 fino al 32 del 1976, è poi passato sulle pagine di <i>Seventeen Mensile</i> dal numero 1 del 1977 all’ottavo del 1981, per un totale di 18 <i>tankoubon</i> che formano il manga più esteso della <i>Ikeda</i> in merito del quale si è aggiudicata la nona edizione del <i>Premio per Scrittori Giapponesi di Manga</i>.
<b>Orpheus</b> è impreziosito da ben tre riedizioni, la prima del 1988 in quattro uscite a cura della casa editrice <b>Chuo-Koronsha</b>, la seconda del 1995 in nove uscite e la terza in quattordici del 2003, entrambe per <b>Shueisha</b>.
In aggiunta, nel 1999 <i>Ikeda-Sensei</i> riprende in mano il manga svelando passaggi rimasti insoluti in <i>Orpheus no mado gaiden</i>, disegnato da <i>Erika Miyamoto</i>.
La storia de <b>La finestra di Orfeo</b> copre un periodo che va all’incirca dal 1870 al 1923 includendo la <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_russo_giapponese">Guerra Russo-Giapponese del 1904-1905</a>, conclusasi per via della <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Rivoluzione_russa_del_1905">Rivoluzione Russa</a> del medesimo anno, la <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Prima_guerra_mondiale">Prima Guerra Mondiale</a> e la <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Rivoluzione_russa">Rivoluzione del 1917</a>, un arco temporale ampio abbastanza da permettere un ottimo affresco storico e generazionale. In confronto a <a href="http://www.animeclick.it/manga.php?xtit=Lady+Oscar">Le rose di Versailles</a>, qui gli avvenimenti storici singoli, quali l'<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Affare_Dreyfus">Affare Dreyfus</a> e la comparsa della sedicente <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Anastasija_Nikolaevna_Romanova">Principessa Anastasia</a>, sono collegati più sottilmente e i personaggi esistiti realmente rivestono un ruolo subordinato e costituiscono un universo sospeso tra un’accorta cronaca culturale e un vivace adattamento <i>for art’s sake</i>.
La narrazione può essere suddivisa in due filoni principali e uno minore intermedio: la prima parte coincide con quella proposta su <i>Margaret</i> e introduce le vicende e i personaggi principali, ovvero Julius Leonhart von Alensmeier, Isaac Gotthilfe Weischeit e Klaus zon Maschmidt, tutti e tre studenti del San Sebastiano.
Ispirata all’attore svedese <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Bj%C3%B6rn_Andr%C3%A9sen">Björn Andrésen</a>, Julius von Alensmeier è figlia illegittima del capofamiglia di una delle casate più antiche e potenti di Regensburg e costretta a indossare panni maschili per poter accedere insieme alla madre Renate alla casa paterna bisognosa di un erede, vantando un fasullo diritto di successione sul patrimonio familiare a discapito delle due figlie avute in prime nozze dal padre, l’equilibrata e giusta Maria Barbara e la <i>femme fatale</i> Annelotte.
Isaac Weischeit è uno studente orfano serio e inflessibile che frequenta il prestigioso conservatorio in qualità di vincitore di una borsa di studio messa in palio dai Kippenberg, il casato più facoltoso della cittadina, il cui invidioso e gretto rampollo Moritz non fa che rimarcare il debito di riconoscenza che Isaac dovrebbe nutrire nei loro confronti.
Isaac scorge per primo Julius dalla famigerata finestra, ed entrambi studiano pianoforte.
Klaus è un virtuoso del violino, anche lui vede Julius tramite la Finestra di Orfeo ed è lui l’uomo a cui la fanciulla si lega indissolubilmente. La permanenza di Klaus in Germania è peraltro una copertura: in realtà, egli è di origini russe, terra da cui è dovuto fuggire in quanto braccato dalla polizia segreta, reo di essere diretto consanguineo di un altolocato rivoluzionario russo, Dimitrij Mihailovic. Il suo nome di battesimo è Alexeij.
Quest’introduzione occupa circa la metà del fumetto, arrestandosi al volumetto 6. Il suo scopo è avviare le trame relative ai tre eroi: quella di Julius riguardante il mistero della sua eredità e di uno o più individui intenti a perseguitare e sterminare i membri del suo parentado; di Isaac, che si incammina lungo la via maestra dell’Arte nonostante le gravi preoccupazioni finanziarie e per sua sorella Friederike; e infine Klaus che fornisce sostegno ai rivoltosi rifugiatisi all’estero allo stesso tempo in cui progetta il rientro in patria per combattere attivamente al fianco dei militanti menscevichi e della ex-fidanzata del fratello Arlaune.
La seconda frazione è incentrata sulla carriera da professionista di Isaac a Vienna e va dal volume 6 all’8.
Nella terza parte il racconto si sposta ancora più a Nord-Est, nell’algida Russia, in cui Klaus/Alexeij è tornato e Julius si è a sua volta recata sulle sue tracce dopo l’annientamento quasi totale dei suoi cari. Qua si svolgono gli avvenimenti <i>clou</i> del <i>manga</i>, con acuti e frequenti accenni storici e il breve coronamento del sogno d’amore di Julius e Alexeij.
Infine, nel fatidico volumetto 14 Julius fa ritorno a Regensburg, dove respira aria di nostalgia per la trascorsa giovinezza e dove tutti gli enigmi vengono finalmente risolti e conclusi.
Tre protagonisti, tre storie correlate e al contempo indipendenti, tre differenti Stati a fare da sfondo, la Germania, l’Austria, e la Russia, non a caso le grandi protagoniste del primo conflitto mondiale: <b>è come se la <i>Ikeda</i> avesse affidato a ognuno un componente del suo trinomio prediletto</b>: <b>l’<i>Amore</i> a Julius</b>, <b>l’<i>Arte</i> a Isaac</b>, <b>e il <i>Compimento del Destino</i> a Klaus</b>, <i>Leitmotive</i> in grado di mondare i peccati nonché elevare l’animo a vette altrimenti irraggiungibili.
In numerosi aspetti, Julius richiama la protagonista dell’altra famosa creazione ikediana: Oscar.
Lei e Julius risultano complementari: obbligate a dissimulare il proprio sesso, sono ambedue irruenti e impetuose; malgrado ciò, Oscar ha una ferma virilità di spirito che la sostiene fino agli ultimi istanti, Julius, all’opposto, risponde a una natura estremamente fragile e instabile che non anela che a rivelare il suo vero ego e concedersi alle gioie dei legami amorosi, gioie per le quali non esita ad accorrere nella lontana e ostile Russia in una ricerca cieca del suo partner decretato dalla Sorte. In più, Julius adempie alle sue prerogative materne dando alla luce una bambina, un epilogo inconcepibile per Oscar.
Difatti, <b>in Orpheus non viene elaborata</b>, a differenza che ne <i>Le rose di Versailles</i>, <b>una possibile rilettura delle identità di genere</b>, bensì l’ambiguità sessuale di Julius, a cui tutti gli alunni del San Sebastiano sono attratti incuranti del divieto di allacciare rapporti omosessuali all’interno di un ambiente di rigida fede cattolica, è gradatamente ricondotta nei più classici stilemi dello Shoujo Manga anni ’70, che esigono dame la cui unica ancora di salvezza è il sorreggersi disperato al proprio compagno, e non instauranti la relazione di mutua stima e soccorso peculiare di André e Oscar.
<i>Riyoko Ikeda</i> dissemina lungo le tavole dei presagi, degli indizi di ciò che avverrà in seguito, come se volesse comunicarci la sua convinzione secondo cui l’intelligenza dormiente, sopita, il lato dionisiaco di ciascuno di noi sa cogliere i suggerimenti della fortuna ma, stoltamente, non ne fa un uso adeguato per insorgere e liberarsi dalle sue strette maglie, e l’avverarsi delle aspirazioni si rivela essere l’autentica dannazione, mentre quando esse rimangono tali sono pure, nobili, incontaminate, si può ancora avvertire speranza e fiducia in un futuro radioso, una verità questa rappresentata dal bambino di Isaac Jubel. D’altro canto, l’unico mezzo di affrontare la vita che la mangaka pare voglia indicarci è tentare il tutto per tutto per affetto.
Quando in <i>Berubara</i> le persone appaiono vittime maggiormente innocenti, in <b>Orfeo</b> si sottolinea come le fatalità siano in parte assolute e in parte messe in moto dalle azioni dei personaggi; “<i>per cacciare via lo spirito infernale che gravava su di noi</i>, <i>era necessario che mi trasformassi io stessa in uno spirito infernale</i>” afferma Renate al termine del primo numero.
Oltre a ciò, in <i>Berubara</i> i personaggi debbono dapprima confrontarsi con la società per prendere cognizione delle regole che, quantunque ingiustamente, la governano, invece tutti gli attori di <b>Orpheus</b> custodiscono innata questa conoscenza: ne sono dunque idealmente i continuatori, gli eredi spirituali.
In virtù di queste considerazioni, <b>Orpheus si configura sotto forma di una moderna tragedia greca i cui eroi incarnano il titanismo</b>, ossia sono mossi da passioni e sventure così soverchianti da rimanerne completamente succubi: ad esempio, Julius è talmente scossa da determinati avvenimenti da ricorrere inconsciamente a perdite di memoria volontarie al fine di proteggere la propria psiche, in maniera analoga a Oscar che oblia per un istante la scomparsa di André.
Notevole è la capacità della <i>Ikeda</i> di caratterizzare i suoi personaggi, così diversi nel profilo e estetico e psicologico, ma allo medesimo tempo capaci di rapportarsi gli uni con gli altri quasi autonomamente, con una complessità e uno spessore psicologico degni di autentici esseri umani, con il proprio bagaglio di ideali, paure, traumi, pregi.
Il tutto a un ritmo narrativo serrato, incalzante, costellato di <i>flashbacks</i>, <i>flash-forwards</i> e passaggi cronologicamente paralleli che rende <b>Orpheus</b> assimilabile a un giallo, il cui unico difetto è forse un’accelerazione eccessivamente vertiginosa nella sezione ambientata in Russia.
Il comparto grafico si adatta al Paese e all’epoca in esame, perciò lasciandoci alle spalle la barocca Reggia di Versailles siamo ora proiettati in un film in bianco e nero di inizio secolo.
Lo stile di disegno di <i>Lady Oscar</i> e <i><a href="http://www.animeclick.it/manga.php?xtit=Caro+Fratello">Caro fratello</a></i> è ricalcato nel character design e l’uso abbondante di retini ed effetti scenici è riservato alle scene di maggior impatto sentimentale.
In generale, in <b>Orumado</b> esso è più asciutto, più sobrio e si nota un evidente stacco nella saga sovietica durante cui assume un tocco più realistico e maturo, a illustrare il cambiamento sopraggiunto nei personaggi, divenendo particolareggiato e carico di dettagli, e unito all’attenzione maniacale nella resa architettonica preannuncia l’impostazione delle sue opere più tarde come <i><a href="http://www.animeclick.it/manga.php?xtit=Eroica">Eroica</a></i> raggiungendo in <b>Orpheus</b> un’immaginaria fase di transizione.
L’edizione nostrana è di formato 13x18 ed è firmata <b>Planet Manga</b>, la quale ha suddiviso la produzione in 14 volumi basati su quella in soli 4 della <b>Chuo-Koronsha</b>.
Sebbene sia migliore delle consuete stampe <b>Panini</b> mediante il formato maggiore, le circa 250 pagine, e un prezzo competitivo - € 4,00 quello lancio e € 4,50 per i restanti libretti -, l’ordine è ribaltato in accordo all’uso occidentale e questo talvolta ostacola la lettura, per non parlare della carta di qualità mediocre, scura e porosa. <b>Orpheus</b> non si redime nemmeno da problemi tecnici tipici della <b>Planet</b> come un’impaginazione, una sfogliabilità e una reperibilità che lasciano assai a desiderare e l’editoriale si limita a un succinto riassunto e a una non sempre presente rubrica della posta.
Per fornire un giudizio globale, sento il bisogno di avvertire il potenziale lettore di non cercare in <b>Orpheus</b>, come in molti hanno tentato, una rediviva <i>Lady Oscar</i>. Certamente i punti di contatto sono presenti e corposi, ma è altrettanto logico che la <i>mangaka</i> abbia attraversato un’evoluzione estetica e di pensiero nei 3 anni che separano la lavorazione dei due prodotti: pertanto, <i>Riyoko Ikeda</i> dimostra ulteriormente in <b>Orpheus</b> di essere una meticolosa narratrice confezionando un’opera più monumentale e psicologica de <i>Le Rose</i>. D’altra parte, <i>Berubara</i> veicola un afflato esteriore e un’energia, un vigore giovanile che in <b>Orpheus</b> si sono venuti indebolendo sulla spinta di una conquistata maturità dell’autrice. È per questa motivazione che <b>personalmente considero Versailles no bara e Orfeo due estremi di un’ideale parabola di sviluppo dell’artista</b>, <b>due momenti di irripetibile lirismo nella sua maturazione artistica e umana</b>.
Riyoko Ikeda è una delle mie mangaka preferite; ed Orpheus mi è piaciuto ancora di più di Versailles no Bara, che invece, mi spiace dirlo, ma mi ha un po' delusa rispetto all'anime.
La storia è molto coinvolgente, l'intreccio complesso ed i personaggi interessanti, anche perché, come ha già scritto alexiel, Julius è molto meno simile ad Oscar ed a Saint Just di quanto possa sembrare... Ed il finale non è per niente scontato, anche se la sensei ha sempre quel brutto vizietto sadico, soprattutto nei riguardi dei personaggi migliori (almeno dal mio punto di vista), che i suoi fans conoscono bene...
Unica pecca, secondo me, è lo stile di disegno. Come in molti manga, lo stile si modifica dai primi agli ultimi volumi e generalmente io preferisco lo stile più maturo. Non è questo il caso: i tratti dei visi dei personaggi negli ultimi volumi, più marcati ed un tantino più mascolini anche per i personaggi femminili, non mi piacciono molto.
Comunque ciò non rende questo manga meritevole di essere letto da tutti, peccato che i manga Planet siano difficili da recuperare come arretrati... Spero, per coloro che non all'epoca non comprarono Orpheus, che ci sia prima o poi una ristampa.
La storia è molto coinvolgente, l'intreccio complesso ed i personaggi interessanti, anche perché, come ha già scritto alexiel, Julius è molto meno simile ad Oscar ed a Saint Just di quanto possa sembrare... Ed il finale non è per niente scontato, anche se la sensei ha sempre quel brutto vizietto sadico, soprattutto nei riguardi dei personaggi migliori (almeno dal mio punto di vista), che i suoi fans conoscono bene...
Unica pecca, secondo me, è lo stile di disegno. Come in molti manga, lo stile si modifica dai primi agli ultimi volumi e generalmente io preferisco lo stile più maturo. Non è questo il caso: i tratti dei visi dei personaggi negli ultimi volumi, più marcati ed un tantino più mascolini anche per i personaggi femminili, non mi piacciono molto.
Comunque ciò non rende questo manga meritevole di essere letto da tutti, peccato che i manga Planet siano difficili da recuperare come arretrati... Spero, per coloro che non all'epoca non comprarono Orpheus, che ci sia prima o poi una ristampa.
Dall'autrice di Berubara non potevo che aspettarmi un'altra opera intrisa di storia, romanticismo e tragedia. Infatti così è. La caratterizzazione dei personaggi è come al solito molto attenta e precisa, anche se la protagonista non mi piace molto: me l'aspettavo sul tipo di Oscar, invece è più Nanako, coi suoi piagnistei, troppo debole e bisognosa del suo uomo...che poi prontamente cambia quando perde la memoria, bha! Invece il co-protagonista sfiora la genialità; così tragico e profondo, Alexei è uno dei migliori personaggi mai creati dall'autrice ne suoi vari manga, veramente completo e ben strutturato.
Consiglio questa opera a chi ha già apprezzato la sensei e il suo tratto spigoloso, ma la parte storica è molto più approfondita rispetto a Berubara, quindi se quell'aspetto vi annoia astenetevi!
Consiglio questa opera a chi ha già apprezzato la sensei e il suo tratto spigoloso, ma la parte storica è molto più approfondita rispetto a Berubara, quindi se quell'aspetto vi annoia astenetevi!