L'Età Della Convivenza - Dōsei Jidai
"L’età della convivenza" (Dōsei Jidai) è una bellissima opera di Kazuo Kamimura noto ultimamente in italia grazie alle numerose pubblicazioni di vari editori italiani.
In quest'opera il tema predominante è il vero amore e le sue mille sfaccettature.
Pubblicato nel 1972 questo manga ha come protagonisti assoluti Kyoko e Jiro, una giovane coppia che nella Tokyo degli anni '70 inizia a convivere, il matrimonio non è contemplato, cosa insolita e immorale all'epoca.
L'autore entra nelle profondità dei loro animi, mostrando il delicato equilibrio di coppia: i piccoli momenti quotidiani, la complicità, l'amore travolgente e passionale, il desiderio incessante, le difficoltà finanziarie, il vivere alla giornata, le aspirazioni lavorative, lo scontro con la società conformista che mal tollera la loro convivenza sfacciata, per poi passare agli aspetti più oscuri: i litigi e le riconciliazioni, le paure, la lontananza.
La sensibilità di Kamimura nel rappresentare Kyoko è qualcosa di spiazzante: il suo essere viziata e un po' capricciosa, il suo amore sconfinato (a tratti poeticamente folle) per Jiro, la disperazione, ma soprattutto la sua fragilità emotiva vengono narrati con delicatezza e poesia, rendendo quest'opera una sublime rappresentazione dell'animo femminile.
Lode alla J-Pop che ha portato quest'opera in italia in tre corposi volumi in grande formato e di ottima qualità.
I disegni sono tipici dell'epoca, il tratto di Kamimura è essenziale, ma meravigliosamente espressivo e poetico.
Consiglio a tutti la lettura di questo splendido manga che supera la prova del tempo rendendosi attuale anche ai giorni nostri.
Soprattutto lo consiglio ai romantici che vogliono godersi una intensa e struggente storia d'amore.
In quest'opera il tema predominante è il vero amore e le sue mille sfaccettature.
Pubblicato nel 1972 questo manga ha come protagonisti assoluti Kyoko e Jiro, una giovane coppia che nella Tokyo degli anni '70 inizia a convivere, il matrimonio non è contemplato, cosa insolita e immorale all'epoca.
L'autore entra nelle profondità dei loro animi, mostrando il delicato equilibrio di coppia: i piccoli momenti quotidiani, la complicità, l'amore travolgente e passionale, il desiderio incessante, le difficoltà finanziarie, il vivere alla giornata, le aspirazioni lavorative, lo scontro con la società conformista che mal tollera la loro convivenza sfacciata, per poi passare agli aspetti più oscuri: i litigi e le riconciliazioni, le paure, la lontananza.
La sensibilità di Kamimura nel rappresentare Kyoko è qualcosa di spiazzante: il suo essere viziata e un po' capricciosa, il suo amore sconfinato (a tratti poeticamente folle) per Jiro, la disperazione, ma soprattutto la sua fragilità emotiva vengono narrati con delicatezza e poesia, rendendo quest'opera una sublime rappresentazione dell'animo femminile.
Lode alla J-Pop che ha portato quest'opera in italia in tre corposi volumi in grande formato e di ottima qualità.
I disegni sono tipici dell'epoca, il tratto di Kamimura è essenziale, ma meravigliosamente espressivo e poetico.
Consiglio a tutti la lettura di questo splendido manga che supera la prova del tempo rendendosi attuale anche ai giorni nostri.
Soprattutto lo consiglio ai romantici che vogliono godersi una intensa e struggente storia d'amore.
In un periodo in cui il mercato italiano del manga sembra trarre nuova linfa vitale dai tesori del passato, qualche illuminato editore rispolvera dai sedimenti del tempo alcune fra le più interessanti opere del periodo d’oro del gekiga. È il caso della milanese J-Pop Manga che, dopo la pubblicazione della serie Lady Snowblood e del volume unico Una Gru infreddolita – Storia di una geisha, punta su un altro caposaldo della produzione di Kazuo Kamimura, il sublime dramma psicologico L’età della convivenza (Dōsei Jidai).
Pubblicato per la prima volta sulle pagine di Weekly Manga Action (Futabasha) nel 1972, L’età della convivenza è il manga che ha lanciato Kazuo Kamimura sulla ribalta della scena fumettistica giapponese. All’epoca della sua prima uscita il successo fu tale da assumere i contorni di vero e proprio caso editoriale, un fenomeno popolare che sfociò in tre milioni di copie vendute, un lungometraggio per il cinema, una serie televisiva e una hit radiofonica. La parabola di Kyoko e Jiro diventò emblematica per quei giovani che, in balia dei vertiginosi cambiamenti epocali, si identificarono nella loro fragile relazione e nel loro disagio. Siamo quindi di fronte a un titolo fortemente ancorato al suo tempo e riconosciuto come capolavoro lirico, ma si può ancora affermare che abbia lo stesso impatto oggi?
Siamo nella Tokyo dei primi anni '70, sullo sfondo delle turbolenze politiche e del galoppante sviluppo economico. Kyoko lavora come graphic designer presso un'agenzia pubblicitaria, mentre Jiro è un illustratore freelance. La giovane coppia vive un amore intenso e palpitante ma oscurato da un’ombra: l’anticonformismo del vivere insieme senza essere sposati. La convivenza è tanto rara quanto impopolare all'epoca, al punto da diventare un tabù molto ingombrante, specie in un paese regolato da rigide convenzioni sociali. La loro liaison all'insegna di un affetto sincero viene costantemente messa alla prova dalle difficoltà della vita quotidiana: nel focolare domestico (devono mentire al loro padrone di casa), presso le rispettive famiglie di origine (che magari li vorrebbero "sistemati" in un matrimonio di convenienza), sul posto di lavoro e in tutti quei frangenti che, implicitamente o esplicitamente, pongono interrogativi sul loro concubinato non ortodosso e sull'autenticità dei loro sentimenti.
La coppia ci vene presentata quando è già formata. La fiamma della passione inizia a tremolare e la fiducia sembra mostrare le prime crepe nel presente. Le loro scelte sono spesso messe in discussione e avvertono un senso di incompiutezza nel fatto di non essere sposati, il che a lungo andare li cambia, fisicamente e mentalmente, in modo irreparabile.
In una danza euforica il racconto mescola la complicità e il sesso, i litigi e le riconciliazioni, i flirt e le sbronze, le aspettative professionali e le ansie del vivere alla giornata, soffermandosi anche sulla routine e sulla noia, sulla maturità di un sentimento sofferto, sul brusco risveglio alla fine del sogno e sul ritorno alla ragione dopo momenti di follia.
Kamimura ci trasmette i fremiti di un amore appassionato e al contempo introduce molti motivi di riflessione partendo dalle definizioni stesse di innamoramento e amore. Ci parla dell’affannosa ricerca della felicità, della vita di coppia al di fuori delle regole comuni, dell’essere donna in una società fortemente maschilista, arrivando a sfiorare una serie di altre tematiche molto attuali e scomode, in linea con l'estetica gekiga, come le perversioni più inconfessabili dell'animo umano, il decadimento morale, la depressione, l'omosessualità, la violenza di genere.
I capitoli si susseguono con un ritmo irregolare fatto di brusche riprese e pause improvvise, alternano squarci di ordinaria quotidianità a momenti lirici, quasi degli haiku illustrati che sospendono il tempo nella contemplazione, e descrivono situazioni sempre diverse ma in ordine cronologico, come pagine sparse di un diario. Il tempo è scandito dalle stagioni e dai cicli di una natura immanente e indifferente agli affanni dei protagonisti. Nel secondo volume la narrazione si assesta su una tessitura più lineare toccando il fondo di una cupa disperazione quando i due protagonisti vivono il dramma di una dolorosa separazione.
L'amore secondo Kamimura è sfrenato e dirompente, ma al contempo triste e tormentato. Due visioni antitetiche che spesso si compenetrano come facce di una stessa medaglia. La gioia è di un candore sgargiante, mentre la tragedia è nera come la notte. L'autore riesce a cambiare registro e atmosfera nel giro di poche pagine attraverso veri e propri shock visivi e sensoriali. Spesso ci fa annusare l’odore della realtà, che si tratti della fragranza dei fiori (simboli onnipresenti in tutte le fogge e specie) come del tanfo di un affollato vagone del metrò. Alcune tavole, intrise di languida sensualità, oscillano tra la serenità nostalgica e la passione ardente, mentre le perturbanti metafore visuali generano uno spleen grave e opprimente, tra fluidi umorali, lacrime, sangue, eros e thanatos che aleggiano fra le pagine. Questa velata morbosità si unisce al tratto pulito ed elegante del disegno donando alla storia un carattere dionisiaco e apollineo allo stesso tempo.
Graficamente si può ammirare tutto il virtuosismo di un artista in stato di grazia. La messa in scena, di una finezza ipnotizzante, è una parte fondamentale dell'approccio di Kazuo Kamimura. Il mangaka calibra magistralmente il ritmo del racconto e padroneggia la tavola con la linea sinuosa del tratto e con una gestione disinvolta e innovativa della griglia compositiva. Questa si libera dai codici tradizionali del manga per avvicinarsi a uno stile dinamico e cinematografico, ad esempio quando suddivide la pagina in quattro lunghe vignette orizzontali, o quando scansiona la sequenza in simmetrici "fotogrammi" faccia a faccia.
Il suo stile sfoggia una varietà di tecniche (dall'acquerello al puntinato, dall'aerografo al tratteggio) che raggiungono vette pittoriche quando si muovono nei territori ieratici delle incisioni ukio-e, un'iconografia popolata di farfalle, libellule, uccelli, alberi, fiori, frutti e tutta una serie di elementi del mondo naturale spesso connotati di forte carica simbolica. A volte, nelle sue composizioni i personaggi diventano secondari e l'autore mette in evidenza il brano di una poesia, un paesaggio, un dettaglio minimo portato in primissimo piano, per valorizzarne il senso lirico.
L’età della convivenza di certo non si potrebbe definire un manga loquace. La storia è più visuale che testuale e l'autore ci dimostra ancora una volta che il manga è un mezzo espressivo che va sentito e colto, prima che letto e guardato. Questo fa sì che il racconto scorra fluente, sebbene la bellezza delle tavole richieda il suo tempo per poter essere assaporata.
I due protagonisti sono caratterizzati a tutto tondo e sviscerati in modo quasi psicanalitico. È commovente osservare i due giovani amanti aggrovigliarsi in un travagliato equilibrio instabile, in bilico tra la ribellione della gioventù e la stabilità dell'età adulta, tra il rifiuto della morale dominante e la voglia di normalità. La loro stessa vita lavorativa rispecchia questa precarietà: Kyoko deve rinunciare alle sue aspirazioni di indipendenza aderendo al modello sociale di casalinga, mentre Jiro viene licenziato proprio quando è sul punto di ottenere il definitivo successo professionale.
Così la convivenza nel micro appartamento diventa per loro un'isola felice dove rifugiarsi, in una Tokyo che, lungi dall'essere un semplice scenario, ci viene restituita come una megalopoli ostile e spersonalizzante, popolata da sconosciuti provenienti da ogni angolo dell'arcipelago, e dove regna la solitudine e l'incomunicabilità. Bisogna ricordare che lo stesso Kamimura si era trasferito nella grande città per lavoro e questa non è l'unica suggestione autobiografica che ritroviamo tra le pagine della sua opera.
Il tocco dell'artista sembra privilegiare il punto di vista e la sensibilità tutta femminile di Kyoko. Fra gli elementi che ci vengono sistematicamente restituiti dalle opere di Kazuo Kamimura ci sono senz’altro le donne, e più precisamente le belle donne. Pallide, esili, con lunghi capelli corvini, le sue eroine - da Yuki a Maria, passando per Tsuru - rientrano sempre nello stesso archetipo, un ideale di bellezza femminile a cui la figura algida e appassionata di Kyoko non manca di aderire.
I personaggi secondari sono per lo più di contorno. Alcuni entrano in scena nell’arco di un episodio per poi scomparire nel nulla. Un giovane, un collega di lavoro, un prete, una vecchia conoscenza, una bambina, sono figure complementari in cui i due protagonisti si riflettono cercando una sorta di accettazione della loro relazione anticonvenzionale. Altri - come la madre di Kyoko o lo psichiatra - rinfacciano loro la sfrontatezza e l'irresponsabilità di non essere sposati.
Per apprezzare la versatilità di Kamimura è interessante un confronto con il coevo Lady Snowblood, disegnato dallo stesso autore e sceneggiato da Kazuo Koike. Al di là delle differenze di genere, si nota in L’età della convivenza una più ricercata qualità grafica ma anche un approccio narrativo radicalmente diverso. Laddove Koike mette in piedi un'elaborata struttura prosaica innescando un meccanismo a orologeria che tiene incollati alle tavole in un crescendo di azione eroica e di gesti sempre più eclatanti, qui la scrittura si fa rarefatta e il racconto si dilata in passaggi densi di pathos e con un profluvio di simboli e allegorie.
Un innegabile fattore di fascino è rappresentato dall’ambientazione vintage, che fotografa l’atmosfera, la società, la moda, il cinema degli anni ‘70. Quest’ultimo è un elemento fondamentale. Come abbiamo già accennato, la messa in scena si frammenta in sequenze molto cinematografiche, e i personaggi, con i loro atteggiamenti spigliati e disinvolti, sembrano usciti da un film della Nouvelle Vague. Lo stesso erotismo, ai limiti del vouyerismo, rimanda alla trasgressione dei pinku eiga (i film soft core prodotti dalla Nikkatsu), e qui si rivela come ulteriore punto fermo nell'arte di Kamimura. Tenero o brutale, sensuale o depravato, tra un uomo e una donna o tra due donne, l'erotismo è onnipresente e declinato in tutte le sue nuance.
L’edizione da parte di J-Pop Manga consta di tre corposi tomi (di oltre 700 pagine al prezzo di 18,00€ cadauno) nel formato 15x21, rilegati in brossura a filo refe, con sovraccoperta e pregevoli tavole a colori, in un’elegante veste editoriale. Ineccepibile la curatela del prof. Paolo La Marca, con la puntuale traduzione, ricca di note a margine, e con interessanti approfondimenti in postfazione, fra i quali spiccano (nel secondo volume) un’intervista a Migiwa Kamimura, che rivela alcuni risvolti biografici dell'artista, e un saggio della prof.ssa emerita Maria Teresa Orsi. Complimenti quindi all’editore che ci ha permesso di scoprire questo classico moderno della letteratura giapponese a fumetti, fin’ora inedito nel nostro paese, con l’auspicio che porti presto in Italia altre opere dello stesso autore.
L’età della convivenza è diventato famoso in Giappone come vivido affresco del proprio tempo, ma tocca vari aspetti del costume, della società e dell’animo umano che sono universali e, sebbene la convivenza non sia più un tabù ai giorni nostri, le traversie e i tormenti di Kyoko e Jiro ci appaiono ancora molto vicini. Siamo di fronte a un dramma a fumetti profondo e struggente che conferma la grandezza di Kazuo Kamimura come autore di culto, indispensabile per chi vuole conoscere la storia del manga degli anni ‘70. Il suo stile grafico risplende di genuina bellezza e quest'opera ne è un fulgido esempio.
Pubblicato per la prima volta sulle pagine di Weekly Manga Action (Futabasha) nel 1972, L’età della convivenza è il manga che ha lanciato Kazuo Kamimura sulla ribalta della scena fumettistica giapponese. All’epoca della sua prima uscita il successo fu tale da assumere i contorni di vero e proprio caso editoriale, un fenomeno popolare che sfociò in tre milioni di copie vendute, un lungometraggio per il cinema, una serie televisiva e una hit radiofonica. La parabola di Kyoko e Jiro diventò emblematica per quei giovani che, in balia dei vertiginosi cambiamenti epocali, si identificarono nella loro fragile relazione e nel loro disagio. Siamo quindi di fronte a un titolo fortemente ancorato al suo tempo e riconosciuto come capolavoro lirico, ma si può ancora affermare che abbia lo stesso impatto oggi?
Siamo nella Tokyo dei primi anni '70, sullo sfondo delle turbolenze politiche e del galoppante sviluppo economico. Kyoko lavora come graphic designer presso un'agenzia pubblicitaria, mentre Jiro è un illustratore freelance. La giovane coppia vive un amore intenso e palpitante ma oscurato da un’ombra: l’anticonformismo del vivere insieme senza essere sposati. La convivenza è tanto rara quanto impopolare all'epoca, al punto da diventare un tabù molto ingombrante, specie in un paese regolato da rigide convenzioni sociali. La loro liaison all'insegna di un affetto sincero viene costantemente messa alla prova dalle difficoltà della vita quotidiana: nel focolare domestico (devono mentire al loro padrone di casa), presso le rispettive famiglie di origine (che magari li vorrebbero "sistemati" in un matrimonio di convenienza), sul posto di lavoro e in tutti quei frangenti che, implicitamente o esplicitamente, pongono interrogativi sul loro concubinato non ortodosso e sull'autenticità dei loro sentimenti.
La coppia ci vene presentata quando è già formata. La fiamma della passione inizia a tremolare e la fiducia sembra mostrare le prime crepe nel presente. Le loro scelte sono spesso messe in discussione e avvertono un senso di incompiutezza nel fatto di non essere sposati, il che a lungo andare li cambia, fisicamente e mentalmente, in modo irreparabile.
In una danza euforica il racconto mescola la complicità e il sesso, i litigi e le riconciliazioni, i flirt e le sbronze, le aspettative professionali e le ansie del vivere alla giornata, soffermandosi anche sulla routine e sulla noia, sulla maturità di un sentimento sofferto, sul brusco risveglio alla fine del sogno e sul ritorno alla ragione dopo momenti di follia.
Kamimura ci trasmette i fremiti di un amore appassionato e al contempo introduce molti motivi di riflessione partendo dalle definizioni stesse di innamoramento e amore. Ci parla dell’affannosa ricerca della felicità, della vita di coppia al di fuori delle regole comuni, dell’essere donna in una società fortemente maschilista, arrivando a sfiorare una serie di altre tematiche molto attuali e scomode, in linea con l'estetica gekiga, come le perversioni più inconfessabili dell'animo umano, il decadimento morale, la depressione, l'omosessualità, la violenza di genere.
I capitoli si susseguono con un ritmo irregolare fatto di brusche riprese e pause improvvise, alternano squarci di ordinaria quotidianità a momenti lirici, quasi degli haiku illustrati che sospendono il tempo nella contemplazione, e descrivono situazioni sempre diverse ma in ordine cronologico, come pagine sparse di un diario. Il tempo è scandito dalle stagioni e dai cicli di una natura immanente e indifferente agli affanni dei protagonisti. Nel secondo volume la narrazione si assesta su una tessitura più lineare toccando il fondo di una cupa disperazione quando i due protagonisti vivono il dramma di una dolorosa separazione.
L'amore secondo Kamimura è sfrenato e dirompente, ma al contempo triste e tormentato. Due visioni antitetiche che spesso si compenetrano come facce di una stessa medaglia. La gioia è di un candore sgargiante, mentre la tragedia è nera come la notte. L'autore riesce a cambiare registro e atmosfera nel giro di poche pagine attraverso veri e propri shock visivi e sensoriali. Spesso ci fa annusare l’odore della realtà, che si tratti della fragranza dei fiori (simboli onnipresenti in tutte le fogge e specie) come del tanfo di un affollato vagone del metrò. Alcune tavole, intrise di languida sensualità, oscillano tra la serenità nostalgica e la passione ardente, mentre le perturbanti metafore visuali generano uno spleen grave e opprimente, tra fluidi umorali, lacrime, sangue, eros e thanatos che aleggiano fra le pagine. Questa velata morbosità si unisce al tratto pulito ed elegante del disegno donando alla storia un carattere dionisiaco e apollineo allo stesso tempo.
Graficamente si può ammirare tutto il virtuosismo di un artista in stato di grazia. La messa in scena, di una finezza ipnotizzante, è una parte fondamentale dell'approccio di Kazuo Kamimura. Il mangaka calibra magistralmente il ritmo del racconto e padroneggia la tavola con la linea sinuosa del tratto e con una gestione disinvolta e innovativa della griglia compositiva. Questa si libera dai codici tradizionali del manga per avvicinarsi a uno stile dinamico e cinematografico, ad esempio quando suddivide la pagina in quattro lunghe vignette orizzontali, o quando scansiona la sequenza in simmetrici "fotogrammi" faccia a faccia.
Il suo stile sfoggia una varietà di tecniche (dall'acquerello al puntinato, dall'aerografo al tratteggio) che raggiungono vette pittoriche quando si muovono nei territori ieratici delle incisioni ukio-e, un'iconografia popolata di farfalle, libellule, uccelli, alberi, fiori, frutti e tutta una serie di elementi del mondo naturale spesso connotati di forte carica simbolica. A volte, nelle sue composizioni i personaggi diventano secondari e l'autore mette in evidenza il brano di una poesia, un paesaggio, un dettaglio minimo portato in primissimo piano, per valorizzarne il senso lirico.
L’età della convivenza di certo non si potrebbe definire un manga loquace. La storia è più visuale che testuale e l'autore ci dimostra ancora una volta che il manga è un mezzo espressivo che va sentito e colto, prima che letto e guardato. Questo fa sì che il racconto scorra fluente, sebbene la bellezza delle tavole richieda il suo tempo per poter essere assaporata.
I due protagonisti sono caratterizzati a tutto tondo e sviscerati in modo quasi psicanalitico. È commovente osservare i due giovani amanti aggrovigliarsi in un travagliato equilibrio instabile, in bilico tra la ribellione della gioventù e la stabilità dell'età adulta, tra il rifiuto della morale dominante e la voglia di normalità. La loro stessa vita lavorativa rispecchia questa precarietà: Kyoko deve rinunciare alle sue aspirazioni di indipendenza aderendo al modello sociale di casalinga, mentre Jiro viene licenziato proprio quando è sul punto di ottenere il definitivo successo professionale.
Così la convivenza nel micro appartamento diventa per loro un'isola felice dove rifugiarsi, in una Tokyo che, lungi dall'essere un semplice scenario, ci viene restituita come una megalopoli ostile e spersonalizzante, popolata da sconosciuti provenienti da ogni angolo dell'arcipelago, e dove regna la solitudine e l'incomunicabilità. Bisogna ricordare che lo stesso Kamimura si era trasferito nella grande città per lavoro e questa non è l'unica suggestione autobiografica che ritroviamo tra le pagine della sua opera.
Il tocco dell'artista sembra privilegiare il punto di vista e la sensibilità tutta femminile di Kyoko. Fra gli elementi che ci vengono sistematicamente restituiti dalle opere di Kazuo Kamimura ci sono senz’altro le donne, e più precisamente le belle donne. Pallide, esili, con lunghi capelli corvini, le sue eroine - da Yuki a Maria, passando per Tsuru - rientrano sempre nello stesso archetipo, un ideale di bellezza femminile a cui la figura algida e appassionata di Kyoko non manca di aderire.
I personaggi secondari sono per lo più di contorno. Alcuni entrano in scena nell’arco di un episodio per poi scomparire nel nulla. Un giovane, un collega di lavoro, un prete, una vecchia conoscenza, una bambina, sono figure complementari in cui i due protagonisti si riflettono cercando una sorta di accettazione della loro relazione anticonvenzionale. Altri - come la madre di Kyoko o lo psichiatra - rinfacciano loro la sfrontatezza e l'irresponsabilità di non essere sposati.
Per apprezzare la versatilità di Kamimura è interessante un confronto con il coevo Lady Snowblood, disegnato dallo stesso autore e sceneggiato da Kazuo Koike. Al di là delle differenze di genere, si nota in L’età della convivenza una più ricercata qualità grafica ma anche un approccio narrativo radicalmente diverso. Laddove Koike mette in piedi un'elaborata struttura prosaica innescando un meccanismo a orologeria che tiene incollati alle tavole in un crescendo di azione eroica e di gesti sempre più eclatanti, qui la scrittura si fa rarefatta e il racconto si dilata in passaggi densi di pathos e con un profluvio di simboli e allegorie.
Un innegabile fattore di fascino è rappresentato dall’ambientazione vintage, che fotografa l’atmosfera, la società, la moda, il cinema degli anni ‘70. Quest’ultimo è un elemento fondamentale. Come abbiamo già accennato, la messa in scena si frammenta in sequenze molto cinematografiche, e i personaggi, con i loro atteggiamenti spigliati e disinvolti, sembrano usciti da un film della Nouvelle Vague. Lo stesso erotismo, ai limiti del vouyerismo, rimanda alla trasgressione dei pinku eiga (i film soft core prodotti dalla Nikkatsu), e qui si rivela come ulteriore punto fermo nell'arte di Kamimura. Tenero o brutale, sensuale o depravato, tra un uomo e una donna o tra due donne, l'erotismo è onnipresente e declinato in tutte le sue nuance.
L’edizione da parte di J-Pop Manga consta di tre corposi tomi (di oltre 700 pagine al prezzo di 18,00€ cadauno) nel formato 15x21, rilegati in brossura a filo refe, con sovraccoperta e pregevoli tavole a colori, in un’elegante veste editoriale. Ineccepibile la curatela del prof. Paolo La Marca, con la puntuale traduzione, ricca di note a margine, e con interessanti approfondimenti in postfazione, fra i quali spiccano (nel secondo volume) un’intervista a Migiwa Kamimura, che rivela alcuni risvolti biografici dell'artista, e un saggio della prof.ssa emerita Maria Teresa Orsi. Complimenti quindi all’editore che ci ha permesso di scoprire questo classico moderno della letteratura giapponese a fumetti, fin’ora inedito nel nostro paese, con l’auspicio che porti presto in Italia altre opere dello stesso autore.
L’età della convivenza è diventato famoso in Giappone come vivido affresco del proprio tempo, ma tocca vari aspetti del costume, della società e dell’animo umano che sono universali e, sebbene la convivenza non sia più un tabù ai giorni nostri, le traversie e i tormenti di Kyoko e Jiro ci appaiono ancora molto vicini. Siamo di fronte a un dramma a fumetti profondo e struggente che conferma la grandezza di Kazuo Kamimura come autore di culto, indispensabile per chi vuole conoscere la storia del manga degli anni ‘70. Il suo stile grafico risplende di genuina bellezza e quest'opera ne è un fulgido esempio.