Silver Spoon
Dopo le epiche e fantastiche atmosfere viste in Full Metal Alchemist, Hiromu Arakawa torna in qualche modo alle sue origini esplorando, con questo Silver Spoon, il mondo contadino, origine della sua famiglia e con cui l'autrice mantiene sempre un profondo legame.
La storia ha il suo fulcro in Yugo Hachiken, studente metropolitano frustrato dai deludenti risultati negli studi scolastici e per questo pressato al limite dal padre. Hachiken, cui evidentemente è stato ben inculcato il detto "braccia rubate all'agricoltura", decide di fuggire iscrivendosi a un istituto agrario, la scuola superiore Ezono, solo perché lontana e dotata di dormitorio. Qui Yugo scoprirà un mondo contadino aspro e duro ma anche più vitale, variopinto e interessante di quanto egli potesse pensare.
Siamo di fronte con Silver Spoon a un racconto che viaggia a volte parallelamente, a volte per vie traverse, in equilibrio fra la commedia scolastica adolescenziale, la storia (il romanzo se vogliamo) di formazione e il trattato enciclopedico. Soprattutto quest'ultimo è uno degli aspetti che sono maggiormente curati in questo manga ove la Arakawa sfrutta e approfondisce le conoscenze apprese grazie alle sue origini in una famiglia che viveva di agricoltura. In questo senso indubbiamente il manga è ricchissimo di informazioni, certamente interessa e affascina ma contemporaneamente e non di rado, "ammorba" in buona misura e risulta pesante. Leggendo i volumetti ci si imbatte facilmente in lunghi e frammentati dialoghi specializzati su questo o quell'aspetto delle tecniche agronomiche che difficilmente possono catturare un interesse universale.
Non di meno si avverte un certo fine dell'autrice di voler nobilitare il settore primario, dandogli un certo spirito etereo e catartico purificatore che rigenera l'uomo dall'inquinamento delle altre componenti della società. Ciò anche a dispetto della pur narrata asprezza della realtà contadina anche se è comprensibile tale volontà elegiaca essendo l'autrice nettamente di parte.
Ma Silver Spoon è anche il racconto di una variegata umanità che vive dentro e fuori dall'istituto Ezono e li cresce e tira avanti tra alti e bassi e che si esprime negli esempi e nelle storie non solo di Hachiken, ma anche di Komaba, Mikage, professori, manovali, compagni di classe e così via. Una reale normalità. Sicuramente.
Lo stile di disegno è quello inconfondibile della Arakawa, molto pulito, ordinato, curato particolarmente in quest'occasione nella resa di sfondi, ambientazioni, animali e piante. Uno stile molto efficace anche se personalmente gli preferisco tratti più elaborati (sicuramente le sue ragazze non le ricorderemo come le più belle mai disegnate).
Edizione Planet Manga nel formato da edicola, buona ma dalle note piccole e poco leggibili che era meglio raccogliere in qualche pagina conclusiva. Volumi davvero grossi che tra un po' saranno più spessi che larghi.
Silver Spoon insomma non lascia di sicuro indifferenti. Al tempo stesso però non è detto che sappia davvero conquistare appieno un lettore. Una storia interessante ma con dei limiti strutturali impliciti che necessiterebbe di un ritmo di pubblicazione serrato e che poco si adatta a pubblicazioni tri o quadrimestrali come avviene da noi.
"Braccia rubate all'agricoltura? Che se le riprenda pure!".
La storia ha il suo fulcro in Yugo Hachiken, studente metropolitano frustrato dai deludenti risultati negli studi scolastici e per questo pressato al limite dal padre. Hachiken, cui evidentemente è stato ben inculcato il detto "braccia rubate all'agricoltura", decide di fuggire iscrivendosi a un istituto agrario, la scuola superiore Ezono, solo perché lontana e dotata di dormitorio. Qui Yugo scoprirà un mondo contadino aspro e duro ma anche più vitale, variopinto e interessante di quanto egli potesse pensare.
Siamo di fronte con Silver Spoon a un racconto che viaggia a volte parallelamente, a volte per vie traverse, in equilibrio fra la commedia scolastica adolescenziale, la storia (il romanzo se vogliamo) di formazione e il trattato enciclopedico. Soprattutto quest'ultimo è uno degli aspetti che sono maggiormente curati in questo manga ove la Arakawa sfrutta e approfondisce le conoscenze apprese grazie alle sue origini in una famiglia che viveva di agricoltura. In questo senso indubbiamente il manga è ricchissimo di informazioni, certamente interessa e affascina ma contemporaneamente e non di rado, "ammorba" in buona misura e risulta pesante. Leggendo i volumetti ci si imbatte facilmente in lunghi e frammentati dialoghi specializzati su questo o quell'aspetto delle tecniche agronomiche che difficilmente possono catturare un interesse universale.
Non di meno si avverte un certo fine dell'autrice di voler nobilitare il settore primario, dandogli un certo spirito etereo e catartico purificatore che rigenera l'uomo dall'inquinamento delle altre componenti della società. Ciò anche a dispetto della pur narrata asprezza della realtà contadina anche se è comprensibile tale volontà elegiaca essendo l'autrice nettamente di parte.
Ma Silver Spoon è anche il racconto di una variegata umanità che vive dentro e fuori dall'istituto Ezono e li cresce e tira avanti tra alti e bassi e che si esprime negli esempi e nelle storie non solo di Hachiken, ma anche di Komaba, Mikage, professori, manovali, compagni di classe e così via. Una reale normalità. Sicuramente.
Lo stile di disegno è quello inconfondibile della Arakawa, molto pulito, ordinato, curato particolarmente in quest'occasione nella resa di sfondi, ambientazioni, animali e piante. Uno stile molto efficace anche se personalmente gli preferisco tratti più elaborati (sicuramente le sue ragazze non le ricorderemo come le più belle mai disegnate).
Edizione Planet Manga nel formato da edicola, buona ma dalle note piccole e poco leggibili che era meglio raccogliere in qualche pagina conclusiva. Volumi davvero grossi che tra un po' saranno più spessi che larghi.
Silver Spoon insomma non lascia di sicuro indifferenti. Al tempo stesso però non è detto che sappia davvero conquistare appieno un lettore. Una storia interessante ma con dei limiti strutturali impliciti che necessiterebbe di un ritmo di pubblicazione serrato e che poco si adatta a pubblicazioni tri o quadrimestrali come avviene da noi.
"Braccia rubate all'agricoltura? Che se le riprenda pure!".
Se non siete troppo giovani, probabilmente ricorderete - o state vivendo - un periodo della vita in cui vi siete ritrovati preda dell'incertezza; una di quelle fasi in cui non si sa che strada imboccare, ci si sente impossibilitati da chissà quali fattori ad intraprendere un certo step, o peggio ancora si è schiacciati dalle aspettative di chi ci è prossimo. E se non vi è mai capitato, beati voi.
In quei casi si sente la necessità di prendersi una qualche pausa di riflessione, rinviando le scelte importanti.
Frequentare anche solo passivamente un qualche indirizzo scolastico, magari lontani da tutto e tutti, è ad esempio anch'esso un modo per temporeggiare e schiarirsi le idee, un modo per dire: "Intanto faccio questo, poi si vedrà".
È un po' ciò che accade a Yugo Hachiken, il protagonista di Silver Spoon (Gin no Saji), manga in corso di Hiromu "Fullmetal Alchemist" Arakawa da cui è tratta la recente riduzione animata.
Il nostro Hachiken, dicevamo, è un ragazzo di città proveniente da una scuola media di primissimo livello, la Shin-Sapporo, che decide di iscriversi all'isituto O-Ezo per tagliare i ponti con la sua vecchia vita in quanto travagliato da problematiche tutte da scoprire durante la lettura.
Una scelta apparentemente insensata, soprattutto per uno studente capace come lui. Infatti la particolarità di questa scuola è che si tratta di un istituto tecnico agrario, il più grande del Giappone, ubicato ne bel mezzo del nulla tra ettari ed ettari di campi e boschi che vengono utilizzati per le esercitazioni pratiche legate alle discipline scolastiche.
Qui si studiano, assieme a materie canoniche come la matematica, l'informatica e l'inglese, anche zootecnia, agricoltura, biotecnologia, produzione alimentare, impianti agricoli, management agricolo ed altre discipline simili.
Assieme ad Hachiken ci ritroveremo così a scoprire ed apprezzare le peculiarità della vita di campagna: per il ragazzo cresciuto in città, infatti, tutto è una novità, anche le cose apparentemente più elementari (ed in effetti se ne imparano di cose curiose durante la lettura del manga). E dopo mille difficoltà iniziali, diverranno col tempo per lui consuete attività che fino a qualche tempo prima mai avrebbe neanche immaginato: strigliare i cavalli, mungere le mucche, dar da mangiare ai maiali, spalare letame... infilare il braccio nel deretano di una mucca per verificarne lo stato di salute.
Non tarderanno poi a presentarsi piccoli "dilemmi della tavola", rivelazioni più o meno traumatiche come il fatto che le uova fuoriescano dall'ano (cloaca) delle galline, o realizzare concretamente come, prima di arrivare nel piatto, la pancetta fosse uno di qui teneri maialini cui Hachiken non ha esitato ad affezionarsi.
Ma solo sedendosi a tavola si riesce finalmente a comprendere ed apprezzare appieno il risultato degli sforzi giornalieri; come tutto sia più buono dopo essere giunti alla fine di una massacrante giornata di fatiche lavorative cominciate all'alba.
In un certo senso Silver Spoon ricorda a tratti anche un manga di genere culinario, un viaggio alla riscoperta dei sapori per il nostro protagonista: le verdure appena colte, il latte appena munto, la carne macellata da poco; tutto ha un sapore inedito se confrontato ai cibi con coloranti e conservanti che solitamente mangiamo.
Come probabilmente si sarà capito fin qui, Silver Spoon è anche un'ottima valvola di sfogo per la vena ironica di Hiromu Arakawa ma, come spesso accade con le opere più pregevoli, ha più livelli di lettura: lo si può apprezzare semplicemente per il suo lato comedy, oppure per le curiosità legate alla vita di campagna, o ancora per il suo lavoro d'approfondimento psicologico sui personaggi e le loro speranze scaturite in quella fase della vita in cui tutto è in divenire e di certezze ce ne son poche.
Ad Hachiken e i sui dilemmi esistenziali fanno da contraltare, quindi, i tanti bei personaggi secondari provenienti da un contesto del tutto differente, che conoscono solo per sentito dire le comodità della vita metropolitana; per i quali ad esempio la "pizza a domicilio" è una specie di mito. Ragazzi semplici ma con le idee chiare e degli obbiettivi concreti (portare avanti l'azienda di famiglia, crearne una propria, fare il veterinario...), mentre Hachiken ha solo tanti dubbi e si trova lì per fuggire da una realtà che l'opprime.
La lettura di Silver Spoon è sicuramente un'esperienza spassosa, ma nel contempo una delle sue peculiarità più interessanti è, come già accennato, la trattazione di quelli che potremmo definire degli interrogativi morali. Ad esempio l'allevamento può essere inteso in modi differenti: c'è chi è teso a massimizzare efficientemente i profitti, non esitando a macellare gli animali meno produttivi e mandando avanti la fattoria come una catena di montaggio; e chi preferisce un approccio più genuino e affettivo, in virtù del quale ogni capo di bestiame è un po' un membro della famiglia.
Apparentemente nessuna delle due soluzioni è giusta o sbagliata, almeno da come le rappresenta l'autrice. Sta a noi eventualmente trarre le nostre conclusioni personali.
Per come sta procedendo Silver Spoon, è difficile fare previsioni sulla sua durata, anzi, si tratta di uno di quei manga in cui non vi sembra esser un vero e proprio "obbiettivo finale"; non che sia un difetto questo.
Non siamo di fronte ad una lettura dal ritmo serrato e da leggere trattenendo il fiato, ma, visto l'argomento trattato, vi è comunque una gran varietà di tematiche e situazioni. Vi ritroviamo spesso anche quelle vicende tipiche dei manga di genere scolastico (piccole tribolazioni amorose, amicizie, vita da campus, fughe notturne e missioni assurde) ma tutto è sempre rivisto in chiave rustica.
L'impostazione delle tavole è ordinata, ben leggibile e facile da seguire; lo stile del disegno è quello solito della Arakawa: semplice, dal chara design paffutello e particolarmente adatto alle scenette comiche. Chi ha già letto Fullmetal Alchemist probabilmente noterà più di una faccia familiare (e c'è persino Lara Croft!).
L'edizione Planet Manga è di quelle economiche (niente pagine a colori, sovraccoperta o extra simili) ma curata. E' palese come sia stato riservato a questo manga un occhio di riguardo: intanto non si notano cambi di spessore, carta o rilegatura nei numeri finora pubblicati; i volumi son ben confezionati e la sfogliabilità è buona (contrariamente ai mattoncini che abbiamo visto sfornare nell'ultimo anno dall'editore). Anche l'adattamento è scorrevole, l'editing accurato, non si notano refusi o frasi poco sensate ed il tutto è puntualmente corredato da note tra le vignette che non lasciano mai dubbi di alcun tipo su usanze, pietanze, eventi e in genere quegli aspetti della società nipponica o della vita di campagna che vengono toccati nel manga.
Conclusioni: Un autore che ha appena ultimato la serializzazione di una sua opera di successo, ha un paio di alternative per l'immediato futuro: tentare di bissarne il successo abbracciando una storia simile in quanto a genere, ambientazione o tematiche (scelta apparentemente ovvia); oppure divincolarsi da quello che nel frattempo è diventato quasi un ingombrante precedente, cambiando radicalmente registro.
Abbracciando quest'ultima alternativa, Hiromu Arakawa ci dona una lodevole prova d'autore impreziosita da un retrogusto autobiografico che ne fa quasi uno slice of life agreste e, nel contempo, un manga scolastico sui generis.
Probabilmente non una lettura per tutti, Silver Spoon spiazzerà chi ha apprezzato Hiromu Arakawa principalmente per l'azione, i misteri e il lato drammatico di Fullmetal Alchemist.
Ma se vi intriga anche solo lontanamente l'idea di una lettura non immediatamente riconducibile ai soliti generi, assieme divertente ed interessante, Silver Spoon è un'opera da tenere sicuramente in considerazione.
In quei casi si sente la necessità di prendersi una qualche pausa di riflessione, rinviando le scelte importanti.
Frequentare anche solo passivamente un qualche indirizzo scolastico, magari lontani da tutto e tutti, è ad esempio anch'esso un modo per temporeggiare e schiarirsi le idee, un modo per dire: "Intanto faccio questo, poi si vedrà".
È un po' ciò che accade a Yugo Hachiken, il protagonista di Silver Spoon (Gin no Saji), manga in corso di Hiromu "Fullmetal Alchemist" Arakawa da cui è tratta la recente riduzione animata.
Il nostro Hachiken, dicevamo, è un ragazzo di città proveniente da una scuola media di primissimo livello, la Shin-Sapporo, che decide di iscriversi all'isituto O-Ezo per tagliare i ponti con la sua vecchia vita in quanto travagliato da problematiche tutte da scoprire durante la lettura.
Una scelta apparentemente insensata, soprattutto per uno studente capace come lui. Infatti la particolarità di questa scuola è che si tratta di un istituto tecnico agrario, il più grande del Giappone, ubicato ne bel mezzo del nulla tra ettari ed ettari di campi e boschi che vengono utilizzati per le esercitazioni pratiche legate alle discipline scolastiche.
Qui si studiano, assieme a materie canoniche come la matematica, l'informatica e l'inglese, anche zootecnia, agricoltura, biotecnologia, produzione alimentare, impianti agricoli, management agricolo ed altre discipline simili.
Assieme ad Hachiken ci ritroveremo così a scoprire ed apprezzare le peculiarità della vita di campagna: per il ragazzo cresciuto in città, infatti, tutto è una novità, anche le cose apparentemente più elementari (ed in effetti se ne imparano di cose curiose durante la lettura del manga). E dopo mille difficoltà iniziali, diverranno col tempo per lui consuete attività che fino a qualche tempo prima mai avrebbe neanche immaginato: strigliare i cavalli, mungere le mucche, dar da mangiare ai maiali, spalare letame... infilare il braccio nel deretano di una mucca per verificarne lo stato di salute.
Non tarderanno poi a presentarsi piccoli "dilemmi della tavola", rivelazioni più o meno traumatiche come il fatto che le uova fuoriescano dall'ano (cloaca) delle galline, o realizzare concretamente come, prima di arrivare nel piatto, la pancetta fosse uno di qui teneri maialini cui Hachiken non ha esitato ad affezionarsi.
Ma solo sedendosi a tavola si riesce finalmente a comprendere ed apprezzare appieno il risultato degli sforzi giornalieri; come tutto sia più buono dopo essere giunti alla fine di una massacrante giornata di fatiche lavorative cominciate all'alba.
In un certo senso Silver Spoon ricorda a tratti anche un manga di genere culinario, un viaggio alla riscoperta dei sapori per il nostro protagonista: le verdure appena colte, il latte appena munto, la carne macellata da poco; tutto ha un sapore inedito se confrontato ai cibi con coloranti e conservanti che solitamente mangiamo.
Come probabilmente si sarà capito fin qui, Silver Spoon è anche un'ottima valvola di sfogo per la vena ironica di Hiromu Arakawa ma, come spesso accade con le opere più pregevoli, ha più livelli di lettura: lo si può apprezzare semplicemente per il suo lato comedy, oppure per le curiosità legate alla vita di campagna, o ancora per il suo lavoro d'approfondimento psicologico sui personaggi e le loro speranze scaturite in quella fase della vita in cui tutto è in divenire e di certezze ce ne son poche.
Ad Hachiken e i sui dilemmi esistenziali fanno da contraltare, quindi, i tanti bei personaggi secondari provenienti da un contesto del tutto differente, che conoscono solo per sentito dire le comodità della vita metropolitana; per i quali ad esempio la "pizza a domicilio" è una specie di mito. Ragazzi semplici ma con le idee chiare e degli obbiettivi concreti (portare avanti l'azienda di famiglia, crearne una propria, fare il veterinario...), mentre Hachiken ha solo tanti dubbi e si trova lì per fuggire da una realtà che l'opprime.
La lettura di Silver Spoon è sicuramente un'esperienza spassosa, ma nel contempo una delle sue peculiarità più interessanti è, come già accennato, la trattazione di quelli che potremmo definire degli interrogativi morali. Ad esempio l'allevamento può essere inteso in modi differenti: c'è chi è teso a massimizzare efficientemente i profitti, non esitando a macellare gli animali meno produttivi e mandando avanti la fattoria come una catena di montaggio; e chi preferisce un approccio più genuino e affettivo, in virtù del quale ogni capo di bestiame è un po' un membro della famiglia.
Apparentemente nessuna delle due soluzioni è giusta o sbagliata, almeno da come le rappresenta l'autrice. Sta a noi eventualmente trarre le nostre conclusioni personali.
Per come sta procedendo Silver Spoon, è difficile fare previsioni sulla sua durata, anzi, si tratta di uno di quei manga in cui non vi sembra esser un vero e proprio "obbiettivo finale"; non che sia un difetto questo.
Non siamo di fronte ad una lettura dal ritmo serrato e da leggere trattenendo il fiato, ma, visto l'argomento trattato, vi è comunque una gran varietà di tematiche e situazioni. Vi ritroviamo spesso anche quelle vicende tipiche dei manga di genere scolastico (piccole tribolazioni amorose, amicizie, vita da campus, fughe notturne e missioni assurde) ma tutto è sempre rivisto in chiave rustica.
L'impostazione delle tavole è ordinata, ben leggibile e facile da seguire; lo stile del disegno è quello solito della Arakawa: semplice, dal chara design paffutello e particolarmente adatto alle scenette comiche. Chi ha già letto Fullmetal Alchemist probabilmente noterà più di una faccia familiare (e c'è persino Lara Croft!).
L'edizione Planet Manga è di quelle economiche (niente pagine a colori, sovraccoperta o extra simili) ma curata. E' palese come sia stato riservato a questo manga un occhio di riguardo: intanto non si notano cambi di spessore, carta o rilegatura nei numeri finora pubblicati; i volumi son ben confezionati e la sfogliabilità è buona (contrariamente ai mattoncini che abbiamo visto sfornare nell'ultimo anno dall'editore). Anche l'adattamento è scorrevole, l'editing accurato, non si notano refusi o frasi poco sensate ed il tutto è puntualmente corredato da note tra le vignette che non lasciano mai dubbi di alcun tipo su usanze, pietanze, eventi e in genere quegli aspetti della società nipponica o della vita di campagna che vengono toccati nel manga.
Conclusioni: Un autore che ha appena ultimato la serializzazione di una sua opera di successo, ha un paio di alternative per l'immediato futuro: tentare di bissarne il successo abbracciando una storia simile in quanto a genere, ambientazione o tematiche (scelta apparentemente ovvia); oppure divincolarsi da quello che nel frattempo è diventato quasi un ingombrante precedente, cambiando radicalmente registro.
Abbracciando quest'ultima alternativa, Hiromu Arakawa ci dona una lodevole prova d'autore impreziosita da un retrogusto autobiografico che ne fa quasi uno slice of life agreste e, nel contempo, un manga scolastico sui generis.
Probabilmente non una lettura per tutti, Silver Spoon spiazzerà chi ha apprezzato Hiromu Arakawa principalmente per l'azione, i misteri e il lato drammatico di Fullmetal Alchemist.
Ma se vi intriga anche solo lontanamente l'idea di una lettura non immediatamente riconducibile ai soliti generi, assieme divertente ed interessante, Silver Spoon è un'opera da tenere sicuramente in considerazione.
Silver Spoon è un manga disegnato e sceneggiato da Hiromu Arakawa, autrice ben nota per Fullmetal Alchemist e Hero Tales (ai disegni), opere che sto leggendo entrambe.
Le vicende raccontano di Yugo Hachiken, un ragazzo adolescente che desidera vivere separato dalla sua famiglia. Per questo, nonostante gli ottimi voti delle medie, decide di iscriversi ad uno istituto agrario O-Ezo, nella sezione di scienze alimentari. Proprio per questa sua bravura Yugo crede di poter superare qualsiasi scuola, ma da ragazzo di città non sa quanto sia dura la vita di campagna, a differenza dei suoi compagni di scuola e dormitorio già abituati da tempo.
Diciamo subito che Silver Spoon non è FMA. Il primo è una commedia tranquilla, scanzonata, divertente; il secondo è azione, adrenalina, ma anche battute e qualche volta sentimento. Ciò che contraddistingue da sempre l'Arakawa non è cosa racconta, ma come lo racconta. A prima vista SS può sembrare una commedietta da quattro soldi con una trama non cosi originale e poco ispirata, poiché anch'io leggendola non trovavo alcuno spunto per una storia con un buon filone narrativo, se non la descrizione Slice of life della normale vita di questo Hachiken. In effetti, dopo 4 volumi, non ho ancora ben capito dove voglia andare a parare l'autrice, ma nonostante tutto la descrizione delle attività, delle scoperte e delle emozioni di Yugo sono raccontate con entusiasmo pagina dopo pagina.
L'Arakawa si mostra molto esperta in questa tematica e anzi io stesso ho imparato molto su ciò che mangio.
Lo stile di disegno è il solito dell'autrice, che alterna paesaggi molto belli e grandi a vignette più piccole e con pochi dettagli che risultano più simpatici per le moltissime gag molto simpatiche e divertenti.
Consiglio questo manga a tutti gli amanti dell'autrice e in genere delle commedie frizzanti e divertenti. In linea di massima direi a tutti di provare almeno un paio di volumi, in particolare ai vegetariani poichè è un tema che potrebbe farli riflettere più di noi "carnivori".
TRAMA: 8
PERSONAGGI: 8
DISEGNI: 7
EDIZIONE/PREZZO: 7
VOTO GLOBALE: 8
Le vicende raccontano di Yugo Hachiken, un ragazzo adolescente che desidera vivere separato dalla sua famiglia. Per questo, nonostante gli ottimi voti delle medie, decide di iscriversi ad uno istituto agrario O-Ezo, nella sezione di scienze alimentari. Proprio per questa sua bravura Yugo crede di poter superare qualsiasi scuola, ma da ragazzo di città non sa quanto sia dura la vita di campagna, a differenza dei suoi compagni di scuola e dormitorio già abituati da tempo.
Diciamo subito che Silver Spoon non è FMA. Il primo è una commedia tranquilla, scanzonata, divertente; il secondo è azione, adrenalina, ma anche battute e qualche volta sentimento. Ciò che contraddistingue da sempre l'Arakawa non è cosa racconta, ma come lo racconta. A prima vista SS può sembrare una commedietta da quattro soldi con una trama non cosi originale e poco ispirata, poiché anch'io leggendola non trovavo alcuno spunto per una storia con un buon filone narrativo, se non la descrizione Slice of life della normale vita di questo Hachiken. In effetti, dopo 4 volumi, non ho ancora ben capito dove voglia andare a parare l'autrice, ma nonostante tutto la descrizione delle attività, delle scoperte e delle emozioni di Yugo sono raccontate con entusiasmo pagina dopo pagina.
L'Arakawa si mostra molto esperta in questa tematica e anzi io stesso ho imparato molto su ciò che mangio.
Lo stile di disegno è il solito dell'autrice, che alterna paesaggi molto belli e grandi a vignette più piccole e con pochi dettagli che risultano più simpatici per le moltissime gag molto simpatiche e divertenti.
Consiglio questo manga a tutti gli amanti dell'autrice e in genere delle commedie frizzanti e divertenti. In linea di massima direi a tutti di provare almeno un paio di volumi, in particolare ai vegetariani poichè è un tema che potrebbe farli riflettere più di noi "carnivori".
TRAMA: 8
PERSONAGGI: 8
DISEGNI: 7
EDIZIONE/PREZZO: 7
VOTO GLOBALE: 8
Dall'autrice di Full Metal Alchemist, Hiromu Arakawa, arriva in Italia la sua ultima opera, intitolata Silver Spoon. Il manga si presenta come un vero e proprio cambio di direzione dell'autrice, abbandonando le atmosfere fantasy e noir di FMA per immergersi nella vita reale del giovane Yugo Hachiken (noi lo chiameremo Hachi per comodità).
Il nostro giovane amico, dopo aver concluso gli studi alla scuola media con ottimi risultati, si iscrive all'Istituto Tecnico Agrario O-Ezo, rifiutando così di l'iscrizione a una scuola più prestigiosa. Fin da subito si farà notare dai suoi compagni di scuola per aver superato l'esame di ammissione senza raccomandazione (dato che a differenza degli altri suoi compagni lui non è figlio né di allevatori né di agricoltori), e per il fatto di non avere come gli altri ragazzi e ragazze della scuola: quasi tutti coloro che si iscrivono a quest'istituto vogliono o portare avanti l'impresa agricola o casearia di famiglia o divenire veterinari.
Dapprima il nostro caro Hachi frequenterà la scuola credendo di riuscire a primeggiare sugli altri alunni, essendo un grandissimo "sapientone", senza il minimo sforzo, ma ben presto si accorgerà che la vita di campagna è assai diversa da quello che credeva.
Questa è a grandi linee la trama del manga, che si prospetta essere fin dal primo volume un nuovo gioiellino uscito dalla matita dell'Arakawa. Il genere è per la maggior parte la commedia, dato che le gag sono tantissime e ben congegniate e strapperanno ben più di qualche risata al lettore, inoltre per i fan dei FMA ci sarà anche qualche chiaro riferimento al manga, ma non mancheranno neanche i momenti seri che ve lo faranno amare fin dalle primissime pagine. Il disegno è ottimo e molto caratterizzato, e si nota un ottimo lavoro dell'autrice e del suo team per quanto riguarda lo studio e la ricerca di alcune caratteristiche chiave della vita di campagna e quella di un istituto agrario (a detta dell'autrice quello presente nel manga esiste davvero). Unica pecca sono alcuni dialoghi troppo ampi che andranno a rallentare un poco il ritmo del manga.
In ultimo l'edizione della Planet è molto buona, proponendo un manga standard in bianco e nero senza sovraccoperta. La costina è stata migliorata, ma ci sono ancora alcuni problemi, come una limitata apertura delle pagine del manga, che vi obbligheranno a dover letteralmente "entrare" al suo interno per leggere alcune delle battute presenti nelle pagine del volumetto, inoltre l'inchiostro usato smacchia molto e ben presto i polpastrelli delle vostre dita diventeranno scuri, e questi potrebbero macchiare la copertina. In definitiva Silver Spoon è un ottimo prodotto, adatto sia ad un pubblico di vecchia data o a coloro che si sono avvicinati da poco al mondo dei manga, proponendo una storia frizzante e divertentissima che vi terrà compagnia per i prossimi mesi di quest'anno.
Il nostro giovane amico, dopo aver concluso gli studi alla scuola media con ottimi risultati, si iscrive all'Istituto Tecnico Agrario O-Ezo, rifiutando così di l'iscrizione a una scuola più prestigiosa. Fin da subito si farà notare dai suoi compagni di scuola per aver superato l'esame di ammissione senza raccomandazione (dato che a differenza degli altri suoi compagni lui non è figlio né di allevatori né di agricoltori), e per il fatto di non avere come gli altri ragazzi e ragazze della scuola: quasi tutti coloro che si iscrivono a quest'istituto vogliono o portare avanti l'impresa agricola o casearia di famiglia o divenire veterinari.
Dapprima il nostro caro Hachi frequenterà la scuola credendo di riuscire a primeggiare sugli altri alunni, essendo un grandissimo "sapientone", senza il minimo sforzo, ma ben presto si accorgerà che la vita di campagna è assai diversa da quello che credeva.
Questa è a grandi linee la trama del manga, che si prospetta essere fin dal primo volume un nuovo gioiellino uscito dalla matita dell'Arakawa. Il genere è per la maggior parte la commedia, dato che le gag sono tantissime e ben congegniate e strapperanno ben più di qualche risata al lettore, inoltre per i fan dei FMA ci sarà anche qualche chiaro riferimento al manga, ma non mancheranno neanche i momenti seri che ve lo faranno amare fin dalle primissime pagine. Il disegno è ottimo e molto caratterizzato, e si nota un ottimo lavoro dell'autrice e del suo team per quanto riguarda lo studio e la ricerca di alcune caratteristiche chiave della vita di campagna e quella di un istituto agrario (a detta dell'autrice quello presente nel manga esiste davvero). Unica pecca sono alcuni dialoghi troppo ampi che andranno a rallentare un poco il ritmo del manga.
In ultimo l'edizione della Planet è molto buona, proponendo un manga standard in bianco e nero senza sovraccoperta. La costina è stata migliorata, ma ci sono ancora alcuni problemi, come una limitata apertura delle pagine del manga, che vi obbligheranno a dover letteralmente "entrare" al suo interno per leggere alcune delle battute presenti nelle pagine del volumetto, inoltre l'inchiostro usato smacchia molto e ben presto i polpastrelli delle vostre dita diventeranno scuri, e questi potrebbero macchiare la copertina. In definitiva Silver Spoon è un ottimo prodotto, adatto sia ad un pubblico di vecchia data o a coloro che si sono avvicinati da poco al mondo dei manga, proponendo una storia frizzante e divertentissima che vi terrà compagnia per i prossimi mesi di quest'anno.
Ho iniziato Gin no Saji esclusivamente in quanto manga di Hiromu Arakawa, che avevo conosciuto tramite il più noto Fullmetal Alchemist. Beh, chiariamo subito un concetto: Silver Spoon non è FMA.
La trama è semplice: Yugo Hachiken, brillante studente con ben pochi amici e una situazione famigliare complessa, si trasferisce all'istituto agrario Yezo, lontano dalla sua città. Il nostro protagonista è sicuro che non avrà problemi a frequentare una scuola così diversa dalle sue, ma non ha fatto i conti con la vita di campagna e con i suoi compagni, preparatissimi nelle materie in quanto provenienti da famiglie che lavorano nel settore agrario.
Inizialmente non mi aveva attirata per niente, ma con il passare del tempo sono riuscita ad apprezzare profondamente questo slice of life, nonostante l'argomento mi sia pressoché sconosciuto.
Al contrario della sottoscritta, la Arakawa dimostra una profonda conoscenza della tematica, e potrete imparare un sacco di cose interessanti anche riguardo ciò che mangiamo. Gli imperativi morali sono molto differenti rispetto a quelli di FMA (ovvio, niente cose del tipo "Sacrificare una persona per il bene di molti"), ma comunque attirano l'interesse del lettore; la sfida di Hachiken, che dovrà capire come accettare il fatto che il maialino a cui si è affezionato dovrà essere macellato, è curiosa e allo stesso tempo porta a domandarsi "cosa farei io nella sua situazione?".
I personaggi non sono moltissimi, ma li trovo piuttosto interessanti. Hachiken, il protagonista, è un tipico secchione, inizialmente più interessato ad avere una bella media, e non sa davvero perché si sia iscritto a Yezo; grazie all'aiuto di Mikage, la ragazza che gli piace, e dei suoi compagni di classe riesce finalmente ad aprirsi, diventando un ragazzo piuttosto popolare e ad iniziare a capire quali siano i suoi progetti per il futuro. I personaggi sono perlopiù adolescenti, quindi le loro paure sono quelle di normali studenti liceali: insicurezze, problemi sentimentali, la sensazione di essere in un posto sbagliato, di non essere accettati, eccetera. I lettori di Fullmetal Alchemist e Hero Tales noteranno sicuramente alcune somiglianze nel design di Hachiken, Shinnosuke e Mikage con altri personaggi delle opere della Arakawa; ad ogni modo, ci si limita ad una somiglianza nel fisico, perché Hachiken ha davvero poco a che vedere con Roy Mustang!
Ovviamente, Gin no Saji è pieno di gag comiche, in perfetto stile Arakawa, che ben si integrano con le vicende della storia. Ogni capitolo vi strapperà ben più di una risata, insomma! Personalmente apprezzo molto lo stile di disegno dell'autrice, è tondeggiante, pulito, e trovo ci sia stato un miglioramento nei fondali, con una diminuzione degli spazi bianchi.
Per me merita un otto pieno, lo consiglio vivamente se volete scoprire qualcosa di più sul mondo dell'agricoltura, o comunque leggervi un manga allegro, che vi strapperà più di una risata, e rilassante. Ricordatevi solo che non è FMA!
La trama è semplice: Yugo Hachiken, brillante studente con ben pochi amici e una situazione famigliare complessa, si trasferisce all'istituto agrario Yezo, lontano dalla sua città. Il nostro protagonista è sicuro che non avrà problemi a frequentare una scuola così diversa dalle sue, ma non ha fatto i conti con la vita di campagna e con i suoi compagni, preparatissimi nelle materie in quanto provenienti da famiglie che lavorano nel settore agrario.
Inizialmente non mi aveva attirata per niente, ma con il passare del tempo sono riuscita ad apprezzare profondamente questo slice of life, nonostante l'argomento mi sia pressoché sconosciuto.
Al contrario della sottoscritta, la Arakawa dimostra una profonda conoscenza della tematica, e potrete imparare un sacco di cose interessanti anche riguardo ciò che mangiamo. Gli imperativi morali sono molto differenti rispetto a quelli di FMA (ovvio, niente cose del tipo "Sacrificare una persona per il bene di molti"), ma comunque attirano l'interesse del lettore; la sfida di Hachiken, che dovrà capire come accettare il fatto che il maialino a cui si è affezionato dovrà essere macellato, è curiosa e allo stesso tempo porta a domandarsi "cosa farei io nella sua situazione?".
I personaggi non sono moltissimi, ma li trovo piuttosto interessanti. Hachiken, il protagonista, è un tipico secchione, inizialmente più interessato ad avere una bella media, e non sa davvero perché si sia iscritto a Yezo; grazie all'aiuto di Mikage, la ragazza che gli piace, e dei suoi compagni di classe riesce finalmente ad aprirsi, diventando un ragazzo piuttosto popolare e ad iniziare a capire quali siano i suoi progetti per il futuro. I personaggi sono perlopiù adolescenti, quindi le loro paure sono quelle di normali studenti liceali: insicurezze, problemi sentimentali, la sensazione di essere in un posto sbagliato, di non essere accettati, eccetera. I lettori di Fullmetal Alchemist e Hero Tales noteranno sicuramente alcune somiglianze nel design di Hachiken, Shinnosuke e Mikage con altri personaggi delle opere della Arakawa; ad ogni modo, ci si limita ad una somiglianza nel fisico, perché Hachiken ha davvero poco a che vedere con Roy Mustang!
Ovviamente, Gin no Saji è pieno di gag comiche, in perfetto stile Arakawa, che ben si integrano con le vicende della storia. Ogni capitolo vi strapperà ben più di una risata, insomma! Personalmente apprezzo molto lo stile di disegno dell'autrice, è tondeggiante, pulito, e trovo ci sia stato un miglioramento nei fondali, con una diminuzione degli spazi bianchi.
Per me merita un otto pieno, lo consiglio vivamente se volete scoprire qualcosa di più sul mondo dell'agricoltura, o comunque leggervi un manga allegro, che vi strapperà più di una risata, e rilassante. Ricordatevi solo che non è FMA!
Lo ammetto, io sono uno dei detrattori della prima ora su Hiromu Arakawa e le sue opere pubblicate in Italia. Cioè, dopo aver affrontato la lettura del molto bistrattato Hero Tales e dell'intoccabile FullMetal Alchemist (quest'ultimo intoccabile quanto Evangelion, Puella Magi Madoka e Kodomo no Jikan messi assieme, pena crocifissione pubblica in sala mensa da parte dei fan), mi sono approcciato alla sua nuova fatica.
Gin no Saji, per quei pochi che non lo sapessero, nasce come "salvagente/asso nella manica" di Shonen Sunday, nota rivista giapponese settimanale in continuo declino, sia a causa dello strapotere della Onepiesesca Jump, sia anche perché è calato l'interesse in generale. Quindi, quale mossa migliore se non ospitare il manga di un'autrice famosa e rispettata per far risalire le vendite? Ecco fatto.
E forse Hiromu Arakawa mi ha ascoltato quando, alla fine delle due letture sopracitate, ho esclamato a gran voce: "Datti all'ippica!".
In Gin no Saji (letteralmente Cucchiaio d'argento), il protagonista Yugo Hachiken si iscrive all'istituto agrario Yezo, luogo in cui si impara anche ad allevare i cavalli - e qui mi ricollego al discorso dell'ippica - e il bestiame in genere, ma si insegna anche tecnica casearia e tutto ciò che concerne il mondo agricolo. Una scuola adatta per gli "addetti ai lavori", ossia per coloro che già possiedono fattorie o aziende del settore dove mettere in pratica gli insegnamenti di tale scelta. Yugo Hachizen, invece, non è altro che un semplice ragazzo di città, abbastanza portato per lo studio, che sceglie l'istituto agrario in quanto è sicuro di essere il primo della classe. O almeno questo è il motivo da lui spiegato. Opzione alquanto discutibile visto che egli proviene da una scuola media preparatoria di alto livello atta all'entrata in istituti ovviamente non agrari, ma molto più prestigiosi.
Il contrasto a tratti paradossale fra i compagni di provincia mette in difficoltà il protagonista, il quale troverà grossi ostacoli nell'approcciarsi ai rudimenti di agricoltura e allevamento. Traumatica sarà la sua personale scoperta nell'apprendere che le uova escono dall'ano delle galline, quindi dallo stesso canale di espulsione degli escrementi dell'animale, arrivando anche ad essere terrorizzato al sol sentire la parola "uovo" o nel vedere una coscia di pollo fritto. Sarà la caparbietà del protagonista ad avere la meglio e a ritagliarsi tanta popolarità fra i compagni di scuola, così diversi e così preparati.
Gin no Saji è un tranche de vie (slice of life) piacevole, spigliato, leggero ma allo stesso tempo serio, innovativo e totalmente diverso da ciò che ci si potrebbe aspettare da Hiromu "FullMetal" Arakawa. Infatti ho notato con disappunto, sia fra i lettori italiani che quelli anglofoni, che molti fan (non tutti, ovvio) dell'autrice son rimasti delusi dal cambio di genere, disorientati dal non trovarsi davanti l'ennesimo manga di pseudo guerrieri che salvano il mondo dalle forze del male, bollando il prodotto come noioso e fallimentare.
Eppure io trovo estremamente piacevole questa nuova cifra stilistica della Arakawa, la quale si cimenta piacevolmente fra i risvolti di un istituto agrario, dove la vita scolastica, diversa dalle solite scuole fotocopia viste e riviste in migliaia di anime e manga, risulta fresca e coinvolgente. Interessante è anche scoprire attività agonistiche ippiche tipiche del Giappone, come la corsa dei Banei, razza di cavalli (eheheh) nativa del Giappone dalla stazza elevata, che praticamente corrono trainando il fantino su una slitta-aratro.
In breve: consigliato un po' a tutti in quanto potrà risultare una piacevole sorpresa, anche per chi non ha mai stravisto per la sensei Hiromu Arakawa come il sottoscritto.
Gin no Saji, per quei pochi che non lo sapessero, nasce come "salvagente/asso nella manica" di Shonen Sunday, nota rivista giapponese settimanale in continuo declino, sia a causa dello strapotere della Onepiesesca Jump, sia anche perché è calato l'interesse in generale. Quindi, quale mossa migliore se non ospitare il manga di un'autrice famosa e rispettata per far risalire le vendite? Ecco fatto.
E forse Hiromu Arakawa mi ha ascoltato quando, alla fine delle due letture sopracitate, ho esclamato a gran voce: "Datti all'ippica!".
In Gin no Saji (letteralmente Cucchiaio d'argento), il protagonista Yugo Hachiken si iscrive all'istituto agrario Yezo, luogo in cui si impara anche ad allevare i cavalli - e qui mi ricollego al discorso dell'ippica - e il bestiame in genere, ma si insegna anche tecnica casearia e tutto ciò che concerne il mondo agricolo. Una scuola adatta per gli "addetti ai lavori", ossia per coloro che già possiedono fattorie o aziende del settore dove mettere in pratica gli insegnamenti di tale scelta. Yugo Hachizen, invece, non è altro che un semplice ragazzo di città, abbastanza portato per lo studio, che sceglie l'istituto agrario in quanto è sicuro di essere il primo della classe. O almeno questo è il motivo da lui spiegato. Opzione alquanto discutibile visto che egli proviene da una scuola media preparatoria di alto livello atta all'entrata in istituti ovviamente non agrari, ma molto più prestigiosi.
Il contrasto a tratti paradossale fra i compagni di provincia mette in difficoltà il protagonista, il quale troverà grossi ostacoli nell'approcciarsi ai rudimenti di agricoltura e allevamento. Traumatica sarà la sua personale scoperta nell'apprendere che le uova escono dall'ano delle galline, quindi dallo stesso canale di espulsione degli escrementi dell'animale, arrivando anche ad essere terrorizzato al sol sentire la parola "uovo" o nel vedere una coscia di pollo fritto. Sarà la caparbietà del protagonista ad avere la meglio e a ritagliarsi tanta popolarità fra i compagni di scuola, così diversi e così preparati.
Gin no Saji è un tranche de vie (slice of life) piacevole, spigliato, leggero ma allo stesso tempo serio, innovativo e totalmente diverso da ciò che ci si potrebbe aspettare da Hiromu "FullMetal" Arakawa. Infatti ho notato con disappunto, sia fra i lettori italiani che quelli anglofoni, che molti fan (non tutti, ovvio) dell'autrice son rimasti delusi dal cambio di genere, disorientati dal non trovarsi davanti l'ennesimo manga di pseudo guerrieri che salvano il mondo dalle forze del male, bollando il prodotto come noioso e fallimentare.
Eppure io trovo estremamente piacevole questa nuova cifra stilistica della Arakawa, la quale si cimenta piacevolmente fra i risvolti di un istituto agrario, dove la vita scolastica, diversa dalle solite scuole fotocopia viste e riviste in migliaia di anime e manga, risulta fresca e coinvolgente. Interessante è anche scoprire attività agonistiche ippiche tipiche del Giappone, come la corsa dei Banei, razza di cavalli (eheheh) nativa del Giappone dalla stazza elevata, che praticamente corrono trainando il fantino su una slitta-aratro.
In breve: consigliato un po' a tutti in quanto potrà risultare una piacevole sorpresa, anche per chi non ha mai stravisto per la sensei Hiromu Arakawa come il sottoscritto.