Prophecy
Interessante lavoro di Ttutsui, che riflette sul tema quanto mai attuale dell'uso delle moderne tecnologie, attraverso un thriller metropolitano ricco di personaggi.
L'affannosa ricerca del misterioso Paper Boy da parte del tenente Yoshino della sezione anticrimine informatica potrebbe sembrare, all’apparenza, l'ennesima variazione sull'argomento che nulla aggiunge al dibattito già in corso, ma è proprio qui che si inserisce la felice intuizione di Tsutsui: il mangaka sposta intelligentemente il focus della narrazione sulla critica sociale, conferendo una profondità ben più ampia e drammatica alle azioni terroristiche compiute dal misterioso criminale informatico.
"Prophecy" è un manga che denuncia certe situazioni di sfruttamento sul mondo del lavoro e che si propone di dar voce a tutta una categoria di reietti della società: lo sguardo dell'autore si pone ai margini, andando a raccontare storie di falliti, esclusi da una contemporaneità spietata, dove non c'è rimasto troppo spazio per le buone intenzioni e che viene governata soltanto dall'opportunismo e dal ritorno economico.
Tsutsui cerca, però, di non prendere mai una posizione netta e definita, ma lascia al lettore il compito di schierarsi, illustrando i pregi e i difetti di entrambe le posizioni in gioco: da un lato, il conseguimento di un ideale attraverso la violenza mentre, dall'altro, la rinuncia a qualsiasi tipo di morale per il mantenimento del potere.
Il mezzo, attraverso cui questa lotta si sostanzia, è quello del web che l'autore dimostra di conoscere davvero bene (non a caso, essendo emerso lui stesso proprio attraverso la rete): la descrizione delle dinamiche più tipiche del mondo informatico, dal flaming al mobbing, sono raccontate con dovizia di particolari e di esempi in un modo molto realistico e credibile, focalizzandosi sull’annoso problema dell’anonimato su internet.
Quello che, purtroppo, impedisce alla storia di spiccare il volo è una caratterizzazione dei personaggi davvero troppo semplicistica: nessuno dei protagonisti si allontana troppo dagli stereotipi più classici (dalla detective brillante e autoritaria, ai sottoposti che fungono da spalle comiche, fino al politico corrotto) e tutti rimangono sostanzialmente piatti e poco coinvolgenti. Unica eccezione è l'antagonista principale Paper Boy, le cui motivazioni vengono più approfondite all'inizio, ma poi anche lui per gran parte del resto dei tre volumi viene messo un po' in secondo piano, al fine di concentrare l'attenzione sulle indagini della polizia.
Anche la sceneggiatura in alcuni punti si affossa per qualche pagina di troppo e il risultato è una discontinuità nel ritmo, che rende a tratti faticosa la lettura. Inoltre la grande quantità di informazioni espresse sul mondo del web e dell’informatica rischia di diventare sterile didascalismo.
Il finale, fortunatamente, risolleva le sorti del manga e gli permette di avere una conclusione abbastanza adeguata, anche se si ha la sensazione che, con qualche volume in più e uno sviluppo degli eventi meglio ragionato, si sarebbe potuto raggiungere un risultato superiore.
Alcune note dolenti anche sul disegno: il tratto di Tsutsui qui è estremamente semplice e lieve, fatto di linee sottili e di grigi, più che di neri, in cui i vari personaggi e gli sfondi tendono a non risaltare. Il risultato è un lavoro grafico anonimo, quasi abbozzato e parecchio piatto.
Rimane invece una certezza l’edizione J-POP, ottimamente realizzata e in linea con gli altri box dedicati alle opere dell’autore.
L'affannosa ricerca del misterioso Paper Boy da parte del tenente Yoshino della sezione anticrimine informatica potrebbe sembrare, all’apparenza, l'ennesima variazione sull'argomento che nulla aggiunge al dibattito già in corso, ma è proprio qui che si inserisce la felice intuizione di Tsutsui: il mangaka sposta intelligentemente il focus della narrazione sulla critica sociale, conferendo una profondità ben più ampia e drammatica alle azioni terroristiche compiute dal misterioso criminale informatico.
"Prophecy" è un manga che denuncia certe situazioni di sfruttamento sul mondo del lavoro e che si propone di dar voce a tutta una categoria di reietti della società: lo sguardo dell'autore si pone ai margini, andando a raccontare storie di falliti, esclusi da una contemporaneità spietata, dove non c'è rimasto troppo spazio per le buone intenzioni e che viene governata soltanto dall'opportunismo e dal ritorno economico.
Tsutsui cerca, però, di non prendere mai una posizione netta e definita, ma lascia al lettore il compito di schierarsi, illustrando i pregi e i difetti di entrambe le posizioni in gioco: da un lato, il conseguimento di un ideale attraverso la violenza mentre, dall'altro, la rinuncia a qualsiasi tipo di morale per il mantenimento del potere.
Il mezzo, attraverso cui questa lotta si sostanzia, è quello del web che l'autore dimostra di conoscere davvero bene (non a caso, essendo emerso lui stesso proprio attraverso la rete): la descrizione delle dinamiche più tipiche del mondo informatico, dal flaming al mobbing, sono raccontate con dovizia di particolari e di esempi in un modo molto realistico e credibile, focalizzandosi sull’annoso problema dell’anonimato su internet.
Quello che, purtroppo, impedisce alla storia di spiccare il volo è una caratterizzazione dei personaggi davvero troppo semplicistica: nessuno dei protagonisti si allontana troppo dagli stereotipi più classici (dalla detective brillante e autoritaria, ai sottoposti che fungono da spalle comiche, fino al politico corrotto) e tutti rimangono sostanzialmente piatti e poco coinvolgenti. Unica eccezione è l'antagonista principale Paper Boy, le cui motivazioni vengono più approfondite all'inizio, ma poi anche lui per gran parte del resto dei tre volumi viene messo un po' in secondo piano, al fine di concentrare l'attenzione sulle indagini della polizia.
Anche la sceneggiatura in alcuni punti si affossa per qualche pagina di troppo e il risultato è una discontinuità nel ritmo, che rende a tratti faticosa la lettura. Inoltre la grande quantità di informazioni espresse sul mondo del web e dell’informatica rischia di diventare sterile didascalismo.
Il finale, fortunatamente, risolleva le sorti del manga e gli permette di avere una conclusione abbastanza adeguata, anche se si ha la sensazione che, con qualche volume in più e uno sviluppo degli eventi meglio ragionato, si sarebbe potuto raggiungere un risultato superiore.
Alcune note dolenti anche sul disegno: il tratto di Tsutsui qui è estremamente semplice e lieve, fatto di linee sottili e di grigi, più che di neri, in cui i vari personaggi e gli sfondi tendono a non risaltare. Il risultato è un lavoro grafico anonimo, quasi abbozzato e parecchio piatto.
Rimane invece una certezza l’edizione J-POP, ottimamente realizzata e in linea con gli altri box dedicati alle opere dell’autore.
Comprai "Prophecy" totalmente alla cieca, leggendo solamente la trama su qualche sito, ma non credo che ripeterò mai più questo errore.
L'incipit è buono e in un certo senso anche originale: questo terrorista cibernetico, che si fa chiamare paperboy, commette dei crimini che vengono annunciati da lui stesso tramite dei video che posta sui social network; spetterà alla polizia il compito di stanarlo e catturarlo.
E qui secondo me sorge subito il primo problema: si è dato troppo spazio al punto di vista della polizia e troppo poco a quello del protagonista, a cui è stato dedicato sostanzialmente un flashback e pochi altri pensieri; sarebbe potuto essere più intrigante, dal mio punto di vista, girare la prospettiva.
Altra cosa che non mi ha convinto particolarmente è stata la scelta dell'autore di rappresentare il popolo del web in modo troppo estremo, rischiando quasi di farlo diventare una caricatura o una parodia. Probabilmente c'è di mezzo anche lo zampino dei traduttori, ma spesso e volentieri le frasi dette dagli anonimi più che farmi riflettere sulla cattiveria che si viene a creare quando ti nascondi dietro a un nickname, mi facevano ridere/irritare per quanto fossero assurde.
Una piccolezza, se volete, ma tutto fa brodo.
Se poi ci aggiungiamo anche lo svolgimento della trama, che non sempre è stato brillante e molte volte mi hanno fatto abbandonare la serie (per leggere 3 volumi ci ho impiegato 4 mesi), direi che la bocciatura, anche se non grave, è d'obbligo.
Bocciatura non grave grazie solamente ai disegni, molto ben realizzati, e al finale che comunque risolleva le sorti di quest'opera.
In conclusione, un manga assolutamente non brillante; non terribile, ma nemmeno degno di nota: vale davvero la pena acquistarlo?
L'incipit è buono e in un certo senso anche originale: questo terrorista cibernetico, che si fa chiamare paperboy, commette dei crimini che vengono annunciati da lui stesso tramite dei video che posta sui social network; spetterà alla polizia il compito di stanarlo e catturarlo.
E qui secondo me sorge subito il primo problema: si è dato troppo spazio al punto di vista della polizia e troppo poco a quello del protagonista, a cui è stato dedicato sostanzialmente un flashback e pochi altri pensieri; sarebbe potuto essere più intrigante, dal mio punto di vista, girare la prospettiva.
Altra cosa che non mi ha convinto particolarmente è stata la scelta dell'autore di rappresentare il popolo del web in modo troppo estremo, rischiando quasi di farlo diventare una caricatura o una parodia. Probabilmente c'è di mezzo anche lo zampino dei traduttori, ma spesso e volentieri le frasi dette dagli anonimi più che farmi riflettere sulla cattiveria che si viene a creare quando ti nascondi dietro a un nickname, mi facevano ridere/irritare per quanto fossero assurde.
Una piccolezza, se volete, ma tutto fa brodo.
Se poi ci aggiungiamo anche lo svolgimento della trama, che non sempre è stato brillante e molte volte mi hanno fatto abbandonare la serie (per leggere 3 volumi ci ho impiegato 4 mesi), direi che la bocciatura, anche se non grave, è d'obbligo.
Bocciatura non grave grazie solamente ai disegni, molto ben realizzati, e al finale che comunque risolleva le sorti di quest'opera.
In conclusione, un manga assolutamente non brillante; non terribile, ma nemmeno degno di nota: vale davvero la pena acquistarlo?
Questo manga è stato per me una vera sorpresa, sapevo già di andare sul sicuro con la narrazione fluida e dettagliata di Tetsuya Tsutsui (che ho conosciuto con "Manhole"), ma mai mi sarei aspettato di trovarmi di fronte una trama così avvincente, attuale e stimolante.
Partiamo dalle cose più semplici: ottima l'edizione della J-Pop e bei disegni che permettono alta immersione negli ambienti in cui si svolge l'azione.
Su narrazione e trama non ho quasi nulla da eccepire, la lettura è sempre avvincente e mantiene un ritmo incalzante che ci guida verso un finale inaspettato, ma leggermente forzato. Nonostante questo sarà impossibile arrivare all'ultima pagina ed essere scontenti del proprio acquisto. Dal punto di vista investigativo tutto mantiene una forte coerenza e i tasselli del misterioso puzzle vengono messi al loro posto mediante l'utilizzo di ottimi colpi di scena dalle tempistiche perfette. Ad una prima occhiata sembra quindi di trovarsi di fronte ad un manga thriller/poliziesco abbastanza semplice e poco impegnativo. Nulla di più sbagliato. Ciò che infatti mi ha più colpito è la capacità dell'autore di sfruttare la trama per realizzare un vero e proprio saggio il cui tema centrale è il mondo di internet e l'utilizzo che ne fanno i suoi utenti. In breve, da un parte abbiamo paperboy che sostiene la tesi della libertà di informazione e dell'anonimato e dall'altra abbiamo in un primo momento Yoshino e successivamente il deputato Shitaragi, che sostengono la rispettiva antitesi. Ci si trova dunque, durante la lettura, ad essere davvero in difficoltà a prendere le parti dell'una o dell'altra fazione, perché entrambe portano argomentazioni più che valide e non banali.
In definitiva, ritengo questo manga un vero e proprio capolavoro contemporaneo, volto a rappresentare una società assuefatta al mondo di internet che ha perso di vista quale fosse il vero obiettivo di questo strumento. E, come dice giustamente l'autore, "il web non è uno strumento di per sé cattivo, è solamente il riflesso di ciò che siamo realmente".
Partiamo dalle cose più semplici: ottima l'edizione della J-Pop e bei disegni che permettono alta immersione negli ambienti in cui si svolge l'azione.
Su narrazione e trama non ho quasi nulla da eccepire, la lettura è sempre avvincente e mantiene un ritmo incalzante che ci guida verso un finale inaspettato, ma leggermente forzato. Nonostante questo sarà impossibile arrivare all'ultima pagina ed essere scontenti del proprio acquisto. Dal punto di vista investigativo tutto mantiene una forte coerenza e i tasselli del misterioso puzzle vengono messi al loro posto mediante l'utilizzo di ottimi colpi di scena dalle tempistiche perfette. Ad una prima occhiata sembra quindi di trovarsi di fronte ad un manga thriller/poliziesco abbastanza semplice e poco impegnativo. Nulla di più sbagliato. Ciò che infatti mi ha più colpito è la capacità dell'autore di sfruttare la trama per realizzare un vero e proprio saggio il cui tema centrale è il mondo di internet e l'utilizzo che ne fanno i suoi utenti. In breve, da un parte abbiamo paperboy che sostiene la tesi della libertà di informazione e dell'anonimato e dall'altra abbiamo in un primo momento Yoshino e successivamente il deputato Shitaragi, che sostengono la rispettiva antitesi. Ci si trova dunque, durante la lettura, ad essere davvero in difficoltà a prendere le parti dell'una o dell'altra fazione, perché entrambe portano argomentazioni più che valide e non banali.
In definitiva, ritengo questo manga un vero e proprio capolavoro contemporaneo, volto a rappresentare una società assuefatta al mondo di internet che ha perso di vista quale fosse il vero obiettivo di questo strumento. E, come dice giustamente l'autore, "il web non è uno strumento di per sé cattivo, è solamente il riflesso di ciò che siamo realmente".
In un momento critico come il nostro, serve (a mio parere) una radicale e dura rivoluzione. Il personaggio creato nel manga, questo ragazzo incappucciato con dei fogli di giornale è semplicemente geniale. Egli riesce, come V in "V per Vendetta", a fare giustizia a modo suo facendosi acclamare dalla gente che, pian piano, inizia a seguirlo e ad amarlo sui Social Network.
Una cosa che mi ha veramente fatto mangiare il primo volume e uscire subito di casa per ordinare il seguente è stato proprio il fatto che vedere attualizzata così bene la storia nei nostri giorni è un modo per farci pensare a quanti danni e violenze (psicologiche e/o fisiche) subiamo tutti i giorni dal "Potente", senza magari rendercene conto. Il personaggio ha una sua storia e una sua vita, ma si riesce facilmente a crederlo noi stessi, quando pensa e quando agisce; non che noi dovremmo uccidere o fare violenze a destra e a manca, però magari qualora dovessimo vedere o essere coinvolti in qualche situazione sconveniente dovremmo cercare di fare qualcosa. Fare qualcosa di piccolo noi, per cercare di cambiare la gente e il mondo in cui tutti i giorni siamo costretti a vivere.
Do 8 a questo manga perché la storia si divide troppo spesso tra la vita del ragazzo, e parallelamente di PaperBoy (stesso personaggio ma in veste di giustiziere mascherato), e la "Cyber Polizia", la quale ho sentito troppo presente nello scorrere della storia e certe volte addirittura mi faceva sperare che girando pagina sarebbero iniziate nuovamente le vicende del personaggio principale.
Comunque, consiglio a tutti questa lettura: è un manga di tre volumi, e per quello che so qui da noi sono reperibili i primi due, quindi abbastanza breve, ma ci fa molto riflettere e notare che qualcosa non va.
Una cosa che mi ha veramente fatto mangiare il primo volume e uscire subito di casa per ordinare il seguente è stato proprio il fatto che vedere attualizzata così bene la storia nei nostri giorni è un modo per farci pensare a quanti danni e violenze (psicologiche e/o fisiche) subiamo tutti i giorni dal "Potente", senza magari rendercene conto. Il personaggio ha una sua storia e una sua vita, ma si riesce facilmente a crederlo noi stessi, quando pensa e quando agisce; non che noi dovremmo uccidere o fare violenze a destra e a manca, però magari qualora dovessimo vedere o essere coinvolti in qualche situazione sconveniente dovremmo cercare di fare qualcosa. Fare qualcosa di piccolo noi, per cercare di cambiare la gente e il mondo in cui tutti i giorni siamo costretti a vivere.
Do 8 a questo manga perché la storia si divide troppo spesso tra la vita del ragazzo, e parallelamente di PaperBoy (stesso personaggio ma in veste di giustiziere mascherato), e la "Cyber Polizia", la quale ho sentito troppo presente nello scorrere della storia e certe volte addirittura mi faceva sperare che girando pagina sarebbero iniziate nuovamente le vicende del personaggio principale.
Comunque, consiglio a tutti questa lettura: è un manga di tre volumi, e per quello che so qui da noi sono reperibili i primi due, quindi abbastanza breve, ma ci fa molto riflettere e notare che qualcosa non va.
Il primo volume di Tetsuya Tsutsui colpisce già dalla prima pagina, inizia come un classico film poliziesco di quelli che vedi il "cattivo" della situazione ancor prima di vedere cos'ha fatto per diventarlo.
Ogni pagina di questo manga invoglia i lettori ad andare avanti per scoprire le mosse di Paperboy, il misterioso personaggio con la maschera fatta di giornali e la sezione anticyber criminalità che indaga su alcuni video caricati on line dove l'individuo con la maschera dice che farà pulizia delle ingiustizie sopportate da tutte le persone comuni.
Un primo volume che difficilmente lascerete a metà e che appena finito vi porterà ad aspettare con impazienza l'uscita del numero due.
Ogni pagina di questo manga invoglia i lettori ad andare avanti per scoprire le mosse di Paperboy, il misterioso personaggio con la maschera fatta di giornali e la sezione anticyber criminalità che indaga su alcuni video caricati on line dove l'individuo con la maschera dice che farà pulizia delle ingiustizie sopportate da tutte le persone comuni.
Un primo volume che difficilmente lascerete a metà e che appena finito vi porterà ad aspettare con impazienza l'uscita del numero due.