Gli stolti odiano il rosso
“Gli stolti odiano il rosso”, è l’enigmatico titolo della seconda opera di Est Em che ho avuto modo di leggere, stilisticamente è molto simile a “La donna degli udon” con la differenza che questa volta il soggetto è più originale. Il volume contiene 4 storie brevi, tutte a sfondo shonen ai. Lo stile è sempre il solito: atmosfera rarefatta, immagini scollegate, personaggi indifferenti/stoici/cinici/strafottenti/disperati o semplicemente circondati da un alone cool, il tutto tenuto insieme da un sottile filo di trama. L’impressione che si ha alla fine è che sia più fumo che arrosto, e che questa aura introspettiva, creata da elementi suggestivi visivamente (tipo la corrida) sia tutta scena. La corrida -a mio parere pratica disgustosa-viene glorificata come apice dell’estetismo, come tragica ma lirica tradizione decadente.
Le riflessioni sono in linea con questo clima e non sono neanche lontanamente adeguate alla pretesa di profondità che si da il volume: il massimo a cui si arriva è “la morte è bellezza” o “la corrida è sexy, perché la lotta e la violenza hanno dei riverberi sessuali”, che okay sono anche idee interessanti, ma necessiterebbero di qualche argomentazione in più; è vero che il fumetto è più vicino all’arte e all’illustrazione che alla letteratura, ma è pur sempre narrazione, quindi serve di più che creare istantanee evocative.
Ciò che ho detto finora è riferito alla prima one-shot in particolare, ma vale anche per le altre 3. Le storie sono carine, hanno spunti interessanti (principalmente quelli di cui sopra, declinati in altri contesti) ma si mantengono sempre molto sulla superficie, sono troppo brevi ed elusive per essere incisive.
Nonostante tutto ritengo che sia una lettura piacevole, non troppo impegnativa ma che ti lascia con l’idea di aver comunque letto qualcosa di ricercato. I disegni sono minimal, a linea chiara e zero ombre, con tanti dettagli sugli oggetti d’interesse, come per esempio i costumi da torero.
Sullo stesso genere, sempre nella collana showcase della dynit, c’è l’autrice Kiriko Nanan che secondo me utilizza tutti gli elementi elencati, ma in maniera più riuscita, quindi se vi piace il genere lei è una valida alternativa.
Le riflessioni sono in linea con questo clima e non sono neanche lontanamente adeguate alla pretesa di profondità che si da il volume: il massimo a cui si arriva è “la morte è bellezza” o “la corrida è sexy, perché la lotta e la violenza hanno dei riverberi sessuali”, che okay sono anche idee interessanti, ma necessiterebbero di qualche argomentazione in più; è vero che il fumetto è più vicino all’arte e all’illustrazione che alla letteratura, ma è pur sempre narrazione, quindi serve di più che creare istantanee evocative.
Ciò che ho detto finora è riferito alla prima one-shot in particolare, ma vale anche per le altre 3. Le storie sono carine, hanno spunti interessanti (principalmente quelli di cui sopra, declinati in altri contesti) ma si mantengono sempre molto sulla superficie, sono troppo brevi ed elusive per essere incisive.
Nonostante tutto ritengo che sia una lettura piacevole, non troppo impegnativa ma che ti lascia con l’idea di aver comunque letto qualcosa di ricercato. I disegni sono minimal, a linea chiara e zero ombre, con tanti dettagli sugli oggetti d’interesse, come per esempio i costumi da torero.
Sullo stesso genere, sempre nella collana showcase della dynit, c’è l’autrice Kiriko Nanan che secondo me utilizza tutti gli elementi elencati, ma in maniera più riuscita, quindi se vi piace il genere lei è una valida alternativa.