Chainsaw Man
Un vero peccato!
Mi ricordo che c'e stato un periodo in cui la fame di "Chainsaw man" é esplosa dappertutto, su qualunque social esistente; quando ho iniziato a seguirlo avevo iniziato da poco ad approcciarmi al mondo del manga, e ho iniziato a leggerlo un po' per "curiosità " e un po' perchè discusso in diverse recensioni.
"Chainsaw man" (al momento) è diviso in due parti: la prima in cui conosciamo Denji (un ragazzo povero che acquisisce il potere di diventare il demone motosega) e la seconda con con una protagonista femminile e in cui vediamo un altro Denji rispetto ai primi 11 volumi.
Per me i primi 11 volumi si possono descrivere con una sola parola: arte. L' enfasi, le scene d'azione, la caratterizzazione di ogni personaggio, le backstory ecc.. sono perfette! Ogni arco narrativo ti racconta sempre qualcosa di nuovo e di sorprendente, fino alla fine di questo arco.
Adesso sicuramente vi starete chiedendo perché solo 7,5, beh, é per colpa di quello che c'è dopo l'undicesimo volume; la nuova protagonista, Asa, non è neanche male ma secondo me é troppo piatta caratterialmente, i combattimenti sono drasticamente diventati più noiosi e troppo sbrigativi e molte situazioni diventano troppo lunghe portando spesso il lettore ad augurarsi che quella scena finisca al più presto per finire la sofferenza.
Un vero peccato, per me "Chainsaw man" finisce nella prima parte.
Mi ricordo che c'e stato un periodo in cui la fame di "Chainsaw man" é esplosa dappertutto, su qualunque social esistente; quando ho iniziato a seguirlo avevo iniziato da poco ad approcciarmi al mondo del manga, e ho iniziato a leggerlo un po' per "curiosità " e un po' perchè discusso in diverse recensioni.
"Chainsaw man" (al momento) è diviso in due parti: la prima in cui conosciamo Denji (un ragazzo povero che acquisisce il potere di diventare il demone motosega) e la seconda con con una protagonista femminile e in cui vediamo un altro Denji rispetto ai primi 11 volumi.
Per me i primi 11 volumi si possono descrivere con una sola parola: arte. L' enfasi, le scene d'azione, la caratterizzazione di ogni personaggio, le backstory ecc.. sono perfette! Ogni arco narrativo ti racconta sempre qualcosa di nuovo e di sorprendente, fino alla fine di questo arco.
Adesso sicuramente vi starete chiedendo perché solo 7,5, beh, é per colpa di quello che c'è dopo l'undicesimo volume; la nuova protagonista, Asa, non è neanche male ma secondo me é troppo piatta caratterialmente, i combattimenti sono drasticamente diventati più noiosi e troppo sbrigativi e molte situazioni diventano troppo lunghe portando spesso il lettore ad augurarsi che quella scena finisca al più presto per finire la sofferenza.
Un vero peccato, per me "Chainsaw man" finisce nella prima parte.
Davvero bizzarro, il mio affetto per "Chainsaw Man": in realtà è venuto col tempo e si è accresciuto con le varie riletture, una cosa davvero insolita per me, non ricordo mi sia mai capitato, e ne leggo tanti di manga. La prima fu per me una buona lettura poi decisi, a distanza di mesi, di rileggerlo e da allora capii di avere tra le mani un prodotto davvero innovativo, insolito... e bellissimo.
Va precisato che quest'opera, per essere capita appieno, necessita di una o più riletture, ma ne parlerò meglio in seguito.
Se non ci fossero state le biblioteche io un manga così non l'avrei mai letto, conoscendo i miei gusti.
Vista la praticità del prestito gratuito bibliotecario, decisi per curiosità di capire cos'aveva questo manga di tanto speciale da diventare così famoso in Giappone e anche in Italia in così breve tempo.
Ritengo che quando un autore ha vero talento riesce a creare un prodotto che può piacere anche a chi non è amante di un genere come il battle shounen, e questo è stato il mio caso.
Nonostante la trama non brilli per originalità in certi punti e cada di tanto in tanto nel banale, tirando le somme la lettura l'ho trovata bellissima, all'inizio ci sono alcuni cliché che però vengono abbandonati col prosieguo dell'opera rivelando una trama anche profonda, che sa creare personaggi empatici e a loro modo originali, per niente banali.
Fujimoto ha saputo inserire molteplici generi narrativi: momenti sereni di vita quotidiana vengono stravolti da scene dove la lotta colma di sangue e splatter abbondano, scene inquietanti al limite dell'horror, una bellissima vena romantica spesso presente, un humor nero ben calibrato, e alcuni momenti raggiungono una carica emotiva importante diventando anche commoventi; non si può non accennare anche a un lato tamarro e a una moltitudine di personaggi spesso accennati, dimenticabili che vengono sacrificati facilmente, ma di base i protagonisti principali hanno la loro caratterizzazione accurata e una evoluzione psicologica interessante. In alcuni punti la trama riporta eventi rapidi e violenti e diventa adrenalina pura, coinvolge il lettore al punto da voler saperne sempre più, avvolto dal mistero dietro alcuni personaggi chiave, per non parlare di un universo immaginario legato ai Diavoli davvero evocativo, vedi soprattutto il capitolo sul Diavolo Tenebre.
La capacità narrativa del mangaka nell’eseguire le scene è ottima, la si può definire a tratti registica, infatti Fujimoto è notoriamente appassionato di cinema e manga e in "Chainsaw Man" cerca di ricreare una esperienza quasi cinematografica, con una gestione vignette ottima e con un bel ritmo narrativo, ci saranno infatti citazioni continue a manga (Abara), dipinti (la caduta di Lucifero di Gustave Dorè) e film; Fujimoto vuole stupire, capovolge le aspettative del lettore di continuo.
Parliamo di una trama molto particolare e non particolarmente facile da descrivere: il protagonista è un adolescente (tanto per cambiare) di nome Denji che sembrerebbe il più insipido dei protagonisti ad una prima occhiata: ottuso, passivo, si lascia guidare dagli altri senza pensare, facendosi trascinare dagli eventi.Tuttavia, se si va avanti, con la trama, ci si rende conto che in realtà è un personaggio interessante: non vengono calcati i soliti cliché sul buonismo, moralismo o perbenismo che troppo spesso sono presenti nei manga; il ragazzo ha avuto una infanzia difficile, il padre si impiccò ricoperto di debiti che passarono a lui il quale, lavorando come devil hunter già da bimbo per necessità senza mai andare a scuola (quasi non sa leggere), si ridusse subito a una vita miserabilissima patendo la fame, dando tutto ciò che guadagnava ai creditori del padre; data la vita che conduceva Denji non ha sogni, non spera, non ha ambizioni sull'aiutare il prossimo o il mondo in cui vive, i suoi bisogni sono primari e semplici e questo lo rende più reale: un letto morbido, pasti abbondanti e regolari, le prime esperienze con una donna... lui non ha rispetto per i superiori, segue i suoi ideali, nonostante tutto si affeziona velocemente a chi si prende cura di lui e nel corso dell'opera ha la sua evoluzione.
I personaggi che lo circondano non risultano essere meno interessanti di lui: la sua assistente Power, meschina, vigliacca, arrogante ed egocentrica rappresenta la vena comica di tutto il manga (e non credo che sia facile rendere comica una figura femminile molto bella, la classica "gnocca"); il suo superiore, Aki Hayakawa, che rappresenta invece la guida retta, seriosa, coscienziosa e la più rispettosa del trio, quasi come un fratello maggiore.
Ogni diavolo aumenta il suo potere con la paura che incute negli umani, Denji si innamorerà subito della bella Makima a capo della sezione speciale 4 della Pubblica Sicurezza che lo introdurrà in questo mondo di devil hunter che stringono patti con alcuni diavoli per avere parte dei loro poteri soprannaturali necessari per fronteggiare i diavoli nemici.
Come dicevo prima, questo manga per essere capito appieno necessita di qualche rilettura, in particolar modo nella seconda metà, il lettore deve trovare i dettagli tra un capitolo e l'altro, unire gli indizi narrativi sparsi per tutta l'opera, da questo punto di vista la trama non risulta chiara ad un primo impatto, e questo può lasciare un po' confusi o spiazzati, sicuramente parliamo di un manga che può anche non piacere, ma se piace, è molto probabile che possa piacere molto.
La prima parte dell'opera (fino al volume 11) intitolata "L'arco della pubblica sicurezza" si chiude in modo abbastanza convincente rispondendo a molte questioni, anche se con alcune lacune (e questo potrebbe far storcere un po' il naso), ma a breve partirà il secondo arco narrativo dal volume 12 e l'opera è ancora in corso in patria, perciò le lacune in questione potrebbero ancora essere colmate.
In ogni caso Fujimoto è un autore che definirei anche visionario, perciò non mi stupirei se alcuni temi non avessero mai chiarimenti, tuttavia si tratterebbe di dettagli secondari, che lascerebbero un alone di mistero direi interessante e quindi potenzialmente accettabili, vedremo con la seconda stagione....
Lo stile di disegno di Fujimoto mi piace parecchio, volti molto espressivi, un tratto sporco, ma che si sposa perfettamente con l'opera. La Planet Manga ne ha fatto un'edizione mediocre a basso costo, senza sovracopertina, niente pagine a colori, bassa qualità della carta e rilegatura e un po' mi dispiace, credo che questo manga meriti un'edizione migliore.
"Chainsaw Man" ha richiesto da parte mia più riletture, per arrivare infine a definirlo un manga fantastico! Tanto da indurmi, per curiosità, a leggere altre opere dell'autore Tatsuki Fujimoto (come "Fire Punch", e i volumi unici "Look back" e "short stories 17-21 e 22-26", "Goodbye Eri" tutti fortunatamente reperibili in biblioteca gratuitamente, il mio portafoglio ringrazia, ne approfitto per consigliare a tutti di consultare nella propria biblioteca comunale i titoli manga presenti in provincia, ora le biblioteche investono molto nei manga ed è un servizio gratuito)!
Lo consigliato davvero a tutti i tipi di lettori: agli amanti dei battle shounen ma non solo, nonostante non sia il mio genere per dire, Fujimoto ha saputo creare un mondo affascinante che può lasciare davvero a bocca aperta.
Va precisato che quest'opera, per essere capita appieno, necessita di una o più riletture, ma ne parlerò meglio in seguito.
Se non ci fossero state le biblioteche io un manga così non l'avrei mai letto, conoscendo i miei gusti.
Vista la praticità del prestito gratuito bibliotecario, decisi per curiosità di capire cos'aveva questo manga di tanto speciale da diventare così famoso in Giappone e anche in Italia in così breve tempo.
Ritengo che quando un autore ha vero talento riesce a creare un prodotto che può piacere anche a chi non è amante di un genere come il battle shounen, e questo è stato il mio caso.
Nonostante la trama non brilli per originalità in certi punti e cada di tanto in tanto nel banale, tirando le somme la lettura l'ho trovata bellissima, all'inizio ci sono alcuni cliché che però vengono abbandonati col prosieguo dell'opera rivelando una trama anche profonda, che sa creare personaggi empatici e a loro modo originali, per niente banali.
Fujimoto ha saputo inserire molteplici generi narrativi: momenti sereni di vita quotidiana vengono stravolti da scene dove la lotta colma di sangue e splatter abbondano, scene inquietanti al limite dell'horror, una bellissima vena romantica spesso presente, un humor nero ben calibrato, e alcuni momenti raggiungono una carica emotiva importante diventando anche commoventi; non si può non accennare anche a un lato tamarro e a una moltitudine di personaggi spesso accennati, dimenticabili che vengono sacrificati facilmente, ma di base i protagonisti principali hanno la loro caratterizzazione accurata e una evoluzione psicologica interessante. In alcuni punti la trama riporta eventi rapidi e violenti e diventa adrenalina pura, coinvolge il lettore al punto da voler saperne sempre più, avvolto dal mistero dietro alcuni personaggi chiave, per non parlare di un universo immaginario legato ai Diavoli davvero evocativo, vedi soprattutto il capitolo sul Diavolo Tenebre.
La capacità narrativa del mangaka nell’eseguire le scene è ottima, la si può definire a tratti registica, infatti Fujimoto è notoriamente appassionato di cinema e manga e in "Chainsaw Man" cerca di ricreare una esperienza quasi cinematografica, con una gestione vignette ottima e con un bel ritmo narrativo, ci saranno infatti citazioni continue a manga (Abara), dipinti (la caduta di Lucifero di Gustave Dorè) e film; Fujimoto vuole stupire, capovolge le aspettative del lettore di continuo.
Parliamo di una trama molto particolare e non particolarmente facile da descrivere: il protagonista è un adolescente (tanto per cambiare) di nome Denji che sembrerebbe il più insipido dei protagonisti ad una prima occhiata: ottuso, passivo, si lascia guidare dagli altri senza pensare, facendosi trascinare dagli eventi.Tuttavia, se si va avanti, con la trama, ci si rende conto che in realtà è un personaggio interessante: non vengono calcati i soliti cliché sul buonismo, moralismo o perbenismo che troppo spesso sono presenti nei manga; il ragazzo ha avuto una infanzia difficile, il padre si impiccò ricoperto di debiti che passarono a lui il quale, lavorando come devil hunter già da bimbo per necessità senza mai andare a scuola (quasi non sa leggere), si ridusse subito a una vita miserabilissima patendo la fame, dando tutto ciò che guadagnava ai creditori del padre; data la vita che conduceva Denji non ha sogni, non spera, non ha ambizioni sull'aiutare il prossimo o il mondo in cui vive, i suoi bisogni sono primari e semplici e questo lo rende più reale: un letto morbido, pasti abbondanti e regolari, le prime esperienze con una donna... lui non ha rispetto per i superiori, segue i suoi ideali, nonostante tutto si affeziona velocemente a chi si prende cura di lui e nel corso dell'opera ha la sua evoluzione.
I personaggi che lo circondano non risultano essere meno interessanti di lui: la sua assistente Power, meschina, vigliacca, arrogante ed egocentrica rappresenta la vena comica di tutto il manga (e non credo che sia facile rendere comica una figura femminile molto bella, la classica "gnocca"); il suo superiore, Aki Hayakawa, che rappresenta invece la guida retta, seriosa, coscienziosa e la più rispettosa del trio, quasi come un fratello maggiore.
Ogni diavolo aumenta il suo potere con la paura che incute negli umani, Denji si innamorerà subito della bella Makima a capo della sezione speciale 4 della Pubblica Sicurezza che lo introdurrà in questo mondo di devil hunter che stringono patti con alcuni diavoli per avere parte dei loro poteri soprannaturali necessari per fronteggiare i diavoli nemici.
Come dicevo prima, questo manga per essere capito appieno necessita di qualche rilettura, in particolar modo nella seconda metà, il lettore deve trovare i dettagli tra un capitolo e l'altro, unire gli indizi narrativi sparsi per tutta l'opera, da questo punto di vista la trama non risulta chiara ad un primo impatto, e questo può lasciare un po' confusi o spiazzati, sicuramente parliamo di un manga che può anche non piacere, ma se piace, è molto probabile che possa piacere molto.
La prima parte dell'opera (fino al volume 11) intitolata "L'arco della pubblica sicurezza" si chiude in modo abbastanza convincente rispondendo a molte questioni, anche se con alcune lacune (e questo potrebbe far storcere un po' il naso), ma a breve partirà il secondo arco narrativo dal volume 12 e l'opera è ancora in corso in patria, perciò le lacune in questione potrebbero ancora essere colmate.
In ogni caso Fujimoto è un autore che definirei anche visionario, perciò non mi stupirei se alcuni temi non avessero mai chiarimenti, tuttavia si tratterebbe di dettagli secondari, che lascerebbero un alone di mistero direi interessante e quindi potenzialmente accettabili, vedremo con la seconda stagione....
Lo stile di disegno di Fujimoto mi piace parecchio, volti molto espressivi, un tratto sporco, ma che si sposa perfettamente con l'opera. La Planet Manga ne ha fatto un'edizione mediocre a basso costo, senza sovracopertina, niente pagine a colori, bassa qualità della carta e rilegatura e un po' mi dispiace, credo che questo manga meriti un'edizione migliore.
"Chainsaw Man" ha richiesto da parte mia più riletture, per arrivare infine a definirlo un manga fantastico! Tanto da indurmi, per curiosità, a leggere altre opere dell'autore Tatsuki Fujimoto (come "Fire Punch", e i volumi unici "Look back" e "short stories 17-21 e 22-26", "Goodbye Eri" tutti fortunatamente reperibili in biblioteca gratuitamente, il mio portafoglio ringrazia, ne approfitto per consigliare a tutti di consultare nella propria biblioteca comunale i titoli manga presenti in provincia, ora le biblioteche investono molto nei manga ed è un servizio gratuito)!
Lo consigliato davvero a tutti i tipi di lettori: agli amanti dei battle shounen ma non solo, nonostante non sia il mio genere per dire, Fujimoto ha saputo creare un mondo affascinante che può lasciare davvero a bocca aperta.
Ho letto il manga poco dopo aver terminato l'anime. Che dire? Mi è piaciuto molto di più il cartaceo e il motivo è più banale di quanto sembri: per lo stile di disegno di Fujimoto.
Ma partiamo con ordine. Dividerò questa mini recensione in più parti.
Trama:
A dire il vero lo schema di base dell'opera è piuttosto banale e sa, in parte, di già visto: abbiamo infatti una squadra di ammazza-diavoli i cui componenti, nella ricerca del diavolo-pistola, si conosceranno meglio e diverranno amici.
Ciò che rende però la trama di "Chainsaw man" interessante è il continuo alternarsi di situazioni ansiogene, horror, slice of life, trash, tristi e dolcissime. Da quest'opera tutto mi aspettavo tranne che rimanere commosso. Oltretutto nessun personaggio gode di plot armor e quindi ogni evento è potenzialmente mortale per ciascuno. Saranno innumerevoli i momenti in cui rimarrete colpiti da alcune morti che sicuramente non vi aspettavate. Questa storia vi farà rimanere sull'attenti dall'inizio alla fine. Unica nota negativa: negli ultimi 2 volumi succede un macello, e non tutto è proprio chiaro però alla fine la storia fa il suo: ti emoziona.
Personaggi:
Tutta la sezione 4 è stupenda. Denji passa dal desiderare una vita semplice e direi quasi 'sonnecchiosa' a scoprire che esiste anche altro; Power si rivela essere più di una semplice Majin rompiballe e finisce per scoprirsi capace di amare; Aki non è solo un ragazzo assetato di vendetta ecc. Makima, soprattutto, ha un gran carisma e riesce a essere magnetica anche quando compie atrocità e nefandezze. Davvero un bel personaggio seppur agisca con motivazioni non proprio originalissime.
Disegni
Come detto sopra, i disegni di Fujimoto sono perfetti per questo tipo di storia. Il tratto nervoso del mangaka ben si addice alle scene di lotta e sangue... ma stranamente anche alle scene di quotidianità!
P.S. I sorrisi, in particolare, sono stupendi.
Voto 8
Era da un po' che non leggevo una storia ricca di azione che mi prendesse così.
È un'opera strana, ha un ritmo tutto suo, ma funziona dannatamente bene.
Non vedo l'ora di leggere la parte 2.
Ma partiamo con ordine. Dividerò questa mini recensione in più parti.
Trama:
A dire il vero lo schema di base dell'opera è piuttosto banale e sa, in parte, di già visto: abbiamo infatti una squadra di ammazza-diavoli i cui componenti, nella ricerca del diavolo-pistola, si conosceranno meglio e diverranno amici.
Ciò che rende però la trama di "Chainsaw man" interessante è il continuo alternarsi di situazioni ansiogene, horror, slice of life, trash, tristi e dolcissime. Da quest'opera tutto mi aspettavo tranne che rimanere commosso. Oltretutto nessun personaggio gode di plot armor e quindi ogni evento è potenzialmente mortale per ciascuno. Saranno innumerevoli i momenti in cui rimarrete colpiti da alcune morti che sicuramente non vi aspettavate. Questa storia vi farà rimanere sull'attenti dall'inizio alla fine. Unica nota negativa: negli ultimi 2 volumi succede un macello, e non tutto è proprio chiaro però alla fine la storia fa il suo: ti emoziona.
Personaggi:
Tutta la sezione 4 è stupenda. Denji passa dal desiderare una vita semplice e direi quasi 'sonnecchiosa' a scoprire che esiste anche altro; Power si rivela essere più di una semplice Majin rompiballe e finisce per scoprirsi capace di amare; Aki non è solo un ragazzo assetato di vendetta ecc. Makima, soprattutto, ha un gran carisma e riesce a essere magnetica anche quando compie atrocità e nefandezze. Davvero un bel personaggio seppur agisca con motivazioni non proprio originalissime.
Disegni
Come detto sopra, i disegni di Fujimoto sono perfetti per questo tipo di storia. Il tratto nervoso del mangaka ben si addice alle scene di lotta e sangue... ma stranamente anche alle scene di quotidianità!
P.S. I sorrisi, in particolare, sono stupendi.
Voto 8
Era da un po' che non leggevo una storia ricca di azione che mi prendesse così.
È un'opera strana, ha un ritmo tutto suo, ma funziona dannatamente bene.
Non vedo l'ora di leggere la parte 2.
"Chainsaw man" è un manga di genere fantasy e azione, del 2018, scritto e disegnato da Tatsuki Fujimoto.
La storia parla di Denji, un ragazzo reietto, sfortunato e disagiato che lavora come cacciatore di diavoli con risultati mediocri. Un giorno, quasi per caso, dopo una serie di vicende fonde il suo corpo con quello di un diavolo ottenendo i suoi poteri (segretamente potentissimi), cosa che di fatto gli consentirà di progredire come cacciatore e che al tempo stesso creerà anche una serie di attenzioni negative verso di lui: molta gente, compresi i suoi stessi alleati minacceranno di ucciderlo (o, anche, ci proveranno).
La trama (quantomeno l'impostazione), come è ben intuibile anche dalle quattro righe di sopra, è un qualcosa di decisamente stereotipato (probabilmente è l'incipit più comune nel genere almeno nell'ultimo periodo, tanto che anche le due serie precedenti e di successo appartenenti allo stesso genere pubblicate su Shonen Jump, ovvero "Jujustu Kaisen" e "Black Clover" utilizzano un incipit largamente simile).
Con i personaggi viene fatto un lavoro alquanto particolare, difficile da definire con una sola parola. Al di là del fatto che la loro scrittura può piacere o meno, visto che hanno dei tocchi molto stravaganti, per così dire, anche se, come per la trama, alla fin fine si ritorna sempre a quei due o tre stilemi abusati, la scrittura dei personaggi ha il problema di essere assolutamente non dello stesso livello per i vari personaggi. La cosa potrebbe avere anche senso sotto un certo punto di vista, considerando che ovviamente i principali hanno una scrittura migliore. Il problema è che se per alcuni quest'aspetto è trattato a sufficienza, per altri in pratica non esiste. Nella pratica, il protagonista ha una buona scrittura, sia a livello del messaggio che intende mandare, sia a livello del tempo speso nel mandarlo (devo dire, però, non è eccezionale, soprattutto nel secondo punto). Passando ad Aki (e tralasciando Power che probabilmente è un personaggio più importante di Aki, ma non essendo umano è meno immediato il parallelo) il messaggio mandato dalla scrittura riservata a lui è quello della vendetta (magari stra-abusato, ma l'ho già anticipato sopra) che volendo ci sta. Il problema è che questa scrittura è fatta in quattro vignette... Insomma, il "cosa" è ok, il "come" no, è un po' la stessa differenza che c'è tra leggere un romanzo e leggersi la trama su Wikipedia. Nel secondo caso le informazioni ci sono tutte, solo che sono scritte "male" (tra virgolette perché in relazione all'uso che si fa di Wikipedia sono scritte bene, ma immaginare riportate allo stesso modo su un romanzo è ridicolo).
Continuando con i personaggi, tutti gli altri, anche per i cattivi principali, la scrittura in pratica non c'è. Infatti alcuni (la maggior parte) hanno una scrittura del tipo "mi ha mandato tizio o caio" (letteralmente così, detto con una solo frase) per altri invece è una cosa del tipo "il personaggio sta attaccando la città per un motivo che però non sappiamo e non lo sapremo mai" (quindi non hanno una scrittura). E questo è, letteralmente. Insomma i villain hanno una scrittura da minions.
Stessa cosa anche per il cattivo finale (anche lui "stereotipato", con il suo sogno utopico da creare con la violenza, che ci sta, sottolineo che è stereotipato solo perché sento dire che questo manga è originale, mai visto, ecc.) che però non viene mai spiegato cosa c'è dietro, perché vuole fare quello o altro. Quello è, fine.
Con i poteri e i combattimenti la serie va semplicemente avanti a "Deus Ex Machina". Sinceramente credo di non averne mai visti di pari in nessun'altra serie. L'esistenza stessa dei "superpoteri" viene fuori dal nulla a metà del secondo volume (più o meno), senza che mai fino a quel momento fosse stato lasciato intendere. Mi spiego meglio: sapevamo che c'erano i diavoli che ovviamente avevano i poteri, e che il protagonista, per quanto umano, avesse dei poteri (e viene chiarito che è un caso più unico che raro) ma che anche gli altri umani potessero ottenerli non era mai stato introdotto. Ad un certo punto uno dei buoni si presenta (tra l'altro totalmente a caso, senza neppure una vignetta che ne anticipi l'arrivo) sul campo di battaglia e salva Denji che stava per morire utilizzando i suoi poteri, senza che mai per un momento fosse stato detto che altri umani all'infuori di Denji li avessero (e io tipo: "What?!?! Devo essermi perso qualcosa prima". E invece no, non era stato mai introdotto).
Magari qualcuno dirà che siamo al secondo volume. Si, ma in realtà conta relativamente, primo perché gli archi narrativi sono molto veloci, ed a quel punto eravamo già sul gran finale di un arco, che a dirla tutta neanche era il primo, per quanto i precedenti fossero molto di introduzione e secondo, perché quello riportato è solo un esempio, la serie è così fino all'ultimo, con personaggi di volta in volta tirano fuori i loro poteri e salvano tutti in stile "One Punch Man" (con la differenza che OPM lo fa di proposito, in pratica anche "Chainsaw Man" ha il suo Saitama) e roba totalmente a caso, tipo gente che torna in vita in modi che sembrano usciti fuori dai retcon dei fumetti Marvel.
Come detto sopra, gli archi narrativi sono corti, fin troppo corti (se si va a vedere questo manga ha più o meno lo stesso numero di archi narrativi dei manga da 30, 40 o 50 volumi, solo che nelle altre serie durano cinque volumi ognuno, qui ne durano uno soltanto), creando il problema del dover infilare troppa roba nelle poche pagine (tra l'altro questo manga narrativamente è molto diluito, cosa anche positiva, ma che peggiora ancor di più la situazione, visto che in un capitolo ci va ancora meno sostanza). Questo è molto probabilmente anche il motivo per cui la serie ha i problemi di cui ho parlato sopra: il fatto che le scritture dei personaggi sembrino uscite dalla pagina di Wikipedia (quando va bene) che i poteri dei personaggi (e gli stessi personaggi) spesse volte entrino in scena dal nulla è tutto collegato con questo punto. Non solo questo, anche altri punti, tipo i combattimenti soffrono di questo problema. In generale, si può dire che manca l'enfasi. Scene in cui il protagonista si strugge, che però durano solo due paginette per poi lasciare spazio ad una scena totalmente diversa, magari comica (sono esempi concreti, resto vago per non spoilerare troppo) e alla fine è come se non ci fosse stata (come averlo letto da Wikipedia appunto). Un conto è sconfiggere il super cattivo di cui ti hanno parlato 30 volumi prima e un conto è sconfiggere il super cattivo di cui ti hanno parlato 3 volumi prima... La cosa perde tutta l'enfasi (non è un caso che il genere, anche in altri media, renda al meglio con le storie lunghe, infatti si parla sempre di saghe fantasy e non di romanzi autoconclusivi).
Ultima voce di cui voglio accennare qualcosa sono i disegni, che sono molto particolari, possono piacere oppure no, anche se spesso presentano dei personaggi sproporzionati, oppure anche, a volte, in posizioni anatomicamente poco corrette. Altre volte ci sono delle parti in cui i personaggi hanno una parte del corpo che si muove velocemente, e altre parti fatte in un modo tale che lo fanno sembrare fermo. Fanno sembrare che a compiere il movimento siano dei robot, più che delle persone. Comunque sono buoni.
La storia parla di Denji, un ragazzo reietto, sfortunato e disagiato che lavora come cacciatore di diavoli con risultati mediocri. Un giorno, quasi per caso, dopo una serie di vicende fonde il suo corpo con quello di un diavolo ottenendo i suoi poteri (segretamente potentissimi), cosa che di fatto gli consentirà di progredire come cacciatore e che al tempo stesso creerà anche una serie di attenzioni negative verso di lui: molta gente, compresi i suoi stessi alleati minacceranno di ucciderlo (o, anche, ci proveranno).
La trama (quantomeno l'impostazione), come è ben intuibile anche dalle quattro righe di sopra, è un qualcosa di decisamente stereotipato (probabilmente è l'incipit più comune nel genere almeno nell'ultimo periodo, tanto che anche le due serie precedenti e di successo appartenenti allo stesso genere pubblicate su Shonen Jump, ovvero "Jujustu Kaisen" e "Black Clover" utilizzano un incipit largamente simile).
Con i personaggi viene fatto un lavoro alquanto particolare, difficile da definire con una sola parola. Al di là del fatto che la loro scrittura può piacere o meno, visto che hanno dei tocchi molto stravaganti, per così dire, anche se, come per la trama, alla fin fine si ritorna sempre a quei due o tre stilemi abusati, la scrittura dei personaggi ha il problema di essere assolutamente non dello stesso livello per i vari personaggi. La cosa potrebbe avere anche senso sotto un certo punto di vista, considerando che ovviamente i principali hanno una scrittura migliore. Il problema è che se per alcuni quest'aspetto è trattato a sufficienza, per altri in pratica non esiste. Nella pratica, il protagonista ha una buona scrittura, sia a livello del messaggio che intende mandare, sia a livello del tempo speso nel mandarlo (devo dire, però, non è eccezionale, soprattutto nel secondo punto). Passando ad Aki (e tralasciando Power che probabilmente è un personaggio più importante di Aki, ma non essendo umano è meno immediato il parallelo) il messaggio mandato dalla scrittura riservata a lui è quello della vendetta (magari stra-abusato, ma l'ho già anticipato sopra) che volendo ci sta. Il problema è che questa scrittura è fatta in quattro vignette... Insomma, il "cosa" è ok, il "come" no, è un po' la stessa differenza che c'è tra leggere un romanzo e leggersi la trama su Wikipedia. Nel secondo caso le informazioni ci sono tutte, solo che sono scritte "male" (tra virgolette perché in relazione all'uso che si fa di Wikipedia sono scritte bene, ma immaginare riportate allo stesso modo su un romanzo è ridicolo).
Continuando con i personaggi, tutti gli altri, anche per i cattivi principali, la scrittura in pratica non c'è. Infatti alcuni (la maggior parte) hanno una scrittura del tipo "mi ha mandato tizio o caio" (letteralmente così, detto con una solo frase) per altri invece è una cosa del tipo "il personaggio sta attaccando la città per un motivo che però non sappiamo e non lo sapremo mai" (quindi non hanno una scrittura). E questo è, letteralmente. Insomma i villain hanno una scrittura da minions.
Stessa cosa anche per il cattivo finale (anche lui "stereotipato", con il suo sogno utopico da creare con la violenza, che ci sta, sottolineo che è stereotipato solo perché sento dire che questo manga è originale, mai visto, ecc.) che però non viene mai spiegato cosa c'è dietro, perché vuole fare quello o altro. Quello è, fine.
Con i poteri e i combattimenti la serie va semplicemente avanti a "Deus Ex Machina". Sinceramente credo di non averne mai visti di pari in nessun'altra serie. L'esistenza stessa dei "superpoteri" viene fuori dal nulla a metà del secondo volume (più o meno), senza che mai fino a quel momento fosse stato lasciato intendere. Mi spiego meglio: sapevamo che c'erano i diavoli che ovviamente avevano i poteri, e che il protagonista, per quanto umano, avesse dei poteri (e viene chiarito che è un caso più unico che raro) ma che anche gli altri umani potessero ottenerli non era mai stato introdotto. Ad un certo punto uno dei buoni si presenta (tra l'altro totalmente a caso, senza neppure una vignetta che ne anticipi l'arrivo) sul campo di battaglia e salva Denji che stava per morire utilizzando i suoi poteri, senza che mai per un momento fosse stato detto che altri umani all'infuori di Denji li avessero (e io tipo: "What?!?! Devo essermi perso qualcosa prima". E invece no, non era stato mai introdotto).
Magari qualcuno dirà che siamo al secondo volume. Si, ma in realtà conta relativamente, primo perché gli archi narrativi sono molto veloci, ed a quel punto eravamo già sul gran finale di un arco, che a dirla tutta neanche era il primo, per quanto i precedenti fossero molto di introduzione e secondo, perché quello riportato è solo un esempio, la serie è così fino all'ultimo, con personaggi di volta in volta tirano fuori i loro poteri e salvano tutti in stile "One Punch Man" (con la differenza che OPM lo fa di proposito, in pratica anche "Chainsaw Man" ha il suo Saitama) e roba totalmente a caso, tipo gente che torna in vita in modi che sembrano usciti fuori dai retcon dei fumetti Marvel.
Come detto sopra, gli archi narrativi sono corti, fin troppo corti (se si va a vedere questo manga ha più o meno lo stesso numero di archi narrativi dei manga da 30, 40 o 50 volumi, solo che nelle altre serie durano cinque volumi ognuno, qui ne durano uno soltanto), creando il problema del dover infilare troppa roba nelle poche pagine (tra l'altro questo manga narrativamente è molto diluito, cosa anche positiva, ma che peggiora ancor di più la situazione, visto che in un capitolo ci va ancora meno sostanza). Questo è molto probabilmente anche il motivo per cui la serie ha i problemi di cui ho parlato sopra: il fatto che le scritture dei personaggi sembrino uscite dalla pagina di Wikipedia (quando va bene) che i poteri dei personaggi (e gli stessi personaggi) spesse volte entrino in scena dal nulla è tutto collegato con questo punto. Non solo questo, anche altri punti, tipo i combattimenti soffrono di questo problema. In generale, si può dire che manca l'enfasi. Scene in cui il protagonista si strugge, che però durano solo due paginette per poi lasciare spazio ad una scena totalmente diversa, magari comica (sono esempi concreti, resto vago per non spoilerare troppo) e alla fine è come se non ci fosse stata (come averlo letto da Wikipedia appunto). Un conto è sconfiggere il super cattivo di cui ti hanno parlato 30 volumi prima e un conto è sconfiggere il super cattivo di cui ti hanno parlato 3 volumi prima... La cosa perde tutta l'enfasi (non è un caso che il genere, anche in altri media, renda al meglio con le storie lunghe, infatti si parla sempre di saghe fantasy e non di romanzi autoconclusivi).
Ultima voce di cui voglio accennare qualcosa sono i disegni, che sono molto particolari, possono piacere oppure no, anche se spesso presentano dei personaggi sproporzionati, oppure anche, a volte, in posizioni anatomicamente poco corrette. Altre volte ci sono delle parti in cui i personaggi hanno una parte del corpo che si muove velocemente, e altre parti fatte in un modo tale che lo fanno sembrare fermo. Fanno sembrare che a compiere il movimento siano dei robot, più che delle persone. Comunque sono buoni.
"Chainsaw man" è stato per me una totale rivelazione, una storia che parte da un ragazzo che vuole solo avere una vita normale, ma che poi si evolve in un qualcosa di completamente folle.
Sangue, combattimenti, diavoli e mistero sono alla base di questo capolavoro di Fujimoto, il quale è solo all'inizio della seconda parte.
Fin da subito la storia mi ha attirato, ma non sapevo se iniziarla o meno, però appena l'ho iniziata... "WOW". Ipersonaggi sono intriganti, ognuno con i propri retroscena dark e i propri misteri, specialmente Makima, la quale è contornata da un alone tetro durante tutta la lettura, fino allo scioglimento finale.
Non vedo l'ora di vedere l'adattamento animato da parte della Mappa e di leggere la seconda parte.
Sangue, combattimenti, diavoli e mistero sono alla base di questo capolavoro di Fujimoto, il quale è solo all'inizio della seconda parte.
Fin da subito la storia mi ha attirato, ma non sapevo se iniziarla o meno, però appena l'ho iniziata... "WOW". Ipersonaggi sono intriganti, ognuno con i propri retroscena dark e i propri misteri, specialmente Makima, la quale è contornata da un alone tetro durante tutta la lettura, fino allo scioglimento finale.
Non vedo l'ora di vedere l'adattamento animato da parte della Mappa e di leggere la seconda parte.
"Chainsaw Man" è un manga shounen di Tatsuki Fujimoto, il manga è ambientato nel mondo reale del 1997 ma con delle piccole differenze rispetto alla nostra realtà, per esempio l'unione sovietica non è mai crollata. Ci sono in questo mondo anche delle differenze un po' più grosse: esiste l'inferno ed esistono i diavoli che impersonano le paure della gente e da queste traggono la loro forza.
I diavoli possono terrorizzare gli inermi cittadini o possedere delle persone, ma possono anche fornire enormi poteri ad individui ed organizzazioni, stringendo dei patti. Questo è il caso in cui si trova il nostro protagonista Denji che stringe un particolare patto con Pochita, il diavolo della motosega. Tirando la cordetta di accensione che ha nel petto Denji può trasformarsi in Chainsaw Man: tamarrissimo supereroe dalla testa e dalle braccia di motoseghe.
Il manga è diviso in almeno due parti distinte che pur avendo lo stesso universo narrativo differiscono nei personaggi ricordando per ora la struttura di Jojo's Bizzarre Adventures, l'unica parte completa è la prima: "L'arco della pubblica sicurezza" ed è quella qui in esame, la recensione quindi si riferisce per ora solo alla parte 1, riservandomi integrazioni per quando sarà finita la parte 2.
Sicuramente "Chainsaw Man" non è in lista per la miglior sceneggiatura del millennio, parte con molti cliché e anche se poi gli abbandona quasi tutti, si sviluppa purtroppo in modo incoerente e illogico lasciando molte domande irrisolte e tanta confusione nella testa del lettore.
Il Manga ha però delle frecce al suo arco: Uno spiccato humor nero che lo rende palesemente debitore di Dorohedoro ed uno stile grafico che si ispira ad Abara anche se è ben lontano da eguagliarne i disegni. Il manga rimane comunque pur sempre uno Shounen quindi il lato tamarro prevarrà sempre su eventuali deboli letture morali le quali si incentrano per lo più sul cogliere l'attimo che magari domani ti risvegli sotto un cipresso, anche se non mancano dei dialoghi fatti davvero bene.
Ottimi sono invece i personaggi quasi tutti appartenenti alla forza di pubblica sicurezza che combatte e ripulisce il Giappone dai diavoli. Particolarmente pregevoli sono il protagonista e la sua spalla nonchè collega nella squadra di pubblica sicurezza.
Denji, diversamente da altri protagonisti shounen non ha grandi obiettivi nella vita, tira a campare e finisce per delegare la maggior parte degli aspetti della sua vita agli altri seguendo la corrente. La sua spalla, il devilman del sangue Power, è una ragazza, o meglio un diavolo che si è impossessato di una ragazza e si comporta in modo stupido, meschino, megalomane e violento, tuttavia ha accettato di militare nella pubblica sicurezza per avere salva la vita e a questi sembra andare bene. Power è fondamentalmente la linea comica del manga e la coppia nel suo lato comico ricorda per molti versi Frey & Bender di "Futurama".
Oltre al lato comico c'è un lato gore come ci si aspetta da un manga con un protagonista che ha una motosega al posto della testa: corpi smembrati, budella come se piovessero e mutazioni grottesche sono all'ordine del giorno, con grande dispiacere di nemici ed alleati che non hanno il benché minimo plot armour a proteggerli. Il cacciatore di diavoli pubblico è un lavoraccio con poche speranze che non siano la morte o, più saggiamente, le dimissioni.
Il manga come accennato inizia in modo quasi banale e per molti capitoli vede sfilare dei villain scialbi o appena accennati attraverso situazioni abbastanza dozzinali, qui il manga si regge solo sulle performance dei personaggi e su una buona gestione delle vignette. Gli ultimi 4,5 capitoli portano invece una ventata di freschezza con situazioni abbastanza originali ed impreviste e finalmente dei villain davvero riusciti che vanno dall'inquietante cacciatore di diavoli Santa Claus, all'eccezionalmente orrorifico Diavolo dell'oscurità, all'odioso Diavolo del controllo al misterioso e graficamente riuscitissimo Diavolo Pistola. Non possiamo però parlare di un vero miglioramento perché nell'inserire colpi di scena e situazioni impreviste Fujimoto si incarta parecchie volte e fa scricchiolare pesantemente l'impianto narrativo.
Nel complesso lo ritengo un manga molto scorrevole, ben disegnato, con una buona gestione delle vignette e che vi divertirà parecchio se siete disposti a chiudere un occhio sui numerosi buchi della trama.
I diavoli possono terrorizzare gli inermi cittadini o possedere delle persone, ma possono anche fornire enormi poteri ad individui ed organizzazioni, stringendo dei patti. Questo è il caso in cui si trova il nostro protagonista Denji che stringe un particolare patto con Pochita, il diavolo della motosega. Tirando la cordetta di accensione che ha nel petto Denji può trasformarsi in Chainsaw Man: tamarrissimo supereroe dalla testa e dalle braccia di motoseghe.
Il manga è diviso in almeno due parti distinte che pur avendo lo stesso universo narrativo differiscono nei personaggi ricordando per ora la struttura di Jojo's Bizzarre Adventures, l'unica parte completa è la prima: "L'arco della pubblica sicurezza" ed è quella qui in esame, la recensione quindi si riferisce per ora solo alla parte 1, riservandomi integrazioni per quando sarà finita la parte 2.
Sicuramente "Chainsaw Man" non è in lista per la miglior sceneggiatura del millennio, parte con molti cliché e anche se poi gli abbandona quasi tutti, si sviluppa purtroppo in modo incoerente e illogico lasciando molte domande irrisolte e tanta confusione nella testa del lettore.
Il Manga ha però delle frecce al suo arco: Uno spiccato humor nero che lo rende palesemente debitore di Dorohedoro ed uno stile grafico che si ispira ad Abara anche se è ben lontano da eguagliarne i disegni. Il manga rimane comunque pur sempre uno Shounen quindi il lato tamarro prevarrà sempre su eventuali deboli letture morali le quali si incentrano per lo più sul cogliere l'attimo che magari domani ti risvegli sotto un cipresso, anche se non mancano dei dialoghi fatti davvero bene.
Ottimi sono invece i personaggi quasi tutti appartenenti alla forza di pubblica sicurezza che combatte e ripulisce il Giappone dai diavoli. Particolarmente pregevoli sono il protagonista e la sua spalla nonchè collega nella squadra di pubblica sicurezza.
Denji, diversamente da altri protagonisti shounen non ha grandi obiettivi nella vita, tira a campare e finisce per delegare la maggior parte degli aspetti della sua vita agli altri seguendo la corrente. La sua spalla, il devilman del sangue Power, è una ragazza, o meglio un diavolo che si è impossessato di una ragazza e si comporta in modo stupido, meschino, megalomane e violento, tuttavia ha accettato di militare nella pubblica sicurezza per avere salva la vita e a questi sembra andare bene. Power è fondamentalmente la linea comica del manga e la coppia nel suo lato comico ricorda per molti versi Frey & Bender di "Futurama".
Oltre al lato comico c'è un lato gore come ci si aspetta da un manga con un protagonista che ha una motosega al posto della testa: corpi smembrati, budella come se piovessero e mutazioni grottesche sono all'ordine del giorno, con grande dispiacere di nemici ed alleati che non hanno il benché minimo plot armour a proteggerli. Il cacciatore di diavoli pubblico è un lavoraccio con poche speranze che non siano la morte o, più saggiamente, le dimissioni.
Il manga come accennato inizia in modo quasi banale e per molti capitoli vede sfilare dei villain scialbi o appena accennati attraverso situazioni abbastanza dozzinali, qui il manga si regge solo sulle performance dei personaggi e su una buona gestione delle vignette. Gli ultimi 4,5 capitoli portano invece una ventata di freschezza con situazioni abbastanza originali ed impreviste e finalmente dei villain davvero riusciti che vanno dall'inquietante cacciatore di diavoli Santa Claus, all'eccezionalmente orrorifico Diavolo dell'oscurità, all'odioso Diavolo del controllo al misterioso e graficamente riuscitissimo Diavolo Pistola. Non possiamo però parlare di un vero miglioramento perché nell'inserire colpi di scena e situazioni impreviste Fujimoto si incarta parecchie volte e fa scricchiolare pesantemente l'impianto narrativo.
Nel complesso lo ritengo un manga molto scorrevole, ben disegnato, con una buona gestione delle vignette e che vi divertirà parecchio se siete disposti a chiudere un occhio sui numerosi buchi della trama.
Questo manga, nonostante alcuni difetti grafici e qualche passaggio non del tutto chiaro, era iniziato in modo promettente: un ragazzo che fa "amicizia" casualmente con un demone dalle sembianze tutto sommato innocue e per questo la sua vita prende una piega diversa da come ce la si poteva aspettare originariamente. I personaggi che entrano da quel momento nella sua vita sono abbastanza caratterizzati, a volte nascondono le loro vere intenzioni e sono lineari nelle loro scelte... che però col passare del tempo hanno sempre meno senso. Posso capire se ciò accade con i personaggi "secondari", il cui ruolo è marginale, ma quando si passa da una situazione ad un'altra dal nulla, dove persino il protagonista cambia quasi radicalmente e senza un apparente motivo, la trama stessa ne risente. Soprattutto quando ci si avvicina nell'arco finale; la velocità con cui ci si sposta da un luogo all'altro, i discorsi che sembrano non avere un minimo di senso rispetto a quelli fatti in precedenza, rendono il tutto piuttosto confusionario, infatti dopo aver chiuso il decimo volume l'unica cosa che mi è rimasta è solo una serie di immagini veloci e un grande "perché?".
Ho letto questo manga perché ne sono venuta in possesso "casualmente", quindi per fortuna almeno in quello non ci ho rimesso, però è stato piuttosto deludente vedere come si è evoluto nel tempo.
Spero vivamente che si riprenda nel proseguimento e che l'anime possa far luce sugli aspetti meno chiari.
Il mio voto di partenza era 7,5 ma alla luce di quanto ho letto successivamente direi che non merita più di 5 (per il momento).
Ho letto questo manga perché ne sono venuta in possesso "casualmente", quindi per fortuna almeno in quello non ci ho rimesso, però è stato piuttosto deludente vedere come si è evoluto nel tempo.
Spero vivamente che si riprenda nel proseguimento e che l'anime possa far luce sugli aspetti meno chiari.
Il mio voto di partenza era 7,5 ma alla luce di quanto ho letto successivamente direi che non merita più di 5 (per il momento).
"Chainsaw Man" è un'opera che mi ha aperto un mondo. Inizialmente ero titubante poiché nei primi capitoli l'andatura della storia procede lentamente. Ma più si prosegue con la storia e più diventa interessante, folle, fresco, entusiasmante e, a volte, straziante.
La storia di Denji può sembrare, nei primi capitoli, la solita storia del protagonista di uno shonen, ma pian piano viene fuori l'atipicità di questo personaggio: atipico, senza particolari ambizioni e col solo desiderio di poter mangiare qualcosa di diverso da un pezzo di pane e di poter toccare una ragazza. Denji desidera non vivere più come un reietto escluso dalla società ed avere del denaro per pagare i debito del padre. L'incontro con Pochita segnerà l'inizio della sua avventura.
"Chansaw Man" è un'opera imperdibile, come tutte le opere di Fujimoto sensei
La storia di Denji può sembrare, nei primi capitoli, la solita storia del protagonista di uno shonen, ma pian piano viene fuori l'atipicità di questo personaggio: atipico, senza particolari ambizioni e col solo desiderio di poter mangiare qualcosa di diverso da un pezzo di pane e di poter toccare una ragazza. Denji desidera non vivere più come un reietto escluso dalla società ed avere del denaro per pagare i debito del padre. L'incontro con Pochita segnerà l'inizio della sua avventura.
"Chansaw Man" è un'opera imperdibile, come tutte le opere di Fujimoto sensei
"Chainsaw Man" è una di quelle letture che ti cattura per la sua leggerezza, capace, in poco, di farti comprendere più avanti che di leggero ha poco.
Rimane sempre una lettura per divertirsi ma nella sua "spensieratezza" riesce a raccontare diversi aspetti dell'essere umano, la critica dell'uomo attraverso i media di Fujimoto è per lo più semplice, ma pungente, disegni grezzi ma comprensibili.
Cosa sicura, l'anime farà esplodere l'autore, ha tutto quello che piace alla massa, senza mai cadere nel banale, per quanto racconti cose già dette riesce sempre a mettere un pizzico di sale in più.
Rimane sempre una lettura per divertirsi ma nella sua "spensieratezza" riesce a raccontare diversi aspetti dell'essere umano, la critica dell'uomo attraverso i media di Fujimoto è per lo più semplice, ma pungente, disegni grezzi ma comprensibili.
Cosa sicura, l'anime farà esplodere l'autore, ha tutto quello che piace alla massa, senza mai cadere nel banale, per quanto racconti cose già dette riesce sempre a mettere un pizzico di sale in più.
"Chainsaw Man" potrebbe essere definito un diamante grezzo e spiegherò il motivo più avanti.
All'inizio del manga Fujimoto scrive e disegna una storia che, pur non essendo eccellente, funziona a dovere evitando la solita "shonenata": una prima parte discreta (che a dir la verità ho gradito, pur non essendo eccezionale), non certo originale con un protagonista sfigato che può trasformarsi in un diavolo per combattere altri diavoli e guadagnarsi da vivere come devil hunter. Questo fino al sesto volume che sancisce la fine della parte introduttiva: un po' slice of life, un po' battle shonen e un po' commedia.
A questa parte poi subentra una sezione molto mediocre, ovvero l'arco degli assassini e qui purtroppo sorgono i problemi. Una confusione totale di personaggi che si succedono in poche pagine, il lettore non ha il tempo di familiarizzare con nessuno di essi perché il ritmo è troppo serrato, totalmente sbagliato: le battaglie sono caotiche ed è difficile distinguere un personaggio da un altro, per via dello stile di disegno di Fujimoto che disegna i volti tutti allo stesso modo (o quasi). Questa parte del manga è la più debole ma per fortuna finisce presto per dare il via all'arco finale il quale cambia letteralmente tutte le carte in tavola.
Non dirò molto per non fare spoiler, tuttavia mi preme sottolineare che l'arco finale è un piccolo capolavoro. A mio avviso Fujimoto è il Tarantino dei manga (un paragone che mi pare calzante anche per via del suo stile estremamente cinematografico, pieno di ellissi e povero di dialoghi): non inventa nulla ma riesce a creare un prodotto sorprendente, stiloso, caciarone e citazionista. Tra i debiti più evidenti per rimanere in ambito manga direi: "Devilman" su tutti e "Dorohedoro". Menzione di merito per alcune tavole davvero belle, nonostante il comparto grafico non sia sempre all'altezza della situazione. Peccato solo per l'arco degli assassini, una parte del manga realizzata troppo frettolosamente.
"Chainsaw man" è, insomma, un manga che spara quasi tutte le sue cartucce nella parte finale, la quale è talmente intrigante e criptica da prestarsi a numerose interpretazioni e speculazioni. Sono proprio curioso di leggere la seconda parte di questa opera che, pur non essendo perfetta, merita assolutamente di essere letta.
All'inizio del manga Fujimoto scrive e disegna una storia che, pur non essendo eccellente, funziona a dovere evitando la solita "shonenata": una prima parte discreta (che a dir la verità ho gradito, pur non essendo eccezionale), non certo originale con un protagonista sfigato che può trasformarsi in un diavolo per combattere altri diavoli e guadagnarsi da vivere come devil hunter. Questo fino al sesto volume che sancisce la fine della parte introduttiva: un po' slice of life, un po' battle shonen e un po' commedia.
A questa parte poi subentra una sezione molto mediocre, ovvero l'arco degli assassini e qui purtroppo sorgono i problemi. Una confusione totale di personaggi che si succedono in poche pagine, il lettore non ha il tempo di familiarizzare con nessuno di essi perché il ritmo è troppo serrato, totalmente sbagliato: le battaglie sono caotiche ed è difficile distinguere un personaggio da un altro, per via dello stile di disegno di Fujimoto che disegna i volti tutti allo stesso modo (o quasi). Questa parte del manga è la più debole ma per fortuna finisce presto per dare il via all'arco finale il quale cambia letteralmente tutte le carte in tavola.
Non dirò molto per non fare spoiler, tuttavia mi preme sottolineare che l'arco finale è un piccolo capolavoro. A mio avviso Fujimoto è il Tarantino dei manga (un paragone che mi pare calzante anche per via del suo stile estremamente cinematografico, pieno di ellissi e povero di dialoghi): non inventa nulla ma riesce a creare un prodotto sorprendente, stiloso, caciarone e citazionista. Tra i debiti più evidenti per rimanere in ambito manga direi: "Devilman" su tutti e "Dorohedoro". Menzione di merito per alcune tavole davvero belle, nonostante il comparto grafico non sia sempre all'altezza della situazione. Peccato solo per l'arco degli assassini, una parte del manga realizzata troppo frettolosamente.
"Chainsaw man" è, insomma, un manga che spara quasi tutte le sue cartucce nella parte finale, la quale è talmente intrigante e criptica da prestarsi a numerose interpretazioni e speculazioni. Sono proprio curioso di leggere la seconda parte di questa opera che, pur non essendo perfetta, merita assolutamente di essere letta.
Tralascio la trama, che avrete letto nell'apposita scheda.
Ho intrapreso la lettura di questo manga spinto dalle ottime recensioni.
I primi 11 volumi, fin dove la storia è giunta adesso, sono la prima parte del manga. Tratterò per punti i vari aspetti del manga, dando un voto a ciascuno
Disegni: molto semplici e puliti. Il disegno della figura umana però è molto acerbo: spesso le figure risultano inespresse anche quando dovrebbero esserlo. Sembra che il disegnatore non sia in grado di disegnare le espressioni. Voto 3
Personaggi: ci sono molti personaggi, però solo pochi sono ben caratterizzati. In alcuni casi solo alcuni cenni alla loro storia senza approfondinenti. Il protagonista è originale, diverso dal solito protagonista di uno shonen; questo l'ho apprezzato molto. Il nemico è il solito antagonista fortissimo e imbattibile. Voto 6
Narrazione: poco scorrevole, spesso ci sono dei salti temporali non spiegati; inoltre non si capisce come si giunge a certe conclusioni o eventi. Per esempio: dopo un combattimento non si capisce mai chi abbia vinto e in che modo. Ci sono tantissimi elementi che non vengono spiegati e si rimane in uno stato di confusione. Voto 4
Storia: l'incipit è originale, ma molte cose non vengono approfondite (per esempio il ruolo delle altre nazioni) e altre non vengono spiegate. Non si capisce nemmeno come venga sconfitto l'antagonista. Voto 5
Il vero punto negativo di questo manga è proprio la narrazione: sono rimasto con molti dubbi e perplessità proprio riguardo gli eventi. Come si passa da una situazione alla successiva? Come funzionano certe cose? Come mai alcuni personaggi hanno fatto certe azioni?
Sconsiglio quindi la lettura di questo manga, anche perché le preview sulla parte 2 fanno presagire solo il peggioramento della storia e dei suoi difetti, inserendo gli elementi tipici shonen come i power-up, ritorni degli antagonisti e dei morti, ecc.
Ho intrapreso la lettura di questo manga spinto dalle ottime recensioni.
I primi 11 volumi, fin dove la storia è giunta adesso, sono la prima parte del manga. Tratterò per punti i vari aspetti del manga, dando un voto a ciascuno
Disegni: molto semplici e puliti. Il disegno della figura umana però è molto acerbo: spesso le figure risultano inespresse anche quando dovrebbero esserlo. Sembra che il disegnatore non sia in grado di disegnare le espressioni. Voto 3
Personaggi: ci sono molti personaggi, però solo pochi sono ben caratterizzati. In alcuni casi solo alcuni cenni alla loro storia senza approfondinenti. Il protagonista è originale, diverso dal solito protagonista di uno shonen; questo l'ho apprezzato molto. Il nemico è il solito antagonista fortissimo e imbattibile. Voto 6
Narrazione: poco scorrevole, spesso ci sono dei salti temporali non spiegati; inoltre non si capisce come si giunge a certe conclusioni o eventi. Per esempio: dopo un combattimento non si capisce mai chi abbia vinto e in che modo. Ci sono tantissimi elementi che non vengono spiegati e si rimane in uno stato di confusione. Voto 4
Storia: l'incipit è originale, ma molte cose non vengono approfondite (per esempio il ruolo delle altre nazioni) e altre non vengono spiegate. Non si capisce nemmeno come venga sconfitto l'antagonista. Voto 5
Il vero punto negativo di questo manga è proprio la narrazione: sono rimasto con molti dubbi e perplessità proprio riguardo gli eventi. Come si passa da una situazione alla successiva? Come funzionano certe cose? Come mai alcuni personaggi hanno fatto certe azioni?
Sconsiglio quindi la lettura di questo manga, anche perché le preview sulla parte 2 fanno presagire solo il peggioramento della storia e dei suoi difetti, inserendo gli elementi tipici shonen come i power-up, ritorni degli antagonisti e dei morti, ecc.
Rispetto alla prima opera di Tatsuki Fujimoto, questa l'ho gradita di meno, a mio parere manca totalmente una morale in quest'opera, cosa che non succedeva in "Fire Punch". L'opera ha uno stile narrativo improntato sul drammatico, ma per smorzare questo sentimento negativo l'autore ci dà un protagonista privo di paura, estremamente "horny", ma che allo stesso tempo è inseguito da una sfortuna devastante; questo presunto eroe è il motore comico dell'opera, il motivo per cui riusciamo a finire l'opera senza piangere ad ogni capitolo, per intenderci.
Alcune cose non hanno molto senso a dire mio, come le motivazioni dell'antagonista che si scoprono alla fine dell'opera, e che -a mio parere- non hanno assolutamente senso; mentre altre cose, come la mancanza di spina dorsale di Denji mi hanno dato proprio sui nervi... Scelte autoriali dell'autore che servono sicuramente a far uscire questo manga dalla massa, ma allo stesso tempo il fine di alcune decisioni stilistiche è molto dubbioso.
Questa opera a mio parere è buona e merita di essere letta per ciò che è, farci troppe sovraletture è inutile, bisognerà aspettare la parte due dell'opera per capire appieno la morale e l'etica dell'opera, semmai l'autore ne vorrà inserire una. Attualmente nella prima parte la morale rimane essere un "memento mori" al lettore, un ricordo costante che la vita è difficile, che non ci regala niente e il momento della nostra morte può essere sempre e comunque, scelta interessante, ma sviluppata male, a parer mio ovviamente, possibile anche che non abbia capito appieno l'opera.
I disegni femminili comunque sono davvero qualcosa di assurdo, a livello di design e caratterizzazione estetica, tutte differenti e tutte bellissime, complimenti davvero a Tatsuki Fujimoto.
Alcune cose non hanno molto senso a dire mio, come le motivazioni dell'antagonista che si scoprono alla fine dell'opera, e che -a mio parere- non hanno assolutamente senso; mentre altre cose, come la mancanza di spina dorsale di Denji mi hanno dato proprio sui nervi... Scelte autoriali dell'autore che servono sicuramente a far uscire questo manga dalla massa, ma allo stesso tempo il fine di alcune decisioni stilistiche è molto dubbioso.
Questa opera a mio parere è buona e merita di essere letta per ciò che è, farci troppe sovraletture è inutile, bisognerà aspettare la parte due dell'opera per capire appieno la morale e l'etica dell'opera, semmai l'autore ne vorrà inserire una. Attualmente nella prima parte la morale rimane essere un "memento mori" al lettore, un ricordo costante che la vita è difficile, che non ci regala niente e il momento della nostra morte può essere sempre e comunque, scelta interessante, ma sviluppata male, a parer mio ovviamente, possibile anche che non abbia capito appieno l'opera.
I disegni femminili comunque sono davvero qualcosa di assurdo, a livello di design e caratterizzazione estetica, tutte differenti e tutte bellissime, complimenti davvero a Tatsuki Fujimoto.
Che cos'è "Chainsaw Man"?
È difficile rispondere a questa domanda, descriverlo con il classico "È un manga di Tatsuki Fujimoto pubblicato su Weekly Shonen Jump fra il 2018 e il 2020", sarebbe inefficace. "Chainsaw Man" è folle, violento, pulp, non-sense e certe volte anche "ignorante", eppure riesce a costruire un interessantissimo intreccio di trama, che va in crescendo volume per volume, con personaggi altrettanto folli eppure ben scritti, momenti a tensione altissima ma anche momenti toccanti. Sin dal protagonista il manga è atipico, soprattutto per la rivista su cui è pubblicato. Denji non ha alcun alto ideale, punta ad avere quella che lui concepisce come una "vita normale", vuole mangiare qualcosa di diverso da una fetta di pane, avere una relazione e toccare una ragazza. Questo perchè Denji è un adolescente escluso alla società, costretto a ripagare un debito impossibile da ripagare che il padre, morto suicida, ha con la yakuza. Il mondo di Chainsaw Man però non è "normale", è infatti abitato da Diavoli creati dalla paura delle persone e proprio grazie ad uno di questi la vita di Denji cambia. Il ragazzo infatti incontra Pochita, il Diavolo Motosega, dalle sembianze di un cane con una motosega al posto del naso, e i due stringono un patto che permette quindi a Denji di andare a caccia di Diavoli per ripagare il suo debito. Un giorno però la yakuza decide di sbarazzarsi del giovane cacciatore, facendolo a pezzi, Pochita si fonde però con lui, catturando l'interesse dei cacciatori di Diavoli della Pubblica Sicurezza. Da qui in poi l'autore presenta altri personaggi, fra i più importanti la majin Power, il Diavolo del Sangue incarnato nel corpo di una ragazza, Aki, desideroso di vendetta nei confronti del Diavolo Pistola, e Makima, misteriosa capa della Pubblica Sicurezza.
Ogni personaggio, e ce ne sono molti altri oltre a quelli presentati precedentemente, ha un ottima evoluzione e, nella sua follia, è magistralmente caratterizzato.
Dal punto di vista artistico il disegno di Fujimoto è molto abbozzato, eppure lo trovo molto efficace ed è ricco di bellissime splash page. Il character design è ottimo, soprattutto quello dei Diavoli e il paneling è fresco, innovativo e particolare.
Il manga è inoltre ricco di citazioni, sia a film che a ad altri manga, basti pensare a "Sharknado", "Pulp Fiction", "Berserk", "Devilman"...
Consiglio sinceramente questo manga a tutti, anche se mi rendo conto che spesso lo si possa amare od odiare, senza troppe vie di mezzo, io mi ritrovo di certo nella prima categoria.
È difficile rispondere a questa domanda, descriverlo con il classico "È un manga di Tatsuki Fujimoto pubblicato su Weekly Shonen Jump fra il 2018 e il 2020", sarebbe inefficace. "Chainsaw Man" è folle, violento, pulp, non-sense e certe volte anche "ignorante", eppure riesce a costruire un interessantissimo intreccio di trama, che va in crescendo volume per volume, con personaggi altrettanto folli eppure ben scritti, momenti a tensione altissima ma anche momenti toccanti. Sin dal protagonista il manga è atipico, soprattutto per la rivista su cui è pubblicato. Denji non ha alcun alto ideale, punta ad avere quella che lui concepisce come una "vita normale", vuole mangiare qualcosa di diverso da una fetta di pane, avere una relazione e toccare una ragazza. Questo perchè Denji è un adolescente escluso alla società, costretto a ripagare un debito impossibile da ripagare che il padre, morto suicida, ha con la yakuza. Il mondo di Chainsaw Man però non è "normale", è infatti abitato da Diavoli creati dalla paura delle persone e proprio grazie ad uno di questi la vita di Denji cambia. Il ragazzo infatti incontra Pochita, il Diavolo Motosega, dalle sembianze di un cane con una motosega al posto del naso, e i due stringono un patto che permette quindi a Denji di andare a caccia di Diavoli per ripagare il suo debito. Un giorno però la yakuza decide di sbarazzarsi del giovane cacciatore, facendolo a pezzi, Pochita si fonde però con lui, catturando l'interesse dei cacciatori di Diavoli della Pubblica Sicurezza. Da qui in poi l'autore presenta altri personaggi, fra i più importanti la majin Power, il Diavolo del Sangue incarnato nel corpo di una ragazza, Aki, desideroso di vendetta nei confronti del Diavolo Pistola, e Makima, misteriosa capa della Pubblica Sicurezza.
Ogni personaggio, e ce ne sono molti altri oltre a quelli presentati precedentemente, ha un ottima evoluzione e, nella sua follia, è magistralmente caratterizzato.
Dal punto di vista artistico il disegno di Fujimoto è molto abbozzato, eppure lo trovo molto efficace ed è ricco di bellissime splash page. Il character design è ottimo, soprattutto quello dei Diavoli e il paneling è fresco, innovativo e particolare.
Il manga è inoltre ricco di citazioni, sia a film che a ad altri manga, basti pensare a "Sharknado", "Pulp Fiction", "Berserk", "Devilman"...
Consiglio sinceramente questo manga a tutti, anche se mi rendo conto che spesso lo si possa amare od odiare, senza troppe vie di mezzo, io mi ritrovo di certo nella prima categoria.
Fujimoto ha spesso descritto "Chainsaw man" come un mix tra il manga "Abara" (manga di Tsutomu Nihei) e il folle anime "Gainax FLCL", io personalmente mi spingerei oltre e non mi vergognerei a definire "Chainsaw man" una moderna e pulp reincarnazione di "Devilman" il capolavoro di Go Nagai, ovviamente con tutto il dovuto rispetto a quest’ultimo. "Chainsaw man" ne incarna molto la volontà, ma in tempi più moderni e ovviamente diversi.
Ambientato in mondo simile al nostro (ma con delle differenze che verranno spiegate come la presenza dell’unione sovietica) in cui le paure delle persone prendono forma di diavoli la cui forza è maggiore più è grande la paura di cui portano il nome, racconta la storia dell’orfano Denji del suo rapporto con il piccolo diavolo Pochita e gli eventi che lo porteranno ad entrare nella divisione della Pubblica Sicurezza antidiavoli e a sviluppare un legame con diversi personaggi.
Se la premessa e il primo arco hanno una natura molto classica che quasi rientra nei canoni più standard del battle shonen, d'altronde abbiamo un personaggio in grado di trasformarsi per combattere i demoni niente di nuovo insomma, presto però Fujimoto imbarca i personaggi e il lettore in un rollercoaster di eventi a cui ha tagliato i freni (soprattutto da dopo il capitolo 40).
La caratteristica principale del manga è saper creare un incredibile mix di generi: horror, slice of life, romantico, surreale... dallo psicologico al battle più puro. La trama che non lascia il tempo di respirare è pura adrenalina, il sangue presto scorre anche sui personaggi che meno ti aspetteresti, quel che ha Fujimoto rispetto a molti mangaka è un grande coraggio evitando di mettere i personaggi, anche i più popolari, su un piedistallo o in una plot armor. Le morti si alternano tra significative e commuoventi a quelle meno importanti spesso anche comiche o addirittura quasi “meme”, ma sempre in grado di lasciare un segno grazie alla grande capacità registica del mangaka nell’eseguire le scene.
Una sensazione di follia controllata permane per tutto il manga, la narrazione non scorre mai nel mondo in cui il lettore si aspetterebbe e la capacità dell’autore nel sovvertire ogni aspettativa è senza fine (la “porta” di Denji ne è un grande esempio)... Proprio questa narrazione non risulterà semplice per tutti i lettori, la maggior parte dei manga soprattutto di questo target e genere tendono a imboccare costantemente il lettore con informazioni specialmente tramite personaggi o digressioni che spiegano di continuo quel che sta accadendo e come funzionano le cose o perché gli personaggi agiscono in un determinato modo, "Chainsaw man" getta via tutte queste forzature, il lettore è come uno spettatore seduto al cinema e gli eventi scorrono senza fermarsi e senza respiro ma le informazioni sono tutte lì nel sottotesto, nel paneling, nel simbolismo e nei dialoghi pieni di sottintesi e informazioni nascoste o semplicemente nelle azioni e anche solo gli sguardi dei personaggi. Il mangaka preferisce non prendere per mano i lettori, ma invece li invoglia ad unire i puntini tra loro, gli indizi e le spiegazioni sono tutti lì nelle scene e nei dialoghi dei personaggi, anche le cose volutamente assenti nel mondo in cui è ambientata l’opera hanno in realtà un preciso motivo ed importanza e soprattutto sono importantissimi i contratti stretti con i diavoli che muovono molte delle azioni e degli scopi dei personaggi. Proprio per questo l’opera richiede al lettore di rileggersi più volte gli archi narrativi, in particolare quelli nella seconda metà dell’opera, soprattutto dopo la loro conclusione per riuscire a capirne a pieno l’ottima costruzione. Ovviamente questo stile può piacere o meno e forse lasciare anche qualche lettore spiazzato e magari giustamente confuso, ma senza dubbio risulta perlomeno fresco in settore saturo da stili narrativi ormai fin troppo abusati e forzati.
Ovviamente le battaglie molto violente ed esagerate rappresentano una grossa parte del manga ma se dovessi pensare qual è il tema principale di questo manga probabilmente direi la difficile ricerca di uno scopo ma soprattutto un vero legame con qualcuno e nella capacità in alcune persone dal forte carisma di imporsi psicologicamente sulle altre.
Infatti nella storia non mancano anche attimi di vita quotidiana e momenti con una forte carica emotiva e psicologica o anche commuoventi, spesso permeati da un grande simbolismo e metafore visive estremamente calzanti e d’impatto, mai banali.
Come non mancano momenti fortemente comici e esilaranti, spesso incentrate su uno humor decisamente nero o non-sense.
I personaggi sono folli come lo è la storia, ma nonostante tutto riescono a risultare concreti e reali, molti sono sacrificabili, ma hanno comunque un loro ruolo nelle vicende e la maggior parte di essi ha sempre una crescita che li porta ad acquisire maggiore spessore emotivo. Soprattutto vanno fatti i complimenti alla forte presenza di personaggi femminili di grande spessore e carattere, in un mondo di battle shonen in cui la maggior parte dei personaggi femminili è di supporto o utilizzati per il fanservice Fujimoto invece le mette senza esitazione al centro totale delle vicende e dei combattimenti più brutali. Esempio più lampante è ovviamente Makima, figura misteriosa e centrale dell’opera, riesce ad essere spaventosa e bellissima, dominante e sensuale senza mostrare un centimetro di pelle e stando sempre in giacca e cravatta. Senza alcun dubbio uno dei migliori personaggi femminili che mi sia mai capitato di leggere.
In contrasto con queste figure abbiamo invece il nostro protagonista Denji, semplice per niente arguto, privo di istruzione e per questo facilmente manipolabile (soprattutto dal gentil sesso con cui per tutta la vita non ha mai avuto contatti). Sicuramente un protagonista atipico in confronto il classico battle shonen, ha sempre avuto una vita miserabile e proprio per questo i suoi sogni sono semplici ma allo stesso tempo più reali e concreti... non vuole essere un re, dominare o essere il migliore in qualche cosa, i suoi sogni sono “reali”: una ragazza, il sesso, del buon cibo, un letto comodo, dei videogame. Non farà mai la morale agli altri, è un ragazzino che non ha mai avuto affetto da nessuno e questo lo porta ad affezionarsi a qualsiasi persona che gli dà una “carezza” e da mangiare (come un cane). Ma gli eventi lo porteranno comunque a una crescita passando da persona egoista e apatica incapace di provare empatica ad essere una persona a cui importa di chi considera la sua famiglia, sempre però rimanendo molto onesto con se stesso.
Discorso a parte va fatto per quanto riguarda il disegno, ho letto molte critiche ma c’è un motivo se il manga sotto questo punto di vista è invece molto elogiato da critici e mangaka in Giappone. Lo stile sicuramente risulta spesso grezzo o sporco (ma adatto all'opera) soprattutto nelle vignette più piccole, ma tutto questo è largamente compensato da una composizione eccezionale delle tavole, coreografie fantastiche e da una regia ottima spesso definita “cinematografica”, il mangaka cerca di ricreare il ritmo e il lavoro di camera dei film sia nei combattimenti che nei momenti più calmi. Ma soprattutto ogni combattimento è impreziosito da un paneling estremamente creativo. Le scene, soprattutto durante le battaglie, hanno un grandissimo dinamismo e sono piene di idee e trovate, si hanno paneling in cui le vignette sono divise o le tavole incorniciate dalle braccia o budella di chi sta combattendo mortalmente, attacchi e poteri dei diavoli esterne agisco dall’esterno del contorno della vignetta (a rappresentare il loro agire da una differente dimensione), vignette che si sovrappongono, corpi tagliati vengono usati per dare profondità di campo alle scene, le stesse onomatopee vengo usate per delineare molte vignette (ad esempio c’è una scena in cui un personaggio usa un attacco di fuoco e l’onomatopea delle fiamme viene usata sia per rappresentare l’attacco ma anche per creare la divisione in vignette della tavola stessa). Questi sono solo alcuni esempi delle creatività registica del mangaka che in questo modo riesce a rendere la resa degli scontri sempre originale e anche divertente da leggere.
Un ulteriore apprezzamento va mosso al character design dei diavoli, il mangaka crea un immaginario incredibile, spaventoso e spesso capace davvero di lasciare a bocca aperta (anche chi la pensa diversamente sono convinto si ricrederà completamente arrivando a leggere il capitolo 64) i Diavoli e Majin sono spesso raccapriccianti e ricoperti da una aura di insanità, interessanti e sempre capaci a pieno di rappresentare in modo quasi mai scontato la Paura che impersonificano.
Voglio fare anche un discorso dedicato alle numerose citazioni ad altre opere presenti nel manga, Fujimoto è un gran fruitore di manga e film come spesso si può evincere dai suoi commenti su shonen jump in cui spesso e volentieri consiglia opere varie. All’interno dell’opera infatti non mancano numerosissime citazioni in grado di far felice i lettori più navigati. Come già detto il manga è fortemente ispirato a "FLCL" e "Abara" (anche per questo noterete anche notevoli somiglianze con "Dorohedoro" dato che l’autrice Q-Hayashida era assistente di NIhei proprio su "Abara") ma quella è solo la punta dell’iceberg... nel manga ci sono molte alte altre citazioni, per citarne alcune abbiamo: "Gyo" di Junji Ito, "Un Chien Andalou", "Hunter x hunter", "The Raid", "Sharknado", "Devilman", "Jinroh", "Enomoto", "l’Immortale", "Emanon", "Mawaru-Penguindrum" o anche ad opere d’arte come “la caduta di Lucifero” ... lo scontro finale del manga ad esempio è una grande citazione ad Araragi vs Kiss-shot in "Kizumonogatari". Questa grande passione del mangaka per i manga, il cinema ed opere decisamente particolari si riflette bene nel suo manga e hanno decisamente contribuito a creare questa opera.
Se si vuole trovare un difetto all’opera, oltre che l’inizio forse un po’ sottotono dei primissimi volumi (soprattutto se messi in confronto con i successivi), lo si può trovare su alcune questioni che alla fine dell’opera rimangono decisamente nebulose, cosa che potrebbe lasciare insoddisfatto qualche lettore, in modo particolare quelle legate al gun devil che sembra avere una funzione più che altro di MacGuffin all’interno della storia. Ma dato che questa è solo la prima parte della storia niente vieta all’autore di dare a queste cose un maggiore approfondimento nel futuro proseguo dell’opera.
Tutto questo ad ogni modo non va ad inficiare sul finale di questa prima parte, in quanto gli eventi al centro della storia legati a Makima, Denji e la divisione della Pubblica Sicurezza vanno a concludersi in maniera estremamente soddisfacente e per nulla scontata, proseguendo in un capitolo finale che fa più che altro da prologo alla parte 2 e che per certi versi mi ha ricordato il finale de "L’Immortale".
Concludendo non ho problemi ad usare il termine capolavoro per definire questo manga all'interno del suo genere, unico e con un ritmo narrativo estremamente serrato che non perde tempo, un'esperienza quasi cinematografica capace a pieno di sovvertire e ribaltare ogni aspettativa nella mente del lettore, ma che richiede anche una certa pazienza e una attenta lettura per poterne apprezzare a pieno tutto il suo valore, sfumature e creatività.
Ambientato in mondo simile al nostro (ma con delle differenze che verranno spiegate come la presenza dell’unione sovietica) in cui le paure delle persone prendono forma di diavoli la cui forza è maggiore più è grande la paura di cui portano il nome, racconta la storia dell’orfano Denji del suo rapporto con il piccolo diavolo Pochita e gli eventi che lo porteranno ad entrare nella divisione della Pubblica Sicurezza antidiavoli e a sviluppare un legame con diversi personaggi.
Se la premessa e il primo arco hanno una natura molto classica che quasi rientra nei canoni più standard del battle shonen, d'altronde abbiamo un personaggio in grado di trasformarsi per combattere i demoni niente di nuovo insomma, presto però Fujimoto imbarca i personaggi e il lettore in un rollercoaster di eventi a cui ha tagliato i freni (soprattutto da dopo il capitolo 40).
La caratteristica principale del manga è saper creare un incredibile mix di generi: horror, slice of life, romantico, surreale... dallo psicologico al battle più puro. La trama che non lascia il tempo di respirare è pura adrenalina, il sangue presto scorre anche sui personaggi che meno ti aspetteresti, quel che ha Fujimoto rispetto a molti mangaka è un grande coraggio evitando di mettere i personaggi, anche i più popolari, su un piedistallo o in una plot armor. Le morti si alternano tra significative e commuoventi a quelle meno importanti spesso anche comiche o addirittura quasi “meme”, ma sempre in grado di lasciare un segno grazie alla grande capacità registica del mangaka nell’eseguire le scene.
Una sensazione di follia controllata permane per tutto il manga, la narrazione non scorre mai nel mondo in cui il lettore si aspetterebbe e la capacità dell’autore nel sovvertire ogni aspettativa è senza fine (la “porta” di Denji ne è un grande esempio)... Proprio questa narrazione non risulterà semplice per tutti i lettori, la maggior parte dei manga soprattutto di questo target e genere tendono a imboccare costantemente il lettore con informazioni specialmente tramite personaggi o digressioni che spiegano di continuo quel che sta accadendo e come funzionano le cose o perché gli personaggi agiscono in un determinato modo, "Chainsaw man" getta via tutte queste forzature, il lettore è come uno spettatore seduto al cinema e gli eventi scorrono senza fermarsi e senza respiro ma le informazioni sono tutte lì nel sottotesto, nel paneling, nel simbolismo e nei dialoghi pieni di sottintesi e informazioni nascoste o semplicemente nelle azioni e anche solo gli sguardi dei personaggi. Il mangaka preferisce non prendere per mano i lettori, ma invece li invoglia ad unire i puntini tra loro, gli indizi e le spiegazioni sono tutti lì nelle scene e nei dialoghi dei personaggi, anche le cose volutamente assenti nel mondo in cui è ambientata l’opera hanno in realtà un preciso motivo ed importanza e soprattutto sono importantissimi i contratti stretti con i diavoli che muovono molte delle azioni e degli scopi dei personaggi. Proprio per questo l’opera richiede al lettore di rileggersi più volte gli archi narrativi, in particolare quelli nella seconda metà dell’opera, soprattutto dopo la loro conclusione per riuscire a capirne a pieno l’ottima costruzione. Ovviamente questo stile può piacere o meno e forse lasciare anche qualche lettore spiazzato e magari giustamente confuso, ma senza dubbio risulta perlomeno fresco in settore saturo da stili narrativi ormai fin troppo abusati e forzati.
Ovviamente le battaglie molto violente ed esagerate rappresentano una grossa parte del manga ma se dovessi pensare qual è il tema principale di questo manga probabilmente direi la difficile ricerca di uno scopo ma soprattutto un vero legame con qualcuno e nella capacità in alcune persone dal forte carisma di imporsi psicologicamente sulle altre.
Infatti nella storia non mancano anche attimi di vita quotidiana e momenti con una forte carica emotiva e psicologica o anche commuoventi, spesso permeati da un grande simbolismo e metafore visive estremamente calzanti e d’impatto, mai banali.
Come non mancano momenti fortemente comici e esilaranti, spesso incentrate su uno humor decisamente nero o non-sense.
I personaggi sono folli come lo è la storia, ma nonostante tutto riescono a risultare concreti e reali, molti sono sacrificabili, ma hanno comunque un loro ruolo nelle vicende e la maggior parte di essi ha sempre una crescita che li porta ad acquisire maggiore spessore emotivo. Soprattutto vanno fatti i complimenti alla forte presenza di personaggi femminili di grande spessore e carattere, in un mondo di battle shonen in cui la maggior parte dei personaggi femminili è di supporto o utilizzati per il fanservice Fujimoto invece le mette senza esitazione al centro totale delle vicende e dei combattimenti più brutali. Esempio più lampante è ovviamente Makima, figura misteriosa e centrale dell’opera, riesce ad essere spaventosa e bellissima, dominante e sensuale senza mostrare un centimetro di pelle e stando sempre in giacca e cravatta. Senza alcun dubbio uno dei migliori personaggi femminili che mi sia mai capitato di leggere.
In contrasto con queste figure abbiamo invece il nostro protagonista Denji, semplice per niente arguto, privo di istruzione e per questo facilmente manipolabile (soprattutto dal gentil sesso con cui per tutta la vita non ha mai avuto contatti). Sicuramente un protagonista atipico in confronto il classico battle shonen, ha sempre avuto una vita miserabile e proprio per questo i suoi sogni sono semplici ma allo stesso tempo più reali e concreti... non vuole essere un re, dominare o essere il migliore in qualche cosa, i suoi sogni sono “reali”: una ragazza, il sesso, del buon cibo, un letto comodo, dei videogame. Non farà mai la morale agli altri, è un ragazzino che non ha mai avuto affetto da nessuno e questo lo porta ad affezionarsi a qualsiasi persona che gli dà una “carezza” e da mangiare (come un cane). Ma gli eventi lo porteranno comunque a una crescita passando da persona egoista e apatica incapace di provare empatica ad essere una persona a cui importa di chi considera la sua famiglia, sempre però rimanendo molto onesto con se stesso.
Discorso a parte va fatto per quanto riguarda il disegno, ho letto molte critiche ma c’è un motivo se il manga sotto questo punto di vista è invece molto elogiato da critici e mangaka in Giappone. Lo stile sicuramente risulta spesso grezzo o sporco (ma adatto all'opera) soprattutto nelle vignette più piccole, ma tutto questo è largamente compensato da una composizione eccezionale delle tavole, coreografie fantastiche e da una regia ottima spesso definita “cinematografica”, il mangaka cerca di ricreare il ritmo e il lavoro di camera dei film sia nei combattimenti che nei momenti più calmi. Ma soprattutto ogni combattimento è impreziosito da un paneling estremamente creativo. Le scene, soprattutto durante le battaglie, hanno un grandissimo dinamismo e sono piene di idee e trovate, si hanno paneling in cui le vignette sono divise o le tavole incorniciate dalle braccia o budella di chi sta combattendo mortalmente, attacchi e poteri dei diavoli esterne agisco dall’esterno del contorno della vignetta (a rappresentare il loro agire da una differente dimensione), vignette che si sovrappongono, corpi tagliati vengono usati per dare profondità di campo alle scene, le stesse onomatopee vengo usate per delineare molte vignette (ad esempio c’è una scena in cui un personaggio usa un attacco di fuoco e l’onomatopea delle fiamme viene usata sia per rappresentare l’attacco ma anche per creare la divisione in vignette della tavola stessa). Questi sono solo alcuni esempi delle creatività registica del mangaka che in questo modo riesce a rendere la resa degli scontri sempre originale e anche divertente da leggere.
Un ulteriore apprezzamento va mosso al character design dei diavoli, il mangaka crea un immaginario incredibile, spaventoso e spesso capace davvero di lasciare a bocca aperta (anche chi la pensa diversamente sono convinto si ricrederà completamente arrivando a leggere il capitolo 64) i Diavoli e Majin sono spesso raccapriccianti e ricoperti da una aura di insanità, interessanti e sempre capaci a pieno di rappresentare in modo quasi mai scontato la Paura che impersonificano.
Voglio fare anche un discorso dedicato alle numerose citazioni ad altre opere presenti nel manga, Fujimoto è un gran fruitore di manga e film come spesso si può evincere dai suoi commenti su shonen jump in cui spesso e volentieri consiglia opere varie. All’interno dell’opera infatti non mancano numerosissime citazioni in grado di far felice i lettori più navigati. Come già detto il manga è fortemente ispirato a "FLCL" e "Abara" (anche per questo noterete anche notevoli somiglianze con "Dorohedoro" dato che l’autrice Q-Hayashida era assistente di NIhei proprio su "Abara") ma quella è solo la punta dell’iceberg... nel manga ci sono molte alte altre citazioni, per citarne alcune abbiamo: "Gyo" di Junji Ito, "Un Chien Andalou", "Hunter x hunter", "The Raid", "Sharknado", "Devilman", "Jinroh", "Enomoto", "l’Immortale", "Emanon", "Mawaru-Penguindrum" o anche ad opere d’arte come “la caduta di Lucifero” ... lo scontro finale del manga ad esempio è una grande citazione ad Araragi vs Kiss-shot in "Kizumonogatari". Questa grande passione del mangaka per i manga, il cinema ed opere decisamente particolari si riflette bene nel suo manga e hanno decisamente contribuito a creare questa opera.
Se si vuole trovare un difetto all’opera, oltre che l’inizio forse un po’ sottotono dei primissimi volumi (soprattutto se messi in confronto con i successivi), lo si può trovare su alcune questioni che alla fine dell’opera rimangono decisamente nebulose, cosa che potrebbe lasciare insoddisfatto qualche lettore, in modo particolare quelle legate al gun devil che sembra avere una funzione più che altro di MacGuffin all’interno della storia. Ma dato che questa è solo la prima parte della storia niente vieta all’autore di dare a queste cose un maggiore approfondimento nel futuro proseguo dell’opera.
Tutto questo ad ogni modo non va ad inficiare sul finale di questa prima parte, in quanto gli eventi al centro della storia legati a Makima, Denji e la divisione della Pubblica Sicurezza vanno a concludersi in maniera estremamente soddisfacente e per nulla scontata, proseguendo in un capitolo finale che fa più che altro da prologo alla parte 2 e che per certi versi mi ha ricordato il finale de "L’Immortale".
Concludendo non ho problemi ad usare il termine capolavoro per definire questo manga all'interno del suo genere, unico e con un ritmo narrativo estremamente serrato che non perde tempo, un'esperienza quasi cinematografica capace a pieno di sovvertire e ribaltare ogni aspettativa nella mente del lettore, ma che richiede anche una certa pazienza e una attenta lettura per poterne apprezzare a pieno tutto il suo valore, sfumature e creatività.
Ok ho adorato "Fire Punch", e non vedevo l'ora di avere un nuovo fumetto di Fujimoto tra le mani...non sono stato deluso!
I punti d'incontro con "Fire Punch" sono pochissimi, a parte l'humor nero che ogni tanto aleggiava nell'altra opera e che invece è punto di forza di "Chainsaw Man". "Chainsaw Man" è pulp, è hard boiled, a tratti nonsense nella sua iperbole di violenza. Cosa chiedere di più (dipende dai gusti ovviamente)!
Non la voglio far tanto lunga, volete un protagonista non PC che elargisce perle di saggezza nella sua pragmatica a basso tasso di morale? Beh, quello che Denji considera un grandioso standard di vita consiste in un bagno, tre pasti al giorno e riuscire a combinare qualcosa con una donna. Quest'ultima parte gli riuscirà piuttosto difficile anche perché tutte le donne che incontra vogliono raggirarlo per i propri interessi. Il supporting cast è vario anche se tende a morire piuttosto in fretta!
Se "Fire Punch" era profondo e riflessivo, questo è adrenalina e divertimento puro. Grazie Fujimoto, gli do 9 perché i voti sulle recensioni sono sempre un po' sparati, forse sarebbe più giusto un 8,5-8. La qualità del disegno è bassina, anche se l'espressività è molto alta e la regia veramente buona, con qualche colpo di genio. Da alcuni punti di vista mi ricorda il grandissimo e recentemente conclusosi "Dorohedoro", il che è ovviamente un grande plus. Non è sicuramente un prodotto che possa piacere a tutti, ma è una boccata d'aria fresca rispetto ai cliché degli shonen.
I punti d'incontro con "Fire Punch" sono pochissimi, a parte l'humor nero che ogni tanto aleggiava nell'altra opera e che invece è punto di forza di "Chainsaw Man". "Chainsaw Man" è pulp, è hard boiled, a tratti nonsense nella sua iperbole di violenza. Cosa chiedere di più (dipende dai gusti ovviamente)!
Non la voglio far tanto lunga, volete un protagonista non PC che elargisce perle di saggezza nella sua pragmatica a basso tasso di morale? Beh, quello che Denji considera un grandioso standard di vita consiste in un bagno, tre pasti al giorno e riuscire a combinare qualcosa con una donna. Quest'ultima parte gli riuscirà piuttosto difficile anche perché tutte le donne che incontra vogliono raggirarlo per i propri interessi. Il supporting cast è vario anche se tende a morire piuttosto in fretta!
Se "Fire Punch" era profondo e riflessivo, questo è adrenalina e divertimento puro. Grazie Fujimoto, gli do 9 perché i voti sulle recensioni sono sempre un po' sparati, forse sarebbe più giusto un 8,5-8. La qualità del disegno è bassina, anche se l'espressività è molto alta e la regia veramente buona, con qualche colpo di genio. Da alcuni punti di vista mi ricorda il grandissimo e recentemente conclusosi "Dorohedoro", il che è ovviamente un grande plus. Non è sicuramente un prodotto che possa piacere a tutti, ma è una boccata d'aria fresca rispetto ai cliché degli shonen.