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DarkSoulRead

Volumi letti: 20/20 --- Voto 9
“In un angolo di questa sfavillante città, ma proprio in un angolino, c’è un quartiere… paragonabile ai rifiuti che le folate del gelido vento invernale accumulano ai bordi polverosi delle strade, o all’immondizia mista a pezzi di legno scolorito che la corrente del fiume lascia sedimentare lungo gli argini.
Sapevate che esiste un posto del genere? Questa storia inizia in un angolo di quel quartiere”.

“Ashita no Jō”, letteralmente “Joe del domani”, è uno dei pilastri della fumettistica nipponica e rientra nell’elitaria categoria di opere capaci di oltrepassare il medium del fumetto, riuscendo ad ergersi ad autentico fenomeno socio-culturale di massa.
Il manga è stato publicato in Giappone tra il 1968 e il 1973, disegnato da Tetsuya Chiba e scritto dal leggendario re degli spokon Ikki Kajiwara (“Tommy, la stella dei Giants”, “L’uomo tigre”, “Arrivano i Superboys”), nome d’arte di Asaki Takamori, anche se in quest’opera si firmò con lo pseudonimo “Asao Takamori”, dato che era occupato alla realizzazione di diverse altre sceneggiature per riviste competitor.
L’opera è arrivata in Italia nel 1982 con il discutibile titolo di “Rocky Joe”, per richiamare il pugile Rocky Marciano, ma sopratutto per cavalcare l’onda dell’incredibile successo che la serie dei film di Rocky Balboa stava riscuotendo in quegli anni.

Joe Yabuki è un orfano perdigiorno che arriva al quartiere dormitorio ai piedi di Tokyo tronfio e gonfio di boria, palesando da subito la sua indole rissaiola. La sua vita cambia grazie all’incontro con Danpei Tange, vecchio ex pugile con un occhio solo, menomato dagli scontri sul ring, ormai ridotto a barbone alcolizzato. Il vecchio “pugilomane” dopo esser venuto alle mani con Joe si accorge dell’incredibile potenziale del ragazzo e si offre di allenarlo per trasformarlo nel miglior pugile di tutto il Giappone.

Ikki Kajiwara inscena il classico contesto post-bellico, comune denominatore di tutte le sue opere, mostrandoci i sobborghi e la miseria ai margini della sfavillante Tokyo (ri)nascente.
Il quartiere in cui è ambientata la storia è diviso dalla metropoli da un ponte diroccato, che rappresenta la spaccatura tra povertà e ricchezza, a sottolineare la discrepanza sociale tra le classi giapponesi: da un lato l’ipertrofico capitalismo tokiense, dall’altro una suburra dimenticata da Dio.
“Sai che questo viene chiamato ponte delle lacrime vero? È perché chi arriva in questo quartiere dormitorio, stanco di vivere e sconfitto… di solito lo attraversa piangendo.
Insieme a te, io voglio attraversare al contrario il ponte delle lacrime… verso un futuro luminoso”.

In “Rocky Joe” troviamo diverse omologie con “L’uomo Tigre”, una delle sceneggiature a cui Kajiwara stava lavorando durante la stesura di “Ashita no Jō”, pubblicata sempre nel 1968. Contaminazioni che vediamo in personaggi come “Wolf” Kanagushi, o “Tiger” Ozaki, figure i cui nomignoli sembrano usciti dall’universo del wrestling di “Tiger Mask” più che da quello pugilistico di “Rocky Joe”.
Anche Naoto (“L’uomo Tigre”) come Joe è orfano, viene da un contesto di estrema povertà, ed è circondato da bambini che lo idolatrano.
Se lo scenario proposto è il medesimo, la caratterizzazione dei due protagonisti, pur incarnando entrambi il riscatto e la rivalsa sociale, è ben diversa:
mentre L’uomo Tigre, pur presentandosi ribelle ed ammutinato, assumerà parvenze sempre più supereroistiche, Joe veste a pennello i panni del protagonista atipico posto volutamente in continuo contrasto ideologico con il lettore, generando, in tutta la sua incrollabile arroganza, una singolare antipatia capace di scavarsi a pugni la strada del successo.

Yabuki inizialmente di boxare non ne vuol proprio sapere, nonostante gli sforzi di Danpei, che sacrifica tutto se stesso nel tentativo di sgrezzare il talento del ragazzo, arrivando addirittura a pagarlo per farlo allenare, Joe preferisce macchiarsi di reati come truffe e furti, coinvolgendo i bambini del quartiere, fino a formare una piccola gang del crimine.
Il primo arco narrativo, tra vicoli e baraccopoli, tra indigenza e penuria, di pasoliniana memoria, si rifà al cinema neorealista italiano, ricordando opere come “Ladri di biciclette” di Vittorio De Sica.

La reclusione nel carcere minorile è un’altro fondamentale crocevia per la vita di Yabuki;
In prigione il ragazzo incontra il temibile Rikishi, il rivale di una vita, pugile professionista dalla carriera già avviata.
La competizione tra i due farà si che in Joe si accenda in modo dirompente e definitivo la scintilla per la boxe.
Durante la prigionia il ragazzo inizia a seguire le lettere di Danpei, contenenti preziosi nozionismi pugilistici, insegnamenti denominati “lezioni per il domani”, da qui il titolo originale dell’opera.
Lungo il periodo di detenzione assistiamo ad un torneo di boxe tra detenuti, il primissimo “torneo di arti marziali” proposto da uno shōnen, oggi vero e proprio marchio di fabbrica del target.
Possiamo quindi definire quest’opera come proto dei “battle” moderni, ancor prima di “Dragon Ball”.

“Quando due uomini si battono fino allo stremo, con i guantoni intrisi di sangue e sudore, le loro anime si fondono in un legame che vale più di una fragile amicizia basata su un milione di parole, e in me… è rimasto un segno profondo”

Dopo l’incontro in carcere terminato in pareggio per doppio k.o Joe e Rikishi decidono di scontrarsi in una gara ufficiale che stabilisca chi è il più forte tra i due.
Tuttavia per farlo, Rikishi (classe welter) deve scendere drasticamente di peso e rientrare nella categoria dei pesi gallo appartenente a Joe.
Il rivale di Yabuki si sottopone ad estenuanti allenamenti, fatti di digiuno e notti insonni, facendosi chiudere a chiave in camera da letto dall’esterno per resistere ai morsi della fame, arrivando persino a lucchettare i rubinetti della palestra in cui si allena per non cadere nella tentazione di bere di notte, fino ad essere poco più che carne attaccata allo scheletro, una sorta di fantasma.
Il gong suona, Joe è una furia e colpisce violentemente il suo avversario, palesemente debilitato dall’ingente perdita di peso. Tuttavia la superiorità tecnica di Rikishi è ancora schiacciante, la foga di Yabuki non basta, e il protagonista crolla sotto i pugni incessanti del rivale.
Joe si riprende dal knockout e ancora frastornato scende dal ring per andare a congratularsi con il suo avversario, che intanto raccoglie ovazioni e grida di giubilo dalla folla in visibilio.
Yabuki gli tende la mano, Rikishi fa per contraccambiare, ma non riesce a calibrare il gesto, stringe il vuoto, cade a terra, esanime. Un pugno alla tempia subito durante il match e l’inumana dieta affrontata si rivelano fatali. Rikishi è morto.
La veglia funebre che vide riunirsi centinaia di ragazzi giapponesi in onore del personaggio per tributarne “la scomparsa” la dice lunga sull’impatto sociale dell’evento.
In Giappone soltanto due volte si sono celebrati i funerali di personaggi fittizi, nel 1970 con Tooru Rikishi e nel 2007 con Raoh, anche se per quest’ultimo era più una trovata pubblicitaria per promuoverne i film in uscita.
La morte di Rikishi rappresenta in assoluto una delle vette emotive più alte mai toccate da uno shōnen manga, e arriva improvvisa, spezzando il fiato, come un cazzotto nella bocca dello stomaco, un paragrafo tragico e indelebile nel bagaglio di ogni lettore.

Il tracollo di Joe è spaventoso.
È shockato, il fantasma di Rikishi lo perseguita e il ragazzo non riesce più a colpire al volto i suoi avversari senza ritrovarsi in un mare di vomito attraversato da brividi di nausea. Perde tutti gli incontri che disputa, inizia il suo declino.
Sarà il pugile venezuelano Carlos Rivera “Il re senza corona” a risvegliare lo straripante spirito combattivo del protagonista.
Nonostante nel secondo arco narrativo vi siano personaggi come Carlos Rivera e José Mendoza, l’apogeo dell’opera resta la saga di Rikishi, carta “bruciata” un po’ prematuramente dagli autori vista la longevità del manga (20 tankōbon), la cui serializzazione, grazie all’incredibile successo, si è protratta più del previsto.

L’avvicendarsi narrativo viene sempre più monopolizzato dalla boxe, e ad un certo punto la carenza di nuove idee porta a soluzioni dei combattimenti che diventano ridondanti, come il gong che salva Joe da knockout sicuri, o gli stessi scambi di pugni in sequenza “jab-montante-diretto” ripetuti in quasi tutti gli incontri. Mancanza di brio che si nota anche nell’epilogo del match contro Kim (la cui storia è uno dei paragrafi più struggenti dell’opera), apparentemente infallibile macchina da combattimento coreana che s’ingolfa alla vista dell’emorragia di Joe, perché “quando vede un emorragia cade in preda agli attacchi di panico, gli torna in mente la morte del padre”, peccato abbia fracassato gente a sangue per svariati capitoli senza che questo problema venisse minimamente menzionato.
Tutti i match si concludono per k.o, il che alla lunga tedia, specie se si è feticisti delle simulazioni sportive. Inoltre il pre-finale presenta un calo qualitativo piuttosto drastico, con il paragrafo di Harimau decisamente evitabile, dove tutt’un tratto gli arbitri diventano estremamente permissivi e gli incontri di pugilato si trasformano in combattimenti di wrestling che sembrano quasi scene scartate da “L’uomo Tigre”.
Non mancano le leggerezze narrative, ad esempio non sempre gli autori prestano attenzione alle differenze di lingue negli incontri internazionali, ricordandosi delle barriere linguistiche un po’ quando gli pare.
Bazzecole di fronte alla caratura del manga, ma disattenzioni che, sommate, potrebbero “rompere” la sospensione dell’incredulità dei lettori più smaliziati.

La love story indefinita e appena tratteggiata, magnificamente sospesa tra amore ed odio tra Joe e Yoko, ragazza austera che rappresenta l’altra faccia della medaglia, quella della Tokyo bene e dell’alta borghesia (essendo nipote di un facoltoso imprenditore appassionato di boxe), seppur all’epoca criticata per la sua evanescenza e il mancato sviluppo, divenne vero e proprio punto di riferimento nevralgico delle storie d’amore “platoniche” e sussurrate in ambito manga per ragazzi, portando nel target shōnen evidenti contaminazioni gekiga.
“Ashita no Jō” è un manga seminale, le cui reference e citazioni in altre opere sono innumerevoli, per citarne alcune tra le più famose ad omaggiarlo: “Ken il guerriero”, “20th Century Boys”, “Berserk”, “Pokémon”, “One Piece”, e “Dragon Ball” con il personaggio di Pamput la cui estetica è un chiaro richiamo a Carlos Rivera.
“Rocky Joe” è anche la fonte d’ispirazione assoluta di “Hajime no Ippo”, spokon di grande successo in Giappone (oltre 100 tankōbon) inedito in Italia.
Ad onor del vero, causa anche una contestualizzazione specifica, l’opera scricchiola maggiormente sotto il peso dei suoi anni rispetto a “Slam Dunk”, che ha preservato maggiore freschezza (essendo anche più recente), detenendo quindi lo scettro di miglior manga sportivo della storia.

I disegni di Tetsuya Chiba, grazie anche ad un tratto semplice e pulito, catturano subito l’occhio del lettore, pur non brillando in dettaglio.
L’accattivante design di Joe bilancia il chara dei personaggi secondari, stilizzati e dai tratti caricaturali, ma in linea con i manga coevi.
Ciò che aveva del miracoloso per l’epoca era la dinamicità della tavole, la resa dei movimenti, gli incroci dei colpi, che rendevano gli scontri sul ring sempre avvincenti e perfettamente leggibili.
Inoltre Chiba fu fondamentale per il finale.
Inizialmente l’epilogo del manga avrebbe dovuto mostrarci Joe sul terrazzo di Yoko, ormai affetto dalla sindrome di punch-drunk che aveva appeso i guantoni al chiodo, lasciandoci intendere la concretizzazione di una storia d’amore tra i due con un lieto fine dolceamaro.
Tuttavia Chiba non era convinto del finale ideato da Kajiwara, e, essendo quest’ultimo contemporaneamente impegnato nella realizzazione di altre opere, lasciò al disegnatore totale carta bianca.
Il risultato è una pagina finale tra le più iconiche, poetiche e commoventi dei manga. Il resto è storia.

Joe Yabuki è un guitto di quartiere divenuto leggenda, partito dai più miserabili bassifondi tokiensi e giunto fino al ring che lo vedrà competere per il titolo di campione mondiale.
Joe è la rivalsa del buio delle borgate perdute nascoste dai grattacieli torreggianti che guardano dall’alto il futuro luminoso.
Joe è il Giappone del dopoguerra che si lecca la cicatrice, impavido e combattivo, con il fuoco negli occhi e la fame di chi si riprenderà tutto.
Joe è il figlio di nessuno che trova tra le ferite di un destino nefasto squarciato a cazzotti una strada alternativa verso la catarsi.
Un personaggio che in tutte le sue controversie è divenuto figura di riferimento, tra i più rappresentativi dell’intero universo manga, settando nuovi standard di caratterizzazione per i protagonisti shōnen.
Servirà Akira Toriyama, circa 15 anni dopo con Goku, per rimescolare le carte in tavola.
Una lettura che al netto delle imperfezioni resta imprescindibile per ogni amante del fumetto, perché “Ashita no Joe” è un manga monumentale, un’opera immortale, che, pur invecchiando… non muore mai.
Il domani arriverà solo se saremo disposti a combattere per esso… sacrificando tutti noi stessi.
“Non c'è più niente da bruciare, solo le bianche ceneri”.


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Laleb

Volumi letti: 20/20 --- Voto 10
Rocky Joe, un cult da piu di mezzo secolo.Joe Yabuki, Un Ragazzo tormentato Di 15 Anni nato a Tokyo negli anni 50. manchevole di genitori e affetto. Trascorre la sua infanzia scappando da un orfanotrofio all'altro vagabondando solo come un cane randagio.un giorno incontra in un parco giochi il vecchio, ubriacone, pugilomane ex professionista, Tange dopo una breve lite nota che il ragazzo ha la stoffa per fare il pugile. Che dire, un manga straordinario, storia toccante, emozionante e a tratti divertente.Disegni stilizzati Sbalorditivi, amante del disegno e opere artistiche non ho ancora visto niente di meglio. Personaggi caratterizzati giustamente in grado di lasciarti un messaggio. Personalmente ritengo Joe una fonte di ispirazione come Lo è stato Bruce Lee. Concludendo ritengo Rocky Joe un manga da Avere. Ineguagliabile


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PedrixVI

Volumi letti: 20/20 --- Voto 9,5
Rocky Joe apre i battenti il 1 Gennaio 1968, dando vita ad un'opera immortale che ancora oggi è riconosciuta in tutto il mondo e che ha dato spunto a migliaia di opere.
Partendo dall'aspetto proemiale e visivo parte con una introduzione classica che riprende molte opere di quel tempo, disegni molto cartoon, risse e coinvolgimenti.
Piano piano andando avanti con la storia vedremo una completa evoluzione dei personaggi, in primis il protagonista, che inizialmente ripudiava il pugilato, ora lo vede come unica ragione di vita per andare avanti e mettere alla prova se stesso con prove sempre più difficili da superare.
Con una evoluzione da parte dell'autore dal punto di vista grafico, che accentua le situazioni critiche con sfondi neri, accesi solamente dalla muscolatura dei protagonisti, trovando un punto di incontro e bilanciamento della tavola veramente incredibile.
I comportamenti di Joe, spavaldi e spacconi, lo rendono il classico "non protagonista" a primo impatto, che maltratta chiunque lo provochi sfidandolo poi in una rissa e questo comportamento non avrà mai fine, se non con qualche risvolto molto raro, ma alla fine questo lo porta ad essere amato così come è, fedele alla rivalità con i suoi nemici e da quel tratto anche corretto, che fanno capire la realtà che si cela dietro questo comportamento.
L'opera stessa può essere interpretata come un simbolo, una metafora che può essere interpretata diversamente da persona a persona, e Joe visto come uno spirito che arriva dal nulla, senza identità o genitori come punto di riferimento, ma che cambia ogni cosa, ogni persona che gli sta attorno facendola affezionare a lui.
La narrazione legata alla socializzazione e alla storicità introdotta, inventata da Chiba, che accendono una rivalità in tutte le sue opere e leggendo Rocky Joe si capisce tutta la sua essenza espressa al massimo.
La povertà espressa dagli ambienti narrati, esprime come una sorta di evoluzione del Giappone di quei tempi, all'ombra della ricchezza onnipresente presa di mira a causa del menefreghismo dimostrato nei confronti della società più carente e appunto povera.
Un pezzo di storia a mio parere assolutamente da recuperare e capire al massimo, un capolavoro assoluto nel suo genere, con disegni molto chiari e di primo impatto visivo, che sparano una bomba durante i combattimenti e soprattutto alla fine esprimendo le tavole al massimo in un finale pulito, chiaro e aperto. 9,5/10


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Irene Tempesta

Volumi letti: 13/20 --- Voto 7,5
Premetto che non sono amante dei manga sportivi, ma quando un'opera è ben fatta, soprattutto a livello psicologico, non può non appassionarmi. E' successo con "The Climber" e con "Real".
Date le numerosissime recensioni positive, ho puntato sulla vendutissima serie "Rocky Joe".
Sicuramente è un'opera articolata e psicologicamente sfaccettata, i personaggi evolvono nel corso degli volumi e la trama è ricca di avvenimenti, il lettore non ha tempo di annoiarsi sebbene la lunghezza dell'opera sia notevole, 13 volumi totali in Perfect Edition.

Joe Yabuki è l'indiscusso protagonista di questo manga, quindicenne orfano e povero, giunto in una infima periferia sporca, nell'animo sempre vagabondo e orgoglioso, ha tutte le caratteristiche per essere un antieroe anche un pò antipatico: è rissoso, spavaldo, a tratti viziato, scorbutico, spesso gradasso e spaccone, a tratti asociale (salvo quando si circonda dei bambini del quartiere con cui è molto amico) e nei primi volumi si dimostra addirittura ladro, truffatore, irrispettoso e ingrato con Dampei che nel primo volume lavora per dargli un futuro migliore e Joe, con fare menefreghista, invece si dà a cose poco legali.
Dampei è senza dubbio il coprotagonista, costante figura paterna e protettrice di Joe, sempre pronto a calmare i suoi bollenti spiriti; l'evoluzione di Dampei è interessante: inizialmente barbone alcolizzato, ex pugile e allenatore fallito, senza uno scopo nella vita (viveva alla giornata vendendo il suo sangue per pagarsi da bere), con la conoscenza di Joe trova un riscatto personale, da allora decide di fargli da allenatore e manager credendo nel suo talento grezzo di puglie, non senza tante difficoltà iniziali.
Joe ha senza dubbio un carattere turbolento e violento che farà preoccupare tantissime volte il nostro Dampei e porterà il giovane quindicenne in riformatorio dove conoscerà Nishi.
I due coetanei, una volta usciti, diventeranno i nuovi atleti di Dampei. La loro palestra inizialmente costruita con pochi soldi sotto un ponte simbolico, detto ponte delle Lacrime, grazie al talento sportivo di Joe evolverà in una grande e rispettabile palestra, ma la salita sarà lunga e costellata da sacrificio, dolore, disperazione, traumi, diete massacranti.
Joe, inizialmente pigro e con poche ambizioni, presto si appassionerà alla Boxe al punto da farne un'assoluta ragione di vita.
Le tematiche trattate sono molteplici e ben approfondite: la povertà, la solitudine, il riscatto, la morte, il sacrificio e la vera passione per uno sport.

*** ATTENZIONE SPOILER FINALE***
Tuttavia ci sono, seppur poche, tematiche lasciate in sospeso: come la dichiarazione d'amore della ricca ereditiera Yoko lasciata senza risposta. Avrei preferito un chiarimento in merito.
E poi dopo l'incontro cosa succederà a Joe?? Insegnerà nella palestra di Dampei? Lavorerà con Yoko? Una nota di epilogo per me sarebbe stata gradita.
***FINE SPOILER FINALE***

La Star Comics mi ha deluso con questa Perfect Edition che, dal nome, dovrebbe essere di ottima qualità! Invece la rilegatura è pessima, molti volumi avevano un cedimento di colla nella parte inferiore della copertina e altri anche nelle prime pagine, se non si maneggia con estrema delicatezza il volume si rischia di ritrovarselo tra le mani a pezzi. Mi aspettavo di meglio.
I disegni sono semplici ma efficaci e ben fatti per essere un manga degli anni settanta.

Sicuramente è un ottimo manga sportivo e lo consiglio a tutti gli amanti del genere e non.


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kirk

Volumi letti: 20/20 --- Voto 9,5
Fino a qualche anno fa per me Tetsuya Chiba era il papa' del divertentissimo anime “Io sono Teppei!” e Aso Takamori A.KA. (also know as) Ikki Kajiwara mi era caro in quanto grandissimo fans di “Tiger Mask”. Sapevo che avevano collaborato insieme il primo come disegnatore il secondo come sceneggiatore in un manga di cui era arrivato anche da noi il cartone animato. In Italia il cartone fu passato nelle reti minori ed io dopo un paio di episodi visti su Odeon Tv lo avevo schifato. Il cartone animato si chiamava Rocky Joe ed era tratto da un manga che posso dire mi è piaciuto tantissimo anche se ha più di 50 anni: il suo titolo? Ashita no Joe, “Joe del domani”.
Forse il cartone non era adatto per piacere a tutti i bambini nonostante ci avessero lavorato molti grandi nomi fra cui Shingo Araki e Osamu Dezaki ma adesso che sono adulto ho potuto apprezzare l’opera da cui è tratto.
Molte cose che dirò adesso sembrano un’ovvietà ma a volte queste recensioni vengono lette da persone che non conoscono l’opera in questione e vogliono farsene un’idea.
Il manga è uno spokon: un manga sportivo su una disciplina molto amata dai giapponesi all’epoca: il pugilato.
Nel corso degli anni ho trovato questo sport in numerosi manga e anime: Forza Sugar, One Pound Gospel, Slow Step, Katsu!!, Megalobox… e allora cosa fa di Ashita no Joe un qualcosa di unico?
Una trama potente e disegni, semplici, a volte ruvidi, ma molto efficaci. L’opera è un manga che è l’unione di due autori che hanno imparato dal movimento del “gekiga” pur non passando a quest’ultimo.
Se i disegni sono efficaci (anche se i combattimenti non conoscono ancora le innovazioni di Tetsuo Hara e del suo “Hokuto no Ken” che è posteriore di 15 anni) la trama viene ben svolta dal re dei titoli sportivi Ikki Kajiwara (si dice che uno dei motivi per cui Tezuka non facesse spokon era la paura che poi Kajiwara si mettesse a fargli concorrenza negli altri campi) il quale divide la narrazione in più saghe di pochi volumi ognuna.
Iniziamo con la narrazione di come compare improvvisamente a Tokyo questo bambino orfano Joe Yabuki il quale viene guardato storto da tutti ed in una rissa mette al tappeto un ubriacone… Danpei Tange ex pugile ed ex allenatore di pugilato il quale dopo un incidente non ha potuto più combattere e dopo aver aggredito un suo pugile (che si era fatto sconfiggere e stava passando ad un altra palestra) è stato cacciato via dal mondo di quello sport ma ancora sente ardere in se la passione.
All’inizio Joe sente la passione del cibo e del divertimento e prende in giro Danpei, il suo volergli fare da padre e da allenatore.
Sbattuto in prigione per una truffa conosce Nishi, che gli sarà compagno, Rikishi, che sarà il suo primo grande rivale e Yoko Shiraki, che sarà… boh decidetelo voi dopo aver letto i venti volumi.
Dopo la prigione inizierà la sua mutazione, darà tutto se stesso per il pugilato, ardendone fino a diventare cenere. Il suo obbiettivo sarà superare il ponte delle lacrime che il tetto della sua povera palestra per diventare una persona forte puntando sempre più in alto, sempre a nuovi avversari e titoli. Inizialmente ha successo, poi da uno sbandamento dovuto ad un tragico evento, poi si riprende… qui ho da dire due cose se all’inizio il manga ha un senso di denuncia sociale e le vittorie di Joe richiamano la voglia di rivincita dei giapponesi che sono stati accettati nel mondo del benesssere, l’infima periferia sporca che trova un campione nei bassifondi che si batte contro le ricche palestre che rappresentano gli arricchiti del dopoguerra (a differenza di Danpei che è rimasto un puro e dunque povero) man mano che si va avanti Joe lotta per lo spirito sportivo che lo anima, la voglia di andare sempre avanti, di affrontare persone forti e sconfiggerle, non vuole una cintura da campione vuole essere lui il campione, il più potente, sentire i colpi, dare i colpi…
Ciò secondo me rientra nella categoria degli stati dell’animo che il samurai e mi fermo perché se no vi spoillero il finale.
Questo manga è stato il titolo di punta di Shonen Magazine della Kodansha tra il 1968 e il 1973 e secondo me non è invecchiato affatto. I disegni sono buoni soprattutto andando avanti e mi sento di consigliarlo apertamente anche a chi non ama lo sport e non perché lo sport è messo in secondo piano anzi! Da quando la storia ingrana con il carcere il pugilato ne fa da padrone! Lo consiglio perché è un opera formativa, importante storicamente, e con una trama narrata magistralmente.


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GreyGrab

Volumi letti: 20/20 --- Voto 10
Rocky Joe, opera ormai vecchia con i suoi ben più di 50 anni, ma che rimane sempre un capolavoro senza tempo. Un opera di sottile denuncia sociale alla società giapponese che in quegli anni era in una situazione spiacevole. Joe prende parte a questa protesta e diventa un motivo in più per ribellarsi di tutti i giovani giapponesi, mandano appelli come “Noi siamo Ashita no Joe". Joe è un opera d'arte, a partire prima di tutto dai suoi personaggi, da Joe, che l'autore riesce a farti odiare sin dal primo momento. È un protagonista completamente diverso da tutti gli altri, arrogante scontroso, violento e maleducato, che spuntato dal nulla riesce a cambiare tutto. Riesce a partire dal vicolo più malandato di Tokyo ad arrivare fino a battersi con il campione mondiale, arrivando poi a raggiungere il suo obiettivo, ovvero quello di dare tutto, e morire contento spegnendo la fiamma che aveva dentro e diventando come cenere bianca. Danpei, che nonostante le difficoltà e il fatto di avere un allievo così testardo e disobbediente come Joe decide di credere in lui (nella società) e di non mollare, e nonostante la sua sconfitta rimane comunque felice. Uno dei personaggi però a parer mio miglior scritti di quest'opera è Yoko, che per tutto il tempo rema contro Joe cercando di non farlo combattere e di tirarlo giù dal quel ring che poco a poco lo stava ammazzando. Ma solo alla fine si accorge che Joe non ha più niente da perdere, ormai la sua vita gira attorno alla boxe, e capisce che nonostante tutte le volte in cui Joe l'ha insultata e derisa, l'unica cosa da fare per fargli veramente del bene era spronarlo. Insomma, Rocky Joe è un opera piena di insegnamenti di vita, combattimenti incredibili, personaggi stupendi e anche uno stile di disegno molto bello, soprattutto per il fatto che l'autore fa una grande evoluzione artistica durante l'opera. Se non l'avete ancora fatto recuperate questo capolavoro immortale e vivete l'avventura di un ragazzino giapponese venuto dal niente per cambiare tutto.


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Felpato12

Volumi letti: 20/20 --- Voto 10
Capolavoro assoluto del panorama fumettistico giapponese, "Ashita no Joe" di Ikki Kajiwara e Tetsuya Chiba è lo spokon per eccellenza che, se si è amanti del genere, va letto almeno una volta nella propria vita. Scritto e pubblicato tra il 1968 e il 1973, il manga parla di un ragazzino scapestrato e nullafacente di nome Joe Yabuki, un orfano che vive nei bassifondi di Tokyo. Proprio in uno dei tanti quartieri dei bassifondi, fa la conoscenza di Danpei Tange un allenatore di boxe, ritiratosi da un pezzo per l'ennesima sconfitta subita e che affoga i dispiaceri nell'alcool. L'ex pugile vede in lui qualcosa di speciale, una scintilla pronta a divampare se indirizzata correttamente, l'incontro con Joe è come se ridesse nuova vita ad un uomo ormai sull'orlo del precipizio. Dal canto suo invece Joe, di Danpei e del pugilato non ne vuole sapere, anche perché del vecchio non si fida proprio. Il ragazzo non ha mai conosciuto il bene, non sa neanche che cosa sia e non essendo abituato a riceverlo si mostra scontroso e irruento nei confronti di tutti. Le uniche persone con cui va d'accordo sono i ragazzini del quartiere dormitorio, che vedono in Joe una guida da seguire. La banda però si caccia ben presto nei guai e Joe viene mandato prima in riformatorio e poi in una prigione speciale. E sarà proprio lì, nel luogo in cui si riuniscono i più delinquenti dei ragazzini giapponesi che avviene l'incontro che segnerà per sempre la vita di Joe, l'incontro con il rivale di una vita, l'incontro con Tooru Rikishi, una promessa del pugilato che è finito in prigione in seguito ad una rissa. Spinto dalla rivalità che lo lega a quest'ultimo, Joe inizia ad allenarsi seriamente seguendo una serie di "lezioni per il domani" che lo porteranno a migliorare a tal punto da disputare un giorno un incontro valido per il titolo mondiale.

La prima parte del manga è a tutti gli effetti una denuncia sociale a quella che stava diventando una grande metropoli del mondo, nonostante esistessero ancora zone e quartieri degradati dove vivevano casi umani e rifiuti sociali come Joe. Figlio di un sistema che non lo vuole e senza l'aiuto di nessuno, Joe cresce diventando un perdigiorno che non ha nessuna intenzione di preoccuparsi del proprio futuro, dal carattere difficile e irruento che lo porta a dover affrontare parecchie situazioni spinose. Ecco che l'incontro con Danpei e ancor di più quello con Rikishi, gli permettono dunque di riscattarsi socialmente. La rivalità che nasce tra i due è genuina e capace di tirare fuori il meglio da entrambi. Rikishi si allena allo sfinimento, perdendo peso di giorno in giorno per poter scendere di categoria e affrontare il suo rivale. Joe segue invece una serie di "lezioni per il domani", da qui il nome "Ashita no Joe" ovvero "Il Joe del domani", che gli permetteranno un giorno di diventare una promessa del pugilato giapponese. Diventa indispensabile per lui, anche se non vuole riconoscerlo, la presenza di Danpei che gli fa da allenatore, ma anche da padre, il quale gli impartisce delle lezioni spesso e volentieri durissime. La prima parte si conclude con il tanto atteso incontro tra i due e la morte di Rikishi, il quale segna la carriera di Joe e lo tormenta fino alla fine dei suoi giorni come uno spettro.

La seconda parte del manga, è forse meno potente narrativamente parlando, ma riesce sempre e comunque ad emozionare. Joe tormentato dalla morte di Rikishi in un primo momento abbandona il pugilato, per poi ritrovare soltanto in seguito la forza di salire nuovamente sul ring per poi non scenderci mai più. Quello che era nato come semplice modo per guadagnarsi da vivere, diventa la passione di Joe, una passione che il protagonista riesce ad esprimere benissimo in un discorso che fa a Noriko di cui cito: "Non faccio come tanta gente che si accontenta di sopravvivere nell'ombra senza mai sentire il fuoco della vita. Anche se solo per pochi istanti, io brucio di una fiamma rossa e accecante. E poi quello che resta dopo è solo bianchissima cenere. Il fuoco brucia tutto e non rimane nulla. Soltanto cenere candida." Quella di Joe è una fiamma viva, una fiamma che si accende ad ogni incontro, prima con Carlos Rivera e poi con Jose Mendoza, con cui disputerà l'incontro valido per il titolo mondiale dei pesi gallo. La fiamma di Joe però, come egli stesso dice, è destinata a diventare bianca cenere. La sua fiamma si spegne di fatti al termine dell'incontro con Mendoza, un incontro all'ultimo sangue, dove i due si scambiano diretti e jab in continuazione senza mai fermarsi, un incontro dove Joe le prende di santa ragione, cadendo e rialzandosi in continuazione provocando lo stupore e al contempo terrore nel campione mondiale dei pesi gallo. Sconfitto ai punti, prima di chiudere gli occhi sullo sgabello, che segna una delle scene più belle ed iconiche di tutto il panorama fumettistico nipponico, prende i guantoni dell'incontro è li da a Yoko, come segno del suo affetto per lei, un affetto che mai aveva dimostrato prima di allora. La tavola finale è da brividi e il nostro ringraziamento per ciò non può che andare ad Ikki Kajiwara, ma ancor di più a Tetsuya Chiba. Il disegnatore dell'opera ci ha regalato scontri e tavole memorabili in cui ogni singola mossa, ogni singolo montante, ogni singolo jab sono resi con estrema precisione. E inoltre il ringraziamento per il grande finale che ha dato all'opera, che ricordiamo essere stato scritto dal disegnatore stesso e non da Kajiwara che al tempo era troppo impegnato su altri manga.

Ed è così che si conclude "Ashita no Joe", con la figura del protagonista che chiude gli occhi sullo sgabello, ma con un sorriso stampato in volto che tanto ricorda quello di Rikishi. Una fine degna per un grande eroe, un eroe che nonostante le difficoltà e gli impedimenti, è andato avanti, cadendo e rialzandosi in continuazione, facendo capire a noi lettori il significato della parola 'Determinazione'. Un'eroe che ci ha fatto conoscere l'importanza di una rivalità sana e spontanea che può migliorarci, ma soprattutto un'eroe che ci ha insegnato che anche partendo dal basso si può toccare la vetta più alta del mondo, anche se per pochi istanti.


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chomp96v2

Volumi letti: 20/20 --- Voto 9,5
Ci sono serie tanto iconiche che da rendersi identificative con una sola frase, o concetto, quello di Rocky Joe è senza ombra di dubbio la perseveranza, il credere in se stessi, guardando sempre avanti, ad un futuro migliore, questo è Rocky Joe, un'opera che parla della vita di uno scapestrato dei bassifondi, e della sua epopea verso un domani migliore.

A fare da collante a tutto è lo sport del pugilato, che si inserisce come coprotagonista in una vicenda dove il centro è la vita del protagonista Joe Yabuki, e si amalgama ad essa come motore di tutta la vicenda. I personaggi sono tutti ottimamente definiti e approfonditi, dal protagonista in primis, fino ai comprimari, la trama, seppur semplice, è una costante salita di emozioni, il disegno se pur figlio dei suoi tempi è comunque funzionale all'opera che sorregge, e anche il finale rasenta la perfezione.

Fino ad ora sembra siano praticamente inesistenti dei difetti, che purtroppo in alcuni, comunque pochissimi, frangenti a mio avviso sono presenti, la parte che precede la "saga" finale purtroppo ha molto l'aria di riempitivo, e si discosta abbastanza dal tenore su cui si stava evolvendo la storia, e con cui è anche terminata, probabilmente quella, insieme al character desing non sempre convincente, i personaggi femminili "avvenenti" sono praticamente sempre lo stesso modello con capigliature differenti, e in generale anche per tutti i pugili secondari , e non sono, sempre molto simili tra loro.

Detto ciò, considerando che l'opera ha ormai più di 50 anni di età gli ultimi difetti possono essere abbastanza trascurabili, soprattutto se in un manga prima che dei bei disegni cercate una bella storia e in generale siete alla ricerca di un capolavoro capace di emozionarvi, siete nel posto giusto, questo lo è.


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joe7

Volumi letti: 20/20 --- Voto 10
Il mio soprannome, tanto per dire, è stato preso da Rocky Joe. Di conseguenza, questa è una recensione di parte, siete avvertiti.
Joe Yabuki è un vagabondo di cui non si sa il passato (nel manga non se ne fa mai cenno) ed è sulla strada per diventare un giovane delinquente. Mentre fa a botte con dei ragazzi in una specie di favela abbandonata ai margini di Tokyo, tra i vari ubriaconi che assistono divertiti allo spettacolo, ce n'è uno che osserva lo scontro con interesse: Danpei Tange, ex-pugile, ex-allenatore di pugili e attualmente alcolizzato cronico fallito con un piede nella fossa. Con tanto di benda sull'occhio (anche lì, nel manga non si saprà mai come se l'è fatta). Danpei vede che il ragazzo ha stoffa e ha un buon diretto: gli propone quindi di boxare. Ovviamente viene subito preso in giro e sfruttato da Joe per avere dei soldi da lui, mentre Joe fa finta di allenarsi continuando invece le sue attività di truffatore, stavolta ai danni di Yoko Shiraki, ricca benefattrice raggirata. Danpei si rende conto della malvagità dell'allievo e lo fa cacciare nel riformatorio a suon di cazzotti, anche se con profondo dolore. Ogni tanto Danpei manda a Joe in prigione una cartolina con le istruzioni per boxare, che Joe straccia senza problemi, fino a quando incontra Tooru Rikishi, un pugile professionista finito al riformatorio per una rissa: alla fine Joe vuole scontrarsi con lui dopo vari avvenimenti. Ma la distanza tra lui e Rikishi è immensa, e Joe di conseguenza si mette ad ascoltare meglio il suo ostinato maestro. Da qui inizia la leggenda di Joe Yabuki, che dai bassifondi inizia una carriera che gli permette di sfidare avversari sempre più forti, con l'obiettivo del titolo di campione del mondo. La boxe per Joe diventa uno stile di vita, l'unico modo che ha lui di esprimersi, non avendo nè affetti, nè cultura, nè legami, se non quelli di Danpei Tange e dei suoi piccoli ammiratori della bidonville dove vivono. "Picchia, suda e sbuffa", dice la sigla: il suo mondo è il punching ball su cui colpire, il ring dove scatenarsi, in mezzo a vittorie, sconfitte, tragedie, ricadute nella miseria e risurrezioni. Il ring diventa l'unico momento in cui è vivo. Nemmeno Danpei comprende fino in fondo cosa brucia nel cuore di Joe: non tanto la vendetta, quanto il desiderio di essere, di esistere, che solo la boxe gli può dare, consumandosi così come una candela. Noriko, la ragazza del supermercato della bidonville, cerca di stare vicino a Joe, ma non capisce il richiamo che c'è nel suo animo. Soltanto una persona in tutta la serie riesce a capire Joe fino in fondo, anche se per lei - e per lui - sarà comunque un'esperienza drammatica: Yoko Shiraki, la stessa benefattrice miliardaria che proprio lui aveva imbrogliato all'inizio della storia.
La storia di Joe mostra il dramma della vita: quando sai che devi raggiungere un obiettivo - ovviamente lecito, chiaro - e lo avverti come una vocazione, cioè senti che sei chiamato a farlo, tu lo devi fare a scapito di tutti che ti dicono di fare il contrario. Per fare un paragone, è come qualcuno che sente la chiamata a farsi prete. Oppure come Achab, che deve cacciare a tutti i costi Moby Dick. Oppure ancora come Charles Bronson in "Sfida a White Buffalo", in cui deve ammazzare un bisonte bianco a tutti i costi perchè si sente chiamato a farlo, nonostante il fatto che tutti gli si oppongano. Se quelle chiamate alla proprie vocazioni sono vere, niente li fermerà anche se il mondo gli andrà contro. Lo stesso è per Joe, che percorrerà il suo cammino sul ring fino alla fine.


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WatchMan

Volumi letti: 13/20 --- Voto 9
Nel suo 50esimo compleanno, la Star Comics ripropone in un formato perfect edition Ashita no Joe (Joe del domani), la storia di un giovane pugile ribelle che fa della sua vita una lotta continua, allenandosi con l'intento di avere un domani migliore rispetto a quello presente. Ma quand'è che avremo quel domani? La risposta è difficoltosa, per cui lasciamoci guidare dalle scelte fatte dal nostro attaccabrighe.

Orfano fin dalla nascita, Joe Yabuki si ritrova a girovagare per le strade di un quartiere degradato seminando urla e risse. Da questa baraonda Danpei Tange, ex pugile e allenatore di boxe, si accorge del suo talento. Preso come un incontro dettato dal destino, Danpei crede che il ragazzo sia il riscatto di una vita piena di insuccessi e derisioni, e non mollerà fino a quando non lo avrà convinto a entrare nel mondo del pugilato.
Nonostante le adulazioni insistenti del vecchio, Joe non si sente in dovere di accettare e preferisce darsi allo sciacallaggio insieme a dei bambini conosciuti nella periferia. Le conseguenze dei suoi atti lo porteranno al riformatorio dove finalmente sembra trovare una luce in fondo al tunnel, incanalando il suo carattere focoso nella boxe.

La boxe è solo un pretesto per raccontare quella che è la vita ostinata di un povero ragazzo che non ha mai ottenuto niente, i pugni sono l'unica cosa che gli hanno permesso di lottare per una esistenza fatta su misura per lui, un percorso che coscientemente sapeva di dover percorrere. I match non sono imposti dai ricordi dei duri allenamenti, bensì da lezioni che la vita ha insegnato e consolidato nel profondo dell'animo di ognuno di loro. La personalità scontrosa di Joe si manifesta con arroganza e una lingua tagliente che rispecchia la sua natura, e Danpei lo sa bene. Malgrado si intendono poco, i due si assomigliano per la volontà di riscatto in una società che non li accetta. Dimostrano che se si combatte con tutto il proprio animo, a dispetto delle difficoltà e sacrifici, si ha la forza di andare avanti per ottenere un domani migliore, appunto. La spinta ulteriore deriva anche dalla passione ardente, quel fuoco che si accende quando Joe affronta nemici sempre più forti, ed è solo in quei momenti che sente di poter vivere pienamente rispetto agli altri che si accontentano di una vita superficiale.

Gli anni sulle spalle purtroppo si sentono. L'autore tende a mantenere un'impostazione piuttosto classica nel disegno, a parte qualche rara splash page, ma è bravo nel trasformare il suo tratto caricaturale in un tono serio e drammatico nei momenti che lo richiedono.
Chiaramente i contesti storici di adesso sono diversi da quelli che hanno spinto gli autori a creare Rocky Joe, eppure nulla toglie al lettore di relazionarsi con un protagonista approfondito in maniera eccelsa e che da del filo da togliere a opere attualmente in corso.
La strada che si appresta a calpestare a piccoli passi porteranno il lettore a domandarsi il motivo per cui Joe si torturi quasi inutilmente, poiché se avesse voluto avrebbe potuto prendere strade diverse, ma da certi obblighi morali non si è potuto tirare indietro.

Unico neo di questo classico è un match fuori contesto prima della fine del manga che snatura lo spirito creato fin dal primo volume e che serve soltanto ad allungare il numero delle pagine.

In conclusione, Rocky Joe non è un manga sulla boxe, bensì sulla vita di Joe Yabuki e la sua lotta per un domani per cui valeva la pena combattere.


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Geomdm

Volumi letti: 20/20 --- Voto 9,5
Premetto che non ho mai visto il relativo anime, quindi ho conosciuto il famoso Rocky Joe solo tramite il manga della prima edizione Star Comics.
Sicuramente il miglior manga sul pugilato di tutti i tempi, un solo aggettivo: impeccabile…sotto tutti i punti di vista. La trama sembra tratta da una storia vera e descrive brevemente di un adolescente che vive alla giornata vagabondando per i bassi fondi della Tokyo anni 70, facendo risse con chiunque gli capiti, indipendentemente dal numero e dall’età. Finché non viene notato da un povero ex pugile fallito ed alcolizzato di nome Danpei Tange, che si “innamora” dei suoi pugni e decide di volerlo allenare per farlo sfondare dove lui stesso aveva fallito, nel pugilato professionistico. Se ne “innamora” a tal punto che tale ambizione diventerà la sua ragione di vita. E da qui iniziano le avventure di Rocky Joe e la sua ambizione di diventare il più forte. L’intera storia è ricca di lezioni di vita, sentimenti, colpi di scena, momenti drammatici, insegnamenti veri e propri sui colpi di pugilato reali, amori, gelosie, amicizia vera, insomma non manca proprio nulla. Anche le ambientazioni dove si svolgono le vicende ti fanno veramente vivere nella realtà dell’epoca. Insomma un manga che andando avanti con la lettura ti fa venire voglia di non smettere mai di leggere e ti fa vivere emozioni veramente forti. La scalata di Joe verso il suo obiettivo è piena di alti e bassi senza mai dare la certezza di farcela o meno. Ti fa capire la dura realtà del pugilato professionistico. Il finale è veramente ben congeniato e per nulla scontato come si possa immaginare.
I disegni per essere così datati sono di ottimo livello.
Unica pecca (se così si può definire), anche se forse adesso è stata eliminata anche quella con l’uscita della Perfect Edition, era la prima edizione della Star Comics piuttosto economica sia per la carta che per la copertina, ma comunque con un prezzo adeguato considerando l’altissimo livello del contenuto, per questo, non avendo avuto modo di valutare la nuova edizione baso il mio giudizio sulla prima, quindi considerato il manga nel suo complesso assegno “solo” 9,5.
Un manga consigliato e pensato prevalentemente per un pubblico di soli adulti, meno adatto ai minori. Consiglio Questo Capolavoro anche a tutti coloro che non hanno mai letto un manga.


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Pannero

Volumi letti: 20/20 --- Voto 10
Non ci sono parole sufficienti (o almeno io non le ho) per descrivere la bellezza e la profondità di "Ashita no Joe", che per me rappresenta la massima espressione del fumetto giapponese sotto ogni punto di vista.

"Ashita no Joe" è la storia di Joe, un ragazzo arrivato all'improvviso in un quartiere dormitorio popolato solo da balordi e gente che ha fallito nella vita ed è sprofondata nella miseria piú nera. Qui conosce Danpei, un ex pugile la cui carriera è naufragata dopo la perdita di un occhio, e quindi del senso di profondità necessario soprattutto per un pugile. Danpei è un derelitto ormai, si ubriaca e bazzica per il quartiere senza una meta, finchè non scopre in Joe il talento piú assoluto per la boxe.
Danpei inizia quindi a trattare Joe come un prodigio e a supplicarlo di incanalare nella boxe tutta la sua riottosità: Joe infatti è un ragazzo rabbioso, consumato dalla durezza della vita, orfano e odiato da tutti. Tuttavia Joe, che ha un'indole profondamente cattiva, decide di sfruttare quello che gli appare come un vecchio mitomane per farsi mantenere da lui. Mentre Danpei si spacca la schiena in cantiere per permettere a Joe di mangiare e allenarsi correttamente, il ragazzo è sempre occupato in piccole truffe e malefatte, arrivando a coinvolgere Yoko, signorina di buona famiglia e nipote di un uomo molto influente.
Ben presto peró Joe dovrà pagare il prezzo delle sue malefatte, e verrà processato e condannato a andare in riformatorio.
Commovente la scena di Danpei che seppur sfruttato e umiliato da Joe lo rincorre mentre lo caricano sul camioncino che lo porterà al riformatorio, e gli grida che lo allenerà per corrispondenza anche quando sarà in riformatorio, e che continuerà a mandargli le "lezioni per il domani" (queste sono le lezioni di pugilato che Danpei da a Joe, assegnandogli compiti giorno per giorno... e da qui il titolo, "Joe del domani"). Joe risponde umiliando ancora una volta il vecchio allenatore, che non molla e continua a scrivergli.
Nel riformatorio tuttavia Joe verrà a contatto con Rikishi, che diventerà il suo rivale e che sarà sempre motivo per andare avanti, e con Yoko, con la quale si scontrerà piú volte sia sul piano verbale che emotivo.
"Ashita no Joe" parla quindi di Joe e della sua scalata dai bassifondi verso un futuro migliore, passando per il "ponte delle lacrime" che appunto collega il quartiere dormitorio al resto della città, e che tutti attraversano piangendo.
Si parla del riscatto, non solo di Joe ma del Giappone intero nel dopoguerra, rappresentato dall'orfano rabbioso e senza speranza, ma dotato di una fiamma inestinguibile nel cuore.

I personaggi sono tutti indimenticabili, talmente vivi, egoisti e grandiosi da essere incredibilmente veri.
Primo tra tutti Joe, arso vivo dalla rabbia per non essere mai stato voluto da nessuno, incapace di comprendere i sentimenti di Danpei, incapace di rispettare le regole e gli altri, non ha mai pietà di niente e nessuno, fino a che Danpei riesce lentamente (attraverso la boxe) a educarlo ai sentimenti, facendolo sentire per la prima volta amato da qualcuno.
Danpei, allenatore di Joe, arso vivo anche lui da un sentimento, diverso dalla rabbia, bensì dall'amore per la boxe: Danpei è disposto a sacrificare tutto per mettere a frutto il talento di Joe! È pronto a spaccarsi la schiena lavorando, a saltare i pasti, a sfruttare persino gli altri pur di allenare un campione. Danpei è consumato da questa passione, che è il suo unico motivo di vita.
E poi Yoko, ricca e viziata, in cui Joe riesce incredibilmente a riconoscersi: anche Yoko sotto l'apparenza di brava ragazza nasconde un'indole meschina, che la spinge a voler apparire sempre migliore degli altri e a giudicare chiunque. È grazie a questo dualismo sottile che Yoko diventa l'eroina della storia, sotto molti aspetti controparte (opposta e allo stesso tempo simile) a Joe, fino all'indimenticabile finale.

La trama e i meravigliosi testi sono di Asao Takamori, autore con un diverso pseudonimo di "Tiger Mask" (" L'Uomo tigre") che trattava di tematiche simili ma in chiave diversa. Lo sport è sempre visto come un simbolo, l'educazione, un mezzo per risollevarsi dalla miseria, dallo squallore e dalla crudeltà della vita per dirigersi verso un futuro luminoso, un futuro fatto di affetto, sia ricevuto (nel caso di Joe, che trova persone che lo amano) sia da dare agli altri (come Tiger Mask che lotta per i bambini dell'orfanotrofio).
Oltre il sangue e il sudore, c'è la possibilità di un futuro all'apparenza inconcepibile, per questi personaggi arsi, spinti ma al tempo stesso consumati da una fiamma distruttrice.

I disegni sono del divino Tetsuya Chiba: immediati, semplici, belli. L'impostazione delle tavole di Chiba è essa stessa il futuro, le tavole sono limpide e non sono invecchiate di un giorno. Chiba indugia sui moti dell'animo di ogni personaggio, regalandoci espressioni indimenticabili e sottili, quasi impalpabili nei momenti di indecisione e sofferenza, per sporcare poi le tavole dove serve e farci sentire il dolore di Joe quando viene colpito sul ring.

"Ashita no Joe" è un capolavoro senza tempo, in cui la boxe è metafora di qualcosa di piú grande, e viene tuttavia spiegata in maniera semplice e chiara per chiunque.

Esiste una prima edizione italiana in 20 volumi standard, adesso invece sta uscendo una perfect edition (senza pagine a colori, come nell'edizione originale) che accorpa piú volumi insieme.
Meravigliose anche le copertine.
Ottima occasione per recuperare IL capolavoro di due autori straordinari.


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davross92

Volumi letti: 20/20 --- Voto 9
Non sono mai stato tanto coinvolto sentimentalmente in un'opera come quando ho letto "Rocky Joe".

Ricordo che inizialmente quando lo vidi non ne fui molto attratto, il genere sportivo nei manga non mi aveva mai colpito molto, ma grazie agli ottimi pareri che sentii in giro lo presi sulla fiducia. Ora io non posso far altro che ringraziare chiunque mi abbia consigliato "Ashita no Joe" (titolo originale dell'opera), perché mi ha trasmesso valori unici e fondamentali.

La storia di base è piuttosto semplice, un giovane teppistello di nome Joe Yabuki incontra casualmente un vecchio pugile, che ammaliato dai potenti pugni del ragazzo decide di allenarlo per farlo diventare un campione di boxe. All'apparenza può sembrare fin troppo scontata come trama, ma vi assicuro che leggendolo ci troverete di tutto, a partire dai singoli personaggi.
Joe ha un carattere forte, non ama sottostare alle regole specialmente se ad imporgliele è qualcuno di cui non si fida, essendo rimasto orfano, sin da piccolo schiva qualsiasi rapporto umano come forma di difesa e ciò non lo aiuta nella vita quotidiana. La sua salvezza arriva proprio quando incontra il vecchio ex pugile Danbei Tange, l'unico a credere in lui sin dall'inizio. Molto spesso ci saranno battibecchi, litigate e scazzottate tra i due a causa dei loro caratteri simili, ogni volta che Joe maltrattava il vecchio io mi ritrovavo ad odiarlo ed a sperare che Danbei si arrendesse, ma lui non mollava mai e Joe finiva sempre col chiedere scusa, rafforzando il potente legame che era nato tra i due.

Ma come si fa ad avere un protagonista senza un degno rivale?
Le vesti di questo personaggio le indossa Rikishi, un ragazzo con un grande talento per la boxe e che sarà il primo vero avversario per Joe. Anche questo è un personaggio di grande spessore, fondamentale per la crescita del nostro Yabuki, anche se i due partono col piede sbagliato poi l'uno sarà l'appoggio per l'altro, una grande rivalità che nasconde una profonda amicizia. Il legame tra i due raggiunge il culmine durante il loro incontro ufficiale e non potrete far altro che restare a bocca aperta quando lo leggerete.

Io reputo che il mondo della boxe abbia fatto da splendido tramite per evidenziare le grandi tematiche raccolte in questo manga. Uno sport non di squadra, in cui a combattere sei unicamente tu e devi contare solo sulle tue forze, rende perfettamente il concetto di non arrendersi mai. Ogni incontro è differente, ricco di patos e suspense, è sempre difficile comprendere quale sarà l'esito finale perché quando meno te lo aspetti l'autore inventa un nuovo escamotage che capovolgerà ogni cosa. Anche se va detto che molte delle mosse inventate risultano piuttosto impraticabili nella realtà , ma è pur sempre un manga.

Il disegno nonostante sia degli anni '70 è ben fatto, fa quasi impressione vedere i volti dei pugili spesso sfigurati a suon di pugni. A me piace parecchio lo stile di Tetsuya Chiba, il disegnatore di quest'opera, non è moderno e pulito, risulta piuttosto sporco e semplice, ma si adatta comunque a questo genere di storia. Per non parlare della tavola finale, è un qualcosa di trascendentale.

La conclusione dell'opera scritta da Asao Takamori mi ha lasciato completamente soddisfatto, era già nella sua testa sin dall'inizio ed è il culmine di tutte le emozioni provate lungo la lettura di "Rocky Joe". Numerose volte sono rimasto commosso ma mai come nel capitolo finale, a mio parere non poteva concludersi meglio di così, lasciandomi una profonda malinconia ma con la consapevolezza che era giusto terminare così questa splendida storia di vita.


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oberon

Volumi letti: 20/20 --- Voto 10
Una pietra miliare della storia del fumetto.
Non siamo di fonte ad un semplice manga sportivo con protagonista un teppistello attaccabrighe che, grazie al supporto di un vecchio pugile fallito ed ubriacone, cerca di sfondare nel mondo della boxe. Come nella miglior tradizione spokon infatti, l'ascesa, il sacrificio, il combattimento e la dedizione si fanno metafora di qualcosa di più grande e aulico. Del riscatto personale e sociale, potremmo dire, semplificando un po'. Quello di Ashita no Joe è piuttosto l'affresco di un particolare periodo storico per il Giappone, quel dopoguerra che vede un popolo intero fortemente ridimensionato e mortificato, ma che è in cerca di riscatto, ed è impegnato nella ricostruzione.
Ed il protagonista, Joe, diventa così, incontro dopo incontro, sacrificio dopo sacrificio, il simbolo inconsapevole del riscatto di tutta una collettività e, soprattutto, dei più poveri e indigenti che vedono in Joe la proiezione dei loro sogni e le loro ambizioni irrealizzate.
È un setting comune questo, per fare un esempio, anche a Tetsuwan Girl di Tsutomu Takahashi.
Ma Ashita no Joe può anche essere apprezzato ad un livello di lettura più superficiale, come un semplice manga di formazione dalla forte componente sportiva pieno di sfide, sacrifici e drammi che, molto semplicemente, si legge magnificamente, tutto d'un fiato, senza tregua e senza alcun calo per tutti i suoi 20 volumi. E anche solo così, resta comunque uno dei fumetti più appassionanti, trascinanti e toccanti che siano mai stati realizzati.
Assolutamente e indiscutibilmente un must per qualunque lettore e che, come tutti i capolavori, potrà essere letto ed apprezzato anche tra cent'anni, quando anche il suo stile narrativo e disegnativo, ulteriormente invecchiati come il buon vino, daranno un retrogusto ancora più corposo a questa grandiosa metafora della vita che è Ashita no Joe.


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TheRolandDeschain

Volumi letti: 20/20 --- Voto 10
Eudaimon. Dal greco, vuol dire "buon demone".
Si dice che alla nascita ognuno di noi possa essere abitato da un demone, buono o cattivo che sia.
La lettura di quest'opera è il più chiaro esempio del significato di buon demone: il talento caratteristico che è tuo e tuo soltanto, uno stampo nell'anima che può essere sì velato e nascosto, ma mai cancellato. Puoi celarlo, ma mai annullarlo; ti renderà schiavo del tuo talento e non potrai affrontare sfida che sia senza manifestarlo. Questo è Ashita no Joe.
Il protagonista, che per sua bocca "non possiede altro bene che la libertà", finirà per perdere anche quest'ultimo, proseguendo in un cammino non di redenzione bensì di consapevolezza di sé. Joe sarà sempre violento, scapestrato, selvaggio, attaccabrighe... Ma il fuoco interiore, la "combustione completa", sarà il vero leitmotiv della maestosa opera.
Custode e fomentatore di questo fuoco sarà Danpei Tange, allenatore e pigmalione di Joe, un angelo custode disposto a tutto pur di lasciar manifestare il puro talento che racchiude Joe come una crisalide.
Ed è dolce il momento in cui egli capirà che l'unico imperativo che tale talento esige è la sua semplice manifestazione. Joe non può non essere se stesso, dentro e fuori dal ring. Il demone interiore, che ambisce a divenire "cenere bianchissima e pulita", è il vero protagonista dell'opera, Joe è solo oggetto del suo manifestarsi.
Ciò che stupisce poi, all'interno dell'opera, è il suo essere classica e rivoluzionaria al tempo stesso. Joe non è il predestinato, il suo non è un cammino lineare bensì costellato di paure e fobie, privazioni e tragedie, che lo porteranno a confrontarsi con se stesso, forse il suo peggior nemico. Magnifica introspezione e grande intensità traspaiono ad ogni volume per giungere ad un finale da climax assoluto, coerente con inizio e compimento.
Opera maestosa e venerabile, un must read per ogni lettore.


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Slanzard

Volumi letti: 20/20 --- Voto 10
Probabilmente potremmo chiuderla in mezza riga: "Ashita no Joe è un capolavoro", e per una volta tanto riusciremmo anche ad utilizzare tale termine nella sua effettiva accezione primaria e non semplicemente per snaturarlo. Ma sarebbe riduttivo, per il nostro Joe Yabuki, figlio non solo dello stesso autore che aveva da poco realizzato il classico sportivo "La stella dei Giants", ma soprattutto di quel Tetsuya Chiba che, figlio di coloni giapponesi in Manciuria, aveva sofferto l'incubo del rimpatrio a soli 6 anni subito dopo le sofferenze della guerra sino-giapponese; quel Tetsuya Chiba che, dopo una lunga depressione, si sarebbe forgiato nel violento fuoco del gekiga - pur senza rinunciare a farsi un nome nella narrativa shoujo dell'epoca.
Perchè Ashita no Joe non è solo un manga eccezionale, no. Gli universitari giapponesi in rivolta hanno fatto in modo che diventasse qualcosa di molto più grande. L'appassionante e sofferta storia di un ragazzo senza beni e futuro che, affrancatosi dalla miseria del ghetto di Tokyo in cui è cresciuto, sale alla ribalta internazionale con la sola forza dei suoi pugni e alla sua volontà incrollabile divenne ben presto uno dei manifesti ideologici della deflagrazione contestataria che sarebbe poi esplosa nelle rivolte studentesche del '68, il simbolo di un'intera generazione in crisi insieme ai gekiga storici di Sanpei Shirato. Joe segnò così profondamente i suoi lettori che ben 700 di essi si sarebbero riuniti in una solenne cerimonia per commemorare la morte di uno dei personaggi principali dell'opera.

Ma anche a volerlo decontestualizzare, "Ashita no Joe" mantiene inalterata, ora come allora, tutta la sua bellezza, la sua carica di denuncia sociale, la sua potenza espressiva data dai superbi disegni di Tetsuya Chiba. Difficile non soffrire insieme a Joe durante i combattimenti, non sentire sulla propria pelle i terribili cazzotti dei suoi nemici, non avere la pelle d'oca ad osservarlo tramutarsi in una maschera di sangue contro avversari più forti e abili di lui, sorretto solo da una forza di volontà e di riscatto quasi soprannaturale.


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Utente26343

Volumi letti: 20/20 --- Voto 7
Ashita No Joe è un'opera originamente pubblicata sulle pagine di Shonen Magazine nel 1968 dallo Scrittore Asao Takamori(Tommy,Tiger Mask) è dal disegnatore Tetsuya Chiba(Tappei,Lotti) Composta in totale da 20 volumi

Trama:
La storia è ambientata nel Giappone del dopo Guerra, dove è ancora in corso la ricostruzione del Paese.
Il protagonista è Joe Yabuki un 15enne orfano che non ha mai conosciuto l'affetto delle persone. Nel suo pelligrinaggio per Tokyo arriva nel quartiere dormitorio, dove cerca un posto per rimanere la notte, non trovandolo.
Joe è vestito con dei bei vestiti è la gente povera del quartiere, non lo vede di buon'occhio. In men che non si dica scoppia una rissa composta da vecchi è ragazzini.
A osservare questa marmaglia, c'è il vecchio Danpei Tange ex-puglie rimasto invalido per la perdita dell'occhio sinistro ormai alcolizzato. Il vecchio nota subito il talento di Joe, percio gli chiede di voler diventare un boxeur ma il ragazzo infastidito rifiuta subito prendendone come le parole di un'ubriaco.
Subito dopo quest'avvenimento Joe & Danpei incontrano gli Yakuza.
Danpei per non rischiare la vita del ragazzo lo mette K.O protteggendolo col suo corpo. Subito dopo i 2 vengono arrestati è in questo frangente Joe decide di mettersi in società con Danpei. Il giorno dopo costruiscono una baracca sotto un ponte arreddata con attrezzi di "fortuna" il ponte è chiamato "Ponte delle lacrime" Il vecchio propone a Joe di attraversarlo al contrario correndo verso un "Domani" migliore.
Joe tuttavia non ne vuole sapere di fare allenamenti è dopo aver conosciuto una banda di ragazzini girovaga insieme a loro combinando molti guai.
Finchè un giorno la polizia non li segue è li costringe a riunchiudersi in un palazzo abbandonato.
Danpei sapendo dell'accaduto seppur a malincuore si reca all'interno dell'edificio è stende Joe con le sue tecniche di Boxe. Joe allora viene riunchiuso in prigione fino a tempo indeterminato. Al suo interno incontra Nishi è la sua banda. Intanto Danpei dimostrando di tenere al ragazzo gli manda delle lettere che lui chiama "boxe per corrispondezza" il ragazzo infuriato nero gli straccia in mille pezzi, ma che poi rimettera insieme per poter abbatere la noia.
Nishi è la sua banda per darli il benvenuto lo malmenano è gli rubano il cibo. Il ragazzo stufandosi del maltrattamento subito decide di ammazzarli di botte: tutti Nishi compreso.
Utilizzando le tecniche apprese non gli ci vuole molto per metterli tutti fuori gioco. La polizia tiene conto di questa vicenda è della denuncia presentata da Yoko Shiraki.
Quindi Joe viene Condannano ad un'anno al super riformatorio insieme a Nishi. In seguito i due diverrano amici.
Appena arrivati al riformatorio i due vengono subito picchiati a sangue. Ma Joe al mattino dopo decide di far capire subito che non vuole farsi mettere i piedi in testa. Perciò pesta per benino i ragazzi delle sera precedente rinchiudendoli in un cesso sporco. Non ci vuole molto a farsi odiare dal resto dei prigionieri, ma il ragazzo ha gia in mente la fuga che tuttavia viene ostacolata da Touru Rikishi. Pugile rinchiuso per aver usato violenza a persone del pubblico.
Da qui in avanti scoppierà una rivalità che porterà Joe ad interessarsi dlla Boxe. Al riformatorio verrà organizzato un torneo di pugilato indetto da Yoko Shiraki fidanzata di Rikishi. Questo porterà una notevole trasformazione nel personaggio passando da ragazzino borioso a Guerriero Umile.
Da qui in avanti partirà la scalinata di Joe & Danpei per trovare un Domani migliore attraverso la boxe raggiungendo posizioni sempre più in alto. Afforntando Dolore,esercizi massacranti, diete al limite dell'essere umano, lacrime, solitudine, Amori non corrisposti, morte.
Avversari sempre più forti si metteranno sulla strada del nostro protagonista Wolf Kanegushi, Rikishi, Carlos, Kim, Harimao è in ultimo Josè Mendoza.

Protagonista:
Parlando del protogonista si puo dire che Joe Yabuki sia l'antieroe per eccelenza:
Antisociale, insoferente, egocentrico, emotivo, scorbutico, bellicoso, violento ecc.
Tuttavia ha anche delle qualità positive, anche se non l'ho ha mai detto in fondo al cuore è molto buono conserva una certa dignità.
Restituisce sempre i torti subiti dando "pan per focaccia" ha anche un'impegno ossessivo per la boxe che tanta ama.
E' il classico personaggio che si ama o si odia.

Temi:
Parlando delle storia i temi sono molto forti. Vengono trattati temi come la povertà, la morte, l'indiferrenza, il disagio giovanile, l'egoismo, riscatto sociale, ambizione.
E' uno storia che non mi sento di raccomandare a tutti ma soltando ai "duri di stomaco" Che di certo ameranno questo storia cosi triste ma cosi umana

Disegno:
Il disegno di Tetsuya Chiba all'inizo sarà grezzo ma tutto sommato godibile. Inoltre il disegnatore subirà una evoluzione che lo porterà ad essere uno dei primi pionieri del Semi-Realismo.

Conclusioni:
Ashita no Joe è famoso per essere uno dei primi manga Spokon ad essere serializzati. Si puo dire senza mezze riserve che quest'opera fu una delle prime a far fare il salto di qualità al "manga"
Anche grazie alla notevole introspezione di Takamori è al disegno sublime di Chiba. Sublime perchè se un'autore è in grado di farti sentire in prima persona il dolore dei personaggi o i pugni ricevuti, significa che ha fatto il suo dovere.

Curiosità:
-E' stato realmente fatto un funerale per un personaggio morto all'interno dei manga
-L'opera si puo dire che vive ancora oggi grazie alle innumerovole citazioni o parodie delle opere odierne(Es:Gintama, Bakuman, GTO, Toradora ecc)

Utente29592

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Utente29592

Volumi letti: 20/20 --- Voto 10
Posso tranquillamente dire che questo sia il manga più bello che io abbia mai letto!
Bello, coinvolgente, drammatico, adrenalinico. Tutto ciò che cercate in un manga, lo troverete in questo storico e fantastico Spokon disegnato da Tetsuya Chiba e scritto Asao Takamori.
I lettori che cercano di avvicinarsi a questa opera non devono farsi scoraggiare dal disegno che potrebbero considerare datato o dalla "anzianità" dell'opera, perchè questa è un opera leggendaria.
La storia tratta delle vicende del giovane Joe Yabuki, vagabondo che girovagando per le periferie di Tokyo si imbatte nel vecchio Dampei Tange, barbone-pugilomane-ubriacone che vedendo il nostro Yabuki fare a botte con i giovani del quartiere.. nota le sue abilità nel combattimento e decide di far di tutto per diventare il suo mentore e quindi lanciarlo nel mondo della Boxe. Preferisco non spoilerare altro sulla trama.
Il disegno per quanto possa essere considerato datato, riesce a rendere perfettamente l'ambientazione anni 70. Si nota anche un progressivo miglioramento grafico da parte del disegnatore, di pari passo con i volumi.
L'opera si compone in 20 volumi ed è stata pubblicata a partire dal 2002 dalla casa editrice Star Comics. L'edizione è ottima, al prezzo di 4,20 euro. Non presenta sovraccopertina nè pagine a colori, ma ogni volume si compone di circa 240-250 pagine. La costina regge bene e rende la lettura piacevole. La carta invece è abbastanza trasparente.
Considerazioni finali: Amo questo manga alla follia. Non riuscirei mai a racchiudere quello che ho provato leggendo questa opera in una recensione. E' praticamente impossibile descrivere la commozione e la tristezza che spesso ti lascia la fine di un volume... e per non parlare dell'epico finale.
Lo consiglio a tutti. Non ve ne pentirete!


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foxhound

Volumi letti: 20/20 --- Voto 10
Ci sono manga che riescono ad emozionare, alcuni fanno piangere, altri ridere, pochi riflettere. Rocky Joe riesce a fare tutte queste cose contemporaneamente, in modo crudo, come cruda in fondo è la vita. Perché di vita stiamo parlando, con le sue sofferenze, le speranze, i sogni perennemente inseguiti e troppo spesso infranti.

Joe Yabuki è un ragazzo che ha trascorso gran parte dell'esistenza tra orfanotrofi e la periferia di una Tokyo ancora lontana dallo sfarzo moderno, sopravvivendo grazie a piccole truffe. Un giorno incontra un vecchio ex pugile caduto in disgrazia, alcolista, steso a terra dai colpi di un avversario troppo duro da sconfiggere: sé stesso. Il suo nome è Danpei Tange, ovvero colui che introdurrà Joe nel mondo della boxe, perché nel ragazzo intravede le potenzialità di un campione, oltre che la sua unica possibilità di rivalsa sul mondo. Grazie a questo incontro prenderà il via una delle storie più profonde mai raccontate in un manga, metafora dal sapore dolce-amaro dell'esistenza.

Nel suo percorso di crescita, umano prima che sportivo, Joe affronterà molti avversari, sempre con quella inconfondibile spavalderia che lo caratterizza, sintomo in realtà di una profonda insicurezza. Non prende a pugni il nemico di turno, colpisce con rabbia quel destino beffardo che cerca in tutti i modi di intralciare il cammino verso un futuro libero dalla povertà, dalla solitudine, dalla sofferenza. Ma il destino non può essere scelto, solo subito, come scoprirà ben presto il nostro protagonista.

La componente sportiva del manga è trattata in modo maniacale, nulla è affidato al caso, è evidente come dietro ci sia una profonda conoscenza del pugilato da parte dell'autore. I colpi e i movimenti sono sempre accompagnati da una spiegazione chiara, anche chi è meno avvezzo a questo splendido sport non farà fatica a comprendere tutto in modo intuitivo. Merito anche dell'ottima fattura del disegno, certamente retrò, ma non per questo indigesto ai lettori più giovani. Anzi molti mangaka moderni possono solo sognare un tratto così graffiante, carico di passione, ipnotico nella sua imperfezione.

Ci sarebbero altre mille cose da dire su questo manga, sugli avversari di Joe ad esempio, uomini che combattono per motivi differenti, ma che una volta sul ring sono accumunati dalla stessa feroce determinazione nel buttare a terra l'avversario, perché il ring ha le stessi leggi della natura: il più forte sopravvive, il debole sparisce.
Ma in fondo può bastare così, se volete davvero comprendere cosa sia "Rocky Joe", il messaggio che vuole trasmettere, l'unico modo è leggerlo.

Il voto naturalmente è 10, ma a me resta difficile dare una valutazione oggettiva a quest'opera, di solito non riesco a quantificare un'emozione. Emozione amplificata da un finale che tocca le corde dell'anima come nessun altro, un pugno allo stomaco, l'ultimo pugno di un campione.


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Wildflower.2

Volumi letti: 20/20 --- Voto 10
Perché "Rocky Joe", o meglio "Ashita no Joe" è un capolavoro della storia dei manga? E' difficile rispondere a questa domanda non conoscendo bene e non vivendo oggi nel contesto in cui nasce l'icona giapponese di Joe Yabuki.
Joe nasce dalla matita di Tetsuya Chiba e dalla genialità di Asao Takamori nei duri anni del 1968, al tempo delle contestazioni giovanili in Giappone -come in Europa- presso la casa editrice Kodansha.

Joe, un ragazzo orfano dei bassifondi che quasi casualmente si avvicina al mondo del pugilato, quasi come fosse una sfida, uno sfogo, una liberazione, rappresentava l'orfano del popolo giapponese dopo la Seconda Guerra Mondiale. Se da una parte la ricca popolazione metropolitana viveva in maniera agiata, le povere famiglie dei piccoli centri morivano di fame: Joe è uno di loro, e solo con la fatica, il sudore, sangue e tanti sacrifici riuscirà ad elevare non solo se stesso ma tutto quel piccolo grande mondo di "straccioni comuni" che rappresentava, nella loro dignità, nel loro essere, nel loro sentirsi uniti e rappresentati da un "eroe". Egli si fa carico di tutte le angosce del popolo giapponese di questi anni, andando contro tutto e tutti e sfindando il mondo solo dopo lunghi ed estenuanti allenamenti, in scontri assolutamente avvincenti e straordinari, unici nel loro genere.
<< …E' per domani!>>
Tutto quello che si sacrifica oggi vale per il "domani": si lotta per il domani, si cambia per il domani, si è più forti nel domani, si sarà felici nel domani, forse, il domani sarà migliore: è questa la flebile speranza che rintona a colpi di gong e a urla dell'allenatore Danpei in "Ashita no Joe", letteralmente "il Joe del domani".

E' uno straordinario inizio per il mondo dei manga quello dello shounen-sportivo di Rocky Joe: è un nuovo eroe, più anticonformista, meno saggio, affatto maturo, un po' malinconico delle volte, ma forte, determinato, coraggioso, dall'istinto violento, imprevedibile, che ama talvolta farsi beffe degli altri.
Un protagonista e un anti-protagonista allo stesso tempo, decisamente poco idealizzato dal duo Chiba-Takamori, con un inconfondibile ciuffo nero, il volto spesso pieno di graffi e cicatrici, ma gli occhi profondi, neri, imperturbabili.
Tutto nel manga è calibrato in maniera molto chiara e netta: quello di Joe è un percorso pedagogico che lo porterà a conoscere e a capire se stesso e anche gli altri, riconoscendo i propri limiti ma anche i propri punti di forza attraverso combattimenti che lo renderanno più forte e gli faranno apprezzare anche la fatica, la rivalità sana (in particolare quella verso Rikishi), che porta anche un profondo sentimento di amicizia (come è anche quello con Carlos): è questo il vero motto dello sport!
Joe riscopre in un certo senso anche l'affetto del "padre" che non ha mai avuto nella figura di Dambei, forse la persona che più gli è stata vicina nella sua avventura verso il mondo del pugilato, e poi ancora, l'amicizia nata da un litigio in riformatorio con Nishi, l'amicizia fraterna con i piccoli mascalzoni dei sobborghi di Tokyo, che vedono Joe come un fratello maggiore, e infine un "primo amore" se così possiamo chiamarlo, un affetto quasi incosciente, con Yoko.

Amori vinti e respinti, lacrime di delusione, dolori insanabili, un domani che verrà, sudore e sangue: Ashita no Joe è questo, ma è anche uno dei primi veri manga che compare sul panorama del Sol Levante e uno dei primi ad essere serializzato con capitoli settimanali a Shonen Jump (serializzazione che non si è interrotta nemmeno quando alcuni terroristi giapponesi urlavano "Siamo tutti Joe Yabuki!" - Questo per dimostrare l'influenza che ha avuto nella mentalità dei giovani ribelli).

Intorno agli anni 60-70, come dimostra anche la leggendaria figura di Osamu Tezuka, il manga giapponese risente molto del fumetto americano e ne riprende, emulando il modello, anche alcune caratteristiche, come i tipici "occhioni" (ripresi da Betty Boop e co.). Anche Rocky Joe risente di questa influenza nel disegno: la forma degli occhi, i lineamenti del viso, le pose, i movimenti, ma conserva e mantiene forti anche molti suoi tratti.
Sono impressionanti le rappresentazioni degli spazi, la contrapposizione tra città metropolitana e i poveri centri per i quali gira il nostro protagonista. Emozionanti le scene di pugilato, ricchissime di movimento ed estremamente espressive. Belle anche alcune vignette dove in un riquadro si sviluppano due scene distinte. La finezza dei dettagli, lo stile sporco, la contrapposizione nero/bianco, le linee decise, gli occhi neri e luminosi di Joe, che combattono per il domani, un domani che vedono già davanti a sé, chiaro e preciso.

Un ribelle che corre senza mai fermarsi verso il suo sogno, e ci fa venir voglia anche a noi di correre, con forza, virilità e coraggio verso il NOSTRO di sogno, senza inciampare, senza arrenderci, dimostrando che il domani, che vedono i nostri occhi e quelli di Joe, è reale.


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Gordy

Volumi letti: 20/20 --- Voto 10
Son passati 10 anni da quando ho letto questo manga eppure mi è rimasto nel cuore, come lo avessi finito di leggere ieri. “Rocky Joe” è un capolavoro immortale che per me, a oltre 40 anni dalla sua uscita in patria, resta il miglior manga sportivo di sempre. Un punto di riferimento ancora insuperato per tutti i manga sportivi.

“Ashita no Joe” (questo il titolo originale) è incentrato sulla boxe, ma lo sport è più che altro l'occasione per parlare di un uomo, della sua voglia di riscatto, del suo spirito di sacrificio, dell'importanza di continuare a lottare per poter raggiungere un obbiettivo. Joe Yabuki ha iniziato a praticare la boxe per caso, perché non sapeva come passare il tempo una volta finito in carcere eppure, alla fine, arriverà a sacrificare se stesso per questo sport.
E' un'opera cruda, cinica, poetica, drammatica e che non può lasciare indifferenti: l'eccellente caratterizzazione di tutti i personaggi fa si che le loro emozioni diventino quelle del lettore che imparerà a gioire e, soprattutto, soffrire con loro.
Il ring e la boxe sono una metafora della vita e il messaggio che ci vuole lanciare l'autore è forte e chiaro: per raggiungere i propri obbiettivi bisogna lottare, soffrire. Senza sacrifici non si ottiene nulla.

Per quanto riguarda i disegni diventa difficile dare un giudizio obbiettivo perché Rocky Joe è un manga degli anni '60 e questi sono figli del loro tempo. Comunque sono chiari, semplici e mai confusi. Inoltre è molto curata l'espressività dei personaggi, tanto che le loro emozioni appaiono quasi tangibili.

Insomma: se avete una mezza idea di recuperare questo manga non pensateci due volte e acquistatelo ad occhi chiusi perché Rocky Joe è uno dei più belli di sempre. Capolavoro assoluto!

zelgeb2437
zelgeb2437

Volumi letti: 20/20 --- Voto 10
Sono in lacrime, davvero. Il più bel manga che abbia mai letto in tutta la mia vita, e ne ho letti. Rocky Joe non è un manga, è un qualcosa che trascende il concetto stesso di fumetto per essere definito ''esperienza di vita''. Sì, perchè quest'opera insegna letteralmente a vivere, a superare i propri limiti e le difficoltà, a non dare mai nulla per scontato e a raggiungere i propri obiettivi anche a costo della vita.
Come sfondo abbiamo i sobborghi di una Tokyo anni '60, in un quartiere povero popolato da operai e mendicanti, nel quale ci verranno mostrate le vicende di personaggi <b>umani</b> con le loro gioie, paure e debolezze, in primis di Joe Yabuki, aspirante pugile e Danpei Tange, ex pugile fallito che gli farà da allenatore. Ma non solo, i bambini poveri del quartiere che andranno a formare la "banda" di Joe, il fidato amico Nishi, l'amico/rivale Rikishi e la bella ereditiera Yoko Shiraki. Ma non solo, Carlos Rivera, Wolf Kanagushi, Ryuhi Kim, Jose Mendoza... tutti personaggi ampiamente caratterizzati ed ognuno con una propria storia e personalità alle spalle. A fare da collante a tutti questi elementi la boxe, lo sport per eccellenza, la sublimazione delle abilità umane, che dà e che toglie, che infrange sogni o li realizza, seppur a caro prezzo.
Sogni, paure, gioie, dolori, amicizia, odio, amore, sport, comicità, epicità... Signori, questo è il <b>manga</b>, questo è <b>Rocky Joe</b>!


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Dvd96

Volumi letti: 20/20 --- Voto 10
"Ashita no Joe" ovvero "Joe del domani" è probabilmente il miglior fumetto che io abbia mai letto. Questo manga esprime redenzione, passione e dedizione portata alla follia, Joe è quasi sconcertante poiché dedica la sua vita alla boxe, è l'esempio perfetto di impegno, che secondo me tutti dovremmo mettere nella vita. Se non avete mai letto questo fumetto, beh, vi siete persi qualcosa di sublime sotto qualunque aspetto. La caratterizzazione dei personaggi è perfetta, capace di trasmettere immersa felicità e a volte profonda tristezza. Un fumetto che bisogna leggere e far leggere, una sola parola mi suggerisce il mio cervello in questo momento: capolavoro.


 7
rick23

Volumi letti: 20/20 --- Voto 10
"Ho bruciato tutto fino in fondo in cenere bianca."
Rocky Joe, scritto da Asao Takamori e disegnato da Tetsuya Chiba, può essere considerato la pietra miliare del manga shounen di tipo sportivo.
Il manga è incentrato sulla boxe, e il nostro protagonista, Joe Yabuki si scontra con tutto e tutti per cercare di trovare il senso della sua vita; infatti qui si può considerare lo sport come metafora della vita, che il nostro Joe prende a pugni poiché questa non gli ha dato nulla, anzi gli ha solamente tolto( infatti Joe è orfano).
Rocky grazie al suo allenatore Danpei Tange, incontrato per caso in un rissa, ai suoi amici ma soprattutto grazie alla sua grande volontà e al suo talento riuscirà a scavalcare grandi traguardi, <b>ATTENZIONE SPOILER</b>che lo porteranno però ad un finale tragico: la sua morte. <b>FINE SPOILER</b>

Un manga che merita un 10 poiché nasconde un grande messaggio di fondo, cioè quello di non arrendersi mai, in qualunque situazione la vita ti metta; tu guarda avanti al tuo futuro e vedrai che la tua vita migliorerà (infatti il titolo tradotto dal giapponese è "Joe del domani").
Chiunque dovrebbe leggere Rocky Joe, perché dopo che lo si è sfogliato, osservato e letto attentamente si capiscono dei veri e propri insegnamenti di vita; cose che nei manga di oggi non ci sono più.


 6
Shaoranlover

Volumi letti: 20/20 --- Voto 10
"Formula della mia felicità: un sì, un no, una linea diritta, uno scopo…"
(Friedrich Wilhelm Nietzsche, Crepuscolo degli Idoli)

Di notte, il fiume che attraversa Tokyo è livido e oscuro, melmoso a causa dei rifiuti e dei detriti che vi si accumulano, trasportati lontano dalla corrente che impietosa li sospinge sulle sue sporche anse, luoghi malsani abitati da chi non ha di meglio. Di notte, le luci che sul fiume si affacciano punteggiandolo svelano spietate l'essenza antitetica delle realtà che accanto a lui si creano: da un lato, la città bene brulicante di attività e lucidità prodotta dai suoi accecanti lampioni; dall'altro, il quartiere dormitorio, a stento rischiarato da economiche e lacere lanterne di carta, zona frequentata dai reietti, coloro che sono troppo deboli per inserirsi a pieno titolo nella società e ne sono da questa respinti, come l'acqua fa con l'immondizia. Di notte, i miasmi del fiume alimentano, come un gorgo, la vita alla deriva di questi individui, che a fine giornata rientrano schiacciati dalla fame, mesti per il gramo pasto e le misere prospettive che possono permettersi per sé e le loro famiglie, oppure vinti dall'alcol, fedele amico a cui si affidano alla ricerca dell'oblio ristoratore. Di notte, lo scorrere incessante del fiume ingrossa, come il suo letto, la disperazione e la rabbia di quegli outcasts, che si esprimono in un'antica legge di natura: il più forte divora il più debole, il gruppo sopraffa il singolo.

Ma ciò non sempre è inevitabile: ricambiando a testa alta lo sguardo impassibile del destino, quest'ultimo si può sottomettere e addomesticare, persino quando pare di aver toccato il fondo; può bastare un atto di ribellione, uno dei tanti e apparentemente inutile, per cambiare la propria vita, un semplice gesto, un pugno ben assestato ad esempio. Ed è proprio questo l'incipit della storia di Joe Yabuki: arrivato nel sobborgo unicamente con i suoi abiti, nel cercare un riparo in cui passare la notte Joe si imbatte in un gruppetto di balordi che, per salvaguardare il loro territorio, lo attacca sicuro di intimidirlo, ma Joe Yabuki non è una persona comune: fortificato dalla sua tempra irascibile, testarda e rissaiola, nonché dall'esperienza e da una spiccata inclinazione personale, Joe si sbarazza in un batter di ciglia dei barboni che lo avevano accerchiato. Come accennato, quest'episodio, quotidiano nella sua crudezza per molta gente come Yabuki, può essere sufficiente a innescare una svolta: durante la lotta, infatti, a sua insaputa Joe è stato osservato da Danpei Tange, un vecchio alcolista ex presidente di una palestra di boxe, sport per il quale prova un'immarcescibile passione; non a caso è soprannominato il Pugilomane. Pronto a riscattare se stesso e il giovane sconosciuto, Tange gli propone di diventare un pugile professionista sotto la sua guida, ma non c'è verso: per Joe, la boxe non esiste, esistono esclusivamente i mille disperati espedienti volti a procurarsi la mera sussistenza e a rimuovere gli intralci. E, implacabilmente, in un momento iniziale la permanenza di Joe nello slum segue esattamente questa desolata filosofia: trascinando con sé un gruppetto eterogeneo di bambini, Joe si dà al furto, alla truffa e al gioco d'azzardo, ma non per molto: arrestato dalla polizia, Joe non si redime e anzi esaspera le forze dell'ordine con il suo atteggiamento recidivo e violento, finché non è portato in un riformatorio speciale.
Suo malgrado, all'interno di questa struttura Joe deve misurarsi con una realtà sconosciuta: non più circondato da individui accecati dalle loro brame smodate, ora per Joe è indispensabile scendere a compromessi con esseri che, effettivamente spogliati di qualsivoglia speranza, possiedono una spietatezza interiore indomabile da parte di Joe il quale non ha mai provato un'esperienza così vuota ed emarginata. Qui, Joe Yabuki è spalle al muro ed è costretto a ricorrere agli insegnamenti di Tange, che, nonostante tutto, ha perseverato nel cercare di trarre il ragazzo fuori dai guai, tramite istruzioni inviategli per lettera con la dicitura "per domani", per affinare le sue tecniche e apprendere a sopravvivere.
Nel frattempo, nella prigione Joe stringe una conoscenza fondamentale per la sua crescita successiva: tra i reclusi vi è un ex boxeur di nome Tooru Rikishi, il quale, una volta riscattato il suo debito con la giustizia, programma di risalire sul ring del pugilato professionistico. Egli non è solo in questo progetto: infatti, è aiutato dalla nipote di un ricco mecenate, Yoko Shiraki: della stessa età di Joe ed ereditiera di una grande azienda zaibatsu, Yoko è sensibile alle sorti dei detenuti dell'istituzione, e, tra numerosi atti di beneficenza, organizza un torneo amatoriale per far riprovare a Rikishi il brivido della lotta e per fornire agli altri uno sfogo fisiologico.
Dopo innumerevoli diverbi con Rikishi, l'incorreggibile Joe prende assai a cuore gli incontri e si allena assiduamente, grazie anche all'aiuto di Tange a cui in via eccezionale è permesso l'accesso nella costruzione. L'importanza di questa competizione e di Rikishi è centrale: esortato ad abbracciare la boxe per un'effimera sfida, pian piano Joe coglie il significato profondo e recondito di questo sport, quello dello scontro leale e virile tra due uomini che tende a essere una professione e un'espressione dell'anima.
Carpito ciò, Joe rinasce a nuova vita: uscito dal carcere, accetta di divenire con ogni crisma allievo di Tange nel suo redivivo club, una baracca costruita con mezzi di fortuna sulla riva del fiume del rione dormitorio, a ridosso del ponteggio dal significativo nome di Ponte delle Lacrime, odioso ostacolo concreto, mentale e simbolico che Yabuki si ripropone di attraversare al contrario.

Molteplici sono state le interpretazioni al prodotto: i critici lo hanno paragonato alla condizione di depressione economica ed esistenziale del Giappone post-bellico, alla tensione derivata dalla sua ignominiosa sconfitta verso una ripresa e un avvenire degno; non casualmente, il titolo originale di questo capolavoro è Ashita no Joe (あしたのジョー), il Joe del Domani, con cui si richiamano anche le missive con le spiegazioni degli esercizi spedite da Danpei Tange a Joe.
Che queste visioni siano veritiere o meno, una cosa è certa: realizzato dall'illustratore Tetsuya Chiba e sceneggiato da Asao Takamori per Kodansha dal 1968 al 1973, Ashita no Joe ha goduto di un seguito di lettori senza precedenti nella storia del fumetto di matrice nipponica; leggendario è, ad esempio, il vero funerale organizzato spontaneamente dai fans per commemorare la tragica scomparsa di un suo personaggio.
Ad ogni modo, che il manga si riferisca a circostanze storico-geografiche determinate è indifferente, essendo Rocky Joe una sublime metafora dell'esistenza umana tutta. In effetti, ugualmente al vivere medesimo, il pugilato si configura e nemico giurato, mettendo in pericolo Joe quando non è che uno scapestrato, forzandolo ad abbassare la testa e ad adattarsi, nolente, alla sua volontà, e stagliandogli dinnanzi avversari ancor più temibili e letali, e insostituibile alleato al contempo, poiché gli fornisce i mezzi con cui superare le difficoltà e gli consente di erigere una diga a frapporsi alle spire del fato che rischiano di avvolgerlo irresistibilmente in una stretta omicida: rimettendosi a lui, al pugilato, in occasione del torneo amatoriale, nell'animo allora svuotato e autodistruttivo di Yabuki si irradia una scintilla, quella della possibilità di riscatto da una sterile condotta da delinquente di periferia per mezzo dell'adesione a un ideale, a uno scopo; quello del costante miglioramento di sé, corporale quanto psicologico, fatto di sudore, di percosse devastanti, di innumerevoli traumi, e rinnovato tramite l'incontro/confronto con persone dai differenti stili di combattimenti, credi, estrazioni sociali: c'è Carlos Rivera, fantasista brasiliano che con la sua leggiadria simile a quella di un ballerino è chiamato con l'appellativo di "re senza corona"; c'è Harimao, indomabile belva selvaggia ingaggiata da Yoko Shiraki per scuotere dal torpore l'istinto formidabile di Yabuki; c'è Kin Ryūhi, collega coreano temprato da uno straziante background personale; e, infine, José Mendoza, detentore del titolo mondiale dei pesi gallo e infallibile macchina da guerra, in contrapposizione all'agire impetuoso e il sentire innato del protagonista. Per affrontare ad armi pari questi atleti, Joe dovrà saper far fronte ad altrettanti drammi e fardelli, quali, per citarne uno su tutti, assimilare la dipartita di colui che è stato l'artefice della sua positiva iniziazione alla boxe, a sopportare e interiorizzare gli infiniti patimenti che la sua responsabilità nell'episodio getta come un'ombra sul suo io.

La boxe è pertanto uno specchio dal doppio riflesso, la sua presenza ricopre una duplice funzione: oltre all'immediata componente visiva e spettacolare, è preponderante la possibilità di acquisizione dell'autoconsapevolezza, per sua natura intrinseca, delle doti e delle manchevolezze individuali, e sul profilo inerente al ludo e su quello spirituale. In tal maniera, Joe Yabuki è una perfetta icona attraverso cui rappresentare la redenzione dalla miseria e la sublimazione a un obiettivo.

Nella presente recensione si è ritenuto opportuno sottolineare l'universalità di una produzione grande come Rocky Joe, ma il lettore non si lasci ingannare, la scelta è dettata dal desiderio di far comprendere l'autorità che la suddetta pubblicazione detiene nella letteratura manga, a prescindere dall'aspetto sportivo che potrebbe erroneamente allontanare i non interessati; in effetti, non si sta parlando di una composizione moraleggiante e la boxe, lo si ripete, prima che un messaggio è l'ossatura di Rocky Joe: all'apice della sua carriera, Joe comprende ciò che essa rappresenta nel suo cammino nei termini summenzionati, tuttavia il pugilato qui è azione, è combattimento, è sofferenza, non è "solo" un escamotage narrativo, e nel mentre tutto il mondo del pugilato agonistico viene sviscerato all'attenzione del fruitore, con le sue pozzanghere di luce, le sue ombre, e i suoi intrighi. E le mille battaglie di Joe sono altresì reali: ambientazione principale, soprattutto nella seconda metà, è l'arena, dove Joe dà fondo senza risparmiarsi alla sua forza, alla sua volontà, al suo genio, in una miriade di colpi, movimenti di gambe, e straordinarie mosse speciali, in un insieme che, complice un esteso utilizzo delle linee cinetiche, si ha l'impressione di ricevere sulla propria pelle.

Il suo riscontro di pubblico è facile da spiegare: grazie all'eccezionale sceneggiatura di Asao Takamori, Rocky Joe è caratterizzato da un ritmo narrativo vertiginoso e travolgente, essenziale negli elementi laddove ciascuno è introdotto per una motivazione specifica a corroborazione della vicenda, in un mix che si lascia rallentare appena al, necessario, giro di boa rappresentato dagli eventi svoltisi nel carcere; ma una volta reintegrato Joe Yabuki non si concede né concede un attimo di tregua, in un susseguirsi incessante di match. Sul profilo grafico, il tratto del maestro Tetsuya Chiba si amalgama alla perfezione alla trama in una veste esteriore che, malgrado i suoi venerandi quarant'anni, per quanto più sobria e caricaturale rispetto alle produzioni moderne e assimilabile a quella di Osamu Tezuka, resta sempre incisiva e gradevole alla vista, un'incarnazione perfetta per le idee di Takamori-sensei; testimone ne è l'eccezionale fruibilità che mantiene anche approdando in suolo straniero soltanto alle soglie del nuovo millennio.

Ashita no Joe giunge in Italia per Star Comics, che inizia la stampa a partire dal 2002 in un'edizione aderente a quella originale, mantenendo cioè il numero di 20 tankōbon, e lievemente più curata del livello standard, con un'impaginazione maggiormente rigida e una carta dalla qualità superiore, la quale però tradisce una velata trasparenza; inoltre, il materiale originario è preceduto da un riassunto introduttivo e, in taluni numeri, seguito da brevi bibliografie essenziali sugli autori; al prezzo di copertina di € 4,20, la versione italiana garantisce un ottimo rapporto qualità/prezzo decretato dall'opportunità che offre di avvicinarsi a Rocky Joe.

E, alfine, la travagliata avventura di Joe termina, di notte, ma ora le luci che illuminano questo giovane eternamente irrequieto sono i fari di uno stadio gremito che lo indicano alla folla come un eroe, un modello da emulare, come colui che ha saputo, caparbiamente, risalire a ritroso l'inarrestabile flusso del torrente sopra cui passava il Ponte delle Lacrime, e l'ultima tavola non è che un simulacro attestante l'esortazione a unirci all'inguaribile attaccabrighe nel volgere gli occhi al domani, con nelle orecchie l'eco del suo memento definitivo, le parole: "Non voglio fare come tanti che se ne restano a bruciare senza fiamma di una combustione incompleta. Anche se solo per un secondo… voglio bruciare con una fiamma rossa e accecante! E poi… quello che resta è solo cenere bianchissima… nessun residuo... solo cenere bianca".

vimalakirti

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vimalakirti

Volumi letti: 20/20 --- Voto 10
Basterebbe dire che lo sceneggiatore di questo capolavoro, ormai riconosciuto da tutti, è lo stesso de L'Uomo Tigre, per farsi una prima idea della qualità del manga. Ogni classificazione di genere qui non funziona: lo sport è qui solo metafora della vita, vista dall'autore nei suoi aspetti meno confortanti. Rocky Joe è un orfano che lotta con tutto e tutti dall'inizio alla fine del manga, una lotta motivata dalla durezza con cui la vita gli si è fatta incontro sin dalla nascita: è infatti un orfano che, con la dignità e il coraggio dei migliori uomini, cerca di ritagliarsi uno spazio di senso nel mondo. Questo senso lo trova nella boxe, nel coach che lo ha da subito trattato come un figlio e nei pochi amici che incontra sulla sua strada.

Il manga non lascia molto spazio all'ottimismo e a facili illusioni ma il suo messaggio ultimo, a mio parere, non è affatto pessimistico e negativo, anzi: il titolo originale del manga suona 'Joe del domani' e ci dice chiaramente fin dall'inizio che lo sguardo di Joe è costantemente rivolto al futuro, ad un futuro migliore da costruire col sudore, con fatica, lottando con eroico coraggio e con la lealtà degli uomini migliori. Quale migliore insegnamento e incoraggiamento potremmo aspettarci da un manga o da un libro o da un maestro? Chi vede sempre un domani migliore non può essere un pessimista, perché è tale solo chi si arrende alle difficoltà che immancabilmente la vita ci propone. La vita ci offre sempre anche la possibilità di superare gli ostacoli che essa stessa ci propone. Questo Joe e i suoi amici lo sanno e questo vogliono farci sapere. Ma questo è solo il mio parere e, per fortuna quello di tantissimi altri. Tocca a voi, se non conoscete l'opera, scoprire il suo significato.


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GIGIO

Volumi letti: 20/20 --- Voto 10
10 = perfezione e questo manga È la perfezione. Sicuramente di tutti i manga che ho letto questo entra di diritto nella TOP 3. Una trama abbastanza semplice che diventa poi nel corso dei numeri un tantino più articolata, ma restando comunque comprensibile. Ci si immedesima nel protagonista subito dalle prime battute. Tutti leggendolo vorrebbero essere alla fine come Rocky. All'inizio l'autore ce lo presenta come un ragazzo senza grossi sentimenti, spavaldo, a tratti acido, il classico antipatico. Man mano invece diventa un personaggio con emozioni vere, sentimentale, alcune volte romantico addirittura. Sicuramente tenace, forte di spirito. Grandissimi personaggi poi sono anche coloro che girano attorno al protagonista, su tutti l'allenatore Danbei Tange e il rivale Riikishi. Anche per loro viene descritta numero dopo numero una personalità che li rende unici e inimitabili.

Rocky Joe è diventato letteralmente leggenda nel panorama nipponico, dove addirittura (non voglio spoilerare) ci fu un funerale vero e proprio quando ci fu la morte di uno dei personaggi. Ma non solo nipponico visto che sembra che il celebre Rocky Balboa abbia preso spunto da questa storia (e difatti il parallelismo è molto chiaro). Ho trovato questo manga decisamente riflessivo molto emozionante, e devo dire che dà anche una bella carica al lettore. I disegni sono ingiudicabili, hanno più di 40 anni, paragonati a quelli odierni ovviamente la differenza c'è, ma nonostante tutto non sono poco dettagliati, semplici ma comprensibili. L'edizione Star Comics è standard ma a quel prezzo oggi si trova praticamente zero con questa qualità. Io lo consiglio a tutti, da leggere e rileggere e imparare a memoria, questo è il fondamento della storia dei manga ed è imperdibile.


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obogsic

Volumi letti: 20/20 --- Voto 10
All'inizio volevo mettere 9 a questo manga. Ma pensando a quanto un'opera realizzata 40 anni prima possa ancora oggi coinvolgere il lettore non me la sono sentita e gli ho messo un bel 10.
Sì perché Ashita no Joe è quello che tutti chiamiamo un classico, sicuramente una pietra miliare degli shounen manga, qualcosa che trascende la nozione di bello, qualcosa che non viene intaccato dallo scorrere del tempo.

La storia è molto lineare e ci presenta Joe Yabuki, teppistello scappato da un orfanotrofio, che casualmente incontra un vecchio pugile in un quartiere malfamato. Da qui comincia la sua avventura nel mondo della boxe che lo porterà, pugno dopo pugno, sulla strada del professionismo.
Joe è spaccone, arrogante, aggressivo, irascibile, a tratti antipatico ed incomprensibile, ma è nato per la boxe. La sua natura selvaggia e istintiva gli infonde una determinazione incrollabile, una voglia di andare avanti e dare sempre il massimo che saprà sorprendere tutti, avversari e spettatori, oltre che lettori, naturalmente!
A dire il vero il suo personaggio in alcuni frangenti si comporta in modo molto poco logico e la cosa sarà evidente soprattutto nei primi numeri; col tempo però il personaggio Joe inizierà ad essere compreso e certi scatti, certe esagerazioni, non sembreranno più tali, anzi!

Tecnicamente il fumetto mostra tutti gli anni che ha. Il tratto è semplice ma tuttavia efficace e non mancano delle belle tavole, soprattutto dei corpi in tensione durante gli incontri. Stupende le tavole verso il finale dello sguardo di Joe, probabilmente realizzate a carboncino.
Gli altri personaggi sono tutti secondari, da Dampei Tange, l'allenatore-presidente di Joe a Nishi, a Yoko o Noriko.
Pur non avendo però lo stesso peso del protagonista sono abbastanza ben caratterizzati e svolgono più che bene il proprio compito. Su tutti i comprimari si staglia il personaggio di Rikishi, su cui è evidente che l'autore ha lavorato molto in quanto risulta quello più approfondito e meglio delineato nella psicologia.

Ciò che rende però eccellente il manga è il ritmo della narrazione, sempre pimpante, fresco, veloce. Le pagine volano via in un lampo e ci si ritrova a fine volume in un attimo come sbattuti fuori da un film. Il culmine viene raggiunto nell'ultimo volume con un finale che è un crescendo continuo, con le pagine che si assottigliano e la trama che sembra non venire a compimento incalzando il lettore tavola dopo tavola.
Leggendo il manga si creerà una sorta di Joe-dipendenza che vi costringerà a prendere i volumetti in mano appena possibile per sapere come andrà a finire la vicenda dell'incredibile pugile dei bassifondi.

Il manga è edito da Star Comics in una edizione discreta ma senza fronzoli e con qualche errore di battitura. Niente che pregiudichi la lettura, ma è sempre poco carino trovare queste banali disattenzioni (perché di questo si tratta) in un prodotto destinato alla vendita.
In definitiva non posso che consigliare il manga, una storia semplice, diretta, coinvolgente ed avvincente.


 4
Zenobia

Volumi letti: 20/20 --- Voto 10
Una sensazione forte, intensa. Mi batteva il cuore in gola e trattenevo il respiro. Joe era lì, in televisione, che urlava, picchiava e sogghignava in maniera arrogante. Quante ne dava Joe Yabuki, e quante ne prendeva. Ogni manifestazione violenta del suo carattere era una rivendicazione della propria esistenza. Era un semplice cartone animato ed io una bambina, ma ero cotta di lui.
Nel 2002 uscì Ashita no Joe per la Star Comics, in un formato di circa 200 pagine, una buona edizione. Comprai il primo volume, memore di antichi ricordi, e iniziai a leggerlo, con la convinzione che quelle sensazioni, provate di fronte all'anime di Rocky Joe, erano legate solo alla mia infanzia. E invece no.

Joe Yakubi è un ragazzo emarginato, solitario e arrogante che, un giorno, finisce per inciampare sul proprio destino. Il destino ha strani modi per manifestarsi, anche un vecchio ex pugile orbo di nome Danpei Tange, che, sdraiato ubriaco per terra e pronto solo per essere calpestato, può rappresentare una di queste manifestazioni; si sceglie se seguire o no il destino e nel momento che tu scegli di afferrarlo, esso diventa occasione di vita e di riscatto.
È un ragazzo difficile Joe, è rabbioso e orgoglioso. Pugile per caso, ma combattente per vocazione. È affamato, non si accontenta, brucia continuamente la sua esistenza: "Combatti, Joe!" - sembra ripetersi tra sé - "Con tutte le tue forze! In modo da non aver nessun rimpianto!".

Finisci di leggerlo in fretta il manga, lo divori, poi, per un attimo, rifletti e lo riprendi in mano per non farti sfuggire nulla, né una parola, né un gesto né una singola espressione.
I disegni di Tetsuya Chiba sono figli degli anni '60 - '70, nei quali è presente un forte stile caricaturale. Essi danno la giusta dose di importanza alle parole, c'è movimento, frenesia ma anche pause e sguardi intensi.

C'è tutto in Rocky Joe. Lo considero un capolavoro, forse l'unico che mi ha davvero trattata male; sì, è doloroso, anche fisicamente.


 4
M4rc0

Volumi letti: 20/20 --- Voto 10
Rocky Joe, Ashita no Joe, chiamatelo come vi pare, non sono altro che sinonimo di CAPOLAVORO.
Inizio dicendo innanzitutto che ho iniziato a seguirlo dall'anime, più o meno fino al 15 volume del manga, dopodiché ho deciso di iniziare con la lettura del manga vero e proprio, a mio avviso molto migliore dell'anime.
Anche se gli episodi iniziali del manga li avevo già viste nell'anime, devo dire che che il manga più che mai esprime tutta la sua energia, la voglia di non mollare la grinta di questo ragazzo che vive per la boxe.
Una storia che forse sembra banale, ma che è tutt'altro grazie agli innumerevoli e inaspettati risvolti, alcuni tristi, altri da far urlare letteralmente al lettore "Grande sì! Picchialo più forte! Fantastico!", che terranno incollati in maniera crescente al manga.

La storia in sé parla di un ragazzo di strada, Joe, che grazie ad un vecchio ex-puigile, Tempei (allenatore e praticamente padre adottivo in seguito), si appassiona al mondo della boxe che da un iniziale modo per risolvere le liti diventa per lui una ragione di vita. Tra astute tattiche, colpi micidiali (ce ne saranno un paio in tutto il manga alla "Holly e Benji", ma la maggior parte possono essere piu che reali!), avversari sempre più forti (con una caratterizzazione una più diversa ed originale l'uno dall'altro) Joe, anche grazie al suo carisma, si fa strada nel mondo del pugilato professionistico.
Evito di entrare troppo nel dettaglio con la storia, vi dico solo è cosi coinvolgente che in Giappone è stato il primo manga a far appassionare grandi oltre che piccini e, alla morte di un certo personaggio nella storia, a far realizzare nella realtà un funerale vero e proprio per questo personaggio.

I disegni risentono inizialmente del periodo in cui si scriveva manga per "contrastare" Topolino (a mio avviso no), ma i suoi tratti si delineano sempre più e assumono personalità nel susseguirsi della storia e fondano poi le basi e lo stile vero e proprio del disegno dei manga più recenti.

Ashita no Joe, Rocky Joe è ASSOLUTAMENTE un manga da non perdere, da acquistare ad occhi chiusi e da leggere tutto d'un fiato!
Uno dei migliori manga mai letti e mai realizzati, vecchio di nascita ma nuovo e avanti negli anni come nessun altro!


 7
2alexx2

Volumi letti: 20/20 --- Voto 9
Ero piccolissimo quando sulla mia ormai vecchia televisione comparve una puntata di un anime che si intitolava Rocky Joe. Mi appassionai tantissimo all'anime, poi ultimamente ho trovato a un prezzo stracciato la serie completa in manga e l'ho subito fatta mia.
Il titolo originale di quest'opera è "Ashita no Joe", parla di un ragazzo di strada che si caccia sempre nei guai. Durante una zuffa un ex pugile, tale Dampei, vede in Joe le qualità di un campione di boxe, e cerca di convincerlo ad intraprendere quella strada.
Non sono un'amante dei manga di sport, ma in questa storia tutti ci troveranno molto di più che un semplice manga di sport. Parla di passioni, di vita di amore e di chissà quante altre cose che adesso non mi vengono in mente.
Un'opera cruda, ma più che cruda penso che vada bene la parola REALE. Ashita no Joe parla della realtà, della vita senza fronzoli, i personaggi sono semplici e complicati allo stesso tempo. Si capisce subito dopo qualche volumetto, che la PASSIONE di qualcosa ti può portare a fare grandi cambiamenti, Dampei smette di bere e lavora tantissimo per allenare Joe, lo stesso Joe si innamora della boxe e dedica la sua esistenza ad essa, in totale, oserei dire al 110%. Chi di noi può dire lo stesso della propria vita?

Il disegno è a tratti scarno, soprattutto nei primi volumi (ricordiamo che è un'opera che nasce a cavallo degli anni '70), ma poi dopo qualche volume cambiano i tratti, i personaggi crescono e con essi anche il disegno dell'autore.
Da sottolineare le scene a due pagine nei momenti più importanti e di come, almeno per me, riesca a trasmettere bene ogni volta l'idea del posto raffigurato (vedi il mercato, i vari ring, o addirittura lo stadio). Tutto sembra così reale tanto da essere lì, uno spettatore.
Un manga come ho già detto reale e per questo non poteva non essere triste, i caratteri dei personaggi sono veramente realistici come tutto il trascorrere della storia, se non volete qualcosa di vero forse questo manga non fa per voi.

Edito da Star Comics, ho trovato qualche errore di scrittura ( ad esempio Carlos Ribera, invece di Rivera, grandissimo personaggio tra l'altro, il mio preferito).
In conclusione, una volta finito di leggere vi troverete addosso un po' di malinconia, un'opera stupefacente in tutto e per tutto, storia, dialoghi, e finale.
Ripeto, magari un po' triste, ma vi assicuro che Joe ha fatto tutto quello che voleva fare e ha dato tutto per farlo, una forza d'animo che si respira e viene trasmessa dal manga, e tocca il lettore.

Il mio voto: 9.
Un titolo da acquistare a occhi chiusi. Come già detto in altre recensioni, un classico, citato anche in altri manga come Berserk e Bakuman. Superconsigliato.

Kotaro

Volumi letti: 20/20 --- Voto 10
Cos’è che definisce un’opera un classico?
E’ la sua capacità di creare o innovare un genere. Oppure, come dice Italo Calvino, la sua capacità di farsi fruire ed apprezzare non solo da coloro che vivono al tempo della sua uscita, ma anche dalle generazioni successive.
Da qualsiasi parte lo si guardi, Ashita no Joe non può che definirsi “classico”, all’interno della storia del fumetto giapponese. E direi che la cosa sia lampante, dato che Ashita no Joe cominciò la sua pubblicazione nel 1969 e io, quarant’anni dopo, sono qua a parlarvene nonostante all’epoca della sua prima pubblicazione non fossi presente.
Cos’è che attrae di Ashita no Joe? E’ il fatto che si tratti di una storia semplice, ma che si fa metafora di qualcosa di immensamente più grande e profondo.
Non è soltanto la vicenda di Joe, adolescente vagabondo, rissaiolo e attaccabrighe che, in seguito all’incontro-scontro con l’ubriacone boxeur fallito, Danpei Tange, si incammina sulla strada del pugilato professionistico. La storia, difatti, non si chiama unicamente “Joe”, ma “Ashita no Joe”, “Joe del domani”, e queste due parole sono inscindibilmente legate, nel titolo del manga, come nel suo svolgimento.
Joe non è soltanto un teppistello dai nervi facili nel Giappone degli anni ’60, ma del Giappone degli anni ’60 è a suo modo il simbolo, colui che proietta le speranze dei giapponesi, sconfitti nella guerra mondiale e in fase di ricostruzione del loro paese, verso un sogno, verso l’ “ashita”, un utopico e luminoso domani in cui la povertà, gli stenti, le vergogne non esisteranno più.
Se Joe è la metafora del Giappone del dopoguerra, lo sport si fa il tramite per un domani luminoso, per una crescita fisica, professionale e spirituale del protagonista. Il pugilato rappresenta il trait d’union tra i bassifondi poveri e lerci popolati da ladruncoli e malavitosi e le brillanti luci del ring, le glorie della fama, del mondo dello spettacolo, un universo di benessere completamente differente da quello della Tokyo povera. I poveri commercianti dei bassifondi vi si appassionano poiché vi ritrovano la speranza di una vita migliore, mentre i direttori delle palestre o delle reti televisive lo fanno poiché la vedono come un mezzo per arricchirsi, ma la boxe si trasforma in qualcosa capace di unire entrambi questi mondi nel nome della speranza di un futuro roseo e felice.
Sono metafore che saltano immediatamente all’occhio del lettore, sebbene il fumetto non vi calchi troppo esplicitamente la mano. Ma è il bello delle grandi opere in fondo. Vi si può leggere fra le righe e scoprire diverse chiavi di interpretazione.
In questo caleidoscopio di metafore e di livelli di lettura, si muove un ignaro Joe Yabuki. Carico delle speranze di tutto il Giappone e anche di tutti i lettori, il nostro imprevedibile e collerico boxeur rifila un pugno bello potente in faccia a tutti coloro che si aspettano qualcosa di grande da lui, poiché Joe non si cura degli altri, troppe volte dagli altri è stato tradito o abbandonato. Joe combatte unicamente per la propria di rivalsa, ignaro di star simboleggiando la rivalsa del suo quartiere e dell’intero suo paese. La strada di Joe è ardua e irta di ostacoli, sacrifici, sofferenze, rinunce e incontri. Molte persone incroceranno con lui il proprio cammino, ma a Joe interesseranno unicamente coloro che incroceranno con lui anche i propri guantoni, e più volte nel corso della vicenda sarà influenzato da un rapporto di rivalità e insieme di amicizia e taciuta complicità che instaurerà coi suoi avversari, primo fra tutti il celeberrimo campione Tohru Rikishi, suo principale amico e rivale.
E’ un protagonista sui generis Joe, poiché, pur avendo in sé i tipici valori “da protagonista” quali il senso della lealtà, lo spirito di sacrificio, il valore dell’amicizia, il coraggio, l’abnegazione, gli mancherà quasi del tutto quell’incrollabile bontà che invece caratterizza altri personaggi principali di altre storie: Joe è rissoso, violento, testardo, egoista, infantile, egocentrico, ignaro di molti fatti della vita, sbruffone, fin troppo scaltro, profittatore, soggetto a svariati sbalzi di umore e assolutamente imprevedibile nelle sue reazioni. Anche dopo aver letto tutti i 20 volumi che compongono l’opera, non potremo dire di essere riusciti pienamente a comprendere Joe, ma senza dubbio gli siamo stati vicini, in qualche modo, e questa vicinanza ci ha altrettanto indubbiamente arricchito.

Ashita no Joe è violento, duro, realistico, poetico, intenso, sofferto, drammatico, toccante.
E’ una storia piena di passioni, così come lo sport che ritrae, capace di infiammare gli animi di chi se ne interessa. Una storia in cui basta guardare l’atmosfera generale per aspettarsi un dramma dietro ogni angolo, dramma che poi puntualmente arriva, riuscendo comunque a sconvolgerci in maniera imprevedibile.
Venti volumi, e nessuna stonatura, nessuna forzatura, nessun personaggio fuori posto, ma un percorso ben preciso, che mira a condurre il protagonista lungo il percorso della vita, facendolo scontrare con diversi avversari e diverse avversità, ma anche donandogli esperienze e insegnamenti preziosissimi ad ogni colpo ricevuto o assestato.
Quarant’anni, e non sentirli. Ashita no Joe, all’epoca della sua prima pubblicazione, sconvolse il Giappone, riuscendo a coinvolgere nella lettura di quello che, a conti fatti, rimane un manga per ragazzi, anche frotte di lettori di età adulta. Si organizzò addirittura un funerale reale, in seguito ad un lutto presente nella storia, pensate un po’. Soltanto Hokuto no Ken arriverà poi a bissare un evento epocale come questo.
Tantissimi, poi, saranno quelli che ad Ashita no Joe si ispireranno negli anni a venire. Basti pensare che in qualsiasi manga si parli di pugilato, sia esso Slow Step, Katsu o Sakigake!! Otoko Juku!!, la citazione, puntualmente, ci scappa. Ed è più che immediato ripensare al rissoso Joe Yabuki e alla bella e spocchiosa ereditiera Yoko Shiraki guardando gli altrettanto celebri Seiya e Saori creati dal mangaka Masami Kurumada per il suo Saint Seiya.
Quarant’anni, e Ashita no Joe si fa amare ancora. Lo si divora, ci si piange addosso, ci si arrabbia, ci si esalta, ci si emoziona, si posa il volumetto sul comodino e ci si alza in piedi ad applaudire a cotal capolavoro di sceneggiatura, così come al disegnatore, il cui stile sarà obsoleto quanto vi pare, ma è di una bellezza straordinaria. Tatsuya Chiba riesce a ritrarre personaggi dall’aspetto buffo e divertente, simili a quelli di Osamu Tezuka e quindi, di rimando, a quelli dei cortometraggi animati americani degli anni passati, ma anche personaggi realistici e dannatamente espressivi.
Si guarda Joe incassare i colpi, diventare una maschera di sangue, e si soffre per lui. Si guarda l’avversario di turno avanzare silenziosamente ma implacabilmente in direzione di Joe, con un’espressione quasi sovrannaturale dipinta in volto, e ci si piglia paura nonostante sia un personaggio disegnato su una tavola di carta. Si assiste a terrificanti allenamenti, a drastici diminuzioni di peso, e tanto ci si sente coinvolti che si sta davvero male.
E’ un tratto sporco, ruvido, ma di un’espressività impareggiabile, che molti autori moderni si sognano solamente. Ed è un tratto che chiunque si appassioni a questa storia non cambierebbe con null’altro al mondo, oltre ad un tratto che fece scuola nel corso degli anni a venire (si pensi al già citato Masami Kurumada).

Ashita no Joe è grande. E’ talmente grande che descriverne a parole la grandezza è difficile, poiché è una grandezza inarrivabile, quel tipo di grandezza che soltanto i veri capolavori riescono a possedere.
Si tratta di un pezzo di storia, da qualsiasi parte lo si guardi. La storia del fumetto giapponese, ma anche la storia di un ragazzo attaccabrighe che cresce come sportivo e come uomo, e la storia di una nazione, il Giappone del dopoguerra, che lotta con le unghie e con i denti per sfuggire ad una misera condizione, così come il suo pugile rozzo e selvaggio che, ergendosi dai bassifondi, riesce a conquistare titoli su titoli e a sfidare (e, spesso e volentieri, vincere) campioni mondiali e nazionali.
E’ una storia di drammi, incontri, sangue e passioni. Un capolavoro della letteratura a fumetti giapponese a cui tutti quanti noi penso si debba solo chinare la testa in segno di rispetto, ma anche un modo per capirli un po’ meglio, questi strani, bizzarri e spesso troppo ingiustamente criticati fumetti giapponesi, poiché Ashita no Joe ne è un po’ il simbolo, di questo strano arcipelago popolato da gente con gli occhi a mandorla.
Da consigliare ad occhi chiusi, da comprare ad occhi chiusi e da leggere tutto d’un fiato, consci che no, non ci pentiremo di averlo fatto.


 6
Kouga

Volumi letti: 20/20 --- Voto 10
Se doveste cominciare a leggere un titolo sportivo, non potrei che consigliarvi Rocky Joe: qui trovate drammaticità, sacrificio, rivalsa, gioia, amore, impegno, successo, morali, lezioni importanti, sentimento e tanto, tanto sport.

La storia i più grandicelli ormai la dovrebbero conoscere a memoria, ma rinfreschiamo loro la memoria e parliamone ai più piccini: Joe è un orfano vagabondo che vive alla giornata, la cui vita cambierà dopo il fortuito incontro con l'ex-pugile professionista Danbei Tange che, in cambio di vitto ed alloggio, chiede al giovane dedizione ed impegno al fine di diventare, un giorno, il pugile più forte del Giappone.

Da questo incipit piuttosto semplice e lineare ne scaturisce una trama ricca, lunga ed approfondita sotto diversi aspetti, mai banale o scontata, in grado di regalare al lettore innumerevoli colpi di scena, comprimari ed antagonisti molto ben realizzati e definiti ed un finale talmente epico quanto struggente nella sua poesia da rendere quest'opera memorabile per ogni lettore di manga che si rispetti.

Se fin qui abbiamo premiato l'ottima sceneggiatura di Takamori, ora non possiamo esimerci dal commentare lo splendido tratto di Chiba, infatti Rocky Joe (in originale "Ashita no Joe") vanta un successo a quattro mani: l'artista che ne cura le tavole permette al lettore di godere di un'opera sempre fresca dal tratto particolarissimo e caratteristico, con dei contorni molto spessi e scene dinamiche dal riuscito effetto. Spesso si predilige la presenza di sfondi poveri proprio per incentrare l'attenzione del lettore sul combattimento che avviene a centro del ring, viceversa, spostandosi di location in location, troviamo ambientazioni caratteristiche dell'epoca molto particolareggiate e ricche di comparse. Lo spessore del talento di Chiba che trasformò Rocky Joe in una delle serie di spicco targate Kodansha lo si può riconoscere dalle sole copertine, che risultano un'armonia incredibile fra il tratto delicato e definito sino ai colori che si suddividono con piacere tra acquerelli, tempera e pastello.

Riesco a trovare difetti in Rocky Joe? No, a parte che finisce in soli 20 volumi. La storia non subisce mai alcun calo nel corso dello svolgimento, questo manga è e rimane ancora oggi, uno dei grandi classici della letteratura manga sportiva che ogni lettore dovrebbe leggere, a prescindere dal fatto che segua o meno il pugilato: Rocky Joe è un'esperienza letteraria meravigliosa, e il suo diretto vi colpirà dritti al cuore, mettendovi K.O.


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Shinmen

Volumi letti: 20/20 --- Voto 9
<b>Attenzione possibili Spoiler</b>

Rocky Joe è uno dei miei manga preferiti. Racconta il mondo della boxe come pochi e descrive il suo protagonista in maniera matura e attenta. Nonostante sia un manga della fine degli anni 60 ancora oggi riesce ad avere il suo perché. Sebbene nasca in un periodo in cui "il manga" non si era ancora del tutto emancipato dall'idea di essere un prodotto per bambini descrive il ring e la vita, di cui il primo è metafora, senza mezzi termini, non esitando dinanzi a tematiche quali la mafia, i punchdrunker (pugili suonati), la povertà, la morte. Ciò che caratterizza Joe, è una rabbia selvaggia nei confronti della vita che lo ha visto nascere orfano, povero e senza aiuto alcuno. Sarà proprio questa inestinguibile rabbia nei confronti della vita a riconciliarlo con la stessa permettendogli di rinascere come pugile prima e uomo poi ed infine di spegnersi su quel ring dove solo si sentiva vivo e realizzato. Un manga che colpisce duro come solamente il suo protagonista sa fare.
Sul piano tecnico l'opera è nella media dei manga dell'epoca con un tratto essenziale caratterizzato dal consueto ciuffo a banana occhi mediamente grandi ed espressivi, dentone unico(stile Holly e Benji) corpi poco particolareggiati. I personaggi secondari sono invece come spesso accadeva allora sempre rappresentati con una certa superficialità ed in genere brutti :D . Con il passare del tempo però il disegno migliora, più o meno in corrispondenza della crescita del personaggio principale. In sostanza se cercate un manga ben disegnato... beh guardate altrove.

jix 73

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jix 73

Volumi letti: 20/20 --- Voto 10
Insieme a Capita Harlock e Hiroshi Shiba è il mio idolo d'infanzia! Sia la serie animata che quella cartacea sono dei capolavori di eccelsa fattura! Stiamo parlando di un'opera risalente al 1971 e mi dispiace leggere che qualcuno non dà un 10 per i disegni 'antichi' è come buttare nel cestino la Divina Commedia per il suo 'linguaggio' retro. Per quest'opera non basteranno mai i commenti e un capolavoro merita solo un 10 pieno anche se io gli darei 20!
P.S. sarei curioso di sapere coloro i quali hanno dato 9 ad Ashita no Joe a quale opera manga hanno dato 10!

tatsuya uesugi

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tatsuya uesugi

Volumi letti: 20/20 --- Voto 9
Rocky Joe è uno di quei manga epici che nonostante il tempo trascorso continua a piacere. Scritto negli anni 70 ovviamente non presenta dei disegni stupendi ma nonostante tutto non ci si può lamentare. La storia è molto bella, classica e forse il protagonista inizialmente sembra un po' spavaldo, arrogante e si fa fatica a legare con lui. Poi invece Joe si evolve e nasce così un personaggio leggendario. Un finale drammatico ma allo stesso tempo emozionante e perfetto. Il manga insegna a non arrendersi mai e a combattere in ciò in cui si crede fino alla fine. Molti altri manga insegnano lo stesso ma pochi lo sanno fare come Rocky Joe. Gli altri personaggi sono praticamente perfetti per la parte e sanno diventare tutti carismatici specialmente Rikishi e Danpei. Un manga nel complesso perfetto anche con i disegni "antichi", che purtroppo vanno comunque ad intaccare un risultato che sarebbe stato altrimenti massimo. Voto:9

Zelgadis

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Zelgadis

Volumi letti: 20/20 --- Voto 9
Non posso che ripetere quanto già espresso per l'ottima serie tv: questo manga è un capolavoro che qualsiasi appassionato dovrebbe leggere.

Rocky Joe è una storia commovente e tragica che avrebbe tantissimo da insegnare a molti sceneggiatori moderni. Una bellissima metafora della vita e di come il protagonista la affronti con coraggio, spirito di sacrificio e voglia di emergere. Un classico senza tempo.


Anche se solo per un secondo... voglio bruciare con una fiamma rossa e accecante! E poi... quello che resta è solo cenere bianchissima... nessun residuo...solo cenere bianca.

Bellissimo ;_;