Maison Ikkoku
Il primo manga non si scorda mai, per me "Maison Ikkoku" è stata l'opera (anche se, come la stragrande maggioranza delle persone della mia età, ho prima adorato l'anime) che mi ha fatto amare il Giappone.
Ormai la "Maison" è un pezzo del mio cuore, ho letto tutte le edizioni pubblicate in Italia (quella ahimè incompleta della Granata Press, quella a sottilette della Star e poi la perfect edition in 10 volumi).
La storia per i suoi tempi è stata davvero innovativa con protagonista una giovanissima vedova (la bellissima Kyoko) che si ritrova a fare l'amministratrice di una malconcia pensione piena di strambi coinquilini. Fra questi c'è un giovane ronin (Yusaku Godai) che tenta per la seconda volta ad essere ammesso all'università e, ovviamente, si innamorerà all'istante di Kyoko. La storia fa tanto ridere e poi con il passare dei capitoli prende sempre più la forma di una stupenda commedia romantica.
Uno degli aspetti più belli dell'opera è il trascorrere del tempo.. a piccoli passi Godai crescerà e diventerà più maturo e al tempo stesso anche Kyoko diventerà una persona sempre più indipendente, contro la volontà dei suoi genitori di risposarsi al più presto.
L'amore fra i due non sboccia subito ma dopo tante vicissitudini e difficoltà, gli ultimi capitoli sono fra i più belli che abbia mai letto.
Consiglierei ancora oggi "Maison Ikkoku"? Assolutamente sì, perché è una bellissima storia e, una volta letta tutta, non la dimenticherete più!
Ormai la "Maison" è un pezzo del mio cuore, ho letto tutte le edizioni pubblicate in Italia (quella ahimè incompleta della Granata Press, quella a sottilette della Star e poi la perfect edition in 10 volumi).
La storia per i suoi tempi è stata davvero innovativa con protagonista una giovanissima vedova (la bellissima Kyoko) che si ritrova a fare l'amministratrice di una malconcia pensione piena di strambi coinquilini. Fra questi c'è un giovane ronin (Yusaku Godai) che tenta per la seconda volta ad essere ammesso all'università e, ovviamente, si innamorerà all'istante di Kyoko. La storia fa tanto ridere e poi con il passare dei capitoli prende sempre più la forma di una stupenda commedia romantica.
Uno degli aspetti più belli dell'opera è il trascorrere del tempo.. a piccoli passi Godai crescerà e diventerà più maturo e al tempo stesso anche Kyoko diventerà una persona sempre più indipendente, contro la volontà dei suoi genitori di risposarsi al più presto.
L'amore fra i due non sboccia subito ma dopo tante vicissitudini e difficoltà, gli ultimi capitoli sono fra i più belli che abbia mai letto.
Consiglierei ancora oggi "Maison Ikkoku"? Assolutamente sì, perché è una bellissima storia e, una volta letta tutta, non la dimenticherete più!
Nel giudicare questo manga ho voluto prendere in considerazione 3 fattori: l'ambientazione, i personaggi e lo sviluppo della trama.
Ambientazione: La storia è ambientata nel Giappone degli anni 80, in una casa amministrata da una giovane donna, e in questa casa vivono i personaggi che pagano regolarmente un affitto mensile. Durante la lettura sembra di essere letteralmente catapultati in quegli anni, e pian piano si viene a conoscenza della cultura, delle tradizioni e delle usanze di quell'epoca. E' talmente coinvolgente l'ambientazione che sono quasi arrivato a sentirmi parte di quella cultura. Riuscivo grazie alla mia empatia, non solo a comprenderla, ma sono quasi arrivato a sentirla mia.
La serenità che mi ha trasmesso questa ambientazione non è semplice da descrivere. E' come evadere dalla realtà, mi trovavo in un altro paese e in un'altra epoca, e ciò che provavo era benessere. Mi sentivo veramente come a casa, e devo dire che non è facile ritornare alla realtà dopo essersi fatti coinvolgere così intensamente da quel luogo e da quella cultura.
Voto Ambientazione 10
Personaggi: I personaggi di questo manga sono a modo loro molto simpatici, tuttavia nessuno di loro mi ha lasciato il segno. A parte i protagonisti, non mi sono "affezionato" particolarmente a nessuno dei personaggi. Ciò nonostante devo riconoscere che certe situazioni tragicomiche mi hanno davvero fatto ridere ed emozionare. Diverse volte ho espresso l'irrazionale desiderio di trovarmi lì con loro a ridere e scherzare.
Voto Personaggi 7
Sviluppo della trama: Qui purtroppo devo necessariamente essere critico. La trama parla di una storia d'amore tra 2 giovani ragazzi, e per non renderla troppo romantica è contornata da personaggi e situazioni bizzarre che rendono questa trama leggera e non troppo seria. E fin qui nulla da dire. Purtroppo però la storia d'amore inizialmente non fa dei progressi significativi, e quando finalmente arrivano questi progressi, in realtà il lettore scopre di essere stato un pò illuso.
Per ogni passo avanti se ne fanno 10 indietro. Quando si pensa che finalmente sia arrivata la svolta, in realtà le cose rimangono più o meno come prima. Tante, troppe coincidenze a dir poco sfortunate, se non impossibili, rendono lento e difficoltoso il progresso di questa storia d'amore. E non sono state ideate dal creatore del manga al semplice scopo di allungare la trama e vendere più copie. Purtroppo si evince una chiara ed inequivocabile intenzione di colpire bruscamente le aspettative e le emozioni del lettore. Non esagero se dico che a volte mi è sembrato di vivere una relazione borderline, perchè il lettore grazie all'empatia si immedesima nei protagonisti e vive anche lui quella storia. Ho provato diverse emozioni positive che però venivano puntualmente interrotte bruscamente da un susseguirsi di emozioni negative: rabbia, frustrazione, amarezza, delusione. E l'intensità delle emozioni negative era maggiore rispetto all'intensità di quelle positive. In certi momenti mi è sembrato davvero di vivere una relazione borderline.
E queste dinamiche purtroppo vanno avanti quasi fino alla fine del manga, e sono dinamiche che uccidono il romanticismo che si crea nella mente del lettore.
Non comprendo questa scelta del creatore del manga, che secondo me, qualunque fosse il suo scopo, ha fatto una scelta decisamente sbagliata.
Ad ogni modo, con il giusto approccio del lettore alla storia, il romanticismo sopravvive alla fine di questo manga. Ma attenzione a non crearsi troppe aspettative, nonostante alcuni eventi inducano a crearsele, perchè il rischio è di interrompere la lettura a causa del malessere emotivo generato dalle emozioni negative sopra citate.
Voto Sviluppo Trama 5
Conclusione: Non fatevi ingannare dalla mia recensione negativa allo sviluppo della trama, perchè vi assicuro che questo è un manga che vale la pena leggere se cercate una storia d'amore.
Complessivamente il mio voto a questo manga è 7. E' sicuramente un'opera che mi ha lasciato il segno, e che porterò nel cuore come un bel ricordo.
Non vedo l'ora di guardare l'anime.
Ambientazione: La storia è ambientata nel Giappone degli anni 80, in una casa amministrata da una giovane donna, e in questa casa vivono i personaggi che pagano regolarmente un affitto mensile. Durante la lettura sembra di essere letteralmente catapultati in quegli anni, e pian piano si viene a conoscenza della cultura, delle tradizioni e delle usanze di quell'epoca. E' talmente coinvolgente l'ambientazione che sono quasi arrivato a sentirmi parte di quella cultura. Riuscivo grazie alla mia empatia, non solo a comprenderla, ma sono quasi arrivato a sentirla mia.
La serenità che mi ha trasmesso questa ambientazione non è semplice da descrivere. E' come evadere dalla realtà, mi trovavo in un altro paese e in un'altra epoca, e ciò che provavo era benessere. Mi sentivo veramente come a casa, e devo dire che non è facile ritornare alla realtà dopo essersi fatti coinvolgere così intensamente da quel luogo e da quella cultura.
Voto Ambientazione 10
Personaggi: I personaggi di questo manga sono a modo loro molto simpatici, tuttavia nessuno di loro mi ha lasciato il segno. A parte i protagonisti, non mi sono "affezionato" particolarmente a nessuno dei personaggi. Ciò nonostante devo riconoscere che certe situazioni tragicomiche mi hanno davvero fatto ridere ed emozionare. Diverse volte ho espresso l'irrazionale desiderio di trovarmi lì con loro a ridere e scherzare.
Voto Personaggi 7
Sviluppo della trama: Qui purtroppo devo necessariamente essere critico. La trama parla di una storia d'amore tra 2 giovani ragazzi, e per non renderla troppo romantica è contornata da personaggi e situazioni bizzarre che rendono questa trama leggera e non troppo seria. E fin qui nulla da dire. Purtroppo però la storia d'amore inizialmente non fa dei progressi significativi, e quando finalmente arrivano questi progressi, in realtà il lettore scopre di essere stato un pò illuso.
Per ogni passo avanti se ne fanno 10 indietro. Quando si pensa che finalmente sia arrivata la svolta, in realtà le cose rimangono più o meno come prima. Tante, troppe coincidenze a dir poco sfortunate, se non impossibili, rendono lento e difficoltoso il progresso di questa storia d'amore. E non sono state ideate dal creatore del manga al semplice scopo di allungare la trama e vendere più copie. Purtroppo si evince una chiara ed inequivocabile intenzione di colpire bruscamente le aspettative e le emozioni del lettore. Non esagero se dico che a volte mi è sembrato di vivere una relazione borderline, perchè il lettore grazie all'empatia si immedesima nei protagonisti e vive anche lui quella storia. Ho provato diverse emozioni positive che però venivano puntualmente interrotte bruscamente da un susseguirsi di emozioni negative: rabbia, frustrazione, amarezza, delusione. E l'intensità delle emozioni negative era maggiore rispetto all'intensità di quelle positive. In certi momenti mi è sembrato davvero di vivere una relazione borderline.
E queste dinamiche purtroppo vanno avanti quasi fino alla fine del manga, e sono dinamiche che uccidono il romanticismo che si crea nella mente del lettore.
Non comprendo questa scelta del creatore del manga, che secondo me, qualunque fosse il suo scopo, ha fatto una scelta decisamente sbagliata.
Ad ogni modo, con il giusto approccio del lettore alla storia, il romanticismo sopravvive alla fine di questo manga. Ma attenzione a non crearsi troppe aspettative, nonostante alcuni eventi inducano a crearsele, perchè il rischio è di interrompere la lettura a causa del malessere emotivo generato dalle emozioni negative sopra citate.
Voto Sviluppo Trama 5
Conclusione: Non fatevi ingannare dalla mia recensione negativa allo sviluppo della trama, perchè vi assicuro che questo è un manga che vale la pena leggere se cercate una storia d'amore.
Complessivamente il mio voto a questo manga è 7. E' sicuramente un'opera che mi ha lasciato il segno, e che porterò nel cuore come un bel ricordo.
Non vedo l'ora di guardare l'anime.
"Maison Ikkoku", manga pubblicata dall'inizio dell'ormai lontano 1980, è uno dei capolavori di Rumiko Takahashi, autrice più volte riconosciuta come "la regina dei manga".
Esso è un opera che si suddivide in ventisette volumi in cui leggeremo della vita di Yuusaku Godai, uno studente squattrinato che cerca di farsi strada nell'infernale mondo del lavoro giapponese e fra le tante piccole e grandi sconfitte che la vita moderna riserva per coloro che nascono senza un aspetto molto ma molto attraente e soldi "a palate".
L'opera è la dimostrazione del fatto che non occorono disegni eccelsi, anche se l'autrice non si dimostra non esperta su questo punto, per riuscire cogliere l'interesse del lettore di turno.
Una storia d'amore, un ambiente diverte e i problemi dei personaggi questo è la formula per ottenere "Maison Ikkoku" e anche uno dei più importanti "Slince of Life" di cui il Giappone può vantarsi nella sua storia fumettistica.
Io credo che la differenza che consiste fra quest'opera e molte altre sia il fatto che essa con la semplicità delle situazioni che definiremmo "normali" riesce sia a divertire che intristire.
Non quante volte mi sono sentito triste per il protagonista o irritato per le varie azioni dettate dal comportamento che assume nei vari capitoli.
Con questo manga, inoltre, Takahashi dimostra per l'ennesima volta di riuscire a concepire personaggi femminili di grande fascino. Credo di non essere l'unico a considerare Kyoko Otonashi come una dei personaggi letterari più affascinanti, almeno per il pubblico maschile, e non mi riferisco solo all'aspetto fisico.
In definitiva "Maison Ikkoku" è un capolavoro che riesce a incantare, io penso, qualsiasi generazione non facendo distinzione; amore, tradimenti (solo per i personaggi poichè in verità sono solo fraintendimenti) comicità e tranquillità sono gli elementi che compongono l'opera e ciò che ci farà compagni durante le ore di lettura.
Consiglio quest'opera a tutti, essendo proprio per tutti.
L'unica cosa che mi sento di criticare leggermente, a fine recensione, è la pessima qualità dei disegni nei primi capitoli. Però è una cosa sulla quale si può survolare poichè se è questo l'unico prezzo da pagare per leggere un tale capolavoro allora non possiamo non sentirci fortunati.
Esso è un opera che si suddivide in ventisette volumi in cui leggeremo della vita di Yuusaku Godai, uno studente squattrinato che cerca di farsi strada nell'infernale mondo del lavoro giapponese e fra le tante piccole e grandi sconfitte che la vita moderna riserva per coloro che nascono senza un aspetto molto ma molto attraente e soldi "a palate".
L'opera è la dimostrazione del fatto che non occorono disegni eccelsi, anche se l'autrice non si dimostra non esperta su questo punto, per riuscire cogliere l'interesse del lettore di turno.
Una storia d'amore, un ambiente diverte e i problemi dei personaggi questo è la formula per ottenere "Maison Ikkoku" e anche uno dei più importanti "Slince of Life" di cui il Giappone può vantarsi nella sua storia fumettistica.
Io credo che la differenza che consiste fra quest'opera e molte altre sia il fatto che essa con la semplicità delle situazioni che definiremmo "normali" riesce sia a divertire che intristire.
Non quante volte mi sono sentito triste per il protagonista o irritato per le varie azioni dettate dal comportamento che assume nei vari capitoli.
Con questo manga, inoltre, Takahashi dimostra per l'ennesima volta di riuscire a concepire personaggi femminili di grande fascino. Credo di non essere l'unico a considerare Kyoko Otonashi come una dei personaggi letterari più affascinanti, almeno per il pubblico maschile, e non mi riferisco solo all'aspetto fisico.
In definitiva "Maison Ikkoku" è un capolavoro che riesce a incantare, io penso, qualsiasi generazione non facendo distinzione; amore, tradimenti (solo per i personaggi poichè in verità sono solo fraintendimenti) comicità e tranquillità sono gli elementi che compongono l'opera e ciò che ci farà compagni durante le ore di lettura.
Consiglio quest'opera a tutti, essendo proprio per tutti.
L'unica cosa che mi sento di criticare leggermente, a fine recensione, è la pessima qualità dei disegni nei primi capitoli. Però è una cosa sulla quale si può survolare poichè se è questo l'unico prezzo da pagare per leggere un tale capolavoro allora non possiamo non sentirci fortunati.
Ho letto molte opere della famosa Rumiko Takahashi, da Lamù a Ranma, da Inuyasha a La stirpe della Sirena, e devo dire che Maison Ikkoku si è rivelata, almeno per me, la sua opera più riuscita, come avevo sentito dire da moltissimi.
Non ho mai capito perchè quest'autrice si è guadagnata tutta questa fama rispetto ad altri autori degni come lei, forse anche di più e meno conosciuti: insomma, lo stile grafico non è male, ma ho visto indubbiamente di meglio! E devo dire che soprattutto Lamù e Ranma si sono rivelati per me ad un certo punto sfiancanti e inconcludenti con quegli interminabili tira e molla nelle coppie (mai ufficialmente dichiarate fino alla fine), i finali aperti (che ho odiato con tutta me stessa).
Qui invece l'autrice chiude ogni cerchio, nulla viene lasciato in sospeso, e regala un degno finale ad una serie ironica, romantica, nostalgica e divertente.
La trama è molto semplice: Kyoko è una giovane e bella vedova che prende il posto di amministratrice in una scadente pensione (cade spesso a pezzi e urge di numerosi lavori) di proprietà dell'ormai ex marito, dove abitano quattro assai bizzarri inquilini.
Uno di loro, Godai, il protagonista indiscusso, si innamora di lei a prima vista.
Ma è assai timido, inconcludente, indeciso e questo lo porterà a faticare molto per conquistare il cuore della bella vedova, che non è pronta a dimenticare il recente lutto e l'uomo che amava con tutto il cuore.
Da allora comincia una piacevole e divertente convivenza con gli altri inquilini.
Se devo trovare una pecca a quest'opera, devo dire che avrei speso qualche capitolo in più per dare più spazio ai personaggi secondari, gli inquilini della pensione Ikkoku: la bassa e robusta Ichinose, irrecuperabile impicciona, invadente e pettegola ma divertentissima, altruista e ironica; la bella Akemi, sensuale e volgare allo stesso tempo, accanita fumatrice, sempre in giro per casa in intimo e sempre sbronza (come tutti gli inquilini del resto); e non per ultimo Yotsuya, sempre al verde, inguaribile scroccone, e misterioso: lo si vede andare al lavoro in giacca elegante e cappello, tipo investigatore. Nessuno saprà mai che lavoro fa. E' uno dei misteri che l'autrice ha voluto ironicamente lasciare.
Ecco per loro avrei speso qualche pagina in più per sapere che vita hanno fatto prima della pensione Ikkoku: il loro passato, le relazioni avute prima, la loro famiglia. Invece l'autrice li ha volutamente lasciati come chiave comica altamente di contorno, le feste che fanno questi tre a ogni ora del giorno e della notte con quintali d'alcol e sbronze continue è la cosa che più si vede nel manga. A parte questo, poco altro. E un pò mi è dispiaciuto che non fossero stati approfonditi.
Per il resto, i personaggi ovviamente più articolati psicologicamente fino allo sfinimento sono Godai e Kyoko.
La cosa interessante di questo manga è che ti immerge nel clima tipico degli anni 80, dove la storia è ambientata. Viene dato largo spazio alle usanze, alla quotidianità, alla ricostruzione dell'architettura, alla moda, alle tradizioni e soprattutto al panorama lavorativo, universitario ed economico dell'epoca.
Finalmente ci allontaniamo dalle classiche atmosfere tipiche adolescenziali di Lamù e Ranma, dove gli amori sono appena agli inizi, dove i sentimenti avanzano talmente lenti da essere sfiancanti e sempre a negare perfino a se stessi l'indubitabile.
E no, qui ragazzi finalmente troviamo tutti personaggi adulti, Godai all'inizio è un ragazzo appena iscritto all'università e la sua vità non sarà facile, tra lavori part time sfiancanti, e ore di studio intenso e angosciante con la speranza di superare gli esami e realizzare il sogno di una laurea e un posto di lavoro fisso.
Rumiko Takahashi si cimenta finalmente in una commedia dove l'amore è il tema principale, pulsante. Qui Godai si innamora a prima vista di Kyoko, e fin da subito le dice ciò che prova, e per sempre non cercherà mai di rinnegare i suoi sentimenti (cosa sempre presente in Lamù e Ranma).
In questa pensione di qualità scadente e quasi pericolante, i nostri inquilini ci faranno ridere e divertire con la loro quotidianità e la loro semplicità.
Il disegno è nella media, il tratto è quello inconfondibile di questa autrice.
Ho acquistato l'edizione Deluxe della Star comics, usata e a buon prezzo e devo dire che ne è valsa la pena.
Il formato è grande e ci permette di godere della bellezza delle tavole, le copertine sono bellissime e all'interno ci sono immagini a colori su ogni volume. Ottima qualità della carta.
Ammetto di non essere stata molto amante di Rumiko Takahashi in quanto il suo stile narrativo nelle precedenti opere non mi aveva convinto molto. Con Maison Ikkoku mi sono ricreduta.
Verso la fine dell'ottavo volume mi sono accorta di essere quasi alla fine e ho provato una dolce nostalgia. E allora ho capito che la storia funzionava. Che mi era entrata nel cuore e l'avrei conservata con un bel ricordo.
Il mio voto è 8 per la trama (anche se un pò troppo allungata, si potevano tagliare un paio di capitoli) che resta comunque bella, interessante e anche per i disegni e la meravigliosa atmosfera anni 80 che evocano.
Lo consiglio a chiunque voglia leggere una serie allegra, rilassante, divertente e romantica.
Davvero un ottimo acquisto.
Non ho mai capito perchè quest'autrice si è guadagnata tutta questa fama rispetto ad altri autori degni come lei, forse anche di più e meno conosciuti: insomma, lo stile grafico non è male, ma ho visto indubbiamente di meglio! E devo dire che soprattutto Lamù e Ranma si sono rivelati per me ad un certo punto sfiancanti e inconcludenti con quegli interminabili tira e molla nelle coppie (mai ufficialmente dichiarate fino alla fine), i finali aperti (che ho odiato con tutta me stessa).
Qui invece l'autrice chiude ogni cerchio, nulla viene lasciato in sospeso, e regala un degno finale ad una serie ironica, romantica, nostalgica e divertente.
La trama è molto semplice: Kyoko è una giovane e bella vedova che prende il posto di amministratrice in una scadente pensione (cade spesso a pezzi e urge di numerosi lavori) di proprietà dell'ormai ex marito, dove abitano quattro assai bizzarri inquilini.
Uno di loro, Godai, il protagonista indiscusso, si innamora di lei a prima vista.
Ma è assai timido, inconcludente, indeciso e questo lo porterà a faticare molto per conquistare il cuore della bella vedova, che non è pronta a dimenticare il recente lutto e l'uomo che amava con tutto il cuore.
Da allora comincia una piacevole e divertente convivenza con gli altri inquilini.
Se devo trovare una pecca a quest'opera, devo dire che avrei speso qualche capitolo in più per dare più spazio ai personaggi secondari, gli inquilini della pensione Ikkoku: la bassa e robusta Ichinose, irrecuperabile impicciona, invadente e pettegola ma divertentissima, altruista e ironica; la bella Akemi, sensuale e volgare allo stesso tempo, accanita fumatrice, sempre in giro per casa in intimo e sempre sbronza (come tutti gli inquilini del resto); e non per ultimo Yotsuya, sempre al verde, inguaribile scroccone, e misterioso: lo si vede andare al lavoro in giacca elegante e cappello, tipo investigatore. Nessuno saprà mai che lavoro fa. E' uno dei misteri che l'autrice ha voluto ironicamente lasciare.
Ecco per loro avrei speso qualche pagina in più per sapere che vita hanno fatto prima della pensione Ikkoku: il loro passato, le relazioni avute prima, la loro famiglia. Invece l'autrice li ha volutamente lasciati come chiave comica altamente di contorno, le feste che fanno questi tre a ogni ora del giorno e della notte con quintali d'alcol e sbronze continue è la cosa che più si vede nel manga. A parte questo, poco altro. E un pò mi è dispiaciuto che non fossero stati approfonditi.
Per il resto, i personaggi ovviamente più articolati psicologicamente fino allo sfinimento sono Godai e Kyoko.
La cosa interessante di questo manga è che ti immerge nel clima tipico degli anni 80, dove la storia è ambientata. Viene dato largo spazio alle usanze, alla quotidianità, alla ricostruzione dell'architettura, alla moda, alle tradizioni e soprattutto al panorama lavorativo, universitario ed economico dell'epoca.
Finalmente ci allontaniamo dalle classiche atmosfere tipiche adolescenziali di Lamù e Ranma, dove gli amori sono appena agli inizi, dove i sentimenti avanzano talmente lenti da essere sfiancanti e sempre a negare perfino a se stessi l'indubitabile.
E no, qui ragazzi finalmente troviamo tutti personaggi adulti, Godai all'inizio è un ragazzo appena iscritto all'università e la sua vità non sarà facile, tra lavori part time sfiancanti, e ore di studio intenso e angosciante con la speranza di superare gli esami e realizzare il sogno di una laurea e un posto di lavoro fisso.
Rumiko Takahashi si cimenta finalmente in una commedia dove l'amore è il tema principale, pulsante. Qui Godai si innamora a prima vista di Kyoko, e fin da subito le dice ciò che prova, e per sempre non cercherà mai di rinnegare i suoi sentimenti (cosa sempre presente in Lamù e Ranma).
In questa pensione di qualità scadente e quasi pericolante, i nostri inquilini ci faranno ridere e divertire con la loro quotidianità e la loro semplicità.
Il disegno è nella media, il tratto è quello inconfondibile di questa autrice.
Ho acquistato l'edizione Deluxe della Star comics, usata e a buon prezzo e devo dire che ne è valsa la pena.
Il formato è grande e ci permette di godere della bellezza delle tavole, le copertine sono bellissime e all'interno ci sono immagini a colori su ogni volume. Ottima qualità della carta.
Ammetto di non essere stata molto amante di Rumiko Takahashi in quanto il suo stile narrativo nelle precedenti opere non mi aveva convinto molto. Con Maison Ikkoku mi sono ricreduta.
Verso la fine dell'ottavo volume mi sono accorta di essere quasi alla fine e ho provato una dolce nostalgia. E allora ho capito che la storia funzionava. Che mi era entrata nel cuore e l'avrei conservata con un bel ricordo.
Il mio voto è 8 per la trama (anche se un pò troppo allungata, si potevano tagliare un paio di capitoli) che resta comunque bella, interessante e anche per i disegni e la meravigliosa atmosfera anni 80 che evocano.
Lo consiglio a chiunque voglia leggere una serie allegra, rilassante, divertente e romantica.
Davvero un ottimo acquisto.
Fin dalla prima tavola Rumiko Takahashi trasporta l'ignaro lettore nella Tokyo dei primi anni '80 e lo trasforma in un invisibile condomino di un altrettanto invisibile appartamento numero zero. Dopo avere letto "Maison Ikkoku" avrete l'impressione di conoscerne perfettamente ogni segreto. Ho cercato una infinità di altre volte le stesse sensazioni, ho letto dozzine di manga e devo dire che ho ritrovato lo stesso spirito solo nelle opere di Mitsuru Adachi e nel notevole "Patlabor" (che molto deve alla "Principessa dei Manga" in fatto di caratterizzazione dei personaggi, questo perché i loro tratti erano stati delineati con la collaborazione di Akemi Takada, la quale aveva già portato in animazione "Lamù" e lo stesso "Maison Ikkoku").
"Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni."
Questo aforisma del compianto Umberto Eco mai potrebbe essere, come in questo caso, così azzeccato. Quando arriverete all'ultima pagina vi sembrerà realmente di avere vissuto a Tokyo in quel periodo, in quel quartiere, tra le bancarelle di ramen, a studiare tra cup-noodles e onigiri, a gironzolare tra i vicoli magari alla ricerca di un locale dove poter trovare una copia di "Space Invaders", ad ascoltare musica sul treno con il fedele "Walkman", ad uscire in punta di piedi per evitare la vicina di casa impicciona, a nascondere "certi" albi un po' più espliciti di altri quando venivano ragazze in casa. Tutto questo in mezzo a situazioni talvolta gioiose, talvolta nostalgiche, talvolta amare, ma sempre con molta fiducia per il futuro da parte dei due protagonisti. Certo, tante di queste vicissitudini le abbiamo in parte passate anche noi circa un decennio dopo (parlo per chi come me è nato negli anni '70), seppur con particolari e modalità differenti. Ma tornando al manga in questione rimane ancor'oggi impressionante la semplicità e la non volgarità con cui la Takahashi porta avanti la sceneggiatura. Quasi ad essere una sorta di meisaku moderno. Spero di avere convinto almeno una persona tra quelle che non hanno mai potuto o voluto leggere questo manga a trasferirsi nell'appartamento ancora libero (per poco, la zona è tranquilla e c'è molta richiesta...).
"Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni."
Questo aforisma del compianto Umberto Eco mai potrebbe essere, come in questo caso, così azzeccato. Quando arriverete all'ultima pagina vi sembrerà realmente di avere vissuto a Tokyo in quel periodo, in quel quartiere, tra le bancarelle di ramen, a studiare tra cup-noodles e onigiri, a gironzolare tra i vicoli magari alla ricerca di un locale dove poter trovare una copia di "Space Invaders", ad ascoltare musica sul treno con il fedele "Walkman", ad uscire in punta di piedi per evitare la vicina di casa impicciona, a nascondere "certi" albi un po' più espliciti di altri quando venivano ragazze in casa. Tutto questo in mezzo a situazioni talvolta gioiose, talvolta nostalgiche, talvolta amare, ma sempre con molta fiducia per il futuro da parte dei due protagonisti. Certo, tante di queste vicissitudini le abbiamo in parte passate anche noi circa un decennio dopo (parlo per chi come me è nato negli anni '70), seppur con particolari e modalità differenti. Ma tornando al manga in questione rimane ancor'oggi impressionante la semplicità e la non volgarità con cui la Takahashi porta avanti la sceneggiatura. Quasi ad essere una sorta di meisaku moderno. Spero di avere convinto almeno una persona tra quelle che non hanno mai potuto o voluto leggere questo manga a trasferirsi nell'appartamento ancora libero (per poco, la zona è tranquilla e c'è molta richiesta...).
"Maison Ikkoku" è una delle opere più famose di Rumiko Takahashi e a dire di molti quella meglio riuscita.
Personalmente non ho mai letto "Inuyasha", "Lamù", "Ranma" e "Rinne", i quali si differenziano certamente da "Maison Ikkoku" quanto meno per il genere. Infatti questo è l'unico titolo fra i più famosi dell'autrice assolutamente ambientato in un mondo reale, privo di super poteri, demoni, alieni e maledizioni. Il realismo di "Maison Ikkoku" è descritto dalla sua ambientazione, quella del Giappone nel pieno degli anni '80. Minuziosa è stata la ricostruzione dell'architettura, dei luoghi ricorrenti, della moda, delle tradizioni e soprattutto del panorama lavorativo, universitario ed economico dell'epoca. Non mi ritengo un esperto di nessuna di queste cose, ma ciò di cui sono sicuro è che Rumiko Takashi è stata in grado di trasmettermele tutte. Ciò che distingue "Maison Ikkoku" secondo me è proprio questo, il saper trasportare il lettore all'interno della storia. E' inevitabile avere la sensazione di passeggiare davvero in quei luoghi, oppure di far parte di quel mondo universitario fatto di esami e lavori part time sfiancanti. Ho avuto durante tutta la lettura la sensazione di spiare i personaggi attraverso degli occhi per loro invisibili, di osservare le loro azioni, di vivere nella Maison Ikkoku. Perché sì la Maison Ikkoku è un luogo straordinario, semplice all'apparenza e con una struttura molto schematica, ma ogni angolo di quella casa racconta una piccola o una grande storia. Ho finito per sentirla, ovviamente, come una casa mia. E quando tornavo alla realtà, ero pervaso dal desiderio di vivere anche io con le persone che amo in una casa come quella.
"Maison Ikkoku" insegna che i rapporti fra le persone non sono perfetti; anzi, questi sono ricchi di fraintendimenti, cattiverie, ripicche e prese in giro, ma allo stesso tempo i personaggi sono tutti uniti da un affetto che va oltre il concetto di amicizia. Sembra impossibile infatti che Akemi, Yotsuya e Ichinose possano separarsi l'uno dall'altro. Nella storia non viene mai detto del loro primo incontro e del perché abbiamo sviluppato un rapporto così affine, eppure loro sono li a condividere tutto, come farebbe una vera famiglia. A nessuno importa dell'età altrui, del sesso di appartenenza o alle esigenze individuali: tutto questo è superfluo, l'importante è stare insieme, anche se egoisticamente questo a volte può comportare di mettere in imbarazzo qualcun altro o di distruggere dei sentimenti.
Godai e Kyoko, i protagonisti della nostra storia, saranno i primi a farne le spese. Lui è un ronin, una matricola che aspira a diventare uno studente universitario preparando l'esame d'ammissione dopo un primo anno da respinto. Eternamente indeciso, un inetto agli occhi degli altri, vittima delle sue stesse fantasie che a volte gli causano anche qualche piccolo incidente. Proprio quando sta per lasciare la Maison Ikkoku stanco delle torture dei suoi coinquilini, fa la sua comparsa Kyoko Otonashi, che in seguito si scoprirà essere una vedova e moglie del figlio del padrone di casa. Una ragazza molto bella, discreta, riservata e gentile, ma anche molto ingenua. Questo sarà il suo tallone d'Achille, perché gli altri coinquilini sfrutteranno questa sua caratteristica per prendersi gioco di lei. Godai se ne innamora a prima vista e non smetterà mai di corteggiarla in modo spesso poco chiaro. Ma Kyoko, che è una persona ottusa, non capirà sempre le vere intenzioni di Godai e questo la porterà ad esserne molto distaccata, considerandolo alla stregua di un fratellino minore. Col tempo si faranno avanti nuovi personaggi, come Mitaka un ricco allenatore di tennis interessato a Kyoko; e poi Kozue, una collega di Godai molto dolce e ingenua che lo terrà in un limbo per gran parte della vicenda. In qualsiasi storia d'amore che si rispetti ci sono sempre delle dispute fra uomini: non mancheranno infatti i confronti fra Godai e Mitaka, i quali sono diametralmente gli opposti l'uno dell'altro. Questo loro conflitto racconta come ognuno di noi tende a mostrare il meglio per poter conquistare l'amore altrui: Mitaka infatti non farà altro che lusingare Kyoko con delle cene costose, auto di lusso e regali. Non mancherà però di essere anche molto cavaliere e discreto nelle situazioni, il che lo rende agli occhi di Kyoko un'ottima compagnia e della quale si approfitterà. Godai d'altra parte non potrà far altro che rivendicare i suoi sentimenti, magari donando a Kyoko dei beni più modesti ma molto sofferti. In storie del genere il personaggio più umile tende poi a rivelarsi l'unico a nutrire dei sentimenti autentici nei confronti della protagonista, ma non è questo il caso. Infatti sia Godai che Mitaka amano davvero Kyoko, hanno solo un modo differente di mostrarglielo sfruttando i mezzi che conoscono meglio o alla loro portata.
Senza che anticipo il finale della storia, più avanti anche una nuova ragazza avrà un forte interesse per Godai, ovvero una studentessa presso la scuola dove lui insegnerà da tirocinante. Yagami, una ragazza ricca molto orgogliosa e determinata che farà di tutto per conquistare il suo amore e che si mostrerà anche l'unica in grado di sfidare la protagonista in un testa a testa.
Ciò che ovviamente renderà il nodo amoroso più contorto saranno i sentimenti di Kyoko nei confronti del suo defunto marito: infatti lei ne è ancora innamorata.
Facendo un'analisi più tecnica dell'opera bisogna dire che i disegni non sono il massimo. L'autrice non utilizza molte ombreggiature e tralascia molti particolari nell'estetica dei personaggi. Si limita a delinearne i tratti principali, rendendo però ogni espressione particolarmente funzionale. I disegni comunque proseguendo con la storia miglioreranno molto, anche se non raggiungeranno mai la complessità e la bellezza della corrispettiva serie animata.
La storia inoltre è strutturata in capitoli spesso auto conclusivi, il che può piacere oppure no. Tuttavia in "Maison Ikkoku" vi è una linea temporale davvero ben marcata e tenuta in piedi da ricorrenze e stagioni dell'anno che col tempo il lettore inizierà ad aspettare di volta in volta o a prevedere.
La Perfect Edition di Maison Ikkoku è bellissima, con carta ruvida per la copertina e molto robusta. Numeri corposi e pagine a colori a inizio volume. Peccato solo che non siano state stampate a colori anche le pagine all'inizio dei capitoli.
Voto 9 in quanto i disegni sono oggettivamente un po' scarsi a inizio serie, ma miglioreranno moltissimo.
Consiglio questo manga a chiunque. Non ho altro da dire. Anche se non vi piacciono le storie d'amore dategli una possibilità. Dopotutto il personaggio protagonista è Godai e non Kyoko, quindi anche un pubblico maschile potrebbe apprezzarlo.
Personalmente non ho mai letto "Inuyasha", "Lamù", "Ranma" e "Rinne", i quali si differenziano certamente da "Maison Ikkoku" quanto meno per il genere. Infatti questo è l'unico titolo fra i più famosi dell'autrice assolutamente ambientato in un mondo reale, privo di super poteri, demoni, alieni e maledizioni. Il realismo di "Maison Ikkoku" è descritto dalla sua ambientazione, quella del Giappone nel pieno degli anni '80. Minuziosa è stata la ricostruzione dell'architettura, dei luoghi ricorrenti, della moda, delle tradizioni e soprattutto del panorama lavorativo, universitario ed economico dell'epoca. Non mi ritengo un esperto di nessuna di queste cose, ma ciò di cui sono sicuro è che Rumiko Takashi è stata in grado di trasmettermele tutte. Ciò che distingue "Maison Ikkoku" secondo me è proprio questo, il saper trasportare il lettore all'interno della storia. E' inevitabile avere la sensazione di passeggiare davvero in quei luoghi, oppure di far parte di quel mondo universitario fatto di esami e lavori part time sfiancanti. Ho avuto durante tutta la lettura la sensazione di spiare i personaggi attraverso degli occhi per loro invisibili, di osservare le loro azioni, di vivere nella Maison Ikkoku. Perché sì la Maison Ikkoku è un luogo straordinario, semplice all'apparenza e con una struttura molto schematica, ma ogni angolo di quella casa racconta una piccola o una grande storia. Ho finito per sentirla, ovviamente, come una casa mia. E quando tornavo alla realtà, ero pervaso dal desiderio di vivere anche io con le persone che amo in una casa come quella.
"Maison Ikkoku" insegna che i rapporti fra le persone non sono perfetti; anzi, questi sono ricchi di fraintendimenti, cattiverie, ripicche e prese in giro, ma allo stesso tempo i personaggi sono tutti uniti da un affetto che va oltre il concetto di amicizia. Sembra impossibile infatti che Akemi, Yotsuya e Ichinose possano separarsi l'uno dall'altro. Nella storia non viene mai detto del loro primo incontro e del perché abbiamo sviluppato un rapporto così affine, eppure loro sono li a condividere tutto, come farebbe una vera famiglia. A nessuno importa dell'età altrui, del sesso di appartenenza o alle esigenze individuali: tutto questo è superfluo, l'importante è stare insieme, anche se egoisticamente questo a volte può comportare di mettere in imbarazzo qualcun altro o di distruggere dei sentimenti.
Godai e Kyoko, i protagonisti della nostra storia, saranno i primi a farne le spese. Lui è un ronin, una matricola che aspira a diventare uno studente universitario preparando l'esame d'ammissione dopo un primo anno da respinto. Eternamente indeciso, un inetto agli occhi degli altri, vittima delle sue stesse fantasie che a volte gli causano anche qualche piccolo incidente. Proprio quando sta per lasciare la Maison Ikkoku stanco delle torture dei suoi coinquilini, fa la sua comparsa Kyoko Otonashi, che in seguito si scoprirà essere una vedova e moglie del figlio del padrone di casa. Una ragazza molto bella, discreta, riservata e gentile, ma anche molto ingenua. Questo sarà il suo tallone d'Achille, perché gli altri coinquilini sfrutteranno questa sua caratteristica per prendersi gioco di lei. Godai se ne innamora a prima vista e non smetterà mai di corteggiarla in modo spesso poco chiaro. Ma Kyoko, che è una persona ottusa, non capirà sempre le vere intenzioni di Godai e questo la porterà ad esserne molto distaccata, considerandolo alla stregua di un fratellino minore. Col tempo si faranno avanti nuovi personaggi, come Mitaka un ricco allenatore di tennis interessato a Kyoko; e poi Kozue, una collega di Godai molto dolce e ingenua che lo terrà in un limbo per gran parte della vicenda. In qualsiasi storia d'amore che si rispetti ci sono sempre delle dispute fra uomini: non mancheranno infatti i confronti fra Godai e Mitaka, i quali sono diametralmente gli opposti l'uno dell'altro. Questo loro conflitto racconta come ognuno di noi tende a mostrare il meglio per poter conquistare l'amore altrui: Mitaka infatti non farà altro che lusingare Kyoko con delle cene costose, auto di lusso e regali. Non mancherà però di essere anche molto cavaliere e discreto nelle situazioni, il che lo rende agli occhi di Kyoko un'ottima compagnia e della quale si approfitterà. Godai d'altra parte non potrà far altro che rivendicare i suoi sentimenti, magari donando a Kyoko dei beni più modesti ma molto sofferti. In storie del genere il personaggio più umile tende poi a rivelarsi l'unico a nutrire dei sentimenti autentici nei confronti della protagonista, ma non è questo il caso. Infatti sia Godai che Mitaka amano davvero Kyoko, hanno solo un modo differente di mostrarglielo sfruttando i mezzi che conoscono meglio o alla loro portata.
Senza che anticipo il finale della storia, più avanti anche una nuova ragazza avrà un forte interesse per Godai, ovvero una studentessa presso la scuola dove lui insegnerà da tirocinante. Yagami, una ragazza ricca molto orgogliosa e determinata che farà di tutto per conquistare il suo amore e che si mostrerà anche l'unica in grado di sfidare la protagonista in un testa a testa.
Ciò che ovviamente renderà il nodo amoroso più contorto saranno i sentimenti di Kyoko nei confronti del suo defunto marito: infatti lei ne è ancora innamorata.
Facendo un'analisi più tecnica dell'opera bisogna dire che i disegni non sono il massimo. L'autrice non utilizza molte ombreggiature e tralascia molti particolari nell'estetica dei personaggi. Si limita a delinearne i tratti principali, rendendo però ogni espressione particolarmente funzionale. I disegni comunque proseguendo con la storia miglioreranno molto, anche se non raggiungeranno mai la complessità e la bellezza della corrispettiva serie animata.
La storia inoltre è strutturata in capitoli spesso auto conclusivi, il che può piacere oppure no. Tuttavia in "Maison Ikkoku" vi è una linea temporale davvero ben marcata e tenuta in piedi da ricorrenze e stagioni dell'anno che col tempo il lettore inizierà ad aspettare di volta in volta o a prevedere.
La Perfect Edition di Maison Ikkoku è bellissima, con carta ruvida per la copertina e molto robusta. Numeri corposi e pagine a colori a inizio volume. Peccato solo che non siano state stampate a colori anche le pagine all'inizio dei capitoli.
Voto 9 in quanto i disegni sono oggettivamente un po' scarsi a inizio serie, ma miglioreranno moltissimo.
Consiglio questo manga a chiunque. Non ho altro da dire. Anche se non vi piacciono le storie d'amore dategli una possibilità. Dopotutto il personaggio protagonista è Godai e non Kyoko, quindi anche un pubblico maschile potrebbe apprezzarlo.
"Maison Ikkoku", ovvero l'opera più equilibrata della Takahashi.
Storia: In una pensioncina malandata abitata da un gruppetto di viziosi, arriva un giorno una giovane è bella vedova, con l'intenzione di fare da amministratrice. Benché leggermente più giovane di lei, l'unico degli abitanti ad essere un minimo normale se ne innamora subito e, tra dubbi, esami da preparare, coinquilini rompiscatole, un rivale benestante, fidanzate possibili e ricerca di un lavoro stabile, dovrà darsi da fare per conquistarla, nonostante le reticenze della donna dovute alla memoria dell'amato marito scomparso, il cui nome, come sale su una ferita, è stato trasferito al suo simpatico cane.
"Maison Ikkoku" riesce ad essere ancora oggi un manga non banale, trattando al suo interno non i comuni adolescenti mantenuti dai genitori e alle prese con eterne dichiarazioni, che quando riusciranno ad esprimersi avranno già visto maturare un rapporto solido che semplicemente verrà sancito dalle parole. No, "Maison ikkoku" parla di adulti con problemi pratici e Godai, complici determinati avvenimenti, non ci metterà molto a farsi avanti, ma non per questo eviterà di sudarsi le attenzioni dell'amata. Ad un occhio occidentale le preoccupazioni del ragazzo potrebbero apparire a tratti da complessato, come anche il tirarsela di Kyoko, che in fondo non ha mai davvero vacillato nella scelta dei pretendenti, eppure non ha quasi fino all'ultimo accorciato le distanze formali. Tutto ciò è però da leggere nel contesto del tempo e della società giapponese. Il problema di Kyoko oltretutto non è tanto la scelta, ma il fatto di essere molto seria e di dover oltrepassare un trauma, quello di poter perdere nuovamente una persona amata. Ovviamente non mancano cose un po furbette, proprie da fumetto per ragazze, ad esempio l'intromissione di una studentessa, i monologhi davanti a una lapide e la svolta "dolciosa" di Godai come balia infantile, che insieme alla sua adattabilità nei lavori pratici vuole chiaramente far presa sul pubblico giapponese, nettamente più femminile di quello occidentale. Bisogna però dare atto che la sensei non ha ceduto al facile trucchetto di dare un rivale sciocco e meschino ai sui protagonisti. Kozue è una pura ingenuotta mentre Yagami è fondamentalmente una immatura testa calda, ma non si può parlare di cattiveria. Allo stesso modo non lo è il raffinato Mitaka, che pur essendo ricco, educato, bello e di successo (una versione non demenziale di Mendo e Kuno) non possiede un carattere corrotto. Infatti nonostante la situazione da privilegiato "femminaro", questo istruttore è più che serio nel suo amore e non è una brutta persona, anzi dimostrerà in un paio di occasioni (malattia e potenziale baruffa) una dose di insospettabile gentilezza. A far da traino alla cattiva condotta saranno invece gli altri abitanti della pensione, ubriaconi, molesti, impiccioni e demoralizzanti. Un terzetto/quartetto comico che prende la vita come viene, senza problemi, coscientemente cinici e d'intralcio, incapaci di dispiacersi per gli altri, benché qualche volta provino a essere... premurosi.
E' davvero facile apprezzare la Rumiko-san del secolo scorso, il suo non prendersi mai troppo sul serio, il tratto mai pesante del pennello e soprattutto i suoi personaggi sempre memorabili. Per quanto sin dall'inizio ci fossero piccoli elementi in comune, le sue prime tre opere mantenevano una notevole distanza tra loro. L'autrice non ha mai rinunciato al suo misto di commedia ed equivoci, tuttavia se "Lamù" è una commedia pura, "Ranma" è molto ibridato con l'action e lo stesso vale per le due serie a venire. Nessuno di questi lavori si è mai prefisso il lato romantico come quello principale. Pur essendo servito da traino per alcune azioni dei protagonisti, l'amore è sempre al servizio degli altri elementi e difatti mai pienamente concluso, ma solo lasciato ad intendere, sia che il finale sia completo o meno. In questo senso "Maison Ikkoku" è un'anomalia per l'autrice, che, spesso, anche nelle più serie storie brevi, splendidamente raccolte in "Rumic Short", "1orW", "Rumic Theater", "Rumic world", "Bouquet Ross"o e "Unmei no Tori", raramente ha ceduto a lacrime e struggimenti e anche in quei casi il tutto con un adulto sapore amaro, di rammarico, genuinamente vicino a quello di una società più formale e rigida di quella che conosciamo. Ma se un'autrice è così poco incline al lato romantico, cosa aspettarsi allora da questo suo secondo lavoro? Sarebbe facile un tonfo artistico notevole, un'opera vuota e tirata per i capelli... o al limite un cambio di rotta repentino alle prime difficoltà. Ebbene... non è così, dato che insospettabilmente l'autrice ha saputo rimanere fedele a se stessa pur cullando nel migliore dei modi i fan del genere e non solo. "Maison Ikkoku" è un sentimentale, comico, ma principalmente sentimentale, uno dei più gradevoli del tempo e anche di oggi. Come nelle citate storie brevi, Takahashi sensei approfitta del contesto per raccontarci attraverso le peripezie del giovane Godai un po del suo paese, senza omettere cose come la difficoltà di trovare un impiego e l'importanza data ad una posizione sociale. L'impostazione è senza dubbio leggera, ed in effetti rileggendolo a distanza di anni è questo che mi ha più stupito. Ho ritrovato un'autrice davvero diversa da quella odierna, "Maison Ikkoku" è infarcito di gag a ripetizione, senza che questo stanchi, deturpi la delicatezza di certi momenti o rovini il vero scopo della trama, un'abilità che con il suo attuale periodo "spiritico" pare essersi assopita. In pratica, mentre ho fatto fatica a finire "Inu Yasha" e ho interrotto "Rinne" sul nascere, al contrario ho finito per rileggermi tutta la serie ambientata nella pensione della signora Otonashi. Era già successo con "Lamù", ma credevo fosse per il taglio netto di genere e la nostalgia, mentre mi accorgo adesso maggiormente quanto sia cambiata la nostra regina dei manga.
Quando leggo che per molti "Maison Ikkoku" è l'opera migliore della Takahashi mi trovo sinceramente combattuto. Non è la mia preferita ne quella a cui sono più affezionato, ma è certamente la più completa e anche se non avrebbe guastato un po di presenza maggiore di Kozue e di orgoglio da parte di Godai, oggettivamente troppo sottomesso/paziente in certi momenti, l'opera rimane la meglio gestita tra tutte quelle realizzate finora, forte anche della sua durata ragionevolmente breve. Se non la migliore è sicuramente tra le migliori.
Storia: In una pensioncina malandata abitata da un gruppetto di viziosi, arriva un giorno una giovane è bella vedova, con l'intenzione di fare da amministratrice. Benché leggermente più giovane di lei, l'unico degli abitanti ad essere un minimo normale se ne innamora subito e, tra dubbi, esami da preparare, coinquilini rompiscatole, un rivale benestante, fidanzate possibili e ricerca di un lavoro stabile, dovrà darsi da fare per conquistarla, nonostante le reticenze della donna dovute alla memoria dell'amato marito scomparso, il cui nome, come sale su una ferita, è stato trasferito al suo simpatico cane.
"Maison Ikkoku" riesce ad essere ancora oggi un manga non banale, trattando al suo interno non i comuni adolescenti mantenuti dai genitori e alle prese con eterne dichiarazioni, che quando riusciranno ad esprimersi avranno già visto maturare un rapporto solido che semplicemente verrà sancito dalle parole. No, "Maison ikkoku" parla di adulti con problemi pratici e Godai, complici determinati avvenimenti, non ci metterà molto a farsi avanti, ma non per questo eviterà di sudarsi le attenzioni dell'amata. Ad un occhio occidentale le preoccupazioni del ragazzo potrebbero apparire a tratti da complessato, come anche il tirarsela di Kyoko, che in fondo non ha mai davvero vacillato nella scelta dei pretendenti, eppure non ha quasi fino all'ultimo accorciato le distanze formali. Tutto ciò è però da leggere nel contesto del tempo e della società giapponese. Il problema di Kyoko oltretutto non è tanto la scelta, ma il fatto di essere molto seria e di dover oltrepassare un trauma, quello di poter perdere nuovamente una persona amata. Ovviamente non mancano cose un po furbette, proprie da fumetto per ragazze, ad esempio l'intromissione di una studentessa, i monologhi davanti a una lapide e la svolta "dolciosa" di Godai come balia infantile, che insieme alla sua adattabilità nei lavori pratici vuole chiaramente far presa sul pubblico giapponese, nettamente più femminile di quello occidentale. Bisogna però dare atto che la sensei non ha ceduto al facile trucchetto di dare un rivale sciocco e meschino ai sui protagonisti. Kozue è una pura ingenuotta mentre Yagami è fondamentalmente una immatura testa calda, ma non si può parlare di cattiveria. Allo stesso modo non lo è il raffinato Mitaka, che pur essendo ricco, educato, bello e di successo (una versione non demenziale di Mendo e Kuno) non possiede un carattere corrotto. Infatti nonostante la situazione da privilegiato "femminaro", questo istruttore è più che serio nel suo amore e non è una brutta persona, anzi dimostrerà in un paio di occasioni (malattia e potenziale baruffa) una dose di insospettabile gentilezza. A far da traino alla cattiva condotta saranno invece gli altri abitanti della pensione, ubriaconi, molesti, impiccioni e demoralizzanti. Un terzetto/quartetto comico che prende la vita come viene, senza problemi, coscientemente cinici e d'intralcio, incapaci di dispiacersi per gli altri, benché qualche volta provino a essere... premurosi.
E' davvero facile apprezzare la Rumiko-san del secolo scorso, il suo non prendersi mai troppo sul serio, il tratto mai pesante del pennello e soprattutto i suoi personaggi sempre memorabili. Per quanto sin dall'inizio ci fossero piccoli elementi in comune, le sue prime tre opere mantenevano una notevole distanza tra loro. L'autrice non ha mai rinunciato al suo misto di commedia ed equivoci, tuttavia se "Lamù" è una commedia pura, "Ranma" è molto ibridato con l'action e lo stesso vale per le due serie a venire. Nessuno di questi lavori si è mai prefisso il lato romantico come quello principale. Pur essendo servito da traino per alcune azioni dei protagonisti, l'amore è sempre al servizio degli altri elementi e difatti mai pienamente concluso, ma solo lasciato ad intendere, sia che il finale sia completo o meno. In questo senso "Maison Ikkoku" è un'anomalia per l'autrice, che, spesso, anche nelle più serie storie brevi, splendidamente raccolte in "Rumic Short", "1orW", "Rumic Theater", "Rumic world", "Bouquet Ross"o e "Unmei no Tori", raramente ha ceduto a lacrime e struggimenti e anche in quei casi il tutto con un adulto sapore amaro, di rammarico, genuinamente vicino a quello di una società più formale e rigida di quella che conosciamo. Ma se un'autrice è così poco incline al lato romantico, cosa aspettarsi allora da questo suo secondo lavoro? Sarebbe facile un tonfo artistico notevole, un'opera vuota e tirata per i capelli... o al limite un cambio di rotta repentino alle prime difficoltà. Ebbene... non è così, dato che insospettabilmente l'autrice ha saputo rimanere fedele a se stessa pur cullando nel migliore dei modi i fan del genere e non solo. "Maison Ikkoku" è un sentimentale, comico, ma principalmente sentimentale, uno dei più gradevoli del tempo e anche di oggi. Come nelle citate storie brevi, Takahashi sensei approfitta del contesto per raccontarci attraverso le peripezie del giovane Godai un po del suo paese, senza omettere cose come la difficoltà di trovare un impiego e l'importanza data ad una posizione sociale. L'impostazione è senza dubbio leggera, ed in effetti rileggendolo a distanza di anni è questo che mi ha più stupito. Ho ritrovato un'autrice davvero diversa da quella odierna, "Maison Ikkoku" è infarcito di gag a ripetizione, senza che questo stanchi, deturpi la delicatezza di certi momenti o rovini il vero scopo della trama, un'abilità che con il suo attuale periodo "spiritico" pare essersi assopita. In pratica, mentre ho fatto fatica a finire "Inu Yasha" e ho interrotto "Rinne" sul nascere, al contrario ho finito per rileggermi tutta la serie ambientata nella pensione della signora Otonashi. Era già successo con "Lamù", ma credevo fosse per il taglio netto di genere e la nostalgia, mentre mi accorgo adesso maggiormente quanto sia cambiata la nostra regina dei manga.
Quando leggo che per molti "Maison Ikkoku" è l'opera migliore della Takahashi mi trovo sinceramente combattuto. Non è la mia preferita ne quella a cui sono più affezionato, ma è certamente la più completa e anche se non avrebbe guastato un po di presenza maggiore di Kozue e di orgoglio da parte di Godai, oggettivamente troppo sottomesso/paziente in certi momenti, l'opera rimane la meglio gestita tra tutte quelle realizzate finora, forte anche della sua durata ragionevolmente breve. Se non la migliore è sicuramente tra le migliori.
[<b>ATTENZIONE! CONTIENE SPOILER!</b>]
"Maison Ikkoku" è, a mio parere, l'opera più bella e riuscita di Rumiko Takahashi: è una storia d'amore tragicomica, la classica commedia piena zeppa di equivoci e fraintendimenti, con protagonista un povero studente universitario sempre, sempre, sempre perseguitato dalla sfortuna, tale Yusaku Godai.
La storia si apre con l'arrivo di una nuova amministratrice alla casa dove abita il povero Yusaku (la Maison Ikkoku), ovvero Kyoko Otonashi, una donna giovane e bellissima, poco più grande di lui, che però nasconde un segreto. Chiaramente il ragazzo se ne innamora a prima vista, e per tutto il manga cercherà di conquistarla, mettendo su però, molto spesso, scenette comicheequivoche al limite della credibilità. Il povero Yusaku sarà ostacolato da mille problemi durante la storia, e molto spesso sarà in difficoltà con il lavoro, ma sarà "supportato" dai suoi coinquilini - persone pigre che pensano solo a far baldoria con una bottiglia di sake in mano - e da sua nonna.
Questa "allegra combriccola" farà sempre il tifo per Yusaku, anche se combinerà più guai che altro.
In questo manga, poi, non possono mancare scene chicca, come quella del teatro delle marionette (da vedere assolutamente).
Il disegno è abbastanza semplice, ma chiaro. La storia, per quanto sia lunga, si segue con facilità, essendo leggera e divertente. I personaggi sono caratterizzati molto bene, e soprattutto non idealizzati: persone normalissime e molto comiche! Sono tutti estremamente simpatici (tranne quel fusto antipatico di Mitaka, l'allenatore di tennis, che farà il filo a Kyoko per tutta la serie!)
Di questo manga è stata realizzata anche una serie TV molto bella, oltre ad alcuni episodi speciali: è divertente e molto piacevole da vedere, ma il manga, secondo me, è imperdibile!
Insomma, se volete leggere una storia d'amore leggera e contemporaneamente farvi due risate, questo è il manga giusto pere voi. Lo consiglio vivamente a tutti!
"Maison Ikkoku" è, a mio parere, l'opera più bella e riuscita di Rumiko Takahashi: è una storia d'amore tragicomica, la classica commedia piena zeppa di equivoci e fraintendimenti, con protagonista un povero studente universitario sempre, sempre, sempre perseguitato dalla sfortuna, tale Yusaku Godai.
La storia si apre con l'arrivo di una nuova amministratrice alla casa dove abita il povero Yusaku (la Maison Ikkoku), ovvero Kyoko Otonashi, una donna giovane e bellissima, poco più grande di lui, che però nasconde un segreto. Chiaramente il ragazzo se ne innamora a prima vista, e per tutto il manga cercherà di conquistarla, mettendo su però, molto spesso, scenette comicheequivoche al limite della credibilità. Il povero Yusaku sarà ostacolato da mille problemi durante la storia, e molto spesso sarà in difficoltà con il lavoro, ma sarà "supportato" dai suoi coinquilini - persone pigre che pensano solo a far baldoria con una bottiglia di sake in mano - e da sua nonna.
Questa "allegra combriccola" farà sempre il tifo per Yusaku, anche se combinerà più guai che altro.
In questo manga, poi, non possono mancare scene chicca, come quella del teatro delle marionette (da vedere assolutamente).
Il disegno è abbastanza semplice, ma chiaro. La storia, per quanto sia lunga, si segue con facilità, essendo leggera e divertente. I personaggi sono caratterizzati molto bene, e soprattutto non idealizzati: persone normalissime e molto comiche! Sono tutti estremamente simpatici (tranne quel fusto antipatico di Mitaka, l'allenatore di tennis, che farà il filo a Kyoko per tutta la serie!)
Di questo manga è stata realizzata anche una serie TV molto bella, oltre ad alcuni episodi speciali: è divertente e molto piacevole da vedere, ma il manga, secondo me, è imperdibile!
Insomma, se volete leggere una storia d'amore leggera e contemporaneamente farvi due risate, questo è il manga giusto pere voi. Lo consiglio vivamente a tutti!
Maison Ikkoku è uno di quei capolavori senza tempo che tutti dovrebbero leggere, probabilmente il migliore e il più completo dei lavori della Takahashi. E' incredibile pensare che sia riuscita a serializzare contemporaneamente questo e Lamù, due serie ricche di gag e particolari anche solo a livello di disegno!
Ad ogni modo, Maison Ikkoku racconta le avventure dello sventurato Godai, un ronin (cioè che non ha superato l'esame di ammissione all'università e si appresta a riprovarci- la parola significa qualcosa tipo "samurai senza padrone" infatti) che vive nell'Ikkoku-kan, una vecchia casa su due piani con varie stanze affittate a coinquilini diversi. Gli altri abitanti dell'Ikkoku-kan sono Yotsuya, il confinante di Godai, che per quanto ama impicciarsi degli affari del ragazzo, derubarlo delle scorte di cibo e infastidirlo mentre studia, ha addirittura creato un buco nel muro tra le loro due stanze per poter "strisciare" vicino a Godai e importunarlo in ogni modo possibile; la "svergognata" Akemi, una ragazza che gira costantemente in biancheria intima, che lavora come cameriera al Chachamaru, il locale dove i protagonisti vanno a bere e a fare baldoria, e il cui unico scopo durante il giorno è quello di tormentare Godai scoraggiandolo in tutti i modi possibili; infine Ichinose, una donna di mezza età che va continuamente a ubriacarsi in camera di Godai- mentre quest'ultimo cerca di studiare, e il suo figlioletto Kentaro.
Un giorno in preda allo sconforto Godai decide di andarsene, e mentre i coinquilini cercano di fermarlo ecco che appare sulla porta di casa la nuova amministratrice, la bella Kyoko!
Godai si innamora all'istante di Kyoko, dando inizio a quella che è diventata accidentalmente (infatti la Takahashi aveva concepito questo come un manga comico e la love story tra i protagonisti doveva essere un elemento seco dario) una delle storie d'amore più belle di sempre!
Infatti sia Godai che i suoi vicini- che cercheranno di ostacolarlo e sabortarlo in OGNI modo! - ignorano il passato di Kyoko.
La ragazza infatti, nonostante abbia solo 22 anni è già stata sposata (col figlio del proprietario dell'Ikkoku-kan) ed è rimasta vedova: proprio questo giustifica il suo lavoro come amministratrice, infatti in questo modo Kyoko cerca di rimanere legata alla famiglia del suo defunto marito, non volendo cedere alle pressioni di sua madre che insiste affinchè si risposi.
E sarà proprio il ricordo del marito di Kyoko l'ostacolo più duro da superare per il povero Godai.....
Maison Ikkoku è tante cose insieme.
1) Una commedia demenziale con dialoghi acuti e intelligenti.
Gli abitanti dell'Ikkoku-kan sono una vera e propria famiglia: Ichinose rappresenta la madre, Yotsuya il padre e Akemi la sorella sgarbata di Godai. Ci sono battute memorabili e tentativi di sabotaggio che farebbero morire dal ridere chiunque!
2) Una love story senza tempo. Nell'allegria e nella bolgia provocata dai vicini di Godai, si delinea una storia d'amore drammatica, in cui Kyoko oscilla continuamente tra il presente e il ricordo del suo defunto marito, così come Godai che pensa che "se il marito fosse ancora vivo, Kyoko ne vedrebbe i difetti, invece così è un avversario imbattibile".
Oltre all'ostacolo del passato di Kyoko, e al fatto che seppure abbiano pochi anni di differenza lei sia una donna con alle spalle un passato e Godai è soltanto un ragazzino senza alcuna esperienza, ci si mettono Nanao- che vorrebbe essere la ragazza di Godai e Mitaka, l'affascinante istruttore di tennis di Kyoko e Ichinose.
3) Una fotografia della società giapponese di fine anni '80.
Godai, lo studente fallito senza alcuna prospettiva, che dovrà faticare molto per trovare un lavoro e una posizione sociale adeguata per poter garantire a Kyoko un buon tenore di vita.
E Kyoko stessa, già vedova a soli 22 anni, tormentata da tutti che insistono affibchè si risposi subito "prima che sia troppo tardi e non la voglia più nessuno". Viene fuori quanto sia pesante e difficile essere una donna in una società che ti considera soltanto finchè sei giovane e bella, dopo di chè non avrai più chance e dovrai rimanere sola per tutta la vita.
Inoltre Maison Ikkoku è, tra le opere della Takahashi, quella più curata anche dal punto di vista dei disegni, una retinatura al minimo compensata da un grandioso uso dell'inchiostrazione (se non sbaglio la Takahashi inchiostra completamente col pennello). Sfondi e effetti di luce grandiosi, resi in maniera impeccabile quasi soltanto con la china. Vi sentirete subito partecipi del racconto e della scena, che sia un bel tramonto o che sia all'interno di n bar.
Maison Ikkoku vanta una delle trasposizioni animate più belle di sempre, per contenuto, animazione, scelta dei colori e soprattutto per le musiche. La storia è resa ancora meglio che nel manga.
Veniamo alle note dolenti infine, l'edizione italiana: la prima era in formato da circa 100 pagine a volume, ormai un pò datata nella grafica e nel formato.
Vi è poi la ristampa versione "perfect edition" da circa 300 pagine a volume. L'aspetto deludente di questa edizione è che presenta 3 sole pagine a colori per volume e sono rimaste in bianco e nero le molte tavole a colori all'interno dei capitoli. Suppongo che anche la versione giapponese di questo formato sia così, ma visto quanti anni sono passati dalla prima edizione, e visto che stiamo parlando di una leggenda dei manga, sarebbe stato interessante strappare un accordo all'editore Giapponese e riuscire a rendere a colori anche le pagine che lo erano originariamente nella pubblicazione su rivista.
Ad ogni modo, Maison Ikkoku racconta le avventure dello sventurato Godai, un ronin (cioè che non ha superato l'esame di ammissione all'università e si appresta a riprovarci- la parola significa qualcosa tipo "samurai senza padrone" infatti) che vive nell'Ikkoku-kan, una vecchia casa su due piani con varie stanze affittate a coinquilini diversi. Gli altri abitanti dell'Ikkoku-kan sono Yotsuya, il confinante di Godai, che per quanto ama impicciarsi degli affari del ragazzo, derubarlo delle scorte di cibo e infastidirlo mentre studia, ha addirittura creato un buco nel muro tra le loro due stanze per poter "strisciare" vicino a Godai e importunarlo in ogni modo possibile; la "svergognata" Akemi, una ragazza che gira costantemente in biancheria intima, che lavora come cameriera al Chachamaru, il locale dove i protagonisti vanno a bere e a fare baldoria, e il cui unico scopo durante il giorno è quello di tormentare Godai scoraggiandolo in tutti i modi possibili; infine Ichinose, una donna di mezza età che va continuamente a ubriacarsi in camera di Godai- mentre quest'ultimo cerca di studiare, e il suo figlioletto Kentaro.
Un giorno in preda allo sconforto Godai decide di andarsene, e mentre i coinquilini cercano di fermarlo ecco che appare sulla porta di casa la nuova amministratrice, la bella Kyoko!
Godai si innamora all'istante di Kyoko, dando inizio a quella che è diventata accidentalmente (infatti la Takahashi aveva concepito questo come un manga comico e la love story tra i protagonisti doveva essere un elemento seco dario) una delle storie d'amore più belle di sempre!
Infatti sia Godai che i suoi vicini- che cercheranno di ostacolarlo e sabortarlo in OGNI modo! - ignorano il passato di Kyoko.
La ragazza infatti, nonostante abbia solo 22 anni è già stata sposata (col figlio del proprietario dell'Ikkoku-kan) ed è rimasta vedova: proprio questo giustifica il suo lavoro come amministratrice, infatti in questo modo Kyoko cerca di rimanere legata alla famiglia del suo defunto marito, non volendo cedere alle pressioni di sua madre che insiste affinchè si risposi.
E sarà proprio il ricordo del marito di Kyoko l'ostacolo più duro da superare per il povero Godai.....
Maison Ikkoku è tante cose insieme.
1) Una commedia demenziale con dialoghi acuti e intelligenti.
Gli abitanti dell'Ikkoku-kan sono una vera e propria famiglia: Ichinose rappresenta la madre, Yotsuya il padre e Akemi la sorella sgarbata di Godai. Ci sono battute memorabili e tentativi di sabotaggio che farebbero morire dal ridere chiunque!
2) Una love story senza tempo. Nell'allegria e nella bolgia provocata dai vicini di Godai, si delinea una storia d'amore drammatica, in cui Kyoko oscilla continuamente tra il presente e il ricordo del suo defunto marito, così come Godai che pensa che "se il marito fosse ancora vivo, Kyoko ne vedrebbe i difetti, invece così è un avversario imbattibile".
Oltre all'ostacolo del passato di Kyoko, e al fatto che seppure abbiano pochi anni di differenza lei sia una donna con alle spalle un passato e Godai è soltanto un ragazzino senza alcuna esperienza, ci si mettono Nanao- che vorrebbe essere la ragazza di Godai e Mitaka, l'affascinante istruttore di tennis di Kyoko e Ichinose.
3) Una fotografia della società giapponese di fine anni '80.
Godai, lo studente fallito senza alcuna prospettiva, che dovrà faticare molto per trovare un lavoro e una posizione sociale adeguata per poter garantire a Kyoko un buon tenore di vita.
E Kyoko stessa, già vedova a soli 22 anni, tormentata da tutti che insistono affibchè si risposi subito "prima che sia troppo tardi e non la voglia più nessuno". Viene fuori quanto sia pesante e difficile essere una donna in una società che ti considera soltanto finchè sei giovane e bella, dopo di chè non avrai più chance e dovrai rimanere sola per tutta la vita.
Inoltre Maison Ikkoku è, tra le opere della Takahashi, quella più curata anche dal punto di vista dei disegni, una retinatura al minimo compensata da un grandioso uso dell'inchiostrazione (se non sbaglio la Takahashi inchiostra completamente col pennello). Sfondi e effetti di luce grandiosi, resi in maniera impeccabile quasi soltanto con la china. Vi sentirete subito partecipi del racconto e della scena, che sia un bel tramonto o che sia all'interno di n bar.
Maison Ikkoku vanta una delle trasposizioni animate più belle di sempre, per contenuto, animazione, scelta dei colori e soprattutto per le musiche. La storia è resa ancora meglio che nel manga.
Veniamo alle note dolenti infine, l'edizione italiana: la prima era in formato da circa 100 pagine a volume, ormai un pò datata nella grafica e nel formato.
Vi è poi la ristampa versione "perfect edition" da circa 300 pagine a volume. L'aspetto deludente di questa edizione è che presenta 3 sole pagine a colori per volume e sono rimaste in bianco e nero le molte tavole a colori all'interno dei capitoli. Suppongo che anche la versione giapponese di questo formato sia così, ma visto quanti anni sono passati dalla prima edizione, e visto che stiamo parlando di una leggenda dei manga, sarebbe stato interessante strappare un accordo all'editore Giapponese e riuscire a rendere a colori anche le pagine che lo erano originariamente nella pubblicazione su rivista.
"Maison Ikkoku" è probabilmente l'opera più riuscita della ormai famosissima Regina del manga, Rumiko Takahashi. A differenza di altri suoi lavori sicuramente più conosciuti, come "Ranma 1/2", "Lamù" o "Inuyasha", "Maison Ikkoku" presenta una normale storia d'amore ambientata nel Giappone degli anni '80.
Protagonisti sono Godai, uno studente universitario non particolarmente brillante, e Kyoko, una giovane vedova poco più grande di lui. La storia inizia nel momento in cui Kyoko diventa la nuova amministratrice dell' Ikkoku-kan, uno stabile malridotto, abitato, oltre che da Godai, dai personaggi più bizzarri e irritanti che si siano mai visti prima.
Non appena si incontrano per Godai è amore a prima vista, un 'amore ben diverso da quello a cui siamo abituati oggi; il ragazzo decide infatti di impegnarsi nello studio e nella ricerca di un lavoro per poi poter chiedere alla sua innamorata di sposarlo. Ad opporsi alla storia fra i due giovani, in aggiunta agli abitanti dell'Ikkoku-kan, troviamo una sfilza di personaggi uno più assurdo dell'altro , oltre che ha una serie infinita di fraintendimenti e incomprensioni di ogni tipo.
Una delle più belle storie d'amore di sempre che si dilunga nel corso di diversi anni, mostrandoci una semplice quanto realistica crescita da parte dei protagonisti.
Anche i personaggi secondari sono ottimamente caratterizzati e si rivelano essere il punto forte dell'opera; la Takahashi è riuscita a creare un gruppo in grado di dare vita alle situazioni più bizzarre e divertenti, senza mai cadere nel banale e nel ripetitivo. Il lettore prima che riesca a rendersene conto si troverà a tifare assiduamente per Godai, sperando che il volume successivo sia quello della svolta decisiva. "Maison Ikkoku" infatti, a differenza di altre opere delle Mangaka, ha una vera e propria trama, e anche se inizialmente gli eventi potranno sembrare fra loro scollegati alla fine ci si renderà conto di come l'autrice sia riuscita ad imbastire una storia completa ed avvincente.
Una super commedia romantica che però riesce anche a trattare delle tematiche importanti in maniera incredibilmente realista, come per esempio la responsabilità nei confronti della famiglia, le difficoltà, che nella società attuale sono ancora maggiori, di trovare un buon impiego, il rapporto con i genitori, ed altri ancora.
Tecnicamente lo stile è quello inconfondibile della Sensei, personaggi semplici e ambientazioni non particolarmente dettagliate; con l'avanzare dei volumi si nota tuttavia un buon miglioramento.
La Star Comics ha presentato l'opera suddividendola in volumetti più piccoli, portandola da quindici a ventisette numeri.
In conclusione "Maison Ikkoku" è un manga che deve essere letto almeno una volta, perché oltre ad essere un capolavoro, è stato ed è tutto'ora un importantissimo modello da cui sono state tratte una miriade di altre produzioni.
Un'opera commovente, coinvolgente ed esilarante, da leggere tutta d'un fiato e con un finale che non deluderà. Consigliatissima.
Protagonisti sono Godai, uno studente universitario non particolarmente brillante, e Kyoko, una giovane vedova poco più grande di lui. La storia inizia nel momento in cui Kyoko diventa la nuova amministratrice dell' Ikkoku-kan, uno stabile malridotto, abitato, oltre che da Godai, dai personaggi più bizzarri e irritanti che si siano mai visti prima.
Non appena si incontrano per Godai è amore a prima vista, un 'amore ben diverso da quello a cui siamo abituati oggi; il ragazzo decide infatti di impegnarsi nello studio e nella ricerca di un lavoro per poi poter chiedere alla sua innamorata di sposarlo. Ad opporsi alla storia fra i due giovani, in aggiunta agli abitanti dell'Ikkoku-kan, troviamo una sfilza di personaggi uno più assurdo dell'altro , oltre che ha una serie infinita di fraintendimenti e incomprensioni di ogni tipo.
Una delle più belle storie d'amore di sempre che si dilunga nel corso di diversi anni, mostrandoci una semplice quanto realistica crescita da parte dei protagonisti.
Anche i personaggi secondari sono ottimamente caratterizzati e si rivelano essere il punto forte dell'opera; la Takahashi è riuscita a creare un gruppo in grado di dare vita alle situazioni più bizzarre e divertenti, senza mai cadere nel banale e nel ripetitivo. Il lettore prima che riesca a rendersene conto si troverà a tifare assiduamente per Godai, sperando che il volume successivo sia quello della svolta decisiva. "Maison Ikkoku" infatti, a differenza di altre opere delle Mangaka, ha una vera e propria trama, e anche se inizialmente gli eventi potranno sembrare fra loro scollegati alla fine ci si renderà conto di come l'autrice sia riuscita ad imbastire una storia completa ed avvincente.
Una super commedia romantica che però riesce anche a trattare delle tematiche importanti in maniera incredibilmente realista, come per esempio la responsabilità nei confronti della famiglia, le difficoltà, che nella società attuale sono ancora maggiori, di trovare un buon impiego, il rapporto con i genitori, ed altri ancora.
Tecnicamente lo stile è quello inconfondibile della Sensei, personaggi semplici e ambientazioni non particolarmente dettagliate; con l'avanzare dei volumi si nota tuttavia un buon miglioramento.
La Star Comics ha presentato l'opera suddividendola in volumetti più piccoli, portandola da quindici a ventisette numeri.
In conclusione "Maison Ikkoku" è un manga che deve essere letto almeno una volta, perché oltre ad essere un capolavoro, è stato ed è tutto'ora un importantissimo modello da cui sono state tratte una miriade di altre produzioni.
Un'opera commovente, coinvolgente ed esilarante, da leggere tutta d'un fiato e con un finale che non deluderà. Consigliatissima.
Maison Ikkoku mi è piaciuto moltissimo. Ha tante qualità che io apprezzo di un'opera seinen sentimentale. Valutando la trama, direi che è un manga di stampo classico. I disegni non sono eccelsi, ma sono comunque apprezzabili e migliorano man mano che si prosegue la lettura dei volumi. Però c'è una cosa che ho adorato davvero di questo manga, e che secondo me giustifica ulteriormente la mia valutazione molto positiva: i personaggi. Ognuno di essi presenta delle caratteristiche ben precise e non sono per nulla banali. Soprattutto i coinquilini della Maison Ikkoku risultano essere molto ben descritti e hanno una personalità piuttosto forte, tanto da sembrare degli ulteriori protagonisti e non dei semplici personaggi secondari: questo li rende ulteriormente importanti. Ciò che fa stare in piedi il manga (oltre alle vicende amorose dei protagonisti) sono soprattutto le gag di questi coinquilini e la loro capacità di far sorridere il lettore in tanti momenti della storia. Quindi, ciò che davvero ho apprezzato del manga, oltre ai protagonisti, è che lo spazio nella storia non è occupata esclusivamente da questi ultimi, ma vengono descritte anche alcune vicende dei vari personaggi che ruotano attorno ai protagonisti e rendono questo manga davvero un'opera completa a tutti gli effetti.
Se dovessi fare una critica, tanto per trovare il pelo nell'uovo, potrei dire che ho trovato un attimo pesante il fatto che la storia sia proseguita piuttosto lentamente e quindi sono arrivata a un punto in cui credevo che non sarei mai riuscita a vedere la fine. Diciamo che fino al volume 19 di 27 l'ho trovato piuttosto lineare e carino, poi ha cominciato a piacermi di meno perché la vicenda si era arenata e stava andando un po' per le lunghe. La parte finale comunque merita davvero: personalmente ho trovato gli ultimi volumi uno più bello dell'altro.
Consigliatissimo agli amanti del genere sentimentale, perché questo manga ha una venatura di romanticismo, che è costante ma molto velata, e compare in modo più esplicito nella parte finale del manga. Consigliato anche a chi non ama questo genere, perché risulta essere divertente e spassoso, con la presenza di svariate gag e personaggi fuori dal comune.
Se dovessi fare una critica, tanto per trovare il pelo nell'uovo, potrei dire che ho trovato un attimo pesante il fatto che la storia sia proseguita piuttosto lentamente e quindi sono arrivata a un punto in cui credevo che non sarei mai riuscita a vedere la fine. Diciamo che fino al volume 19 di 27 l'ho trovato piuttosto lineare e carino, poi ha cominciato a piacermi di meno perché la vicenda si era arenata e stava andando un po' per le lunghe. La parte finale comunque merita davvero: personalmente ho trovato gli ultimi volumi uno più bello dell'altro.
Consigliatissimo agli amanti del genere sentimentale, perché questo manga ha una venatura di romanticismo, che è costante ma molto velata, e compare in modo più esplicito nella parte finale del manga. Consigliato anche a chi non ama questo genere, perché risulta essere divertente e spassoso, con la presenza di svariate gag e personaggi fuori dal comune.
Attenzione: la recensione contiene alcuni spoiler.
Da nuovo iscritto inizio subito con la recensione di uno dei manga esemplari della Takahashi, Maison Ikkoku (ignominiosamente noto da noi come "Cara dolce Kyoko").
Tanto per cominciare vorrei dire che, pur trattandosi in questo caso di un capolavoro, non posso affermarne con certezza la superiorità a un altro dei manga dell'autrice, il mitico "Urusei Yatsura".
Mi verrebbe quasi da dire che i due capolavori della Takahashi si completino a vicenda!
Dopo aver letto sia il manga che visto l'anime mi riesce difficile stabilire con esattezza quale delle due versioni sia davvero imprescindibile e, anche se in genere la versione animata, soprattutto se realizzata bene, ha il vantaggio d'essere maggiormente d'impatto, devo dire che l'omissione di una delle scene più "forti" del fumetto (la scena d'amore tra Kyoko e Godai) stempera pesantemente il contenuto "adulto" e maturo dell'opera… Concludendo consiglierei comunque la visione dell'anime a prescindere, soprattutto ultimata la lettura del manga!
Innanzitutto protagonista dell'opera è a detta della stessa autrice non Kyoko - come vorrebbe il titolo dell'edizione italiana dell'anime - ma Godai, anzi, ancora di più, direi che il vero perno attorno al quale ruotano le vicende sentimentali e grottesche di Godai e compagnia è proprio la pensione Ikkoku stessa!
Non è infatti un caso che i nomi dei personaggi siano stati modellati in base al numero delle stanze che essi occupano: insomma, la pensione Ikkoku non è il semplice luogo fisico nel quale si svolgono le vicende principali, ma è quasi una presenza "animata", un luogo dell'anima ove i personaggi si troveranno a condividere gioie, emozioni e follie.
Quel che realmente mi ha colpito dell'opera è la delicatezza che contraddistingue la storia e i personaggi, senza che vi siano eccessi o sbavature melodrammatiche o facili soluzioni.
I personaggi sono stati delineati in maniera del tutto singolare, anche per la Takahashi stessa, perché sebbene vi sia una sorta di "maturazione" nel corso della storia da parte dei protagonisti, i quali si vedranno costretti ad affrontare l'uno i problemi concreti dell'esistenza e l'altra a fare i conti con i fantasmi del passato, non vi è assolutamente un cambiamento radicale, che a mio avviso stonerebbe e renderebbe la storia una storia di formazione.
Al contrario che in altre opere dell'autrice - e qui risiede la vera originalità di MI - sembra che sia stato trovato un perfetto equilibrio tra il macchiettiamo dei personaggi secondari e l'introspezione di quelli primari e quindi tra le situazioni comiche e grottesche (private però del lato sovrannaturale che caratterizzava Urusei Yatsura o Ranma) e le vicende sentimentali che dovrebbero far progredire la storia.
Storia che, è bene specificarlo, si protrae per diversi anni e vede appunto una maturazione, intesa proprio come "presa di coscienza" da parte di Kyoko e Godai, il cui merito, in ultima analisi, sarà quello di riuscire ad accettare la presenza "scomoda" di Soichiro (che è sia l'ex marito di Kyoko, vedova, sia il loro cane!) e a far breccia nel cuore della vedova col tempo, senza forzare la mano e i tempi, come invece fa Mitaka, suo rivale in amore, tennista, ginnasta e ricco, altrettanto innamorato di Kyoko: in tutti i sensi la controparte "realizzata" di Godai, come lo era, molto vagamente, Mendo Shutaru per Ataru in UY.
Triangoli amorosi e situazioni al limite dell'ambiguo vengono a crearsi in continuazione anche con il favore dei coinquilini della Maison Ikkoku; secondo me, vera gemma e squisitezza sono proprio questi personaggi che, l'ho già accennato, rasentano il limite del macchiettistico, per cui non è proprio pensabile per loro un cambiamento d'alcuna sorta (ci piacciono così come sono!): basti pensare all'imperscrutabile Yotsuya, uno dei personaggi migliori partoriti dalla matita della Takahashi, oppure la tremenda Ichinose, occupante della prima stanza, costantemente dedita all'alcool e al pettegolezzo, ma premurosa e amorevole nei confronti del marito (che ci verrà introdotto solo successivamente) e della bella Kyoko. C'è poi l'impudica Nikaido, prototipo della ragazza squattrinata e affascinante, sveglia ma sfortunata in amore.
Altri personaggi di margine notevoli saranno la "ragazza" di Godai, il quale è ingenuamente convinto di intrattenervi una relazione su termini puramente amicali e che porterà invece a una serie di equivoci che troveranno solo nel finale un completo scioglimento; il comprimario Mitaka, non meno innamorato di Kyoko dello stesso protagonista e che nel manga, maggiormente che nell'anime, verrà sempre tenuto molto in considerazione dalla ragazza; il principale di Godai, personaggio che comparirà solo nella parte finale del manga, il quale non mancherà di dispensare consigli utili al nostro;
la nonna di Godai - in assoluto il personaggio che preferisco insieem a Yotsuya e ad Ichinose - che pur mostrandosi severa nei confronti del nipote e più volte disposta ad avvantaggiare i suoi coinquilini nei loro crudeli scherzi ai suoi danni, farà di tutto per aiutarlo nel suo amore con la bella padrona di casa.
Certo è che la nonna che nel suo piccolo cercherà di far maturare il nipote "senza spina dorsale", rappresenterà più un caso unico che raro nell'universo di Maison Ikkoku: con le loro continue irruzioni nell'appartamento di Godai - mitiche in particolare le entrate in scena di Yotsuya, degne di quelle del signor Fujinami e di Sakurambo in UY! - i molesti coinquilini osteggeranno in tutti i modi possibili lo studio e, in generale, i buoni propositi del povero Godai, suscitando le ire della protettiva Kyoko e momenti di ilarità irripetibili per noi lettori!
Va detto che questi personaggi che un po' sembrano usciti dalle altre opere della Takahashi, pur essendo particolarissimi proprio nella loro "piattezza", nella mancanza di approfondimento psicologico - che alla lunga, lasciatemelo dire, risulterebbe forzato e stancante! -, e fanno un po' da contorno, da sfondo, oltre che da leitmotiv e da complicazione alla vicenda principale.
È sostanzialmente la loro "purezza" a renderli così facili da apprezzare, proprio perché conferiscono all'opera una carica di familiarità, di irripetibilità, diciamo pure di unicità e fungono da fattori "sdrammatizzanti" della vicenda principale, che resta per sommi capi identificabile come una commedia degli equivoci.
È bello proprio il modo in cui la vicenda principale, soggetta come dicevo al passaggio degli anni e a una lenta maturazione del rapporto difficoltoso tra lo studente e la padrona di casa, sia sfiorata senza però mutare da queste situazioni di sfondo a formare quasi un mitico quadro di famiglia: non è un caso che l'opera termini circolarmente. La novità non è infatti nel lieto fine, del resto prevedibile, ma nel fatto che i protagonisti decidano di non lasciare il nucleo, di non estraniarsi, narrativamente parlando, dal contesto statico e arciproduttivo che ha visto la nascita del loro amore.
Va comunque notato che la maggior parte degli avvenimenti principali avviene, come è sacrosanto che sia, da un punto di vista sia puramente narrativo che da un punto di vista pratico(!), quando vengono a mancare le situazioni di sfondo, quindi in assenza di fattori complicanti; eppure la decisione finale di tornare alla Maison Ikkoku segna proprio la circolarità della narrazione, la piena accettazione di questo mondo fantastico e irripetibile, fatto di complicazioni ed espedienti, ma anche genuino e vivo!
Pur rinunciando all'aspetto volutamente surreale di opere come Urusei Yatsura e agli intenti più puramente parodistici che smitizzano gli aspetti seriosi delle opere "impegnate" e tematizzate, la Takahashi non rinuncia quindi ad una componente prettamente comica, che funga sì da intralcio per il protagonista (Godai, prima dell'arrivo di Kyoko, assillato dai continui scherzi dei suoi coinquilini, intendeva lasciare la pensione e se alla fine sceglie di restarvi è solo perché ormai il suo personaggio ha raggiunto il proprio completamento, esattamente come gli altri personaggi) ma che effettivamente rende l'opera più che una semplice storia d'amore, comunque ottimamente raccontata.
Quanto al lato tecnico… Beh, che dire, la Takahashi non spicca certo per la particolare abilità nei disegni, però va comunque detto che il suo tratto è piacevole e inconfondibile, anche se talvolta tende a risultare ripetitivo e sempliciotto. Io, comunque, non lo vedo come un difetto aberrante, anzi, mi sembra far parte dell'anima dell'opera!
Complessivamente sarebbe un 9,5 anche, ma visto che i mezzi voti non esistono, anche se un po' mi dispiace di "abbassare" la media di questo leggendario manga, mi "limito" al 9, perché penso che i manga da 10 si possano davvero contare.
Da nuovo iscritto inizio subito con la recensione di uno dei manga esemplari della Takahashi, Maison Ikkoku (ignominiosamente noto da noi come "Cara dolce Kyoko").
Tanto per cominciare vorrei dire che, pur trattandosi in questo caso di un capolavoro, non posso affermarne con certezza la superiorità a un altro dei manga dell'autrice, il mitico "Urusei Yatsura".
Mi verrebbe quasi da dire che i due capolavori della Takahashi si completino a vicenda!
Dopo aver letto sia il manga che visto l'anime mi riesce difficile stabilire con esattezza quale delle due versioni sia davvero imprescindibile e, anche se in genere la versione animata, soprattutto se realizzata bene, ha il vantaggio d'essere maggiormente d'impatto, devo dire che l'omissione di una delle scene più "forti" del fumetto (la scena d'amore tra Kyoko e Godai) stempera pesantemente il contenuto "adulto" e maturo dell'opera… Concludendo consiglierei comunque la visione dell'anime a prescindere, soprattutto ultimata la lettura del manga!
Innanzitutto protagonista dell'opera è a detta della stessa autrice non Kyoko - come vorrebbe il titolo dell'edizione italiana dell'anime - ma Godai, anzi, ancora di più, direi che il vero perno attorno al quale ruotano le vicende sentimentali e grottesche di Godai e compagnia è proprio la pensione Ikkoku stessa!
Non è infatti un caso che i nomi dei personaggi siano stati modellati in base al numero delle stanze che essi occupano: insomma, la pensione Ikkoku non è il semplice luogo fisico nel quale si svolgono le vicende principali, ma è quasi una presenza "animata", un luogo dell'anima ove i personaggi si troveranno a condividere gioie, emozioni e follie.
Quel che realmente mi ha colpito dell'opera è la delicatezza che contraddistingue la storia e i personaggi, senza che vi siano eccessi o sbavature melodrammatiche o facili soluzioni.
I personaggi sono stati delineati in maniera del tutto singolare, anche per la Takahashi stessa, perché sebbene vi sia una sorta di "maturazione" nel corso della storia da parte dei protagonisti, i quali si vedranno costretti ad affrontare l'uno i problemi concreti dell'esistenza e l'altra a fare i conti con i fantasmi del passato, non vi è assolutamente un cambiamento radicale, che a mio avviso stonerebbe e renderebbe la storia una storia di formazione.
Al contrario che in altre opere dell'autrice - e qui risiede la vera originalità di MI - sembra che sia stato trovato un perfetto equilibrio tra il macchiettiamo dei personaggi secondari e l'introspezione di quelli primari e quindi tra le situazioni comiche e grottesche (private però del lato sovrannaturale che caratterizzava Urusei Yatsura o Ranma) e le vicende sentimentali che dovrebbero far progredire la storia.
Storia che, è bene specificarlo, si protrae per diversi anni e vede appunto una maturazione, intesa proprio come "presa di coscienza" da parte di Kyoko e Godai, il cui merito, in ultima analisi, sarà quello di riuscire ad accettare la presenza "scomoda" di Soichiro (che è sia l'ex marito di Kyoko, vedova, sia il loro cane!) e a far breccia nel cuore della vedova col tempo, senza forzare la mano e i tempi, come invece fa Mitaka, suo rivale in amore, tennista, ginnasta e ricco, altrettanto innamorato di Kyoko: in tutti i sensi la controparte "realizzata" di Godai, come lo era, molto vagamente, Mendo Shutaru per Ataru in UY.
Triangoli amorosi e situazioni al limite dell'ambiguo vengono a crearsi in continuazione anche con il favore dei coinquilini della Maison Ikkoku; secondo me, vera gemma e squisitezza sono proprio questi personaggi che, l'ho già accennato, rasentano il limite del macchiettistico, per cui non è proprio pensabile per loro un cambiamento d'alcuna sorta (ci piacciono così come sono!): basti pensare all'imperscrutabile Yotsuya, uno dei personaggi migliori partoriti dalla matita della Takahashi, oppure la tremenda Ichinose, occupante della prima stanza, costantemente dedita all'alcool e al pettegolezzo, ma premurosa e amorevole nei confronti del marito (che ci verrà introdotto solo successivamente) e della bella Kyoko. C'è poi l'impudica Nikaido, prototipo della ragazza squattrinata e affascinante, sveglia ma sfortunata in amore.
Altri personaggi di margine notevoli saranno la "ragazza" di Godai, il quale è ingenuamente convinto di intrattenervi una relazione su termini puramente amicali e che porterà invece a una serie di equivoci che troveranno solo nel finale un completo scioglimento; il comprimario Mitaka, non meno innamorato di Kyoko dello stesso protagonista e che nel manga, maggiormente che nell'anime, verrà sempre tenuto molto in considerazione dalla ragazza; il principale di Godai, personaggio che comparirà solo nella parte finale del manga, il quale non mancherà di dispensare consigli utili al nostro;
la nonna di Godai - in assoluto il personaggio che preferisco insieem a Yotsuya e ad Ichinose - che pur mostrandosi severa nei confronti del nipote e più volte disposta ad avvantaggiare i suoi coinquilini nei loro crudeli scherzi ai suoi danni, farà di tutto per aiutarlo nel suo amore con la bella padrona di casa.
Certo è che la nonna che nel suo piccolo cercherà di far maturare il nipote "senza spina dorsale", rappresenterà più un caso unico che raro nell'universo di Maison Ikkoku: con le loro continue irruzioni nell'appartamento di Godai - mitiche in particolare le entrate in scena di Yotsuya, degne di quelle del signor Fujinami e di Sakurambo in UY! - i molesti coinquilini osteggeranno in tutti i modi possibili lo studio e, in generale, i buoni propositi del povero Godai, suscitando le ire della protettiva Kyoko e momenti di ilarità irripetibili per noi lettori!
Va detto che questi personaggi che un po' sembrano usciti dalle altre opere della Takahashi, pur essendo particolarissimi proprio nella loro "piattezza", nella mancanza di approfondimento psicologico - che alla lunga, lasciatemelo dire, risulterebbe forzato e stancante! -, e fanno un po' da contorno, da sfondo, oltre che da leitmotiv e da complicazione alla vicenda principale.
È sostanzialmente la loro "purezza" a renderli così facili da apprezzare, proprio perché conferiscono all'opera una carica di familiarità, di irripetibilità, diciamo pure di unicità e fungono da fattori "sdrammatizzanti" della vicenda principale, che resta per sommi capi identificabile come una commedia degli equivoci.
È bello proprio il modo in cui la vicenda principale, soggetta come dicevo al passaggio degli anni e a una lenta maturazione del rapporto difficoltoso tra lo studente e la padrona di casa, sia sfiorata senza però mutare da queste situazioni di sfondo a formare quasi un mitico quadro di famiglia: non è un caso che l'opera termini circolarmente. La novità non è infatti nel lieto fine, del resto prevedibile, ma nel fatto che i protagonisti decidano di non lasciare il nucleo, di non estraniarsi, narrativamente parlando, dal contesto statico e arciproduttivo che ha visto la nascita del loro amore.
Va comunque notato che la maggior parte degli avvenimenti principali avviene, come è sacrosanto che sia, da un punto di vista sia puramente narrativo che da un punto di vista pratico(!), quando vengono a mancare le situazioni di sfondo, quindi in assenza di fattori complicanti; eppure la decisione finale di tornare alla Maison Ikkoku segna proprio la circolarità della narrazione, la piena accettazione di questo mondo fantastico e irripetibile, fatto di complicazioni ed espedienti, ma anche genuino e vivo!
Pur rinunciando all'aspetto volutamente surreale di opere come Urusei Yatsura e agli intenti più puramente parodistici che smitizzano gli aspetti seriosi delle opere "impegnate" e tematizzate, la Takahashi non rinuncia quindi ad una componente prettamente comica, che funga sì da intralcio per il protagonista (Godai, prima dell'arrivo di Kyoko, assillato dai continui scherzi dei suoi coinquilini, intendeva lasciare la pensione e se alla fine sceglie di restarvi è solo perché ormai il suo personaggio ha raggiunto il proprio completamento, esattamente come gli altri personaggi) ma che effettivamente rende l'opera più che una semplice storia d'amore, comunque ottimamente raccontata.
Quanto al lato tecnico… Beh, che dire, la Takahashi non spicca certo per la particolare abilità nei disegni, però va comunque detto che il suo tratto è piacevole e inconfondibile, anche se talvolta tende a risultare ripetitivo e sempliciotto. Io, comunque, non lo vedo come un difetto aberrante, anzi, mi sembra far parte dell'anima dell'opera!
Complessivamente sarebbe un 9,5 anche, ma visto che i mezzi voti non esistono, anche se un po' mi dispiace di "abbassare" la media di questo leggendario manga, mi "limito" al 9, perché penso che i manga da 10 si possano davvero contare.
È l'opera migliore della Takahashi: narra di una pensione, chiamata Maison Ikkoku, dove il vecchio amministratore è appena stato sostituito da una bellissima ragazza da poco rimasta vedova: Kyoko Otonashi.
Yusaku Godai è uno studente residente nella pensione che si innamora a prima vista della nuova amministratrice, ma quest'ultima pensa ancora al suo defunto marito e non è affatto disposta a innamorarsi di un altro. Il tutto è condito dai co-inquilini di Godai: Akemi, Ichinose e Yotsuya sempre pronti a bere e fare festa per ogni motivo, per quanto superfluo possa essere, ma sopratutto dei gran ficcanaso, sempre in cerca di pettegolezzi.
Manga romantico ma pure divertente, che descrive il Giappone degli anni Ottanta dove non essere sposati come Kyoko è considerato sconveniente; dove il povero Godai deve sudare sette (ma diciamo pure quattordici o ventuno) camicie per trovare un lavoro mentre un giovane ricco come Mitaka pare proprio il marito ideale: bello e facoltoso.
Senza contare il terribile conflitto generazionale: i figli hanno una mentalità diversa dai genitori e sono in costante litigio. Kyoko con i suoi genitori, Mitaka con suo zio, Yagami (personaggio che apparirà più avanti nel corso della storia) con suo padre, solo Godai e la sua famiglia ne sono immuni.
Decisamente un bel manga, anche se è uno di quei casi in cui al fumetto originale preferisco la serie animata.
Ma cosa rende questa lettura l'opera migliore della cosidetta "Principessa dei manga"? In primo luogo qui le situazioni non si ripetono all'infinito come in Ranma o Lamù. La lunghezza della storia è più che ragionevole (qualchè capitolo inutile c'è ma veramente pochi) e poi è anche una questione di target: gli altri sono più fantasiosi e pensati per gli adolescenti, mentre questo è decisamente più realistico e indirizzato a un pubblico adulto.
I disegni sono abbastanza scadenti per me, sopratutto nei primi volumi, ma potrebbe essere solo una sensazione dovuta al fatto che mi ero abituato alla versione animata.
Yusaku Godai è uno studente residente nella pensione che si innamora a prima vista della nuova amministratrice, ma quest'ultima pensa ancora al suo defunto marito e non è affatto disposta a innamorarsi di un altro. Il tutto è condito dai co-inquilini di Godai: Akemi, Ichinose e Yotsuya sempre pronti a bere e fare festa per ogni motivo, per quanto superfluo possa essere, ma sopratutto dei gran ficcanaso, sempre in cerca di pettegolezzi.
Manga romantico ma pure divertente, che descrive il Giappone degli anni Ottanta dove non essere sposati come Kyoko è considerato sconveniente; dove il povero Godai deve sudare sette (ma diciamo pure quattordici o ventuno) camicie per trovare un lavoro mentre un giovane ricco come Mitaka pare proprio il marito ideale: bello e facoltoso.
Senza contare il terribile conflitto generazionale: i figli hanno una mentalità diversa dai genitori e sono in costante litigio. Kyoko con i suoi genitori, Mitaka con suo zio, Yagami (personaggio che apparirà più avanti nel corso della storia) con suo padre, solo Godai e la sua famiglia ne sono immuni.
Decisamente un bel manga, anche se è uno di quei casi in cui al fumetto originale preferisco la serie animata.
Ma cosa rende questa lettura l'opera migliore della cosidetta "Principessa dei manga"? In primo luogo qui le situazioni non si ripetono all'infinito come in Ranma o Lamù. La lunghezza della storia è più che ragionevole (qualchè capitolo inutile c'è ma veramente pochi) e poi è anche una questione di target: gli altri sono più fantasiosi e pensati per gli adolescenti, mentre questo è decisamente più realistico e indirizzato a un pubblico adulto.
I disegni sono abbastanza scadenti per me, sopratutto nei primi volumi, ma potrebbe essere solo una sensazione dovuta al fatto che mi ero abituato alla versione animata.
<b>[ATTENZIONE PESANTI SPOILER SULLA TRAMA]</b>
Il protagonista della storia è Yusaku Godai, un ronin, ossia uno studente che deve ripetere l'esame d'ammissione all'università, squattrinato e sfortunato, tanto da essere oggetto di continuo scherno da parte dei tre inquilini della pensione Maison Ikkoku, ossia la pettegola signora Ichinose (col figlio Kentaro), la scostumata Akemi Roppongi e lo scroccone Yotsuya; se il povero Godai non riesce a prepararsi agli esami è anche a causa delle continue feste a suon di birra e sake che gli inquilini svolgono nella sua stanza, ovviamente senza il suo consenso. Davanti all'ennesima nottata in bianco, Godai decide di lasciare definitivamente la Maison Ikkoku, ma quello stesso giorno incontra una ragazza con le valigie in attesa sull'uscio, il suo nome è Kyoko Otonashi ed è la nuova amministratrice; porta con sé un grosso cane dal nome Soichiro, nome che lei pronuncia in occasioni tali da far sembrare che ne sia innamorata, o che addirittura si tratti del suo compagno, ma la verità è che il cane porta il nome del suo padrone, Soichiro Otonashi, il marito di Kyoko.
Godai, innamorato di Kyoko a prima vista, un giorno accompagna la ragazza e il vecchio Otonashi (suocero di Kyoko e proprietario della Maison Ikkoku) a visitare una tomba, ed è proprio in quell'occasione che scopre che Kyoko ha soli ventitré anni ed è vedova; Soichiro è morto per una malattia ad appena un anno dalle nozze.
Godai è di due anni più giovane della vedova, ancora ingenuo e immaturo per comprendere che in realtà Kyoko non dimenticherà mai Soichiro, men che meno così facilmente e in breve, ma ciò nonostante ci prova, specie all'inizio, ma in modo talmente impacciato da sembrare prepotente, specie perché si tratta di continui tentativi per baciarla.
Kyoko, però, è un tipino bello tosto, testardo e spesso aggressivo, che non esita a mollare un ceffone anche quando tale reazione, ehm, è un pelino esagerata! Vista la drammaticità della situazione, infatti, l'abile sensei Takahashi inserisce nella sua storia dell'ironia, portando lo spettatore ad assistere all'evoluzione del loro rapporto giorno dopo giorno, superando gli ostacoli uno alla volta come nella vita quotidiana.
Ma non è tutto qui, poiché la vita è caratterizzata da scelte ed occasioni e dal momento in cui le cogliamo portano a delle conseguenze, ed è proprio ciò che accade a Kyoko quando decide, sotto consiglio della Signora Ichinose che la vede sempre in casa, d'iscriversi a una scuola di tennis; qui incontra lo "scapolo d'oro" Shun Mitaka, che un po' come il ricco Mendo che in "Urusei Yatsura (Lamù)" è rivale di Moroboshi, diventa il rivale di Godai nella conquista della bella Otonashi; l'aitante giovane ha però un punto debole, la paura per i cani, per questo non riesce ad avvicinarsi più di tanto alla Maison Ikkoku, almeno fino a quando non trova il modo di superare questa sua fobia; nel contempo, però, anche Godai stesso complica le cose, poiché, a causa della sua mancanza di coraggio e costante indecisione, non chiarisce mai i suoi sentimenti con Kozue Nanao, una ragazza conosciuta grazie a uno dei suoi lavori part-time dove entrambi erano colleghi. Kozue è una ragazza molto ingenua, che fraintende i comportamenti di Godai aiutata dal fatto che lui si comporta sempre in modo molto gentile con lei per non farla soffrire, ma questo causa la gelosia di Kyoko; è infatti grazie alla sua presenza che capiamo come Kyoko provi qualcosa di più per Godai, altro che dovere d'amministratrice!
Oltre al triangolo Godai-Kyoko-Mitaka, vediamo quindi che l'intreccio si complica con la presenza di Kozue, cui si va ad aggiungere quella della prepotente studentessa Ibuki Yagami, che s'innamorerà di Godai durante il suo periodo di supplenza nella stessa scuola femminile in cui Kyoko s'innamorò di Soichiro (anch'egli era un professore), e la timidissima Asuna Kujo appassionata di cani, la cui famiglia è tra i maggiori correntisti della banca dello zio di Mitaka, per cui egli realizzerà un matrimonio combinato senza l'approvazione del nipote.
Nella storia svolgono un ruolo piuttosto importante anche i genitori di Kyoko, col padre geloso che si era opposto al matrimonio con Soichiro e che, visto com'è finita, non vede di buon occhio nemmeno ora una nuova unione, anzi, preferirebbe che la figlia tornasse a vivere con loro, mentre la madre, già a un anno dalla scomparsa di Soichiro, desidera che Kyoko si sistemi con un altro uomo, e in questo è veramente molto insistente, in tali occasioni emerge il lato più duro e testardo di Kyoko; è una lotta all'indipendenza, la sua, anche considerando il lavoro che svolge alla Maison Ikkoku, anche questo non approvato dai genitori perché la vedono continuare a stare legata alla famiglia Otonashi.
Maison Ikkoku è una storia di rinascita, ma è anche la rivincita dei "falliti", con Godai e la sua lotta, non solo alla conquista di Kyoko, ma per trovare il suo posto nella società, prima con l'ammissione all'università, poi con la ricerca di un lavoro stabile che gli consenta la tanto sudata indipendenza economica.
Il tratto, quasi caricaturale, che calza a pennello con l'aria prevalentemente comica del manga nella sua fase iniziale, si ammorbidirà di pari passo all'evoluzione della storia, come si evolvesse assieme ai protagonisti.
Se pensate però alla classica storia d'amore in stile shōjo dovrete ricredervi. L'autrice è infatti regina nel creare situazioni imbarazzanti, giochi di parole ed equivoci che coinvolgono i personaggi e la risata è assicurata. In stile Takahashi, ovviamente.
I personaggi secondari sono uno dei punti di forza dell'opera, infatti, questi non fanno solo da contorno, ma sono basilari ai fini della trama, infatti grazie, o per colpa loro (dipende dai punti di vista), che le vicende sono sempre in evoluzione, in un modo o nell'altro, e a causa loro spesso ci sono degli equivoci fra i due protagonisti.
Che altro dire, leggetelo...
Il protagonista della storia è Yusaku Godai, un ronin, ossia uno studente che deve ripetere l'esame d'ammissione all'università, squattrinato e sfortunato, tanto da essere oggetto di continuo scherno da parte dei tre inquilini della pensione Maison Ikkoku, ossia la pettegola signora Ichinose (col figlio Kentaro), la scostumata Akemi Roppongi e lo scroccone Yotsuya; se il povero Godai non riesce a prepararsi agli esami è anche a causa delle continue feste a suon di birra e sake che gli inquilini svolgono nella sua stanza, ovviamente senza il suo consenso. Davanti all'ennesima nottata in bianco, Godai decide di lasciare definitivamente la Maison Ikkoku, ma quello stesso giorno incontra una ragazza con le valigie in attesa sull'uscio, il suo nome è Kyoko Otonashi ed è la nuova amministratrice; porta con sé un grosso cane dal nome Soichiro, nome che lei pronuncia in occasioni tali da far sembrare che ne sia innamorata, o che addirittura si tratti del suo compagno, ma la verità è che il cane porta il nome del suo padrone, Soichiro Otonashi, il marito di Kyoko.
Godai, innamorato di Kyoko a prima vista, un giorno accompagna la ragazza e il vecchio Otonashi (suocero di Kyoko e proprietario della Maison Ikkoku) a visitare una tomba, ed è proprio in quell'occasione che scopre che Kyoko ha soli ventitré anni ed è vedova; Soichiro è morto per una malattia ad appena un anno dalle nozze.
Godai è di due anni più giovane della vedova, ancora ingenuo e immaturo per comprendere che in realtà Kyoko non dimenticherà mai Soichiro, men che meno così facilmente e in breve, ma ciò nonostante ci prova, specie all'inizio, ma in modo talmente impacciato da sembrare prepotente, specie perché si tratta di continui tentativi per baciarla.
Kyoko, però, è un tipino bello tosto, testardo e spesso aggressivo, che non esita a mollare un ceffone anche quando tale reazione, ehm, è un pelino esagerata! Vista la drammaticità della situazione, infatti, l'abile sensei Takahashi inserisce nella sua storia dell'ironia, portando lo spettatore ad assistere all'evoluzione del loro rapporto giorno dopo giorno, superando gli ostacoli uno alla volta come nella vita quotidiana.
Ma non è tutto qui, poiché la vita è caratterizzata da scelte ed occasioni e dal momento in cui le cogliamo portano a delle conseguenze, ed è proprio ciò che accade a Kyoko quando decide, sotto consiglio della Signora Ichinose che la vede sempre in casa, d'iscriversi a una scuola di tennis; qui incontra lo "scapolo d'oro" Shun Mitaka, che un po' come il ricco Mendo che in "Urusei Yatsura (Lamù)" è rivale di Moroboshi, diventa il rivale di Godai nella conquista della bella Otonashi; l'aitante giovane ha però un punto debole, la paura per i cani, per questo non riesce ad avvicinarsi più di tanto alla Maison Ikkoku, almeno fino a quando non trova il modo di superare questa sua fobia; nel contempo, però, anche Godai stesso complica le cose, poiché, a causa della sua mancanza di coraggio e costante indecisione, non chiarisce mai i suoi sentimenti con Kozue Nanao, una ragazza conosciuta grazie a uno dei suoi lavori part-time dove entrambi erano colleghi. Kozue è una ragazza molto ingenua, che fraintende i comportamenti di Godai aiutata dal fatto che lui si comporta sempre in modo molto gentile con lei per non farla soffrire, ma questo causa la gelosia di Kyoko; è infatti grazie alla sua presenza che capiamo come Kyoko provi qualcosa di più per Godai, altro che dovere d'amministratrice!
Oltre al triangolo Godai-Kyoko-Mitaka, vediamo quindi che l'intreccio si complica con la presenza di Kozue, cui si va ad aggiungere quella della prepotente studentessa Ibuki Yagami, che s'innamorerà di Godai durante il suo periodo di supplenza nella stessa scuola femminile in cui Kyoko s'innamorò di Soichiro (anch'egli era un professore), e la timidissima Asuna Kujo appassionata di cani, la cui famiglia è tra i maggiori correntisti della banca dello zio di Mitaka, per cui egli realizzerà un matrimonio combinato senza l'approvazione del nipote.
Nella storia svolgono un ruolo piuttosto importante anche i genitori di Kyoko, col padre geloso che si era opposto al matrimonio con Soichiro e che, visto com'è finita, non vede di buon occhio nemmeno ora una nuova unione, anzi, preferirebbe che la figlia tornasse a vivere con loro, mentre la madre, già a un anno dalla scomparsa di Soichiro, desidera che Kyoko si sistemi con un altro uomo, e in questo è veramente molto insistente, in tali occasioni emerge il lato più duro e testardo di Kyoko; è una lotta all'indipendenza, la sua, anche considerando il lavoro che svolge alla Maison Ikkoku, anche questo non approvato dai genitori perché la vedono continuare a stare legata alla famiglia Otonashi.
Maison Ikkoku è una storia di rinascita, ma è anche la rivincita dei "falliti", con Godai e la sua lotta, non solo alla conquista di Kyoko, ma per trovare il suo posto nella società, prima con l'ammissione all'università, poi con la ricerca di un lavoro stabile che gli consenta la tanto sudata indipendenza economica.
Il tratto, quasi caricaturale, che calza a pennello con l'aria prevalentemente comica del manga nella sua fase iniziale, si ammorbidirà di pari passo all'evoluzione della storia, come si evolvesse assieme ai protagonisti.
Se pensate però alla classica storia d'amore in stile shōjo dovrete ricredervi. L'autrice è infatti regina nel creare situazioni imbarazzanti, giochi di parole ed equivoci che coinvolgono i personaggi e la risata è assicurata. In stile Takahashi, ovviamente.
I personaggi secondari sono uno dei punti di forza dell'opera, infatti, questi non fanno solo da contorno, ma sono basilari ai fini della trama, infatti grazie, o per colpa loro (dipende dai punti di vista), che le vicende sono sempre in evoluzione, in un modo o nell'altro, e a causa loro spesso ci sono degli equivoci fra i due protagonisti.
Che altro dire, leggetelo...
Maison Ikkoku è l'ennesimo capolavoro della Regina del Manga, Rumiko Takahashi. Ingiustamente poco noto al grande pubblico (rispetto ad altre perle come Ranma 1/2, Inu Yasha e Lamù) rappresenta una delle storie meglio riuscite dell'autrice giapponese, forse a causa del suo carattere "normale" così insolito nelle opere della grande Sensei.
Ad ogni modo, la trama ruoto attorno alle vicende di un gruppo di inquilini dell'Ikkoku-kan, pensione non certo a cinque stelle (per usare un eufemismo) in cui improvvisamente arriva, come nuova amministratrice, la bella Kyoko, vedova del figlio del proprietario dello stabile. Con la sua dolcezza, la bella vedova sconvolgerà la vita del povero Yusaku Godai, studente scapestrato e squattrinato che farà di tutto per conquistare l'amministratrice, ostacolato però dai problemi di tutti i giorni (l'università, il lavoro, i soldi che mancano, ecc...) e dagli altri inquilini, una banda di squinternati che farà di tutto per mettergli i bastoni tra le ruote (almeno apparentemente). Metteteci anche svariati rivali in amore, dosate il tutto con un po' di humour e tanti tanti equivoci, ed avrete tutti gli ingredienti della ricetta di un capolavoro.
Analizzando l'opera, c'è da dire che in MI troviamo tutti gli elementi che hanno reso grande RumikoTakahashi: l'intero manga è infatti pensato come una gigantesca commedia degli equivoci. Ma non solo. Perché innanzitutto, è anche una "slice of life": è sconvolgente pensare come, specie in questo periodo di crisi, i problemi di Godai siano in fondo gli stessi di un giovane di qualsiasi Paese occidentale: entrare in una buona università (specie in Giappone, dove il sistema di selezione inizia fin da bambini ed è spietato), trovare un buon impiego, assicurarsi uno stipendio decente, riuscire a pagare l'affitto, farsi finalmente una famiglia ecc...E perché, in secondo luogo, Maison Ikkoku è una storia romantica. Attenzione, romantica senza essere sdolcinata. Perché anche uno come me, che gli shoujo strappalacrime non li ha mai potuti soffrire, adora il modo in cui la componente sentimentale, pur essendo preponderante, resta sempre sullo sfondo e quando emerge non lo fa mai in maniera eccessiva, né scontata, né banale. Ovviamente, grande pregio dell'autrice, è l'essere riuscita a dosare in maniera assolutamente perfetta i tre generi: commedia, slice of life, romanzo romantico.
Altro punto forte della mangaka sono certamente i personaggi. Vero punto di forza dei manga takahashiani, che sono fondamentalmente tutti dei romanzi corali, presentano un ottima caratterizzazione che li rende interessanti, credibili e inconfondibili. La parola chiave, tra quelle utilizzate, è la seconda: credibili. E' questo, a mio avviso, il miglior pregio per chi scrive: creare dei protagonisti verosimili, che per quanto assurdi non sono né delle macchiette, né degli stereotipi, ma "persone" con una loro psicologia, che anche in fumetto comico e scanzonato come questo si rivela molto più complessa di quanto sembri.
Per quanto riguarda, invece, lo stile. c'è da tenere presente che stiamo parlando di una dei primi lavori della Takahasi. Infatti MI si colloca tra Urusei Yatsura (Lamù) e Ranma 1/2. Non aspettatevi quindi nulla di eccelso. Va comunque notato come si registri un'evoluzione impressionante, che rende i personaggi moto diversi già dopo i primi volumi (diversi in meglio. Il tratto nei primissimi tankobon è piuttosto rozzo). E comunque i disegni della sensei, per quanto non eccezionali, si lasciano apprezzare e rendono le tavole sempre comprensibili.
Un ultima considerazione riguarda l'edizione italiana. Purtroppo Maison Ikkoku è disponibile solo in una stampa piuttosto vecchia della Star Comics, che manca dell'ultimo volume (perché esaurito). Quindi magari pensateci bene prima di comprarla. Non sono presenti pagine a colori, il numero di tankobon è maggiore rispetto all'edizione giapponese (27 volumi italiani contro 15 giapponesi) perché ogni volume ha meno pagine del corrispettivo nipponico, ma il prezzo è molto contenuto (2,10€ a volumetto). La lettura è all'orientale, sono presenti spesso delle rubriche con le lettere dei fan, mentre ottima è la scelta del traduttore di mantenere gli appellativi giapponesi (-kun; -chan; -san; ecc...) che danno un ulteriore tocco di realismo e aiutano ad immergersi nell'atmosfera giapponese.
Concludo dicendo che Maison Ikkoku è veramente un must per qualsiasi appassionato di fumetti, ma anche per un aspirante otaku alle prime armi. Consigliato sia a chi, come me, ama tutto della grande Rumiko, sia a chi la odia dopo aver letto Inu Yasha.
Insomma, non perdetevelo!
Ad ogni modo, la trama ruoto attorno alle vicende di un gruppo di inquilini dell'Ikkoku-kan, pensione non certo a cinque stelle (per usare un eufemismo) in cui improvvisamente arriva, come nuova amministratrice, la bella Kyoko, vedova del figlio del proprietario dello stabile. Con la sua dolcezza, la bella vedova sconvolgerà la vita del povero Yusaku Godai, studente scapestrato e squattrinato che farà di tutto per conquistare l'amministratrice, ostacolato però dai problemi di tutti i giorni (l'università, il lavoro, i soldi che mancano, ecc...) e dagli altri inquilini, una banda di squinternati che farà di tutto per mettergli i bastoni tra le ruote (almeno apparentemente). Metteteci anche svariati rivali in amore, dosate il tutto con un po' di humour e tanti tanti equivoci, ed avrete tutti gli ingredienti della ricetta di un capolavoro.
Analizzando l'opera, c'è da dire che in MI troviamo tutti gli elementi che hanno reso grande RumikoTakahashi: l'intero manga è infatti pensato come una gigantesca commedia degli equivoci. Ma non solo. Perché innanzitutto, è anche una "slice of life": è sconvolgente pensare come, specie in questo periodo di crisi, i problemi di Godai siano in fondo gli stessi di un giovane di qualsiasi Paese occidentale: entrare in una buona università (specie in Giappone, dove il sistema di selezione inizia fin da bambini ed è spietato), trovare un buon impiego, assicurarsi uno stipendio decente, riuscire a pagare l'affitto, farsi finalmente una famiglia ecc...E perché, in secondo luogo, Maison Ikkoku è una storia romantica. Attenzione, romantica senza essere sdolcinata. Perché anche uno come me, che gli shoujo strappalacrime non li ha mai potuti soffrire, adora il modo in cui la componente sentimentale, pur essendo preponderante, resta sempre sullo sfondo e quando emerge non lo fa mai in maniera eccessiva, né scontata, né banale. Ovviamente, grande pregio dell'autrice, è l'essere riuscita a dosare in maniera assolutamente perfetta i tre generi: commedia, slice of life, romanzo romantico.
Altro punto forte della mangaka sono certamente i personaggi. Vero punto di forza dei manga takahashiani, che sono fondamentalmente tutti dei romanzi corali, presentano un ottima caratterizzazione che li rende interessanti, credibili e inconfondibili. La parola chiave, tra quelle utilizzate, è la seconda: credibili. E' questo, a mio avviso, il miglior pregio per chi scrive: creare dei protagonisti verosimili, che per quanto assurdi non sono né delle macchiette, né degli stereotipi, ma "persone" con una loro psicologia, che anche in fumetto comico e scanzonato come questo si rivela molto più complessa di quanto sembri.
Per quanto riguarda, invece, lo stile. c'è da tenere presente che stiamo parlando di una dei primi lavori della Takahasi. Infatti MI si colloca tra Urusei Yatsura (Lamù) e Ranma 1/2. Non aspettatevi quindi nulla di eccelso. Va comunque notato come si registri un'evoluzione impressionante, che rende i personaggi moto diversi già dopo i primi volumi (diversi in meglio. Il tratto nei primissimi tankobon è piuttosto rozzo). E comunque i disegni della sensei, per quanto non eccezionali, si lasciano apprezzare e rendono le tavole sempre comprensibili.
Un ultima considerazione riguarda l'edizione italiana. Purtroppo Maison Ikkoku è disponibile solo in una stampa piuttosto vecchia della Star Comics, che manca dell'ultimo volume (perché esaurito). Quindi magari pensateci bene prima di comprarla. Non sono presenti pagine a colori, il numero di tankobon è maggiore rispetto all'edizione giapponese (27 volumi italiani contro 15 giapponesi) perché ogni volume ha meno pagine del corrispettivo nipponico, ma il prezzo è molto contenuto (2,10€ a volumetto). La lettura è all'orientale, sono presenti spesso delle rubriche con le lettere dei fan, mentre ottima è la scelta del traduttore di mantenere gli appellativi giapponesi (-kun; -chan; -san; ecc...) che danno un ulteriore tocco di realismo e aiutano ad immergersi nell'atmosfera giapponese.
Concludo dicendo che Maison Ikkoku è veramente un must per qualsiasi appassionato di fumetti, ma anche per un aspirante otaku alle prime armi. Consigliato sia a chi, come me, ama tutto della grande Rumiko, sia a chi la odia dopo aver letto Inu Yasha.
Insomma, non perdetevelo!
Per una volta, la poliedrica Rumiko Takahashi ci stupisce con una storia normale.
Niente alieni, marzialisti, spiriti del folclore giapponese, demoni, bizzarre trasformazioni o cambi di sesso, ma un condominio, un giovane studente universitario e una bella amministratrice dal triste passato.
Maison Ikkoku è infatti una semplice storia d'amore e vita quotidiana. Nel Giappone dei primi anni '80, lo sfortunato Yusaku Godai alloggia al fatiscente Ikkoku-kan fra uno scherzo e l'altro dei suoi coinquilini impiccioni e chiassosi, in attesa di capire cosa fare della sua vita, finché, un bel giorno, Kyoko Otonashi, bellissima ragazza di poco più grande di lui, si presenta al condominio, incaricata di prendersene cura da quel momento in poi.
È subito amore. Un amore da fumetto giapponese d'altri tempi, di quelli puri, intensi, travagliati, romantici, tanto difficili da realizzare quanto piacevolmente sofferti per i personaggi di carta che li vivono e i lettori che li seguono da fuori.
Cristallizzata nella memoria collettiva come una delle migliori storie d'amore che gli anni '80 ci hanno regalato, quella dell'imbranato Godai e della sua bella amministratrice Kyoko non è considerata tale a torto.
È un amore difficile, complicato, che passa attraverso innumerevoli difficoltà ed è legato a doppio filo con la crescita dei personaggi e il superamento da parte loro di numerose esperienze travagliate. Il sentimento nasce subito, a prima vista, ma prima di poter giungere all'agognato lieto fine passeranno innumerevoli equivoci, fraintendimenti, guai, gelosie, rivali in amore, indecisioni, bastoni tra le ruote, pettegolezzi, esperienze, incontri, testardaggini, vuoti da colmare, traumi da superare, maturazioni interiori.
Lunga, dura e impervia è la strada del nostro studente universitario su cui sembra si concentrino tutte le sfortune del mondo a mo' di nuvoletta di Fantozzi. Godai è ingenuo, puro di cuore, semplice, indeciso, quasi sempre al verde, senza nessun particolare pregio né grosse aspettative per il futuro, ma di una cosa sola è certo: ama Kyoko con tutto se stesso, in maniera pura, romantica, ingenua. Sarebbe disposto a fare qualsiasi cosa pur di dimostrarle di essere un uomo degno del suo amore, e lo farà, sopportando a testa alta tutte le sfortune e le avversità che la vulcanica autrice e i suoi bizzarri e un po' cattivelli personaggi gli metteranno contro.
Del resto, come dargli torto? È pur sempre il protagonista di un manga sentimentale degli anni '80, e non può sottrarsi al palpitante sentimento che, come da copione, lo lega alla bellissima ragazza di cui è, comprensibilmente, innamorato.
Nel mezzo manicomio che è l'Ikkoku-kan, fra signore sovrappeso che hanno dedicato la loro vita al saké e al pettegolezzo, inquietanti salarymen dalle professioni misteriose, cameriere disinibite, invadenti ragazzini e cani bizzarri, Kyoko appare agli occhi di Godai come un angelo: bellissima, con lunghi e fluenti capelli corvini, pura, modesta, matura. È la perfetta bellezza giapponese d'altri tempi, pudica, riservata, rispettosa, con una triste storia alle spalle.
Perché mai un angelo del genere dovrebbe legarsi ad una nullità come Godai? Dice il detto, al cuor non si comanda, e il cuore di Godai batte forte pensando alla sua bella.
Il cuore di Kyoko, tuttavia, farà lo stesso? Sarà davvero, quella bella ragazza dai capelli lunghi, l'angelo del focolare che appare agli occhi dell'ingenuo studente? O magari nasconde, dietro l'apparenza da gentile e perfetta donna di casa, un passato travagliato e una testa calda che la porterà più volte a provare sentimenti contrastanti nei confronti del povero inquilino che per lei darebbe tutto?
La brava Rumiko Takahashi riesce immediatamente a mettere il lettore a suo agio. Sarà inaspettatamente facile immedesimarsi nel povero Godai e parteggiare per lui, aspettando trepidanti il coronamento del suo amore. Nel frattempo, però, il lettore avrà di che divertirsi, con dei personaggi comprimari che sono una perenne fucina di gags (a volte, diciamocelo, anche un po' inopportune, ma sempre esilaranti). Un cast ampio, molto ben nutrito e simpatico, al servizio di una storia che sì, probabilmente, in un paio di punti non riesce a nascondere un certo allungamento, ma che comunque sarà nel complesso di piacevolissima lettura.
Si potrebbe obbiettare che, spesso e volentieri, l'amore fra i due protagonisti è ostacolato da un'eccessiva testardaggine e/o indecisione, o da equivoci che un po' stonano se vissuti da personaggi non più adolescenti e che potrebbero facilmente essere risolti con un maggior dialogo fra i due. Tuttavia, dobbiamo ricordarci che si tratta di una storia d'amore fra due giapponesi degli anni '80 e un po' tutte le storie d'amore di quegli anni dovevano sottostare, in maniera più o meno grande, a questo problema, vuoi per i tratti caratteriali e sociali caratteristici dei giapponesi, vuoi perché erano altri tempi. L'autrice lega indissolubilmente l'amore fra i due protagonisti alle loro vicissitudini personali e alla loro crescita: non potranno realizzare il loro sogno prima che entrambi non trovino se stessi, superando traumi passati, sanando vecchie ferite o crescendo sul piano scolastico e professionale. Questo complica di molto la loro storia d'amore eppure, sulla lunga distanza, riuscirà a renderla tanto intricata quanto intensa e matura, e molto più piacevole sarà giungere al finale.
Maison Ikkoku si barcamena dunque in maniera sapiente fra esilaranti momenti di comicità, dolci scene romantiche e altri momenti più profondi, toccanti, riflessivi, che esplorano il passato, il presente, il futuro, i sentimenti e le ansie dei personaggi, rendendoli amabili e vicini al lettore e degni di essere seguiti in quella che riesce così a imporsi sulla scena come una love story ricca di pathos e coinvolgimento.
Per una volta, l'autrice si sbilancia maggiormente sul lato realistico e romantico della vicenda, pur senza rinunciare ad una buona comicità, creando una storia ambientata in un setting molto realistico e curato, dove sarà possibile avvertire chiaramente lo scorrere del tempo, l'avvicendarsi delle stagioni e degli anni, e i cambiamenti che questo apporta al carattere, al fisico e alle vite dei personaggi.
Molto interessante è il fatto che i suoi protagonisti siano lontani dall'adolescenza e dunque l'autrice può mettere in scena problematiche come gli esami universitari, il matrimonio, il fidanzamento ufficiale, la laurea, lo studentato fuori sede, i lavori part time, la ricerca di un lavoro fisso, i matrimoni combinati, le ansie per il futuro in un periodo della vita lontano dalla spensieratezza dei banchi del liceo, raccontandole, dal punto di vista di una scrittrice donna, nell'universo di un Giappone anni '80 estremamente bizzarro quanto inaspettatamente reale nelle sue caratteristiche.
Il risultato è una storia d'altri tempi, pura, discreta, sobria, profonda, travagliata, ma, proprio per questo, estremamente affascinante.
Una storia che sa dare molto ai suoi lettori, facendoli divertire, emozionare, immedesimare, toccandoli nel profondo.
Pilastro della narrativa sentimentale giapponese a fumetti, Maison Ikkoku merita dunque tutti gli elogi che solitamente gli si rivolgono, perché fra le sue pagine di sentimento ce n'è tanto e anche il lettore non riuscirà a restarne immune. Per chi è cresciuto lasciandosi affascinare dalle storie di adolescenti giapponesi ingenui ed indecisi il cui inesperto cuore batteva per bellezze ambigue e capricciose dai bellissimi capelli corvini poste su ideali piedistalli di perfezione (qualsiasi riferimento alle tante love stories delle serie giapponesi degli anni '80 non è puramente casuale), la lettura è dunque un passo obbligato, per scoprire che sì, anche dopo il diploma liceale, gli ingenui ed indecisi ragazzi giapponesi continuano a innamorarsi di bellissime ragazze dai capelli lunghi che idealizzano e amano al punto da non riuscire neppure a rivolger loro la parola.
Continueranno dunque a cacciarsi in mille guai, equivoci, schiaffoni e capricci, mentre cercano di lottare per vincere il loro cuore, in una battaglia tanto lunga e travagliata quanto romantica e affascinante. Ma, in fondo, è anche per questo che li amiamo, gli innamorati dei fumetti giapponesi, no? Ed è per questo che ameremo alla follia anche Godai e Kyoko.
Niente alieni, marzialisti, spiriti del folclore giapponese, demoni, bizzarre trasformazioni o cambi di sesso, ma un condominio, un giovane studente universitario e una bella amministratrice dal triste passato.
Maison Ikkoku è infatti una semplice storia d'amore e vita quotidiana. Nel Giappone dei primi anni '80, lo sfortunato Yusaku Godai alloggia al fatiscente Ikkoku-kan fra uno scherzo e l'altro dei suoi coinquilini impiccioni e chiassosi, in attesa di capire cosa fare della sua vita, finché, un bel giorno, Kyoko Otonashi, bellissima ragazza di poco più grande di lui, si presenta al condominio, incaricata di prendersene cura da quel momento in poi.
È subito amore. Un amore da fumetto giapponese d'altri tempi, di quelli puri, intensi, travagliati, romantici, tanto difficili da realizzare quanto piacevolmente sofferti per i personaggi di carta che li vivono e i lettori che li seguono da fuori.
Cristallizzata nella memoria collettiva come una delle migliori storie d'amore che gli anni '80 ci hanno regalato, quella dell'imbranato Godai e della sua bella amministratrice Kyoko non è considerata tale a torto.
È un amore difficile, complicato, che passa attraverso innumerevoli difficoltà ed è legato a doppio filo con la crescita dei personaggi e il superamento da parte loro di numerose esperienze travagliate. Il sentimento nasce subito, a prima vista, ma prima di poter giungere all'agognato lieto fine passeranno innumerevoli equivoci, fraintendimenti, guai, gelosie, rivali in amore, indecisioni, bastoni tra le ruote, pettegolezzi, esperienze, incontri, testardaggini, vuoti da colmare, traumi da superare, maturazioni interiori.
Lunga, dura e impervia è la strada del nostro studente universitario su cui sembra si concentrino tutte le sfortune del mondo a mo' di nuvoletta di Fantozzi. Godai è ingenuo, puro di cuore, semplice, indeciso, quasi sempre al verde, senza nessun particolare pregio né grosse aspettative per il futuro, ma di una cosa sola è certo: ama Kyoko con tutto se stesso, in maniera pura, romantica, ingenua. Sarebbe disposto a fare qualsiasi cosa pur di dimostrarle di essere un uomo degno del suo amore, e lo farà, sopportando a testa alta tutte le sfortune e le avversità che la vulcanica autrice e i suoi bizzarri e un po' cattivelli personaggi gli metteranno contro.
Del resto, come dargli torto? È pur sempre il protagonista di un manga sentimentale degli anni '80, e non può sottrarsi al palpitante sentimento che, come da copione, lo lega alla bellissima ragazza di cui è, comprensibilmente, innamorato.
Nel mezzo manicomio che è l'Ikkoku-kan, fra signore sovrappeso che hanno dedicato la loro vita al saké e al pettegolezzo, inquietanti salarymen dalle professioni misteriose, cameriere disinibite, invadenti ragazzini e cani bizzarri, Kyoko appare agli occhi di Godai come un angelo: bellissima, con lunghi e fluenti capelli corvini, pura, modesta, matura. È la perfetta bellezza giapponese d'altri tempi, pudica, riservata, rispettosa, con una triste storia alle spalle.
Perché mai un angelo del genere dovrebbe legarsi ad una nullità come Godai? Dice il detto, al cuor non si comanda, e il cuore di Godai batte forte pensando alla sua bella.
Il cuore di Kyoko, tuttavia, farà lo stesso? Sarà davvero, quella bella ragazza dai capelli lunghi, l'angelo del focolare che appare agli occhi dell'ingenuo studente? O magari nasconde, dietro l'apparenza da gentile e perfetta donna di casa, un passato travagliato e una testa calda che la porterà più volte a provare sentimenti contrastanti nei confronti del povero inquilino che per lei darebbe tutto?
La brava Rumiko Takahashi riesce immediatamente a mettere il lettore a suo agio. Sarà inaspettatamente facile immedesimarsi nel povero Godai e parteggiare per lui, aspettando trepidanti il coronamento del suo amore. Nel frattempo, però, il lettore avrà di che divertirsi, con dei personaggi comprimari che sono una perenne fucina di gags (a volte, diciamocelo, anche un po' inopportune, ma sempre esilaranti). Un cast ampio, molto ben nutrito e simpatico, al servizio di una storia che sì, probabilmente, in un paio di punti non riesce a nascondere un certo allungamento, ma che comunque sarà nel complesso di piacevolissima lettura.
Si potrebbe obbiettare che, spesso e volentieri, l'amore fra i due protagonisti è ostacolato da un'eccessiva testardaggine e/o indecisione, o da equivoci che un po' stonano se vissuti da personaggi non più adolescenti e che potrebbero facilmente essere risolti con un maggior dialogo fra i due. Tuttavia, dobbiamo ricordarci che si tratta di una storia d'amore fra due giapponesi degli anni '80 e un po' tutte le storie d'amore di quegli anni dovevano sottostare, in maniera più o meno grande, a questo problema, vuoi per i tratti caratteriali e sociali caratteristici dei giapponesi, vuoi perché erano altri tempi. L'autrice lega indissolubilmente l'amore fra i due protagonisti alle loro vicissitudini personali e alla loro crescita: non potranno realizzare il loro sogno prima che entrambi non trovino se stessi, superando traumi passati, sanando vecchie ferite o crescendo sul piano scolastico e professionale. Questo complica di molto la loro storia d'amore eppure, sulla lunga distanza, riuscirà a renderla tanto intricata quanto intensa e matura, e molto più piacevole sarà giungere al finale.
Maison Ikkoku si barcamena dunque in maniera sapiente fra esilaranti momenti di comicità, dolci scene romantiche e altri momenti più profondi, toccanti, riflessivi, che esplorano il passato, il presente, il futuro, i sentimenti e le ansie dei personaggi, rendendoli amabili e vicini al lettore e degni di essere seguiti in quella che riesce così a imporsi sulla scena come una love story ricca di pathos e coinvolgimento.
Per una volta, l'autrice si sbilancia maggiormente sul lato realistico e romantico della vicenda, pur senza rinunciare ad una buona comicità, creando una storia ambientata in un setting molto realistico e curato, dove sarà possibile avvertire chiaramente lo scorrere del tempo, l'avvicendarsi delle stagioni e degli anni, e i cambiamenti che questo apporta al carattere, al fisico e alle vite dei personaggi.
Molto interessante è il fatto che i suoi protagonisti siano lontani dall'adolescenza e dunque l'autrice può mettere in scena problematiche come gli esami universitari, il matrimonio, il fidanzamento ufficiale, la laurea, lo studentato fuori sede, i lavori part time, la ricerca di un lavoro fisso, i matrimoni combinati, le ansie per il futuro in un periodo della vita lontano dalla spensieratezza dei banchi del liceo, raccontandole, dal punto di vista di una scrittrice donna, nell'universo di un Giappone anni '80 estremamente bizzarro quanto inaspettatamente reale nelle sue caratteristiche.
Il risultato è una storia d'altri tempi, pura, discreta, sobria, profonda, travagliata, ma, proprio per questo, estremamente affascinante.
Una storia che sa dare molto ai suoi lettori, facendoli divertire, emozionare, immedesimare, toccandoli nel profondo.
Pilastro della narrativa sentimentale giapponese a fumetti, Maison Ikkoku merita dunque tutti gli elogi che solitamente gli si rivolgono, perché fra le sue pagine di sentimento ce n'è tanto e anche il lettore non riuscirà a restarne immune. Per chi è cresciuto lasciandosi affascinare dalle storie di adolescenti giapponesi ingenui ed indecisi il cui inesperto cuore batteva per bellezze ambigue e capricciose dai bellissimi capelli corvini poste su ideali piedistalli di perfezione (qualsiasi riferimento alle tante love stories delle serie giapponesi degli anni '80 non è puramente casuale), la lettura è dunque un passo obbligato, per scoprire che sì, anche dopo il diploma liceale, gli ingenui ed indecisi ragazzi giapponesi continuano a innamorarsi di bellissime ragazze dai capelli lunghi che idealizzano e amano al punto da non riuscire neppure a rivolger loro la parola.
Continueranno dunque a cacciarsi in mille guai, equivoci, schiaffoni e capricci, mentre cercano di lottare per vincere il loro cuore, in una battaglia tanto lunga e travagliata quanto romantica e affascinante. Ma, in fondo, è anche per questo che li amiamo, gli innamorati dei fumetti giapponesi, no? Ed è per questo che ameremo alla follia anche Godai e Kyoko.
"Scusate ... è questa la Maison Ikkoku, vero?"
Così inizia una delle più belle storie che ci sia mai arrivata da quel pozzo senza fondo di creatività che è il Giappone. Capita spesso, in ogni campo creativo in cui l'uomo si cimenti, che l'opera più riuscita di un autore non sia quella che riscuote il maggior successo commerciale o quella più "famosa". Questa affermazione si adatta perfettamente, a mio parere, a Maison Ikkoku della regina dei manga, Rumiko Takahashi. Ma veniamo all'esame del lavoro in questione.
La Takahashi ha dalla sua una capacità narrativa senza pari, che le consente di sviluppare la trama in modo inappuntabile. Questo vale in generale per tutti i lavori di questa mangaka, ma in particolare per questo, dove l'autrice riesce a legare lo sviluppo della storia a un arco narrativo di svariati anni (8 per l'esattezza) riuscendo a rappresentare lo scorrere del tempo, in maniera efficace, romantica e poetica al tempo stesso, sia con la raffigurazione degli eventi stagionali, sia con i mutamenti dei protagonisti: Godai in particolare subisce un'evoluzione stilistica notevole nel corso della serie, da adolescente sfigato e sessuomane, assume via via, col passare dei capitoli,una personalità ben più adulta e un adeguato equilibrio.
Quest'ultima considerazione ci porta a un altro grande punto di forza di questo manga, ovvero la caratterizzazione dei personaggi. Senza voler prendere in esame Kyoko e Godai, protagonisti della serie, umani tanto che si arriva ad amarli come dei "veri amici", possiamo citare figure come quelle di Ichinose, la corpulenta e pettegola inquilina del N.1 o di Yotsuya, perennemente circondato da un alone di mistero in tutta la serie, che sono letteralmente indimenticabili e costituiscono uno dei "marchi di fabbrica" più riusciti della serie. Lo stesso Soichiro, povero marito di Kyoko, che di fatto non è un vero e proprio protagonista della storia, ma fa solo delle fugaci apparizioni in flash back o fotografie, viene tratteggiato in maniera così abile dall'autrice (in particolare risulta efficacissimo l'espediente narrativo di nasconderci fino all'ultimo il suo volto e i motivi che hanno causato la sua morte) che di fatto ne percepiamo la presenza in tutte le pagine del manga,nonostante la sua prematura dipartita.
Unico appunto che possiamo fare a quest'opera è forse lo stile grafico, che non è il più adatto da prendere come esempio, rispetto ad altri mangaka. Gli sfondi sono molto semplici, i personaggi a volte sono un pò spigolosi, specialmente nella prima fase del manga, parte in cui ancora l'autrice aveva in mente di imbastire una storia più comica che romantica, sulla falsariga di Lamù. Tutto questo però non basta a inficiare la perfezione di un'opera che rappresenta un vero e proprio "manifesto" dello stile rumikiano. Se non l'avete mai letto, provvedete e non ve ne pentirete. Se masticate sufficientemente bene l'inglese vi suggerisco di leggerlo nell'edizione americana, visto che l'edizione italiana della Star Comics, a mio parere non è proprio un adattamento riuscitissimo.
Così inizia una delle più belle storie che ci sia mai arrivata da quel pozzo senza fondo di creatività che è il Giappone. Capita spesso, in ogni campo creativo in cui l'uomo si cimenti, che l'opera più riuscita di un autore non sia quella che riscuote il maggior successo commerciale o quella più "famosa". Questa affermazione si adatta perfettamente, a mio parere, a Maison Ikkoku della regina dei manga, Rumiko Takahashi. Ma veniamo all'esame del lavoro in questione.
La Takahashi ha dalla sua una capacità narrativa senza pari, che le consente di sviluppare la trama in modo inappuntabile. Questo vale in generale per tutti i lavori di questa mangaka, ma in particolare per questo, dove l'autrice riesce a legare lo sviluppo della storia a un arco narrativo di svariati anni (8 per l'esattezza) riuscendo a rappresentare lo scorrere del tempo, in maniera efficace, romantica e poetica al tempo stesso, sia con la raffigurazione degli eventi stagionali, sia con i mutamenti dei protagonisti: Godai in particolare subisce un'evoluzione stilistica notevole nel corso della serie, da adolescente sfigato e sessuomane, assume via via, col passare dei capitoli,una personalità ben più adulta e un adeguato equilibrio.
Quest'ultima considerazione ci porta a un altro grande punto di forza di questo manga, ovvero la caratterizzazione dei personaggi. Senza voler prendere in esame Kyoko e Godai, protagonisti della serie, umani tanto che si arriva ad amarli come dei "veri amici", possiamo citare figure come quelle di Ichinose, la corpulenta e pettegola inquilina del N.1 o di Yotsuya, perennemente circondato da un alone di mistero in tutta la serie, che sono letteralmente indimenticabili e costituiscono uno dei "marchi di fabbrica" più riusciti della serie. Lo stesso Soichiro, povero marito di Kyoko, che di fatto non è un vero e proprio protagonista della storia, ma fa solo delle fugaci apparizioni in flash back o fotografie, viene tratteggiato in maniera così abile dall'autrice (in particolare risulta efficacissimo l'espediente narrativo di nasconderci fino all'ultimo il suo volto e i motivi che hanno causato la sua morte) che di fatto ne percepiamo la presenza in tutte le pagine del manga,nonostante la sua prematura dipartita.
Unico appunto che possiamo fare a quest'opera è forse lo stile grafico, che non è il più adatto da prendere come esempio, rispetto ad altri mangaka. Gli sfondi sono molto semplici, i personaggi a volte sono un pò spigolosi, specialmente nella prima fase del manga, parte in cui ancora l'autrice aveva in mente di imbastire una storia più comica che romantica, sulla falsariga di Lamù. Tutto questo però non basta a inficiare la perfezione di un'opera che rappresenta un vero e proprio "manifesto" dello stile rumikiano. Se non l'avete mai letto, provvedete e non ve ne pentirete. Se masticate sufficientemente bene l'inglese vi suggerisco di leggerlo nell'edizione americana, visto che l'edizione italiana della Star Comics, a mio parere non è proprio un adattamento riuscitissimo.
Maison Ikkoku è una delle opere più famose della Takahashi. Questa mangaka ha disegnato molte storie, ognuna diversa dall'altra come trama e fantasia e ovviamente caratterizzate da un tratto inconfondibile.
A differenza di altre opere famose come Ranma ½ , Inuyasha e Lamù, dove i temi dell'amore, della fedeltà e dell'amicizia sono affrontati in maniera ironica e abbastanza comica (seppur con una morale di fondo), Maison Ikkoku parla di una storia molto seria e profonda.
Tutto comincia con l'incontro dei nostri protagonisti, Godai e Kyoko: lui è uno studente che alloggia in una pensione un po' bizzarra, con dei coinquilini strambi che non lo lasciano mai in pace, mentre Kyoko arriva a fare l'amministratrice di questo stabile.
Godai è subito folgorato dalla bella o soprattutto misteriosa ragazza, mentre lei risulta sempre molto fredda e distaccata, nasconde infatti un passato travagliato in cui ha perso il marito; si viene a sapere che le è stato dato quel lavoro dal suocero per cercare di aiutarla ad uscire dallo stato di depressione in cui era caduta dopo essere diventata vedova.
Grazie ai coinquilini, agli ammiratori di Kyoko e alle corteggiatrici giovanissime di Godai (che dopo essere stato per anni un ronin riuscirà a diventare insegnate!) si creano tra i due moltissimi fraintendimenti e situazioni ambigue, tanto che la svolta decisiva ci sarà negli ultimi tre numeri in cui la trama diventa davvero profonda.
A differenza di altre opere della stessa autrice ho trovato questo finale molto molto soddisfacente, degno della fama del manga e dello stesso anime, credo sia la sua opera migliore.
A questo manga non manca niente, non è ne banale né troppo serio, parla di amore e solitudine, soddisfazioni e delusioni, gioie e paure della vita, coronamento di sogni e cambio di ideali; ogni personaggio, principale, secondario o comparsa che sia, racconta uno spicchio della sua vita che ci ricorda qualche persona della vita reale o qualche momento della nostra crescita, non mancano nemmeno gli animali da compagnia, chi non ricorda Soichiro? Quel cane bianco con quegli occhi "particolari"!
Vi consiglio davvero di leggere questo manga ormai leggenda!
A differenza di altre opere famose come Ranma ½ , Inuyasha e Lamù, dove i temi dell'amore, della fedeltà e dell'amicizia sono affrontati in maniera ironica e abbastanza comica (seppur con una morale di fondo), Maison Ikkoku parla di una storia molto seria e profonda.
Tutto comincia con l'incontro dei nostri protagonisti, Godai e Kyoko: lui è uno studente che alloggia in una pensione un po' bizzarra, con dei coinquilini strambi che non lo lasciano mai in pace, mentre Kyoko arriva a fare l'amministratrice di questo stabile.
Godai è subito folgorato dalla bella o soprattutto misteriosa ragazza, mentre lei risulta sempre molto fredda e distaccata, nasconde infatti un passato travagliato in cui ha perso il marito; si viene a sapere che le è stato dato quel lavoro dal suocero per cercare di aiutarla ad uscire dallo stato di depressione in cui era caduta dopo essere diventata vedova.
Grazie ai coinquilini, agli ammiratori di Kyoko e alle corteggiatrici giovanissime di Godai (che dopo essere stato per anni un ronin riuscirà a diventare insegnate!) si creano tra i due moltissimi fraintendimenti e situazioni ambigue, tanto che la svolta decisiva ci sarà negli ultimi tre numeri in cui la trama diventa davvero profonda.
A differenza di altre opere della stessa autrice ho trovato questo finale molto molto soddisfacente, degno della fama del manga e dello stesso anime, credo sia la sua opera migliore.
A questo manga non manca niente, non è ne banale né troppo serio, parla di amore e solitudine, soddisfazioni e delusioni, gioie e paure della vita, coronamento di sogni e cambio di ideali; ogni personaggio, principale, secondario o comparsa che sia, racconta uno spicchio della sua vita che ci ricorda qualche persona della vita reale o qualche momento della nostra crescita, non mancano nemmeno gli animali da compagnia, chi non ricorda Soichiro? Quel cane bianco con quegli occhi "particolari"!
Vi consiglio davvero di leggere questo manga ormai leggenda!
Maison Ikkoku è il classico esempio di manga la cui valutazione è "sporcata" dal fatto che la trasmissione dell'anime ha preceduto, in Italia, la pubblicazione della serie cartacea. Data la sostanziale identicità della trama, ciò che infatti balza subito all'occhio è un apparato grafico che non è - e d'altronde nemmeno poteva esserlo - allo stesso livello della versione animata ma, anzi, appare non troppo riuscita, specie nei primissimi volumi (poi qualche miglioramento c'è ma non si raggiungeranno mai livelli troppo eccelsi).
In realtà bisognerebbe tener conto di tanti altri aspetti, tipo la data di prima pubblicazione (1980) e l'ovvia considerazione che senza il manga nemmeno l'anime avrebbe mai visto la luce.
Quasi inutile è spendere delle parole su questa conosciutissima storia; per quel qualcuno che incredibilmente non l'avesse ancora vista o letta dirò che "Maison Ikkoku" racconta l'amore dello sfortunato e squattrinato Godai Yusaku per l'amministratrice del condominio in cui abita, la vedova Kyoko Otonashi. Quest'amore verrà ostacolato dalla volontà di Kyoko di restare fedele alla memoria del marito, dalla tenace invadenza dei buffissimi personaggi che abitano nello stesso condominio, nonché dagli equivoci nati dalla comparsa di altri personaggi innamorati di Kyoko o Godai.
"Maison Ikkoku" è, a mio avviso, l'opera più riuscita di Rumiko Takahashi, di gran lunga superiore anche a celebrità del calibro di Inuyasha, Ranma e Lamù. E' stato un manga che ha segnato un'epoca, sia nella generazione di lettori appassionati di opere 'made in Japan', sia nelle generazioni successive di mangaka.
Cloni di "Maison Ikkoku" si trovano ovunque, sia in relazione alla trama sia in relazione ai singoli originalissimi inquilini di questo strampalato condominio. Condominio che, in realtà, non dovrebbe essere considerato nemmeno tanto strampalato, perché leggenda vuole che la Takahashi abbia preso spunto da una sua esperienza personale: pare che durante gli anni dei suoi studi l'autrice abbia abitato in un posto simile. Forse anche per questo nonostante le loro stranezze i diversi protagonisti non sembrano poi così tanto irreali.
In definitiva, nonostante qualche lamentela per il lato grafico, il mio voto non può essere inferiore a dieci, in primis perché l'ho letteralmente adorato, e poi perché è un manga troppo importante e ci vorrebbe un coraggio titanico per assegnargli anche solo un punto in meno.
In realtà bisognerebbe tener conto di tanti altri aspetti, tipo la data di prima pubblicazione (1980) e l'ovvia considerazione che senza il manga nemmeno l'anime avrebbe mai visto la luce.
Quasi inutile è spendere delle parole su questa conosciutissima storia; per quel qualcuno che incredibilmente non l'avesse ancora vista o letta dirò che "Maison Ikkoku" racconta l'amore dello sfortunato e squattrinato Godai Yusaku per l'amministratrice del condominio in cui abita, la vedova Kyoko Otonashi. Quest'amore verrà ostacolato dalla volontà di Kyoko di restare fedele alla memoria del marito, dalla tenace invadenza dei buffissimi personaggi che abitano nello stesso condominio, nonché dagli equivoci nati dalla comparsa di altri personaggi innamorati di Kyoko o Godai.
"Maison Ikkoku" è, a mio avviso, l'opera più riuscita di Rumiko Takahashi, di gran lunga superiore anche a celebrità del calibro di Inuyasha, Ranma e Lamù. E' stato un manga che ha segnato un'epoca, sia nella generazione di lettori appassionati di opere 'made in Japan', sia nelle generazioni successive di mangaka.
Cloni di "Maison Ikkoku" si trovano ovunque, sia in relazione alla trama sia in relazione ai singoli originalissimi inquilini di questo strampalato condominio. Condominio che, in realtà, non dovrebbe essere considerato nemmeno tanto strampalato, perché leggenda vuole che la Takahashi abbia preso spunto da una sua esperienza personale: pare che durante gli anni dei suoi studi l'autrice abbia abitato in un posto simile. Forse anche per questo nonostante le loro stranezze i diversi protagonisti non sembrano poi così tanto irreali.
In definitiva, nonostante qualche lamentela per il lato grafico, il mio voto non può essere inferiore a dieci, in primis perché l'ho letteralmente adorato, e poi perché è un manga troppo importante e ci vorrebbe un coraggio titanico per assegnargli anche solo un punto in meno.
Maison Ikkoku è un manga di Rumiko Takahashi pubblicato in Giappone nel 1980, mentre in Italia viene pubblicata grazie a Star Comics solo nel 1998 in 27 volumi sottiletta.
Il manga racconta la storia della giovane vedova Kyoko Otonashi, amministratrice della Maison Ikkoku di proprietà del defunto marito Soichiro, e dello studente spiantato Yusaku Godai, che cerca si diventare maestro di scuola.
Godai, perdutamente innamorato di Kyoko ma nell'impossibilità di dichiarare il suo amore a causa della sua posizione sociale ancora precaria, dovrà in tutti i modi contrastare il suo rivale in amore, il bel e ricco Shun Mitaka, che cercherà con ogni sotterfugio di sposare la bella vedova.
Il finale è il più scontato e prevedibile che ci poteva essere, <b>spoiler</b> con il matrimonio tra i due protagonisti e la nascita della loro figlia, <b>fine spoiler</b> ma per questo è forse il più bello e quello che aspetta di leggere il lettore fin dall'inizio della storia.
Il rapporto tra i due protagonisti risulta molto verosimile e reale, lei molto orgogliosa e gelosa che non vuole ammettere di provare qualcosa verso il giovane studente, e lui che non riesce a trovare il coraggio per dichiarare i suoi sentimenti e che si fa trasportare dagli altri creando mille malintesi.
L'autrice ci mostra una galleria di personaggi tutti stani e divertenti, c'è la libertina Akemi Roppongi, la pettegola Hanae Ichinose e lo stano Yotsuya, che in molte occasione rubano la scena ai due protagonisti.
I disegni come in ogni opera della Takahashi sono molto semplice e migliorano nel corso della storia, ma in questo manga la cosa più importante è la storia, dolce e romantica, ma allo stesso tempo anche divertente e spensierata.
Il mio voto è un bel 9 per un capolavoro, un'opera d'arte che è stata innovativa per il suo tempo e che è stata una fonte d'ispirazione per molti autori di manga e che ha influenzato molte opere essendo un capostipite del genere.
Il manga racconta la storia della giovane vedova Kyoko Otonashi, amministratrice della Maison Ikkoku di proprietà del defunto marito Soichiro, e dello studente spiantato Yusaku Godai, che cerca si diventare maestro di scuola.
Godai, perdutamente innamorato di Kyoko ma nell'impossibilità di dichiarare il suo amore a causa della sua posizione sociale ancora precaria, dovrà in tutti i modi contrastare il suo rivale in amore, il bel e ricco Shun Mitaka, che cercherà con ogni sotterfugio di sposare la bella vedova.
Il finale è il più scontato e prevedibile che ci poteva essere, <b>spoiler</b> con il matrimonio tra i due protagonisti e la nascita della loro figlia, <b>fine spoiler</b> ma per questo è forse il più bello e quello che aspetta di leggere il lettore fin dall'inizio della storia.
Il rapporto tra i due protagonisti risulta molto verosimile e reale, lei molto orgogliosa e gelosa che non vuole ammettere di provare qualcosa verso il giovane studente, e lui che non riesce a trovare il coraggio per dichiarare i suoi sentimenti e che si fa trasportare dagli altri creando mille malintesi.
L'autrice ci mostra una galleria di personaggi tutti stani e divertenti, c'è la libertina Akemi Roppongi, la pettegola Hanae Ichinose e lo stano Yotsuya, che in molte occasione rubano la scena ai due protagonisti.
I disegni come in ogni opera della Takahashi sono molto semplice e migliorano nel corso della storia, ma in questo manga la cosa più importante è la storia, dolce e romantica, ma allo stesso tempo anche divertente e spensierata.
Il mio voto è un bel 9 per un capolavoro, un'opera d'arte che è stata innovativa per il suo tempo e che è stata una fonte d'ispirazione per molti autori di manga e che ha influenzato molte opere essendo un capostipite del genere.
Entusiasmante, accattivante e di gran trasporto. Questo manga credo sia uno dei migliori che abbia mai letto. Mi piace tanto la caratterizzazione dei personaggi, così contrapposti tra loro ma ben assortiti. Adoro l'aria che si respira nella Maison e il rapporto che lega i due protagonisti: Kyoko, una giovane ragazza rimasta vedova prematuramente con un carattere dolce e al contempo tenace, e Yusaku, con la sua continua voglia di migliorarsi per non deludere le aspettative della donna che ama. Se proprio devo trovare una pecca è sicuramente sul finale, l'ho trovato troppo sintetico. Consiglio sicuramente la lettura.
La vicenda è ambientata a Tokyo negli anni '80 e vede per protagonista uno studente di nome Yusaku Godai tentare di riproporre l'esame d'ammissione all'università. Egli vive in una pensione fatiscente abitata da strani inquilini: Yotsuya, un uomo misterioso sempre pronto ad approfittarsi del povero Godai, sopratutto rubandogli cibo in scatola o farsi pagare da bere; Akemi, una donna sui 30 anni non sposata che circola sempre per casa abbastanza "svestita" e sempre pronta a demoralizzare Godai; infine Ichinose, una donna sui 50 anni molto bassa e robusta sempre pronta ad ascoltare i pettegolezzi di chiunque e a raccontarli a più gente possibile.
Questi bizzarri vicini hanno sempre l'abitudine di fare feste a base di birra nella camera del povero Godai che non riesce per nulla a studiare seriamente, finché un giorno decide di andarsene dalla pensione e mentre si prepara per andarsene arriva un nuovo amministratore del condominio: una ragazza di nome Kyoko, molto giovane, bellissima, di cui il protagonista si innamora immediatamente.
Durante il corso della storia si vedrà approfondire il rapporto tra il protagonista e Kyoko, in particolare si scoprirà che quest'ultima è vedova e non riesce a dimenticare il suo defunto marito. Ovviamente Godai non sarà il solo ad innamorasi della bella Kyoko, anche un maestro di tennis di nome Shun Mitaka cercherà in ogni momento di riuscire a conquistarla, e anche Godai avrà una ragazza, di nome Kozue Nanao, innamorata di lui e che certe volte metterà il ragazzo in difficoltà davanti alla bella amministratrice.
Io reputo questo fumetto una delle più belle opere della Takahashi: una commedia molto leggera, simpatica, molto umoristica, per nulla mielosa e una volta terminato di leggere un capitolo viene sempre automatico leggere quello successivo.
Punto forte, oltre alla trama, i personaggi: tutti molto differenti tra loro, caratterizzati benissimo, ogni lettore troverà il proprio personaggio preferito.
Kyoko è a mio avviso il personaggio più bello, una ragazza all'apparenza molto buona e dolce, ma che nasconde un lato del suo carattere molto testardo e combattivo.
Ma oltre all'amore tra i protagonisti è la vita quotidiana che ruota attorno alla vicenda: i personaggi sono persone normalissime, non hanno poteri particolari come in altre opere sentimentali, anzi, tutto è reso in modo realistico e verosimile e più che un manga sembra leggere la vita di ognuno di questi personaggi.
Oltretutto viene, almeno in parte, descritta la società giapponese negli anni 80 e di come era difficoltoso trovare un lavoro fisso e di come la crisi scoraggiava i giovani che provavano a immettersi nel mercato del lavoro.
La storia è ambientata a Tokyo, tuttavia l'Ikkoku è l'ambientazione principale, i momenti principali e sopratutto quelli più toccanti si svolgono all'interno del condominio.
Il tratto è il classico dell'autrice, e via via migliora di volume in volume (Godai sembra un'altra persona se confrontato dal volume 1 e 27) e gli sfondi sono bellissimi, sopratutto negli ultimi numeri.
L'edizione Star Comics, l'unica reperibile, è composta da 27 numeri in formato sottiletta, e al momento non si sa nulla di eventuali ristampe.
In definitiva Maison Ikkoku è un capolavoro, l'opera, a mio parere, più riuscita della grandissima Takahashi, impossibile non consigliare quest'opera, un manga che vale davvero la pena di leggere, capace di dimostrare quanto la vita quotidiana possa essere fioriera di grandi e bellissime emozioni!
Questi bizzarri vicini hanno sempre l'abitudine di fare feste a base di birra nella camera del povero Godai che non riesce per nulla a studiare seriamente, finché un giorno decide di andarsene dalla pensione e mentre si prepara per andarsene arriva un nuovo amministratore del condominio: una ragazza di nome Kyoko, molto giovane, bellissima, di cui il protagonista si innamora immediatamente.
Durante il corso della storia si vedrà approfondire il rapporto tra il protagonista e Kyoko, in particolare si scoprirà che quest'ultima è vedova e non riesce a dimenticare il suo defunto marito. Ovviamente Godai non sarà il solo ad innamorasi della bella Kyoko, anche un maestro di tennis di nome Shun Mitaka cercherà in ogni momento di riuscire a conquistarla, e anche Godai avrà una ragazza, di nome Kozue Nanao, innamorata di lui e che certe volte metterà il ragazzo in difficoltà davanti alla bella amministratrice.
Io reputo questo fumetto una delle più belle opere della Takahashi: una commedia molto leggera, simpatica, molto umoristica, per nulla mielosa e una volta terminato di leggere un capitolo viene sempre automatico leggere quello successivo.
Punto forte, oltre alla trama, i personaggi: tutti molto differenti tra loro, caratterizzati benissimo, ogni lettore troverà il proprio personaggio preferito.
Kyoko è a mio avviso il personaggio più bello, una ragazza all'apparenza molto buona e dolce, ma che nasconde un lato del suo carattere molto testardo e combattivo.
Ma oltre all'amore tra i protagonisti è la vita quotidiana che ruota attorno alla vicenda: i personaggi sono persone normalissime, non hanno poteri particolari come in altre opere sentimentali, anzi, tutto è reso in modo realistico e verosimile e più che un manga sembra leggere la vita di ognuno di questi personaggi.
Oltretutto viene, almeno in parte, descritta la società giapponese negli anni 80 e di come era difficoltoso trovare un lavoro fisso e di come la crisi scoraggiava i giovani che provavano a immettersi nel mercato del lavoro.
La storia è ambientata a Tokyo, tuttavia l'Ikkoku è l'ambientazione principale, i momenti principali e sopratutto quelli più toccanti si svolgono all'interno del condominio.
Il tratto è il classico dell'autrice, e via via migliora di volume in volume (Godai sembra un'altra persona se confrontato dal volume 1 e 27) e gli sfondi sono bellissimi, sopratutto negli ultimi numeri.
L'edizione Star Comics, l'unica reperibile, è composta da 27 numeri in formato sottiletta, e al momento non si sa nulla di eventuali ristampe.
In definitiva Maison Ikkoku è un capolavoro, l'opera, a mio parere, più riuscita della grandissima Takahashi, impossibile non consigliare quest'opera, un manga che vale davvero la pena di leggere, capace di dimostrare quanto la vita quotidiana possa essere fioriera di grandi e bellissime emozioni!
Mi ricordo, ormai più di un anno fa feci carte false per accaparrarmi questo manga in blocco con tutti i suoi 27 volumetti editi da Star Comics. Con l'anime praticamente ci sono cresciuto, mi piaceva molto l'intrigo che la Takahashi aveva creato e tutti i malintesi interni tra i vari personaggi, anche se, a volte, alcuni personaggi risultavano fastidiosi proprio come lo erano per Godai, quindi era come sentire sulla propria pelle la fastidiosità che fa da padrone un po' in tutta la storia.
Veniamo alla trama. La storia narra di un condominio (Ikkoku-kan) nella città di Tokyo nei primi anni '80 e dei suoi inquilini, più o meno tutti bizzarri. Un ragazzo di nome Yusaku Godai è un Ronin, ed è l'inquilino più bistrattato di tutti, e forse anche il più normale. La storia si apre con lui che vuole trasferirsi da un'altra parte vista l'incompatibilità con gli altri inquilini del condominio. Ma proprio quando sta per andarsene arriva la nuova amministratrice del condominio, Kyoko Otonashi, e Godai decide all'istante di rimanere poiché si è innamorato perdutamente di lei. Ma la nuova amministratrice non è una ragazza normale e Godai se ne accorgerà molto presto.
Da qui in poi è tutto un gioco di doppi sensi, incomprensioni e in più un pizzico di pazzia di tutti gli inquilini, che renderanno impossibile la vita di Godai e di chiunque vanga a “contatto” con loro.
I principali sono: la signora Hanae Ichinose, classica donnina impicciona; la libertina Akemi Roppongi, una ragazza squattrinata (come tutti del resto) quasi sempre ubriaca e svestita; infine, il misterioso Yotsuya, un guardone, scroccone, mangione di cui si sa poco o nulla, forse il personaggio più irritante di questa strampalata storia. Una menzione speciale va a Mitaka, un giovane insegnante di tennis ricco e bello che concorrerà con Godai alla mano dell'amministratrice Otonashi, con un unico problema, cioè una vera e propria fobia verso i cani, e purtroppo Soichiro, cane di Kyoko, si affeziona subito al povero Mitaka. Chi avrà la meglio, Mitaka o Godai?
La mangaka gioca moltissimo anche con l'entrata di altri personaggi e sempre più con situazioni imbarazzanti, ma ci fa scorgere uno spaccato del Giappone anni '80 in maniera fantastica. Usanze, cibo, miti, folclore e soprattutto il rispetto, da come viene trattato un lutto, ai dialoghi molto rispettosi (a parte per Yotsuya e compagnia bella) con tono quasi sempre formale (Godai e Kyoko si danno del lei praticamente per tutto il manga) e il modo di ragionare giapponese, forse più legato ai tempi passati. Una grande atmosfera che cattura il lettore e lo porta a camminare per le vie di una Tokyo anni '80 insieme allo squattrinato Godai e le sue disavventure. Alle volte può risultare pesante la formalità che questo manga ci propone, tipo l'innamoramento, corteggiamento poi presentazione ai familiari e proposta di matrimonio, con alle spalle un lavoro serio e ben retribuito preferibilmente in una grande ditta, ma è proprio una cultura diversa dalla nostra, e potrei dire per certi versi anche affascinante.
Maison Ikkoku va letto, e consiglio la lettura a tutti, molto divertente e anche per chi, invece, ama solo il Giappone, per ammirare lo spaccato di vita che la Takahashi ci offre.
Il tratto è scarno per i primi volumi, andando decisamente a migliorare dopo qualche numero fino a diventare il tratto classico e personale della Takahashi. Basti vedere i cambiamenti nel disegno in un personaggio cardine come Kyoko. Dentro questo manga ci troverete anche tanta dolcezza e insicurezza, temi molto attuali come il lavoro, la disoccupazione, lo studio e la crisi, anche se sono passati 20 anni dalla sua pubblicazione. L'edizione è la classica di quei tempi per la Star Comics, secondo me meriterebbe una riedizione un po' più di lusso, chissà, la speranza è l'ultima a morire.
Come in tutte le opere della Takahashi che ho letto, la trama c'è e non c'è, molte sono storie auto-conclusive o avventure che trovano sempre un finale seguendo la trama molto da lontano, a me questo non piace tanto, ma è questione di gusti.
Il mio voto 8 (bello pieno), fino a 3 numeri dalla fine era un 7 pieno, ma gli ultimi tre numeri mi sono piaciuti tanto, perché sia nella narrazione sia nella trama in sé si percepisce un cambiamento e un cambio di rotta che a me personalmente è piaciuto, poi, ripeto è un titolo che ha fatto storia e merita di essere letto.
Veniamo alla trama. La storia narra di un condominio (Ikkoku-kan) nella città di Tokyo nei primi anni '80 e dei suoi inquilini, più o meno tutti bizzarri. Un ragazzo di nome Yusaku Godai è un Ronin, ed è l'inquilino più bistrattato di tutti, e forse anche il più normale. La storia si apre con lui che vuole trasferirsi da un'altra parte vista l'incompatibilità con gli altri inquilini del condominio. Ma proprio quando sta per andarsene arriva la nuova amministratrice del condominio, Kyoko Otonashi, e Godai decide all'istante di rimanere poiché si è innamorato perdutamente di lei. Ma la nuova amministratrice non è una ragazza normale e Godai se ne accorgerà molto presto.
Da qui in poi è tutto un gioco di doppi sensi, incomprensioni e in più un pizzico di pazzia di tutti gli inquilini, che renderanno impossibile la vita di Godai e di chiunque vanga a “contatto” con loro.
I principali sono: la signora Hanae Ichinose, classica donnina impicciona; la libertina Akemi Roppongi, una ragazza squattrinata (come tutti del resto) quasi sempre ubriaca e svestita; infine, il misterioso Yotsuya, un guardone, scroccone, mangione di cui si sa poco o nulla, forse il personaggio più irritante di questa strampalata storia. Una menzione speciale va a Mitaka, un giovane insegnante di tennis ricco e bello che concorrerà con Godai alla mano dell'amministratrice Otonashi, con un unico problema, cioè una vera e propria fobia verso i cani, e purtroppo Soichiro, cane di Kyoko, si affeziona subito al povero Mitaka. Chi avrà la meglio, Mitaka o Godai?
La mangaka gioca moltissimo anche con l'entrata di altri personaggi e sempre più con situazioni imbarazzanti, ma ci fa scorgere uno spaccato del Giappone anni '80 in maniera fantastica. Usanze, cibo, miti, folclore e soprattutto il rispetto, da come viene trattato un lutto, ai dialoghi molto rispettosi (a parte per Yotsuya e compagnia bella) con tono quasi sempre formale (Godai e Kyoko si danno del lei praticamente per tutto il manga) e il modo di ragionare giapponese, forse più legato ai tempi passati. Una grande atmosfera che cattura il lettore e lo porta a camminare per le vie di una Tokyo anni '80 insieme allo squattrinato Godai e le sue disavventure. Alle volte può risultare pesante la formalità che questo manga ci propone, tipo l'innamoramento, corteggiamento poi presentazione ai familiari e proposta di matrimonio, con alle spalle un lavoro serio e ben retribuito preferibilmente in una grande ditta, ma è proprio una cultura diversa dalla nostra, e potrei dire per certi versi anche affascinante.
Maison Ikkoku va letto, e consiglio la lettura a tutti, molto divertente e anche per chi, invece, ama solo il Giappone, per ammirare lo spaccato di vita che la Takahashi ci offre.
Il tratto è scarno per i primi volumi, andando decisamente a migliorare dopo qualche numero fino a diventare il tratto classico e personale della Takahashi. Basti vedere i cambiamenti nel disegno in un personaggio cardine come Kyoko. Dentro questo manga ci troverete anche tanta dolcezza e insicurezza, temi molto attuali come il lavoro, la disoccupazione, lo studio e la crisi, anche se sono passati 20 anni dalla sua pubblicazione. L'edizione è la classica di quei tempi per la Star Comics, secondo me meriterebbe una riedizione un po' più di lusso, chissà, la speranza è l'ultima a morire.
Come in tutte le opere della Takahashi che ho letto, la trama c'è e non c'è, molte sono storie auto-conclusive o avventure che trovano sempre un finale seguendo la trama molto da lontano, a me questo non piace tanto, ma è questione di gusti.
Il mio voto 8 (bello pieno), fino a 3 numeri dalla fine era un 7 pieno, ma gli ultimi tre numeri mi sono piaciuti tanto, perché sia nella narrazione sia nella trama in sé si percepisce un cambiamento e un cambio di rotta che a me personalmente è piaciuto, poi, ripeto è un titolo che ha fatto storia e merita di essere letto.
Non si può NON dare un 10 e lode a questo avvincente manga, anche se al giorno d'oggi può sembrare un po' vecchiotto, poiché ambientato nei mitici anni '80. È una commedia romantica per nulla prevedibile nonostante l'alto numero di volumetti, è un manga che fa sognare, ridere e commuovere.
All'inizio i disegni non sono un granché, un po' troppo spigolosi, classico tratto dell'autrice, però poi pagina dopo pagina si ammorbidiscono rendendosi alla vista molto gradevoli, a volte ti puoi soffermare ad osservarne i tratti semplici ma molto ben fatti nelle proporzioni. Occhioni dolci, nasini all'insù e tante smorfie per le innumerevoli situazioni imbarazzanti alle quali non potrai fare a meno di ridere.
A mio parere il capolavoro per eccellenza della sensei Rumiko Takahashi, un fumetto per ragazzi, sì, ma dedicato ad un pubblico più maturo, poiché tratta le vicende di due over 20 alle prese con le difficoltà della vita: una bella e giovane vedova, di nome Kyoko Otonashi, si troverà ad amministrare un condominio fatiscente di proprietà del suocero, nel quale vivono strani individui ai quali piace fare sempre baldoria fino a tardi e che non perdono occasione di festeggiare qualcosa pur di ubriacarsi. Tra questi c'è anche un giovane ronin alle prese con gli esami di ammissione per accedere ad una qualunque università di Tokyo. Il ragazzo, di nome Yusaku Godai, dal carattere irrisoluto e volubile ma dall'animo nobile e gentile, è sempre preso di mira dai suoi coinquilini che non fanno altro che prenderlo in giro, e a volte se ne approfittano per mangiare e bere a sbafo. La giovane vedova non potrà fare a meno di affezionarsi al giovane ronin, sempre un po' sfortunato e con problemi economici, a volte cercando di proteggerlo dagli assillanti coinquilini che assaltano la sua stanza.
Kyoko, inconsciamente, si affezionerà al giovane che, di conseguenza, le porterà a farle avere notevoli sbalzi d'umore e numerosi attacchi di gelosia senza capirne la ragione. Gli strani atteggiamenti della nuova amministratrice non sfuggiranno alle attenzioni dei vari condomini, che, capita la situazione, se ne approfitteranno per mettere sia Godai che Kyoko in situazioni decisamente imbarazzanti. A complicare la vita di Godai è l'entrata inaspettata di un rivale in amore molto pericoloso. Shun Mitaka è completamente l'opposto di Godai: allenatore di tennis del club che frequenta Kyoko, è bello, ricco e risoluto, forse un po' troppo esplicito ma all'amministratrice non sembrerà dispiacere.
Chi riuscirà, tra i due pretendenti, a far sì che l'amministratrice possa, in qualche modo, dimenticare il suo defunto marito ed aver così le chiavi per aprire le porte del suo cuore?
All'inizio i disegni non sono un granché, un po' troppo spigolosi, classico tratto dell'autrice, però poi pagina dopo pagina si ammorbidiscono rendendosi alla vista molto gradevoli, a volte ti puoi soffermare ad osservarne i tratti semplici ma molto ben fatti nelle proporzioni. Occhioni dolci, nasini all'insù e tante smorfie per le innumerevoli situazioni imbarazzanti alle quali non potrai fare a meno di ridere.
A mio parere il capolavoro per eccellenza della sensei Rumiko Takahashi, un fumetto per ragazzi, sì, ma dedicato ad un pubblico più maturo, poiché tratta le vicende di due over 20 alle prese con le difficoltà della vita: una bella e giovane vedova, di nome Kyoko Otonashi, si troverà ad amministrare un condominio fatiscente di proprietà del suocero, nel quale vivono strani individui ai quali piace fare sempre baldoria fino a tardi e che non perdono occasione di festeggiare qualcosa pur di ubriacarsi. Tra questi c'è anche un giovane ronin alle prese con gli esami di ammissione per accedere ad una qualunque università di Tokyo. Il ragazzo, di nome Yusaku Godai, dal carattere irrisoluto e volubile ma dall'animo nobile e gentile, è sempre preso di mira dai suoi coinquilini che non fanno altro che prenderlo in giro, e a volte se ne approfittano per mangiare e bere a sbafo. La giovane vedova non potrà fare a meno di affezionarsi al giovane ronin, sempre un po' sfortunato e con problemi economici, a volte cercando di proteggerlo dagli assillanti coinquilini che assaltano la sua stanza.
Kyoko, inconsciamente, si affezionerà al giovane che, di conseguenza, le porterà a farle avere notevoli sbalzi d'umore e numerosi attacchi di gelosia senza capirne la ragione. Gli strani atteggiamenti della nuova amministratrice non sfuggiranno alle attenzioni dei vari condomini, che, capita la situazione, se ne approfitteranno per mettere sia Godai che Kyoko in situazioni decisamente imbarazzanti. A complicare la vita di Godai è l'entrata inaspettata di un rivale in amore molto pericoloso. Shun Mitaka è completamente l'opposto di Godai: allenatore di tennis del club che frequenta Kyoko, è bello, ricco e risoluto, forse un po' troppo esplicito ma all'amministratrice non sembrerà dispiacere.
Chi riuscirà, tra i due pretendenti, a far sì che l'amministratrice possa, in qualche modo, dimenticare il suo defunto marito ed aver così le chiavi per aprire le porte del suo cuore?
<b>[Attenzione, questa recensione contiene spoiler.]</b>
All'inizio ho comprato soltanto 2 volumetti, i quali mi sono piaciuti tanto da convincermi ad acquistarne altri 25 per completare la collezione. Ci tengo a dire che Mitaka, Yagami e il malefico trio come personaggi sono negativi:
1) soltanto un farabutto si comporta come Mitaka, cioè mostrandosi offensivo nei confronti di Kyoko nell'intuire il rifiuto della sua proposta di matrimonio, perché un vero signore avrebbe accettato senza provare rancore rispettando la sua volontà, e neanche criticando la sua preferenza verso Godai; inoltre Kyoko si è comportata da vera donna, non da donna crudele come Mitaka l'ha definita, in realtà è lui crudele perché essendo facoltoso si crede superiore, mentre dovrebbe provare soltanto vergogna nel farsi aiutare dal malefico trio, per me merita di essere apprezzato il gesto Kyoko nell'aiutare uno come Godai, il quale merita il suo amore.
2) Yagami era meglio se la Takahashi non l'avesse creata, perché è un essere volgare, arrogante ed egoista, una come lei deve soltanto provare vergogna nell'approfittare delle incertezze di Godai e per disprezzare Kyoko accusandola di farlo vivere sotto tensione, mentre in realtà è lei a perseguitarlo continuamente con il suo amore non corrisposto.
3) Infine, il malefico trio, che invece di aiutare Godai che ne ha più bisogno si diverte a favorire Mitaka, perché è loro interesse sfruttare l'amicizia di Mitaka per sbafare a sue spese in qualche locale costoso.
Come personaggio positivo vedo Kozue, che all'inizio mi era antipatica, ma mi sono ricreduto nel vederla caratterialmente differente da quella gallina di Yagami, anche se ha rischiato di compromettere seriamente il rapporto Kyoko-Godai .
Le uniche cose che mi hanno deluso sono Kyoko che subisce le angherie di quella isterica di Yagami, per giunta in casa sua (eppure un amministratore dovrebbe farsi rispettare da chiunque!) e la direttrice per non aver punito la stessa Yagami dopo averla sorpresa nella palestra in biancheria intima, dove aveva attirato Godai per tentarlo, eppure nelle scuole chi compie un gesto del genere viene punito severamente, ricordo che alle medie avevo un vicepreside che era molto severo se accadeva qualcosa di negativo dentro o fuori la scuola, se la direttrice fosse stata come lui l'avrebbe certamente punita senza pensarci due volte!
La grafica è ottima nonostante sia in bianco e nero anziché a colori.
La Takahashi meriterebbe un Oscar per aver realizzato questo magnifico capolavoro, le dovrebbero erigere un monumento, perché Maison Ikkoku regala delle belle emozioni, ci fa vivere dei momenti belli facendo dimenticare per un istante le cose negative che purtroppo accadono nella vita.
All'inizio ho comprato soltanto 2 volumetti, i quali mi sono piaciuti tanto da convincermi ad acquistarne altri 25 per completare la collezione. Ci tengo a dire che Mitaka, Yagami e il malefico trio come personaggi sono negativi:
1) soltanto un farabutto si comporta come Mitaka, cioè mostrandosi offensivo nei confronti di Kyoko nell'intuire il rifiuto della sua proposta di matrimonio, perché un vero signore avrebbe accettato senza provare rancore rispettando la sua volontà, e neanche criticando la sua preferenza verso Godai; inoltre Kyoko si è comportata da vera donna, non da donna crudele come Mitaka l'ha definita, in realtà è lui crudele perché essendo facoltoso si crede superiore, mentre dovrebbe provare soltanto vergogna nel farsi aiutare dal malefico trio, per me merita di essere apprezzato il gesto Kyoko nell'aiutare uno come Godai, il quale merita il suo amore.
2) Yagami era meglio se la Takahashi non l'avesse creata, perché è un essere volgare, arrogante ed egoista, una come lei deve soltanto provare vergogna nell'approfittare delle incertezze di Godai e per disprezzare Kyoko accusandola di farlo vivere sotto tensione, mentre in realtà è lei a perseguitarlo continuamente con il suo amore non corrisposto.
3) Infine, il malefico trio, che invece di aiutare Godai che ne ha più bisogno si diverte a favorire Mitaka, perché è loro interesse sfruttare l'amicizia di Mitaka per sbafare a sue spese in qualche locale costoso.
Come personaggio positivo vedo Kozue, che all'inizio mi era antipatica, ma mi sono ricreduto nel vederla caratterialmente differente da quella gallina di Yagami, anche se ha rischiato di compromettere seriamente il rapporto Kyoko-Godai .
Le uniche cose che mi hanno deluso sono Kyoko che subisce le angherie di quella isterica di Yagami, per giunta in casa sua (eppure un amministratore dovrebbe farsi rispettare da chiunque!) e la direttrice per non aver punito la stessa Yagami dopo averla sorpresa nella palestra in biancheria intima, dove aveva attirato Godai per tentarlo, eppure nelle scuole chi compie un gesto del genere viene punito severamente, ricordo che alle medie avevo un vicepreside che era molto severo se accadeva qualcosa di negativo dentro o fuori la scuola, se la direttrice fosse stata come lui l'avrebbe certamente punita senza pensarci due volte!
La grafica è ottima nonostante sia in bianco e nero anziché a colori.
La Takahashi meriterebbe un Oscar per aver realizzato questo magnifico capolavoro, le dovrebbero erigere un monumento, perché Maison Ikkoku regala delle belle emozioni, ci fa vivere dei momenti belli facendo dimenticare per un istante le cose negative che purtroppo accadono nella vita.
Maison Ikkoku è uno di quei manga che VA letto. A prescindere dai gusti.
Di sicuro l'opera migliore di Rumiko Takashi, affronta una splendida storia d'amore che cresce lentamente con gli anni, è considerato un seinen ed infatti ha un taglio diverso, più maturo rispetto alle classiche vicende amorose.
La vicenda ha inizio con l'arrivo di Kyoko Otonashi, una giovanissima vedova, come amministratrice della "Maison Ikkoku" (uno stabile malridotto), dove alloggia Yusaku Godai, un giovane Ronin (studenti bocciati all'esame di ammissione all'università) che, tormentato dai suoi eccentrici e molesti coinquilini, vuole fuggire da quell'ambiente malsano per il suo futuro. Ma proprio quando sta per varcare la soglia, avviene il fatale incontro con Kyoko che fulmina il cuore del ragazzo, che dovrà fare i conti però con l'attaccamento della donna alla figura del defunto marito. La storia prosegue nell'arco degli anni tra equivoci, avvicinamenti, litigi e nuovi personaggi, tra questi l'immancabile rivale. Proprio il "cast" di Maison Ikkoku, oltre alla splendida trama, è un grande punto di forza: ogni personaggio anche se secondario è tratteggiato in maniera splendida e tramite queste figure la Takashi ci dà anche uno spaccato della società giapponese con tutte le sue sfaccettature, ma senza diventare pedante e mantenendo un tono comunque allegro. Infatti non mancano momenti comici, specialmente quando entrano in gioco gli inquilini della Maison ikkoku, ma la bravura della Takashi è soprattutto nel modo in cui conduce la vicenda amorosa e il triangolo, la base è la classica commedia degli equivoci, ma ci sono anche riflessione più profonde dei protagonisti che sottolineano la maturazione dei sentimenti dei personaggi.
Il disegno è quello classico della Takashi, molto semplice ma che si adatta bene all'atmosfera della storia. Insomma siamo di fronte ad un capolavoro che saprà toccare le emozioni più profonde del lettore.
Di sicuro l'opera migliore di Rumiko Takashi, affronta una splendida storia d'amore che cresce lentamente con gli anni, è considerato un seinen ed infatti ha un taglio diverso, più maturo rispetto alle classiche vicende amorose.
La vicenda ha inizio con l'arrivo di Kyoko Otonashi, una giovanissima vedova, come amministratrice della "Maison Ikkoku" (uno stabile malridotto), dove alloggia Yusaku Godai, un giovane Ronin (studenti bocciati all'esame di ammissione all'università) che, tormentato dai suoi eccentrici e molesti coinquilini, vuole fuggire da quell'ambiente malsano per il suo futuro. Ma proprio quando sta per varcare la soglia, avviene il fatale incontro con Kyoko che fulmina il cuore del ragazzo, che dovrà fare i conti però con l'attaccamento della donna alla figura del defunto marito. La storia prosegue nell'arco degli anni tra equivoci, avvicinamenti, litigi e nuovi personaggi, tra questi l'immancabile rivale. Proprio il "cast" di Maison Ikkoku, oltre alla splendida trama, è un grande punto di forza: ogni personaggio anche se secondario è tratteggiato in maniera splendida e tramite queste figure la Takashi ci dà anche uno spaccato della società giapponese con tutte le sue sfaccettature, ma senza diventare pedante e mantenendo un tono comunque allegro. Infatti non mancano momenti comici, specialmente quando entrano in gioco gli inquilini della Maison ikkoku, ma la bravura della Takashi è soprattutto nel modo in cui conduce la vicenda amorosa e il triangolo, la base è la classica commedia degli equivoci, ma ci sono anche riflessione più profonde dei protagonisti che sottolineano la maturazione dei sentimenti dei personaggi.
Il disegno è quello classico della Takashi, molto semplice ma che si adatta bene all'atmosfera della storia. Insomma siamo di fronte ad un capolavoro che saprà toccare le emozioni più profonde del lettore.
Una delle commedie romantiche più belle mai scritte... ed è anche l'opera meno bizzarra della Takahashi. Qualunque bravo mangaka di commedie ha forti debiti nei confronti di questo manga, che ha imposto e detterà gli standard del genere per molto tempo.
Non si può non provare forte simpatia per i protagonisti come Godai e Kyoko, e si finisce per affezionarsi a loro vedendo come si evolve questa carinissima storia d'amore, fra le normali vicissitudini quotidiane e qualche imprevisto.
E' uno spaccato di vita vera in un mondo che ormai non esiste più... volete vedere come si viveva senza cellulari ad esempio? Leggete qui! E poi chi non si è riconosciuto almeno una volta nel povero ronin Godai, che si impegna di continuo per migliorare la propria situazione e conquistare la donna che ama?
Non si può non provare forte simpatia per i protagonisti come Godai e Kyoko, e si finisce per affezionarsi a loro vedendo come si evolve questa carinissima storia d'amore, fra le normali vicissitudini quotidiane e qualche imprevisto.
E' uno spaccato di vita vera in un mondo che ormai non esiste più... volete vedere come si viveva senza cellulari ad esempio? Leggete qui! E poi chi non si è riconosciuto almeno una volta nel povero ronin Godai, che si impegna di continuo per migliorare la propria situazione e conquistare la donna che ama?
Saranno trascorsi 10 anni e più da quando lessi per la prima volta Maison Ikkoku. I pochi episodi visti del cartone sicuramente non mi entusiasmarono; cominciai la lettura più per tenere impegnato qualche minuto e per curiosità che per desiderio vero e proprio: non avevo mai letto un manga prima di allora. Ora a 10 anni di distanza da quel fatidico momento, conto circa 2000 albi solo nella mia camera (con sommo dolore per le mie tasche e tanto sudore della fronte).
Il voto non può non essere 10; questo capolavoro di Rumiko Takahashi ha una capacità straordinaria di mischiare situazioni paradossali e fuori dal comune, basate spesso e volentieri sull'equivoco, con delle tematiche serie e sempre avvincenti. Non si può restare indifferenti; non si può proprio. Nell'Olimpo dei manga a pieno titolo, Maison Ikkoku oltre a divertire a più non posso, offre uno spaccato di quotidianità giapponese che raramente, per non dire quasi mai, si riesce a scorgere nelle pagine disegnate dei moderni mangaka. Incredibilmente fantastica per me la Takahashi è per i fumetti quello che i fratelli Cohen sono per il cinema. Semplicemente tra il meglio (se non IL meglio) che c'è.
Capolavoro assoluto.
Il voto non può non essere 10; questo capolavoro di Rumiko Takahashi ha una capacità straordinaria di mischiare situazioni paradossali e fuori dal comune, basate spesso e volentieri sull'equivoco, con delle tematiche serie e sempre avvincenti. Non si può restare indifferenti; non si può proprio. Nell'Olimpo dei manga a pieno titolo, Maison Ikkoku oltre a divertire a più non posso, offre uno spaccato di quotidianità giapponese che raramente, per non dire quasi mai, si riesce a scorgere nelle pagine disegnate dei moderni mangaka. Incredibilmente fantastica per me la Takahashi è per i fumetti quello che i fratelli Cohen sono per il cinema. Semplicemente tra il meglio (se non IL meglio) che c'è.
Capolavoro assoluto.
Che dire? Un manga davvero stupendo! La Takahashi non tradisce mai, anche se secondo me questo è il suo miglior lavoro! La trama riesce a coinvolgerti fino alla fine e momenti cominci-paradossali si alternano a momenti romantici ( o comunque di riflessione ) formando un giusto equilibrio che non annoia mai. Il disegno dei primissimi volumi non mi piaceva molto, abituata ai personaggi dell'anime, ma con l'andare avanti migliora molto. Consigliatissimo. Un must!
Fra le tante opere nate dalla mente della regina dei manga, la grande <i>Rumiko Takahashi</i>, Maison Ikkoku è paradossalmente la sua storia più amata e la meno conosciuta. Capolavoro degli anni '80, <i>Maison Ikkoku</i> è stato realizzato in contemporanea con la serializzazione della nota Urusei Yatsura, che noi qui conosciamo come Lamù</i>.
La storia vede protagonisti due particolari personaggi, la dolce vedova Kyoko Otonashi e lo studente ingenuo Yusaku Godai e la pensione dove vivono, l'Ikkoku, e le presenta al pubblico in modo molto speciale e leggero, quasi da conquistare colui che le osserva. Fra i due protagonisti, come d'altronde in tutte le opere della Takahashi, vi è del tenero, che stenta a non farsi notare dagli inquilini della Maison Ikkoku, controllata e gestita dalla dolce Kyoko. Quest'ultima, avendo perso da giovanissima il marito Soichiro, che in tutta la serie sembra un essere misterioso di cui viene spesso ricordato il nome ma mai mostrato il volto, le viene data dal suocero, padre del defunto, la possibilità di diventare direttrice della casa popolare.
Pur con qualche risentimento, ella accetta per così uscire dalla tristezza che l'avvolge, per esser diventata vedova a 22 anni.
Lì conosce molte persone, molto, molto strani, quasi da evitare, ma che si riveleranno dolci e un po' comprensivi: gli ubriaconi Ichinose, Akemi e Yotsuya. Un giorno verrà a soggiornare uno studente universitario, Godai, che si innamorerà a prima vista della vedova protagonista, che nel corso della serie, lo ricambierà, seppure di nascosto.
Per entrambi ci saranno molti ostacoli e tanti personaggi che eviteranno che questo amore sincero si avveri. Primo fra tutti il dongiovanni Shun Mitaka, che ha una fifa tremenda dei cani.
Lui, essendo innamorato della giovane padrona della pensione, non le nasconde il suo interessamento sentimentale per lei.
Ma il suo destino viene a compiersi quando alla fine sarà vittima di un matrimonio combinato con una ragazza, (che ha una mandria di cani!) che si rivelerà una giusta scelta fatta dai loro genitori. Per Godai, principalmente, ci sarà la corteggiatrice adolescente Ibuki Yagami, che sembrerà accollarsi al povero ragazzo per tanto tempo e l'ingenua Kozue Nanao, che per tutto il tempo , crederà che il suo amore sia ricambiato.
Con una grafica molto ben realizzata, Maison Ikkoku si rivela un ottimo manga per entrambi i sessi che può essere consigliato a tutti coloro che abbiano già maturato le proprie emozioni e i sentimenti, dal momento che TUTTI potrebbero immedesimarsi in almeno uno di questa schiera di meravigliosi personaggi.
La storia vede protagonisti due particolari personaggi, la dolce vedova Kyoko Otonashi e lo studente ingenuo Yusaku Godai e la pensione dove vivono, l'Ikkoku, e le presenta al pubblico in modo molto speciale e leggero, quasi da conquistare colui che le osserva. Fra i due protagonisti, come d'altronde in tutte le opere della Takahashi, vi è del tenero, che stenta a non farsi notare dagli inquilini della Maison Ikkoku, controllata e gestita dalla dolce Kyoko. Quest'ultima, avendo perso da giovanissima il marito Soichiro, che in tutta la serie sembra un essere misterioso di cui viene spesso ricordato il nome ma mai mostrato il volto, le viene data dal suocero, padre del defunto, la possibilità di diventare direttrice della casa popolare.
Pur con qualche risentimento, ella accetta per così uscire dalla tristezza che l'avvolge, per esser diventata vedova a 22 anni.
Lì conosce molte persone, molto, molto strani, quasi da evitare, ma che si riveleranno dolci e un po' comprensivi: gli ubriaconi Ichinose, Akemi e Yotsuya. Un giorno verrà a soggiornare uno studente universitario, Godai, che si innamorerà a prima vista della vedova protagonista, che nel corso della serie, lo ricambierà, seppure di nascosto.
Per entrambi ci saranno molti ostacoli e tanti personaggi che eviteranno che questo amore sincero si avveri. Primo fra tutti il dongiovanni Shun Mitaka, che ha una fifa tremenda dei cani.
Lui, essendo innamorato della giovane padrona della pensione, non le nasconde il suo interessamento sentimentale per lei.
Ma il suo destino viene a compiersi quando alla fine sarà vittima di un matrimonio combinato con una ragazza, (che ha una mandria di cani!) che si rivelerà una giusta scelta fatta dai loro genitori. Per Godai, principalmente, ci sarà la corteggiatrice adolescente Ibuki Yagami, che sembrerà accollarsi al povero ragazzo per tanto tempo e l'ingenua Kozue Nanao, che per tutto il tempo , crederà che il suo amore sia ricambiato.
Con una grafica molto ben realizzata, Maison Ikkoku si rivela un ottimo manga per entrambi i sessi che può essere consigliato a tutti coloro che abbiano già maturato le proprie emozioni e i sentimenti, dal momento che TUTTI potrebbero immedesimarsi in almeno uno di questa schiera di meravigliosi personaggi.
Storia romantica senza essere sdolcinata, narrata con tono leggero e spiritoso, com'è nella consuetudine dell'autrice, Maison Ikkoku è un imperdibile classico del fumetto giapponese.
Non fatevi spaventare dalla lunghezza della serie, la narrazione non stanca e la lettura procede veloce, alternando i toni da commedia a quelli più intimisti: la trama è ricca e, oltre ai protagonisti, sono presenti molti personaggi secondari dalla caratterizzazione interessante e attenta.
Il disegno è più curato nell'ultima parte del manga, mentre all'inizio è più piatto.
Non fatevi spaventare dalla lunghezza della serie, la narrazione non stanca e la lettura procede veloce, alternando i toni da commedia a quelli più intimisti: la trama è ricca e, oltre ai protagonisti, sono presenti molti personaggi secondari dalla caratterizzazione interessante e attenta.
Il disegno è più curato nell'ultima parte del manga, mentre all'inizio è più piatto.
L'opera più bella di Rumiko, e fortunatamente ci è arrivata con la lettura all'orientale!!
Un manga stupendo, divertente e a tratti commovente, lo stile dei disegni migliora piano piano...
Dei personaggi curatissimi nell'aspetto psicologico, nulla è lasciato al caso, Situazioni comiche, romantiche e drammatiche vi accompagneranno in una tra le più belle storie a fumetti di sempre
Un manga stupendo, divertente e a tratti commovente, lo stile dei disegni migliora piano piano...
Dei personaggi curatissimi nell'aspetto psicologico, nulla è lasciato al caso, Situazioni comiche, romantiche e drammatiche vi accompagneranno in una tra le più belle storie a fumetti di sempre
Per me la migliore opera della mangaka per eccellenza Rumiko Takahashi che per una volta si discosta dal suo solito descrivere e ci parla di una storia d'amore. E che storia d'amore. Divertente a tratti esilarante Maison Ikkoku è un manga classico con una storia d'amore molto bella e affascinante. Godai è un personaggio che rappresenta molti uomini: con le donne impacciato, timido, imbranato e che si tiene tutto dentro. Come contorno vengono inseriti personaggi molto RANMAniani, demenziali, scocciatori che però danno un po' di spirito a quest'opera. Finale bello e completo. Disegni sufficienti non eccezionali. Grande.
Non conosco le altre opere dell'autrice, ma questa è un mix d'ironia e romanticismo, la prima predomina nella prima parte, la seconda negli ultimi numeri.
Alcune scene (praticamente dei capolavori) mi hanno intenerito molto e me le sono gustate fino infondo rileggendole più volte per assaporarle melgio.
Il disegno nei primi numeri (vedere immagini qui a fianco) non è il massimo, ma poi migliora decisamente.
Alcune scene (praticamente dei capolavori) mi hanno intenerito molto e me le sono gustate fino infondo rileggendole più volte per assaporarle melgio.
Il disegno nei primi numeri (vedere immagini qui a fianco) non è il massimo, ma poi migliora decisamente.
Dopo Lamu l' opera che ha consacrato Rumiko.
La trama è tra le più citate, supportata da un cast eterogeneo, azzeccato e "folle".
Graficamente in evoluzione (già dopo 2 volumi Kyoko è irriconoscibile...) che mostra la sua "giovinezza " artistica.
Vita quotidiana (se per quotidiana si intende una folla di alcolizzati casinisti che prendo qualsiasi pretesto per fare feste e scombussolare la vita del protagonista), commedia degli equivoci (di cui Rumiko e la maggiore esponente) e triangoli amorosi come se piovesse! Mai troppo pesante, con qualche episodio "superfluo", ma che visti in ottica generale (qualsiasi cosa faccia GODAI per avvicinarsi a KYOKO, se lo vede demolito dai suoi vicini) coerenti!
IL 10 e troppo poco per questa pietra angolare del fumetto moderno!
La trama è tra le più citate, supportata da un cast eterogeneo, azzeccato e "folle".
Graficamente in evoluzione (già dopo 2 volumi Kyoko è irriconoscibile...) che mostra la sua "giovinezza " artistica.
Vita quotidiana (se per quotidiana si intende una folla di alcolizzati casinisti che prendo qualsiasi pretesto per fare feste e scombussolare la vita del protagonista), commedia degli equivoci (di cui Rumiko e la maggiore esponente) e triangoli amorosi come se piovesse! Mai troppo pesante, con qualche episodio "superfluo", ma che visti in ottica generale (qualsiasi cosa faccia GODAI per avvicinarsi a KYOKO, se lo vede demolito dai suoi vicini) coerenti!
IL 10 e troppo poco per questa pietra angolare del fumetto moderno!