A vent’anni dalla prima messa in onda in Giappone, il 3 febbraio 2004 alle 00:05 (oppure il 2 febbraio alle 24:05 secondo quest'altro sistema di datazione), Paranoia Agent si erge come una pietra miliare nella storia degli anime. Il geniale regista Satoshi Kon, già acclamato per i suoi lungometraggi Perfect Blue, Millennium Actress e Tokyo Godfathers, si lancia nel mondo televisivo con una sorprendente serie di tredici episodi da 24 minuti. Paranoia Agent non è solo un thriller psicologico, ma anche un fantasy, un horror soprannaturale, una satira pungente della società giapponese contemporanea.
Nato nel 1963 in Hokkaido, Satoshi Kon si può considerare per molti versi un discepolo di Katsuhiro Otomo (Akira, Steamboy), che ne influenza in parte lo stile e lo coinvolge in numerosi progetti anime e manga: oltre alle collaborazioni per Roujin Z e World Apartment Horror, Kon ricopre un ruolo fondamentale nel film a episodi Memories. Approdato alla serialità televisiva con Paranoia Agent, il regista si dimostra del tutto a suo agio col mezzo, padroneggiando la complessità di una trama di largo respiro, inoltre la collaborazione con professionisti del calibro di Masashi Ando e Rintaro contribuisce alla creazione di un piccolo capolavoro visivo e narrativo.
Il primo episodio, Arriva Shonen Bat!, introduce la vicenda di Tsukiko Sagi (designer della famosa mascotte Maromi), che viene aggredita con una mazza da baseball da un ragazzino di cui la donna ricorda solo i rollerblade e il cappellino. Alcuni giorni dopo altre persone vengono colpite da questo maniaco, che viene battezzato Shonen Bat, e che assurge presto a vera e propria leggenda metropolitana. Memorabile la sequenza della prima aggressione, consumata in un’atmosfera di crescente tensione horror. Nel corso dell’episodio il regista semina qua e là false piste e una serie di indizi inquietanti (il pupazzo Maromi che inizia ad animarsi, i misteriosi graffiti dell’anziano Ojii-chan) che troveranno una risposta solo nell’epilogo.
Nel secondo episodio, Le scarpe d'oro, conosciamo Yuuichi Taira, un ragazzo apparentemente perfetto (abile negli sport e negli studi e idolatrato dai compagni di scuola, dai professori e dagli adulti); è la maschera che tutti vorrebbero avere e che diventa una delle vittime di Shonen Bat. Questo personaggio diventa un anello di congiunzione che collega le storie delle altre vittime, e il suo inesorabile sprofondare nella psicosi ne rivela tutta la fragilità emotiva.
Il terzo episodio, Double Lip, uno dei più intensi e riusciti dell’intera serie, con il suo crescendo di dramma e tensione emotiva, approfondisce il tema della corruzione e dello sdoppiamento della personalità attraverso il personaggio di Harumi Chouno, la tutor di Yuuichi. La sua storia, trattata con delicatezza nonostante la complessità del tema della prostituzione, risulta agghiacciante e commovente al tempo stesso. Il quarto episodio, Il cammino del vero uomo, unisce elementi di thriller e di humor, seguendo le avventure tragicomiche del ladro mascherato/poliziotto Hirukawa.
Nel quinto episodio, Sacred Warrior, la storia vira inopinatamente verso un'avventura fantasy in cui si aprono sprazzi di introspezione psicologica. Questo episodio chiave, che rimanda alle sovrapposizioni fra realtà e finzione di Millennium Actress, svela illuminanti retroscena e nuove prospettive, preparando lo spettatore al successivo arco narrativo. Quando i due detective assegnati al caso, Ikari e Maniwa, riescono a mettere le mani su un sospetto, Makoto Kozuka, che coincide con la descrizione fatta dalla prima vittima, il ragazzo confessa di averlo fatto perché convinto di essere il guerriero protagonista di un videogioco di ruolo. Il confronto con il mitomane deraglia quindi la narrazione sul piano del videogioco, con i due detective, che vengono letteralmente risucchiati nel mondo virtuale, intraprendendo un viaggio iniziatico tanto assurdo e surreale quanto pregno di significati.
Nell'episodio Minacciata dalla furia degli elementi, che si svolge mentre un tifone colpisce Tokyo, il ruolo della designer Tsukiko Sagi diventa sempre più centrale, mentre la storia di Shonen Bat comincia a diffondersi a macchia d’olio e ad assumere strane forme. In MHz, i due poliziotti continuano ad indagare sulle varie vittime, ma quando gli sembra aver individuato un fattore che le accomuna (sono tutte gravemente stressate), il suicidio di Makoto Kozuka durante un interrogatorio li costringerà a lasciare la polizia.
L'ottavo episodio, Happy family planning, ci presenta uno squarcio impietoso sulla società giapponese, focalizzandosi su un gruppo di persone che si incontrano online per un suicidio collettivo, inteso come espressione ultima di evasione dalla realtà. Questa inversione di prospettiva, in cui Shounen Bat diventa una speranza di liberazione anziché una minaccia, offre un’interessante riflessione sulla vita moderna e le sue contraddizioni, sulla solitudine e l'incomunicabilità.
Il nono episodio, Etc., si distingue come un compendio di pettegolezzi, dicerie e leggende urbane generate dalla storia di Shonen Bat. Queste storie, reali o immaginarie, rappresentano le manifestazioni di una psicosi collettiva che, come una malattia contagiosa corrode, persona dopo persona, l’intera società. Kon sfrutta questo episodio per sottolineare le pressioni e lo stress che logorano le relazioni umane, evidenziandone la fragilità in un mondo sempre più alienato.
L’episodio Maromi dolce-sonno sembra essere un omaggio al mondo dell'animazione e al contempo un’amara critica ai frenetici ritmi di produzione e all’etica del super lavoro, fonte di alienazione e solitudine. Il pupazzo Maromi, che nel frattempo è diventato così famoso da essere un fenomeno di costume, rappresenta anche un simbolo che riflette il desiderio collettivo di evasione dalla dura realtà quotidiana. Questo episodio guida lo spettatore nel mondo delle produzioni animate con uno stile che mescola stilizzazioni manga (in stile Ryôichi Ikegami) e animazioni deformed.
Uno dei punti culminanti della serie si manifesta nell'undicesimo episodio, Senso vietato, imperniato sull'ex detective Ikari, sua moglie e sul loro rapporto di coppia senza figli avvelenato da rimpianti e sensi di colpa, dove sul finale si materializza un mondo immaginario bidimensionale con una soluzione narrativa e grafica davvero sorprendente. Nel delirante episodio Radarman, l'ex detective Maniwa, ormai diventato una specie di guerriero errante votato alla causa, si avvicina sempre più alla chiave del mistero. Nell'ultimo episodio, la storia continua a snodarsi su diversi livelli di rappresentazione della realtà per poi sfociare in un finale apocalittico in puro stile Otomo e in un epilogo rivelatore che allude a una circolarità dell’intreccio.
Satoshi Kon, da sempre a suo agio quando si tratta di immergersi in quella dimensione in bilico tra realtà e sogno, smonta e rimonta il suo giocattolo narrativo (e visivo), trascinando lo spettatore in un tortuoso labirinto di specchi deformanti. L’indagine poliziesca, seppur centrale, serve da catalizzatore e lascia largo spazio alle vicende umane di un vasto cast di personaggi che si alternano e si susseguono di puntata in puntata. Questa profonda immersione nei vissuti e nelle psicologie individuali trasforma Paranoia Agent in un'esplorazione dettagliata delle intricanti relazioni umane, evidenziandone la fragilità emotiva e la povertà di valori. Attraverso le storie delle vittime di Shonen Bat, Kon mette in luce le contraddizioni e le disuguaglianze che permeano la società giapponese.
Il regista, oltre a esplorare tematiche sociali e psicologiche, si distingue per la sua abilità nello scrutare ogni aspetto dei mass-media, spaziando dalla televisione al web, dall'RPG al manga, dai tabloid ai pettegolezzi da portinaia. Come in Perfect Blue, questa analisi sistematica rivela un occhio acuto per i dettagli e una profonda conoscenza del modo in cui i media plasmano la percezione della realtà. L'uso di linguaggi ibridi contribuisce a creare un'esperienza visiva sorprendente.
Dal punto di vista tecnico si affida a un cast di altissimo livello: Masashi Ando (On Your Mark, Principessa Mononoke, La città incantata), responsabile del character design, e Rintaro (Metropolis, Capitan Harlock), incaricato degli storyboard in un episodio chiave, contribuiscono a creare un'opera visiva e narrativa senza precedenti. La collaborazione e la fiducia di vecchia data con la casa di produzione Madhouse consente a Kon di liberare tutto il suo estro creativo e di esplorare tematiche ostiche con un prodotto destinato a infrangere gli schemi delle serie convenzionali, inserendosi in quel fertile filone di anime “sperimentali” prodotti a cavallo del millennio.
Il character design di Masashi Ando gioca un ruolo cruciale nel delineare le complesse personalità dei personaggi, il suo stile, seppur meno realistico rispetto ai film di Kon, si adatta perfettamente al clima sperimentale della serie, caratterizzato da repentini cambi di registro. Dal misterioso Shonen Bat con la sua iconica mazza da baseball e i rollerblade, al pupazzo Maromi, i personaggi di Ando sono peculiari ed espressivi, e aggiungono un livello di profondità e significato alla serie.
La musica elettronica di Susumu Hirasawa (Millennium Actress, Berserk) è un altro elemento fondamentale nell'esperienza di Paranoia Agent e contribuisce a definirne l'atmosfera unica. Si adatta mimeticamente allo stile cangiante dei capitoli, enfatizzando la suspense e catturando quel senso di follia latente attraverso sonorità schizofreniche e fraseggi minimali ripetuti ossessivamente. Dream Island Obsessional Park, il trascinante brano che accompagna la sigla d’apertura, rispecchia perfettamente l'atmosfera dell’anime. Il ritmo allegro e i volti sorridenti dei personaggi, presentati in inquadrature che rivelano molto più di quanto possa sembrare inizialmente, fungono da introduzione a un mondo narrativo straordinario e preparano gli spettatori a un'esperienza complessa e stratificata. L’eccezionale colonna sonora si chiude con il pezzo strumentale White Hill - Maromi's Theme, una ninna nanna sognante e ipnotica che coccola il sonno dei protagonisti della serie, addormentati uno accanto all’altro e, in mezzo a questo cerchio di corpi, una Maromi in formato extralarge.
In conclusione, Paranoia Agent si distingue come un'opera di valore assoluto che va oltre la definizione di thriller per stimolare la riflessione con la sua pungente critica della società iperproduttiva e consumista. Satoshi Kon, pur cambiando il medium da film a serie televisiva, mantiene intatta la sua classe cristallina e con la sua maestria, mette a nudo e psicanalizza la società giapponese, offrendoci una critica schietta e sincera dei disvalori moderni.
La serie è disponibile in streaming sul canale di ANiME GENERATION e in home videl la ristampa del blu ray è edito da Yamato Video e in vendita nei negozi fisici e on line da distribuito da Eagle Pictures.
Nato nel 1963 in Hokkaido, Satoshi Kon si può considerare per molti versi un discepolo di Katsuhiro Otomo (Akira, Steamboy), che ne influenza in parte lo stile e lo coinvolge in numerosi progetti anime e manga: oltre alle collaborazioni per Roujin Z e World Apartment Horror, Kon ricopre un ruolo fondamentale nel film a episodi Memories. Approdato alla serialità televisiva con Paranoia Agent, il regista si dimostra del tutto a suo agio col mezzo, padroneggiando la complessità di una trama di largo respiro, inoltre la collaborazione con professionisti del calibro di Masashi Ando e Rintaro contribuisce alla creazione di un piccolo capolavoro visivo e narrativo.
Il primo episodio, Arriva Shonen Bat!, introduce la vicenda di Tsukiko Sagi (designer della famosa mascotte Maromi), che viene aggredita con una mazza da baseball da un ragazzino di cui la donna ricorda solo i rollerblade e il cappellino. Alcuni giorni dopo altre persone vengono colpite da questo maniaco, che viene battezzato Shonen Bat, e che assurge presto a vera e propria leggenda metropolitana. Memorabile la sequenza della prima aggressione, consumata in un’atmosfera di crescente tensione horror. Nel corso dell’episodio il regista semina qua e là false piste e una serie di indizi inquietanti (il pupazzo Maromi che inizia ad animarsi, i misteriosi graffiti dell’anziano Ojii-chan) che troveranno una risposta solo nell’epilogo.
Nel secondo episodio, Le scarpe d'oro, conosciamo Yuuichi Taira, un ragazzo apparentemente perfetto (abile negli sport e negli studi e idolatrato dai compagni di scuola, dai professori e dagli adulti); è la maschera che tutti vorrebbero avere e che diventa una delle vittime di Shonen Bat. Questo personaggio diventa un anello di congiunzione che collega le storie delle altre vittime, e il suo inesorabile sprofondare nella psicosi ne rivela tutta la fragilità emotiva.
Il terzo episodio, Double Lip, uno dei più intensi e riusciti dell’intera serie, con il suo crescendo di dramma e tensione emotiva, approfondisce il tema della corruzione e dello sdoppiamento della personalità attraverso il personaggio di Harumi Chouno, la tutor di Yuuichi. La sua storia, trattata con delicatezza nonostante la complessità del tema della prostituzione, risulta agghiacciante e commovente al tempo stesso. Il quarto episodio, Il cammino del vero uomo, unisce elementi di thriller e di humor, seguendo le avventure tragicomiche del ladro mascherato/poliziotto Hirukawa.
Nel quinto episodio, Sacred Warrior, la storia vira inopinatamente verso un'avventura fantasy in cui si aprono sprazzi di introspezione psicologica. Questo episodio chiave, che rimanda alle sovrapposizioni fra realtà e finzione di Millennium Actress, svela illuminanti retroscena e nuove prospettive, preparando lo spettatore al successivo arco narrativo. Quando i due detective assegnati al caso, Ikari e Maniwa, riescono a mettere le mani su un sospetto, Makoto Kozuka, che coincide con la descrizione fatta dalla prima vittima, il ragazzo confessa di averlo fatto perché convinto di essere il guerriero protagonista di un videogioco di ruolo. Il confronto con il mitomane deraglia quindi la narrazione sul piano del videogioco, con i due detective, che vengono letteralmente risucchiati nel mondo virtuale, intraprendendo un viaggio iniziatico tanto assurdo e surreale quanto pregno di significati.
Nell'episodio Minacciata dalla furia degli elementi, che si svolge mentre un tifone colpisce Tokyo, il ruolo della designer Tsukiko Sagi diventa sempre più centrale, mentre la storia di Shonen Bat comincia a diffondersi a macchia d’olio e ad assumere strane forme. In MHz, i due poliziotti continuano ad indagare sulle varie vittime, ma quando gli sembra aver individuato un fattore che le accomuna (sono tutte gravemente stressate), il suicidio di Makoto Kozuka durante un interrogatorio li costringerà a lasciare la polizia.
L'ottavo episodio, Happy family planning, ci presenta uno squarcio impietoso sulla società giapponese, focalizzandosi su un gruppo di persone che si incontrano online per un suicidio collettivo, inteso come espressione ultima di evasione dalla realtà. Questa inversione di prospettiva, in cui Shounen Bat diventa una speranza di liberazione anziché una minaccia, offre un’interessante riflessione sulla vita moderna e le sue contraddizioni, sulla solitudine e l'incomunicabilità.
Il nono episodio, Etc., si distingue come un compendio di pettegolezzi, dicerie e leggende urbane generate dalla storia di Shonen Bat. Queste storie, reali o immaginarie, rappresentano le manifestazioni di una psicosi collettiva che, come una malattia contagiosa corrode, persona dopo persona, l’intera società. Kon sfrutta questo episodio per sottolineare le pressioni e lo stress che logorano le relazioni umane, evidenziandone la fragilità in un mondo sempre più alienato.
L’episodio Maromi dolce-sonno sembra essere un omaggio al mondo dell'animazione e al contempo un’amara critica ai frenetici ritmi di produzione e all’etica del super lavoro, fonte di alienazione e solitudine. Il pupazzo Maromi, che nel frattempo è diventato così famoso da essere un fenomeno di costume, rappresenta anche un simbolo che riflette il desiderio collettivo di evasione dalla dura realtà quotidiana. Questo episodio guida lo spettatore nel mondo delle produzioni animate con uno stile che mescola stilizzazioni manga (in stile Ryôichi Ikegami) e animazioni deformed.
Uno dei punti culminanti della serie si manifesta nell'undicesimo episodio, Senso vietato, imperniato sull'ex detective Ikari, sua moglie e sul loro rapporto di coppia senza figli avvelenato da rimpianti e sensi di colpa, dove sul finale si materializza un mondo immaginario bidimensionale con una soluzione narrativa e grafica davvero sorprendente. Nel delirante episodio Radarman, l'ex detective Maniwa, ormai diventato una specie di guerriero errante votato alla causa, si avvicina sempre più alla chiave del mistero. Nell'ultimo episodio, la storia continua a snodarsi su diversi livelli di rappresentazione della realtà per poi sfociare in un finale apocalittico in puro stile Otomo e in un epilogo rivelatore che allude a una circolarità dell’intreccio.
Satoshi Kon, da sempre a suo agio quando si tratta di immergersi in quella dimensione in bilico tra realtà e sogno, smonta e rimonta il suo giocattolo narrativo (e visivo), trascinando lo spettatore in un tortuoso labirinto di specchi deformanti. L’indagine poliziesca, seppur centrale, serve da catalizzatore e lascia largo spazio alle vicende umane di un vasto cast di personaggi che si alternano e si susseguono di puntata in puntata. Questa profonda immersione nei vissuti e nelle psicologie individuali trasforma Paranoia Agent in un'esplorazione dettagliata delle intricanti relazioni umane, evidenziandone la fragilità emotiva e la povertà di valori. Attraverso le storie delle vittime di Shonen Bat, Kon mette in luce le contraddizioni e le disuguaglianze che permeano la società giapponese.
Il regista, oltre a esplorare tematiche sociali e psicologiche, si distingue per la sua abilità nello scrutare ogni aspetto dei mass-media, spaziando dalla televisione al web, dall'RPG al manga, dai tabloid ai pettegolezzi da portinaia. Come in Perfect Blue, questa analisi sistematica rivela un occhio acuto per i dettagli e una profonda conoscenza del modo in cui i media plasmano la percezione della realtà. L'uso di linguaggi ibridi contribuisce a creare un'esperienza visiva sorprendente.
Dal punto di vista tecnico si affida a un cast di altissimo livello: Masashi Ando (On Your Mark, Principessa Mononoke, La città incantata), responsabile del character design, e Rintaro (Metropolis, Capitan Harlock), incaricato degli storyboard in un episodio chiave, contribuiscono a creare un'opera visiva e narrativa senza precedenti. La collaborazione e la fiducia di vecchia data con la casa di produzione Madhouse consente a Kon di liberare tutto il suo estro creativo e di esplorare tematiche ostiche con un prodotto destinato a infrangere gli schemi delle serie convenzionali, inserendosi in quel fertile filone di anime “sperimentali” prodotti a cavallo del millennio.
Il character design di Masashi Ando gioca un ruolo cruciale nel delineare le complesse personalità dei personaggi, il suo stile, seppur meno realistico rispetto ai film di Kon, si adatta perfettamente al clima sperimentale della serie, caratterizzato da repentini cambi di registro. Dal misterioso Shonen Bat con la sua iconica mazza da baseball e i rollerblade, al pupazzo Maromi, i personaggi di Ando sono peculiari ed espressivi, e aggiungono un livello di profondità e significato alla serie.
La musica elettronica di Susumu Hirasawa (Millennium Actress, Berserk) è un altro elemento fondamentale nell'esperienza di Paranoia Agent e contribuisce a definirne l'atmosfera unica. Si adatta mimeticamente allo stile cangiante dei capitoli, enfatizzando la suspense e catturando quel senso di follia latente attraverso sonorità schizofreniche e fraseggi minimali ripetuti ossessivamente. Dream Island Obsessional Park, il trascinante brano che accompagna la sigla d’apertura, rispecchia perfettamente l'atmosfera dell’anime. Il ritmo allegro e i volti sorridenti dei personaggi, presentati in inquadrature che rivelano molto più di quanto possa sembrare inizialmente, fungono da introduzione a un mondo narrativo straordinario e preparano gli spettatori a un'esperienza complessa e stratificata. L’eccezionale colonna sonora si chiude con il pezzo strumentale White Hill - Maromi's Theme, una ninna nanna sognante e ipnotica che coccola il sonno dei protagonisti della serie, addormentati uno accanto all’altro e, in mezzo a questo cerchio di corpi, una Maromi in formato extralarge.
In conclusione, Paranoia Agent si distingue come un'opera di valore assoluto che va oltre la definizione di thriller per stimolare la riflessione con la sua pungente critica della società iperproduttiva e consumista. Satoshi Kon, pur cambiando il medium da film a serie televisiva, mantiene intatta la sua classe cristallina e con la sua maestria, mette a nudo e psicanalizza la società giapponese, offrendoci una critica schietta e sincera dei disvalori moderni.
La serie è disponibile in streaming sul canale di ANiME GENERATION e in home videl la ristampa del blu ray è edito da Yamato Video e in vendita nei negozi fisici e on line da distribuito da Eagle Pictures.
Kon un grande.
Peccato per Dream Machine
Nato per utilizzare alcuni spunti che Satoshi Kon reputava troppo corti per farne un lungometraggio. Che dire, erano ottimi spunti.
[img]https://pbs.twimg.com/media/FOh9a9jXsAQUC5n?format=jpg&name=medium[/img]
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